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Autore: Doomsday_    31/10/2018    1 recensioni
Draco è solo. Dovrà eseguire ciò che l'Oscuro Signore gli ha ordinato di compiere. E non ha nessuno... nessuno tranne lei.
Astoria farà qualsiasi cosa è in suo potere per restargli accanto. Perfino quando sarà lui stesso ad allontanarla.
Il loro amore è come una stella che, nel buio della notte, brucia in tutta la sua intensità fino a distruggersi.
Dal capitolo dieci:
- Ripensare alla biblioteca diede a Draco un senso di forti brividi: ancora gli era ignoto quel che lo aveva trattenuto dal baciarla quando, per la prima volta dopo mesi, aveva finalmente potuto tenerla tra le braccia. Nel toccarla ogni tentativo di starle distante era crollata, e un intenso malumore l'aveva colto nel godere di quel suo sguardo insolitamente luminoso. Stelle aveva definito quegli occhi, stelle di quel suo cielo buio.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Siamo arrivati alla fine di questa long. Non vedevo l'ora di giungere a questo traguardo, ma ora che sono qui, pronta a scrivere la parola "fine", una malinconia dispettosa mi accompagna. Mi piange il cuore al pensiero che non dovrò più lavorarci, non lo nego, ma sono soddisfatta di ciò che ne è venuto fuori e del sostegno che ho ricevuto indietro da voi lettori. Vedere la vostra partecipazione è stata la soddisfazione più grande.

Ma ora veniamo a noi: devo ammettere che quest'ultimo capitolo è stato piuttosto sofferto. Comprende ben 15 pagine e so che si tratta di un epilogo parecchio lungo, il capitolo più lungo di tutto il libro, ma questa volta non ho voluto tralasciare e né tagliare nulla. Chi ha amato questa storia so che apprezzerà e ne sarà felice. Draco e Asteria si meritano una conclusione dignitosa e spero di essere stata capace ad immortalarla tanto da lasciare anche voi soddisfatti di questo finale!

Grazie a tutti e buona lettura.









Epilogo




Entrò nella sala da ballo di villa Malfoy con passo elegante e quel sorriso di circostanza di chi aveva passato la vita a seguire le buone maniere.
Draco, seduto su una delle poltroncine di velluto verde, intento a bere il suo whisky incendiario, la notò subito e gli mancò il respiro.
Era cambiata, su questo non c’era alcun dubbio. Draco non provò affatto a nascondere che la stava fissando.
Non importava quante candele e candelabri aveva disposto Narcissa, né quanta luce emettesse l’enorme albero di Natale che faceva da protagonista proprio al centro della sala.
Quando Asteria Greengrass fece il suo ingresso, una luce sembrò irradiare ogni cosa, accecando i presenti e il cuore di Draco.
Portava un vestito dorato, le labbra a cuore erano tinte di rosso e i suoi capelli neri erano una cascata di boccoli che ondeggiavano, incorniciando il viso ovale e roseo.
Assomigliava ad una fata, un angelo misterioso ed etereo.
Il cuore gli si gonfiò nel petto: era la prima volta. La prima volta che si trovavano nella stessa stanza dopo il loro addio nella Sala Comune dei Serpeverde.
Illuso. Aveva creduto di essersi ormai abituato alla sua assenza, povero illuso.
La seguì con lo sguardo, concentrandosi a non perdere neppure uno dei suoi gesti.
Forse proprio per questo Asteria Greengrass si voltò nella sua direzione e, vedendolo, gli rivolse lo stesso sorriso che scambiava con qualsiasi vecchio compagno di scuola che incrociava per caso.
Quasi per ironia Draco ricordò i tormenti di Asteria, di quanto la faceva soffrire vedere quanto fosse facile per lui allontanarsi da lei per proteggerla. L’uomo ora comprendeva quel dolore, adesso che era Asteria ad essere per lui irraggiungibile.
Ma forse per Draco era anche peggio, perché lui non aveva mai dubitato dei suoi sentimenti per Asteria e lei, in fondo, lo aveva sempre saputo. Mentre adesso tutto quel che loro avevano vissuto insieme, le promesse che si erano fatti, i baci che si erano dati erano scomparsi, perduti per sempre, fuggiti dalla memoria di Asteria.
Draco non ricambiò il sorriso, si limitò a mantenere lo sguardo fisso su di lei, famelico, gli occhi trasognati e le labbra dischiuse in un’espressione di pura meraviglia, finché Asteria non distolse l’attenzione da lui.
Anche Daphne era con lei, si reggeva al braccio di Sean e gli carezzava il dorso della mano con dolcezza. L’uomo si era fatto crescere una barba ispida, questa e la cicatrice sulla tempia che era rimasta dagli anni della guerra gli incattivivano il viso.
E poi, ancora un’altra persona stava accanto a loro, dall’aria cupa e affascinante: Theodore Nott. Teneva la mano poggiata alla base della schiena di Asteria e si rivolgeva a lei parlandole piano all’orecchio.
Draco represse l’istinto di lanciargli qualche maleficio. Lo scrutò, senza provare a celare il suo disgusto nel vederlo così vicino alla più piccola delle Greengrass.
La rabbia gli divorava lo stomaco. Seppure Asteria si trovasse a una distanza tale che Draco avrebbe potuto ricoprire in pochi passi, era sempre troppo lontana da lui.
La osservò a lungo, col fiato sospeso, finché non gli fece male al cuore. Asteria rideva con Daphne e scherzava con Sean, beveva dai bicchieri di cristallo e assaggiava le tartine al salmone o addentava un macarons al cioccolato, ma mai i suoi occhi tornarono a posarsi su di lui. La sua attenzione veniva catturata da innumerevoli cose, ma mai da Draco Malfoy. Per Asteria era come se lui neppure esistesse.
Draco si alzò dal divanetto, ignorando gli sguardi di sua madre che richiamavano la sua presenza accanto a lei per discorrere insieme agli invitati e si defilò dalla sala.

«Non è educato ignorare gli ospiti, soprattutto se questi sono vecchi amici» Daphne sbucò dall’ombra del portico dove si era nascosto Draco, seguita dalla figura claudicante di Sean.
Draco le sorrise appena, l’animo in subbuglio. Non le concesse altra forma di saluto: aveva bisogno di risposte.
«Perché lui è qui? Perché è con lei?» sibilò Draco, accostandosi alla donna.
Daphne sospirò, socchiudendo gli occhi.
«Poche settimane fa Nott si è presentato a villa Greegrass per riempire la testa di nostra madre con suadenti promesse e belle parole. Dice di voler sposare Asteria, di unire i nomi delle nostre famiglie. Da allora le fa una corte spietata».
Draco digrignò i denti, « E tu hai pensato bene di aspettare questa sera per rendermi partecipe di tutto questo? ».
Daphne gli toccò il braccio, per rassicurarlo «C’è tempo, Draco», promise, «Asteria non è interessata a Theodore e questo sarebbe il momento opportuno per raccontarle la verità ».
Draco serrò la mascella e si voltò a guardare il parco di villa Malfoy, coperto da un soffice manto di neve.
«Non posso» si limitò a rispondere.
«Avanti, Draco!» sbuffò Daphne incredula, affiancandolo per poterlo guardare in faccia «Ne abbiamo discusso forse un centinaio di volte: devi parlarle. Soprattutto adesso, ora che quel farabutto ha evidentemente brutte intenzioni!».
«Mi odierebbe, Daphne. Lo sai bene. Non saprebbe perdonarmi e io non potrei mai mentirle e iniziare ancora una volta qualcosa insieme a lei ignorando il passato».
«Merita di sapere» questa volta fu Sean a parlare. «Asteria sa essere testarda e orgogliosa, ma non è una sciocca».
«Stai distruggendo la vostra felicità con le tue stesse mani. Aspettando ancora non fai che prolungare la solitudine che provi tu e che sappiamo sta sentendo anche lei, senza però saperne il perché». Sean era sempre capace di toccare le corde giuste che guidavano il senso di colpa di Draco.
«Doveva essere questa sera» rimarcò Daphne, vedendo il dubbio insinuarsi negli occhi di Draco.
Nel corso di quegli anni Daphne l’aveva più e più volte messo alle strette, ma Draco non era mai riuscito a trovare il coraggio per affrontare le conseguenze delle sue azioni.
«Non posso...» mormorò Draco, allontanandosi dai due vecchi amici.

Da solo, chiuso nel bagno, Draco si sciacquò con energia il viso e fece scorrere sui polsi il getto di acqua fredda.
Fissò il riflesso che gli restituiva lo specchio. Un volto affilato, pallido e grigi occhi spenti. I capelli biondi appiccicati alla fronte, le labbra livide.
Per un attimo si sentì quel ragazzino che era stato costretto a fare le scelte sbagliate, su cui il peso di tutto il suo mondo gli gravava sulle spalle.
Chiuse gli occhi, prendendo un lungo respiro. Pensò ad Asteria, alla verità che bruciava per venir fuori. Non sarebbe stato facile rivelare che anche lei era finita per diventare una sua vittima.
Era stato facile quando la sapeva al sicuro, lontano da Hogwarts, dalla guerra e dai Mangiamorte. La signora Greengrass aveva fatto la scelta più saggia ritirando le due figlie dalla scuola di Magia e Stregoneria per nascondersi da tutto e da tutti.
Draco sapeva che era stato necessario, nonostante la solitudine lo divorasse, poiché sarebbe giunto un tempo in cui sarebbero potuti stare nuovamente insieme. Ma ora che anche quel tempo era giunto ogni nobile intento era svanito e nel suo cuore era rimasta solo la paura, cieca e beffarda, di non poter più di stare accanto alla donna che amava. E più il tempo passava, più crogiolarsi in quell’idea riusciva a farlo sentire meno male.

I giardini di Villa Malfoy erano bui, illuminati solo dal chiarore della luna. Si era allontanato abbastanza dalla villa da essere certo di non essere più disturbato. Draco aveva bisogno di stare da solo coi propri pensieri. Camminò lungo il viale, sgombero dalla neve, poi si avventurò sul prato, affondando i piedi nel manto candido, incurante dei pantaloni del completo che si impregnarono di acqua.
«Perdonami Draco, io...».
Appena udì il suono di quella voce Draco Malfoy si voltò di scatto col cuore in gola. Stentava a crederci, ma la sua memoria non avrebbe mai potuto dimenticare, mai confonderla con altre voci.
Asteria era lì, davanti a lui, bella come una rosa appena sbocciata, gli occhi verdi brillanti proprio come lui la stava immaginando l’attimo prima. Se ne stava all’estremità del viale, senza poter avanzare oltre.
I deboli raggi della luna illuminavano il vestito dorato, facendolo brillare come se una stella fosse scesa dal firmamento apposta per riportare la luce nella vita dell’uomo.
Come poteva immaginare quanto il solo udire quella breve frase potesse risvegliare in lui sentimenti tanto primordiali? Draco rabbrividì, scombussolato e attonito, ma non per il freddo della notte o per il ghiaccio che gli artigliava polpacci e caviglie. Tutte quelle emozioni che aveva provato a soffocare in quegli ultimi anni si risvegliarono, potenti.
Asteria lo stava guardando, circospetta. Poi un sorriso timido spuntò sul piccolo viso ovale che lui conosceva così bene.
«Non volevo spaventarti» si scusò, data l’espressione sconcertata dell’uomo.
Tentennò, insicura se continuare o meno. Si stava guardando intorno, tremando appena, le braccia incrociate strette attorno al corpo esile. Non si era portata dietro il mantello, notò Draco.
Guardava dritta davanti a sé ma non era concentrata sulla figura di Draco, ma bensì sul panorama circostante. Il giardino era imbiancato, le siepi apparivano come alti muri di neve e tutto sembrava così simile ad allora che a Draco dolse il cuore.
«Amavo questo giardino da piccola» disse vaga, come se non stesse parlando con lui, ma semplicemente riportando a galla vecchi momenti della sua infanzia.
«Quando correvamo sulle scope giocattolo, tra i roseti e ci rotolavamo sul prato e quando ridevamo a crepapelle nel provare a rincorrere i pavoni e a catturarli».
Ma Draco faceva fatica a seguire le sue parole, continuava a guardarla come se avesse dinanzi un’apparizione mistica. Dopo anni, finalmente si stavano rivolgendo nuovamente la parola. Quando si rese conto del suo silenzio e che lui ancora non aveva parlato, si avvicinò a lei.
«Sembra un altro giardino così imbiancato, non trovi?», disse, ricordando quanto Asteria amasse la neve «Tutto appare più magico».
Asteria gli rivolse un’occhiata dispiaciuta, «Non amo l’inverno, né tutto ciò che esso concerne. Mi spiace».
Al suono di quella risposta, il momento parve spezzarsi.
Asteria ancora lo guardava, gli occhi gentili eppure sempre troppo distanti: «Volevo ringraziarti per l’invito alla festa di Natale di questa sera. Per me è stato un vero piacere partecipare e rivedere te e molti dei nostri compagni e amici».
Draco sembrava un assetato a cui avevano messo a disposizione un calice d’oro ricolmo d’acqua. I modi distaccati della donna erano compensati dai sentimenti tumultuosi che incendiavano il cuore di Draco.
Asteria gli allungò la mano e lui la prese di riflesso, con in volto un’espressione incredula, pregustando l’attimo in cui le loro mani si sarebbero nuovamente sfiorate.
Senza indugio la portò alle labbra e le lasciò un leggero bacio di cortesia. Per un attimo Draco pensò che la sua mano non sarebbe stata capace di lasciare quella dell’amata, dopo tanto tempo agognata.
Ma il contatto tra di loro terminò come era iniziato: improvviso e fugace.
Allora Draco si schiarì la gola e disse: «Per me è stato un piacere averti qui e rivederti… », la sua voce cedette, i suoi occhi supplicavano cose che Asteria non poteva intendere.
La ragazza gli rivolse l’ennesimo sorriso di circostanza e poi si voltò. Draco allora capì che anche l’ultima occasione che aveva stava per andare in fumo, così la fermò con uno sciocco: «Già andate via?».
Asteria si girò nuovamente nella sua direzione, arrossendo; forse per la paura di avergli mancato di rispetto.
«Ci perdonerai, ma Sean è stanco e Theodore… non è amante delle feste», si giustificò, imbarazzata.
«Non puoi andar via senza nemmeno un ballo. So che balli con vera grazia».
Asteria arrossì ancora di più «Temo che chi te lo ha riferito non sia stato molto sincero».
Draco ripensò a quel Natale lontano che li aveva fatti riunire, al loro primo bacio nello studio di Lucius Malfoy, a come si erano stretti forte l’uno all’altra, a come avevano ballato soli nella notte con le stelle a fare da uniche testimoni.
«Come ho detto, con Theodore non è facile divertirsi ad una festa», Asteria sembrava dispiaciuta ma inconsapevole di ciò che le sue parole stavano causando al cuore di Draco.
I ricordi di quella notte lontana sembrarono infrangersi nella memoria dell’uomo.
«Ho saputo del vostro fidanzamento» disse con voce rotta e gli occhi bassi. Inconsciamente cercò l’anello, ma l’anulare della donna era svestito di qualsivoglia ornamento.
«Sì» confermò Asteria, «Theodore si è dimostrato essere una di quelle persone che non si arrende finché non ottiene ciò che vuole».
Il commento di Asteria non parve né felice e né tanto meno triste. Solo un dato di fatto.
Ma per Draco quella frase fu come una stilettata al cuore. Lui sarebbe dovuto essere quella persona, non Theodore. Lui avrebbe dovuto lottare, senza perdersi d’animo, per l’amore di Asteria. Invece era Theodore ad aver ottenuto la sua mano. Theodore aveva fatto tutto quello che Draco non aveva trovato il coraggio di fare.
«E tu? Non c’è nessuna ragazza pronta a diventare la signora Malfoy?», chiese Asteria, notando il volto abbattuto di Draco.
«No», rispose l’uomo in un fil di voce. «C’è stata una ragazza, in realtà… era bella, più di quanto può esserlo una stella del firmamento. E il nostro amore era leggero come le strofe di una poesia e intenso quanto le note di una canzone antica. Mi faceva stare bene, risuonava nella mia testa e mi riportava a galla da tutti i miei incubi. Lei era la mia àncora, il sole e le stelle dei miei giorni».
Dall’espressione di Asteria, Draco potè intendere quanta tristezza suscitarono in lei le sue parole.
«Ma abbiamo trascorso tempi bui, come bene sai. E quello che era stato di quell’amore si è dissolto un giorno, come neve al sole», concluse Draco, attento ad ogni reazione da parte della ragazza.
Una lacrima solitaria solcò il volto rammaricato di Asteria.
«È terribile, Draco. Non immaginavo avessi sofferto per amore» mormorò, in un filo di voce.
«Permettimi» soffiò lui in risposta accostandosi a lei e allungando il braccio, con l’intenzione di asciugarle quella piccola espressione di vulnerabilità che si era concessa.
Ma Asteria si allontanò d’un passo e, rendendosi conto, si asciugò da sola la guancia col dorso della mano.
«Che sciocca» si scusò, presa dall’imbarazzo.
Draco provò a contraddirla ma lei non gliene diede il tempo e subito disse: «Sei cambiato molto, Malfoy. Non sei più quel ragazzino sbruffone e saccente di cui avevo memoria. Questo ti fa onore».
Draco rise, annuendo piano «In questi anni ho viaggiato molto e poi mi sono dedicato agli studi… »,
«Specializzazione in incantesimi di guarigione e pozioni mediche. Narcissa è davvero orgogliosa di te. Hai intenzione di dedicare la tua vita a curare maghi e streghe di tutto il mondo. Sei diventata una bella persona, Draco Malfoy».
Draco le sorrise «Detto da te è uno dei riconoscimenti più grandi».
Asteria si incupì, le sue labbra si tesero in una linea dura, la sua espressione si fece d’improvviso più sicura e quindi, con voce rammaricata, disse: «A dirla tutta… non sono venuta a cercarti qui fuori solo per salutarti, Draco».
Il cuore dell’uomo sembrò fermarsi, fossilizzarsi in pietra e pesargli nel petto come un macigno.
«Ho una domanda da porti e so che la mia mente non mi darà pace finché non avrò avuto delle risposte», dalla pochette dorata, che teneva stretta sotto al braccio, tirò fuori un foglio dall’aria sgualcita e glielo mostrò: «questo disegno era nascosto in camera mia e porta la tua firma», sentenziò, andando dritta al punto.
Il macigno che aveva nel petto gli arrivò sin nello stomaco quando riconobbe il disegno che le aveva regalato l’ultimo Natale che trascorsero insieme, prima che tutto andasse lentamente in frantumi.
«Ho bisogno di risposte, Draco. Perché il mio viso è ritratto su questo foglio? Quando me l’hai regalato?», poi la sua voce si ruppe nel dire «E perché io non me lo ricordo?».
Draco, il viso terreo, rimase in silenzio.
Asteria piegò con cura il disegno e lo ripose nella pochette.
«All’inizio pensai che l’avessi nascosto tu nella mia stanza, senza dirmi nulla», la ragazza guardava a terra, come se non trovasse la forza di incrociare il suo sguardo mentre parlava.
«Però non mi spiego come avessi potuto farlo dato che l’intera villa è nascosta dall’Incanto Fidelius ormai da anni».
Il freddo era penetrato sin dentro le ossa di Draco. Come poteva Asteria possedere ancora quel disegno se l’incantesimo di Memoria che le aveva lanciato per cancellare ogni traccia della loro storia d’amore avrebbe dovuto eliminare anche quello?
«Draco...» lo chiamò lei. Questa volta guardandolo dritto negli occhi.
Eppure rivedere quel disegno, unico sopravvissuto dei suoi più profondi sentimenti, gli aveva lasciato un sapore dolce in bocca. D’un tratto si sentì l’animo più leggero, una rinnovata speranza lo aveva scosso.
L’espressione dell’uomo si fece d’un tratto trasognata e, nonostante con gli occhi la scrutava, coi pensieri era molto distante da lei.
«Sai cosa è ritratto in quel disegno?» le chiese, accennando ad un tiepido sorriso di nostalgia.
Asteria sembrò esser presa in contropiede da quella domanda. Evidentemente si aspettava tutt’altra reazione da parte sua.
«Il mio volto» rispose, sbigottita, dato che gliel’aveva appena mostrato.
«Sì, certo, il tuo volto. Il tuo volto che corrisponde a dei precisi punti luminosi. A delle stelle… astérios… precisamente alle stelle della costellazione dello Scorpione» disse con voce calma, completamente padrone di sé.
Con garbo la prese per un braccio e la fece spostare di poco, posizionandosi dietro di lei e allungando il braccio ad indicare il cielo scuro.
Draco la sentì rabbrividire tra le sue braccia, forse per il modo indiscreto in cui aveva fatto aderire il petto alla sua schiena, o per la bocca così vicina al suo collo.
«Guarda quella stella rossa», sussurrò al suo orecchio, «è il cuore dello Scorpione. Lo Scorpione che, da sempre e per sempre, fronteggia il suo eterno rivale Orione. L’uno tramonta quando l’altro sorge. Distanti, irraggiungibili; si possono solo guardare da lontano, senza mai potersi avvicinare».
Draco affondò il viso nei capelli neri e profumati di Asteria, colto da un impulso che non seppe frenare.
«Proprio come me e te».
L’ultima frase non fu altro che un bisbiglio ma arrivò chiara all’orecchio di Asteria, la quale si liberò dalla stretta di Draco e si voltò, gli occhi brillanti, lucidi, ma in fiamme.
«Non puoi!» esclamò, improvvisamente senza fiato. «Non puoi dirmi queste cose e abbracciarmi in questo modo come se fossimo… se… cosa siamo io e te, Draco?» la sua voce era affaticata, trafelata e i suoi occhi si colmarono presto di lacrime. Si agitava sul posto, guardando Draco in una muta supplica.
Draco, l’espressione perplessa, capì davvero solo in quell’istante che Asteria stava soffrendo. Che ogni singolo giorno, dopo il loro ultimo addio, lei aveva sofferto senza però saperne il motivo.
«Io so che tu puoi dare un senso a tutto questo… per favore», aggiunse, avvicinandosi nuovamente a lui.
Draco adesso era così vicino al viso di Asteria che poteva vedere le sue labbra piene tremolare. Le aveva sognate ogni notte quelle labbra rosee dalla forma a cuore.
«Dare un senso a cosa?» mormorò, lo sguardo bramoso ancora fisso sulla bocca di lei e la voce resa roca dal desiderio che lo colpiva sempre più con maggiore forza ogni qual volta si soffermava ad ammirare un particolare di quel corpo che gli aveva incatenato l’anima.
«Al disegno…» si lamentò, in un verso di sconforto, «E… e al modo in cui mi stai guardando in questo momento. Al modo in cui mi hai osservata tutta la sera!».
Draco accennò ad un sorriso, gli occhi che ammettevano la sua colpevolezza.
«Non sono una sciocca, Malfoy» decretò Asteria, «Potrai pure aver imbrogliato la mia memoria, ma la mia testa funziona ancora», disse picchiettando con un dito la tempia destra.
«Pensi che qualcuno ti abbia cancellato la memoria? E che quel qualcuno sia io? Perché mai avrei dovuto» rise, senza neppure sapere da dove uscisse quella sicurezza improvvisa, che per anni aveva cercato senza successo.
Asteria forse si sentì presa in giro dai modi di fare di Malfoy, perché con un sguardo di sfida disse: «Ricordo che da bambini eravamo amici e che poi ci siamo allontanati durante gli anni trascorsi ad Hogwarts, ma… non ricordo altro. Eppure sento che niente di tutto questo torna e che qualcosa di davvero importante mi manca.
«Non ne ho mai avuto la certezza, è stata una presa di coscienza graduale. Ogni giorno che passava mi accorgevo che i miei ricordi erano in frantumi, spezzettati, incompleti. Ho una solitudine nel cuore mai provata prima ed è durata a lungo, per un tempo che si potrebbe considerare inaccettabile. Ma questa solitudine si è quietata, ora che sono qui, insieme a te. Come puoi spiegare tutto questo?».
Draco era con le spalle al muro. In fine il momento era giunto. Non poteva più tirarsi indietro, era arrivato il tempo di mettere le carte in tavola e accettare quello che ne sarebbe uscito fuori.
Ma prima che potesse parlare delle voci si udirono in lontananza e ben presto le tre sagome di Daphne, Sean e Theodore furono visibili lungo il viale che portava a Villa Malfoy.
Daphne sembrava preoccupata e Draco intuì che stava cercando Asteria.
I due rimasero in silenzio mentre il trio si avvicinava, Daphne in testa accelerò il passo e abbracciò di slancio la sorella minore non appena la raggiunse.
«Stai bene?» chiese Daphne, accarezzandole i capelli. Asteria annuì, ma la conferma di averla sana e salva davanti ai propri occhi non sembrò bastare a tranquillizzare la maggiore delle Greengrass.
«Non ti trovavamo da nessuna parte. Perché sei sparita senza dirmi nulla?» insistette ancora Daphne, ma appena si accorse anche della presenza di Draco al fianco della sorella si pentì amaramente di averli interrotti.
«Scusami, volevo essere certa di salutare Draco e ringraziarlo per l’incantevole festa di questa sera» Asteria incespicò sulle proprie parole, ma Daphne non aveva bisogno di essere convinta. Draco sapeva quanto Daphne sperasse che loro due potessero avere una conversazione in privato. Difatti gli occhi di Daphne cercarono quelli di Draco per capire se lui avesse finalmente parlato, se quel muro di segreti fosse crollato per renderli liberi una volta per tutte.
«Possiamo andare, ora» disse Asteria, rabbrividendo. Draco saltò sul posto, capendo che stava per gettare al vento anche l’ultima occasione che aveva a disposizione, l’occasione migliore che avesse mai avuto, dato quello che si erano appena detti.
Ma Theodore fu più rapido e cinse le spalle di Asteria, gli occhi lussuriosi che si spostavano sul corpo della ragazza con fare indiscreto.
«Stai congelando, cara», poggiò le dita affusolate sulla sua guancia come a testare la veridicità delle sue parole.
«Sto bene» lo rassicurò, guardando di sottecchi Draco.
Malfoy era, se possibile, ancora più pallido.
«Asteria», boccheggiò, allarmato, capendo che la stava perdendo ancora una volta, «mi farebbe piacere accompagnarti a salutare i miei genitori» soffiò, con sguardo allusivo, chiaramente intenzionato ad avere altro tempo a disposizione per parlare da solo con lei.
«Oh, non preoccuparti, cara» disse Theodore lasciando un buffetto sulla guancia della giovane, «Mi sono preoccupato di salutare i signori Malfoy anche a tuo nome», assicurò con un sorriso beffardo.
Daphne guardava Nott e Malfoy con la chiara intenzione di voler intervenire ma senza sapere come.
Asteria si avvicinò alla sorella «Andiamo», le disse. Agli occhi di Draco parve abbattuta, ma l’uomo non riusciva a comprendere il motivo per cui desse tanto retta a Nott.
«Grazie per la meravigliosa serata, Draco» disse Daphne, «La nostra porta sarà sempre aperta per te e la famiglia Malfoy. Ogni volta che ne avrai bisogno».
In un silenzio gravido Daphne, Sean e Asteria si avviarono verso i confini del maniero, per potersi smaterializzare, ma Theodore rimase qualche passo indietro. Si voltò verso Draco, un sorriso minaccioso stampato in faccia.
«Hai perso, Draco».
Draco agguantò Theodore per il colletto della giacca «Cosa diavolo vuol dire tutta questa storia, Nott?», ringhiò a un palmo dal suo naso.
Theodore rise «Quando ho saputo dell’incantesimo di memoria che le hai lanciato non ho resistito. Vedi, per me è stata una grande occasione: non ricordando la piccola scaramuccia che io e lei abbiamo avuto da ragazzi, per me è stato ben più semplice ottenere la sua mano».
«Ti stai solo divertendo a discapito delle nostre vite! A te non interessa niente di lei vuoi solo metterci i bastoni tra le ruote! Sei un sadico bastardo» ululò Draco a un passo da perdere la ragione.
«Asteria è un bocconcino che non potevo lasciarmi sfuggire. Il fatto che tu la ami e lei non se lo ricorda rende tutto solo più interessante. Andiamo, hai mai notato quanto sia seducente? E le sue labbra! Mio dio quella bocca… non hai idea di quello che ho intenzione di fare con quella bocca».
Draco gli saltò addosso e finirono entrambi per terra, Theodore - intrappolato tra la neve e il corpo di Draco - incassava i pugni di questo senza neppure provare a bloccarli.
Daphne e Sean corsero in suo soccorso e fermarono la furia di Draco, ma non prima che fosse riuscito a fargli un occhio nero e a fargli grondare il naso di sangue.
«Non ti permettere, Nott!» sbraitava Draco, divincolandosi come un ossesso dalla presa di Sean e Daphne, «Non osare parlare di lei in quel modo!».
Draco sapeva che anche Asteria si era avvicinata nuovamente a loro e che ora poteva sentire, ma non gli importava. Nulla era importante, adesso che era a un passo dal perderla per sempre.
Nott, ancora a terra, rideva visibilmente soddisfatto della reazione che aveva ottenuto dal giovane Malfoy.
Theodore si mise a sedere e, con la manica del cappotto, si pulì il sangue caldo che era arrivato a imbrattargli la bocca e il mento, fino a colare sulla camicia bianca. Poi si alzò, traballando appena.
«Ti ricordo che lei è la mia fidanzata. Mentre per te non è più nulla» disse, mellifluo.
«Asteria è la donna che amo!» dichiarò Draco, ancora paonazzo, liberandosi dalla presa dei due amici con uno strattone.
«Oh, no» sibilò Theodore, avvicinandosi a lui tanto che Draco poté sentire l’olezzo ferroso del sangue che gocciolava sul manto di neve ai loro piedi, «No, Malfoy. Tu non la ami. Tu sei un egoista e un vigliacco, che si nasconde dietro un’azione nobile che di nobile non ha mai avuto nulla. Un ragazzino spaventato, di soli sedici anni, che gioca con i ricordi di una persona… che diavolo avevi in testa, Malfoy?».
Nott si voltò verso la piccola Greengrass, allargando le braccia. Era rimasta immobile e pallida come una statua di sale.
«Ora lo sai, Asteria! Sai che persone hai intorno. Sai su quali persone riponi la tua fiducia», gridò Theodore alzando un braccio ad indicare Draco «Questo è il ragazzo che hai amato tanto da rischiare la vita pur di non rinunciare a lui. E sai come ha ripagato tutto il tuo affetto? Cancellandoti la memoria, estirpando dai tuoi ricordi ogni momento trascorso insieme a lui».
Asteria spostò lo sguardo a terra, tremava e le lacrime presero a rigare copiose il suo volto smunto, mentre Theodore continuava il suo monologo furioso. Draco la guardava supplicante, ma gli occhi di Asteria non si rivolsero su nessuno dei presenti.
«E che dire di tua sorella e del tuo migliore amico? Le tue colonne portanti, le due persone di cui ti fidi più...»,
«Nott...», ringhiò Daphne come avvertimento, ma Theodore la ignorò.
«Loro sapevano tutto. Per anni ti hanno raccontato solo menzogne, bugie per coprire la vigliaccheria di Malfoy.  Ogni volta che cercavi risposte, ogni volta che sentivi la mancanza di qualcosa a cui non sapevi dare il nome, ogni volta che la tua mente vacillava e tu cercavi inutilmente aiuto… loro ti mentivano guardandoti negli occhi!».
Daphne fece un passo verso la sorella, «Asteria...», la chiamò vedendo che ogni sua certezza stava cadendo a pezzi. Ma la giovane indietreggiò, stringendosi le braccia al petto.
«Aspetta un attimo, per favore. Non è andata come dice Nott» si unì Sean, «Asteria, guardami. Volevamo solo tenerti al sicuro».
Ma Asteria non lo stava ascoltando. Fece un passo indietro, poi un altro, in fine si voltò e iniziò a correre verso villa Malfoy, la risata compiaciuta di Nott alle sue spalle che faceva da eco nella notte.
«Giuro che ti ammazzo» ringhiò Sean, rivolto verso Theodore, il quale si stava già allontanando dal gruppo, percorrendo il viale verso il cancello del maniero nel chiaro tentativo di andarsene.
Sean sbuffò, incollerito, poi si diresse, zoppicando, nella direzione che aveva preso Asteria; ma Daphne lo fermò.
«No, Sean. È Draco che deve andare da Asteria, questa volta. Non possiamo più metterci in mezzo», il tono di Daphne fu intransigente.
«Asteria si sente pugnalata alle spalle da noi due, come puoi restare qui ferma ad aspettare che lui risolva le cose? Di tempo ne ha già sprecato a sufficienza» si oppose Sean, visibilmente agitato.
«Daphne...» la pregò Draco, il volto sofferente e abbattuto di chi aveva appena perso tutto.
«No» sbottò Daphne «risolvi questa situazione una volta per tutte, Draco!».

Asteria camminava a passo svelto, spaesata, tra i corridoi di villa Malfoy. Non sapeva come, ma aveva la sensazione di conoscerli, di essere già passata per quegli anditi. Ma, d’altronde, era tutta la sera che quelle sensazioni si facevano strada in lei a confondere ogni suo senso e pensiero.
Le tempie le pulsavano e la testa minacciava di scoppiarle, il dolore era tanto intenso da impedire ai suoi piedi di camminare in linea retta.
D’un tratto riconobbe una porta. O, per lo meno, così credeva. Era una porta a doppio battente, di legno scuro e dall’aria massiccia. La aprì e si ritrovò all’interno di uno studio nel cui mezzo troneggiava una larga scrivania dall’aria antiquata e consunta, sulla quale scartoffie, documenti e libri erano sparsi.
Un caminetto spento faceva da angolo, vicino a grosse librerie ricolme di tomi e a tavolini in cristallo, su cui chincaglierie d’argento erano disposte con attenzione e cura.
Asteria si appoggiò alla scrivania con entrambe le mani, cercando di riprendere fiato e schiarire le idee.
Sentiva ancora il contatto con il corpo di Draco addosso, la sua stretta attorno alle braccia, il suo odore. Perché la sua vicinanza la sconvolgeva a tal punto?
Mille domande le si affolavano nella testa, ma non sapeva rispondere neppure a una. Ancora faticava a credere alle parole di Theodore, ma in cuor suo sapeva che non erano state menzognere. Le espressioni di sua sorella e di Sean le avevano dato la conferma che le serviva.
La consapevolezza di non essere pazza si fece strada in lei e la scosse fin nelle ossa. Era proprio come aveva sospettato: la sua memoria era incompleta. Eppure la soddisfazione di avere avuto sempre ragione durò poco perché l’amarezza e la rabbia accecarono ben presto tutto il resto.
Aveva amato Draco Malfoy, così aveva detto Theodore. L’aveva amato tanto da rischiare la vita per lui.
Ma allora perché anche se non ricordava nulla il suo corpo si accendeva in sua presenza? Perché i battiti del suo cuore divenivano irregolari e la voglia di sfiorare una qualsiasi parte di lui si faceva viva in lei in modo quasi doloroso?
L’amore è al di fuori della ragione, pensò allora, poiché non poteva essere tanto cieca da nascondere a se stessa che tracce di quel che aveva provato per Draco erano rimaste in lei come cicatrici pallide ma ancora visibili.
Le era stata tolta la vita che stava vivendo, che voleva vivere; distrutto il percorso che aveva scelto e che si era scritta, cancellato chi aveva deciso di amare e con chi costruire il proprio destino. Era stata depredata di tutto contro la sua volontà.
La porta dello studio si spalancò e Draco fece il suo ingresso, l’espressione ancora piena di vergogna e i capelli arruffati.
Si fissarono muti, il silenzio sembrava una lastra di ghiaccio colma di crepe.
«Come facevi a sapere che mi stavo nascondendo qui dentro?» mormorò Asteria.
«Io…. una sensazione» bofonchiò Draco in risposta.
Draco riuscì ad avvicinarsi abbastanza da toccarle le mani. Incredibilmente Asteria glielo permise. Gliele strinse e si accostò ancora quel tanto che bastava per poter sfiorare la sua fronte con la propria.
«Lo so che sei confusa e spaventata, Asteria» la voce di Draco era gentile ma nascondeva un terrore profondo.
«Mi sei mancata...» soffiò. Non ricordava l’ultima volta che era stato così vicino alle sue labbra senza poterle baciare.
Asteria chiuse gli occhi e una smorfia deformò il suo viso delicato. Tutti quei sentimenti, di cui non conosceva l’origine, l’avevano resa volubile.
Difatti Asteria si staccò da lui con impeto e lo allontanò.
«Io non provo quello che provi tu, Draco. Io non ho sentito la tua mancanza. Non sapevo neppure che dovessi sentire la mancanza di qualcuno!».
Draco si sentì sempre più impotente, come se in quel momento stesse urlando a pieni polmoni ma Asteria non potesse sentirlo. Urlava: “Ti sto perdendo! Perché non lo capisci?”. Faceva fatica persino a riprendere fiato, mentre la voce dentro di lui continuava ad urlare “Siamo a un passo dal perderci!”.
«Ma anche tu hai detto che ti sentivi incompleta» ribatté Draco con voce flebile, la lingua asciutta e la speranza ancora viva in fondo agli occhi grigi.
«Ha ragione Theodore. Sei un egoista, Malfoy. Hai cancellato la mia memoria fregandotene di quello che io davvero volessi»,
«L’ho fatto per la tua incolumità!»,
«E ora ti aspetti che possa tornare tutto come prima, nonostante io non abbia idea di come fosse il nostro prima. Non so nulla tranne che la mia pelle brucia al contatto con la tua. Ma non sono una bambola che puoi prendere o lanciare via a tuo piacimento!»
«Lo so, Asteria. Non ho mai voluto questo… E non voglio che tutto torni come prima. Posso aspettare. Farò qualunque cosa. Permettimi di farti innamorare di nuovo di me» crollò sulle proprie ginocchia, esausto, «Permettimi di corteggiarti e farti conoscere la persona che un tempo tu hai amato. E se poi non vorrai più vedermi andrà bene comunque. Ma ti prego, dammi una possibilità».
Asteria iniziò a piangere; un pianto irrefrenabile, scosso da singhiozzi e lamenti. Draco si tirò su, spaventato da quella reazione.
«Perché...», mugugnava Asteria, senza riuscire a finire la frase tra un singhiozzo e l’altro «perché...».
«Perché cosa?» chiese allora Draco, cercando un qualsiasi contatto con lei, ma Asteria continuava ad allontanarlo.
«Perché non è quello che hai fatto subito? Perché non sei corso da me per dirmi quello che mi stai dicendo ora?».
Draco chinò il capo, sconfitto: «Theodore ha ragione. Sono un codardo, Asteria. Avevo paura. Quante possibilità ci sono che una donna come te si possa innamorare di me per ben due volte?» le mostrò un sorriso amaro, ma niente di quello che Draco le diceva sembrava convincerla della sua sincerità.
«Per Merlino, in questo momento l’unica cosa di cui sono sicura è che ti meriteresti proprio un bel ceffone per l’inferno che mi stai facendo penare!» esclamò Asteria, il volto ancora rigato da lacrime che non riusciva più a frenare.
Draco scoppiò in una sonora risata e Asteria lo guardò allibita. Lei piangeva disperata e lui rideva. Incredibile.
«Scusami, davvero» disse Draco, cercando di ricomporsi, «Scusami» ripeté, scuotendo la testa.
«Cosa diavolo ci trovi di divertente?», sputò Asteria.
«Quello che hai detto. E il luogo in cui ci troviamo. E… non è cambiato nulla. Tu non sei cambiata» rise Draco.
Asteria chiuse gli occhi, chiaramente innervosita, «Saresti così gentile da spiegarmi?» chiese a denti stretti.
«Vedi, già una volta ho ricevuto un ceffone da parte tua. Proprio in questa stanza, nello studio di mio padre», raccontò, «Tu eri arrabbiata con me perché mi avevi visto baciare un’altra ragazza, ma ancora non sapevi che io non l’avevo voluto quel bacio improvviso e che non avevo avuto modo di sottrarmi ad esso in tempo. Allora, come adesso, avevo solo in mente te e il  momento in cui avrei preso il coraggio per baciare te. Ma tu non lo sapevi e io provavo a scusarmi ma riuscivo a dire solo la cosa sbagliata, finché tu non hai perso le staffe»,
«E tu cosa hai fatto?»,
«L’unica cosa davvero importante rimasta da fare: ti ho baciata».
Asteria si lasciò cadere sulla poltroncina accanto a lei, nascondendo il viso dietro le mani. Era abbattuta ma già più calma.
Così Draco continuò a raccontare: «Ma nonostante quel bacio ci è voluto tempo prima che tu ti fidassi di me. E anche in quel momento per noi è stato impossibile vivere con calma la nostra storia, perché Tu-sai-chi ci stava col fiato sul collo e controllava noi e le nostre famiglie. Ma tu non mi hai lasciato mai solo, sei sempre rimasta al mio fianco anche quando provavo ad allontanarti per tenerti al sicuro. Sei sempre stata così comprensiva e dolce con me, anche quando non lo meritavo»,
«Non riesco ad immaginarmi così… ad amare in una maniera simile», confessò Asteria, colpita da quelle parole.
«Ma poi è arrivata quella notte. La notte in cui Silente è morto e io ho dovuto dirti addio. Sapevi troppo Asteria, sapevi cose che il Signore Oscuro non voleva che fossero rivelate. Una volta fuori da Hogwarts ti avrebbe uccisa, per questo ti ho cancellato la memoria per dare la possibilità alla Signora Greengrass e a Daphne di portarti al sicuro» Draco ammutolì per un secondo, poi riprese: «In fine c’è stata la guerra ad Hogwarts. Tremenda, spaventosa. Ringraziavo ogni minuto di quel giorno che tu non avessi dovuto viverlo, nonostante avrei dato l’anima per averti al mio fianco a rassicurarmi. Fino alla fine a combattere dalla parte sbagliata, a lottare contro i nostri compagni, contro le persone che conoscevo da una vita. È stato un inferno».
Draco serrò gli occhi e sbatté il pugno sul piano della scrivania, al ricordo.
Asteria allungò una mano verso di lui e Draco la strinse di riflesso.
«Non è stata colpa tua. Non hai avuto scelta» disse la donna e per un attimo a Draco sembrò di riavere davanti la sua Asteria.
Draco la scrutò, forse con troppa intensità perché le gote di Asteria si arrossarono. Con lentezza esasperante lasciò andare la sua mano.
«Abbiamo lottato tanto per stare insieme, Asteria. Mi dispiace con tutto il cuore che sia andata in questo modo»,
«Avrei solo voluto saperlo prima... », la voce della donna era incerta, la rabbia era svanita e con essa probabilmente anche la voglia di contrastare ciò che provava, ora che era a conoscenza della verità.
«Sai, dicono che qualsiasi incantesimo sia reversibile - tranne l’anatema che uccide, ovviamente. Ma un grande mago una volta disse che non esiste potere più grande dell’amore. E l’anatema che uccide sarà di certo irreversibile, ma conosciamo chi è sopravvissuto ad esso grazie all’amore. Perciò se i grandi gesti sono intrisi di poteri antichi, più potenti di quanto noi potremmo mai comprendere, mi stavo chiedendo se...» Draco lasciò la frase in sospeso, guardando, febbrile, la donna catturata finalmente dalle sue parole,.
Asteria non aveva idea di dove l’uomo volesse andare a parare. Lo vide mettersi in ginocchio, davanti a lei. Asteria, inconsciamente, si fece avanti mettendosi in pizzo al cuscino della poltroncina, incantata dal suo sguardo magnetico. I loro occhi adesso erano paralleli e le loro pupille incatenate le une dentro le altre.
«Non ho grandi gesti d’amore per te, Asteria» la voce di Draco tremava «Vorrei averne e, se dovessi, sacrificherei la mia vita per te mille volte. Anche se, a dirla tutta, preferirei trascorrerla insieme a te, la mia vita. Fino al nostro ultimo giorno».
Asteria dischiuse le labbra. Profumava di fiori di tiglio e di sogni. I suoi occhi smeraldi brillavano e il cuore di Draco batteva all’impazzata.
«Perciò non ho grandi gesti, in questo momento, è vero. Ma è dal momento in cui ti ho vista che sento il bisogno di baciarti. Nel senso che è letteralmente l’unica cosa che mi viene in mente di fare».
Draco si schiarì la voce e con la lingua si umettò le labbra, l’espressione angosciata di non riesce a spiegare qualcosa di tanto chiaro.
«Forse potrebbe essere un inizio per ritrovare un senso a tutto questo».
Asteria socchiuse gli occhi, senza replicare. Le labbra carnose a sua disposizione.
Draco le assaggiò con le proprie e l’attimo dopo le aggredì con impeto. Una mano corse ad aggrapparsi ai suoi capelli neri, l’altra la poggiò sul fianco, sospingendola verso di sé tanto che anche Asteria presto si ritrovò per terra in ginocchio sul pavimento ad aggrapparsi alle spalle forti di Draco e a infilare le dita tra i suoi capelli biondi.
Il sapore dolce di Asteria gli inebriò la bocca, si beò della sua pelle morbida e dei capelli scuri che gli solleticavano il viso e allora il tempo parve interrompersi, riunirsi e incespicare per poi esplodere in un miliardo di luci.
Dopo tutte quei giorni e quelle notti in cui l’aveva persa stringeva ancora l’unica cosa reale della sua vita.
Allora ricordò quella notte che custodiva nel cuore come i più fragili dei segreti. C’era stata la guerra di Hogwarts, la caduta del Signore Oscuro per mano di Harry Potter e poi c’erano loro, la famiglia Malfoy, Lucius e Narcissa aggrappati l’uno all’altro stringendo tra i loro corpi quello di Draco. Se ne erano andati via così,  in silenzio, di nascosto; mentre i vincitori piangevano i propri morti loro si rasserenavano nell’essere ancora insieme, vivi. Poi era venuta quella notte. Draco aveva cercato Daphne, le aveva raccontato tutto quello che era successo, nonostante nel mondo magico non si parlasse di altro. Sapeva che la ragazza aveva sofferto a causa del Marchio Nero, per lei restare nascosta insieme alla sorella era stata più una tortura che una salvezza. Daphne gli confidò l’ubicazione esatta del luogo in cui si erano rifugiate, cosicché Draco potesse raggiungerle.
“Siamo liberi, Draco. Potrete stare insieme, adesso” gli aveva detto Daphne, prima di tornare a casa.
Draco vi era andato la notte stessa. Quella notte. La notte in cui, superato l’Incanto Fidelius, si nascose tra gli alberi del giardino del piccolo casale in pietra scusa ricoperto di edera. Aveva guardato in alto, al balconcino a semicerchio dalla cui porta finestra proveniva il chiarore di candele e un chiacchiericcio animato di voci femminili.
Draco non seppe perché restò lì invece di bussare e fare il suo ingresso, ma attese fin quando una giovane non si fu affacciata alla ringhiera del balconcino.
Asteria, il viso sereno, tra le braccia teneva la sua gatta Lady Carmilla e ridacchiava ancora per qualcosa che forse le aveva detto sua sorella o sua madre. Guardava le stelle di quel limpido cielo estivo. Non l’aveva mai vista carica di una tale pace.
Draco si era sentito spezzato. Era corso da lei perché quello che aveva vissuto lo aveva piegato e lei - e soltanto lei - sapeva come disinfettare le ferite sanguinanti della sua anima e della sua mente. Già solo la sua vista era stata come un balsamo fresco che gli aveva rinfrancato lo spirito.
Ma per stargli vicino Asteria avrebbe dovuto camminare insieme a lui, in mezzo ai demoni che lo angosciavano, tra le tenebre del suo cuore e i tormenti che lo avrebbero perseguitato fino a quando non sarebbe stato capace di perdonare se stesso.
L’aveva continuata a guardare, in silenzio. Draco era un uomo debole, ma non tanto da rovinare anche l’unica stella che brillava nel suo cielo buio.
Aveva dovuto ritrovare se stesso prima di ritrovare lei. E quello era l’unico segreto che si era concesso di tenersi per sé.
Draco socchiuse gli occhi, le loro labbra si divisero, lentamente, senza la fretta con cui invece si erano incontrate.
Le palpebre di Asteria erano ancora serrate. Draco non sapeva con quale logica un bacio avrebbe potuto spezzare un incantesimo di memoria, ma di certo non era mai stata la logica a condurre le loro vite e tant’è gli bastava per credere. E anche se quel bacio non gli avrebbe riportato indietro ciò che erano stati, gli avrebbe dato l’occasione - ben più tangibile - di poter essere ancora. E Draco non si azzardava a desiderare più di quello che ora stringeva tra le braccia.
«Draco...» mormorò Asteria, lacrime si intrappolarono tra le ciglia delle palpebre ancora chiuse.
Draco la guardava, il respiro pesante e il cuore gonfio.
«Draco...» boccheggiò ancora, in cerca d’aria, il volto sconvolto.
L’uomo la abbracciò, la strinse a sé e lei nascose il volto nell’incavo del suo collo. Sentì le lacrime di Asteria sulla pelle e la strinse, se possibile, ancora più forte.
«Sono qui», bofonchiò, «Non me ne vado. Sono qui. Non ti lascio, Asteria. Non ti lascio più».




   
 
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