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Autore: Xandalphon    01/11/2018    1 recensioni
Dopo molti tentennamenti, ho deciso di rieditare e revisionare 'A new Generation' e ripubblicarla da capo.
Per chi si approcciasse ora alla storia, si tratta di una 'what if?' che prende il largo dalla trama del manga dal capitolo 689.
In questa versione della storia, un Naruto ancor giovane si metterà nei panni del sensei per addestrare tre scanzonate ragazzine... Cambiando completamente il mondo ninja (Niente Boruto e Sarada. E più avanti si scoprirà anche perché)
Genere: Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la serie
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- Questa storia fa parte della serie 'A new generation'
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8)An Halloween's nightmare before battle


NewGen2

Nel frattempo, anche le tre adolescenti tornarono a casa propria e, come era prevedibile, sfogarono, ognuna a modo loro, le impressioni su quella intensa giornata.

“Ciao Hanabi! Come è andato il primo giorno con il tuo nuovo sensei?” fece allegra Hinata, appena vide la sorella rientrare.

“Buongiorno Hinata-nee. Nulla di particolare... Sono stata abbinata a due nullità. Ma, se devo essere onesta, credo che la cosa peggiore sia che Naruto-sensei è un autentico baka. Veramente, sorella, cosa ti ha fatto innamorare di lui? E poi, non credo sia tanto forte come dicono. Sarà merito della volpe, credo.”

Hinata sorrise dolcemente alla sorella: “Certo l'astuzia o l'intelligenza non si possono annoverare tra i suoi punti forti... Sì, è proprio un baka, dillo pure. Ma forse è proprio per questo che lo amo. Da' tutto sé stesso per le persone e le cose in cui crede senza mai tirarsi indietro. Ed è per questo che è diventato così forte, non certo per il biju che ha dentro di sé. Ma su questo, credo che potrai averne prova tu stessa molto presto.”

“Non è detto, Hinata-nee. Se falliamo la prova di domani, quello è capace di rispedirci davvero all'accademia. Anche se ovviamente non ho paura. Ce l'hai fatta tu, come è possibile che io non riesca? O sbaglio?”

Quell' “o sbaglio?” finale tradiva più agitazione di quanta ne volesse far trapelare. Soprattutto non davanti alla sua neesan! Suo malgrado, Hinata se ne accorse e si affrettò a rincuorarla: “Non ti preoccupare Hanacchan. Quello che ci fece Kurenai sensei fu più che altro un piccolo test. Shino, perspicace ed intelligente com'era, capì subito cosa voleva sentirsi dire la nostra maestra e passammo. Ovviamente, ogni sensei ha il suo modo per cercare di far arrivare gli allievi alla risposta, per cui non so cos'abbia in mente Naruto-kun, ehm... Sensei.”

“Mah. A noi ha detto di trovarci domattina alle sei e di non fare colazione. In più, mentre se ne andava, l'ho sentito mugugnare tra sé su un paio di campanelli che doveva procurarsi. Hai idea di cosa possa voler dire?”

Hinata rimase confusa per un attimo, poi realizzò: “Possibile che voglia... O dèi, la prova di Kakashi!” concluse la frase mettendosi una mano davanti alla bocca per la sorpresa.

Hanabi si accorse che qualcosa non quadrava con la reazione della sorella maggiore, per cui insistette per capire cosa l'aveva provocata: “Neesan, hai da dirmi qualcosa, per caso?”

“N-no sorellina, mi spiace, proprio non posso. L'unica cosa che ti chiedo è di stare attenta. Potrebbe rivelarsi leggermente più ardua di quanto non pensassi. Comunque sono sicura che tu non abbia nulla da temere.” Per rassicurarla le mise la mano sulla testa, nonostante le, non del tutto sincere, lamentele di Hanabi, che affermava di non sopportare le smancerie.

Hanabi non riusciva a comprenderlo. Lei era nata per essere una ninja del clan più rispettato di Konoha. Tante famiglie erano sorte e si erano rese protagoniste della vita del villaggio. Sorte e poi sprofondate nell'oblio, se non quasi del tutto estinte: gli Uchiha, i Senju, i Sarutobi, gli Shimura, i Katou, l'ordine del Giglio bianco... Non gli Hyuuga. Persino i Daruma, la casata dei loro più stretti alleati, era scomparsa. Loro no. Avevano imposto regole ferree e disciplina, con il risultato di essere, dopo molte generazioni, ancora tra le pietre angolari della Foglia.

Lei era una Hyuuga. Era una macchina per uccidere agli ordini dell'Hokage. Così doveva essere e così doveva bastare. E allora perché non poteva vivere senza Hinata e il suo affetto? Sua sorella maggiore, che da piccolina amava umiliare sul tatami di fronte a suo padre... E che ora era diventata un obiettivo lontano, forte com'era diventata in quegli anni. Da dove aveva tratto quell'energia per cambiare? Quell'energia di cui lei, ora come ora aveva bisogno come l'aria che respirava?

Non dagli Hyuuga. Hinata non era una di loro. Non lo era mai stata. Eppure, adesso, era divenuta più grande di tutti loro. Naruto era la chiave. Sarebbe cambiata anche lei, stando in sua presenza? Il pensiero la terrorizzava... E la affascinava al tempo stesso.


***

“Anko - Bachan! Sono tornata!”

“Ehi Harucchi, non mi dici niente? La tua zietta è curiosissimissima di sapere chi è il tuo nuovo senseiii!”

Haruna sbuffò. Quella mezza nuda, stravaccata sul divano, con una bottiglia di birra in mano e che parlava con la bocca piena di zuppa di fagioli rossi preriscaldata, e per giunta in quel modo così assurdo, sarebbe stata la letale “vipera mortale” Anko Mitarashi? Se l'avesse detto in giro non le avrebbero nemmeno creduto..

La guardò di traverso e le disse: “Primo: “Harucchi”?? da quando hai deciso di chiamarmi in questo modo imbarazzante? E, secondo: prima di far domande, ti prego, TI PREGO, finisci di mangiare. Hai sputato metà della tua zuppa sul tappeto! E alla fine, indovina un po' a chi tocca pulire? A ME!”

Anko sollevò verso di lei uno sguardo supplichevole che voleva dire “Scusa Harucchi, non lo faro più!” Ma l'effetto finale, con le guance piene della cena, e le macchie di sugo sul mento, la facevano assomigliare più che altro a Tonton, il maialino portafortuna dell'Hokage.

Il risultato è che Haruna, dopo averla fissata per un millisecondo scoppiò a ridere fino a piegarsi in due dal divertimento e cominciare a lacrimare. Ci vollero almeno cinque minuti per riprendere un contegno decente.

“Ok. Adesso che hai finito di ingozzarti, possiamo anche parlare. Cioè, mi hai detto che volevi sapere chi era il mio nuovo sensei? E' un certo Naruto Uzumaki, il nome ti dice niente?” fece, ammiccante, Haruna.

“Dannazione! Allieva di una celebrità! E dimmi, che impressione ti ha fatto?”

“Beh, Naruto sensei è...è...cioè è... Un po' un baka di proporzioni cosmiche. Ma siamo sicuri che quello lì abbia spaccato tutti nell'ultima guerra?”

La zia non poté evitare di ridere alle affermazioni della nipote e commentò:”Beh, sì, è proprio un baka, quel biondino. Ma è anche per quello che tutti gli vogliono bene. Alla fine, senza capire bene come e perché, inizi a fidarti ciecamente di lui. E poi ti accorgi che sarebbe pronto a buttarsi nel fuoco per te, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, anche se magari non ti conosce nemmeno così bene. E' un tipo fatto così.”

“Zia, ma sei innamorata di lui?”

“Cosa? No! Beh, adesso che non è più un ragazzino, e per giunta è un eroe, più o meno tutte le ragazze di Konoha, uno o due pensierini su di lui ce li hanno fatti. Però sarebbe un po' imbarazzante per una vecchiona come me provarci con lui, non ti pare? No, le mie erano solo parole di stima. Tanta tanta stima.”

“Stima? No, cioè, tu che l'hai visto combattere, è così forte? Ti ripeto che a me non sembra. Si è fatto riempire di botte dall'allieva dell'Hokage senza neanche alzare un dito per difendersi.”

“Bwahahah! Harucchi sei proprio un fenomeno! Quella scena... Credo che avrai la fortuna di vederla piuttosto spesso. Vedi, quei due sono stati compagni di team si da quando avevano la tua età. In una squadra si creano dei legami molto forti, che superano la tua immaginazione. E quello che hai visto, beh, è il modo solito in cui quella ragazza dai capelli rosa dimostra il suo affetto verso Naruto. E' un po' strano da capire, però è così! Comunque, tornando alla tua domanda di prima, il tuo bel sensei biondo è una vera forza della natura. Sappi che se lo volesse potrebbe distruggere Konoha in un secondo. E ce ne sarebbero ben pochi in grado di fermarlo, fidati. Risposta esauriente? Senti, mi è venuta un'idea: immagino che tu domani debba fare la prova sul campo, giusto? Svegliami, anche a calci se vuoi, così facciamo la colazione insieme, ti va?”

“Mmmh... Naruto sensei ci ha detto di saltarla, la colazione, che la vomiteremmo.”

Al che, ad Anko si accese un “campanello”, era proprio il caso di dirlo, di allarme: “Un momento... Questa frase l'ho già sentita... - improvvisamente, si batté la mano sulla fronte – LA PROVA DI KAKASHI!”

“Ehm, zia? Ci sei? Mi puoi spiegare che significa?”

Ma Anko era entrata in modalità furia: “Cosa pensa di fare quel baka! BAKA! Se boccia la mia nipotina giuro che lo distruggo! LO DISTRUGGOO!”

Ci volle del bello e del buono ad Haruna per calmarla, anche se poi sua zia non le volle rivelare cosa l'avesse fatta uscire tanto dai gangheri.

Quando finalmente giunse il momento di andare a letto, Haruna ripensò alle parole di sua zia. 'Fidarsi ciecamente'? 'In squadra si creano dei legami molto forti'? Scosse la testa. No, quelle parole non sarebbero valse per lei. Lei era una debole. No, anzi, una 'sfigata'. Aveva il terrore di apparire così perché sotto sotto sapeva di esserlo. Chissà quanto il supergenio della casata più figa di Konoha stava sbuffando, in quel preciso momento, per il fatto di avere Haruna Mitarashi in squadra. Una zavorra, ecco cosa stava pensando. Doveva dimostrare a tutti di non esserlo, altro che squadra. In accademia si sentiva soffocare... Chissà se con quello strano tipo che tutti dicevano essere un eroe, sarebbe stato diverso. Chissà se avrebbe cominciato ad essere un po' meno zavorra e sentirsi finalmente guardata con occhi diversi. Chissà se anche Hanabi Hyuuga si sarebbe ricordata, magari con timore, che anche lei esisteva, al mondo.

***

Ako tornò a casa con una certa calma. Non aveva voglia di affrontare il clima di esaltazione ingiustificato per il “suo-primo-giorno-da-genin-com'è-e-chi-è-il-tuo-sensei?” che sicuramente l'avrebbe attesa una volta varcata la soglia.

Dopo un po' di giri a zonzo per Konoha, pensò bene di fermarsi a casa di suo cugino per farsi una partita a biliardo. Non c'era niente di più rilassante. E poi, almeno, Genma non la trattava come una bambina.

Bussò alla porta.

“Parola d'ordine!”

Ako alzò gli occhi al cielo. “Baka di un cugino, fammi entrare, dannazione alla tua parola d'ordine!”

Genma aprì di un centimetro la porta per scrutare la nuova arrivata. Ako piegò la testa in direzione della fessura e disse: “Visto? Sono io. Adesso ti dispiace aprire quella porta?”

Appena dall'altra parte venne accennato un “Parola d'ord...”, Ako decise di piantare una pedata sulla faccia del cugino ed entrare a modo suo.

Vedendo Genma steso a terra contorcersi, un po' troppo teatralmente, dal dolore, con le mani in tasca, aggiunse, impassibile: “Muoviti baka. Ho voglia di giocare. A soldi naturalmente.”

“Certo che sei proprio crudele con il tuo cuginetto...” fece l'altro, mentre si rialzava.

“Vuoi un'altra pedata? Ah, ho intenzione di stare qui fino a tardi, così quando tornerò a casa i miei saranno già a letto. E non è una domanda, è un'affermazione.”

“Capito, capito... Piuttosto, come è andato il tuo primo giorno da genin? Vi hanno già affibiato un maestro? Chi è, eh, eh, chi è?”

“Guarda, oggi sono buona e ho deciso di ti farti un regalo, Genma. Un'altra pedata” E puntò il suo calcio dritto allo stomaco del ragazzo.

Il quale, però, questa volta non aveva voglia di subire il caratteraccio dell'altra. Velocissimo, afferrò il piede di Ako e la buttò a terra, poi disse: “Non sei per niente carina con il povero Genma, no, no. Sforzati di più la prossima volta...”

Impassibile, l'adolescente si rialzò in un attimo, poi sospirando fece, seria: “E' esattamente per sfuggire da questo tipo di terzo grado condito da risolini ebeti che non ho voglia di tornare a casa, dannazione. Dài baka, andiamo giù in taverna che ti spenno un altro po'...”

“Metà, no dico, metà dei soldi che guadagno dalle mie missioni vanno in mano tua. E ultimamente ti sei messa pure a fregare i miei amici. Ma cosa te ne fai? Vestiti? Scarpe?”

“Fuori strada, cugino. Un quarto, terme. Tre quarti, risparmi per i giorni di pioggia.”

“Ako, sei una spilorcia.”

“L'idiota sei tu, che insisti a farti fregare. Per l'ennesima volta, andiamo. Ho avuto una giornata pesante e domani lo sarà ancora di più. Mi hanno messo con le due peggio idiote uscite dall'accademia e il più idiota dei sensei possibili..Così ho risposto anche alla tua domanda di prima. Contento, adesso?”

Mentre scendevano le scale per quella che era una sorta di “bisca clandestina” installata nello scantinato della casa di Genma, quest'ultimo, era tutto pensieroso, cercando di immaginare a chi si potesse riferire la sua cuginetta. “Il più idiota dei sensei possibili, eh?” Ad un tratto, una folgorazione che lo fece esplodere in una risata: “Non dirmelo. Se identifichiamo il tipo che ti da' più fastidio...o Kiba Inuzuka o...Naruto Uzumaki. E' uno di questi due, Ako? “ Senza neanche voltarsi, l'altra rispose: “L'eroe di Konoha, maledetta me.”

Mentre giocavano e, puntualmente, Genma iniziava a perdere miseramente, salì tuttavia ad Ako un senso di inquietudine per il giorno successivo. Anche le sue due compagne di team si erano fatte l'idea di avere un maestro stupido. Ma stupide erano anche loro a pensare, come le aveva sentite dire, che Naruto sensei non fosse poi così temibile e che, tutto sommato, l'esame del giorno dopo sarebbe stato semplice. Aveva troppa esperienza di uno come Genma, che sotto quella maschera da baka celava una forza, un'astuzia ed un'abilità incredibili.

Improvvisamente fece al cugino: “Senti... Non è che mi alleni un po'? Mi sta salendo l'ansia per domani.” Lo disse così, semplicemente. Se non l'avesse detto, nessuno avrebbe potuto immaginare alcuna inquietudine in lei. Ma aveva una mostruosa capacità di celare le proprie emozioni, tanto che suo cugino la soprannominava “la faccia da poker definitiva”. Allo stesso tempo, però le sue capacità analitiche le dicevano che era stupido ignorare le sue sensazioni. Ignorarle significava che più passava il tempo, più sarebbero cresciute. Era più pratico eliminare il problema direttamente.

Genma rimase incredulo e a bocca aperta per alcuni secondi. Era talmente stupito da un'affermazione del genere che non ebbe neanche lo spunto per ribattere con una battuta, come era suo solito. Invece disse: “O-ok. Come vuoi. Ma come mai, all'improvviso...”

Come se stesse parlando della cosa più innocua del mondo, disse: “Supposizioni. Domani ho la prova pratica, come avrai capito. Noi siamo i primi allievi, o, per meglio dire “le cavie”, dannazione, di Naruto sensei. Il quale come maestro aveva Kakashi Hatake. All'accademia ho sentito diverse volte bisbigliare di una “prova di Kakashi” e di come fosse tristemente famosa in quanto praticamente impossibile da superare. Non avevo mai realizzato di cosa si trattasse fino ad oggi. E' presumibile pensare che quell'idiota abbia in mente di usare su di noi lo stesso tipo di prova. Da qui la mia inquietudine. Ti chiederei di parlarmene, ma sono sicuro che mi diresti che non puoi. Per cui ripeto la domanda, ad uso e consumo del baka che mi sta davanti che ha la bocca aperta da tempo sufficiente perché ci vadano a fare il nido le mosche: Mi alleni per un'oretta o due?”

“Ehi, ehi, troppe informazioni in un colpo solo, bella! Mi ci vuole un po' prima di metabolizzarle. Mmmh. Comunque sì, ho sentito di quel tipo di prova e no, non te ne parlerò. E sì, con la penuria di ninja che c'è dopo la guerra, Naruto è un dannato idiota a tentarla con voi. Ok. Ti allenerò per un po'... per quanto dubito che possa servire.”

Ako andò a dormire stanca, ma insoddisfatta. Nella sua vita non c'era bisogno di eroi. La sua vita in accademia girava splendidamente! Perché bisognava cambiare? Che bisogno c'era di diventare una ninja? Non sapeva neanche lei perché i suoi genitori, di solito così anticonformisti quando si trattava di sottostare alle regole dell'antico clan Shiranui, agopuntori da generazioni, l'avevano instradata verso un destino di guerriera. Cosa voleva dire combattere per il proprio villaggio? O per qualcun altro in generale? Nel mondo si combatte pur sempre per sé. Non c'era bisogno di condire un egoistico desiderio di prevalere sugli altri con inutili manfrine quali onore, servizio o peggio di tutte, fedeltà. Più di tutto non sopportava l'idea di avere Naruto come maestro. Non per quel che era, ma per quel che rappresentava: un'incarnazione di altruismo e abnegazione. Come diavolo facevano gli altri a fidarsi di lui? E, soprattutto, come si poteva desiderare di essere un eroe stimato da tutti? Ognuno basta a se stesso, questo era il suo motto. Si ripromise che niente di quel che sarebbe successo l'indomani le avrebbe fatto cambiare idea.

  
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