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Autore: Martocchia    01/11/2018    1 recensioni
Sequel di "Ojos de Cielo"
Sono passati pochi mesi dalla scomparsa di Clara, ma tutto sembra essere cambiato nel mondo di Luca: tutto è nero, niente ha più valore per lui, neanche ciò che lo legava così strettamente a "lei". Sì, perché quel nome è impronunciabile per chiunque.
Le persone intorno a lui stentano a riconoscere in quel ragazzo cupo, sarcastico e menefreghista, Luca. Ma delle promesse sono state fatte e delle persone faranno di tutto per mantenerle e per farle mantenere.
Riuscirà Luca a trovare la forza per andare avanti? Riuscirà a cantare. suonare, amare ancora, come lei gli ha chiesto? E se sì. come?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 – Last to know

Marco si rigira fra le mani il cellulare sbuffando sonoramente e continuando a girare lento sulla poltroncina a rotelle di Luca.
Questa mattina lo ha invitato a casa sua e lui ne è felice: è da diversi mesi che non permette a quasi nessuno di entrare in quella dependance. Il suo amico, però, sembra animato da un’agitazione interiore, simile a un violento tornado, e ciò lo preoccupa alquanto, dev’essere successo qualcosa…
Da più di un’ora ormai Luca gira per la stanza, tormentato da chissà quali pensieri, senza dire una sola parola. La tensione è percepibile nell’aria, tanto da costringere Marco ad aprire una finestra per cercare di alleviare il disagio di questa strana situazione.

- Non ci sono più… - mormora di punto in bianco Luca, suscitando lo stupore dell’amico, il quale ora lo fissa interrogativamente.

- Come, scusa? – chiede Marco confuso.
Il ragazzo scuote la testa, sedendosi sul divano e iniziando a massaggiarsi le tempie con espressione sofferente.
- Non stai bene? – chiede ancora l’amico con preoccupazione.

Per tutta risposta Luca ridacchia. È una risata che suona amara, anzi, quasi isterica.
- È buffo come questa domanda sia la frase che ho sentito più spesso in questo periodo, in tutte le sue varianti: “Come stai?”, “Stai bene?”, “Va tutto bene?”. È come una cantilena, dopo un po’ perde il suo significato, esattamente come la mia risposta. Non dò peso alla domanda, perché dovrei darlo alle mie parole? -.

- Ok. Non stai bene. – o almeno è in questo modo che Marco ha interpretato le sue frasi criptiche.

- Complimenti per le doti deduttive. – un angolo della bocca di Luca si alza in atteggiamento sarcastico.
L’amico sgrana gli occhi stupito alla sua improvvisa confessione. L’altro lo guarda storto:
- Chiudi la bocca che entrano le mosche. Cos’hai da guardarmi così? Sì, lo ammetto: non sto bene, non sto per niente bene! -.

- Beh, direi che questo è un passo avanti. -.

- Un passo avanti in cosa di preciso? Dirlo non mi fa assolutamente sentire meglio, anzi, per dirla tutta va anche peggio di prima. – controbatte Luca.

- Nell’elaborazione del lutto… - risponde Marco, cercando di farsi più piccolo possibile sotto lo sguardo rovente del suo migliore amico.
- Insomma, la prima fase di negazione e accettazione è stata decisamente lunga, ma… -.

- Chi ti ha detto che io l’abbia accettato? – lo interrompe bruscamente Luca – Come posso accettare una cosa del genere?! -.

- Hai altri piani brillanti in mente, per caso? Illuminami! – chiede Marco, incrociando le braccia ed appoggiandosi allo schienale della sedia, in attesa di una risposta, che però non arriva: l’altro ragazzo si limita a mordersi il labbro inferiore con frustrazione.
-  Hai intenzione di commiserarti per il resto della vita, rinunciando alla musica come una sorta di espiazione per non so quale colpa tu pensi di avere, trattando tutti come pezze da piedi, mentendo e distruggendoti lentamente? Perché è questo che stai facendo e se lei ti vedesse… -.

- Piantala di dirmi ciò che lei vorrebbe o non vorrebbe per me! Lei non c’è, lei è morta e non può più fare niente. Io posso fare ciò che voglio e lei non potrà dire una parola. E tu… tu mi parli di elaborazione del lutto?! Sembra che tu l’abbia superato tutto d’un colpo. E pensare che dicevi di amarla… - ribatte aspramente Luca.

Marco socchiude gli occhi e stringe i pugni nel tentativo di calmare la rabbia che lo sta invadendo, ma è troppa per contenerla.
“Questo è davvero troppo. Sono stato molto, molto paziente con lui e adesso osa dire certe cose… Mi hai dato tu il permesso di farlo, cercherò di non fargli troppo male, ma non ti assicuro nulla.”.
 Senza alcun preavviso il ragazzo si alza di scatto dalla sedia e, come una furia, afferra Luca per la maglietta e gli sferra un pugno dritto sullo zigomo destro, lasciandolo poi cadere sul tappeto, nello spazio fra divano e tavolino.
L’altro porta immediatamente una mano alla guancia dolorante e guarda stupefatto e anche un tantino impaurito gli occhi fiammeggianti di rabbia dell’amico, nei quali, per la prima volta da mesi, vede del profondo dolore, così simile al suo.
Marco si china ancora una volta su Luca, riafferrandolo per avvicinarlo a sé:
- Come ti permetti di fare la predica a me?! Come osi parlare dei miei sentimenti?! Io la amo abbastanza da non ignorare la promessa che le ho fatto! -.

- Di che promessa stai parlando? -.

- Di te sto parlando, tu sei la mia promessa. Mi ha affidato te, mi ha chiesto di mettere il mio dolore da parte per aiutarti a superare il tuo, per non lasciarti andare, per non lasciarti smettere di cantare. -.

- Perché per tutti voi è così importante che io canti e suoni? Non basta che non cerchi di buttarmi giù da un palazzo o di affogarmi nella vasca da bagno?! – chiede Luca esasperato.

- È esattamente la stessa cosa, lo sai. Voi siete sempre stati uguali: se non canti, ti lasci andare ad una lenta agonia, alla morte peggiore. Ma io non lo permetterò! -.

- Non è necessario che tu mantenga la promessa che lei ti ha costretto a fare… - mormora il ragazzo.

Gli occhi di Marco sono brace ardente, la sua stretta sulla sua maglia si fa ancora più forte.
- Luca, lasciatelo dire: fai pena. – sibila – Non riesci neanche a pronunciare il suo nome, non permetti che lo facciano gli altri. Ti fa così paura sentirlo? Pensi che non sentendolo tu possa dimenticarla, fare finta che non sia successo nulla, che non sia mai esistita? Sai cosa ti dico? Non me ne frega niente! Tu non ti meriti questo lusso, non ti meriti tutto l’amore che lei ha voluto donarti anche dopo la sua morte. Perché è così: Clara è morta, Clara è esistita, l’hai vista, toccata, ascoltata, l’hai amata ed è morta! E tu la ami ancora e proprio per questo non puoi fare a meno di cantare. Puoi far finta di odiarlo, di non volerlo fare, ma è solo una scusa per non ritrovarti davanti a lei e ai sentimenti che provi davvero. -.

Luca abbassa lo sguardo, sofferente, come se altri pugni lo avessero colpito.

- Non rimanere così, inerte, accidenti! – grida Marco, con gli occhi pieni di lacrime – Non posso permettere che tu la cancelli in questo modo. Lei non se lo merita! – e detto ciò trascina l’amico davanti al pianoforte, toglie il telo che lo ricopre e spinge Luca sullo sgabello posto davanti allo strumento.
- Canta, suona, vivi, per l’amor del cielo! Dai un qualche senso ai sacrifici che io ho dovuto fare per amore di Clara e per te! -.

- D’accordo!  Vuoi sentire quali sono i miei sentimenti adesso? ti accontento! – esclama l’altro con improvvisa ira, cominciando a premere sui tasti con foga, come se non avesse mai smesso, come se avesse suonato l’ultima nota un minuto prima.

“She just walked away.
Why didn't she tell me
And where do I go tonight
This isn't happening to me
This can't be happening to me
She didn't say a word
Just walked away

You were the first to say
That we were not ok
You were the first to lie
When we were not alright
This was my first love
She was the first to go
And when she left me for you
I was the last to know

Why didn't she tell me
Where to go tonight
She didn't say a word
She just walked away

You were the first to say
That we were not ok
You were the first to lie
When we were not alright
This was my first love
She was the first to go
And when she left me for you
I was the last to know

I'll be the first to say
That now I'm ok
And for the first time
I've opened up my eyes
This was my worst love
You'll be the first to go
And when she leaves you for dead
You'll be the last to know

I'll be the first to say
That now I'm ok
And for the first time
I've opened up my eyes
This was my worst love
You'll be the first to go
And when she leaves you for dead
You'll be the last to know.”


Le mani di Luca ricadono tremanti sulle sue gambe, una goccia di sudore scende lenta sulla tempia sinistra. I suoi occhi privi di espressione si rivolgono nuovamente verso Marco, poi, con un gesto secco, il telo ritorna a ricoprire il pianoforte.

- Non farmelo fare mai più. – è l’unico commento del ragazzo.

- Tu sei arrabbiato. – un lampo di comprensione attraversa lo sguardo di Marco.

- Con te? Certo che lo sono! -.

- No, non con me. Tu sei arrabbiato con Clara. -.

Luca lo guarda per un istante senza proferire parola, si passa una mano sul viso, sospirando.
- Hai ragione e questo mi fa sentire in colpa. Provare tutta questa rabbia per una persona morta, per la mia ragazza per giunta… Ma come posso non essere arrabbiato? Lei mi ha lasciato, mi ha tenuta nascosta la sua condizione, mi ha allontanato e ha sganciato la bomba quando ormai non c’era più nulla da fare. Come mi dovrei sentire io? -.

L’amico avvicina la poltroncina e si siede davanti a lui, chinandosi in avanti, in cerca dei suoi occhi.
- Luca, Clara l’ha fatto con buone intenzioni, lo sai. Non voleva costringerti a vederla soffrire, morire e non voleva restare chiusa in una stanza d’ospedale ad aspettare la fine.  – gli spiega con il tono più delicato possibile.

- So tutto questo, ma lei non mi ha dato alcuna possibilità di scelta, ha deciso lei per me… Io avrei solo voluto avere più tempo, starle accanto e sfruttare il poco tempo che ci rimaneva… - la voce di Luca trema tanto da far pensare a Marco che stia piangendo, ma i suoi occhi sono completamente asciutti. È la frustrazione a farla tremare.

Il suo migliore amico appoggia con prudenza una mano su un suo ginocchio:
- Clara pensava che tu non saresti riuscito a sopportarlo, aveva paura che il dolore sarebbe stato troppo. Ha pensato al tuo bene, ma è stata anche egoista… Se n’è resa conto troppo tardi. -.

- Tu quando lo hai scoperto? – gli chiede l’altro. Si è appena reso conto che non ne hanno mai parlato, ha sempre dato per scontato che anche Marco non sapesse nulla, ma da ciò che gli sta dicendo è evidente che sa molto più di lui.

- Ho costretto Clara a parlarmene il giorno dello spettacolo, dopo le prove. Avevo capito che c’era qualcosa sotto, ma non avrei mai potuto immaginare… – Marco scuote la testa, lasciando la frase in sospeso – Ti posso assicurare che stava soffrendo quanto te, se non di più. Fingeva che tutto andasse bene, esattamente come te adesso, e intanto negava le sue stesse condizioni, evitava di pensarci, considerando solamente il dolore delle persone intorno a lei. Se lo avesse capito prima… Se io mi fossi deciso a parlarle prima, forse le cose sarebbero state diverse, lei avrebbe capito di aver bisogno di te più di qualunque altra cosa o persona. – gli occhi gli si riempiono di lacrime e la voce di amarezza - Tu l’hai vista serena, Luca, anche negli ultimi istanti ha pensato a te, ma era terrorizzata dall’idea di lasciarti, per questo ha chiesto ad alcune persone di prendersi cura di te al suo posto. -.

- Lei mi ha solo strappato una promessa… - mormora l’altro ragazzo.

- Avresti potuto chiedere spiegazioni. A quel punto te le avrebbe date. -.

Luca scuote la testa, sorridendo amaramente.
- Come puoi dire ad una persona che sta morendo davanti ai tuoi occhi che sei arrabbiato con lei, che non sai come mantenere una promessa? -.

- Sì, che sai come fare. Il problema è un altro, Luca. – Marco lo guarda dritto negli occhi con uno sguardo che non ha bisogno di altre parole per spiegarsi.

Luca non commenta, si alza dallo sgabello e si dirige in cucina, verso il frigorifero, da cui tira fuori due panetti di ghiaccio. Li avvolge in due asciugamani, uno lo appoggia sul suo zigomo colpito, mentre l’altro lo porge a Marco, il quale lo fissa interrogativamente.

- Questo è per la tua mano. – spiega l’amico, accennando alle escoriazioni sulle nocche dell’altro ragazzo, il quale non vi aveva fatto assolutamente caso, ma ora, a contatto con il freddo, il dolore si fa sentire forte e chiaro. Una smorfia sofferente compare sul volto di Marco, molto simile a quella di Luca, deformata dal gonfiore della guancia.
I due rimangono in silenzio per qualche minuto, leccandosi le ferite di guerra e pensando alla conversazione appena avuta.
Luca riesce a comprendere meglio le decisioni di Clara, ma non trova ancora la forza per perdonarla e per perdonarsi.
Marco, invece, si chiede se non sia andato troppo oltre o se fosse proprio ciò di cui il suo migliore amico aveva bisogno.
È quest’ultimo a rompere il silenzio:
- Forse a questo punto dovresti concedere una chiacchierata più onesta anche ad un’altra persona. -.

- E tu come lo… - chiede l’altro stupito.

- Secondo te a chi altri avrebbe potuto far promettere Clara? – ribatte Marco sorridendo divertito – Vai da lui. Ti puoi fidare. Voleva un gran bene a Clara, la conosceva. Vi dovreste intendere bene voi due. -.
Luca annuisce, senza dire altro.

- Fase della rabbia. – continua l’amico, con cipiglio pensieroso – È un’altra delle fasi dell’elaborazione del lutto. È normale, non devi sentirti in colpa, ma non devi neanche rimanere legato a questi sentimenti. -.

- Se non la finisci di fare lo psicoterapeuta, ti restituisco il pugno di prima. – lo minaccia Luca, lasciando che un piccolo sorriso faccia capolino sulle sue labbra.

Angolo dell'Autrice
Eccomi con il nuovo capitolo. Questa volta Luca ha ricevuto una bella scossa ed è stato costretto per una volta ad essere onesto con i propri sentimenti. Adesso però dovrà confrontarsi con un'altra persona... Chissà se sarà in grado di aprirsi ancora di più o terrà per sé altri segreti.
Buona lettura!
Marta

   
 
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