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Autore: Soul_light04    02/11/2018    3 recensioni
La regione di Johto, dove vive la bella Lyra Soul, viene invasa dal Team Rocket, banda criminale che ha operato a Kanto tre anni prima, per poi essere sconfitta da una squadra di agenti segreti.
Gli abitanti di Goldenrod City sono costretti ad una nuova vita a fianco del Team Rocket, ma non tutti sono uguali, e Lyra lo impara grazie all'uomo stabilitosi a casa sua, il Generale Proton Sherwood.
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[NoPokémonAU] [Cannonshipping - Lyra/Cetra x Proton/Milas, sì, ho delle ship strane]
Ispirato dal romanzo "Suite Francese" di Irene Nemirovski, da cui è stato poi estratto l'omonimo film.
ATTENZIONE: questa storia è completa, sto solamente revisionando i capitoli; aggiornamenti costanti (si spera). Forse i personaggi sono un po' OOC.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Crystal, Gold, Lyra / Kotone, Milas
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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Capitolo 1

Qualche giorno dopo, gli abitanti di Goldenrod City erano riuniti nella Piazza Centrale, un grande spiazzo piastrellato in cemento, circondato da portici, negozi e caffè, al centro una statua di un grande martire della regione di Johto, al fine di attendere insieme l'arrivo del Team Rocket. Alcuni, in preda al panico, girovagavano mormorando parole sconnesse, altri erano in posizione eretta, chiacchierando tranquillamente con i vicini per celare la loro ansia, altri ancora cercavano di pulire al meglio la strada affinché piacesse al Team Rocket, chiedendo consiglio sull'abbigliamento ai loro conoscenti, già preparando battute e, magari, a far loro da guida turistica. Codesti individui non erano di certo nelle grazie di Lyra, che li ignorava bellamente.

Lyra si strinse nella giacca di jeans, rivolgendo un saluto frettoloso a Sapphire Birch, appena arrivata. Crystal era vicino a lei, come a voler infonderle forza.

"Ma quando arrivano?" Sbottò Crystal, battendo impaziente il piede sul terreno.

"Non ne ho idea. Io mi chiedo già quando se ne andranno" Rispose Lyra. Si guardò intorno per l'ennesima volta, in cerca di un segnale del loro arrivo, i codini castani mossi a ritmo della testa.

"Gold dopo verrà da te per conoscere questo Generale, d'accordo? Almeno sarà consapevole di doverti stare lontano" Disse Crystal.
Gold era rimasto alla fattoria a lavorare. Sono tempi duri, questi, diceva sempre. Era sempre stato il migliore amico di Lyra quando erano bambini. Crystal, al contrario, non sopportava le sue battutine e le sue dimenticanze. Di certo Lyra non aveva bisogno del suo aiuto per difendersi, tuttavia apprezzava il suo tentativo di rassicurarla e, quando glielo aveva proposto, non aveva saputo rifiutare. Era sempre stato protettivo nei confronti delle sorelle Soul.

"E' incredibile quanto lavori per renderti felice" Aggiunse Lyra.

"Già" Crystal le sorrise.

Ad interrompere il chiacchiericcio generale fu uno sparo in lontananza. Fu come se il mondo si fosse fermato, mentre udivano il ronzio dei motori avvicinarsi sempre di più. I rumori degli stivali delle reclute che sbattevano i piedi in una marcia regolare rimasero sempre impressi nella memoria di Lyra.

"Sono arrivati" Sussurrò Lyra. Si affacciò per veder avanzare dei carri armati, motorini e miriadi di file di reclute con la R rossa di "Rocket" marchiata sulla divisa nera, esattamente sul cuore. Non parevano nemmeno umani, per quanto fossero simili tra di loro: lo stesso taglio di capelli, la stessa divisa, lo stesso passo e lo stesso silenzio. Erano molto seri, nessuno di loro sorrideva e ciò rendeva l'atmosfera, già cupa di suo, ancora più minacciosa.

Un uomo dalla divisa immacolata e i capelli blu era comodamente seduto da un'auto, sfilando davanti a tutti, come a guidare il resto della banda. C'erano anche due carri armati, uno comandato da una donna dai capelli rossi e l'altro da un uomo da capelli e pizzetto viola. Lyra scorse un uomo sul motorino sfrecciare tra i due carri armati, per poi rallentare al raggiungimento dell'auto.

Il ragazzo con la divisa bianca scese dalla vettura e, dopo aver recuperato un altoparlante, cominciò il suo solenne discorso: "Sotto l'accordo firmato dal maresciallo di Johto, voi cittadini avete diritto al lavoro, alla famiglia e alla madrepatria. Noi del Team Rocket ci stabiliremo qui a tempo indeterminato, fino al ritorno del nostro grande capo, Giovanni. Dovete consegnare tutte le armi da fuoco in municipio domattina; chi non eseguirà gli ordini e le sanzioni imposte verrà fucilato su questa piazza. E' vietata la metropolitana, i passaggi sotterranei e la circolazione delle auto. Per chiunque offra aiuto ai Ribelli della Resistenza, sarà sanzionata la tortura e la pena di morte".

Il tono di voce dell'uomo era serio e imperioso, un grande oratore, senz'ombra di dubbio. Lyra impallidì.

Le reclute continuarono la loro marcia, mentre i Generali, fuorché quello che aveva parlato poco prima, presero altre direzioni.

"Lyra, ti accompagno" Gold le comparve all'improvviso davanti con una bicicletta, asciugandosi il sudore dalla fronte.

"Gold, come hai fatto ad arrivare così in fretta?" Gli domandò Lyra, incredula. Gold diede un bacio a Crystal, lasciandole la bicicletta in mano.

"Quando arriverà il Generale?" Chiese Gold, ignorando la sua domanda.

"Mi hanno detto verso sera" Disse Lyra, incamminandosi verso casa sua. Doveva finire di nascondere i suoi oggetti nello studio. Di certo non avrebbe accolto questo Generale come aveva richiesto il sindaco, cioè con una bella torta e un sorriso stampato in faccia, con tutta la gentilezza di questo mondo. Lyra lo odiava già, dato che per colpa sua e degli altri Rocket aveva dovuto sospendere i suoi studi all'università.

"Mi raccomando, cerca di non farti vedere da lui. Meno sa di te, meglio è" Si raccomandò Gold, aiutandola a portare i suoi quadri nell'armadio. Lyra era un'artista.

"Questo è davvero bello!" Disse indicandone uno dov'erano dipinte le ombre di un uomo e una donna, affacciati su un ponte, illuminati solo dalla luce soffusa di un lampione a gas, un bel cielo stellato si ergeva sulle loro teste.

"Grazie" Lyra gli sorrise.

Finirono in fretta di spostare i quadri, insieme ai suoi gioielli e ad alcuni contanti che Lyra aveva risparmiato con tanta cura e fatica. Avrebbe tanto voluto farsi un bel viaggetto a Kanto, quella primavera. Si diceva che, con la fioritura dei ciliegi, il Monte Luna era una delle meraviglie del mondo. Purtroppo, anche quel piano era saltato.

Ebbero appena il tempo di bere una tazza di tè che, al calar della sera, sentirono bussare. Gold le intimò con lo sguardo di rimanere dov'era, mentre si precipitava ad aprire.

Lyra avvertì dei passi pesanti farsi strada nell'ingresso e, sbirciando dalla serratura della porta della cucina, vide un uomo alto e tonico, con la divisa nera del Team Rocket. I capelli verdi erano apparentemente morbidi al tatto, un po' spettinati ai lati della testa, le spalle larghe e il petto, che si poteva scorgere attraverso la zip abbassata della divisa, sicuramente scolpito. Gli occhi smeraldini sembravano essere spaesati, un luccichio di curiosità li illuminava come la fiammella di un accendino.

Il Generale si guardò intorno nel grande atrio, appoggiando a terra la valigia marroncina.

"Buonasera, è questa l'abitazione della signorina Soul?" Chiese riportando lo sguardo su Gold.

"Sì. La signorina Soul è occupata al momento, così sono giunto io a consegnarvi il vostro mazzo di chiavi" Disse Gold in tono duro, allungando la mano per consegnargli la chiave della sua stanza, della porta d'ingresso e quella dello studio.

"Non sapevo la signorina Soul impegnata in una relazione, scusate il disturbo" Disse cordialmente il Generale. Riprese la valigia e il mazzo di chiavi, iniziando a spostarsi verso le scale.

"Non stiamo insieme" Rispose Gold. Si dovette trattenere dal minacciarlo di morte nel caso avesse anche torto un capello a Lyra.

"Capisco. Penso che mi ritirerò nella mia stanza, porti i miei omaggi e le mie scuse alla signorina Soul, nel caso la incontri" Il Generale salì le scale, lanciando un ultimo sguardo a Gold prima di sparire.
Gold fece segno a Lyra di uscire, salutandola sottovoce prima di tornare a casa sua.

"Ci vediamo domani" Sussurrò Gold, accarezzandole la testa prima di andare.

Lyra andò verso la sua stanza, adiacente a quella del Generale, in punta di piedi, tuttavia non accorgendosi che il ragazzo fosse davanti a lei.

"Salve" La salutò, cogliendola di sorpresa, "sono il Generale Proton Sherwood, è un piacere conoscervi".

Porse a Lyra una mano ma, vedendola allontanarsene come se fosse contaminata, la ritirò immediatamente.

"..."

"...Potrei avere la chiave del pianoforte, per favore?" Domandò.
Lyra si diresse verso la sua stanza, tornando poco dopo con un'altra chiave.

"Grazie" Lyra sembrò a disagio, così Proton decise di congedarsi.

Appena la porta della sua stanza fu chiusa alle sue spalle, Lyra tirò un sospiro di sollievo.
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Lyra non riuscì a dormire, ripensando ancora alla sua conversazione con quel Generale. Poi, chiamare conversazione quello che era accaduto tra di loro era una parola grossa. La verità era che non esisteva parola per definire ciò che era successo; un'altra verità importante, molto importante, era che Lyra non aveva provato solo disagio nei confronti dell'uomo dai capelli verdi, ma anche un filo di curiosità strana ed insaziabile. Certo, era sempre stata una persona curiosa, ma anche molto prudente.

Quella notte, Lyra Soul gettò la sua prudenza nel gabinetto e tirò lo sciacquone.

Aveva sentito una dolce melodia dal suo studio, che improvvisamente spezzava quel silenzio a cui Lyra era tanto abituata. Alzandosi in punta di piedi per andare a controllare, dalla fessura della porta aveva intravisto le dita affusolate del Generale dai capelli verdi danzare lungo il pianoforte, colpendone appena i tasti in avorio. Non aveva riconosciuto la melodia che stava generando, ma pensava che fosse bellissima: era incredibile come un uomo così malvagio all'apparenza potesse suonare una melodia così dolce e malinconica, ma anche misteriosa.

Gli occhi chiusi di Proton Sherwood nascondevano un'accesa passione per la musica, che Lyra aveva colto lo stesso.

Dopo un po', il Generale sospirò e rimise il coperchio sul pianoforte, alzandosi. Lyra corse in punta di piedi verso la sua stanza e si chiuse dentro, sentendo di nuovo i passi pesanti di Proton.

Lyra prese una matita e un foglio, incominciando a disegnare un uomo, suo padre, che insegnava ad una bambina come suonare il pianoforte. La ragazza sorrise vedendo il suo schizzo finito, uno di quei giorni lo avrebbe riprodotto su una tela. Quella musica l'aveva ispirata e, dopo mesi di un arido silenzio regnante nella sua casa, aveva finalmente ritrovato la pace. Tutto grazie ad un tratto di una melodia sconosciuta, suonata da un temuto uomo anonimo.
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La mattina dopo, Lyra ignorò i cordiali saluti di Proton e lasciò la casa il più velocemente possibile. Il ragazzo si era stabilito nello studio per lavorare, impedendole di dipingere, così decise di fare visita a Gold e Crystal.

"Allora?" Chiese Crystal, impaziente, appena aperta la porta. La sorpassò, ignorandola, e si accomodò su una poltrona in pelle nel loro piccolo salotto.

"Allora?" Ripeté mettendosi davanti a lei con le mani sui fianchi.
"Allora cosa?" Domandò Lyra. Sapeva di cosa stesse parlando la sorella, ma volle stuzzicarla un pochino.

"Cosa è successo ieri con quel Generale?!" Sbottò Crystal. Esasperata, si portò le mani nei capelli e si sedette sul divano.

"Non è successo niente, l'ho visto solo di sfuggita stamattina" Mentì Lyra. Non seppe dire esattamente il perché di quella bugia, ma sentiva di dover mantenere una specie di segreto con quel Generale.
Crystal sospirò di sollievo e le portò una tazza di tè.

"Gold sta lavorando?" Chiese Lyra guardando fuori dalla finestra, verso i campi coltivati di Gold.

"Sì. A proposito, stamattina si è alzato presto per preparare il pane, ne vuoi un pezzo?" Disse Crystal. Lyra annuì e aspettò che la ragazza gliene portasse un po', dopodiché lo mise nel cestino della bicicletta e baciò Crystal sulla guancia, augurandole buona giornata.
Lyra pedalò velocemente verso casa sua, sentendosi leggermente in colpa per aver mentito a Crys. Si erano sempre raccontate tutto e si erano sostenute a vicenda. Appena arrivata, si strinse i codini ed entrò nell'atrio, cercando, come il giorno prima, di fare meno rumore possibile. Non voleva certo attirare l'attenzione di quel Generale, non dopo quella sua imprudenza.

Camminò di nuovo in punta di piedi lungo il corridoio, fermandosi qualche secondo davanti alla porta di quello che un tempo era il suo studio. Sperava che non avrebbe trovato i quadri nell'armadio, avrebbe potuto venderli per guadagnarci un bel po' di soldi. Una volta un suo professore le aveva detto che chiunque venderebbe quei quadri o li farebbe almeno esporre in una mostra, ma a Lyra non interessava la fama né la ricchezza.

Giunta nella sua stanza, Lyra sospirò, già stanca di quella situazione.
Le sue amiche erano sempre occupate a lavorare per mantenersi: il Team Rocket aveva confiscato loro alcuni beni per consegnarli alle reclute oppure per mandarli a quello che loro chiamavano il 'Quartier Generale'. Da quello che aveva capito da Crystal, era un edificio nei sotterranei di un negozietto a Mahogany Town, e a quanto pareva era da là che il Team Rocket aveva incominciato ad invadere la regione. Certo, avrebbe sempre potuto contattare Platina Berlitz, la figlia del Visconte, ma avrebbe sicuramente rifiutato.

Lyra si sciolse i codini e prese una spazzola, passandosi lentamente le dita tra i capelli setosi e, successivamente, pettinandoli. Riprese i due laccetti e rilegò i capelli.

Non poteva nemmeno uscire di casa che sarebbe stata travolta dalle reclute Rocket, dai loro fischi provocatori che le facevano provare un senso di umiliazione e disgusto, dalle urla e dalle risate grottesche. Quella non era più la sua città, dove tutti erano gentili e allegri, che conosceva come le sue tasche e dove si sentiva al sicuro. Quelle persone di cui tanto si fidava sembravano essere mutate, obbedendo ciecamente agli ordini dei Rocket, e anche trattandoli come se fossero dei principi e non dei vili invasori. Avrebbe tanto voluto tornare all'università, rivedere i suoi amici e i suoi professori, ritornare a dipingere, a vivere.

Si sdraiò sul lentamente sul letto e chiuse gli occhi, cercando di immaginare una giornata come le altre: in casa sua c'era silenzio, si sarebbe sbrigata a prepararsi poiché era in ritardo, avrebbe corso verso la metropolitana e avrebbe raggiunto l'Università delle Belle Arti. Avrebbe assistito alla lezione del professor Oak, successivamente incontrando Sapphire e Ruby, uno stilista e una modella, nonché suoi migliori amici, si sarebbero aggiunti anche Diamond e Platina, e tutti insieme si sarebbero stabiliti nella locanda di Black e White per il pomeriggio, mangiando una fetta di torta e bevendo la tisana al gusto di rosa e lampone tanto amata da Lyra. La sera sarebbe rincasata, avrebbe consumato velocemente il suo pasto e sarebbe andata nello studio a disegnare o a dipingere. La domenica, che non aveva lezione, si sarebbe portata cavalletto, tela e tavolozza in giardino, e a volte ci rimaneva fino a sera tarda, talmente era ispirata. Quei tempi erano passati troppo in fretta, come se fosse stata costretta a crescere precocemente, a svegliarsi a metà sogno.

Non si accorse nemmeno di essersi addormentata, ma si svegliò non appena sentì il rumore dei passi pesanti del Generale. Aveva imparato subito a riconoscerli e, anche se non la poteva vedere, Lyra si immobilizzava e tratteneva il respiro ogni volta che li udiva. Il Generale sembrava star camminando avanti e indietro, sempre con lo stesso ritmo.

Lyra si inginocchiò davanti alla porta, cercando di vedere attraverso la serratura. Intravide il Generale con telefono accostato all'orecchio, le sopracciglia lievemente aggrottate.

"Guarda Petrel, non ne ho idea. E' tutto in mano ad Archer... No, non mi ha detto una parola... Sì, è una ragazza... Cosa? Non ho queste intenzioni! Non sono mica Archer, io..." Lyra si chiese se lui e l'altro suo amico stessero parlando di lei.

"Archer dice di non trovare nessuno di loro?... Qui non c'è nulla di sospetto... Una casa ai confini della città? Forse è dove abita il marito della sorella della ragazza... Non ne ho idea, comunque scriverò un rapporto" Adesso stavano parlando di Crystal e Gold? E chi cercavano, poi, quelli del Team Rocket?

"No, qui sto bene. E' una casa molto grande, forse troppo per una persona sola... tra l'altro, è così giovane... penso abbia pochi anni meno di me... c'è anche un pianoforte" Continuò.

Proton Sherwood concluse la telefonata con un saluto amichevole e si appoggiò alla ringhiera delle scale, sospirando. Non aveva idea di che piega avrebbe preso quell'invasione, né tanto meno che intenzioni avesse il suo capo, Archer.
Funesto angolino della funesta autrice: Hello people! Benvenuti nel primo capitolo! E' un po' breve, lo so. Comunque, qualcuno potrebbe gentilmente spiegarmi come aggiungere un'immagine nel testo? Come sempre, se mi segnalaste errori grammaticali/di battitura/qualsiasi altra cosa sarebbe molto utile. Vi ringrazio ancora per aver letto la mia storia e... okay, ho finito. Al prossimo capitolo, Soul.
   
 
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