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Autore: MorganaMF    02/11/2018    1 recensioni
«Quando Duncan è arrivato al nostro accampamento, non avrei mai potuto immaginare tutto ciò che ne sarebbe conseguito. Voleva reclutare un solo elfo Dalish, e invece se ne è ritrovati due: i gemelli Mahariel, fratello e sorella. Gli ultimi rimasti della nostra famiglia, dopo che nostro fratello Tamlen era sparito nelle rovine.
Il Quinto Flagello mi ha portato via quasi tutto: ho dovuto abbandonare il mio clan, ho perso la mia famiglia... ho perso perfino una parte della mia vita, strappatami via dall'Unione. Ma, per assurdo, questo Flagello mi ha portato alcune delle cose più belle: ho trovato l'amore, ho incontrato le persone più strane... ho stretto rapporti profondi con molti umani, cosa che un tempo non avrei mai creduto possibile. Una di loro, in particolare, mi resterà sempre nel cuore: sarebbe diventata parte della mia famiglia, se le cose fossero andate diversamente. La cara, indimenticabile Hawke. È stata con noi fino alla fine, ci ha aiutati a sconfiggere il Flagello e sarebbe dovuta diventare un Custode Grigio; ma alla fine è andata per la sua strada, come tutti gli altri.
Non dimenticherò mai questo Flagello: nel bene e nel male, ha cambiato per sempre la mia vita.»
[M. Mahariel]
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alistair Therin, Altri, Custode, Hawke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Bene, spero che abbiate un paio visto che siete state voi a cacciarci tutti in questa situazione» disse Melinor incrociando le braccia sul petto. Si trovava nella stanza assegnata a Leliana e Morrigan, nella tenuta reale di Orzammar. La strega delle Selve non sembrava affatto turbata da tutta quella faccenda, e se ne stava tranquillamente accoccolata su una delle poltrone.
«Io ho solo cercato di rimediare ai danni di Morrigan» si giustificò Leliana, scoccando uno sguardo torvo alla ragazza. «Ormai ci aveva incastrate con Bhelen accettando di andare alle Prove su suo invito. Tutti ci hanno visti, di sicuro Harrowmont lo verrà a sapere e non vorrà saperne di collaborare con noi. L’unica cosa che ci resta da fare è trovare le prove per incastrare il principe… è sicuramente colpevole di fratricidio. Ho visto la mia buona dose di nobili cospiratori in Orlais, e so riconoscerne uno quando lo vedo.»
«Non ci vuole un bardo orlesiano per capire che quel nano ha le mani sporche di sangue» la sminuì Morrigan.
«Bene, allora visto che sei tanto abile inizia oggi stesso a cercare materiale per dimostrare che è colpevole» ribatté la rossa con decisione, facendo quasi sobbalzare Melinor dalla sorpresa: non l’aveva mai vista tanto seria e determinata. «Il principe ci ha invitati a stare da lui per tenerci d’occhio, questo è poco ma sicuro. Melinor non può usare i suoi poteri di mutaforma per starsene a investigare in giro, è il capo dei Custodi Grigi e la sua assenza verrebbe notata… la tua invece no, quindi vedi di renderti utile. Trasformati in ragno o qualcos’altro e infilati in ogni angolo del palazzo. E cerca di non farti schiacciare» concluse con un sorrisetto di scherno.
«Ma come sei brava a delegare tutto il lavoro agli altri! E tu cosa farai, grandissima esperta di intrighi nobiliari?» ribeccò Morrigan inacidita.
«Di certo Bhelen non ha ucciso suo fratello con le sue mani. Deve aver delegato al Karta di Orzammar il lavoro sporco in modo tale che nessuno possa risalire a lui. Ma ci sono sempre delle prove scritte in questo tipo di “affari”… io e Zevran cercheremo di infiltrarci nella base del Karta e trovare qualche messaggio o contratto d’ingaggio. Noi sappiamo dove cercare.» Rivolse un’occhiata di sufficienza alla strega. «Ti sembra abbastanza o devo anche accollarmi il compito di cercare qui a palazzo?»
Per tutta risposta, Morrigan fece una smorfia seccata prima di sparire in una nuvola di fumo violaceo; videro un ragnetto zampettare fino alla porta e sparire al di sotto di essa.
«Leliana… va tutto bene?» le chiese Melinor una volta che Morrigan si fu dileguata.
«Non preoccuparti, sono solo un po’ preoccupata… ma io e Zevran ce la caveremo. Non sarà semplice infiltrarci, ma sono fiduciosa: troveremo le prove, vedrai.»
«Non mi riferivo alla missione, Leliana… mi preoccupo per te. So che avevi chiuso con questo genere di cose, e ora ti trovi invischiata in questo guazzabuglio…»
La ragazza la guardò con tanto d’occhi prima di rivolgerle un sorriso riconoscente. «Sei gentile a preoccuparti, ma non devi. Ho fatto di molto peggio, e solo per denaro… stavolta lo faccio per una causa in cui credo.»

 
Passò una settimana. Mentre i Custodi e il resto del gruppo apparivano in luoghi pubblici attirando su di loro l’attenzione, Morrigan, Leliana e Zevran si diedero da fare. Una notte si incontrarono tutti nella stanza di Melinor e Alistair per un rendiconto generale sulle indagini.
«Abbiamo passato l’intera settimana a cercare la base del Karta, trovarlo sembrava un’impresa impossibile!» disse Leliana agli altri. «Giù al distretto della polvere nessuno voleva parlarne. Appena ci sentivano fare domande sul Karta iniziavano a evitarci e a girarci alla larga. Poi è successa una cosa sorprendente: uno schieramento di soldati recanti il vessillo di Harrowmont ha fatto irruzione laggiù e ha sgominato l’intera organizzazione criminale!»
«Una mossa politica senza ombra di dubbio» aggiunse Zevran. «Da quel che siamo riusciti a scoprire, Harrowmont sorvegliava il Karta da un po’. Voleva annientarlo per farsi bello agli occhi dell’intera città, e a quanto pare ci è riuscito. Probabilmente sperava anche di trovare delle prove incriminanti contro Bhelen, proprio come noi.»
«Ma i soldati non sanno dove cercare certe cose» tornò a parlare Leliana, estraendo dalla sacca un paio di pergamene. «Jarvia, la nana a capo del Karta, aveva nascosto bene questi messaggi di Bhelen… ma non bene abbastanza per un’altra professionista.»
Alistair prese le pergamene e le srotolò per leggerne il contenuto.
«Per il Creatore… sono istruzioni su come uccidere il principe Trian» mormorò.
«E non è tutto» si fece avanti Morrigan. «Ho trovato alcuni diari in una cassapanca blindata, nella stanza del principe. Appartenevano a Trian, e il giorno stesso della sua morte ha scritto una testimonianza interessante… diceva di aver saputo da Bhelen che sua sorella Sereda voleva eliminarlo. La cosa buffa è che anche Sereda ha scritto la stessa cosa sul suo diario… Bhelen ha raccontato a entrambi la stessa storiella.»
«E dove sono i diari?» chiese Merevar.
«Li ho lasciati dov’erano, per il momento. Se Bhelen si accorgesse della loro assenza sarebbe un guaio. Li prenderò all’ultimo momento, quando ci serviranno.»
«Anch’io ho scoperto una cosa interessante» si fece avanti Wynne. «Il guaritore di corte mi ha avvicinata l’altro ieri, chiedendomi se potevo dare un’occhiata a una ragazza che vive qui a corte. A suo dire soffre di una malattia sconosciuta, ma… dai sintomi ho capito subito che è stata avvelenata. Si tratta di un veleno di Rivain, che causa un lungo e lento deperimento accompagnato da febbre altissima e allucinazioni… i nani non lo conoscono, quindi scambiano questi sintomi per una strana influenza.»
«Anche re Endrin è morto a causa di una malattia sconosciuta…» comprese al volo Melinor.
«E vi dirò di più» aggiunse ancora Wynne. «La ragazza avvelenata era un’inserviente. Non ho potuto interrogarla perché ormai ha perso il senno, ma ho notato che ha un dito annerito alla base, con la pelle in necrosi. La mia supposizione è che il veleno sia stato messo in un anello destinato al re: la ragazza è addetta alle consegne, e chiedendo un po’ in giro ho saputo che il re aveva ricevuto in dono un anello dalla principessa Sereda poco prima del suo esilio. Forse Bhelen l’ha avvelenato per far ricadere la colpa sulla sorella, e l’inserviente deve aver provato l’anello prima di consegnarlo.»
«Se è così anche il re avrà il dito annerito… sarebbe un’ottima prova. Speriamo solo che ci permettano di controllare la salma» considerò Merevar. Tutti annuirono all’unisono.
«Direi che abbiamo raccolto prove a sufficienza» decretò Melinor. «Non aspettiamo oltre. Morrigan, tu vai a prendere i diari; ci troviamo fuori dal palazzo.»
Morrigan sparì ancora una volta alla vista mentre il gruppo usciva di soppiatto dalla stanza: ma non fecero molta strada.
«Bene bene… stavate dando una festa privata senza il padrone di casa?»
Bhelen li osservava, in piedi nel bel mezzo del corridoio: accanto a lui solo il suo fedele secondo Vartag. I Custodi in testa al gruppo si fermarono bruscamente, colti alla sprovvista.
«Ah, che delusione… mi aspettavo di più da un ordine come quello dei Custodi Grigi. Approfittarsi di chi vi ha così gentilmente ospitati e pugnalarlo alle spalle non è per niente corretto…»
Lo sguardo di Melinor si fece duro. «Potete smetterla con le moine. Sappiamo che siete colpevole.»
«Poveri illusi… credevate davvero di potervi fare gli affari vostri sotto al mio naso senza che me ne accorgessi?» ridacchiò Bhelen. «Questo palazzo è pieno di guardie pronte ad accorrere al mio richiamo. Se uscirete da qui sarà soltanto dopo aver ucciso me e molti altri nobili cittadini di Orzammar… e questo è un crimine grave, sapete? Non verrete perdonati soltanto perché siete Custodi, la nostra legge è valida per tutti. Verrete arrestati e poi condannati all’esilio nelle Vie Profonde. Certo, potreste anche riuscire a trovare una delle tante uscite… ma voi siete poco più che reclute, l’ho capito subito. Siete tutt’altro che esperti e da quel che mi avete detto non siete mai stati nelle Vie Profonde… finireste per perdervi e morire laggiù, lasciando il Flagello libero di fare il suo corso. Non potete certo permetterlo, vi pare?»
Tutti si ritrovarono a tirare la mascella con rabbia: Bhelen aveva ragione.
«Lasciate che vi proponga un’alternativa» continuò il principe con la sua voce melliflua. «Voi mi darete quelle pergamene e terrete la bocca chiusa; in cambio, una volta salito al trono io vi aiuterò a combattere il Flagello. Così vinciamo tutti.»
Il gruppo si scambiò una serie di occhiate; Leliana e Melinor si guardarono l’un l’altra e capirono al volo che non c’era altra soluzione. Non dopo esser stati scoperti.
«D’accordo. Accettiamo» si rassegnò Melinor insieme al resto del gruppo.
«Molto bene. Ora se non vi dispiace, Custode» Bhelen si rivolse ad Alistair «venite avanti. Posate la spada a terra e consegnate le pergamene a Vartag.»
Alistair fece come gli era stato detto; dopo che si fu allontanato, Bhelen andò da Vartag e si appropriò di pergamene e spada.
«Vi ringrazio della collaborazione, Custodi. Ora ci resta un’ultima cosa da fare» disse, voltandosi verso il suo secondo. «Sei stato un ottimo servitore, Vartag.»
Senza che il nano avesse il tempo di capire ciò che stava succedendo, Bhelen lo trafisse con la spada di Alistair; poi si ferì a un braccio. «Guardie!» gridò.
«Che avete fatto?» esclamò Melinor.
«Che avete fatto voi… avete appena ucciso un nobile di Orzammar e attentato alla vita di un Aeducan» sputò il suo veleno Bhelen, l’espressione diabolica che gli deturpava il viso. «Non avreste dovuto mettervi contro di me.»
Uno stuolo di soldati si precipitò nel corridoio: la pozza di sangue sotto al corpo di Vartag si stava allargando sotto agli occhi sgomenti dei nani. Il gruppo stava per mettere mano alle armi, ma un oggetto metallico piombò fra loro esplodendo. Persero i sensi e caddero a terra inermi.
 

«Maledetti durgen’len!» maledisse i nani Melinor due giorni più tardi. Dopo essersi risvegliati tutti nelle prigioni di Orzammar l’elfa aveva provato più volte a forzare la serratura con svariati incantesimi, ma era stata sigillata con una runa antimagia. In un'altra situazione Melinor avrebbe ammirato un simile manufatto: del resto i nani erano tra i migliori produttori di rune e sigilli magici. Ma in quel momento provava solo frustrazione e impotenza.
«Lascia perdere, lethallan» disse Merevar dalla cella di fronte, un’arrendevolezza insolita nella sua voce d’elfo ribelle. «Dobbiamo rassegnarci, ci sbatteranno nelle Vie Profonde. Sarà meglio iniziare subito a cercare un modo per uscirne.» Guardò Alistair, seduto con le spalle al muro proprio davanti a lui. «Tu non sai proprio niente di quei cunicoli?»
«Purtroppo no. Nei miei primi sei mesi da recluta Duncan era già impegnato nell’osservazione dei primi prole oscura emersi in superficie. Non c’è mai stato tempo per una missione laggiù.»
Proprio in quel momento un tintinnio di monete riecheggiò lungo il corridoio dell’angusta prigione: la porta delle segrete cigolò e un suono di passi ruppe il silenzio.
«Qualcuno deve aver pagato la guardia per entrare» bisbigliò Leliana dalla cella accanto a quella di Melinor.
Un nano di mezza età si palesò davanti a tutti loro: li squadrò uno per uno con i suoi attenti occhi scuri.
«Sembra che Bhelen vi abbia incastrati in modo magistrale. Se solo fosse d’animo buono e usasse la sua astuzia a fin di bene…» scosse il capo con mestizia. «Sono Dulin Forender, consigliere e braccio destro di lord Pyral Harrowmont, legittimo erede al trono nominato dal re. Ma questo lo sapete già.»
«A cosa dobbiamo la vostra gentile visita?» parlò Melinor con un velato sarcasmo che non le apparteneva. Iniziava a essere stanca di tutte quelle difficoltà, ed era satura di tutti quei nani e dei loro intrighi. Sembrava che il Flagello non fosse abbastanza di per sé: avevano patito le pene dell’inferno per arrivare fin lì, e solo per finire sbattuti in cella. Persino lei stava iniziando a perdere la pazienza.
«I vostri amici si sono presentati da lord Harrowmont in cerca d’aiuto. Ci hanno raccontato di come siete stati ingannati da Bhelen dopo aver trovato le prove della sua colpevolezza.»
«I nostri amici?» chiese Alistair perplesso.
«Sì, la strega inquietante a cui stanno dando la caccia e Oghren.»
«L’ubriacone del Tapster?» esclamò Merevar.
«Proprio quello» non riuscì a trattenere una risatina Dulin. «Dopo l’annuncio della vostra condanna all’esilio nelle Vie Profonde, la strega è andata da lui. A quanto pare si è resa conto che, con lo stato di allerta delle guardie, sarebbe stato impossibile riuscire a far scappare da Orzammar un gruppo numeroso come il vostro. Così si è ricordata della proposta che Oghren vi aveva fatto quando vi siete incontrati, ed è andata da lui.»
«Intendete la proposta di partire per una spedizione alla ricerca del Campione Branka?» sgranò gli occhi Melinor.
«So che può sembrarvi una follia, ma è davvero l’unica scelta che avete al momento. Verrete comunque portati nelle Vie Profonde, tanto vale cogliere l’occasione e fare un tentativo. Oghren ha le mappe lasciate indietro da Branka, sa dove dirigersi per trovarla… ma non ha le risorse per procurare tutto il necessario per un’impresa simile, quindi è venuto da me e abbiamo stretto un patto.»
«Fatemi indovinare: Harrowmont finanzierà la spedizione e noi facciamo in modo che diventi re» indovinò Melinor con fare seccato.
«Mi sembra un equo scambio. Senza contare che, una volta incoronato re, lord Harrowmont vi garantirà l’appoggio dell’esercito di Orzammar contro il Flagello.»
«Siete consapevole del fatto che, con delle mappe, potremmo anche decidere di scappare dalle Vie Profonde e tornare in superficie?» gli fece notare Merevar.
«Certo, ma restereste senza il nostro esercito. E non sono certo che possiate permettervelo, con un Flagello alle porte.»
«Ha ragione» disse Alistair a Merevar. «La guerra civile scatenata da Loghain sta mietendo vittime, i maghi sopravvissuti al disastro del Circolo sono pochi… e non sappiamo quanti clan dalish verranno in nostro soccorso. Non possiamo permetterci di perdere anche l’esercito di Orzammar.»
Seguì una pausa in cui tutti presero consapevolezza di quanto Alistair avesse ragione.
«Cosa dobbiamo fare?» ruppe allora il ghiaccio Melinor.
«Tra pochi giorni verrete scortati nelle Vie Profonde, e dato che siete Custodi Grigi vi verrà concesso il lusso di portare con voi le vostre armi e armature. Vi lasceranno oltre i cancelli con i vostri averi, e voi non dovrete far altro che camminare. Oghren e la vostra amica vi attenderanno lì con le scorte e tutto ciò che potrà servirvi. Una volta trovata Branka, dovrete convincerla a tornare a Orzammar e a votare Harrowmont come re. Se tornerete accompagnati da un Campione come lei, le guardie saranno costrette a lasciarvi passare: il volere dei Campioni è tenuto in gran conto.»
«E se Branka non volesse farlo?»
«Oghren è suo marito, sa come farla ragionare.»
Melinor sostenne lo sguardo di Dulin per parecchi secondi prima di rispondere. «Lo spero davvero.»

 
Tre giorni più tardi un corteo sfilava per le vie di Orzammar: i nani osservavano ai lati della strada con le espressioni più disparate. Alcune erano di disprezzo, ma la maggior parte erano incredule e dubbiose: pochi nani riuscivano davvero a credere alla storia raccontata loro dalle autorità. I Custodi e i loro compagni camminavano tranquillamente davanti a loro, per nulla turbati dalle catene che li tenevano legati.
Arrivarono fino all’ingresso delle Vie Profonde, sigillato da una massiccia porta di metallo: vennero scortati oltre e liberati dalle loro catene mentre tre nani lasciavano lontano da loro dei sacchi.
«Qui c’è la vostra roba» disse loro uno dei soldati. «E ritenetevi fortunati, di solito gli esiliati vengono lasciati qui coperti solo di stracci.»
Li abbandonarono al loro destino e tornarono al sicuro oltre il cancello; il gruppo rimase a guardare le porte mentre si chiudevano, il buio attorno a loro che si faceva sempre più denso e fitto. Un tonfo finale seguito dal suono di un’infinita e complessa serie d’ingranaggi annunciò loro che era fatta: erano prigionieri nelle Vie Profonde. Melinor, Hawke e Wynne evocarono dei piccoli fuochi fatui per illuminare l’ambiente mentre tutti si riappropriavano di armi e corazze; quando furono tutti pronti partirono lungo il grande tunnel che s’inabissava nell’oscurità.
Camminarono per una ventina di minuti prima di scorgere un focolare in lontananza.
«Bentrovati» li accolse una voce familiare. Morrigan si alzò in piedi e andò loro incontro. «Finalmente, non ne potevo più di questo nano alcolizzato!»
«Ha parlato la bisbetica difficile» replicò un’altra voce familiare, roca e profonda. Oghren li salutò con un cenno della sua inseparabile fiaschetta. «Chi non muore si rivede, eh? Alla fine siete finiti a fare quello che volevo io» esclamò facendosi una grassa risata. Merevar si ritrovò a trovare il nano in un certo qual modo pittoresco, ma Melinor non sembrava dell’umore adatto per quelle battute.
«Non perdiamo tempo. Ne ho già le tasche piene di questo posto. Cosa dobbiamo fare?»
«Wow, quanta fretta» si stupì Oghren. «Dritta al punto, eh? Mi piaci, donna!»
«Sono un’elfa, non una donna. E ora rispondi alla domanda.»
«E va bene, d’accordo» brontolò il nano. «Le mappe di Branka indicano come destinazione il thaig Ortan. Si trova sotto al thaig Aeducan, il primo che incontreremo scendendo, e al Monumento a Caridin, un altro piccolo thaig. Per fortuna Branka aveva scoperto delle vie nascoste per passare accanto a questi thaig senza doverli attraversare… sapete, solitamente sono infestati dalla prole oscura.»
«Solitamente?» chiese delucidazioni Alistair.
«Sembra che la prole oscura non sia molto presente qui attorno» spiegò Morrigan. «Siamo qui da due giorni e non siamo mai stati attaccati.»
«E questo è davvero insolito, fidatevi. Di solito si sentono quei mostri picchiare oltre le porte di Orzammar regolarmente» aggiunse Oghren. «Probabilmente ora sono troppo impegnati a uscire in superficie.»
Quel pensiero mise ancora più fuoco sotto ai piedi di Melinor.
«Bene, faremmo meglio ad approfittarne. Fai strada, Oghren.»

 
Marciarono per sei giorni attraverso tunnel di seconda mano, per lo più indisturbati. Si scontrarono con qualche gruppo sparso di prole oscura e con innumerevoli creature che nessuno di loro aveva mai visto prima d’allora: i cacciatori oscuri. Una sorta di rettili a quattro zampe molto voraci, organizzati in branchi di numerosi esemplari; ma con quattro maghe e i loro attacchi su larga scala fu semplice sbarazzarsene.
Raggiunsero infine il thaig Orthan, nelle profondità della terra: una vecchia città molto simile a Orzammar ormai in disgrazia. Gli edifici erano distrutti, collassati su loro stessi e infestati da ragni giganti e strani spiriti irrequieti: le maghe dovettero dar sfoggio di tutte le loro conoscenze arcane per sbarazzarsi di loro.
«Questi spiriti sono strani… sono diversi» considerò Hawke dopo averne eliminati una considerevole quantità.
«Hai ragione, Hawke. Sembrano più delle memorie, dei ricordi di questo luogo…» disse Wynne guardandosi attorno con grande attenzione.
«È la cosiddetta “memoria della Pietra”» spiegò allora Oghren. «Sapete che per noi nani la Pietra è sacra, no? Si dice che i primi di noi siano nati dalla Pietra stessa. Per questo la consideriamo viva, come una madre ancestrale… e si crede che la Pietra abbia dei ricordi suoi, che rende manifesti attraverso questi spiriti. Un posto come questo, con tutto quello che ha visto in passato, non può che essere pieno zeppo di ricordi sanguinosi.»
«E tu credi a cose del genere? Pensavo che il tuo unico Dio fosse il vino» esclamò incredulo Merevar, dando voce ai pensieri di tutti. Da quel poco che avevano visto Oghren sembrava un perditempo senza alcun riferimento nella vita, e sembrava improbabile che potesse prestare attenzione a cose di un tale spessore.
«Ancora con i pregiudizi, elfo?» si scocciò l’altro. «Sono pur sempre un nano, sento anch’io il richiamo della Pietra come tutti gli altri! Proprio come fate voialtri gambe lunghe con il vostro Creatore o che so io… ehi!» s’interruppe puntando il dito in un angolo buio. Tutti si voltarono giusto in tempo per vedere una sagoma scura sgattaiolare in un buco nella parete. «Era un nano quello!» esclamò Oghren lanciandosi all’inseguimento.
«Fermati, potrebbe essere pericoloso! Potrebbe essere un genlock!» gli corse dietro Merevar, seguito a ruota dagli altri.
«Noi nani ci vediamo benissimo al buio, e quello era un nano! Potrebbe essere una vedetta della spedizione di Branka!»
Tutti seguirono Oghren mentre correva dietro alla figura misteriosa: uno dopo l’altro s’infilarono nello stesso buco per ritrovarsi in un’ampia caverna. Sembrava che un piccolo accampamento fosse stato allestito lì tempo addietro.
«Questo accampamento… è stato allestito da Branka, riconosco i segni del suo passaggio» esclamò Oghren. Alzò lo sguardo sulla figura tremante in piedi accanto al focolare acceso: un nano abbastanza giovane, sulla trentina, brandiva un piccone verso di loro.
«Lontani! State lontani! Questo posto è mio! È di Ruck!»
«Oh, cielo… quel nano ha contratto la corruzione» mormorò Alistair dopo aver notato l’incarnato grigiastro del nano, le sue iridi velate di bianco e le macchie scure di tessuti marcescenti che aveva sparse qui e là sulle parti visibili del corpo.
«Oghren, lo riconosci?» chiese Melinor.
«No, non faceva parte della spedizione di Branka… questo mangiacarcasse dev’essere qua sotto da chissà quanto tempo.»
«Cosa intendi con mangiacarcasse?» chiese Hawke con una punta di disgusto.
«C’è un solo modo per sopravvivere quaggiù: mangiare quello che si trova, e tutto ciò che vive qui è corrotto. Prole oscura, ragni, cacciatori oscuri… i nani sono più resistenti alla corruzione rispetto alla gente di superficie. Possono sopravvivere anni prima di perdere del tutto il senno e diventare dei ghoul.»
«Andate via! Lontani da Ruck!» gridò ancora il nano agitandosi come un forsennato. «Voi siete oscuri, come loro! Li attirerete qui! Andate via!» minacciò i Custodi guardandoli uno per uno.
«Probabilmente avverte la nostra corruzione, proprio come i prole oscura» bisbigliò Alistair agli altri prima di rivolgersi a Ruck. «Non devi aver paura di noi, siamo Custodi Grigi. Non ti accadrà niente finché ci siamo noi qui.»
«Custodi Grigi?»
Una voce femminile riecheggiò nella grotta, rendendo impossibile identificarne la provenienza finché una figura non fece capolino da dietro un mucchio di rocce.
«Per la barba degli antenati… principessa Sereda! Siete davvero voi?»
La giovane nana si fece avanti senza paura: anche lei portava i segni della corruzione. Rivolse a Oghren un sorriso sarcastico. «In persona. Non sono più tanto carina ora, vero?»
«Voi siete la sorella di Bhelen… siete sopravvissuta tutti questi mesi» disse Melinor con sincera ammirazione. Ma la nana assunse un’espressione ostile e sputò a terra.
«Quella feccia di Bhelen non è mio fratello. Non più» ringhiò con astio. «Ha disonorato il nome degli Aeducan, ha tradito la sua famiglia… ma a voi avranno raccontato una storia molto diversa, suppongo. Penserete che sia io ad aver disonorato la mia famiglia.»
«A dire la verità siamo stati esiliati quaggiù proprio perché abbiamo tentato di dimostrare a tutti che Bhelen è colpevole» quasi ridacchiò Merevar. «Ci ha scoperti e ha fatto in modo di farci arrestare. Come vedete abbiamo qualcosa in comune.»
Sereda li squadrò con incredulità. «Stavate indagando su Bhelen? Da quando i Custodi Grigi s’interessano degli intrighi nobiliari?»
«C’è un Flagello in superficie» s’intromise Melinor. «Siamo venuti a richiedere l’aiuto di Orzammar, ma senza un re…»
«Cosa? Come sarebbe “senza un re?”» li interruppe Sereda. «Che ne è di mio padre?»
Il gruppo iniziò a lanciarsi occhiate imbarazzate nel realizzare che la ragazza non poteva sapere nulla di ciò che era accaduto dopo la sua dipartita. Le raccontarono ogni cosa: la sua mascella squadrata si tirò, e tirò, e tirò ancora di più. Alla fine del racconto cacciò un urlo rabbioso e mollò un pugno alla parete più vicina senza battere ciglio.
«Maledetto Bhelen! Se solo potessi mettere le mani attorno a quel suo piccolo, sudicio collo! Invece sono intrappolata qui!» D’un tratto prese a ridere, sembrando folle: una risata isterica, esasperata, rassegnata. «È così assurdo! Sono intrappolata qui con l’unico che potrebbe scagionarmi» rideva a crepapelle. Si ricompose per spiegarsi meglio, dopo aver visto come i Custodi la guardavano. «Ruck ha visto tutto. Non so se lo sapete, ma per festeggiare la mia promozione a comandante dell’esercito era stata organizzata una spedizione nel thaig Aeducan. Dovevo dimostrare il mio valore recuperando una reliquia perduta della mia famiglia, e anche Trian era parte della spedizione. Ma Bhelen ha fatto in modo di separarci, lo ha fatto uccidere dai sicari nel Karta e ha fatto sì che i miei accompagnatori mi portassero lì proprio al momento giusto. Mentre ero china sul cadavere di Trian sono arrivati tutti gli altri membri della spedizione, e i nani che mi accompagnavano hanno accusato me dell’omicidio… naturalmente erano al soldo di Bhelen, e tutti hanno creduto a ciò che sembrava così ovvio. Ruck si era nascosto tra le rovine e ha visto cos’è successo. Se solo potessi tornare a Orzammar e farlo parlare potrebbe scagionarmi.»
«E chi mai crederebbe a un nano ormai folle come lui?» commentò con supponenza Morrigan.
«Voi non avete idea di quanto siano corruttibili i nani di Orzammar» ridacchiò Sereda. «Chiunque può essere comprato, per il giusto prezzo. Ma uno come Ruck? A lui non interessano i soldi, è come un bambino. La sua mente non riesce più a concepire il concetto di bugia. Per questo gli crederebbero a occhi chiusi.»
«Beh, principessa… allora siete a cavallo» esclamò Oghren con inappropriata allegria. «Noi siamo qui per trovare Branka e riportarla a Orzammar, quindi potreste venire con noi e portare lo squinternato per farlo testimoniare.»
«Devo ammettere che quando ero a Orzammar ti credevo un pazzo senza speranza, Oghren» si fece seria la principessa. «Continuavi a farneticare che Branka era ancora viva, e tutti ti credevano solo un miserabile alcolizzato… ma dopo essere stata qui tutti questi mesi credo che possa essere ancora viva.»
«Avete trovato qualche traccia?» gli occhi di Melinor s’illuminarono.
«Sì, ma non ho potuto andare oltre a questo thaig. Le tracce si spingono fino al tunnel che lo collega alle Trincee dei Morti, e l’androne che precede i cancelli è infestato dai ragni… credo ci sia anche qualche prole oscura a sorvegliare l’ingresso.»
«Quella pazza di Branka… si è davvero spinta fino alle Trincee dei Morti» scosse il capo Oghren.
«Non è un nome molto rassicurante…» si preoccupò Hawke.
«Infatti si chiamano così per una buona ragione. Quel thaig fu costruito per essere una gigantesca, impenetrabile fortezza che un tempo si chiamava Bownammar. Era la sede della Legione dei Morti, un corpo armato distaccato dall’esercito che risponde direttamente alla monarchia. Dopo molte guerre contro la prole oscura, l’abbiamo persa definitivamente… da allora quel thaig è conosciuto come Trincee dei Morti, ed è l’ultima linea difensiva dei nani. Nessuno ha mai fatto ritorno dopo essersi avventurato laggiù, ma Branka era sicura di poterci riuscire.»
«Fantastico» rise nervosamente Alistair. «Quindi noi dovremmo spingerci fin là e sperare di sopravvivere?»
«Non abbiamo scelta, Alistair» sospirò Melinor portandosi le mani al viso. Le cose andavano di male in peggio.
«Io verrò con voi.»
Tutti si voltarono verso Sereda: se ne stava in piedi con uno sguardo che non ammetteva proteste. «Quando trroverete Branka voglio esserci, e voglio assicurarmi che la convinciate a votare contro Bhelen.»
«Siete sicura? Volete davvero avventurarvi laggiù nel vostro stato?» chiese Melinor, preoccupata dallo stato di salute della nana: era pur sempre indebolita dalla corruzione. Ma la risata di Oghren al suo fianco la fece voltare di scatto.
«Ah, voi non avete mai visto quella donna brandire uno spadone! Credetemi, il suo aiuto sarà fondamentale.»
Melinor tornò a guardare Sereda, che si stava mettendo in spalla una grossa ascia senza la minima difficoltà. La nana la guardò con aria tutt’altro che modesta.
«Date retta a Oghren, Custodi. Per una volta nella sua vita ha detto una cosa giusta: portando me non avrete due mani in più. Ne avrete sei.»





NOTE AUTRICE
 
Ed eccoci di già nelle Vie Profonde! Sì, mi sono decisamente staccata dallo svolgimento canon degli eventi: un po’ per non tirarla troppo per le lunghe, un po’ per aggiungere un po’ di pepe alla storia e renderla diversa dalla solita storyline di Orzammar.
E non potevo non introdurre una delle possibili Custodi che, a sorpresa, mi ha appassionato più di tutte: Sereda. Ho rigiocato Origins di recente come nana (cosa che non avevo mai fatto) e mi sono affezionata a Sereda al punto da volerle fare un cameo qui, proprio come è stato per Solona Amell. C’è un terzo cameo in programma (la mia seconda Custode preferita dopo la dalish) più avanti… ma per ora concentriamoci su Sereda. Vedrete che non vi deluderà. 😉
Alla prossima!
   
 
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