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Autore: daphtrvnks_    03/11/2018    2 recensioni
La mia pelle una volta pallida, un vanto per chi viveva nel lusso, ora è scura.
L'americana continua a guardarmi, abbiamo legato in queste ultime settimane, sa che io, una stupida cinese, non posso fare molto.
Riproverò questa notte. 
Sopravviverà, ne usciremo insieme.''
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Chichi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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' 18 Agosto 1942

Sono stati giorni difficili, nuovo soldati e disgrazie.

La tedesca, che per noi è stata come una madre e confidente, ci ha lasciato ieri sera. La febbre era alta, le coperte sembravano non bastare mai e senza medicinali abbiamo provato a fare il possibile, inutilmente.

Prima che chiudesse gli occhi per abbandonarsi ad un sonno profondo mi ha chiesto di mantenere una promessa: portare a suo marito un ciondolo in oro e una lettera. Li tengo nascosti nella sottoveste del vestito, so per certo che se qualcuno dei giapponesi li vedesse mi verrebbero immediatamente rubati.

C'è una novità: Bulma può tornare a camminare, per ora fa solo qualche passo, le sue ginocchia non hanno ancora la forza necessaria per reggerla a lungo ma la sua determinazione può superare anche questo ostacolo.

Altro però mi tormenta, non è la nostalgia del mio paese ma la mancanza di una persona, di un viso che avevo imparato a conoscere: Goku.  

Il soldato non si fa vedere da due giorni, solitamente lo vedevo passare nel pomeriggio e in mattinata accompagnato dal nuovo generale, potrebbe essergli accaduto qualcosa e ciò mi spaventa - 



Da tutt’altra parte due uomini, comodamente seduti, parlavano amabilmente della guerra in corso e del raid nell'arcipelogo di Gilbert, avvenuto il 16 sull'isola di Makin. Gli statunitensi avevano provato un attacco a sorpresa che già a quell'ora tarda del pomeggio contava i primi morti e feriti. Si erano trovati impreparati e un anno dopo, per lo stesso errore, gli alleati avrebbero reso la base libera, segnando così una grande svolta nel conflitto. 

Il generale aveva sbottonato i primi tre bottoni della sua divisa, il caldo era insopportabile e rivoli di sudare iniziavo a colare dalla fronte, il collo madido veniva baciato dai raggi del sole provenienti dalla finestra alle sue spalle, la poltrona in pelle lo rendeva nervoso ed i piedi poggiati sulla scrivania sporcavano il legno ed il pavimento di terra.

'Due aerei abbattuti, maledizione!'   

Kakaroth con le mani tra la chioma scura commentava gli esiti dell'offensiva, la radio continuava a blaterare sputando informazioni come una sfilza di proiettili. 

-Sore wa tsunemi itte iru to shite, Nihon teikoku wa, hai no naka kara tachiagari, kono haiboku no tame ni ochiru koto wa arimasen watashi wa, shin ga ten ni sorera o motte irushi, soreha seiyō no taisuru kongo no tatakai de watashi! Tatta o hogo shi, shi reidi kara roku-ochi o kōkai shimasu. –

Il generale fece una smorfia nell'ascoltare la voce metallica dell'imperatore Hirohito, non considerava fosse di stirpe divina ed il modo in cui stava gestendo la situazione non era propria del suo ruolo. Sbuffò poggiando le mani sulla scrivania, in cerca del bicchiere di vetro in cui versare dell'altro scotch, quando di colpo il soldato dinanzi a lui fece uno dei suoi strambi versi di disapprovazione.

 'Quarantasei? Erano settantuno! Ah, devo distrarmi o andrò di matto!' 

Vegeta gli rivolse uno sguardo indagatore. Conosceva il giovane da qualche anno ed ormai aveva fatto abitudine con i suoi comportamenti esagerati, da qualche giorno però gli risultavano più aggressivi, quasi violenti. Aveva notato i suoi sguardi concentrarsi un po' troppo sulle prigioniere e un leggero sorriso sorse sul suo volto.

'Vatti a svagare, ma ti avviso, nessun morto.' 

Sbottò allungando una mano verso il basso. Dall'ultimo cassetto della scrivania fece uscire una frusta in cuoio, porgendola, come niente fosse, al soldato, il quale negò subito con il capo facendo diversi passi indietro. 

'Per chi mi hai preso? Non sono come te.'

'No, non lo sei, ma potresti diventarlo.'

Incarrò la dose cercando di tentarlo, provando a far uscire la bestia, il male, da quel cuore troppo puro per poter resistere in guerra. Kakaroth o Goku non era fatto per uccidere, e questo il giapponese lo aveva capito. 

'Finiscila, non farò mai una cosa del genere.' 

Un sospiro, profondo, come quelli che Vegeta aveva visto spesso fare alla madre quando suo padre la evitava, sfuggendo dal letto d'amore per andare in quello lussurioso di qualche donna di strada. 

'Con questa, sai, lei potrebbe amarti davvero. Prendila, non ti dirà di no dopo qualche colpo.

Aveva centrato in pieno i pensieri dell'amico, lo aveva notato dalle iridi lucide e la bocca appena schiusa, si era immobilizzato. Quella proposta indecente aveva scalfito il povero Kakaroth, agitandolo, combattutto dalla scelta giusta da fare. 

'Non è così che funziona, tienine conto con l'americana, i calci non servono e neanche le fruste.' 

Ora era l'ingenuo a tenere il coltello dalla parte del manico. Se Vegeta aveva capito qualcosa l'altro aveva capito tutto, senza lasciare niente al caso. Si era trovato spettatore due giorni prima ed era stato lui stesso a mandare il 'salvatore', li aveva visti troppo vicini e conoscendo il carattere del capo aveva preferito intervenire.

Detto ciò uscì dall'ufficio, a grandi passi si diresse dalle prigioniere. Voleva provarci ancora, vedere come stesse e in qualche modo rimediare a quell'incontro finito troppo presto e non come aveva sperato.

La trovò seduta di spalle alla baracca, con un diario poggiato sulle ginocchia ed una penna nella mano destra. Si chiese dove avesse trovato quegli oggetti ma preferì non perdere troppo tempo, azzerò le distanze portandosi davanti a lei, il quale dopo qualche secondo alzò lo sguardo sul ragazzo saltando appena dalla sorpresa. 

Egli non le sorrise, prese semplicemente il diario dalle sue mani, chiudendolo e girandoselo tra le dita curioso. Piccolo, dalle pagine ingiallite e dalla copertina bianca, sporca di fango e terra ai lati. La cinese cercò di riprenderlo, ma troppo bassa e debole non poteva contrastare quello che a lei pareva come un gigante. Dopo un’analisi superflua lo aprì, capiva poco e niente ma nell'ultimo foglio macchiato d'inchiostro un nome in grande colse la sua attenzione.

Era il suo, aveva scritto di lui.

La guardò, ritornò alla pagina ed infine lo chiuse con un tonfo restituendoglielo. 

'La tua scrittura è illegibile, sai?' 

Il tono era grave, diverso dalla prima volta in cui l'aveva visto. Sembrava un rimprovero, come se volesse punirla per quel sorriso non ricambiato di qualche giorno prima. Chichi aveva ragione, ci era rimasto male e quella non era altro che una reazione al suo gesto sconsiderato. 

'Non lo leggerà mai nessuno, non vedo perche dovrei scrivere bene…' 

Rispose ella, sfrontata come al suo solito, cercò di reggere il confronto con gli occhi neri dell'uomo, non riuscendoci comunque e dovendo girare il viso di lato.

'Qui ti sbagli, leggerò io Chichi. Dimmi, quanto dovrò aspettare?

Si sporse in avanti portando le mani dietro la schiena, la punta del naso sfiorò alcune ciocche della donna sfuggite dalla crocchia disordinata dietro la nuca. La vide arrossire, fare un passo indietro e poggiarsi alla parete, cercando così di scappare da lui. 

'Ne avrò finchè non sarò fuori da qui, lo porterò via con me. Mettiti l'anima in pace… Goku.'

Quella frase, detta troppo acidamente, aveva fatto scattare qualcosa nella mente del soldato.

'Stai peggiorando le cose Chichi, io voglio essere buono con te… ma non me lo permetti.'

Le parole di Vegeta risuonarono nei suoi timpani come lo avesse davanti, non gli parve più qualcosa di meschino e truce bensì una cosa giusta. 

Si è ciechi agli occhi dell'amore ma anche sordi e muti dinanzi alle orecchie e la bocca del male.

'Menti, non farlo. Non scherzare con me, non sei come loro, tu- 

'Io cosa? Non sono come loro, dici? Forse hai ragione, ma da qui non andrai via, non senza di me.' 

Era ancora ad un palmo della mano dal suo viso, così vicino da sentirne il calore, il profumo dei suoi crini e quasi la morbidezza della sua pelle. Provava qualcosa di strano al suo fianco, suscitava in lui tratti nascosti della sua personalità: due giorni di mancanza e di quell'uomo dalla bontà infinita non ne era rimasto nulla. 

'Mi faresti del male se io-'

Nuovamente venne interrotta, cercò di spostarsi trovando le sottili labbra a qualche centimetro dalle sue, soffici, invitanti. 

'No, ma faresti del male a me. Non ignorarmi.' 

Gli occhi della corvina erano rimasti fissi sulla sua bocca e con un lieve sorriso si era tirato indietro per lasciarle ossigeno, ci voleva pazienza. 

Imprecò contro il generale, aveva una brutta influenza su di lui e portava idee malsane che non poteva accettare.

‘Meglio che vada.' 

Guardava alle sue spalle, il tempo di girarsi per notare Vegeta fissarli e Chichi era sparita portando via con sé anche il diario. 





*- L'impero giapponese non crollerà, risorgerà dalle ceneri, come esso ha sempre fatto! Mi rammarico dei quarantasei caduti, che i Kami li abbiano in cielo e che ci conducano verso la vittoria!- 


  
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