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Autore: mirianacantali__    04/11/2018    2 recensioni
"Perché noi siamo come la notte, così intensa, buia, paurosa. Ma quando è illuminata dalla luna... beh in quel caso è tutt'altra cosa. Siamo così sbagliati che i nostri difetti, insieme, si annullano. E non importa il blu dei miei capelli o quello biondo dei tuoi, non importa se le stelle questa sera non si vedono, perché adesso siamo noi ad illuminare questa notte tenebrosa."
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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A volte certe cose proprio non ce le si aspetta, ci spiazzano e ci lasciano a bocca aperta, senza fiato per pochi secondi o per un'intera vita.
A volte possono causare gioia, altre un po' meno.

Come potevo sapere che Chris fosse il capitano della squadra di basket della mia scuola? Di lui avevo perso le tracce ben 3 anni fa quando, dopo avermi regalato un po' di quella felicità che tanto bramavo, me l'ha letteralmente strappata via nel momento stesso in cui era scomparso dall'orfanotrofio.

Quando cercai lo sguardo di Paige, notai che la vergogna era passata,  sostituita da confusione mista ad una forte rabbia .
Sapevo che cosa avrebbe voluto dirgli, me lo aveva ripetuto spesso dopo la sua scomparsa. 

"È uno stronzo Kayla, non pensare più a lui" o ancora "Ti giuro che se lo vedo lo ammazzo" e così iniziava a delirare tirandomi un po' su di morale.

Dietro di lui non poteva mancare Justin che, nel frattempo, si godeva la scena. 

Non riuscì nemmeno a rispondergli che subito la frustrazione, la rabbia e lo stress accumulato in quei giorni si fecero sentire. 
Lo spinsi oltre la porta e camminai velocemente senza meta per qualche minuto.
Poi feci mente locale; pensai che ero in ritardo per la lezione di matematica e non avevo voglia di litigare con la prof.
L'altra opzione era andare a cercare Paige, ma scartai anche quest'idea perché non volevo correre il rischio di imbattermi nuovamente in Chris. 

"Di sicuro a quest'ora gli starà vomitando addosso tutti gli insulti che  le passano per la mente" pensai.

Così decisi di uscire in cortile e cercare un posto all'ombra sul retro dove nessun professore o collaboratore scolastico mi avrebbe visto.

Ad un certo punto sentì dei passi provenienti dalla mia sinistra e quando mi voltai vidi Justin con aria disinvolta venire dietro di me.
Lo sguardo tranquillo, come per dire "sapevo che ti avrei trovata qui".

Sarei dovuta andar via, come ho sempre fatto, ma non avevo nemmeno le forze.

Non mi infastidí molto la presenza di Chris, ma più che altro la consapevolezza del fatto che quando stavo per alzarmi, per riemergere mi piombava qualcosa addosso, anche minima che mi riportava a terra più ferita di prima.

Quando il ragazzo mi fu vicino, si sedette al mio fianco, a qualche centimetro di distanza. 
Le mie gambe rannicchiate contro il petto, le sue stese per intero.

Il silenzio si fece pesante, imbarazzante; poi fu spezzato dal suono della sua voce. 
"Continuo a dirtelo fa schifo questo colore, perché ti ostini a tingerli?" disse indicando i miei capelli, di un blu molto acceso, che svolazzavano per la brezza mattutina.

A me, invece, piacevano
Mi ricordavano così tante cose; il mare, il cielo, i miei errori, la mia stanchezza sottolineata anche dalla pelle pallidissima.

Per un primo momento lo ignorai ma lui continuò chiedendomi quale fosse il mio vero colore, quello naturale.

"Cosa vuoi Justin? Non ho intenzione di sprecare il mio tempo con te" dissi con tono arrabbiato.
"Sempre acida tu, eh?" 
Si forse lo ero un po' troppo.
"Dov'è Paige?"
"Ti stava cercando" disse e scrolló le spalle come se fosse una cosa tanto ovvia "in realtà ti stavamo cercando tutti."

Tralasciai quel "tutti" e aspettai che continuasse con le solite domande del tipo "Perché sei andata via?", "Conoscevi Chris?", "E Paige, anche lei lo conosce?"

"Non me l'aspettavo proprio, non da te almeno" proferì invece con un filo di voce.
"Cosa? In cosa ti ho così deluso?" Chiesi sarcastica, con un sorriso amaro. Rise piano per un breve lasso di tempo, poi parlò.
"Voglio dire, sei sempre così schietta, sputi sempre ciò che pensi in faccia agli altri, menefreghista verso tutto ciò che ti circonda e poi scappi dai problemi.
Come sei davvero Kayla?" 

Quest'ultima domanda mi spiazzó per un attimo.

Forse lui nemmeno si accorse di ciò che aveva detto, eppure le sue parole mi ronzarono in testa per molto tempo.
Per tutta la mia vita avevo cercato di dare una risposta a questo quesito. 
Ecco, com'ero veramente, non lo sapevo nemmeno io e l'avrei scoperto solo molto tempo dopo.

"Bisogna scoprirlo come sono, perché forse, in fondo, non lo so nemmeno io." dissi senza pensare.
Poi di nuovo silenzio, questa volta molto meno fastidioso.
"È un po' come la teoria delle forme" dissi sognante e con gli occhi leggermente socchiusi.

"La teoria delle forme ma che cavolo..." rise piano lui.

"Si Justin, è uno degli argomenti che più mi ha rapito e mi ha accompagnato per tutta la vita, rivelandosi sempre più vero. Mi sembra che riguardi il pensiero di un famoso poeta italiano.
A volte tendiamo ad indossare delle maschere, a seconda delle circostanze che ci vengono 'imposte' e risultiamo di volta in volta diversi agli occhi altrui.
Ci sforziamo così tanto di piacere agli altri mostrandoci con qualità che in realtà non ci rispecchiano che ci dimentichiamo di come siamo fatti veramente." 
Lo guardai e lo vidi con lo sguardo distante.
Sarà che l'avevo un po' spiazzato con questo discorso? Così decisi di cambiare argomento . 

"Lo incontrai quando avevo quattordici anni."
Avevo deciso di raccontargli questo aneddoto della mia vita, in quel momento avevo bisogno di sfogarmi.
Lui mi guardò con uno sguardo accigliato, non capendomi. 

"Chris intendo. È stato un po' quella folata di aria fresca nella mia vita sempre circondata dal buio.
È stato il mio primo bacio, il mio primo ragazzo, il mio primo forse amore." Dissi sempre con lo sguardo fisso in avanti. 
Justin non osó proferire parola e io non continuai, gli avevo già rivelato abbastanza.

"Adesso vado a cercare Paige, chissà dove si è cacciata" feci per incamminarmi, ma la sua voce mi bloccò.

"E allora se era così importante perché hai tutta questa rabbia verso di lui?" 
Già perché?  Me lo chiedevo anch'io.
Allora rividi Chris qualche anno fa, con i suoi capelli corvini e il suo sorriso affascinante, la sua energia e la voglia di fare tutte le esperienze del mondo.
E poi c'ero io, un'adolescente sempre incazzata con il mondo, il blu dei miei capelli uguale a quello del mio cuore. Era sempre tutto buio, scuro.
Sempre chiusa in me stessa, forse era destino che finisse così.

Io ero già in piedi, mi girai e lo guardai dall'alto "Perché io avrei ostacolato la sua voglia di libertà. Eravamo troppo diversi.
Chris l'aveva capito, io invece no" 

E me ne andai così, con queste parole che riecheggiavano nell'aria, mentre Justin se ne stava seduto nella sua immensa bellezza, con lo sguardo accigliato e confuso.     

•••

Trovai Paige solo alla fine delle lezioni , in mensa dove ci ritrovammo al solito tavolo insieme ad Austin che non sapeva dell'accaduto e Justin che, invece, mi scrutava attentamente mettendomi in imbarazzo.

Dopo aver pranzato tornai a casa, di nuovo a piedi perché puntualmente Austin era impegnato ad accompagnare a casa Paige. 
Ultimamente li avevo visti molto affiatati, ridevano e scherzavano e poi  lei mi non faceva altro di quanto fosse bello, divertente e bravo a guidare la sua adorata moto. 

Che si fosse presa una cotta per lui?
"Si perché tutti gli altri tranne te hanno rapporti sociali" sottolineò la mia coscienza.
"Devi intervenire sempre tu, eh?" 
"Dovresti ringraziarmi per questi interventi" 

Concluso il discorsetto con il mio cervello, mi ritrovai sulla soglia di casa, appoggiai la mia borsa a terra e mi accovacciai per cercare le chiavi. 
Poi sollevai lo sguardo verso l'ingresso di casa dove ad aspettarmi c'era proprio Chris. 

Le mani in tasca, lo sguardo basso quasi imbarazzato, si dondolava sui talloni non sapendo cosa fare. 

"Volevo spiegarti tante cose, se mi darai la possibilità di farlo" e spezzò il silenzio

   
 
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