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Autore: _BlueLady_    04/11/2018    1 recensioni
Comincia tutto con un caso. Un piccolo incidente sovrappensiero. Poi succede ancora. E ancora. E ancora. E allora Adrien comincia a pensare che non si tratti più di semplici coincidenze, ma che qualcosa di strano - di Miracoloso? - sta accadendo al suo corpo, qualcosa che va oltre il semplice prendersi troppo sul serio come supereroe. E quando il limite viene oltrepassato, poi diventa difficile tornare al punto di partenza. Forse.
[Raccolta di One-shots dedicate ad Adrien/Chat Noir, e al suo "felinizzarsi" a poco a poco]
Dodici proverbi dedicati ai gatti, per i gatti, sui gatti. Perché se vi siete mai chiesti come può essere la vita di un felino, beh, ora avrete modo di scoprirlo.
#1. Impasto - "Avere le zampe in pasta"
#2. Nastro - "Agli occhi dei gatti, tutto appartiene ai gatti"
#3. Penna - "Tetto che non piove, gatta ci cova"
#4. Farfalla - "Quando il gatto non c'è, i topi ballano"
#5. Fusa - "I gatti atterrano sempre sulle zampe"
#6. Soffio - "Il gatto che oggi lecca, domani graffia"
#7. Sacchetto - "Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco"
#8. Piume - "Una bella gatta da pelare"
#9. ???
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2.
NASTRO

*
“Agli occhi dei gatti, tutto appartiene ai gatti”
 
- Eddai, ti prego! Soltanto uuuno!-
Marinette squadrò Chat Noir con diffidenza, che l’osservava ad occhi sgranati con la speranza di intenerirla.
- Ti ho detto di no, Chat. Questi biscotti sono per i clienti della pasticceria, non per te – asserì decisa la corvina, senza lasciarsi impietosire.
Il gatto nero schioccò la lingua contrariato.
- Cosa vuoi che sia un misero biscotto! Ho affrontato un viaggio terribile per arrivare fin qui, e tu mi neghi una lauta ricompensa! Non se ne accorgerà nessuno!-
- Non credo sia stato peggio di tutti gli altri viaggi che hai affrontato per venire a trovarmi – ridacchiò quella, allontanando il vassoio colmo dalle sue grinfie prima che riuscisse ad arpionare uno dei dischi di frolla – Solo perché mi hai colta nel momento in cui avevo il vassoio in mano, non significa che te ne spetti automaticamente uno –
Chat Noir sbuffò.
- Sei davvero antipatica. Io affronterei il mondo per te – piagnucolò, l’ennesimo tentativo per raddolcirla, ma Marinette era irremovibile. Conosceva fin troppo bene il suo Chaton per cascare così ingenuamente in uno dei suoi teatrini di vittimismo.
La verità era che Chat Noir si era presentato a lei nel momento sbagliato. Aveva appena terminato di sfornare un intero vassoio, quando se l’era visto spuntare dal vetro della finestra, già con le pupille dilatate e l’acquolina in bocca.
Istintivamente aveva tentato di nascondere il tutto alla sua vista, ma ovviamente aveva reagito troppo tardi.
Chat Noir si era fiondato dentro con un sorriso a trentadue denti, e l’espressione di chi non mangiava da giorni. Aveva dovuto frenare il suo entusiasmo sul nascere mettendo le cose in chiaro da subito.
La verità, era che quei biscotti non erano destinati nemmeno alla pasticceria. Marinette li aveva preparati su misura per una persona speciale, con l’intenzione di regalargli qualcosa di diverso dal solito capo cucito a mano.
Sorrise.

Biscotti alle gocce di cioccolato. I preferiti di Adrien.
Non avrebbe certo permesso a quell’ingordo di un gatto di rovinarle tutto soltanto per pura golosità.
- Sono pure alle gocce di cioccolato, i miei preferiti!- esclamò ancora Chat Noir, sentendo salivare la bocca.
Discretamente, cercò di infilzarne uno con un artiglio.
- Ti ho detto di no, Chat!- intervenne prontamente Marinette, prima che quello riuscisse a portare a compimento il suo losco piano – Ti prometto che la prossima volta ne preparerò un intero vassoio solo per te – promise, in tono conciliante.
- Domani potrei essere morto, meglio approfittarne finché sono ancora vivo. Conosci il detto Carpe Diem?-
- Hai altre otto vite per ingozzarti di biscotti. Non insistere – tagliò corto lei, e lui fu costretto ad arrendersi, almeno all’apparenza, osservandola con occhio bramoso riporre i quindici biscotti all’interno di una scatola creata per l’occasione.
Marinette sospirò, estasiata. Quindici, tanti quanti i mesi che si conoscevano.
Aveva pensato a tutto: la scatola dai toni verdi come i suoi occhi, la dedica, un nastro nero a chiudere il tutto in un elegante pacchetto.
Marinette sperava davvero che, assaggiandoli, ad Adrien tornasse in mente ogni singolo istante che aveva contribuito ad avvicinarli l’uno all’altra. Escludendo le volte in cui lei aveva finito col rendersi ridicola davanti a lui, e corrispondeva a più della metà delle volte che avevano avuto occasione di interagire.
L’attenzione maniacale per ogni dettaglio lasciava presagire il desiderio che fosse tutto assolutamente perfetto.
- Verde come i miei occhi, nero come il mio manto. Ti ho forse colto in flagrante, Principessa?-
- Smettila di scherzare, e vieni a darmi una mano piuttosto. Tieni fermo il nodo finché non lo chiudo con il fiocco –
Chat Noir scattò obbediente a quella richiesta – aiutare Marinette lo metteva sempre di buonumore.
Posizionò un artiglio nel punto in cui lei aveva fatto il nodo, osservandola armeggiare col nastro nell’intento di fare un fiocco.
Istintivamente, sorrise.
Vederla concentrata nelle sue passioni aveva sempre un che di affascinante. Le accendevano lo sguardo di determinazione. La rendevano intraprendente.
Catturato dai suoi movimenti, prese ad osservare le dita snelle ed affusolate che sfioravano con tocco ovattato il tessuto setoso e lucente dai toni cupi che andava a completare l’opera.
Un estremità del nastro penzolava dalla mano di Marinette, ondeggiando sinuosamente sotto la delicatezza dei suoi movimenti.
Avanti, indietro, avanti, indietro.
Quasi come se una scossa elettrica gli avesse teso i nervi, guizzandogli veloce lungo la spina dorsale, istintivamente il suo corpo si irrigidì.
Una voglia inspiegabile, viscerale, quasi simile ad un prurito indomabile, di afferrare l’estremità penzolante del nastro per arrotolarselo tra le zampe prese a divampargli in petto.
Sgranò le pupille, i muscoli tesi. Ognuno dei cinque sensi era concentrato verso quel misero, pezzo di stoffa. Era un semplice nastro, ma per lui in quel momento rappresentava qualcosa di estremamente allettante.
Provò a convergere i suoi pensieri su altro, col tentativo di distrarsi.
Calma, Adrien. È soltanto uno stupido nastro.
Ma gli risultò a dir poco impossibile. Quell’oggetto era troppo invitante per poterlo lasciar perdere. Più dei biscotti. Eppure…
Avanti, indietro. Giravolta. Avanti.
Il fiocco era ormai ultimato.
- Chat! Ridammelo! –
Marinette non ebbe nemmeno il tempo di realizzare, che nel giro di un secondo Chat Noir le aveva sfilato il nastro di mano, portandoselo alla bocca, ed era guizzato in un angolo della stanza giochicchiandoci e attorcigliandoselo alle dita.
- Ti ho già detto che è inutile! Ti andrà meglio la prossima volta. Da bravo, ridammelo – gli disse Marinette, tendendogli la mano con fare autoritario, cercando di trattenere il moto di stizza che quell’ennesimo tentativo di corruzione da parte sua gli aveva suscitato.
Chat Noir si raggomitolò contro il muro, stringendosi il nastro tra le zampe. Un suono gutturale simile ad un ringhio sommesso la fece retrocedere un istante sui suoi passi.
- Stai facendo sul serio?- esclamò, incredula che il supereroe potesse assumere atteggiamenti così simili a quelli di un vero gatto, soltanto per uno stupido nastro.
Che l’istinto felino avesse improvvisamente preso il sopravvento? Perché così di punto in bianco, poi?
Marinette tentò di invogliare Chat Noir a lasciare l’oggetto offrendogli in cambio decine di alternative. Tutte categoricamente rifiutate. Chat Noir armeggiava beato con il pezzo di seta, docile come un gattino appena nato, ma appena Marinette cercava di sottrarglielo da sotto gli artigli soffiava inviperito. Lo aveva chiamato di sua proprietà.
Marinette sbuffò esasperata. Eppure doveva esserci qualcosa di più allettante di un semplice pezzo di stoffa.
Volse lo sguardo verso il bancone, sospirando rassegnata.
- Qui, micio, micio, micio…- sussurrò persuasiva, reggendo in mano uno dei biscotti.
Chat Noir rizzò le orecchie, annusando l’aria.
Come avvertì l’odore allettante della frolla penetrargli le narici, balzò verso di lei, strusciandosi amorevolmente, abbandonando in un angolo della casa il nastro che prima era stato così tanto oggetto di desiderio da parte sua.
Marinette esitò un istante, prima di porgerglielo definitivamente. Nastro e biscotto erano fondamentali per terminare il suo regalo. Sospirò.
Un biscotto in meno sarebbe passato inosservato. Una scatola senza fiocco no.
Con una punta di rammarico, lasciò che Chat Noir afferrasse il pezzo di frolla con i denti, prima di recuperare il nastro da terra.
Tornò alla sua postazione frustrata e amareggiata. Tutto per colpa di quell’ingordo di un gatto.
Chat Noir l’osservò sornione, ondeggiando placidamente la coda, con ancora il biscotto tra i denti.
- Hai avuto quello che volevi, alla fine – osservò accigliata, completando il fiocco e nascondendo il pacchetto dalla sua vista prima che provasse un’altra volta a disfarlo.
Il gatto nero, ritornato in sé, schioccò la lingua divertito dopo aver realizzato la sua piccola vittoria.
Non sapeva come, ma era fatta.
- Alla fine ottengo sempre quello che voglio. Sono un gatto terribilmente persuasivo –
Sogghignò vittorioso nel notare il suo broncio di disappunto.
- Non guardarmi così. Possiamo condividere – la provocò, poggiandosi al bancone esattamente di fronte a lei, il biscotto ancora tra i denti – Tranquilla, non mordo –
Marinette sbuffò, assottigliò le palpebre, lo fulminò.
Accadde tutto in un istante. Chat Noir nemmeno ebbe il tempo di accorgersene.
Non fece nemmeno in tempo a realizzare il delicato contatto delle labbra della corvina contro le sue, che subito si ritrovò con un palmo di naso e a bocca asciutta, Marinette che masticava soddisfatta il biscotto destinato a lui, gridando vendetta.
- Io sì – gli rispose subdola, guardandolo con l’occhio di chi si è preso la sua rivincita.
Se Adrien non poteva avere quel biscotto, non l’avrebbe avuto nessun altro.
Chat Noir sbatté le palpebre, l’osservò annichilito, abbassò le orecchie.
Per una volta, era lui quello che era rimasto senza parole. Marinette gli aveva giocato un vero colpo basso.
Un curioso tramestio prese a scalpitargli in petto, mentre sentiva le guance avvampare. Boccheggiò un istante, cercando parole che non riusciva a trovare. Infine parlò.
- Hai mangiato il mio biscotto – mormorò sconsolato, e ciò fu sufficiente a decretare chi l’aveva ufficialmente vinta tra i due, almeno per quel giorno.

Angolo Autrice:

Aggiorno con un pò di anticipo rispetto a quello che pensavo questa raccolta, che noto con piacere incuriosisce :)
Qui abbiamo uno Chat decisamente impertinente... e il bello deve ancora arrivare! Il proverbio che ci ho appaiato mi sembra abbaztanza appropriato, in quanto è proprio vero che non appena un gatto ha qualcosa a portata di occhio, pensa subito che sia sua! La mia gatta, almeno fa così... anche quando sto studiando e mi servono penne ed evidenziatori, me li ritrovo sempre sotto al tappeto -__-" e che dire di quando si sdraia proprio sul foglio che sto leggendo?? xD Certi atteggiamenti mi fanno morire dal ridere e mi fanno domandare perchè per certi casi agiscano così. Ma per questo li adoro <3
E niente, spero che questo capitolo sia stato gradito, e di essere riuscita a rendere al meglio l'immagine di uno Chat con le pupille dilatate che si trastulla con il nastro del regalo destinato a lui, sebbene inconsapevolmente.
Grazie a chi mi segue e recensisce, e a chi mette la raccolta tra le preferite/ricordate.
Vi do appuntamento al prossimo capitolo per scoprire un'altra simpatica caratteristica dei nostri cari amici felini.
Baci sparsi

_BlueLady_

 
  
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