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Autore: Crystal Rose    05/11/2018    1 recensioni
La storia è ambientata dopo 20 anni da quella che tutti conosciamo. Ci saranno personaggi nuovi e personaggi che conosciamo bene e amiamo, con ovviamente 20 anni in più. Tutto si basa su di un semplice "e se": e se esistesse qualcuno che conoscesse l'ubicazione di tutti i frutti del diavolo esistenti?
"Ciao, mi chiamo William, ma voi potete chiamarmi Will, sono un ricercatore ed uno scrittore, uno tra i più brillanti della mia generazione e forse anche della mia intera epoca e volevo raccontarvi la mia storia... in realtà non è neanche la mia storia, è la storia di una ragazza che un giorno è piombata nella mia vita facendomela a pezzi. Ma cominciamo dall’inizio.
Sono nato durante la guerra dei vertici, un pessimo momento storico per venire al mondo! Nascere in un simile contesto non può non avere delle ripercussioni sulla tua vita, credetemi! Era ovvio che avessi dovuto fare della mia vita qualcosa di grandioso, il problema è che non ero proprio tagliato per la pirateria e per quanto riguarda la Marina, bhè non ero tagliato neanche per quello."
Genere: Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- La mia povera casa... -  non potevo crederci, solo poche ore prima la mia vita era perfetta e adesso mi ritrovavo a vagare per l’isola, nascosto tra le piante per raggiungere il fantomatico punto di attracco di una nave pirata. La mia casa era bruciata, il lavoro di tutta la mia vita distrutto, ero braccato da dei malviventi che volevano il mio sangue, e la mia sopravvivenza dipendeva da una ragazzina che per quanto incredibilmente bella e affascinante era pur sempre molto stramba e inquietante.
 
Da quando eravamo scappati non mi aveva rivolto la parola e aveva ignorato sistematicamente tutte le mie lamentele, avanzava come se io non ci fossi, ma ero piuttosto sicuro che fosse ben conscia della mia presenza oltre che di quella di qualsiasi altra cosa che ci circondasse. Ancora non riuscivo a spiegarmi come avesse fatto a sentire arrivare i pirati a casa mia e a combattere in quel modo, non sembrava affatto la prima volta che facesse una cosa del genere. Mi chiesi in che razza di brutto guaio stessi andando a cacciarmi e ve lo assicuro, per quanto la mia fantasia potesse correre sfrenata non ne avevo neanche la minima idea ancora.
 
Ripensare alla battaglia mi fece tornare in mente che ero stato ferito, insieme al ricordo tornò anche il dolore che la rabbia e la frustrazione mi avevano momentaneamente fatto dimenticare. Senza pensarci mi portai una mano alla ferita, sanguinava meno ma faceva un male cane. Feci una smorfia ed un verso di fastidio che credo attirò la sua attenzione.
 
- Dovresti sforzarti di tenere la bocca chiusa, non dimenticare che ti stanno cercando. Se continui a blaterare e lamentarti ci troveranno in un attimo. -
 
Quella ragazza era proprio insensibile, non aveva la minima considerazione per la mia sofferenza.
 
- Scusa tanto se sono ferito! - le risposi stizzito, ero decisamente troppo sconvolto da tutto quello che era successo per rendermi conto di quello che stesse facendo per me senza neanche conoscermi. All’epoca non me ne rendevo conto, pensavo solo che quella bambolina mi avesse distrutto la vita, ora so che avrei dovuto ringraziarla, per quello che aveva fatto in casa mia e per le mille cose che ancora avrebbe fatto per me.
 
- È solo un graffio, smettila di lamentarti! -
 
- E tu cosa ne sai? - ero decisamente stizzito, quello che avevo bevuto nella serata non aiutava certo a mantenere la calma, o forse il problema era proprio che l’effetto di quello che avevo bevuto stava svanendo lasciandomi vedere con più lucidità la situazione: ero rovinato e nei guai fino al collo.
 
Lei si bloccò di colpo.
 
- Shhh! -
 
- Certo! Ora vorresti anche zittirmi! Senti bambolina, se pensi di potermi trattare in questo modo ti sbagli di grosso! - se volevo un minimo di rispetto da lei dovevo impuntare i piedi a terra e stabilire delle regole di comportamento tra noi che potevano riassumersi più o meno in “non dimenticare che sono una persona” e “non sono tuo prigioniero”.
 
Mi spinse tra le piante e mi tappò la bocca, la testa voltata di lato e l’orecchio teso all’ascolto. Ancora una volta aveva sentito il pericolo prima di me. Un gruppo di uomini della Marina stava andando in direzione di casa mia, probabilmente attirato dall’incendio. Lo ammetto, il mio primo istinto fu quello di urlare e farmi soccorrere, davanti avevo pur sempre una ragazzina molto più minuta di me, quanto mai poteva essere difficile divincolarsi. Per fortuna il lumacofono di uno di quei signori suonò in quel momento e quel somaro rispose a portata di orecchio non accorgendosi di essere ascoltato e osservato.
 
- Allora capitano, quali novità ci sono? - disse una voce proveniente dall’apparecchio a forma di lumaca.
 
- Viceammiraglio, signore, la casa di Harter, lo scrittore, è bruciata, ci stiamo recando sul posto. -
 
- Maledizione! Quei buoni a nulla che avete assoldato hanno fatto proprio un bel disastro! Spero per lei che il ragazzo sia ancora vivo o che il manoscritto sia intero, o le assicuro che qualche testa cadrà e non sarà certo la mia. -
 
Il giovane deglutì per la minaccia. - Signore, al momento non c’è traccia di sopravvissuti e non siamo ancora in grado di accertarci se il ragazzo sia tra i resti o se sia riuscito a fuggire. -
 
- Spero vivamente per lei che sia sopravvissuto, qui al comando lo vogliono vivo se il manoscritto non dovesse trovarsi. Se lo trovate portatelo qui e portatemi anche il manoscritto, non deve essere pubblicato. -
 
La chiamata si interruppe ed il giovane capitano corse disperatamente in direzione della villa non sapendo che l’uomo che stava cercando e che avrebbe potuto salvargli la testa e la carriera era ad un soffio da lui. La ragazza mi lasciò andare non appena il ragazzo si fu allontanato a sufficienza. Si era messa sulle punte ed era molto vicina a me, se non fossi stato tanto sconcertato da quella conversazione forse, in un’altra occasione, avrei anche potuto approfittarne, anche se, detto tra noi, vi consiglio di non provarci, non avete idea di quanto faccia male un suo pugno, ma lasciamo perdere, questa è un’altra storia.
 
Mi lasciò andare e dopo essersi affacciata nella direzione di provenienza del soldato, assicuratasi che non ne sarebbero venuti altri si rimise in cammino, ma stavolta decise di spostarsi più nel fitto della foresta.
 
- Andiamo. - mi disse semplicemente, nessun “visto?” o “te l’avevo detto!”. Che fosse una donna sui generis lo avevo capito subito, ma credo di non aver mai apprezzato tanto come in quel momento la sua passione per i lunghi silenzi.
 
Mi rimisi in marcia, che me lo avesse rinfacciato oppure o no aveva ragione, non potevo fidarmi di nessuno, anche la Marina mi stava cercando, mi ero ficcato proprio in un bel guaio, sperai solo di aver fatto la scelta giusta a fidarmi di lei. Ora che ci ripenso, con il senno di poi, credo che in quell’occasione scelsi di fidarmi di lei non solo perché fosse una gran bella ragazza su cui, non mi vergogno a dirlo, avevo fatto qualche pensierino non proprio casto e da gentiluomo, ma perché era diversa. Insomma, parliamoci chiaro, ero un ragazzo niente male, brillante, ricco sfondato, famoso e soprattutto modesto, tutte le ragazze mi riempivano di moine e crollavano ai miei piedi mentre lei mi trattava come se non ci fossi, come se non fossi nessuno.
 
Ero abituato ad occhi sognanti ed innamorati mentre lei mi rivolgeva sguardi freddi, taglienti e impenetrabili, resi ancora più tali da quel magnifico grigio. Mi aveva sbattuto in faccia la verità senza mezzi termini, dandomi anche dell’idiota. Poteva portarsi via il libro e lasciarmi morire come con ogni probabilità aveva intenzione di fare la Marina e invece lei mi aveva salvato, nonostante le mie lagne da femminuccia continuava a guardarmi le spalle. Non so se mi avete capito ragazzi, ma quella ragazza mi dava fiducia, non ve lo so spiegare, ma sentivo di potermi fidare di lei, ciecamente. Azzardato per una che hai appena conosciuto ed in un simile contesto. All’epoca credevo solo di non avere altra scelta: o lei o i pirati sanguinari di cui mi aveva parlato e la Marina, non era difficile scegliere lei con quelle premesse. Ma ora mi sento di dire che forse quella è stata l’unica scelta sensata della mia vita sebbene me ne sia pentito in più di un’occasione.
 
- Di un po’, sei sempre così chiacchierona o ti ho presa in una giornata no? – in tutta risposta mi ignorò, tanto per cambiare. – Senti, se devo essere sequestrato su di una nave pirata merito un minimo di considerazione. – ancora nessuna risposta dalla sua schiena dritta. – Almeno posso sapere quale frutto del diavolo stai cercando? –
 
- No. – fu la sola risposta secca.
 
- Un monosillabo, fantastico, facciamo progressi. Come credi che possa aiutarti se non so che stai cercando? –
 
- Lo saprai quando sarà il momento. Adesso sta zitto prima che ci ripensi e ti tagli la lingua. –
 
Davvero simpatica, non c’era che dire. Aveva tante qualità ma la socievolezza non era tra queste.
 
- Non conosco neanche il tuo nome. –
 
- Mi chiamo Kora, mi sembra di avertelo già detto, non mi piace ripetermi. –
 
- Solo Kora? –
 
- Solo Kora. –
 
- Non è possibile, tutti hanno un cognome. –
 
- Il mio cognome non è un affare che ti riguarda. –
 
- D’accordo, mi sembra di aver capito che questa sarà la tua risposta ad ogni mia eventuale domanda. –
 
- Sei più sveglio di quanto sembri. –
 
- Ehi vacci piano con gli insulti, sono un uomo brillante io. –
 
- Solo un idiota avrebbe scritto un libro che poteva condannarlo a morte e ne avrebbe dato la notizia sul giornale. –
 
- E va bene, forse ho sottovalutato un po’ la situazione, lo ammetto, ma tu? Non puoi negare che ti faccia comodo che io lo abbia fatto, non è così? – la superai parandomi dinanzi a lei e sfoderando il mio sorriso da conquistatore.
 
Lei si fermò e mi squadrò per un attimo, come se mi stesse soppesando, aveva uno sguardo che metteva molto a disagio, poi mi superò continuando a camminare senza dire niente. Con lei il mio sorriso da conquistatore non attaccava, iniziava ad essere chiaro anche questo. Sospirai rassegnato, non sarebbe stata affatto una bella avventura, ma dico io non potevo essere aiutato da una ragazza normale? Iniziavo a pensare che la mia idea di divertirmi con lei fosse da scartare, iniziavo a pensare che quella ragazza non avesse affatto idea di cosa fosse il divertimento.
 
Mi affiancai a lei. – Dì un po’, non sei un po’ giovane per essere una piratessa? – mi rivolse un’occhiata gelida. – Si lo so, non sono affari miei, ho capito il concetto. – non le piaceva parlare di sé stessa, un altro indizio sulla sua personalità contorta.
 
- Ho 18 anni. – mi rispose dopo avermi soppesato per qualche attimo, quasi fosse indecisa sul cosa rispondere e sul se fosse il caso di farlo.
 
- 18 anni?! Mi stai dicendo che la mia vita dipende da una ragazzina? – d’accordo, avevo 22 anni, non ero chissà quanto più vecchio di lei, ma se la situazione era davvero così drammatica come raccontava lei, non potevo affidare la mia vita ad una ragazzina.
 
- Questo passa il convento. Fattene una ragione. –
 
- Non ci posso credere! – in effetti aveva ragione, ragazzina o meno non avevo scelta, avevo decisamente le mani legate. Dopotutto aveva parlato con qualcuno sulla nave, magari la ciurma a cui apparteneva era composta da temibili energumeni e bellissime donne, non era ancora tutto perduto. – Va bene bambolina, sono disposto a darti una possibilità. –
 
Finì a stento la frase e mi ritrovai la lama del suo pugnale alla gola. – Chiamami di nuovo in quel modo e ti taglio la gola! – gli occhi erano ridotti ad una fessura. Nonostante il suo aspetto, quello sguardo faceva davvero paura.
 
- Sei parecchio permalosa, lo sai? – stavo scherzando con il fuoco, me ne rendevo conto, ma avevo la sensazione di trovarmi dinanzi un animale terribilmente feroce, una di quelle belve che fiutano la paura, magari se avessi creduto intensamente che non mi avrebbe ucciso, forse alla fine non lo avrebbe fatto sul serio.
 
Strinse ancora gli occhi e poi abbassò il pugnale, per stavolta l’avevo scampata, ma forse era meglio non scherzare troppo con lei. Sospirai sia per il mancato pericolo che per l’impazienza di arrivare alla nave e conoscere il resto dei miei sequestratori.
 
Per il resto del viaggio non parlammo granché, lei non mi rivolgeva mai la parola ed io iniziavo a stufarmi di parlare da solo, anche perché l’effetto dell’alcol ormai era bello che andato e tutta quella situazione iniziava a sembrarmi senza senso e molto deprimente ed inutile fingere di essere un superuomo, il braccio mi faceva malissimo, il taglio bruciava e pulsava e mi sembrava di aver perso tantissimo sangue. Iniziavo a chiedermi se sarei morto dissanguato o di setticemia non avendo minimamente disinfettato la ferita. Volevo svegliarmi nel mio letto, con le tre intriganti ragazze con cui avevo trascorso allegramente la serata e scoprire che era tutto un brutto sogno dovuto alla sbronza, ma lei si fermò bruscamente e quasi le finì addosso tanto ero sovrappensiero.
 
Eravamo vicino alla baia, sembrava deserta ma restammo comunque nascosti, non c’era traccia di alcuna nave. La biondina tirò fuori il lumacofono e lo fece squillare.
 
- Siamo in posizione. Tirate fuori la nave. –
 
Riagganciò senza aspettare risposta, il suo era proprio un vizio. Pochi istanti e dall’acqua venne fuori una nave, aveva una speciale copertura che le consentiva di muoversi sott’acqua, furbo nascondersi in quel modo, la Marina non avrebbe mai immaginato che potesse esserci una nave pirata appena sotto il pelo dell’acqua. Non era molto grande, in realtà era piuttosto piccola e buffa, con una polena a forma di sirena, da quello che ricordavo la Oro Jackson aveva una polena formata da due sirene, non era un elemento molto comune ed usarlo era alquanto pretenzioso. Le vele erano nere ed il jolly roger era un teschio avvolto dalle fiamme.
 
- Ti presento la New Adventure. – disse la ragazza al mio fianco prima di avviarsi verso l’acqua.
 
“New Adventure”, nome azzeccato per quello che ci aspettava. Va bene confesso, ero emozionato, diventare un pirata è il sogno di tutti i bambini e sebbene sapessi che quella non era la mia strada, era terribilmente figo trovarsi davanti una vera nave pirata. Restai imbambolato per qualche attimo, poi quell’attimo di meraviglia passò, se fossi uscito dagli alberi e l’avessi seguita a bordo non sarei mai più tornato indietro, se fossi uscito da quel nascondiglio e avessi attraversato la spiaggia avrei dovuto dire per sempre addio alla mia isola, alla mia casa e alla mia vita tranquilla. Ma dopotutto, se non lo avessi fatto, con ogni probabilità sarei stato comunque trascinato via con la forza e con ogni probabilità non avrei visto l’alba del giorno seguente.
 
Non mi restava scelta, addio mia cara vecchia isola, addio tranquilla e lussuosa villetta ormai bruciata, addio scintillante carriera ormai distrutta, addio tranquillità, donne e sogni di gloria, benvenuta vita da ricercato, benvenuto pericolo e benvenuta castità. Mi stropicciai il viso con la mano, questo era un incubo, non mi restava che sperare in belle donne a bordo e tanto rhum, almeno avrei potuto depennare l’ultima considerazione negativa dalla mia lista.
 
Prendemmo la barchetta che aveva lasciato sulla spiaggia quando era sbarcata e raggiungemmo la Adventure, lei fu a bordo in un attimo mentre io dovetti arrampicarmi alla meno peggio sulla scaletta di corda, rischiando più di una volta di inciampare e finire in mare. L’inizio era già disastroso ma fortunatamente una mano sporgente dal parapetto mi tirò su aiutandomi a salire a bordo, apparteneva ad un ragazzo dai capelli neri e dall’ampio sorriso, indossava un pantaloncino al ginocchio ed una maglietta a mezze maniche che nascondeva un fisico asciutto e piuttosto muscoloso.
 
- Ce l’avete fatta, mi stavo annoiando! Comunque benvenuto a bordo dell’Adventure. – mi diede una pacca dietro alle spalle che per poco non mi scaraventava a terra, quel ragazzo era terribilmente forte.
 
- Bhè, non ho avuto molta scelta. – risposi sincero.
 
- Sono sicuro che ci divertiremo un mondo! – l’entusiasmo non mancava certo a quel tipo. Proprio l’esatto opposto della ragazza che mi aveva fatto da guida fino a quel momento.
 
- Smettila di importunarlo, lascialo respirare. – Una ragazza con i capelli mossi e scuri era venuta fuori da una porta in alto e si affrettava a scendere le scale. – Kora, state bene? – la voce che avevo sentito al lumacofono.
 
- Stiamo bene. Prepariamoci a partire. –
 
- È già tutto pronto! – le rispose la mora. – Aspettavamo solo voi. – mise due dita in bocca e fischiò prima di dirigersi al timone. La nave si mise in moto e la biondina scomparve dietro una delle porte. – Portiamo i motori al massimo, facciamo sgranchire le gambe a questa nave. – tirò una leva e la nave prese velocità.
 
- Allora, cosa te ne sembra della nave? – mi chiese il ragazzo dai capelli neri, vedendo che mi guardavo febbrilmente intorno cercando di scorgere l‘equipaggio. – Comunque piacere, io mi chiamo Ace e sono il capitano della nave. – tese la mano verso di me, sorridendo.
 
- Ace?! Possibile che vi chiamiate tutti Ace ed Edward da dopo la guerra dei vertici? –
 
- Che vuoi farci, quei due sono passati alla storia. –
 
- Chi l’ha detto che sei tu il capitano? – la biondina era ritornata con una valigetta.
 
- La nave è mia, quindi il capitano sono io. –
 
- Pensavo fosse lei il capitano. – dissi rivolto alla ragazza.
 
- Mio fratello Ace si è eletto da solo capitano. – spiegò la mora, che nel frattempo si era avvicinata a noi – ma gli ordini li da Kora, anche se è il medico di bordo. –
 
- Il medico di bordo? – in effetti la valigetta conteneva un kit medico, probabilmente aveva intenzione di sistemarmi il braccio. – Quindi bluffavi quando mi minacciavi di morte. –
 
- Ho promesso di portarti qui vivo, non intero, bastava fossi in grado di scrivere. –
 
- Perdonala, ha un carattere un po’ brusco, ma è una brava ragazza. Io mi chiamo Belle e sono la navigatrice, piacere di conoscerti Will. – mi sorrise, era una bella ragazza anche lei, quest’avventura iniziava ad essere promettente.
 
- Se avete finito le presentazioni sarebbe il caso che ti facessi ricucire il braccio, non mi va di vedere il ponte chiazzato di sangue. – aveva decisamente un pessimo carattere, era tanto bella quanto irritante.
 
- Darebbe alla nave un aspetto sicuramente più temibile. – il capitano scoppiò a ridere.
 
- Non credo che i gemelli sarebbero felici di vedere il ponte irrimediabilmente macchiato. – anche la mora sembrava divertita.
 
- I gemelli? –
 
La mora fischiò e si aprì una botola da cui vennero fuori due teste azzurre, un ragazzo ed una ragazza.
 
- Ci sono problemi Belle? –
 
- Ci hai chiamato Belle? –
 
- William ti presento i gemelli, Tom e Lena. –
 
- William –
 
- Lo scrittore –
 
- Finalmente sei a bordo –
 
- È un vero piacere conoscerti. –
 
- Completano l’uno le frasi dell’altro, non farci caso. – mi sussurrò la mora.
 
- Piacere ragazzi. –
 
- Sono i nostri tuttofare. – disse orgogliosa la navigatrice.
 
- Siamo carpentieri –
 
- Inventori –
 
- Praticamente aggiusta tutto. –
 
- E costruttori di armi. -
 
- Sono davvero forti! – una vocina al mio orecchio che mi fece saltare, letteralmente, dallo spavento. Apparteneva ad una ragazzina dai capelli neri e riccioli, sui quindici anni, appesa ad una fune.
 
- Keiley! Non è questo il modo di presentarsi! Gli hai fatto prendere un colpo. – la sgridò la mora.
 
- Chiedo scusa! – la ragazzina si mise una mano dietro la testa.
 
- E tu chi saresti? –
 
- Io sono la vedetta. –
 
- Perché sei piccola e ti arrampichi facilmente in alto? –
 
- Perché ho una mira formidabile. – alzai un sopracciglio sarcastico e lei gonfiò le guance, a quanto sembrava non era la prima volta che la sottovalutavano. – Vedi quell’insetto lassù? – indicò un punto in alto.
 
- No. – le risposi sincero ricevendo in cambio un enorme sorriso malizioso. Tirò fuori una fionda e, dopo aver chiuso un occhio per prendere la mira, sparò una pallina che esplose in aria prima di lasciar precipitare una roba appiccicosa sul ponte con intrappolato al centro un minuscolo insetto. La roba appiccicosa si solidificò e la ragazzina lo raccolse e me lo porse.
 
- Tieni, te lo regalo. – mi sorrise orgogliosa nel costatare la mia bocca aperta.
 
Sembravano una ciurma di ragazzini disadattati e disorganizzati, ma avevo la sensazione fossero davvero forti.
 
- Ora conosci tutti. – disse il capitano mettendosi le mani sui fianchi.
 
- Tutti? – credo che tutti potessero vedere la mia espressione allarmata. – Mi state dicendo che la mia vita è nelle mani di uno, due, tre, quattro, cinque, SEI RAGAZZINI? Io torno indietro! –
 
- In realtà mancano ancora due membri per considerare completo il nostro equipaggio, ma dobbiamo passare a prenderli. – fece notare la mora.
 
- Non sottovalutarci. – disse Ace - io sono intenzionato a diventare il prossimo re dei pirati! –
 
- Ah ah… è stato un piacere, torno a casa! –
 
Mi voltai facendo un saluto con la mano mentre tornavo verso la scala di corde, non avevo neanche idea di come fare a tornare a casa ad essere sincero, ma restare su quella nave era un suicidio vero e proprio. Neanche finì di parlare che mi ritrovai la punta di un pugnale alla gola.
 
- Questo non è un gioco! Se vuoi tonare indietro e morire non ho niente in contrario, dammi l’informazione che mi serve e poi butterò personalmente il tuo cadavere in mare. Non permetterò che ti prendano vivo e ti estorcano le informazioni! – me lo stava praticamente sibilando all’orecchio con un tono glaciale che mi fece venire i brividi, non dubitavo affatto che fosse capace di farlo.
 
- Kora tesoro, sono certa che Will stesse solo scherzando, non c’è bisogno di tagliargli la gola. – la mora era intervenuta in mio favore. La biondina mi guardò male prima di decidersi a ritirare la lama. Confesso di averci messo qualche secondo prima di abbassare le mani che avevo involontariamente alzato.
 
- Portarcelo dietro è un errore, ci farà uccidere tutti. Non sa combattere, non sa difendersi e non si rende conto di quanto sia pericolosa la sua situazione. –
 
- Sono sicura che debba solo ambientarsi, è stato un grande cambiamento per lui, tutta la sua vita è andata distrutta ed è una delle persone più ricercate al mondo in questo momento, non è una cosa semplice da accettare. Dagli un po’ di tempo. – la mora si era frapposta fra me e quella belva.
 
- Poi non dite che non vi avevo avvisato. – si incamminò verso una stanza trascinandosi dietro la valigetta.
 
- Vado io a parlarle. – Ace si portò le mani dietro la testa e la seguì.
 
- Ti ringrazio. – dissi sinceramente alla navigatrice, aveva capito perfettamente come mi sentivo e sembrava essere la più empatica lì in mezzo, lo avevo capito subito che sarebbe stata il mio punto di appoggio, l’unica persona con cui poter parlare liberamente di tutti i problemi che quella insopportabile biondina mi avrebbe causato.
 
- Non avercela con lei, cerca solo di proteggerci. Vedi, già questa vita è pericolosa di per sé perché dobbiamo fare i conti con la Marina che ci dà la caccia e gli altri pirati, la tua presenza qui peggiora la situazione. Darti asilo ci pone un bersaglio sulle spalle. Kora è un po’ brusca ma cerca solo di portarci sani e salvi alla fine di questa storia. Vedrai, conoscendola capirai da solo chi è davvero. – mi sorrise ed io fissai la porta da cui era sparita. – Ora dovresti andare a farti curare prima di sporcare sul serio il ponte ai gemelli. – se ne tornò al timone con un sorriso di incoraggiamento.
 
Sospirai e mi diressi verso la stanza in cui era scomparsa la biondina, speravo che non mi avrebbe fatto a pezzi. In quel momento andare da lei a farmi curare sembrava la cosa più difficile della mia vita ma ora che ci ripenso, percorrerei quel ponte altre mille volte. Belle aveva ragione, sotto tutto quell’astio e quella freddezza c’era una persona meravigliosa che avrei imparato a conoscere e ad apprezzare con il tempo.
   
 
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