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Autore: Erin0904    06/11/2018    0 recensioni
Un fruscio di coperte la scosse, quasi come se… ma quando voltò la testa i suoi occhi incontrarono solo buio pesto e un piumone sgualcito e accartocciato a un lato del suo letto a baldacchino: fu un attimo, lo scarto vacuo di un battito cardiaco, e non poté non lasciare spazio all’illusione di poterlo avere ancora accanto. I suoi occhi esitarono un poco nell’accarezzare l’immagine di lui, abbandonato tra le braccia di Morfeo ed arrotolato buffamente nel piumone, di modo che non fosse più possibile capire dove iniziassero i suoi piedi e dove invece finisse la coperta.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Hermione inalò ed esalo lentamente e profondamente, gli occhi appannati dalla piccola nuvoletta di vapore che lentamente andava formandosi di fronte al suo naso. Rannicchiata sulla piccola rientranza del balconcino interno vicino al letto, una sola grande vetrata la divideva dal buio della notte e dalla luna piena e grandissima; guardò fuori e si sentì così piccola, sotto la coperta di lana pungente che l’avvolgeva, i piedi nudi tremanti a contatto con il marmo freddo.
Un fruscio di coperte la scosse, quasi come se… ma quando voltò la testa i suoi occhi incontrarono solo buio pesto e un piumone sgualcito e accartocciato a un lato del suo letto a baldacchino: fu un attimo, lo scarto vacuo di un battito cardiaco, e non poté non lasciare spazio all’illusione di poterlo avere ancora accanto. I suoi occhi esitarono un poco nell’accarezzare l’immagine di lui, abbandonato tra le braccia di Morfeo ed arrotolato buffamente nel piumone, di modo che non fosse più possibile capire dove iniziassero i suoi piedi e dove invece finisse la coperta.
Lo guardò a lungo senza staccargli le iridi di dosso, indugiando solo di tanto in tanto lungo la linea del suo deltoide e della sua mascella ormai ben definita, da uomo.
Uomo. Era diventato un uomo, di quel ragazzetto goffo e impacciato su cui era praticamente inciampata casualmente sul vagone dell’Hogwarts Express ormai sei anni prima non era rimasto quasi nulla, se non lo sguardo innocente color nocciola ed il sorriso semplice, sincero.
Questa consapevolezza la fece sussultare e distogliere lo sguardo per difendersene, quando voltò di nuovo il capo, laddove prima giacevano i suoi capelli c’era solo un cuscino sgonfio, laddove si disegnava l’incavo del suo braccio ecco una spalla d’aria. 
Una morsa allo stomaco la prese in ostaggio all’improvviso e le mozzò il fiato, non volle chiedersi che significato avesse, invece, quel calore interno che andava pian piano a dipingerle le guance di rosso. 

Tutto aveva avuto inizio a metà del quinto anno, durante una delle numerose gite a Hogsmeade vissute in due: senza la presenza mediatrice di Harry, che spesso preferiva la compagnia di Ginny, l’ostilità tra i due e i numerosissimi battibecchi aspri avevano lasciato gradualmente spazio alla curiosità di conoscersi e i silenzi, dapprima carichi di tensione, si erano riempiti di un nuovo sentimento, una pulsione, un desiderio acerbo e ancora immaturo.
Il loro primo bacio era stato strano e improvviso, sotto una delle ultime nevi dell’anno: inesperti e curiosi si erano aggrappati l’uno all’altra, con una buona dose di capocciate goffe prima di imparare a sincronizzarsi nell’inclinare di lato la testa e far andare d’accordo le labbra e le due lingue, così abituate a stuzzicarsi a vicenda e, spesso, a ferirsi con parole taglienti - di tanto in tanto, durante una delle sessioni di studio in biblioteca, a Hermione sembrava quasi di poter inalare ancora il profumo degli aghi di pino che quel giorno li circondavano silenziosi.
Dopo i baci, quel desiderio inizialmente parco era diventato insaziabile e famelico, e non c’era voluto molto ai due per decifrare quella voglia di diventare finalmente una cosa sola.
Hermione avrebbe potuto ripercorrere con la mente ogni attimo di quella notte insieme - a volte odiava in modo pazzesco la sua memoria proprio per la sua fastidiosa capacità di immortalare imperterrita ogni ricordo come scatti ingialliti di una vecchia polaroid -, ma evitava accuratamente di farlo per non sentirsi sconquassare ogni volta le viscere, per non sentire il terreno mancarle sotto i piedi.
Il sesso con lui era stata la cosa più intensa e pazzesca le fosse mai successa: solo un mese prima erano stati sempre dietro a litigare furiosamente, e d’improvviso non potevano stare neanche un’ora senza amarsi, presi dalla necessità di stare stretti l’uno all’altro fino a diventare l’altro, in una sorta di cannibalismo amoroso che rifiutava il limite imposto dall’individualità e cercava nell’altro il mezzo per perdere la propria forma, annullandola.
Erano state giornate intense e quasi dolorose, perché i momenti di unione del corpo e della mente imponevano anche quelli della separazione, che a volte durava solo poche ore, ma che era, per entrambi, la cosa più dura da sopportare mai incontrata. 
Era stato un darsi e un riprendersi, uno svelare a poco a poco ogni angolo della loro intimità, dapprima esitanti, poi sempre più furiosi e impazienti.

Hermione non sapeva dire con esattezza quando le cose avessero cominciato a cambiare: certamente l’evolversi veloce del loro rapporto aveva creato l’urgenza – inespressa - di definire cosa fossero l’uno per l’altra, e fu in quel momento che lui esitò, non sapendo darle risposta, fu in quel momento che lei si accorse dolorosamente di quanto quell’intricarsi del loro rapporto avesse lentamente soffocato la spontaneità che prima li contraddistingueva. Per cercare di incastrare l’altro al meglio nel nuovo ruolo assunto all’interno della propria vita avevano entrambi inconsapevolmente cercato di smussare i propri angoli e levigarsi per tentare di combaciare: ma due pezzi di puzzle non complementari, se forzati, si spezzano proprio laddove dovrebbero unirsi a rivelare il proprio incastro. 
Dopo quel doloroso giorno i loro dialoghi si erano fatti sempre più limitati, ma le poche parole che si scambiavano esprimevano un’esasperata attenzione all’altro, per il bisogno di non sciuparlo, come se entrambi si fossero improvvisamente trasfigurati in fiori di mimosa.
Senza rendersene conto, si erano ritrovati come dentro la stanza degli specchi deformanti di un Luna Park, e si erano riflessi l’uno negli occhi dell’altro in maniera distorta. Cercare di andare oltre quella malevola superficie per ritrovarsi era diventata una corsa a piedi nudi sul ghiaccio.
A questo punto si trattava di fermare i giochi, e l’avevano fatto.

Hermione sussultò di nuovo, la fronte imperlata e le labbra perse nel ricordo della pelle di lui percorsa da piccoli baci. ‘Maledizione alle cose che si percepiscono e basta’, pensò, mentre il cuore sembrò esploderle nelle vene delle tempie. 
Lei, da sempre così razionale e categorica, si trovava di colpo impreparata alle causalità della vita, e ora non sapeva come fare con il suo dolore.
Per la prima volta si sorprese a pensare che svegliarsi accanto a lui, giorno dopo giorno, forse non avrebbe avuto, come temuto, quel sapore dolceamaro che è lo stillicidio dell’abitudine, ma quiete sospirata dopo l’aver annaspato a lungo in flutti violenti, in paure attanaglianti, e che forse le sue dita, intrecciate a quelle di lui, avrebbero davvero potuto disegnare nell’aria un tracciato che non si può indovinare ma soltanto vivere, giorno dopo giorno.
Per la prima volta percepì l’istinto disperato di aggrapparsi a qualcosa che non si vuole perdere, con la certezza che no, non lo si perderà.

Senza nemmeno rendersene conto, scese lentamente con i piedi fino a toccare il pavimento e si alzò, la pelle d’oca sulle spalle e sui fianchi non la disturbò mentre con le mani tremanti e precisione fine si liberò dalla coperta e si vestì.
Ogni gesto assunse il suo ritmo, la sua misura, come a scandire i minuti che la separavano dal suo atto di coraggio più forte: abbandonarsi per la prima volta al proprio istinto. 
Si mise le scarpe ma i capelli non li legò, giacché a lui era sempre impazzito per le sue ciocche ribelli, poi, uno ad uno, piano, percorse i passi che separavano il suo dormitorio dalle scale di quello maschile.
Prese un respiro profondo ‘un solo passo, solo uno in più, e non ci sarà più la possibilità di tornare indietro’ pensò ‘ma come potrei, ora, tornare indietro?’.
Si scrollò di dosso l’ultimo vago alone d’incertezza, appoggiò delicatamente la mano destra sulla grossa e pesante porta di legno socchiusa, la spinse, entrò.
 
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Nota dell'autrice:
cominciai a scrivere su EFP all'età di 14 anni, con il desiderio di sviscerare e portare alla luce dinamiche - perlopiù emotive e sentimentali - secondo me lasciate in parte inespresse dalla Rowling. Smisi poi per mancanza di tempo e non per noia, ed ora, 10 anni dopo, ho voluto dare forma a questa storia, i cui tratti mi si accavallavano in testa da mesi.
Ci sarà un solo altro capitolo, che pubblicherò a breve.
Un abbraccio.

-Erin.
 

 
   
 
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