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Autore: _Ombra_del_vento_    06/11/2018    0 recensioni
A volte il destino sa essere crudele, altre volte può aiutare a scoprire meglio sé stessi oppure può farci vivere situazioni inspiegabili che potrebbero sconvolgere per sempre la nostra vita. La storia di Chiara racchiude un po' tutti questi elementi permettendole di scoprire chi è sempre stata.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  1. Come tutto è cominciato
Ciao, sono Chiara. Ho quindici anni e oggi voglio raccontarvi la mia vita cominciata cinque mesi fa. Era una calda sera di Maggio, studiavo in un convitto e quella sera ero nella mia camera colorata ed accogliente che condividevo con atre tre ragazze tra cui la mia migliore amica. La scuola aveva ben quattro dormitori, due maschili e due femminili e le classi si estendevano su ben due piani dell’edificio, beh, vi dico che se l’avessi dovuta attraversare tutta, probabilmente mi sarei persa. Ero contentissima perché sapevo che l’indomani sarei tornata a casa e avrei rivisto la mia famiglia.
Dopo aver finito di preparare la valigia e di aver apparentemente sistemato la parte di camera che mi spettava, cominciai a giocare con Giulia, la mia migliore amica, incurante delle professoresse che perlustravano i corridoi. Giocammo a nascondino ed acchiapparello finché non ci ritrovammo la professoressa davanti.
-Insomma, non vi vergognate di giocare così alla vostra età?! – Ci chiese lei arrabbiata.
-Ci scusi prof. – Rispondemmo noi con aria triste, ma complice. Lei scosse il capo e si allontanò con aria severa, io e Giulia, a quel punto, ci guardammo e cominciammo a ridere silenziosamente.
Dopo aver assistito a ben otto ore di lezioni noiosissime, era un bene finire la giornata con un pizzico d’allegria. Quello stesso giorno la professoressa di storia aveva basato la lezione sulle origini del convitto in cui studiavamo. Cominciò col dire che fu fondato da alcuni monaci gesuiti e che, in seguito ad una guerra, i monaci furono cacciati via e la struttura fu trasformata in un convitto riservato solamente alle ragazze provenienti da famiglie benestanti. La professoressa ha aggiunto poi che sono narrate tantissime leggende riguardanti la fondazione della scuola e in alcune si parla addirittura di molteplici stanze segrete ed indovinelli che condurrebbero ad un tesoro antichissimo. Secondo me quella era stata una delle lezioni peggiori a cui abbia mai assistito. Giulia, invece, ne sembrava affascinata.
Tornammo in camera e, dato che non potevamo fare chiasso, cominciammo a raccontare storie di paura. Cominciai io.
-Era una notte come tante altre, ma nella camera di Sofia si sentiva un’aria sinistra. Lei era piccola, ma non aveva paura di niente. Andò a dormire, come ogni sera, alle 21:00, ma si svegliò a causa di un cigolio proveniente dall’altra parte della stanza. Si alzò dal letto, si diresse coraggiosamente verso il suo armadio e BUU! Un mostro spaventoso la prese e se la mangiò. Fine. Ti è piaciuta? – Chiesi a Giulia con un grosso sorriso, ma lei mi guardò con aria seria per qualche secondo per poi scoppiare a ridere ininterrottamente subito dopo, così, rassegnata, cominciai a ridere anche io. Non sono mai stata brava a raccontare storie e, sinceramente, la mia faceva proprio pena.
-Hahahaha, va bene Chiara, stanotte avrò sicuramente gli incubi.- mi disse prendendomi in giro.
Toccò a Giulia, poi, raccontare e cominciò col dire che quella storia le era stata raccontata a sua volta proprio da un bidello, il signor Pietro, che lavorava nella scuola da tanti anni mentre indagava sulle leggende che aveva menzionato la professoressa nella spiegazione dell’ora prima.
-Ragazzina, non scherzare e ascolta attentamente questa storia perché ti assicuro che è vera! – Le disse lui. Poi cominciò.
-Circa duecento anni fa, quando questo posto era appena diventato una scuola, per i corridoi non c’erano, come oggi, maschi e femmine, ma solo femmine. Era una scuola prestigiosa con a capo delle suore ed era obbligatoria la divisa, non come adesso che fate le sfilate di moda nei corridoi. Il mio bisnonno lavorava qui e mi raccontò questa storia quando ero piccolo. Ricordo che mi disse di una classe, la seconda del liceo classico se non vado errato, in cui c’erano due ragazze molto amiche. Una si chiamava Eleonora, l’altra non ricordo bene, mi sembra che il nome cominciasse con la “C” o qualcosa di simile. Erano inseparabili, facevano tutto insieme e le volte in cui litigavano erano molto rare, ma poi facevano sempre pace. Una sera, però, accadde qualcosa di tragico. All’epoca il mio bisnonno era il guardiano di notte, ma arrivava qui al pomeriggio per prepararsi al meglio e per dare una mano in qualche lavoretto di manutenzione, aiutava soprattutto la signora che si occupava delle pulizie della scuola, credo perché ne fosse innamorato. Quella sera sentì un urlo provenire dal secondo dormitorio – proprio quello in cui alloggiavamo noi -. Salì a vedere cosa fosse successo e trovò la ragazza della seconda che piangeva disperata e che parlava da sola. Inoltre Eleonora era sparita. Nessuno sapeva dove fosse finita e cosa le fosse successo, ma sta di fatto che non è stata mai trovata. L’amica fu allontanata dalla scuola, ma mentre la portavano via continuava a ripetere “Giuro che tornerò da te”. Nessuno sapeva esattamente a chi si stesse riferendo. Fu rinchiusa in un ospedale psichiatrico e morì lì dopo un paio d’anni, povera ragazza. Alcuni dicono che Eleonora sia ancora nella scuola passeggiando per i corridoi. Io ci credo.- Quell’ultima frase la pronunciò con un po’ di malinconia nella voce, quasi come se tutto quello che aveva raccontato lo avesse vissuto in prima persona, ma era impossibile!
La storia del bidello metteva i brividi e Giulia era stata molto brava a raccontarla, ma, nonostante fosse molto realistica, pensai che il bidello fosse un po’ matto e non credetti ad una sola parola. Dopotutto era solo una leggenda, no?
Circa alle 23:30, sentii una strana sensazione nel petto, quasi come se qualcosa mi avesse attraversata, collegai la cosa al troppo ridere infatti, la storia di Giulia mi fece un po’ rabbrividire, ma subito dopo ricominciammo a ridere come matte, e, poco dopo, mi venne improvvisamente sonno; così, salutai Giulia e le altre ragazze e andai a dormire.
Prima di mettermi a letto, però, mi ricordai che la professoressa aveva intenzione di controllare le condizioni delle camere così decisi di mettere in ordine il mio armadio. Mentre mettevo alcuni vestiti nel cassetto, mi resi conto che questo non si chiudeva bene. Pensai che qualcosa fosse finito dietro, così tolsi il cassetto e vidi che a bloccarlo era la base di legno del mobile che era leggermente rialzata. A quel punto tolsi il cassetto e provai ad alzare la base per riposizionarla meglio, ma scoprii che lì sotto c’era un doppio fondo ed al suo interno c’era una piccola scatolina. La raccolsi facendo attenzione a non farmi vedere da nessuno e con un soffio potente tolsi gran parte della polvere che si era depositata sull’oggetto e pensai che fosse strano che negli anni nessuno abbia mai pensato di pulire lì dentro.
Era d’argento, a forma di scrigno e dall’aria antica. Incuriosita la aprii e all’interno trovai un braccialetto, anche quello dall’aria antica, d’argento e con uno strano ciondolo.
Appena guardai meglio il ciondolo mi parve di averlo già visto prima e mentre pensavo a dove avessi effettivamente visto qualcosa di simile cresceva sempre di più in me il desiderio di indossarlo, quasi come se fosse il bracciale stesso a volerlo.
Appena ebbi finito di sistemare, mi misi a letto e ripensai a quella strana sensazione nel petto. Non mi era mai successo prima! Qualche minuto dopo entrò la professoressa che controllò la camera e ci ordinò di andare a dormire, quasi si stupì nel vedere che la camera era in ordine ed io già dormivo, e, poco dopo, si spensero le luci.
Già dormivo da molto tempo quando mi svegliò uno strano bisbiglio che, però, ero sicura non provenisse dalla mia stanza. All’inizio pensai che fosse una delle mie compagne che parlava nel sonno, succedeva spesso, così cercai di riaddormentarmi, ma, dopo una manciata di secondi, il bisbiglio cominciò a crescere diventando sempre più forte e sembrava dicesse qualcosa.
Ciò che stava succedendo era molto sinistro  e mi parve di sentire, all’interno del bisbiglio, un urlo come se fosse in lontananza e questi suoni si ripetevano incessantemente come un disco rotto.
Mi girai verso il letto accanto al mio dove dormiva Giulia, pensando che fosse lei a farmi uno scherzo, ma lei non c’era. Mi alzai di scatto, mi infilai le pantofole e cominciai a cercare Giulia, ma mi accorsi che all’interno della stanza non c’era più nessuno e, cosa ancora più strana, i letti erano ancora intatti, quasi come se nessuno fino a quel momento ci avesse dormito.
Mentre cercavo una spiegazione logica per quello che stava accadendo, d’altronde ero una ragazza che non credeva nei fantasmi o nelle cose soprannaturali, mi accorsi che il bisbiglio si era interrotto. Per un attimo mi attraversò l’idea di tornare a dormire, così che l’indomani sarebbe finito tutto, invece, data la mia testardaggine, presi il piccolo lume che avevo sul comodino e, impugnandolo come se fosse un’arma, mi misi alla ricerca delle altre ragazze nelle restanti cinque stanze, ma erano tutte sparite. Non sapevo cosa fare, la paura mi avvolgeva, ma cercavo di rimanere calma convincendomi che tutto quello che stava accadendo era uno scherzo architettato da qualcuno per spaventarmi o, magari, un sogno dal quale mi sarei presto risvegliata.
Uscii dal reparto per cercare aiuto, era tutto buio ma la luce della luna che entrava dalle finestre sul tetto mi permetteva di vedere giusto qualcosa. Entrai in tutti i reparti infrangendo le regole che stabilivano che nessuna ragazza poteva accedere al dormitorio maschile e viceversa, ma la scena fu la stessa ovunque: ero rimasta sola.
  
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