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Autore: Montana    07/11/2018    0 recensioni
"Preoccuparsi significa soffrire due volte"
Newt è tornato da New York e per la prima volta dopo molti anni è felice.
La sfortuna però sembra avere un debole per il povero Hufflepuff, che viene trascinato in un'indagine trans-continentale. Tra segreti, bugie, nemici vecchi e nuovi, la strada che Newt deve percorrere si allunga per tutta l'Europa; riuscirà, con un po' di aiuto, ad arrivare sano e salvo alla fine?
[Seguito di "Cos'è successo a Newt Scamander"; non seguirà il canon degli eventi di "Animali Fantastici-I Crimini di Grindelwald"]
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Gellert Grindelwald, Newt Scamandro, Nuovo personaggio | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Newt Scamander's Saga'
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II.
Dove tutto si sposta sul continente
 
24 Gennaio 1927
Gringott, Diagon Alley, Londra Magica
Mattina
 
In pubblico non l’avrebbe mai ammesso, ma tra sé e sé Amelia Prewett era convinta di avere una specie di sesto senso, che la avvertiva quando stava per succedere qualcosa di strano e potenzialmente brutto.
Cominciava tutto con un peso sul petto appena sveglia e continuava con fitte alla cicatrice nel basso ventre per tutta la giornata. Il cibo sembrava insapore e il tè sempre troppo freddo.
Quella mattina iniziò esattamente così, e mentre s’incamminava verso la Gringott trattenendo una smorfia di dolore ad ogni passo, la sua mente vagliava ogni plausibile ipotesi. Graham era via con la squadra, che si fosse fatto male? O forse era successo qualcosa ad Ignatius? Non si ricordava se era già tornato dall’ultima missione oppure no, doveva assolutamente scrivere a Lucrezia. Charlie era al San Mungo per l’apprendistato, era logico pensare che stesse bene. Ma sua madre? Con un pizzico di senso di colpa si ricordò che non si sentivano da Natale, e Mrs Prewett per quanto stoica era pur sempre una donna anziana…
Il flusso di coscienza fu interrotto da uno dei folletti della Gringott, l’addetto al controllo bacchette. «La sua bacchetta, Miss» le disse con voce stridula.
Passati tutti i controlli di rito, Amy andò dal capo degli Spezzaincantesimi per conoscere le sue mansioni del giorno.
«Buongiorno Prewett! Tutto bene? Ti vedo un po’ pallida»
«Tutto a posto, capo, non si preoccupi. Dove mi manda oggi?»
«Allora, c’è un carico di rubini sospetto, arrivato dall’Egitto. Qualche runa strana da identificare sul sigillo, un po’ di vecchia magia dei faraoni, quella roba lì. Hai bisogno di un aiuto?»
«No, grazie capo, posso cavarmela da sola»
«Perfetto, allora segui pure questo folletto, ti dirà lui dove andare. Mi raccomando, concentrazione!»
Amy si impose di controllare i pensieri e l’ansia latente, visti gli ultimi inconvenienti che un controincantesimo errato le avevano provocato (non era stato affatto divertente parlare al contrario per una settimana, checché ne ridesse Graham).
“Dopotutto, non ho sempre avuto ragione con i presentimenti. Molto spesso sì, ma non proprio sempre…” si disse, entrando nella camera blindata.
 
 
Da qualche parte nella Foresta Nera, Germania
Mattina
 
Era sempre bello tornare a respirare aria di casa. Specie dopo due mesi chiuso in una cella nella sporca e puzzolente America.
Gellert Grindelwald, ormai libero, si sgranchiva le gambe percorrendo a lunghe falcate i corridoi della villa che aveva acquistato prima di trasferirsi a New York, ben nascosta nella Foresta Nera, accuratamente incantata a prova di babbano. Il posto perfetto dove riprendere le redini del suo piano iniziale, e anche per pianificare la giusta vendetta ai danni del ragazzino inglese che l’aveva scoperto e fatto catturare.
«Albus, caro vecchio Albus… cosa ci trovavi in lui? Non mi è parso il tuo genere, né particolarmente dotato. Fortunato sì, parecchio, ma non hai mai creduto a queste cose. Non importa, avrò modo di chiedertelo» rimuginava a mezza voce.
Qualcuno si materializzò in una stanza lì vicino, spaventandolo «Signore? È qui?» chiese una voce trafelata.
«Maledizione, Von Meinster, ti sembra il caso di fare questi ingressi?! Avrei potuto ucciderti» ringhiò, avvicinandosi a passo di carica.
Gregor Von Meinster, uno dei suoi seguaci più fidati prima della sua partenza per l’America (e anche uno dei più stupidi, ma non è forse la stupidità uno dei requisiti del perfetto seguace?), lo fissava con gli occhi sbarrati «Signore! È davvero lei! Pensavo che Magnus mi avesse giocato un brutto scherzo, insomma, la sapevamo prigioniero degli americani e…»
«E secondo te gli americani sono abbastanza in gamba da riuscire a trattenermi contro la mia volontà per così tanto tempo? Non capisco se stai offendendo me o facendo un complimento a loro. Non rispondere, non esistono risposte giuste e non ho voglia di punirti»
«Ma come ha fatto a liberarsi?»
«Magnus si è infiltrato fra le guardie, dopodiché è stato un gioco da ragazzi. Allora, dove sono tutti gli altri?»
«Sono sparsi per la Germania, signore. Ma sono sicuro che arriveranno presto. Magnus dov’è?»
«Lui è rimasto in America a controllare la situazione. Richiama tutti all’ordine, bisogna passare all’azione il più velocemente possibile, prima che anche gli altri riescano ad organizzarsi»
Gregor si accomiatò con un piccolo inchino e corse a mandare messaggi agli altri seguaci di Grindelwald. Lui invece raggiunse la terrazza panoramica, il suo luogo preferito della villa. Presto avrebbe dovuto abbandonarla per tornare a Nurmengard, voleva godersi un po’ la vista finché poteva.
L’aria frizzante dell’inverno tedesco lo aiutava a schiarirsi le idee, proprio quello di cui aveva bisogno. Doveva trovare un modo per entrare in Inghilterra senza farsi notare, ma quella sarebbe stata la parte più facile del piano (un po’ di Pozione Polisucco e via andare, tanto ne teneva sempre un po’ con sé e ormai si era abituato al sapore terribile).
Lo sguardo perso ad ammirare i fitti boschi lì attorno, lasciò vagare i suoi pensieri, liberi dall’occlumanzia che solitamente li controllava. L’Inghilterra, era da una vita che non ci andava. Qualcosa gli mancava dell’umida Albione, forse le imprevedibili e speciali giornate di sole, forse il sapore dolciastro dell’idromele, forse il camino acceso a Godric’s Hollow… strinse i pugni nel ricordare quell’ultimo dettaglio, l’odore dei ciocchi in fiamme sostituito da quello del tradimento e dell’abbandono. Albus l’aveva tradito, dopo tutto quello che aveva fatto per lui, con lui, lo aveva pugnalato alle spalle e gli aveva sbattuto la porta in faccia. Aveva deciso: gli avrebbe lasciato la possibilità di scusarsi e ritornare al suo fianco, sapeva bene che il desiderio di potere del vecchio amico era molto più incontenibile di quanto il resto del mondo immaginasse. Ma per prima cosa avrebbe ammazzato il suo nuovo amichetto, giusto per chiarire come andavano le cose.
 
 
Casa Editrice Obscurus Books, Londra Magica
Pomeriggio
 
Augusts Worme era abituato ad avere clienti bizzarri, nel corso degli anni aveva ricevuto proposte di pubblicazione tra le più disparate. Una volta un tipo con un occhio solo gli aveva chiesto di pubblicare un pamphlet sugli usi del fagiolo sopoforoso per la cura del vaiolo di drago, poi c’era stato quello del libro su come addomesticare le banshee e successivamente cosa regalare loro per il matrimonio, quello che parlava di creature immaginarie mai sentite prima… ma Scamander sembrava deciso a superarli tutti.
Il suo libro non era niente di così impressionante, per quanto fosse il primo pubblicato da Worme ordinato direttamente dal Ministero della Magia. Worme non aveva un’avversione per le creature magiche, anzi, era contento che finalmente ci fosse qualcuno dalla loro parte e che le generazioni future potessero imparare a conviverci tranquillamente. Il vero problema era Scamander stesso.
I due erano in contatto da diversi anni, da quando al giovane Magizoologo era stato commissionato il libro. Durante quegli anni, Scamander aveva viaggiato per tutto il mondo (a spese del Ministero, supponeva Worme) alla ricerca di creature sconosciute ai più (non aveva però mai trovato Gorgosprizzi o Ricciocorni, quelli di cui gli aveva parlato quel cliente pazzo anni prima) e di questo Worme gli era grato, perché era contento di pubblicare un lavoro corretto e preciso alla virgola. Ora però il ragazzo stava esagerando, da quando era tornato in anticipo da un viaggio negli Stati Uniti si rifiutava di portargli la “copia finale” del manoscritto, come la chiamava lui. Gliene aveva portate diverse versioni, tutte perfette secondo Worme, ma tutte le volte lui ci trovava qualcosa di impreciso e non gliele lasciava mandare in stampa. Quando lo vide varcare la soglia quel giorno, pregò mentalmente Merlino perché quella fosse la volta buona.
«Signor Scamander, salve! È un piacere vederla, com’è andato il viaggio in Scozia? Ha trovato ulteriori informazioni utili per il nostro libro?»
Newton sorrise impacciato «Buongiorno, signor Worme. È stato un soggiorno piacevole, grazie, ho trovato quello che cercavo. Ho parlato con la signorina Prewett, mi ha detto che l’ha incontrata e le ha chiesto di me»
«Beh ecco, sapendo che siete amici, sa, non ricevevo sue notizie da un po’… Dunque, ha qualcosa da mostrarmi? Ottimo, mi segua pure nel mio ufficio»
Una volta seduti davanti ad una tazza di tè, Newton tirò fuori dalla borsa di pelle un plico di fogli di pergamena. Sul primo, dopo centinaia di segni di cancellatura, campeggiava il titolo definitivo, “Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli”.
Worme prese il manoscritto e cominciò a sfogliarlo «Ottima questa legenda sulla pericolosità degli animali, sì. Anche la locazione geografica è perfetta, vedo che ha corretto le ultime imprecisioni… mi sembra ottimo. Lei ha… qualche osservazione da fare?» gli chiese, temendo la risposta dell’altro. Ma Newton scosse la testa «No, questa volta penso proprio che ci siamo. Ho controllato e ricontrollato tutto e sono tranquillo, può mandarlo in stampa»
Worme decise che avrebbe finalmente aperto quella bottiglia di liquore che aveva nell’armadietto, per festeggiare la fine di quello stillicidio «Ottimo signor Scamander, ottimo! Sono certo che il suo libro avrà successo e soddisferà appieno le richieste del Ministero. A questo proposito, ho bisogno di quell’ultimo timbro prima di poterlo mandare in stampa, riesce a procurarmelo entro sera?»
Newton annuì «Posso andare al Ministero appena esco da qui, sono sicuro che anche loro saranno felici della conclusione del mio lavoro. Glielo mando via gufo, può andar bene?»
«Benissimo, signor Scamander. Allora la lascio andare, ci risentiamo per la data d’uscita, d’accordo?»
«Perfetto. Quando potrebbe essere, secondo lei?»
«Beh, ci vuole circa una settimana per stampare abbastanza copie, quindi direi che tra una decina di giorni potrà già trovarsi in libreria. Le scriverò per ulteriori informazioni. È stato un piacere lavorare con lei!» concluse l’editore, stringendogli la mano.
«Anche per me, signor Worme. Arrivederci!»
Uscito dalla casa editrice, Newton fece un sospiro tra il sollievo e il panico. Aveva lavorato così tanto a quel libro, non tanto perché sperava che diventasse un best seller, ma per Tina. Era stato molto combattuto, tra il finire subito il lavoro per poter correre a New York per mostrarglielo e il lavorarci alla perfezione per renderla orgogliosa di lui. Al tutto si era aggiunto anche il panico di aver frainteso le intenzioni della giovane americana, che l’aveva spinto a tentennare ancora di più sulla consegna del lavoro, ma la burbera Amelia la sera prima l’aveva convinto a togliere la testa da sotto la sabbia (con termini più coloriti che avrebbero fatto svenire la signora Prewett) e di provarci, almeno.
«L’ultima volta che “ci ho provato” non è finita troppo bene, Amy» le aveva detto lui.
Lei gli aveva fatto un sorriso comprensivo «Lo so benissimo, è un po’ difficile da dimenticare. Ma non puoi passare il resto della tua vita nell’ansia e nella paura solo per una stronza. Nemmeno a me era andata tanto bene, la prima volta, ma guardami adesso. Io e Collins stiamo insieme da dieci anni e lui non ha ancora capito che è solo per i suoi soldi! Almeno tu con la tua cara Tina saresti sicuro che i soldi non c’entrino…»
«Sei un mostro, Prewett»
«Assolutamente, ma se me lo dici di nuovo ti sbatto fuori di casa»
Newt lanciò un’occhiata all’orologio che aveva nel taschino: Amy non sarebbe tornata a casa prima di un paio d’ore, quindi aveva tutto il tempo di andare al Ministero, far timbrare gli ultimi documenti, mandarli a Worme e tornare a Tottenham Court Road prima dell’amica per preparare qualcosa da mangiare, per festeggiare. E magari farsi dare una mano a scrivere una lettera per Tina. Con uno schiocco, si smaterializzò.
 
Al Ministero c’era una gran confusione, non fece in tempo ad uscire dal camino che già gli erano andate a sbattere contro cinque persone. Tutti sembravano agitati, persino le buste e le pergamene che sfrecciavano da una parte all’altra del grande ingresso. Sembrava esserci qualcosa di strano, ma non riusciva a capire cosa.
Arrivò all’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, solitamente tranquillo, ma anche lì c’era uno strano viavai. Il suo vecchio capo alzò gli occhi dal registro quando lo sentì entrare «Scamander! Cosa ci fai qui?»
«Salve signore, sono venuto a far timbrare gli ultimi documenti per il mio libro»
«Ah, finalmente ti sei deciso a finirlo! Hai fatto dannare quel poveretto di Worme, ho sentito dire. Dammi quei fogli, chiudiamo la questione»
Mentre il capo cercava l’inchiostro per il timbro, Newt indagò «Ho notato parecchia confusione qua fuori, lei per caso sa cos’è successo?»
«Mi dispiace ma non hai l’autorizzazione per sapere certe cose, Scamander. Prova a chiedere a tuo fratello, mi dicono che sia ben immischiato nella faccenda»
Newt nascose a stento una smorfia; da quando Theseus era diventato un eroe di guerra, il peso di essere suo fratello minore si era fatto ancora più fastidioso.
«Bene, Scamander, ecco qui i tuoi documenti. E non dimenticarti di mandarmi una copia autografata, all’uscita del libro!» lo prese in giro l’altro, ridandogli i documenti e facendolo arrossire violentemente al pensiero dell’altra copia autografata che doveva consegnare.
Uscito dall’ufficio andò verso la guferia, sperando di incontrare Theseus nel tragitto. Non aveva voglia di andare a girovagare per il reparto Auror, c’erano sempre troppe persone pronte ad infastidirlo. Non ebbe fortuna, si limitò a spedire i fogli al signor Worme e poi tornò verso casa di Amy.
Con il supporto morale di Pickett riuscì a preparare una cena che fosse commestibile e non troppo brutta da vedere. Stava giusto mettendo a lavare la pentola quando Amy rientrò in casa, con una macchia di inchiostro sulla guancia e una ciocca di capelli strinati.
«Ehi! Cosa ti è successo?»
«Questo è il regalo di un assistente incapace che è ancora vivo solo perché sono troppo Hufflepuff per farlo fuori a sangue freddo,» disse indicando la macchia d’inchiostro «questo invece è stato un rischio calcolato, qualcuno ci teneva parecchio a non farci trovare dei rubini. Hai cucinato tu?»
«No, ho aiutato Pickett»
«Ma sei addirittura spiritoso! Fammi indovinare, abbiamo qualcosa da festeggiare? Hai finalmente tirato fuori la testa…»
«Hai reso sufficientemente l’idea ieri sera. Comunque no, però sto iniziando: ho finalmente portato il libro a Worme. È la versione definitiva, gli ho spedito anche gli ultimi timbri, dovrebbe uscire tra una decina di giorni»
«Ma è fantastico, Salamander! Finalmente diventi grande anche tu. Vado a cambiarmi poi possiamo cenare»
A metà cena, dopo che Amy aveva fatto i complimenti all’amico per essere riuscito a cucinare un intero pasto senza bruciare né il cibo né sé stesso, proprio quando Newt cominciava a rilassarsi abbastanza da chiedere alla ragazza una mano per scrivere a Tina, qualcuno bussò alla porta.
Amy rivolse a Newt uno sguardo perplesso da sopra il bicchiere di succo di zucca «Stai aspettando qualcuno?»
Newt scosse la testa «Forse Graham è tornato prima per farti una sorpresa»
Amy si alzò «Se volesse farmi una sorpresa, probabilmente si materializzerebbe in mezzo al salotto solo per farmi spaventare. Vado a vedere»
Newt rimase in cucina mentre l’amica andava ad aprire la porta. Forse era suo fratello, o forse il fratello di Amy di ritorno da una missione. Magari, chiunque fosse, sapeva cos’era successo al Ministero…
«Amy? Chi è?» chiese, non sentendola tornare in cucina. Quando lei non gli rispose, sentì improvvisamente freddo alle viscere. Si alzò di scatto e, bacchetta alla mano, si avvicinò alla porta d’ingresso. Amy era ancora lì, il che lo tranquillizzò. Comparve alle sue spalle con un’espressione inquisitoria che divenne subito di profondo stupore.
«Tina?»
  
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