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Autore: Karyon    08/11/2018    3 recensioni
Sirius Black è un mago distrutto. Continuano a dire che è rimasto incastrato, anima e corpo, all'età di quindici anni - quando poteva ancora sorridere e c'era qualcosa di bello nel mondo. E forse è davvero così.
Hermione Granger è un'adolescente precoce. Continuano a dire che è una strega brillante, che è una donna adulta limitata nel corpo di una quindicenne. E forse è davvero così.
Possono due animi affini incontrarsi, nonostante tutto?
Una profezia da compiere e un'altra ancora da svelare, il mistero di due fratelli, un segreto da mantenere a ogni costo, una ricerca senza fine, antiche sette da conoscere... Su tutto, una guerra da combattere e la Morte - agognata, sfuggita, amata, odiata - che muove i suoi fili. Schiavi, tutti, del suo disegno.
[Più generi: guerra, mistero, romantico, angst, introspettivo, malinconico]
[Più pairing: SiriusxHermione, RemusxTonks, HarryxGinny, DracoxNuovo personaggio, RonxNuovo personaggio]
[Storia corale, molti personaggi]
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Hermione Granger/ Sirius Black, Remus/Ninfadora
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VI libro alternativo, Più contesti
Capitoli:
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Riavvicinamenti
 
15 agosto 1995
I giorni successivi furono all'insegna del silenzio scazzato: Sirius era diventato sempre più immusonito e ormai non parlava quasi più con nessuno, passando sempre più tempo nella camera di sua madre da Fierobecco. Hermione, dal canto suo, quando non se ne stavano a pulire le stanze in silenzio si limitava a bersi i libri di Casa Black piantata sul divano.
«Oh, andiamo. Non se ne può più con questa storia!» Sbottò Ron a Harry, mentre se ne stavano incastrati in un armadio ammuffito del primo piano. «Non pensi anche tu che questa volta abbia decisamente esagerato? Urlare contro Sirius, poi…»
Harry non si espresse, ma effettivamente non capiva cosa le fosse saltato in mente: era vero che loro sottovalutavano troppo l‟interesse che Hermione dimostrava per il CREPA, però era pure vero che non si era mai dimostrata troppo irrispettosa o audace con un adulto… qualsiasi adulto. Persino Sirius.
«Chissà, forse era già nervosa di suo» provò a dire.
«O forse» cominciò una voce gelida alle loro spalle. «Voleva far sentire la sua su una grossa ingiustizia che si consumava sotto i suoi occhi».
I due ragazzi sussultarono e si girarono a fissarla con la stessa espressione stupida, spazzole anti-muffa alla mano. Hermione se ne stava di fronte a loro con le braccia incrociate e un cipiglio da fare invidia alla McGranitt.
Ron sbuffò «Lo sappiamo, il CREPA eccetera… però non ti sembra di avere un filino esagerato? Insomma, hai urlato contro Sirius!»
Hermione parve solo leggermente imbarazzata, ma si riprese all'‟istante «Beh, anche Sirius può sbagliare, mica è infallibile!»
«Sì, ma questa è casa sua! A nessuno piace essere rimproverati a casa propria! E non da una ragazzina comun-» stava dicendo Ron, ma Hermione lo interruppe con un verso sprezzante «Aha, ragazzina! Adesso saremmo ragazzini? Quando tutti gli altri ci impediscono di fare o capire cose no, vero? Quante volte ti ha dato fastidio essere definito 'ragazzino' dagli adulti e quante volte ti ho detto che esageravi?» Sbottò lei, girandosi verso Harry; lui non disse niente, ma ce l‟aveva scritto in faccia che le dava ragione.
«E se voi siete così… così ciechi da non rendervi conto che questa è una cosa importante, allora non posso farci niente!» Continuò, andandosene verso il salone.
«A-aspetta un momento!» Urlò Ron, uscendo con fatica dall'‟armadio e inseguendola. «Cosa sarebbe importante, liberare elfi contro la propria volontà?»
«Tutti vogliono essere liberi, Ron, tutti! Posso capire che tu sia troppo abituato perché sei un mago, ma potresti sempre imparare qualcosa di nuovo e cambiare idea!»
«Io non voglio cambiare idea! Quegli elfi fanno un sacco di lavori utili! Tu-»
«Non sono pagati, quindi non è un lavoro: è schiavitù!»
Ormai i due stavano decisamente urlando e fortunatamente non c‟era nessuno, a parte Sirius chiuso al secondo piano e la Signora Weasley nel seminterrato. Harry incrociò le braccia e si addossò allo stipite della porta, indeciso se intervenire o meno.
Le orecchie di Ron stavano diventando decisamente paonazze e, per un attimo, sembrò non sapesse cosa dire «Be, funziona così da secoli! Non vedo perché adesso debba venire tu a incasinare tutto!» Scoppiò, rendendosi conto che era la cosa peggiore da dire.
Hermione sciolse le braccia e strinse lo sguardo «Ah, è così allora! È sempre stato così e allora tutto bene, non facciamo niente per cambiare in meglio…» sibilò, i capelli che quasi criptavano di elettricità. Ron roteò lo sguardo in cielo e provò a dire qualcosa, ma lei cominciò a passeggiare nervosamente in giro per la stanza «Beh, allora a che serve l‟Ordine della Fenice se la situazione con Tu-Sai-Chi è questa… che ci interessa di babbani, mezzosangue, goblin, troll, centauri, elfi… la situazione della magia attuale è questa, i maghi vincono, al diavolo gli altri!» Continuò a dire, con voce sempre più acuta.
Ron lanciò un‟occhiata di puro terrore a Harry che si vide costretto a intervenire «Hermione, Ron non intendeva dire questo…» cominciò, con tono rassicurante.
«Ah e cosa voleva dire?» Ironizzò, lanciando un‟occhiata a Ron che quasi indietreggiò.
«Quello che, credo, volesse dire è che cambiamenti di questo tipo possono avvenire solo col tempo e tanta pazienza… non puoi pretendere che maghi come Sirius riescano a capire e ad accettare subito quello che tu vuoi dire» fece, con il tono di chi sta maneggiando una bomba. Ron, alle sue spalle, annuì veementemente e Hermione sospirò «Si parla di persone intelligenti, però, e teoricamente abbastanza sagge per capire che-»
«Lo so, ma ci vuole comunque tempo» rimbeccò Harry. «Cosa vuoi fare nel frattempo? Odiare tutti e non parlare più con nessuno?»
Si guardarono per un lungo istante, poi Hermione sospirò sconfitta «No…»
Harry sentì Ron sospirare dietro di sé, però non era ancora finita: aveva evitato di immischiarsi prima, ma già che c‟erano voleva effettivamente dire a Hermione quello che aveva rimuginato sulla discussione di qualche giorno prima. Sirius passava già tutto il suo tempo chiuso in un posto sgradevole, la cui unica compagnia in futuro sarebbe stata quella Kreacher; lei non poteva guastargli in quel modo gli unici giorni spensierati che aveva, né minare la sua autorità. «Poi volevo dirti anche un‟altra cosa…» cominciò e Ron sembrò capire al volo che la cosa si metteva male: si sposto da Harry e si avviò a grandi passi fino al divano, sprofondandoci. Hermione si girò a fissarlo con sguardo di sfida.
«Sai, credo che tu non ti sia comportata bene con Sirius».
«Cosa?»
Harry prese un‟aria nervosa, ma sicura «Beh, Ron su questo ha ragione: è comunque casa sua e Kreacher è comunque ancora il suo elfo domestico. Hai ragione sul fatto che potrebbe trattarlo meglio» aggiunse frettolosamente, notando la sua espressione. «Ma lui ha il diritto di dirgli quello che vuole per adesso, ecco» terminò in un borbottio, chiudendo un attimo gli occhi e preparandosi alla guerra; tuttavia le urla non arrivarono e Harry li riaprì per vedere se per caso non stesse strangolando Ron. Hermione, invece, aveva lo sguardo fisso come a rimuginare qualcosa; dopo quello che sembrò un lungo minuto di pensieri si girò a guardarli «Oh, lasciate perdere» sbottò, correndo via con aria pensierosa.
Ron emerse dal divano con un grugnito «Certo, quando abbiamo torto noi va avanti per delle ore! Adesso invece liquida la faccenda così e Sirius neanche viene fuori da quella stanza… che c‟è Harry?»
Harry scosse la testa, ma rimase accigliato: c‟era qualcosa di strano nei comportamenti di Hermione da qualche settimana a quella parte, ma non riusciva ad afferrare; comunque si riscosse e tornò a Ron «Non crederai che Sirius stia così per Hermione!»
«E per cosa allora?»
Harry si sistemò nervosamente gli occhiali sul naso «Sai tra poco andremo via… non penso che gli piaccia l‟idea» fece e, nello stesso momento in cui lo disse, si rese conto che non ne aveva ancora parlato a quattr'‟occhi con lui. «Anzi, vado a parlargli adesso!» Decise, avviandosi al piano di sopra, nella camera patronale.
Ron annuì «Buona idea, io mi nascondo in camera prima che tornì Hermione».
La ragazza, invece, aveva deciso di andarsene a leggere in cucina, sperando si restare sola: le parole di Harry l‟avevano fatta un po'‟ vergognare, soprattutto perché era lei di solito a doverli riprendere sul buon senso. Tuttavia continuava a pensare che tutta quell'apatia sulla quella questione non andasse bene; Harry l‟aveva provata sulla sua pelle quell'estate ed era arrivato da loro furioso! Perché allora non pensava la stessa cosa degli elfi? Sirius, poi, la fece infuriare ancora di più: era una persona intelligente e capace, ma alle volte si comportava peggio di un quindicenne. Stava ancora cercando di sbollire la rabbia, quando Ginny e Tonks apparvero dall'‟ingresso.
«Ciao, Hermione» fece allegra la seconda; portava lunghi capelli argentati e Ginny si stava complimentando per la scelta «Vorrei avercela anch'‟io questa capacità!»
Tonks rise «Credimi sarà anche utile adesso, ma da giovane era un disastro: se sei preda delle emozioni e non sai controllarlo, i capelli cambiano colore da soli! Una volta ero a un appuntamento con Eric Buster ed ero così annoiata che i ricci mi si afflosciarono tutti…»
Ginny rise, ma Hermione si limitò ad alzare vagamente gli angoli della bocca.
«Cosa è successo?» Le chiese l‟amica, rendendosi conto della sua espressione mentre si sedeva di fronte a lei con del tè.
«Discussione» mormorò lei, chiudendo di scatto il libro, e Tonks sospirò «Sirius?»
Hermione scrollò la testa «Ron e Harry».
«Maschi» borbottò l‟altra con uno strano tono acido, mentre si lasciava cadere di fronte a Hermione. «Tutto quello che posso dirti per quel poco di esperienza che ho, è che non vale la pena scontrarsi a muso duro».
Hermione alzò uno sguardo pieno di rimproverò «E dovrei stare zitta?»
«Ma no» rispose dolcemente Tonks. «Solo che a volte delle parole scelte bene e un tono gentile possono fare miracoli! Gli uomini dopotutto sono ancora un po'‟… insomma» si bloccò, senza riuscire a trovare le parole.
«Insensibili?» Cominciò Ginny.
«Immaturi?» Provò Hermione.
«Infantili, bruschi, irrazionali?»
Tonks sorrise «Anche».
Due secondi dopo stavano ridendo su altre storie di ragazzi ai tempi di Tonks a Hogwarts, quando Remus aprì la porta con un cipiglio «Ehm, torno dopo» fece, lanciando uno sguardo perplesso sulla stanza. Per qualche motivo, il sorriso di Tonks divenne più ampio mentre si alzava in piedi «Ma no Remus, prendi una tazza di tè con noi».
«Non sono sicuro di volerlo fare» commentò lui, osservando le tre espressioni identiche, tutte cospiratorie. «Di cosa stavate parlando?» Chiese sospettosamente.
«Uomini» liquidò velocemente Tonks, fissandolo, e Remus sospirò perché era proprio quello che temeva «E i ragazzi saranno fuggiti lontano, immagino».
«Immagini bene».
«Allora mi tolgo di mezzo anch'‟io» replicò lui con un sorriso affabile, prima di svignarsela.
Tonks lanciò un‟occhiata alle ragazze, poi lo seguì fuori «Aspetta un attimo…»
Ginny rivolse uno strano ghigno a Hermione, poi si affrettò ad andare alla porta della cucina «Pensi anche tu a quello che penso io?»
Hermione inarcò le sopracciglia «Cosa?»
«La storia della differenza di età, delle relazioni… ho l‟impressione che qui stia accadendo qualcosa» le sussurrò, mentre osservava i due che si parlavano sulla porta di ingresso. Purtroppo da lì non poteva sentire molto, ma i loro gesti e la loro vicinanza le sembravano comunque significativi.
«Ma non è possibile!» Sbottò Hermione bruscamente. «Se fosse così, avrebbero circa…»
«Tredici anni di differenza, già… ma può essere possibile» terminò Ginny, tornando al suo posto. «Sarebbe così romantico!» Esclamò, stupendo non poco l‟altra: Ginny non si era mai dimostrata una tipa particolarmente interessata a quelle cose.
«Beh, è diverso!» Si giustificò lei, leggendole praticamente il pensiero. «Qua non parliamo di cotte adolescenziali, ma di due membri dell'‟Ordine, di cui una Auror e uno Licantropo, che si amano nonostante la differenza di età e la guerra!»
«Come corri…» fece Hermione con un sorriso ma, chissà perché, l‟idea che una Tonks e un Remus Lupin potessero innamorarsi la faceva sentire più leggera… voleva dire che tutto era possibile, che l‟amore era davvero più forte di tutto, che forse c‟era speranza anche che lei… Hermione interruppe la sua visione con una scrollata di testa e una risatina di scherno per se stessa. Ginny era troppo assorta nelle sue illusioni per notarla e Tonks rientrò in cucina con aria meno allegra, ma determinata.
Harry, dal canto suo, era salito fino al secondo piano in punta di piedi e aveva bussato delicatamente, attendendo una risposta. Sirius aveva borbottato un sommesso 'avanti' e Harry era entrato guardandosi intorno; era la prima volta che vedeva la camera dei genitori di Sirius: era una stanza enorme e molto luminosa, con ampie finestre su due pareti rivestite di fine tappezzeria verde a fiori argentati. Il letto doveva essere stato un tempo splendido con quella tastiera d‟argento battuto, ma adesso le morbide coperte erano gettate di lato o a terra e Sirius vi stava pesantemente sdraiato, con le braccia dietro la testa. Fierobecco scalciava in un angolo della stanza, irrequieto.
«Ciao» borbottò Harry, lanciando un‟occhiata all'‟ippogrifo; si ricordò delle spiegazioni di Hagrid su come presentarsi all'‟animale e si inchinò brevemente, ma con sicurezza. Fierobecco s‟inchinò dopo qualche secondo, poi torno a frullare a terra con le zampe anteriori artigliate; tutto lo splendido pavimento in legno di rovere attorno a lui era praticamente disastrato, ma Sirius sembrava non curarsene.
«Allora, come va nel mondo?» Ironizzò il suo padrino, mentre Harry si sedeva sul letto. «Abbiamo quasi finito di pulire per oggi, abbiamo solo un problema con un demone»
Sirius sorrise brevemente «Sì, è il vecchio Pudding nel bagno del terzo piano. Lo chiamiamo così perché gocciola» rispose, poi calò un breve silenzio.
 «Perché non esci più da qui?» Provò a chiedere Harry, ma Sirius sembrava decisamente concentrato sulla parete di fronte a sé. «È colpa nostra?» Sussurrò Harry, ma Sirius sussultò e si girò a fissarlo «Chi ti ha detto questa sciocchezza?»
Si guardarono negli occhi per un istante, poi Harry distolse lo sguardo «Hermione ha detto che forse sei stato solo troppo a lungo e io penso che lei abbia ragione» fece, sapendo di colpirlo direttamente in un punto debole. Infatti quella volta il silenzio fu più lungo, poi avverti il materasso muoversi e Sirius si mise a sedere con un sospiro «Può darsi» disse con fare cauto. «Ma questo non è un problema tuo, né suo, né di nessun altro».
«Beh, io mi sento in colpa» grugnì Harry e questa volta era il suo turno di fissare la parete.
«E perché mai, di grazia?» Sbottò Sirius con un tono talmente sconvolto che Harry dovette girarsi a guardarlo «A volte…» cominciò nervosamente. «A volte ho come la sensazione che non ti abbiamo fatto proprio un piacere a liberarti, due anni fa».
Sirius lo fissò con un‟espressione strana, un po' come se stesse riflettendo velocemente «Cosa era meglio, allora… lasciare che mi baciassero?» Rispose lentamente, con voce roca.
«No!» Protestò Harry, arrabbiato che potesse pensarlo. «Certo che no! Solo… mi dispiace vederti così, ecco, vorrei fare qualcosa».
Sirius scrollò la testa con un sorrisino e gli mise una mano sulla spalla «Ah, Harry, Harry… vedi, il problema non è questo. Certo, non sono contento delle disposizioni di Silente e non sono contento di non poter uscire da qui, ma sono orgoglioso di fare ancora parte dell'Ordine, di combattere Voldemort e di essere vivo alla faccia del Ministero» spiegò, con aria feroce. «Il fatto è che mi è difficile, soprattutto alla luce della mia… diciamo reclusione, non ripensare a tutti gli errori che mi hanno portato qui. Capisci?»
Harry aggrottò la fronte «Suppongo di sì…»
Sirius si lasciò cadere sui cuscini «Il fatto non è che voi mi abbiate liberato e che io abbia dovuto nascondermi…. purtroppo non c‟era scelta in quello, o così o morire ingiustamente per un‟accusa infamante. Tu, Hermione e Ron mi avete salvato da una cosa peggiore della morte che è una memoria infangata per sempre, vi sarò eternamente grato per questo» spiegò, ma dall'espressione di Harry era chiaro che aspettasse la parte dura del discorso. «Però sono io che sono arrivato a quel punto, sono io che mi sono messo nella condizione di non avere scelta. La verità è che io me la prendo con Silente, con Piton, con Peter, con Voldemort… ma la responsabilità delle mie scelte è solo mia. E non c‟è fuga quando la persona che non sopporti è te stesso».
Harry rimase a giocherellare con un buco nelle lenzuola, pensando a quello che gli aveva appena detto «Però… non potevi fare diversamente, no? Peter aveva ucciso i miei genitori…» mormorò e Sirius annuì «Sì, confesso di aver perso la testa quando ho saputo… però bisognerebbe essere capaci di calmarsi e pensare, senza reagire d‟impulso. Una cosa che non sarò ma in grado di fare» commentò, poi con un sogghigno.
Harry annuì, ma non riusciva a capire fino a che punto per cosa o con chi ce l‟avesse precisamente Sirius: sembrava molto preso da se stesso e in quel caso non poteva farci molto. Tuttavia non riusciva a togliersi dalla testa che, in qualche modo, fosse colpa sua. Forse avrebbe potuto organizzare un piano migliore quando avevano deciso di tornare indietro nel tempo per salvarlo; forse avrebbe dovuto trovare un modo per insistere con Silente, per non lasciarlo rinchiuso in quella maledetta casa… fatto stava che si sentiva felice di tornare a Hogwarts per allontanarsi da quella casa e quel pensiero lo faceva vergognare enormemente.
«A cosa stai pensando?» Gli chiese Sirius, sdraiato a fissare il soffitto.
«Non vedo l‟ora che la guerra finisca, potrai rifarti una vita!» Esclamò Harry di slancio.
Sirius sorrise «Già…» mormorò, ma nessuno dei due osava arrivare a tanto col pensiero; sarebbe stato già tanto arrivarci vivi. Harry sospirò e si lasciò cadere accanto a lui.
«Hermione ce l‟ha ancora con me?» Soffiò Sirius, dopo un po'‟.
Harry scrollò le spalle «Lei tende a infervorarsi troppo su alcune cose, devi scusarla…»
«Non c‟è niente da scusare, Harry, tutti si infervorano quando tengono davvero a qualcosa. Mi è dispiaciuto deluderla, purtroppo non sono una persona perfetta» si fermò un attimo. «Kreacher è…»
Harry gli lanciò un‟occhiata di sbieco «Non devi giustificarti con me, io non sono come Hermione!» Sbottò, quasi scandalizzato che il suo padrino potesse vederlo più come una specie di Remus all'‟ennesima potenza che come suo padre e lui.
Sirius rise, ma stava pensando ad altro «Già… vorrà dire mi scuserò più tardi» commentò, prima di chiudere gli occhi e sentirsi finalmente più rilassato.
La cena fu piuttosto silenziosa, soprattutto perché Sirius continuava a essere meditabondo mentre la Signora Weasley dardeggiava tra lui e Remus, alla ricerca di qualcosa da dire.
C‟era Tonks che ogni tanto provava coraggiosamente a dire qualche frase, ma Sirius rispondeva a monosillabi, anche se gentilmente. Fortunatamente, all'‟altro lato del tavolo c‟erano Fred e George che davano spettacolo con la magia, sotto gli sguardi di Hermione e Ginny, indecise se ridere o meno. Sirius in realtà non avrebbe saputo dire qual era il problema, dal momento che pensieri come quello del pomeriggio erano una costante della sua vita ormai. Qualche giorno prima avrebbe detto che arrabbiato per la discussione con Hermione, ma l‟aveva rivissuta più volte in quei giorni e si era reso conto che le motivazioni profonde erano molto diverse di quelle che credeva. Certo, era ancora infastidito dalla discussione, ma non perché lei l‟avesse affrontato o gli avesse dato torto… lo infastidiva il fatto che si fosse comportato da immaturo, esattamente come avrebbe fatto il Sirius di quindici anni prima.
Esattamente quello che sia Molly che Remus gli recriminavano. Probabilmente avevano ragione quando gli dicevano che non era mai cresciuto davvero.
Sirius osservò il profilo rigido di Hermione, poi infilzò una patata con un certo malumore.
«Ehi, Harry! Più tardi possiamo andare un attimo sopra? Dobbiamo farti vedere una cosa!» Esclamò a un certo punto Fred, mentre sparecchiavano la tavola.
«Eh? Oh, certo!» Esclamò lui, dopo un momento di perplessità. Sicuramente dovevano fargli vedere qualche altra follia per il negozio di scherzi; continuando di quel passo avrebbero avuto abbastanza prodotti da superare Zonko‟s, e ovviamente da farsi scoprire.
«Mi raccomando, statevene buoni di sopra, stasera. Abbiamo una riunione dell'‟Ordine» fece severamente la signora Weasley, guardandoli severamente. Harry sussultò un attimo prima di annuire, ma Ron si limitò a scrollare le spalle con uno sbuffo; ormai, ogni volta che la signora Weasley lo guardava, Harry si sentiva istantaneamente in colpa: viveva nella costante paura che lei si rendesse conto che era tutta colpa sua se i gemelli si erano lanciati in quel progetto pericoloso. Ginny intanto lasciò cadere tutte le stoviglie nel lavandino e si girò verso Hermione «Tu cosa farai, Hermione?»
«Oh, io credo che mi riguarderò gli ultimi appunti prima della partenza» replicò lei, distratta. Sirius se ne stava ancora seduto al suo posto e lei si sentiva impacciata a muoversi intorno a lui per sgombrare la tavola.
«Ti pareva» sibilarono contemporaneamente i gemelli.
«Sei l‟unica persona che studia prima che comincino gli studi!» Esclamò indignato George.
«Dovresti rilassarti un attimo» continuò Fred, scrollando la testa.
Hermione prese la sua migliore espressione maliziosa «Ognuno si diverte come vuole… c‟è chi legge libri e chi pratica azioni illegali, per dire…» commentò, zittendoli all'‟istante.
Sirius, che fino a quel‟istante la stava guardando di sottecchi, abbassò la testa sul suo bicchiere e ghignò. Ron la guardò con aria ammirata «Wow, non ho mai visto nessuno zittire quei due così velocemente!» Esclamò, guadagnandosi due occhiatacce che promettevano vendetta. Harry sorrise vagamente, poi diede una pacca sulla spalla di Ron «Ti va una partita di scacchi, prima che Fred e George ti facciano mangiare una pasticca vomitosa per ripicca?» Lo prese in giro, mentre le orecchie di Ron si tingevano di rosso come ogni volta che era nervoso «Va bene…» grugnì con un cipiglio, seguendolo di sopra.
Ginny terminò di asciugare i piatti e batté le mani «Io ho finito la mia parte, dopo ti va di giocare a carte?» Fece a Hermione, con un‟occhiata significativa. L‟altra sapeva benissimo che 'giocare a carte' era diventato un eufemismo per dire che doveva parlarle di qualcosa di privato e ormai temeva si sarebbe trattato di Sirius o delle questioni in sospeso tra Remus Lupin e Tonks; sembrava un argomento decisamente interessante per Ginny.
«Ehm, ok. Finisco… finisco delle cose e arrivo» replicò lei, cercando di evitare qualsiasi tipo di espressione e, soprattutto, di girarsi verso Sirius. Quando Ginny sparì dalla cucina, Hermione tirò un sospiro di sollievo e cominciò a ritirare i bicchieri con aria svagata, mentre pensava velocemente: stare lì stava diventando sempre più pericoloso per la sua salute mentale; menomale che da lì a qualche giorno sarebbero partiti.
«Hermione? Hermione!»
«Eh?» La ragazza si riscosse e si ritrovò a fissare l‟espressione divertita di Sirius. «C-cosa?»
«Quella è la mia mano. Generalmente non si stacca dal braccio» ironizzò, abbassando gli occhi sul bicchiere. Hermione seguì il suo sguardo e sussultò: in effetti stava cercando di prendere il bicchiere di Sirius da buoni cinque minuti, peccato che fosse ben saldo nella sua mano. Mano che lei stava cercando di tirare verso di sé.
«Ah, ehm, scusa Sirius!» Esclamò sconvolta, ritirandola come se si fosse scottata. Quella era la prova finale che si stava totalmente bevendo il cervello; fu contenta che né Ron, né Harry né Ginny fossero li ad assistere.
Remus si alzò dalla tavola con aria assente «Io mi riposerei un po'‟prima della riunione, sono davvero stanco. Credi sia possibile, Molly?» Fece casualmente, ma solo Sirius poteva rendersi conto degli atteggiamenti rigidi che aveva; lo sapeva che doveva stare più attento davanti a lui, perché Remus era dannatamente intuitivo quando ci si metteva, ma non era così facile: gli atteggiamenti di Hermione erano piuttosto buffi e anche teneri e lui non era mai stato esattamente bravo a nascondere le cose.
Molly diede un‟occhiata al suo orologio magico da polso «Arthur sarà qui tra un‟ora, hai tutto il tempo per riposarti, credo».
Remus annuì «D‟accordo. Qualcuno venga a svegliarmi, nel caso non senta la sveglia».
«Impossibile Moony, vorrebbe dire che l‟Apocalisse e vicina» commentò ironicamente Sirius, artigliando il suo bicchiere. Hermione nel frattempo era uscita di gran carriera, senza degnarlo di uno sguardo e pensando al suicidio per l‟ennesima figuraccia.
Remus gli rivolse un sorriso stanco, poi uscì dalla cucina. Tonks gli lanciò un‟occhiata nervosa, poi si batté una mano sulla fronte «Io ho dimenticato che non ho il turno al Ministero, stasera. Sirius, pensi che potrei restare qui a dormire?»
«Ma certo. C‟è la camera di Regulus libera, sul mio stesso piano» replicò lui, indifferente. Era ora che pure il suo fratellino servisse la causa.
Tonks gli sorrise «Fantastico! Allora Io vado… a sistemare le mie cose, così per stanotte sono già pronta!» Esclamò con voce leggermente acuta per poi uscire velocemente, rovesciando un paio di sedie al suo passaggio. Sulle scale per il primo piano si scontrò con Remus «Oh, eccoti!»
Remus si girò a guardarla e cambiò espressione all'‟istante: in realtà la stava evitando da giorni e dopo le parole di Sirius era andato tutto sempre peggio. Aveva quasi timore che volesse riprendere il discorso. «Oh ciao, ehm, cosa succede?»
Tonks si morse le labbra a disagio e la cosa era sempre sconvolgente per lui che la considerava priva di qualsiasi forma di imbarazzo o indecisione.
«Ecco, ti ho visto un po'‟ strano prima e volevo sapere se… insomma, se va tutto bene».
Remus sospirò «Tonks, non mi sembra il caso di parlarne ora e-»
«No, no, no io non volevo parlarne ora» lo interruppe lei frettolosamente. «Credevo ci fosse altro a parte quello» provò a dire e dalla sua espressione nervosa capì di essere nel giusto.
Lui lanciò un‟occhiata sulle scale e la prese per le spalle, spostandosi più all‟interno del pianerottolo «Non lo so» sussurrò, passandosi una mano nei capelli. «Forse è una cosa stupida…»
«Oh andiamo, da quando ti preoccupi di questo con me?» Replicò Tonks con uno sbuffo.
«Ok, senti. Io…» cominciò Remus, ma si bloccò di nuovo.
«Cosa?» Incalzò Tonks e lui si sospirò, senza sapere come continuare senza essere troppo esplicito. «Hai presente quello che dicevamo l‟altra volta su… sai, sull'‟età?» Chiese e lei si rabbuiò immediatamente «Seh…»
«Beh, io credo stia succedendo una cosa simile, solo con… con Hermione, ecco» terminò seccamente lui, come se non avesse voluto dirlo. L‟espressione di Tonks si trasformò in una sorpresa «Intendi dire…»
«Già».
«Ma… beh, con te?» Provò a chiedere lei e se Remus non era proprio totalmente ammattito pensò di sentirci una nota di preoccupazione in quella domanda. Si ritrovò a sorridere come un tredicenne e, in un fugace istante, pensò che Sirius aveva sempre avuto ragione sui sentimenti che facevano andare in avaria il cervello.
«No, no di certo! Io penso che sia, sai, Sirius» continuò in un sussurro più basso.
Tonks si portò un dito al mento e sorrise alla faccia inquieta di Remus «Beh, non è una cosa così folle» considerò, pensierosa.
«Cosa? Hermione ha quindici anni!» Sbottò lui, scandalizzato.
«Appunto! Lasciatelo dire Remus, avrai pure fatto il professore ma di ragazzine adolescenti non ci capisci niente… a quella‟età si è attratti da tutto ciò che sembra diverso da sé, più adulto, più pericoloso e più interessante. E Sirius incarna perfettamente tutte e quattro le cose. In più è bello e ciò non guasta» spiegò con leggerezza, mentre Remus inarcava un sopracciglio «Ah. Ma lei dovrebbe essere interessata ai ragazzi della sua età».
«Certo…. solo quando nei paraggi non c‟è nessuno che personifica le caratteristiche che ti ho detto. Dai, è ovvio che gli adolescenti siano interessati ai più grandi, ti sarà capitato!»
Remus pensò che a lui non era mai capitato niente del genere, ma poi gli vennero in mentre Sirius e James con Madama Rosmerta e sospirò «Però lui dovrebbe essere interessato alle donne della sua età, su questo non credo si possa ribattere!» Si riprese e Tonks prese un‟aria scandalizzata «Certo che sì! Andiamo, ovviamente Hermione è troppo piccola per Sirius. E, insomma, non è come se lui fosse interessato a lei in quel senso, no?» Continuò velocemente, ma Remus fece uno sbuffo poco raccomandabile «Non ne sono così sicuro» commentò cupo. «Sirius ha i suoi limiti, sai con la prigionia a Azkaban eccetera, e Hermione è, insomma, Hermione: sicuramente più matura della sua età».
Tonks annuì «Tutto giusto, ma considera che una cotta non si traduce per forza in altro. E Sirius è comunque un adulto, limiti o no. Capirà che… insomma, non è normale che-»
Remus inarcò così tanto le sopracciglia che lei arrossì vagamente «Andiamo, non è la stessa cosa! Nel caso tu non te ne sia accorto, io sono maggiorenne e vaccinata!» Sbottò arrabbiata e lui sospirò «Scusa. Questo dubbio mi stressa troppo. È contrario a qualsiasi morale però, allo stesso tempo, mi sento un idiota a farmi tanti problemi per una cotta adolescenziale e anche un po'‟ troppo duro perché conosco Sirius da anni e, per quanti limiti possa avere, non sarebbe mai così incosciente.
«Forse parlarne con lui ti farebbe sentire meglio…» replicò lei, passandogli dolcemente una mano su una guancia. Remus si irrigidì vagamente, ancora non era abituato alle sue dimostrazioni di affetto, ma a parte quello non si scostò «E se non fosse vero? Pensa solo alla faccia disgustata che potrebbe fare alla sola idea che io possa accusarlo di- no, non se ne parla».
Tonks annuì «Senti, i ragazzi andranno via tra qualche giorno e la cosa scemerà da sola».
«Hai ragione….» mormorò lui.
«Come ti è venuto in mente, comunque? Hai notato qualcosa?»
«Non lo so, avevo solo captato qualche movimento diverso, ma la litigata per Kreacher mi ha acceso una specie di lampadina».
Tonks ripensò al fatto che, quando Molly gli aveva raccontato l‟episodio della discussione tra i due, aveva fugacemente pensato allo strano comportamento di Hermione che, sotto quella luce, diventava automaticamente più chiaro.
«Capisco…»
Le voci si allontanarono e Hermione si rimise in piedi con un sospiro esitante: aveva cominciato a sentire delle voci e si era nascosta istintivamente per non dover parlare con nessuno; ma quando aveva sentito il suo nome si era bloccata e si era seduta sugli scalini giusto sopra al primo piano per ascoltare. Da lì non aveva potevo vedere, ma aveva capito che si trattava di Remus e Tonks. «Oh mio Dio…» mormorò, passandosi una mano tremante sulla bocca e riavvolgendo il dialogo che aveva appena ascoltato nella testa: non solo Remus aveva dei sospetti sui suoi sentimenti, ma ne aveva anche parlato con Tonks; poi tutto quello che avevano detto su Sirius… all‟inizio si era sentita quasi bene quando aveva detto che forse lui poteva ricambiarla, ma tutte le orribili cose successive… il tono di Remus era così indignato alla sola idea, come se fosse disgustato al solo pensiero. Non aveva assolutamente pensato che avrebbe potuto metterlo nei guai con i suoi atteggiamenti né che il solo pensiero di loro due insieme potesse scandalizzare tanto uno come Remus. La cosa la colpiva particolarmente, perché lei ci aveva sempre tenuto a passare come una persona intelligente e razionale, soprattutto con chi rispettava tanto come il suo ex professore. Inoltre lo aveva sempre considerato qualcuno dalla mente aperta, con cui avrebbe potuto parlare potenzialmente di tutto.
Hermione provò a respirare profondamente più volte, ma la cosa non la faceva sentire meglio: sentiva le lacrime premere dall'‟interno per uscire, non poteva farsi vedere così da Ginny. Pensò per un attimo di andare nell'‟attico segreto di Sirius, ma chiedere l‟incantesimo di apertura a lui era l‟ultima cosa che voleva fare. Così decise di andare nel seminterrato dove nessuno metteva mai piede se non durante le feste.
Passò davanti alla cucina in punta di piedi, sperando ardentemente che la signora Weasley non scegliesse proprio quel momento per uscire, e si permise di respirare solo quando si chiuse la porta del seminterrato alle spalle.
Sentiva un miscuglio di sensazioni inedite e nuove premere alla base dello stomaco per uscire; per la prima volta, avrebbe voluto urlare, distruggere qualcosa, fare qualunque cosa. In vita sua non si era mai sentita cos tanto a disagio col suo corpo o la sua età, neanche una volta aveva voluto essere qualcun altro, neanche quando la prendevano in giro per le sue origini o per il suo modo d‟essere. Adesso invece sentiva addosso un‟energia inquieta che cercava una via d‟uscita che lei non poteva darle… avrebbe voluto essere adulta, avere il potere e la libertà di innamorarsi di chi voleva, di essere ricambiata, di urlare per le cose che considerava ingiuste senza che le dessero della ragazzina.
«Hermione…» una voce la chiamò dal fondo della sala e lei batté le palpebre, scorgendo Sirius nel buio: se ne stava a gambe incrociate sul pavimento, tenendo aperto un piccolo sportello polveroso sotto la caldaia. Hermione si irrigidì, lanciandogli un‟occhiata torva «Scusa, me ne vado subito» fece, freddamente, ma Sirius si alzò con notevole fluidità e scosse la testa «No resta. Io stavo… stavo parlando con Kreacher» fece, attirando la sua attenzione. Hermione tornò a guardarlo, ma non fu abbastanza veloce a nascondere l‟espressione sorpresa.
Sirius sorrise nervosamente «Sono passati tre giorni. Credo siano abbastanza per, sai…»
Hermione annuì «Già» mugugnò, ma le uscì un tono acido.
Sirius sospirò e tornò a chinarsi «Kreacher, vieni fuori!»
L‟elfo uscì zampettando, guardandolo con un‟espressione che se possibile era ancora più odiosa di prima «Sì, padrone?» Grugnì, con occhi iniettati di sangue.
Hermione notò che si trattenne dal fare i soliti commenti a mezza voce; a quanto pareva, Sirius gli aveva ordinato ufficialmente di smetterla.
«Sei libero di tornare al tuo lavoro, ma ti proibisco di importunare gli ospiti in qualsiasi modo, di offenderli o mettergli le mani in tasca. D‟accordo?» Ordinò Sirius con severità.
L‟elfo annuì, ma Sirius continuò «Sei sempre confinato a questa casa, non puoi uscire e non puoi rivelare cose che riguardano quello che succede qui ad altri» fece e Hermione ebbe la sensazione che fosse una formula imparata a memoria. L‟elfo annuì di nuovo e Sirius sorrise soddisfatto; lanciò un‟occhiata in tralice a Hermione, poi fece un altro sospiro e tornò a guardare Kreacher. «Puoi portare nella tua camera tutti i cimeli Black su cui riesci a mettere le mani. A patto che non escano da questa casa» Aggiunse in tono monocorde e, per la prima volta, Hermione poté vedere un gran sorriso fiorire sul viso raggrinzito dell'‟elfo, il quale squittì di sorpresa e trotterellò di sopra, sicuramente per cercare di soddisfare quel‟ordine. Quando la porta si richiuse dietro di loro, Hermione guardò Sirius con aria interrogativa. «Se è felice almeno non importunerà nessuno per un po'‟» spiegò con aria seccata, ma Hermione sorrise «È stata una bella cosa» disse. Per lei era sempre troppo poco, ma avevano ragione Harry e Ron quando dicevano che non poteva pretendere un cambiamento epocale in una settimana. Sirius si zittì un attimo, poi le diede le spalle mentre andava ad accendere la luce «Mi dispiace, Hermione» disse, lentamente. «Ci ho pensato molto e mi sono reso conto di essere stato troppo brusco con te».
Hermione scosse la testa «No, sono io che ho sbagliato!» Esclamò, frettolosamente. «Cioè, credo ancora fermamente in quello che dicevo, ma non avevo nessuno diritto di mettermi in mezzo, né di contestare un sistema che dura da così tanto tempo… ho letto tutto il tuo libro e non immaginavo che certe tradizioni fossero così tanto radicate».
Sirius inclinò la testa a fissarla «Sai, io credo di invidiarti molto» commentò, ma alla sua espressione scettica continuò. «Tu hai dei valori molto forti e non hai paura di fare qualcosa per perseguirli, credo sia una cosa ammirevole».
«Sono solo una sciocca che non conosce molte cose…» replicò lei, quasi scocciata dalla sua mancanza di competenza.
«La conoscenza si può ampliare, sei ancora molto giovane e hai tutto il tempo del mondo. E poi la conoscenza non è tutto» replicò Sirius, quasi leggendole la mente.
Hermione fece qualche passo in avanti «È buffo, perché invece io invidio te perché hai tutte la libertà e l‟autorità di dire quello che vuoi e diffondere le tue idee» confessò, ma Sirius sbuffò «Libertà? Credimi, ho così tanta libertà che, se mi fosse possibile, verrei con voi a Hogwarts per un altro anno di G.U.F.O. piuttosto che restare qui».
Hermione si accigliò «Credo che la libertà di poter pensare liberamente sia più importante della pure azione pratica…»
Sirius sorrise «Incredibile, sei esattamente come Remus alla tua età… ma, lasciamelo dire, se non hai sperimentato l‟impotenza più assoluta o la mancanza di libertà totale, non puoi capire» fece e, per un attimo, nei suoi occhi passò un lampo che la inquietò.
«Azkaban?» Sussurrò e Sirius annuì, prima di scuotere la testa con una specie di sbuffo di frustrazione «Mi dispiace, per quanto io cerchi di mantenermi su discorsi leggeri, queste… cose strabordano da me in modo incontrollabile» ironizzò amaramente, ma Hermione scosse la testa «Io trovo che tutte queste cose siano invece molto interessanti. Starei ad ascoltare tutto il giorno» rivelò, prima di zittirsi stringendosi le mani sulla bocca.
Sirius le sorrise, poi un silenzio agitato calò su di loro. Hermione sentiva nelle gambe la voglia di scappare ma allo stesso tempo il cuore le batteva di un‟aspettativa strana, un po'‟ come se sentisse che doveva accadere qualcosa. No, avrebbe voluto che accadesse qualcosa.
Sirius, dal canto suo, pensava che avrebbe dovuto andarsene prima di fare qualche azione avventata delle sue, prima di compiere l‟ennesima imprudenza su cui pentirsi poi.
«Come mai hai deciso di liberare Kreacher?» Provò a dire Hermione per tagliare quel silenzio pesante; dall'‟espressione burbera di Sirius capì che forse non era l‟argomento giusto per sciogliere la tensione, ma ormai il danno era fatto.
«Per quanto lo odi, non è umano lasciarlo chiuso lì dentro troppo a lungo» borbottò un po'‟ di malavoglia; ora che avevano raggiunto toni civili non voleva indispettirla di nuovo con quel discorso, ma al contrario di quello che credeva Hermione sorrise raggiante e quel sorriso gli fece, se possibile, ancora più male. Fu con una certa consapevolezza di sbagliare che sussurrò un «E poi mi sentivo in colpa… anche per te».
Quella rivelazione provocò dentro di lei qualcosa di incredibile; avvertiva sulla pelle sia un caldo bruciante che un freddo gelido contemporaneamente, cominciando a tremare per entrambe le sensazioni. Talmente presa dal suo sguardo, Hermione di mosse verso di lui senza neanche accorgersene, riducendo la distanza tra loro in un secondo. Sirius continuava a fissarla con uno sguardo che non gli aveva mai visto, la comprensione che vi scorgeva le fece intuire che lui ormai avesse capito quello che lei provava. Anzi, in qualche modo voleva che lo capisse. L‟idea che uno come Sirius – col suo passato, la sua educazione e i suoi sentimenti nei confronti di un elfo domestico che incarnava tutto ciò che aveva odiato e abbandonato – avesse fatto una cosa così piccola, ma bella, per lei la sconvolgeva nel profondo. Quel gesto le fece capire che Sirius aveva intuito di lei molto più di quel che sembrava, si sentiva quasi nuda.
«Grazie» mormorò, senza smettere di fissarlo.
«Non c‟è di che» replicò Sirius, abbassando la voce fino al sussurro. Se c‟era una cosa su cui Hermione aveva ragione, era che lui aveva capito. Aveva capito tutto e molto altro ancora dal suo sguardo; da una distanza fisica ormai così ridotta, gli parve di scorgere un‟altra persona rispetto a qualche settimana prima. Lo sapeva che avrebbe dovuto allontanarsi, o quantomeno che avrebbe dovuto scostare lo sguardo, ma sembrava che tutto il suo corpo non fosse d‟accordo. Non voleva perdere quelle sensazioni, anche se sentiva che erano profondamente sbagliate. Cosa poteva fare se una ragazza, che probabilmente non si era mai ancora trovata in una situazione come quella, lo guardava come se fosse l‟unico uomo al mondo? Da adulto qual era, avrebbe dovuto prendersi la responsabilità di quella comprensione.
«Hermione…» cominciò e, nonostante le parole nella sua testa si fossero organizzate a formare un discorso preciso e maturo su quanto tutto quello fosse sbagliato, le sue mani si allungarono a sfiorare le sue.
Hermione pensò che una scossa elettrica diritta nel petto avrebbe fatto meno danni.
«Sirius, io lo so…» provò a dire con un mormorio. Aveva la bocca talmente secca che non riusciva a parlare e le parole le si erano bloccate tutte sulla punta della lingua. Si sentiva così stupida come non le era mai capitato: sapeva che le parole giuste erano lì, da qualche parte nella sua testa, ma non riuscivano a trovare la via di uscita.
Forse era perché la testa le girava troppo.
Sirius si era avvicinato ancora e le sue mani le premevano le braccia, lasciandole la sensazione di un‟ustione. Ma aspettarono entrambi un secondo di troppo, un‟occhiata di troppo, e Kreacher ritornò a trotterellare nella sala, con le braccia piene di oggetti. Hermione sussultò e Sirius si scostò velocemente, con un‟espressione che Hermione gli aveva visto solo una volta, impressa sulle prime pagine di tutti i giornali: era ferale, in qualche modo, quasi feroce. Tuttavia non ebbe il tempo di dire nulla, perché dopo un‟ultima occhiata Sirius si smaterializzò con un debole crack‟.
Hermione si sentiva tremare in modo incontrollabile, si accosciò un attimo per cercare l‟aria che non riusciva a trovare. Lei e Sirius si erano quasi baciati. Lei e Sirius. Sirius.
Tutto era così irreale e ovattato che sembrò quasi che nulla fosse successo, ma le braccia continuavano a bruciare e la debolezza che si sentiva in corpo era talmente reale da renderle difficili i movimenti. Poi le lacrime ruppero una barriera invisibile e non riuscì più a fermarle; si lasciò cadere a terra e cominciò a singhiozzare, mentre Kreacher le lanciava un‟occhiata indifferente, prima di chiudersi la porta dello sportello alle spalle.
«Maledizione!» Urlò Sirius, materializzandosi direttamente sull'‟attaccapanni che aveva in camera, facendolo cadere; nello stato in cui era doveva già essere grato di non essere finito spaccato. Lo sapeva che si era comportato da vigliacco andandosene via così, ma aveva dovuto farlo: un po'‟ come se una specie di incantesimo fosse stato lanciato su quella stanza, aveva dovuto allontanarsene per far cessare l‟effetto. Era stato così… così incosciente! Quel termine non poteva davvero spiegare cosa provava per se stesso in quel momento: un disgusto prepotente, unito a un forte senso di irrequietezza, gli fecero venire voglia di vomitare. Dio, baciare una ragazzina di quindici anni, approfittare in modo così spregevole di un momento di debolezza… Sirius si mise le mani nei capelli e tirò quasi da farsi male, ma non gli importava; continuò a girare per la stanza come in preda ai fumi dell'‟alcool, con un‟energia che non sapeva come scaricare altrimenti. Avrebbe voluto distruggere tutto, picchiarsi e ferirsi tanto da rinsavire. La cosa peggiore era che parte di quel disgusto era attutito da un‟eccitazione strisciante e leggera, la vecchia amica che conosceva da tempo, quella che gli nasceva nel petto ogni volta che faceva qualcosa di rischioso. Maledizione, Sirius, non hai più sedici anni! Controllati!
Eppure non poteva farci niente: se Kreacher non fosse entrato, l‟avrebbe baciata. Infischiandosene di tutti, della moralità, di Harry… Harry che avrebbe potuto scoprirlo e giudicarlo come una specie di depravato. E cosa avrebbe potuto fare poi con una ragazza innamorata genuinamente di lui? Avrebbe davvero rubato il suo probabile primo bacio per un istinto così egoistico? Si faceva davvero schifo, anche se una parte di sé ironizzava sul fatto che quello non era altro che un altro pezzo di puzzle che andava ad aggiungersi al disastro che era. Si buttò sul letto e nascose la faccia tra le mani con un gemito.
Qualcuno bussò alla porta e per un folle istante pensò potesse trattarsi di Hermione.
«Avanti» mugugnò, la voce soffocata tra le mani.
«Sirius, inizia la riunione» fece Tonks, per poi accigliarsi nel guardarlo. «Tutto bene?»
Sirius gemette, ma si mise a sedere «Sì, tutto bene. Arrivo subito» grugnì tra i denti.
Qualche piano più sotto, Ginny stava guardando due idioti chiedendosi cosa avesse fatto di male per meritarseli «Buongiorno? Hermione? La vostra amica, sapete…» stava dicendo con aria di estrema sopportazione. Harry e Ron stavano a gambe incrociate sul letto di Ron a giocare a carte, del tutto incuranti della sua agitazione.
«Starà leggendo da qualche parte» commentò solo Ron, scrollando le spalle.
«Cioè, non la vedete da più di un‟ora e non vi preoccupate neanche un po'‟?» Sbottò lei.
Harry si accigliò un attimo, mentre guardava le sue carte «Aha, fregato!» Esclamò, mettendo giù il suo re che continuava a protestare per la mossa a suo dire sbagliata. «Ginny, Hermione sparisce sempre per leggere da qualche parte. Non è una novità per noi» disse poi a Ginny, ma la ragazza prese un‟aria nervosa «Sì, ma in salone non c‟è e neanche in nessun‟altra parte della casa!»
«Forse è in cucina!» Provò Ron, mentre guardava sconfortato il re di Harry vincere la gara di offese con il suo jack.
«Non è possibile c‟è la riunione dell'‟Ordine» replicò lei, poi andò velocemente a chiudere la porta. «Sentite… non vi sembra che Hermione sia un po'‟ strana, ultimamente?» Chiese, approfittando della situazione per condividere i suoi dubbi sull'‟amica.
«Strana in che senso?» Le chiese Harry, lanciandole un‟occhiata.
«Boh, non so… distratta e tesa?»
«Io non-» cominciò Harry ma Hermione aprì la porta di scatto, bloccandosi sulla soglia alla vista di Ginny «Oh, accidenti! Ho dimenticato il nostro appuntamento!» Cominciò, cercando di trovare una scusa per il suo estremo ritardo. Scusa che le fu risparmiata, perché invece Ginny esclamò «Ti ho cercato dappertutto, mi stavo preoccupando!»
Hermione sospirò, poi sorrise debolmente «Sciocchezze, non potevo mica essere fuori!»
Nonostante avesse aspettato di calmarsi prima di tornare di sopra, i suoi occhi erano ancora rossi e sentiva che la voce era ancora un po'‟ roca. A giudicare dall'‟occhiata significativa che Ginny e Harry si lanciarono e che lei notò, probabilmente se n‟erano accorti. Provò a pensare ad una scusa che potesse essere abbastanza plausibile da non attirare altre domande ed ebbe un lampo di genio «Io ero da Kreacher» fece e i due ragazzi smisero di giocare per sospirare all'‟unisono. «Dove?»
«Da Kreacher» ripeté a voce più alta e Ron sbuffò più forte «Cosa vuoi fare, litigare di nuovo con Sirius?» Sbottò, mentre Harry la fissava con aria torva. Hermione si sentiva quasi male a mentire così, ma non poteva sopportare le loro domande o i loro dubbi, non dopo tutto quello che era successo quella sera. Si sedette sul letto di Harry e sospirò «No, io volevo solo…» mormorò, ma poi si rese conto che era un bene sia per lei che per Sirius continuare la messinscena; prese un‟aria più dura ed esclamò «Insomma, non era giusto rimanesse rinchiuso!»
Gli altri sbuffarono di nuovo e Ginny roteò gli occhi al cielo «E io che mi preoccupavo…» grugnì, alzando le mani in cielo. «Me ne torno in camera, cerca di non sparire di nuovo» commentò più freddamente, uscendo.
Harry si alzò per posare le carte «Cerca di non esagerare, ne abbiamo già parlato…»
Hermione si accigliò «Lo so, lo so… ma per tua informazione io e Sirius abbiamo già parlato e ci siamo chiariti, va bene?» Il sorriso che Harry le rivolse le fece rivoltare lo stomaco. Si sentiva così in colpa di nascondergli una cosa così importante… allo stesso tempo però, non riusciva a non pensare a quello che non era accaduto. Al contrario della debolezza che avrebbe dovuto instillarle, il piano le aveva lasciato addosso un‟irrequietezza che non sapeva come sfogare, qualcosa che non aveva mai provato prima.
«Bene, mi fa piacere Hermione» riuscì a sentire dire da Harry.
«Ora magari smettila di terrorizzare tutti con questa storia» aggiunse con meno tatto Ron.
«Bene! Vuol dire che non vi disturberò mai più!» Sbottò, alzandosi di scatto con una forza che non scaturiva ovviamente solo dall'‟indignazione per la solita insensibilità di Ron.
«Andiamo Hermione…» cominciò Harry, ma lei sbatté la porta uscendo di gran carriera. «Devi per forza essere così brusco?» Grugnì scazzato a Ron, quando furono soli.
«È lei che mi innervosisce! Deve'‟essere per forza così… fissata?» Sbottò Ron, ma Harry lo sapeva che il vero motivo della sua rabbia era che lei non lo tenesse in grande considerazione. Ormai era quasi un anno che si era reso conto che era innamorato di lei.
«Va bene, va bene… giochiamo» ribatté in tono neutro, ributtandosi sul letto. Se Ron non se n‟era ancora accorto, non sarebbe stato lui a dirglielo.
   
 
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