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Autore: Sognatrice Realista    09/11/2018    4 recensioni
Archìa, Plasma, Empatia.
Gli Archi guidano gli Elementi, ma c'è chi con loro si fonde – sarà solo leggenda?
«Come ti è saltato in mente?» percepì distintamente il sibilo del ragazzo, ora vicinissimo. Fece per ritrarsi, ma lui riuscì ad afferrarle il polso.
Con la mano avvolta dalle fiamme.
Lo stupore la paralizzò, mentre un’assurda sensazione di serenità l’invadeva. Non provò dolore al contatto, il fuoco non la bruciò.
Durò solo un secondo.

IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fisis'
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Capitolo 1

Era una tranquilla mattinata di Nira; abituata ai bruschi rovesci climatici tipici di quel kalam, la maggior parte degli abitanti di Lytho preferiva non lasciare il villaggio, se non era strettamente necessario. Odrik, tuttavia, non esitò a imboccare la strada che portava al fiume. Sapeva che con ogni probabilità era lì che avrebbe trovato Aidra.

Non si era sbagliato; appena fu in vista del Tar distinse la sagoma dell’amica. Il vento le scompigliava i capelli, creandole ghirigori neri sulle spalle, ma lei non sembrava curarsene. Seduta a gambe incrociate sulla sponda, giocava con l’acqua. Le si avvicinò.

«Potresti provare a cambiare posto, ogni tanto: cercarti sarebbe più divertente».

Aidra sussultò, evidentemente non l’aveva sentito arrivare: il cerchio d’acqua che aveva plasmato davanti a sé ricadde nel fiume, provocando degli schizzi. Non se ne curò: si girò verso di lui sfoggiando un sorriso raggiante.

«Sei in ritardo! Non dirmi che ti sei alzato solo ora?» lo riprese ridendo.

Odrik eliminò i due passi rimasti tra loro e si sedette accanto a lei. Sbuffò, prima di spiegare:

«Ho dato una mano al forno, stamattina. Mia madre non mi lascia libero come fa con te».

La ragazza accennò un sorriso di scuse. «Credo abbia paura che combini qualche disastro. L’ultima volta ho rischiato di bruciare tutto» ricordò, pensierosa. «Non è successo, ma neanche il pane bagnato è granché invitante».

Lui per tutta risposta scoppiò a ridere. «Forse non ha tutti i torti a non chiederti aiuto».

Aidra lo colpì scherzosamente sulla spalla. «Mi sento in colpa, invece. Da quando Mirel si è trasferita a Mens mi tratta come una figlia, vorrei sdebitarmi!» esclamò.

Tornò a modellare l’acqua, formando stavolta un’enorme goccia che lasciò ricadere poco dopo.

«Lo fa volentieri» ribatté Odrik, tranquillo. «Piuttosto, si è fatta viva?»

Giocherellando con una ciocca di capelli, lei scrollò le spalle. «Ancora no». Si girò per fissarlo negli occhi, e lui poté constatare che non c’era la minima traccia di scoramento nella sua espressione; fosse stata qualsiasi altra persona, si sarebbe stupito. Da lei se l’aspettava.

«Se continua così, dovrò andare io a trovarla» decretò convinta.

«Sarebbe un’ottima scusa per iniziare il tuo viaggio» concesse, «ma toglitelo dalla testa. I banditi si sono fatti più audaci, pare attacchino persino i villaggi! Dove pensi di andare da sola?»

Scosse la testa: Aidra era sempre stata così, fin da piccola. Parlava continuamente del viaggio che non vedeva l’ora di intraprendere, ne era ossessionata. Odrik non capiva questo desiderio di lasciare Lytho, ma d’altra parte lui c’era nato, Aidra no. Iniziava a sospettare, però, che sotto ci fosse qualcos’altro; l’idea che l’amica gli nascondesse i veri motivi lo turbava – non aveva mai osato affrontare il discorso. Vedendola così determinata, si chiese se non fosse arrivato il momento di farlo.

«Ascolta, Ai» iniziò incerto.

Non poté finire; delle grida richiamarono l’attenzione di entrambi. Si girarono in contemporanea verso il villaggio: le voci provenivano da lì.

«Strano», mormorò Aidra, alzandosi.

Odrik poggiò una mano a terra, impallidendo ben presto. Aidra gli sfiorò la guancia con la mano, sollevandogli il volto per incrociare il suo sguardo.

«Che succede?» gli chiese, seria.

Lui fece una smorfia. «Spero di sbagliarmi».

~

«Che ti prende? Concentrati!»

L’esclamazione di Rod fu seguita da un colpo che costrinse Malek ad arretrare di un passo.

Il ragazzo si accigliò, riportando lo sguardo sull’avversario. Odiava gli allenamenti di lotta col bastone, non ne vedeva l’utilità. Il fatto che il Direttore dell’Accademia li osservasse dall’altro lato dell’arena, poi, l’irritava ulteriormente. Era guardando lui che si era distratto poco prima.

Due colpi ben assestati e si vide volar via l’arma dalle mani. Rod gli piazzò la sua contro il collo, guardandolo deluso. «Tutto qui?»

Malek sentì montare la rabbia e strinse il legno dell’avversario. Avrebbe potuto bruciarlo, sarebbe stato facile: una sola scintilla e quell’espressione irritante sarebbe svanita dal volto di Rod. Certo, l’uso dell’Archia era proibito durante gli allenamenti, ma aveva realmente importanza? Non rischiava certo l’espulsione. Anzi, se l’avessero espulso avrebbe festeggiato.

Avvertì uno sguardo, il suo, su di sé. La rabbia passò, sostituita dal solito sprezzo. Sbuffò e allontanò il bastone con un gesto brusco. Rod lo lasciò fare: ormai l’incontro era finito.

«Recupera il bastone, continuiamo».

Malek ignorò l’esortazione: per lui l’allenamento terminava lì. Non si spiegò, si avviò in silenzio verso l’uscita senza riuscire a scrollarsi di dosso quel fin troppo familiare senso di disagio.

Lasciata l’arena, si concesse due secondi per fissare il cancello d’entrata dell’Accademia. Era tranquillo in quel momento, ma era certo che entro poco si sarebbe affollato; al termine delle lezioni quasi tutti gli studenti si riversavano per le vie di Mens.

A lui non era concesso, considerò amaramente dando le spalle al cancello.

Di fronte a lui il dormitorio, la sua casa degli ultimi quattordici cicli, l’attendeva. Rassegnato, vi si diresse senza più volgersi indietro.

~

Aidra inspirò a fondo, cacciando ogni pensiero superfluo. Non poteva permetterseli.

Odrik era sparito da un po’ ormai, sicuramente aveva già raggiunto la piazza. Sarebbe riuscito a convincere gli altri, gli anziani soprattutto, a darle retta e aiutarla? Poteva solo augurarsi di sì. Immerse la mano nell’acqua, muovendola circolarmente; il contatto con il suo elemento bastò a rasserenarla. Non aveva paura, semmai il contrario: era eccitata.

Sapeva di potercela fare, voleva entrare in azione – il suo unico freno erano le parole di Mirel.

Troppe volte le aveva ripetuto di non mettersi troppo in mostra, di non strafare. Mantenendo lo sguardo fisso verso Lytho, pronta a cogliere il segnale di via libera, accennò un sorriso. Non era del tutto certa che Mirel avrebbe approvato il suo piano – si era trattenuta, ma non troppo: la situazione era seria –, ma il semplice fatto che la Fonè fosse partita significava una cosa sola.

Mirel non l’aveva detto esplicitamente, ma Aidra aveva compreso ugualmente: era pronta, il momento di cercare la sua strada si avvicinava. Presto, si ripeteva continuamente, non dovrò più nascondermi.

Aspettava solo un segno, e un gruppo di banditi in marcia verso il suo villaggio – sebbene non corrispondesse propriamente alle avventure su cui mille volte aveva fantasticato – era senz’altro un inizio.

Aidra non era preoccupata: semmai temeva che gli anziani non appoggiassero il suo piano, costringendola a entrare in azione da sola e infrangere del tutto la promessa fatta a Mirel.

Quando, finalmente, un solco si aprì nel terreno davanti ai suoi occhi, sorrise d’istinto.

Odrik c’era riuscito.

Fermò la mano, che aveva agitato nell’acqua fino a quel momento, e chiuse gli occhi.

Doveva concentrarsi, non impiegare nemmeno una goccia di potere in più. Gli abitanti sapevano già che era portata per la magia, o meglio, pensavano di saperlo: quel che intendeva fare li avrebbe stupiti, lo sapeva e in fondo trovava quel pensiero gratificante.

“Sii cauta, Ai.”

Sentì la voce di Mirel riecheggiare nella sua testa; va bene, pensò rivolta alla sorella assente, ci proverò. Riaprì gli occhi e sollevò il braccio fuori dal fiume, guidando con esso l’enorme massa d’acqua e dirottandola verso il canale improvvisato.

Non se ne rese conto, ma trattenne il fiato finché, i sensi pienamente immersi nell’elemento, non appurò che il piano concordato con Odrik era riuscito del tutto: dalle labbra le sfuggì uno sbuffo sollevato mentre il fiume dirottato, seguendo il canale, completava un giro attorno al villaggio.

Mantenendo il braccio alzato verso Lytho, iniziò a mulinare rapidamente la mano libera, tesissima. Piegandosi alla sua volontà, il fiume si innalzò dal solco a formare una cupola d’acqua corrente sopra al villaggio; saliva, completava un arco e ricadeva, subito dirottata dal canale nuovamente al punto d’inizio, perpetuando così un ciclo infinito.

Quasi: il processo si sarebbe interrotto non appena il controllo di Aidra fosse venuto meno.

Se i banditi avessero deciso di aspettare, quell’espediente sarebbe servito solo a rimandare l’attacco.

Ora tocca a voi.












NdA
Sicuramente continuerò a revisionare e a limare questo capitolo (e gli altri!) fino allo sfinimento, ma per il momento pubblico nonostante i mille dubbi: se dovessi darmi retta chissà quando lo farei. Pubblicare, inoltre, mi motiva a scrivere.
Iniziamo a conoscere i personaggi; al gruppo dei protagonisti ne manca ancora uno che non è stato nemmeno nominato, ma arriverà presto. Se avete consigli/critiche vi esorto a muoverle, prometto che non mordo, anzi! Sono qui per imparare.
Grazie mille per aver letto ❤️
Alla prossima, spero tra non troppo!

P.S.
Quando la storia sarà finita (ah, ah...) conto di dare un nome a ogni capitolo, per ora non sono tanto sicura di farlo (anche perché in futuro potrei accorpare qualche capitolo, è tutto ancora molto in prova); diciamo che i titoli che vedrete sono provvisori. Mi eclisso davvero!
   
 
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