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Autore: SkyDream    10/11/2018    11 recensioni
Natsu e Lucy sono cresciuti, lentamente si stanno accorgendo di come i loro corpi e i loro spiriti si stiano cercando quasi con disperazione. Proprio quando sembra che tra i due sia sbocciato qualcosa, però, l'ennesima catastrofe minaccia di abbattersi su Magnolia e sulle gilde più potenti.
Non solo Natsu dovrà sacrificare sè stesso, ma capirà quanto un legame d'amore possa unire o distruggere tutto. L'affetto, quel sentimento che aveva sempre visto come la forza che muoveva tutto, gli si ritorcerà contro.
-Dal capitolo 1-
Lucy, qualche giorno dopo, pensò che quella mattina, se avesse saputo come sarebbero andate le cose, si sarebbe permessa di piangere almeno un po’.
Avrebbe chiesto a Natsu di stringerla forte
Perché non dimenticasse mai
Il calore dei suoi abbracci.
[Completa]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

Non avevano parlato granché lungo il tragitto, soprattutto perché Lucy aveva evitato qualunque domanda. Natsu camminava al suo fianco, le robuste braccia - così cambiate negli ultimi anni- s’intrecciavano dietro la nuca, lo sguardo era rivolto ad un cielo grigio di pioggia.
«Non sono abituato a tutto questo silenzio, Lucy». La voce di Natsu era un misto tra l’annoiato e il preoccupato.
Sentiva l’assenza di Happy, della sua allegria e del suo continuo svolazzargli intorno, ma non si era sentito di vietargli di andare in missione con Charle e Wendy, sapeva quanto ci tenesse.
Le prime gocce di pioggia cominciarono a scendergli sul viso, solcandogli le guance come piccole lacrime.
«Non eri costretto a venire in missione con me, potevi chiedere a qualcun altro. Gajeel ti avrebbe accompagnato volentieri pur di staccare un po’!» gli disse la ragazza senza voltarsi.
Lucy non riuscì a reprimere un sorriso, l’ultima volta in casa Redfox regnava il caos, seppur la vista di quei due teneri bimbi compensasse la distesa di giocattoli, pannolini e biberon che lasciavano dietro.
«Ho promesso che non ci saremmo mai allontanati, Lucy. E intendo mantenere le mie promesse».
Nessuno dei due riusciva a parlare della sera prima ma, nonostante ciò Lucy ripensava ancora a quel fiato caldo sulla sua pelle e d’istinto rabbrividiva.
«Siamo arrivati al mercato?» chiese lui alzando il capo e scorgendo della gente che correva con le buste tra le braccia.
«Sembra di sì ma, se non ci sbrighiamo, finiranno per posare tutto prima di poter prendere la collana!» esclamò l’altra cominciando a correre verso l’angolo della via. La pioggia si fece più intensa bagnandole completamente i vestiti e i capelli, li tirò indietro scoprendo il viso bagnato.
Natsu la raggiunse, teneva una mano vicina al suo polso senza però toccarlo e annusava l’aria sospettoso, quasi sentisse qualcosa di estraneo attorno a loro.
«Sbrighiamoci!» esclamò ancora lei cominciando a girare tra le ultime bancarelle rimaste, tutti i mercanti scappavano con oggetti tra le braccia. In molti avevano montato delle piccole tende lungo il canale alle spalle della fiera e portavano la merce al riparo.
Natsu non sembrava molto interessato alla missione, anzi, era totalmente distratto da quello strano odore che non si riusciva a spiegare.
 Lucy stava cominciando a spazientirsi, ma non si perse d’animo e continuò a guardare da sola banco per banco.
Poi la vide: una collana grande e maestosa, con una gemma viola, le gocce di pioggia la rendevano brillante.
Uscì dalla tasca una manciata di banconote che Makarov, a malincuore, le aveva ceduto - senza però omettere che il risarcimento sarebbe stato del doppio!- e le lasciò cadere nelle mani del mercante mentre afferrava il bottino.
Sorridente e con il piccolo trofeo in mano, guardò Natsu cercando di raggiungerlo.
Gli arrivò davvero vicino, seppur non ebbe il tempo di mostrargli il gioiello. Lui le afferrò con decisione il polso, così serio in viso da intimorirla, e cominciò a trascinarla senza preoccuparsi d’altro.
La ragazza cominciò a dimenarsi, per nulla rassicurata dalle scelte avventate dell’altro che, nella maggior parte dei casi, finivano per catapultarli in situazioni assurde e spericolate.
Seppur con lui ci fosse sempre un rischio da correre, era Natsu, d’altronde.
«Dobbiamo allontanarci al più presto da qui.» esclamò lui stringendole il polso fino a bruciarle la pelle, Lucy notò che stava per infiammarsi tanto era concentrato e allarmato.
«Natsu, che ti prende?» gli chiese cercando il suo sguardo, il ragazzo continuava invece a guardarsi intorno senza preoccuparsi della solida stretta che li univa.
«Dov’è la casa di questo qui? Ci prendiamo la ricompensa e torniamo alla gilda.» Suonava quasi come un ordine, Lucy lo strattonò e si liberò dalla sua presa sorprendendolo. Aveva il polso arrossato e notò che un forte calore stava lentamente sorgendo dalla pelle del suo amico.
Lo guardò negli occhi, quasi a costringerlo a parlare. Continuava a piovere ed entrambi erano ormai completamente zuppi.
Lucy arrossì pensando non solo alla sua maglietta, ma anche a quella del suo amico, non per questo però staccò gli occhi dai suoi.
«Natsu, che ti prende?» chiese nuovamente, decisa, sbarrandogli la strada.
«Sento un odore che non mi piace, Lucy, e il tuo e quello della pioggia mi confondono già abbastanza. Dimmi dov’è la casa di quest’uomo e poi torniamo alla gilda.» asserì ancora continuando a camminare senza sapere nemmeno lui dove andare.
Lucy gli prese una mano, scacciando il timore di scottarsi ancora e guidandolo verso la casa del loro cliente.
Dopo quella esclamazione aveva percepito un “ti prego” che lui, non abituato a supplicare, non era riuscito a dire.
Lucy decise di fidarsi, era già abbastanza raro vedere Natsu così nervoso, oltretutto non le andava proprio di avere una discussione con lui.
Arrivarono al grande portone di legno, la ragazza prese il battente e cercò, più volte, di richiamare l’attenzione del proprietario.
L’uomo che rispose era decisamente diverso da come entrambi lo immaginavano: «Salve ragazzi, serve qualcosa?» disse con voce profonda, allettante.
Il viso spigoloso era ricoperto in parte da una scura barba curata, i capelli dello stesso colore meticolosamente portati indietro. Gli occhi erano coperti da due spesse lenti nere.
Indossava un elegantissimo smoking nero e bianco, la cravatta azzurra risaltava come una luce in una stanza scura.
«Siamo qui per la missione della Fairy Tail!» rispose Lucy spostando dietro l’orecchio l’ennesima ciocca bionda zuppa di pioggia.
L’uomo sorrise togliendo dal taschino interno una busta di carta piena di banconote.
«Grazie mille per averla recuperata. Devo fare un regalo importante ad una donna, ma non potevo di certo andare in un così misero mercato a comprarla.» spiegò con un sorriso sghembo sul volto.
«Ha pagato tutti questi soldi solo per questo?» chiese stupita Lucy per poi tapparsi la bocca.
Erano pur sempre cinque mensili. Avrebbe messo una mano sul fuoco pur di averli.
L’uomo, per tutta risposta, non si tolse il ghigno dal volto e aprì il palmo per ricevere la collana. Lucy gliela fece scivolare tra le dita, ancora gocciolante.
«E’stato un piacere fare affari con te, Lucy Heartphilia.» concluse con voce melliflua. La porta si richiuse, lasciando la ragazza leggermente stupita.
Non solo aveva detto il suo nome, ma anche il suo cognome. Accantonò il tutto pensando che, in seguito alla pubblicazione del suo romanzo, la sua fama dovesse ormai precederla.
«Natsu - si voltò lei guardandolo - hai sentito anche tu quello che ha detto?» chiese per poi accorgersi di come le sue mani fossero circondate da fulgide fiamme.
«Dobbiamo andarcene, dobbiamo veramente andarcene».
Lucy si incamminò verso la gilda in silenzio, Natsu al suo fianco continuava a seguirla con la stessa aria seria e assorta di prima. Faceva davvero paura non vederlo allegro e spensierato come al suo solito.
Oltretutto, si accorse lei, teneva il braccio sinistro leggermente teso, come se avesse dovuto spingerla a terra da un momento all’altro.
E così fu.
Natsu urlò qualcosa di incomprensibile alle sue orecchie, poi sentì tutto il suo peso addosso al suo corpo e la testa sprofondare in una pozzanghera d’acqua. Giurò di aver sentito uno sparo.
Era a terra, aveva battuto lievemente la testa ma le pulsava come se l’avessero martellata.
Sopra di lei Natsu continuava a farle da scudo col suo corpo.
«Ti sei fatta male?» chiese esaminando se cu fossero delle ferite. Aveva le pupille ritratte, si accorse, e la fissava terrorizzato.
«Dobbiamo andarcene. Ora.» continuò alzandosi in piedi e trascinandola senza darle nemmeno il tempo di rialzarsi.
Lucy lo seguì, si era messo a piovere ancora più forte e, anziché tornare alla gilda, il ragazzo la condusse fino alla sua casa di pietra, su una collina lì vicino.
Corse fino allo sfinimento e quando arrivò aprì la porta con un calcio, per poco non la scardinò.
Lucy finalmente tirò un sospiro di sollievo, poggiandosi al muro e constatando che non le stava più piovendo addosso.
Non che fosse rimasto più qualcosa di asciutto in lei.
Alzò lo sguardo, Natsu era crollato a terra con una mano a stringersi il braccio sinistro.
«Cosa diamine è successo?» chiese lei raggiungendolo, lo costrinse a togliere la mano e rivelò una profonda ferita sanguinante. Era decisamente il foro di un proiettile, seppur non sembrava aver centrato l’osso.
«Anti-magia. - cominciò lui gemendo di dolore - Se ti avesse colpito in pieno non ne saresti uscita viva, sono dei proiettili avvelenati che annullano il potere di chi viene colpito».
«Sonniferi per magia.» concluse lei esaminando la ferita. Lo portò fino al letto e cercò delle bende sotto indicazioni del suo amico. Non aveva mai fasciato delle ferite da sola, avrebbe voluto chiamare Wendy ma non sapeva come fare.
Non poteva contare sull’aiuto di nessuno, non in quel momento.
Natsu si sdraiò, ancora grondante di pioggia, continuando a stringere il braccio ferito.
Lucy tamponò il foro con degli asciugamani, riducendo di molto l’emorragia.
Ci rifletté su un momento, poi chiamò a sé Virgo.
Lo Spirito stellare si inchinò davanti la padrona che, senza mezzi termini, le chiese di portarle delle altre bende e del disinfettante.
Non aveva mai capito come facesse Virgo ad avere sempre tutto, dagli abiti ai mezzi di primo soccorso, ma ringraziò letteralmente il cielo per avergliela mandata.
Le lasciò tutto l’occorrente e poi svanì, aveva l’espressione sorpresa, quasi non si aspettasse una così precoce chiusura del portale.
Lucy si scusò, sapendo che lo Spirito non poteva sentirla, poiché quando era nervosa non riusciva a mantenere a lungo il contatto con la sua magia.
Natsu sembrava quasi addormentato, aveva gli occhi chiusi e il viso, seppur non fosse del tutto rilassato, non era più sfigurato dalla smorfia di dolore di poco prima.
«Andrà tutto bene.» sussurrò Lucy mentre gli avvolgeva una garza attorno al braccio.
«Lo hai detto anche questa notte.» mormorò lui senza aprire gli occhi.
Davvero voleva parlare di cosa fosse successo in un momento simile?
«Sì - rispose lei cercando di non far tremare la voce - ti ho detto che sarebbe andato tutto bene e così è stato».
Natsu aprì gli occhi per guardarla in viso. Era arrossita, proprio come aveva immaginato.
«Non è andato tutto bene, Lucy, stamattina non mi hai parlato quasi per niente. Non so cosa mi sia preso stanotte, ma non voglio perdere anche te.» Natsu voleva guardarla negli occhi, come era abituato a fare quando apriva il suo cuore a chi gli stava davanti.
Era successo altre volte solo per proteggere la gilda, a volte aveva difeso Erza, altre volte Yukino o Lucy stessa.
Ma era la prima volta che parlava ad una persona con il cuore in mano senza dover difendere nessuno, se non sé stesso. Aveva bisogno di incrociare il suo sguardo, di sentirsi al centro dell’attenzione.
«Non mi perderai, Natsu. Non vado da nessuna parte.» esclamò lei continuando la fasciatura. Stava carezzando il bicipite scolpito del ragazzo, era così caldo.
«Da bambino, quando pensavo che Igneel mi avesse lasciato solo, non ho dormito per parecchio tempo».
Lucy dovette smettere di toccarlo. Sentì un groppo alla gola, quelle parole avevano risvegliato in lei un tremendo senso di nausea.
Aveva risentito attorno a sé la sensazione del letto freddo e vuoto,  la stessa di quando aveva cominciato a dormire sola dopo la morte di sua madre. Quasi le girò la testa a quel ricordo.
Natsu si sedette sul letto, ancora dolorante ma lucido. Cercò la mano di Lucy con la sua e la strinse, riuscì finalmente a trovare i suoi occhi limpidi e con uno sguardo comunicò tutto quello che a parole non riusciva a dire.
Sembrava che il suo sguardo chiedesse “Ora capisci perché dormo al tuo fianco? Perché non voglio lasciarti sola, mai? Perché oggi sarei stato disposto a dare la mia vita per te?”.
La ragazza ricambiò la stretta di mano e sorrise commossa. Fuori la pioggia sembrava diminuire e presto sarebbero andati alla gilda ad indagare sul curioso fatto che li aveva colpiti.
«Farai bene a riposarti, non so che razza di proiettile anti magia ti abbia colpito, ma hai perso molto sangue, Natsu, e dici cose strane».
Il ragazzo non poté che darle ragione sul fatto di riposarsi, seppur contro la sua volontà. Ignorò volutamente l’ultima frase e tornò a sdraiarsi sul letto.
«Ah, grazie per quello che hai fatto per me oggi.» disse lei cercando dei vestiti asciutti che potessero starle bene.
«Figurati, se non fossi riuscito a salvarti la vita, probabilmente mi sarei beccato una strigliata dal master e non avrei più potuto dormire nel tuo letto comodo.» rispose lui ridendo appena, sentiva che il sonno stava per coglierlo di sorpresa.
«Bene, l’hai fatto solo per il letto comodo?» chiese sarcastica l’altra avvicinandosi a lui e tirandogli un pizzicotto sul braccio sano.
«No, no, ovvio che no! - esclamò Natsu ridendo ancora - L’ho fatto anche perché sei l’unica che a volte mi lascia i resti del pranzo!».
Lucy scoppiò a ridere dandogli l’ennesimo pizzicotto. Ridevano come due mocciosi quando, fino a pochi minuti prima, erano entrambi sull’orlo delle lacrime.
Ma il loro rapporto era fatto così: stavano insieme cercando di opprimere i fantasmi del passato con un legame talmente forte da non poter essere spezzato.
E fino ad allora c’erano riusciti, sfuggendo alla morte innumerevoli volte.
Lucy uscì dal bagno facendo ondeggiare le maniche troppo larghe della maglietta che aveva rubato a Natsu. Proprio lui, sulle coperte, dormiva profondamente incurante dei pantaloni bagnati.
La ragazza gli sollevò il capo in modo da poter sfilargli la sciarpa zuppa, lo sentì mugolare e non poté che rivolgere un pensiero al Natsu bambino che aveva dormito solo, per chissà quante notti, accoccolato solo alla sua sciarpa bianca.
Gli carezzò il viso, poi si allontanò da lui.
 
Lucy, qualche giorno dopo, pensò che quella mattina, se avesse saputo come sarebbero andate le cose, si sarebbe permessa di piangere almeno un po’.
Avrebbe chiesto a Natsu di stringerla forte
Perché non dimenticasse mai
Il calore dei suoi abbracci.

Angolo autrice: Inizio con un "Grazie" enorme a tutti i recensori, a chi ha inserito le storie nelle preferite\ricordate\seguite e a tutti i 120 lettori che hanno letto (o solo aperto per dare un'occhiata) il prologo di questa Long-tanto-long.
Starry Flame mi sta accompagnando ogni giorno, porto con me i capitoli cartacei anche sul treno per poterli leggere e correggere. Voglio dare il meglio di me stessa e far uscire, finalmente, una storia di cui poter essere orgogliosa.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo sabato prossimo con l'aggiornamento del secondo capitolo!

*Mini spoiler perchè a tutti piacciono i mini spoiler*
"Se Gray fosse stato un mago del fuoco, sicuramente sarebbe stato un fascio di fiamme.
Aveva gli occhi lucidi, quasi spietati, i muscoli erano così tesi da risaltare sotto la pelle bianca. Furente. La gilda lo aveva visto poche volte così."
   
 
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