Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: queenjane    10/11/2018    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Quando torni?”
“Presto”
Un dialogo tra me e mia figlia.
Sofia, la chiamavo, in spagnolo, sua madre la aveva chiamata Sophie Marianna.
Mia madre si chiamava Sofia, mia sorella Marianna.
 
(Una conversazione lancinante.
Con minime variazioni, come aveva avuto Catherine con ALESSIO quando era piccolo, tre e quattro e cinque anni, una famelica nostalgia…)
Xavier, il mio primogenito, era il figlio della prima gioventù, delle allegrie, dell’amore per Isabel, giovani entrambi, era mancata troppo presto, il prezzo di un sogno.
Sophie .. una morgana,  carne e respiro e sangue, la testimonianza di una immensa passione, di un amore che poteva essere e non è stato, che poteva resistere per tutta una vita.
E  lo aveva saputo nel gennaio 1917, da una lettera di lei,  in cui l’antica amante raccontava quella verità.
“ A Sua Eccellenza, il Principe Andres Felipe Leon Fuentes, conte de la Cueva


..come iniziare? Ho principiato a scrivere venti volte e venti volte ho scancellato, è dura da annotare, per me, figuriamoci per voi da leggere. Come chiamarvi.. Mio caro Andres, o caro Fuentes.. oppure un cauto esordio..sapere della vostra salute, congratularmi per le vostre recenti nozze..Tutto e nulla, una volta ero il vostro amore. Dritta al punto, direste, noi un tempo ci davamo del tu e abbiamo spartito molto. Perdo le parole, non so cosa dire di preciso, impulsiva come solito.. viziata ed egoista, vi turberò, e tanto.. O dal principio.. Avete una figlia, Andres, si chiama Sophie, anzi Sofia, il vostro ultimo dono per me, nata il 20 aprile 1912” 

Sophie, la principessa delle assenze
Occhi Fuentes, dalle distanze, in un viso infantile, rimbalzavano su noi. L’attaccatura del mio naso, la  fronte, scuri i capelli, gli occhi … verdi, dalle molteplici espressioni, una meraviglia, remoti e assorti.
Andres.
Un picador.
Un eroe per gioco e caso, la Calle Mayor uno scherzo del destino,  ero stato un viandante per espiare la colpa di essere sempre vivo.
Il gladiatore che aveva lottato per altri e non per i suoi, la moglie  morta, un figlio ucciso dalla sorte.
Xavier ..il mio perduto bambino, morto perché troppo prematuro, ero rimasto solo, un peso smisurato e senza ritorno e la rabbia..
La mia casa troppo piccola, il mio dolore immenso, lo avevo urlato sotto i cieli primaverili di Ahumada, i maestosi Pirenei sullo sfondo, bevendo fino a non reggermi in piedi, atterrato sulle ginocchia, i pantaloni lacerati per  l’impatto e i palmi sbucciati, nella radura dei melagrani. In un tronco erano scolpite le iniziali, una A e una I, Andres ed Isabel, uniti in un tronco e non nella morte.
E altre donne, altri sorrisi e assenze.
Elisabetta di Asburgo, la mia Erzsi, conosciuta per caso e diventata indicibile,  amata.., maritata Windisch-Gratz.. era l’unica e ultima figlia del principe ereditario Rodolfo, morto suicida con la sua amante, e di Stefania del Belgio.
Un nuovo amore, il mio, dopo anni e vado a incrociare una splendida e complicata persona. Erszi..

La mia Erszi.

Sua nonna Elisabetta in Baviera era stata forse la donna più bella della sua epoca, e soffriva di nervi e depressione, il padre Rodolfo era morto suicida, dopo avere sparato alla sua amante, Stefania del Belgio si era sposata in seconde nozze contro il volere di tutti con un conte ungherese.. Insomma, per quanto bella e viziata, la prediletta del Kaiser, non era considerata un buon affare. Nelle more si era incapricciata del principe Windisch-Gratz, maggiore di lei di un decennio, e già fidanzato. Particolare su cui lei aveva allegramente sorvolato, se ne era innamorata e lo aveva sposato nel 1902, rinunciando ai diritti dinastici per non compromettere la futura successione, mantenendo peraltro il suo titolo di arciduchessa e connesse rendite. Il matrimonio si era presto sfasciato, per ripicche e gelosie, nonostante i figli, tanto che sia Erszi che Otto erano aperti nell’avere relazioni extraconiugali.
Nulla di nuovo, l’imprevisto era stato il reciproco sentimento, mio e suo.
 
ERSZI.

Nel 1909 ero tornato a Vienna per tre mesi abbondanti,m dopo il soggiorno di un anno prima, durato poche settimane, percorrendo le vie e le piazze, nuove costruzioni e vecchie storie, la saturazione .. che andavo  cercando? Guardavo avanti con quella viziata, ostinata mia coetanea, che amava le rose di ottobre, fragili e piene di colore, che sfioriscono dopo una notte più rigida e ti restano sempre nel cuore.
Ed Erszi non era una superficiale, si fingeva oca solo in apparenza, in privato era coltissima, parlava bene il francese e l’inglese, oltre al nativo tedesco, aveva letto un poco di tutto e si occupava di comitati caritativi. Come suo padre Rodolfo, era una appassionata cacciatrice e si interessava di ornitologia e botanica.
I particolari, un braccio nudo, come il ventre che baciavo, la vita meno sottile, quattro figli le  avevano segnato la figura, ingrossato i fianchi, era sempre stupenda.. E tanto..altri strappi, altri addii, i legami ufficiosi erano tollerati, provocare uno scandalo per rimanere insieme no.
Erszi..
La mia Erszi.
Erzsi, quando tuo padre Rodolfo era morto, suicida dopo il folle patto con la sua ultima amante, la corte dei Romanov aveva rispettato l’uso di vestire il lutto per la morte di un membro a suo modo, una specie di presa di giro.  Anni prima, gli Asburgo, che era morto un principe della dinastia Romanov, non avevano rispettato quell’abitudine,  non rinunciando a una  festa in programma. Marie Feodorovna, moglie di Alessandro III, decretò che la festa da ballo avrebbe avuto luogo, ma gli invitati dovevano vestirsi di nero, ecco il famoso “Bal Noir”, allora avevo sei anni, ricordo il commento scandalizzato di mia madre, di origine russa, che si teneva in contatto con i suoi parenti.. “Povera bambina, dicono del dolore dell’imperatore e sua moglie, della gramaglie della principessa ereditaria e nulla di lei.. che ne soffrirà per tutta la vita” e anche da ragazzina non avevi paura di nulla,  ti arrampicavi sugli alberi, cavalcavi come un demonio, eri un portento ed una grazia. E di tuo padre .. Non ne parlavi, appena ti ricordavi di lui, o almeno così dicevi,  eri bellissima, camminavi con la serena grazia di una danzatrice, di una regina nei suoi giardini invernali..
Una naiade, una divina.
Gli occhi innocenti, una guerriera.
Una PASSIONE fisica a cui non resistevamo.
Era appunto il  1911, una  specie di test, non ci eravamo scritti o sentiti nemmeno per sbaglio, non avvisai o che.. Un mero gioco di circostanze, figuriamoci, non ritenevo l’amore cosa per me, da anni lo rifuggivo, concedendomi avventure, sfoghi della carne, lussuria, che non ero certo un monaco od eunuco, anzi.  Da marzo ad aprile  pochi incontri fortuiti, qualche sera a teatro, a Corte, senza rimanere mai da soli o scambiare una parola, tranne qualche sguardo. Mica mi era passata, qualsiasi cosa fosse .. Una sorta di intuizione, senza riscontri, mi confermava nell’opinione che eravamo io e lei, in quella specie di “indefinito”, mi ripetevo che era meglio non amare, per non soffrire, fin da giovane ne avevo avuto ampie prove, un lungo e duro apprendistato. Ed ero ironico, egocentrico, uno sbruffone, avevo molti pregi e molti difetti, in numero principesco, appunto, la voglia di ridere su me stesso, l’ironia tagliente mi salvavano spesso dalla tragedia e dalla noia.
I suntuosi saloni della Hobfurg, una superba teoria di parquet, intarsi e cineserie, illuminati dalle candele e dalla luce elettrica, i fiori, il sussurro dei violini e dei pettegolezzi.. Erszi era vestita di azzurro, come un iris o un giacinto, tra i capelli castani una serie delle celeberrime stelle di diamanti di sua nonna,  che le aveva donato e con cui Sissi era stata ritratta, per sempre giovane  e bella, sorrideva e dava il braccio a suo nonno, smuovendo ogni tanto l’aria con un ventaglio di piume di struzzo incrostate di diamanti. Snella e suntuosa, era magnifica, stupenda.
“Pare una santa.. Invece..”  “Gran cavallerizza.. sapete cavalca come ..” “ E’ una matta, come sua nonna, come sua madre.. O suo padre..” “Suo marito la tradisce regolarmente con.. “  “Chi sa chi monta LEI.” E nomi e altro, la caccia era uno sport diffuso, sia alle bestie che verso gli uomini,  avevo percepito i commenti e la rabbia saliva e montava, quella stessa rabbia che era il mio  demone e tormento.

Uno scherno, una irrisione, come i Romanov che non avevano rispettato l’usanza di vestire a lutto quando tuo padre era morto, volendosi vendicare che, anni prima, gli Asburgo non avevano rispettato per primi quel costume, non rinunciando a una festa programmata. Doveva tenersi un ballo e Marie Feodorovna, moglie di Alessandro III, decretò che la festa da ballo avrebbe avuto luogo, ma gli invitati dovevano vestirsi di nero, ecco il famoso “Bal Noir”,
Lo stesso si ripeteva a quel convegno danzante, la medesima mancanza di rispetto, non lo meritavi.
Nessuno lo meritava.
Ti amo, ti amo, per sempre.
Una sfida ed un duello, non ci eravamo manco parlati manco per sbaglio, sfidavo le regole e ..Tipico mio, a cacciarmi nei guai ho  sempre avuto un talento, oltre ai pasticci in cui incappavo molti erano cercati.
 “Siete stupido..solo uno stupido”che esordio, dopo tanto, un insulto
“Altezza imperiale, non è decoroso, andate via..” Fuori pioveva, lei era piombata come un tuono, un lampo, sempre scriteriata e senza un saluto nel mio alloggio, mi ero ritirato dopo il rituale scambio di padrini e indicazioni. “Andres..”il mio nome, un sussurro, si era calmata, almeno un poco, il preludio della calma prima che giunga una tempesta “Altezza, non conviene..Non è conveniente..Vi prego..”posando il bicchiere di sherry che sorbivo, avevo voglia di baciarla e perdermi dentro di lei fino alla fine del mondo, cercavo di essere distaccato per il suo e mio bene, il suo profumo mi mandava in tilt. “Solo mio nonno e voi avete sfidato il mondo per il mio onore..” “IO non posso parlare per altri.. tranne che meritate ogni  rispetto” “Ed è vero, sai quanti amanti ho avuto..” “ Anche fosse.. non lo meritate.. “ “Andres .. basta!!!” si era slacciata il mantello gonfio di gocce di pioggia, i suoi capelli profumavano di miele e ambra, il vestito color crema sottolineava la sua carnagione, era armoniosa, perfetta “Altezza.. tra poco giungerà una gentildonna .. Questa potrebbe essere la mia ultima notte sulla terra e vorrei svagarmi, perdonate il linguaggio..”per la confidenza di tanti anni prima mi concedevo quelle parole e .. la desideravo, sentivo una crescente erezione, mia premura  sedermi, una gamba accavallata per nascondere quanto sopra“Andres.. mio padre passò la sua ultima notte con una prostituta, Mitzi Casper, e poi si suicidò con la Vetsera a Mayerling..E’ andata così, e sono cresciuta .. come sono, tranne che tu ..meriti di meglio” deglutì “.. la signora è stata congedata. O stai con me ..” “EH..” “L’ho pagata, Fuentes.. Preferisci transitare da qualche altra o..” “Mi confesserò..”
“Ti faccio schifo..E sei un bugiardo, mi desideri” “Io.. ti desidero fino a stare male ..Erzsi, fine, e se ora ..” “Rimani con me” “ Se ora ti tocco, non riuscirò a mandarti via..Non riuscirò più a fermarmi, lo sai, quando stavamo insieme era un continuo” “E .. io pure ..” un bacio, ci eravamo buttati l’uno addosso all’altra, e pioveva, scrosci come rulli di tamburo, un cannone, un presagio di morte o di vittoria.

ERSZI. 

Ero andato via prestissimo. L’alba era sorta, fredda e lucida, il sole si affacciava timido contro il cielo, turchese e rosa, non era un brutto giorno per morire. Avevo contato i passi rituali con la massima cura e freddezza, se morivo andavo forse da Isabel e Xavier, non era un brutto pensiero.  
Fuentes, ahora y por siempre, il motto nei secoli dei Fuentes, caricando il grilletto e  scaricando l’arma, ero rimasto illeso, la pallottola del mio avversario non mi aveva toccato.
E avevo scorto il viso di Isabel, mio figlio Xavier, Erzsi in riposo dopo quella notte, sul bagliore dei ricordi, ecco di nuovo la rocca di Ahumada, i cieli d’Africa, le steppe russe e il viso di una ragazzina, Catherine Raulov, che mi tirava un pestone. Tutto e nulla, ma lei aveva dei begli occhi, onice e topazio, una calda sfumatura, oscurata dal dolore.. adesso, l’avevo incrociata a Livadia, da lontano, squisito il suo profilo, mentre parlava con la sua prediletta amica, la granduchessa Olga Romanov, nessuno poteva indovinare il dolore per le lesioni subite.. difendeva sua madre ed era stata frustata a sangue.. No. Non era giusto. Con suo zio, mio mentore, R-r, le avevo suonate al principe Raulov.. per farlo desistere da ulteriori violenze, un violento comprende solo la violenza, purtroppo “Ella e Catherine hanno finito con te, io ho finito .. fai loro qualcosa e ti ammazzo, ricordalo Pietr” una pausa “ O ti ammazza Fuentes.. se succede qualcosa sei morto e alla tua lurida vita ci tieni..” anche io, allora come oggi. Era cresciuta, un fremito nelle parti basse avvisava che mi piaceva, non era più la viziata ragazzina di otto anni che correva dietro a un gatto, la fanciulla con cui avevo ballato al matrimonio di Marianna, o che mi aveva salutato dopo la corrida.. E non l’avrei sfiorata con la punta di un dito, figuriamoci, già avevo abbastanza casini, e lei era da sposare, non poteva essere una mera avventura, una scopata e via. Come Erszi, lei non era semplice sesso, accidenti a me e lei, sempre. Catherine…
Catherine.
 “Lo hai preso alla spalla.. Poteva essere morto e non lo è”  “E io potevo finire agli arresti, fuori dai confini.. e via così..O morto, tanto per dire. Ipotesi che non volevo contemplare troppo da vicino, ipocrita sì ma non fino in fondo.” “Sei un eroe, secondo tuo solito, mio prode Fuentes, passerà tutto insabbiato..” “Hai parlato con tuo nonno..” lei sorrise “Che ti vuole ricevere.. Andres.. basta così, nessuna guerra” “Ora credi nell’amore, mia cinica?” “Io credo in te e ..” “Erszi..” “Andres..” mi aveva fatto distendere vicino a lei, l’accoppiamento era amore, non mero sesso. “Andres Fuentes, eroe della Calle Mayor, mio tesoro” “In spagnolo, il tuo nome è Isabel” “Ah..” “SE avrò una figlia od una nipote, il suo appellativo sarà Elisabetta”  “E tanto mi ricorderai a prescindere” “Sempre, Elisabetta “ tralasciando il seguito, ribadii che non ero un santo, un eroe, quanto un comune mortale, con i suoi difetti ed allegrie. Come no, ribattè lei, non ci pensare, mentre un’ombra le scuriva gli occhi. “A chi pensi?” “A mio padre, anche lui diceva così” Strano, lei sosteneva di non ricordarlo, non aveva nemmeno sei anni quando era morto, invece .. Era rotolata sulla schiena, le braccia incrociate dietro la nuca, una caviglia, la coscia che sfioravano le mie “Qualcosa mi ricordo, invece, sai”
“Parlamene”
Sorrideva quando aveva scorso un suo biglietto per il suo compleanno, scritto in bella calligrafia, nel 1888, Rodolfo era nato il 21 agosto 1858, Erszi il 2 settembre 1883. “Auguri, al mio caro Papa “, in tedesco, francese, ungherese, una piccola poliglotta. “Grazie, Erszi” lei gli aveva accarezzato la barba castana. Era tenero, solenne, le aveva detto che era una brava amazzone, la aveva fatto montare su un suo cavallo e ..
Nel suo diario, Maria Valeria, sua zia, figlia di Franz Joseph e Elisabetta, aveva citato un episodio particolare. Nel giugno 1889, l’imperatore aveva annunciato che le aveva trovato un nuovo insegnate, Sissi, il nomignolo di sua nonna, le aveva chiesto se si ricordava del Natale trascorso con suo padre, se pensava ancora a lui. L’aveva fissata, con spavento, dicendo di sì, salvo mettersi a parlare di altro.
Venti e rotti anni dopo, parlava di lui. Era con me.
Erszi, eri con me.
 
 
Ah.. se non avessi mai amato, mai avrei sofferto.
“.. fa male rievocare la felicità che abbiamo spartito, ridere di tutto e nulla.. Ah.. non voglio essere impudica, tranne che se fossi rimasto sarebbe successo uno scandalo, i cui precedenti sarebbero risaliti a mio padre.. sono scivolata al Tu, Andres, mio caro. Eri riuscito a convincere mio nonno a lasciare passare le offese, come acqua su un sasso, lui aveva visto Solferino, il mondo merita pace, no? Sbaglio, forse, tranne che ho spartito con te più che con ogni persona, anche da assente(..) Ti eri svegliato, ti avevo scosso e avevi raccontato, di un incendio, tragiche circostanze, se Isabel non fosse morta non ti avrei mai incontrato.. A volte le cose accadono, e non è colpa di nessuno, tranne che ora comprendevo la tua ostinazione  a usare precauzioni, per evitare concepimenti. Come se avere un figlio da te fosse un’onta.. Una maledizione. Invece era amore… Non un capriccio, che sarebbe sfumato in poche settimane.. dico amore, che a modo mio ti ho amato .. Un modo egoista e contorto. E meritavi di meglio che passare la vita ad essere un mio giocattolo, un cagnolino attaccato alle mie gonne, che più rimanevi e più non avrei voluto mandarti via.. Andres, avevi vissuto per anni in solitudine, braccato dal senso di colpa, evitando di amare..dovevi guarire, in parte lo eri già, che ti eri innamorato di me..E per te non era sufficiente, meritavi una famiglia. E desideravo che mi rimanesse qualcosa di te.. Hai passato anni in solitudine, braccato dal senso di colpa, ma stavi guarendo, esserti innamorato di me era un primo passo… E non potevamo stare insieme, avere una vita insieme, alla luce del sole..ti ho amato, ti amo Andres, egoista, cocciuto e testardo, sei passato nella mia vita come una cometa, un lungo addio, so che tua nipote si chiama Elisabetta, il corrispettivo spagnolo di Isabel, tua prima e amata moglie, nata nel 1912, quindi l’equazione per me è risolta ben presto 

“..l’ho capito subito, in fondo i sintomi mi erano ben noti. 
“Deve andarsene ..Erszi, un annullamento non è possibile e sarebbe uno scandalo senza ritorno” “E se aspettassi un bambino?”sfidando l’autorità “Sarà figlio di tuo marito, no? E non sarai né la prima o l’ultima..Promettimi di tacere..” Lui era l’impero, l’impero era lui, ha lottato fino alla morte per mantenere l’unità.. E aveva ragione, non sarei stata la prima o l’ultima, ti amavo Andres e temevo il futuro” Senza andare troppo a ritroso, si era sussurrato per anni che Maria Valeria, l’ultima figlia di Sissi e Francesco Giuseppe, avesse avuto come padre naturale Andrassy, un politico ungherese, la sorella di Sissi, Maria Sofia di Napoli, aveva avuto una figlia illegittima dal suo amante belga, ai tempi dell’esilio di Roma, Maria Larish, cugina di Rodolfo, aveva appioppato al marito due illegittimi.
“..  e te ne sei andato, il 20 aprile 1912 è arrivata lei.. Sophie Marianna, come tua madre e tua sorella. Con W.-G. (iniziali di suo marito) siamo separati nei fatti, io ho vissuto per lo più in Boemia con Sophie e Stefania, la mia quartogenita, i tre maschietti nel collegio militare.. Poi è scoppiata la guerra e sono diventata patronessa di vari comitati caritativi e via così..Andres, la tua assenza è una eterna amputazione.. E ora vuoi conoscere tua figlia, almeno a parole, i suoi gusti e preferenze, la testardaggini, davvero, è tua.. (tralasciando che ho avuto rapporti solo con te, precisazione non necessaria ma doverosa).. Andres, è come te, spaccata.. ”
Le piacevano i cavalli. Amava i cibi salati, era arguta e divertente, un terremoto di vivacità.. aveva imparato a camminare a 11 mesi, passando direttamente dal gattonare alla locomozione...
“.. dopo che è morto mio nonno, la situazione è peggiorata.. Irene, mi chiamavano con caustica ironia, che in greco vuole dire pace..”
Tradotto, l’avevano messa all’angolo, che lei era una pacifista, venti a uno che le mezze, segrete proposte di pace dell’autunno 1916, partite dall’Austria, quando suo nonno l’imperatore era moribondo, se non morto, erano dovute a un suo impulso e il successore Carlo vi avrebbe ben dato seguito, tranne che comandavano i militari e non lui.. Era più a suo agio con le preghiere che con  le faccende militari..Un debole leader, che non si sapeva imporre, avesse regnato Rodolfo, il padre di Erszi, sarebbe stato diverso. Lui era un anti militarista, un anti clericale, amico del popolo, la sua morte era stata una apocalisse.. E tanto era sepolto da quasi 30 anni nella cripta dei Capuccini, Erszi aveva perso il suo protettore, il suo baluardo e ..
“Con le due bambine sono giunta a Copenaghen..” E non era rimasta a terra, che aveva dirottato buona parte del suo strepitoso patrimonio privato in Svizzera, era arguta e previdente..
 “.. ho sbagliato, forse, a non dirtelo allora  e a dirtelo adesso, hai perso anni, una possibilità, ho deciso io per te e mi pesa.. Il solito fatto compiuto, e ora hai una moglie.. che di certo ami, ricambiato, se ti sei sposato è per amore, in questo senso non sei mai cambiato, leale, la tua parola è solo una sia nel bene che nel male, Catherine Raulov, la ragazza dalle iridi di onice.. Che di certo vorrà dei bambini da te, e ti devi togliere l’idea che avere un tuo figlio sia una maledizione. Non ti chiedo di perdonarmi, non sono così folle..”
Ma eravamo venuti a patti.
Dopo avere portato via i due ragazzini sopravissuti dalla Russia, eravamo giunti a Copenaghen.
“Che significa presto?”
Un sorriso, una tremula risata.
“Ah ..”
SOFIA. Dai lineamenti sottili, le ossa di fumo, arguta e vivace, scattante tra le mie braccia.
Un padre e una figlia.
Mai ti avrei lasciato andare via.
Eri mia.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: queenjane