Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Susanna_Scrive    11/11/2018    2 recensioni
Stati Uniti d'America, anno 2000.
Da quando l'ho conosciuto non mi sono mai sentita giudicata, la sua spontaneità, la sua dolcezza e il suo altruismo mi hanno fatto cambiare completamente la visione delle cose. Però ho l'impressione che ci sia un tassello mancante nella sua vita, c'è qualcosa che solo attraverso i suoi occhi si può vedere ma che è difficile da interpretare. Possibile che ha capito il mio bisogno di aiuto?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 40

 

POV Michael

Un gran baccano ai piani inferiori mi risveglia dal mio sonno leggero facendomi sollevare con il busto dal mio morbido letto. Mi tolgo le coperte di dosso alzandomi con una lentezza invidiabile per poi alzarmi definitivamente dal letto. Come apro la porta della mia stanza il baccano diventa sempre più udibile alle mie orecchie. Confuso da tutti questi rumori percorro il corridoio che conduce alle scale e vedo Javon venirmi incontro di corsa. Riconoscendomi si ferma cercando di prendere fiato.

- Signor Jackson! Pensavo stesse dormento - riesce a dire, tra un'affanno e l'altro, la guardia del corpo.

- Mi sono appena svegliato sentendo un gran baccano provenire dal piano inferiore - 

- A proposito di questo - continuo attirando nuovamente l'attenzione della mia guardia del corpo.

- E' successo qualcosa del quale devo essere informato? - domando mostrando una serietà sicuramente non da me.

Javon si irrigidisce visibilmente facendomi confondere ancora di più, cosa può essere successo di così grave da far rabbrividire uno dei miei uomini più fedeli? Attendo impaziente una risposta picchiettando le dita sulle mie braccia che ho precedentemente incrociato.

- Signore ecco.. Madeleine.. - inizia a parlare ma lo blocco appena sento il nome della ragazza, il suo nome.

- Madeleine cosa?  Che cosa è successo? - chiedo con l'ansia alle stelle mentre, senza neanche accorgercene, abbiamo iniziato a percorrere il corridoio in maniera abbastanza frettolosa.

- Circa un quarto d'ora fa stavo osservando le telecamere di sorveglianza ma c'era qualcosa che non andava -  inizia a spiegare l'uomo al mio fianco e io non aspetto altro se non che continui a raccontare.

Scendiamo le scale e la scena che mi si presenta davanti è la cosa più scioccante che ho visto in vita mia. Mi gelo sul posto non riuscendo a compiere un passo in più, anche Javon si ferma qualche gradino dopo di me guardandomi dal basso analizzando la mia reazione. I miei occhi sono spalancati e la bocca leggermente socchiusa in chiaro stato di shock. Il mio sguardo è focalizzato sulla ragazza a terra al centro dell'androne con la testa appoggiata su uno dei cuscini rossi della sala, bianca cadaverica e con una macchia di sangue ai suoi piedi che cresce con il passare dei secondi. Riprendo lucidità e percorro velocemente le scale rimaste e, una volta accanto al suo corpo, mi piego sulle ginocchia non riuscendo neanche a toccarla. I suoi occhi sono socchiusi mentre guarda il vuoto, dalla sua bocca completamente viola escono dei sospiri spezzati e le sue braccia sono scosse da dei tremolii a ogni respiro che compie. La realtà mi colpisce come uno schiaffo, la prendo delicatamente facendo appoggiare la sua testa sulle mie ginocchia mentre accarezzo il suo volto. Non riesco a dire una parola, non so che cosa fare o cosa dire. Con la coda dell'occhio vedo Javon avvicinarsi a noi e si ferma a qualche passo dalla mia figura di spalle.

- Avete chiamato l'ambulanza? - riesco a domandare in sussurro smorzato.

- Si,  Bill ha pensato di chiamare il ginecologo che l'ha visitata l'altra volte, sarà qui a breve - comunica la guardia del corpo.

Io annuisco impercettibilmente avendo capito tutto, sento uno sguardo posato su di me e quando abbasso lo sguardo vedo gli occhi stanchi di Madeleine posati su di me, sembra che stia guardando qualcosa di non reale. Io gli accarezzo uno zigomo delicatamente ma lei non sembra reagire a questo contatto. Vedo che sta per chiudere gli occhi e il panico mi colpisce nuovamente, non posso permetterle di chiudere gli occhi così la scuoto leggermente facendola riprendere.

- No! Ti prego, cerca di rimanere sveglia - le dico mentre le do qualche schiaffetto sul viso per tenerla sveglia.

Lei mantiene gli occhi socchiusi  e, dopo aver sbattuto un paio di volte le palpebre, focalizza i suoi occhi su di me per poi mostrare un'espressione che non mi piace per niente, sembra quasi una contrazione quando chiude gli occhi lasciandosi sfuggire un gemito. Il mio sguardo finisce automaticamente in mezzo alle sue gambe, la chiazza di sangue è raddoppiata, no maledizione!

- No Madeleine no! Ti prego resisti, non spingere, non è ancora il momento! - la supplico cercando in tutti i modi di attirare la sua attenzione.

Dopo qualche minuto si lascia andare a dei sospiri forse troppo accelerati e rumorosi, riapre gli occhi osservandomi lasciandosi a l'accenno di un sorriso che mi manda in confusione.

- Sto morendo - sussurra impercettibilmente facendomi scuotere freneticamente la testa.

Il sogno fatto qualche mese fa ritorna alla mente, il sangue, la sala operatoria, lei morta insieme alla bambina. Mi accorgo di star piangendo quando una goccia si deposita sul viso della ragazza tra le mie braccia, non poteva morire, non doveva!

- No Madeleine! Tu non morirai, hai capito! Devi stare sveglia, devi resistere ok? - dico in preda all'agitazione.

Mi lascio andare a un pianto disperato tenendo la testa bassa in preda ai singhiozzi, non ricordo nemmeno l'ultima volta che sono stato così disperato, la sola idea di perderla mi devasta.

- Michael.. - mi sento richiamare.

Alzo lo sguardo verso la dolce ragazza che tremante avvicina una mano alla mia guancia scacciando alcune lacrime dal mio viso, l'eccessivo tremolio della sua mano si ripercuote su di me facendomi rabbrividire.

- Promettimi che ti prenderai cura della bambina - dice guardandomi dritto negli occhi, io nego con la testa.

- Non dire scemenze chick - le rispondo prontamente mentre mi asciugo il viso con il dorso della mano.

La vedo nuovamente con l'accenno di un sorriso.

- Sto morendo - ripete nuovamente.

- No! Non stai morendo ok? Toglitelo dalla testa! - perdo la calma facendomi scappare l'ennesima lacrima.

- Tu mi fai sentire vivo, se tu muori io muoio con te quindi non ti azzardare a morire, ci siamo intesi? - mi sfogo senza pensarci.

Solo dopo mi rendo conto di cosa ho appena detto facendomi gelare sul posto.

- Io.. Io ti voglio bene - riesce a dire con la voce spezzata dal pianto mentre stringe il tessuto del mio pigiama in velluto rosso.

Io nego con la testa mentre tolgo alcuni ciuffi dalla fronte sudata che le ostruiscono la vista.

- Io di più Madeleine.. io di più - sussurro come se fosse un segreto tutto nostro.

Il rumore della porta d'ingresso mi fa sollevare lo sguardo, è il medico con due infermiere al seguito. Subito si avvicina a noi analizzando la situazione con lo sguardo.

- Non facciamo in tempo ad andare all'ospedale, c'è una stanza che possiamo utilizzare? - chiede cercando conferma nel mio sguardo.

Annuisco e subito il corpo di Madeleine viene strappato dalle mie braccia lasciandomi nella mia solitudine, qui, seduto su un pavimento in marmo bianco e una chiazza di sangue che potrebbe preannunciare la fine di tutto.

 

   
 
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