Il paradiso
perduto.
Capitolo 5.
Un amore di purvincolo.
“Two households, both
alike in dignity,
In fair Verona, where we lay our scene,
From ancient grudge break to new mutiny,
Where civil blood makes civil hands unclean.
From forth the fatal loins of these two foes
A pair of star-cross'd lovers take their life.”
[William Shakespeare – Romeo and Juliet (Prologo)]
Ambientarsi nella sua nuova casa era stato
relativamente facile, per Draco. Era già abituato al clima più rigido delle Highlands scozzesi1 grazie ad Hogwarts,
ritrovarsi a vivere fra quei monti piuttosto che nel Wiltshire non l’aveva
traumatizzato particolarmente. Oltretutto la vecchia villa di suo zio – Chateaux Josephine in
onore della defunta zia – ricordava molto il Manor,
fatta eccezione per il gran numero di Mangiamorte che nell’ultimo periodo
avevano iniziato a pattugliarla con intenti tutt’altro che buoni.
Si erano trasferiti il trentuno di luglio, subito
dopo aver lasciato la casa – che
Draco scoprì chiamarsi Tana, un nome decisamente appropriato – dei Weasley,
avendo fortunatamente mandato gli elfi parigini a dare una sistemata in attesa
del loro prossimo arrivo. La mattina dopo, due membri del Ministero della Magia
accompagnati da tre Auror avevano fatto loro visita,
volendo richiedere una deposizione di Draco riguardo la sua scomparsa e la
morte di sua madre.
Naturalmente, Draco aveva detto tutta la verità. Sua
madre era stata uccisa dai Mangiamorte e lui si era salvato solo grazie
all’intervento miracoloso dei suoi cugini, un rispettabilissimo Auror francese ed un dottore.
La Gazzetta del Profeta si era affrettata a
ripetere tutto per filo e per segno2, compreso il rifiuto dei
“Malfoy sopravvissuti” di affidarsi alla protezione del Ministero, non volendo
costringere “il povero e tormentato
ragazzo ad una collaborazione così vicino all’omicidio della madre”. Naturalmente c’erano state reazioni di vario
tipo e di varia intensità. Alcuni si erano finti scandalizzati all’idea che il
Ministero avesse davvero deciso di non collaborare alla sua protezione, altri
si chiedevano da dove fossero saltati fuori questi altri Malfoy. Tanti altri
ritenevano che Draco fosse responsabile per la morte dei genitori e fosse in
combutta con Voldemort, ma nessuno osò mai rendere pubblici i propri timori.
Draco aveva anche ricevuto notizie dal nuovo
Ministro della Magia, che aveva fatto l’impossibile per convincerlo a
rivelargli qualunque cosa sapesse sulle attività dei suoi genitori, salvo poi
dileguarsi velocemente una volta compreso quanto poco, effettivamente, Draco
sapesse.
Era trascorsa più di una settimana da allora, il
vecchio Aloisius era finalmente giunto in Scozia ed aveva ripreso molti dei
contatti che per anni aveva abbandonato, ma mantenendo l’assoluto riserbo nei
confronti dell’alta società purosangue. Non che detta alta società si fosse
affaccendata ad entrare in contatto con lui.
Ad arrivare era stata una montagna di lettere di
dipendenti ministeriali pronti a tutto pur di ottenere briciole della
conoscenza che il vecchio aveva guadagnato negli anni. Draco non sapeva cosa
Aloisius avesse fatto con tutte le sue lettere, ma non si era mai preoccupato
particolarmente. Quelle erano
innocue, le lezioni che era costretto a prendere non tanto.
«Basta così, ragazzo» lo liquidò quel giorno,
forse notando il rivolo di sangue che aveva iniziato a colare dal naso del
nipote. «Stai migliorando, ma la tua Legilimanzia è ancora molto debole,
soprattutto rispetto alla Occlumanzia» constatò,
riponendo la bacchetta nella cintura e rilassando le spalle contro la poltrona
su cui si era accomodato. Lui non sembrava provato dalle tre ore di abusi
mentali, almeno non più di quanto già non fosse di suo.
Draco non aveva la più pallida idea di quale
potesse essere la malattia che affliggeva quell’uomo e non era neppure certo di
volerlo sapere. C’erano tante cose
che Aloisius teneva per sé e Draco, a quel punto, era sicuro che fosse per il
bene comune.
Portando la mano al naso per cercare di arginare
il sanguinamento, annuì. «Farò meglio, zio» lo rassicurò, raddrizzandosi e
tentando di non dar a vedere quanto si sentisse effettivamente debole. «Credi
che io possa difendermi decentemente ad Hogwarts? Dubito ci siano persone
pronte a toccarmi, ma-».
Aloisius alzò la mano, zittendolo. Poi, come
raramente era capitato facesse, ghignò. «Ragazzo, sei riuscito a mettere in
difficoltà me, che ho passato anni ed
anni a perfezionare le Arti della Mente. Sei un naturale, prima che inizi la scuola sarai probabilmente capace di
resistere agli attacchi di Voldemort in persona, seppur per un breve tempo. E
certamente potrai difenderti da pivellini che potrebbero mandarti alle
calcagna. Quasi nessuno sa dei talenti dei Black, sono sempre stati molto
gelosi dei loro segreti, anche con Voldemort stesso».
Vagamente risollevato, Draco annuì. Il naso
sembrava aver smesso di sanguinare, ma la sua camicia era irrimediabilmente
rovinata. Peccato, era una delle sue preferite. «Hai preso una decisione
riguardo Diagon Alley? Mi farebbe piacere andare di
persona e non lasciare tutto in mano a Nettie. Sarebbe capace di comprarmi i
vestiti di una taglia più piccoli solo per farmi un dispetto» buttò lì,
fingendosi preoccupato solo dei suoi acquisti e non di altre possibili
motivazioni personali.
Aloiusius gli dedicò un’occhiata al
di sopra dei suoi occhiali, senza nascondere un sorrisino. «Sono sicuro che mia
figlia non farebbe nulla del genere, non sopporterebbe che tu facessi brutta
figura» lo rassicurò, incrociando le braccia al petto. «Ma immagino che
qualcuno sarebbe piuttosto deluso al pensiero di non trovarti, quindi puoi
andare, con le dovute precauzioni» concesse, ridacchiando e facendo venire i
brividi al nipote. «Potresti anche invitare la signorina qui da noi, di certo
non la butteremmo fuori a calci».
Sentendo le orecchie pungere per l’improvviso
calore, Draco si schiarì la voce. «Dubito sia possibile, zio, ma grazie dell’offerta»
rispose, con una calma che non gli apparteneva, iniziando ad arretrare verso
l’uscita dello studio. «Parlerò con Nettie per Diagon
Alley, cercheremo di organizzarci per domani mattina, se a te va bene».
Dopo qualche istante di silenzio, Aloisius scosse
il capo. «Pomeriggio. La mattina può sembrare più tranquilla, ma non lo è. Nel
primo pomeriggio incontrerete meno rischi, è preferibile».
Ringraziando che non fosse stato direttamente un
secco no, Draco annuì e si allontanò
velocemente. Avrebbe fatto bene a rintracciare immediatamente Nettie e prendere
accordi con lei per il giorno dopo. Fortunatamente lei aveva dovuto lasciare il
lavoro prima di trasferirsi in Scozia, tutto il tempo libero l’aveva resa pronta
a qualunque tipo di uscita. A passo svelto, quindi, si mosse lungo i corridoi
della villa alla ricerca dei toni soavi dell’unica donna di casa, fermandosi
solo quando sentì calore all’altezza della tasca dei pantaloni.
Grazie per
il libro, ancora niente su Horcrux.
Sorridendo come un idiota, Draco scosse il capo e
ripose il Galeone finto. Le aveva detto
che non avrebbe trovato nulla nei libri che le aveva spedito, considerando che
lui stesso non avesse precedentemente avuto fortuna. Lei, però, era una piccola
Sanguesporco cozzale e non si sarebbe arresa finché
non avesse eliminato anche il minimo dubbio. Qualche anno fa
quell’atteggiamento l’avrebbe irritato a morte, adesso lo faceva sospirare. Se
non fosse stata così testarda e orgogliosa, in quel momento loro-
«Draco».
Con un balzo, mancò poco che Draco cadesse con il
fondoschiena al suolo a causa del richiamo improvviso di suo cugino. Davanti a
lui, Alistair lo fissava con un’espressione divisa fra il divertito e
l’esasperato, le braccia incrociate all’enorme petto. Doveva averlo chiamato
più di una volta.
«Posso fare qualcosa per te?».
«Magari prestare attenzione quando cammini»
rispose suo cugino, sospirando. «Capisco che in casa siamo protetti, ma non
devi mai abbassare la guardia così,
soprattutto non quando vai in giro da solo. È un buon addestramento per quando
sarai ad Hogwarts» gli disse, scuotendo il capo ed indicando la finestra. «Lì
sarai abbandonato a te stesso, Silente non può prendere misure drastiche per
tenerti lontano dagli altri ragazzini, soprattutto quelli della tua stessa Casa».
Draco gli lanciò uno sguardo esasperato. «Al,
siamo letteralmente in una bolla
infrangibile» gli fece notare. «Se anche dovessero mandare qualcuno, saremmo
avvisati per tempo. Ed ora non siamo
ad Hogwarts, fammi rilassare finché posso».
«La sicurezza non è mai troppa» gli rammentò
tuttavia lui, scuotendo il capo. «Potremmo trovarci in una situazione di crisi
e tu-».
«Immagino tu non abbia abbassato la guardia
neppure stanotte, mon frère3» si intromise Nettie,
sbucando dalla porta che conduceva ai sotterranei. Trascorreva fin troppo tempo
in quel posto, secondo Draco, ed il suo colorito sembrava risentirne sempre di
più. Non li raggiunse, preferendo fermarsi a distanza di sicurezza. Con un
cenno, indicò Alistair. Più precisamente, il collo di Alistair su cui svettava, Draco lo realizzò con un certo
divertimento, un segno rosso inconfondibile. «Quello è un morso di purvincolo4?
Devo darti un po’ d’unguento? E quelli non sono forse gli stessi vestiti con cui
sei uscito ieri sera?».
La velocità con cui Alistair arrossì avrebbe dovuto
essere umanamente impossibile. Strano che non fosse svenuto, in realtà. Draco
non riuscì a non ridacchiare a sue spese, soprattutto non dopo lo sguardo da
cerbiatto spaurito che lui dedicò alla sorella minore.
«Io-».
«Questo purvincolo
doveva essere bello grosso» continuò lei, sbattendo le ciglia con aria
innocente. «Ti vedo anche piuttosto confuso… dovresti davvero passare nel mio
studio e farti dare un’occhiata».
Stringendo le labbra, Alistair scosse il capo,
forse cercando di racimolare un po’ di dignità perduta. «Non ce ne sarà
bisogno, grazie. Sto benissimo» esalò, tentando di raddrizzare le spalle.
«Quello che io faccio non è di tuo interesse, Crevette».
«Potresti metterti in pericolo» si intromise
Draco, riuscendo a non sorridere malamente alle spese del cugino. «Fino ad ora
mi hai detto di stare sempre in
guardia, non puoi biasimarci se ci preoccupiamo per te».
«Esatto» lo spalleggiò Nettie, annuendo con aria
saggia. «Dimmi, stai prendendo precauzioni? Questo purvincolo
ti sta trattando con tutto il rispetto che meriti?».
Alistair chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie
con aria stanca. «Vi assicuro che nessun purvincolo
mi sta mancando di rispetto» sbottò, evidentemente vicino a una crisi di nervi.
«Mi rendo conto che in questo momento siate entrambi frustrati dalla
situazione, ma non potete certo sfogarvi su di me». Li guardò entrambi, poi
sorrise. «Non se avete intenzione di andare a Diagon
Alley in un prossimo futuro. Senza di me non andrete da nessuna parte, lo
sapete entrambi».
Contrariamente alle aspettative di Draco, Nettie
rise. Il suono gli fece venire i brividi. «Chi avrebbe mai detto che per dare
un po’ di fegato a mio fratello sarebbe stato necessario stuzzicare il suo purvincolo preferito» commentò, iniziando ad avvicinarsi. Alle
sue spalle, un paio di occhi rossi sembrarono puntarsi su Draco e Alistair con
fare calcolatore. «Non preoccuparti, signor Auror,
faremo i bravi. Ma farai bene ad andare a cambiarti prima che nostro padre ti
veda» lo avvisò, indicando con un cenno del capo la vaga direzione in cui si
trovava la sua stanza.
Alistair le sorrise, l’imbarazzo e l’irritazione
completamente spariti dal suo viso. Era una cosa a cui Draco non si sarebbe mai
abituato: lo scontro fra fratelli. Quei due passavano buona parte del loro
tempo a darsi fastidio, eppure nonostante tutto bastava un battito di ciglia
affinché tornassero come prima, affezionati l’uno all’altra ai limiti dello
stucchevole. Aveva notato che avessero iniziato a tenere quel comportamento
anche con lui, bizzarramente. Un giorno sarebbe riuscito a ricambiare il
sentimento?
«Fatemi sapere l’orario» disse l’Auror, allegro, iniziando ad allontanarsi. «Devo assolutamente
passare da Accessori di prima qualità per il Quidditch».
Ah, Draco avrebbe voluto fare un giro in quel
negozio a sua volta. Magari avrebbe trovato dei nuovi guanti per la nuova
stagione di Quidditch.
Sempre che
l’avessero fatto giocare.
«Alistair» chiamò di nuovo Nettie, il tono
stranamente serio. Attese che il fratello si girasse a guardarla, prima di
continuare. «Stai attento. E prendi tutte le precauzioni del caso».
Con un sospiro, Alistair annuì. «Sta’ tranquilla,
sono grande e grosso, non ho bisogno che un medico mi aliti sul collo» la
tranquillizzò, ridendo ed allontanandosi, lasciandoli soli nel corridoio
ombroso.
Soli, fatta eccezione per gli occhi rossi poco
lontani.
Nettie scosse il capo. «Quell’idiota vive in un
mondo fatto di Mangiamorte e zucchero filato» sbottò. «Spero di non dover di
nuovo raccogliere i cocci della sua idiozia» aggiunse, facendosi avanti per
fronteggiare Draco, al quale lanciò un’occhiata vuota. «Lo stesso vale per te,
ragazzino» gli fece notare, inarcando le sopracciglia. «Prendi tutte le
precauzioni?».
Per la prima volta dopo anni, il viso di Draco prese fuoco.
«Io- cosa ti fa credere che io… Io non ho mai5… tu… cosa?».
Nettie scosse il capo. «Nel tuo caso, non mi
riferisco al sesso» gli fece notare, con un leggerissimo ghigno. «Soprattutto
perché, nel caso ci fosse stato quel pericolo, avrei già fatto in modo di
toglierti tutte le possibilità di far danni» spiegò, bizzarramente allegra. «Mi
riferisco al fatto che stai intrattenendo una storiella con l’amica Sanguesporco di Harry Potter senza che nessuno dei suoi
amici ne abbia la minima idea. Potrebbero esserci conseguenze tutt’altro che
positive nel caso in cui dovessero scoprirlo per caso, Draco, mi auguro tu ne
sia cosciente».
Sentendosi improvvisamente scoperto, Draco arretrò
leggermente. «Come l’hai capito? Tu non mi hai ravanato il cervello come tuo
padre e neanche lui ha mai capito chi fosse» chiese, socchiudendo gli occhi.
«Come mi sono tradito?».
Nettie scosse il capo. «Ti prego, quando sei arrivato da noi eri tutto un “ah, i sanguesporco
fanno schifo!” e “noi purosangue
siamo migliori”, ma si vedeva lontano un miglio che lo stessi dicendo solo
per far scena» lo rimproverò, alzando gli occhi al cielo. «Quando siamo stati
in quel… buco dei Weasley non hai
fatto che lanciarle occhiate. Potter e il suo rosso amichetto possono anche
essere ciechi, ma questo non significa che lo sia anche io» aggiunse, senza
nascondere una smorfia nauseata al pensiero della Tana6.
«Oltretutto, le hai palesemente passato libri di Magia oscura della nostra biblioteca
da quando sei arrivato. Non che io non approvi» si affrettò a chiarire, «ma
avrei gradito un avviso. Ho fermato Biscottino appena in tempo, ti aveva
scambiato per un ladro».
Dalle sue spalle, Biscottino emise un lieve gorgoglio, avvicinandosi lentamente.
Che il nome scelto da sua cugina fosse altamente
inadeguato, Draco l’aveva deciso il giorno stesso in cui lei l’aveva portato a
conoscere l’adorabile animale di casa. Biscottino,
infatti, non era certo un delicato levriero come quelli che suo padre aveva
acquistato per il Manor e neppure un barboncino come
quello che Blaise aveva regalato a sua madre l’ultimo
Natale. Si trattava piuttosto di una bestia apparentemente di almeno centodieci
chili, nera come il buio, con delle orecchie a punta capaci di percepire passi
due piani più su e dei denti che avrebbero fatto invidia ad un drago. Senza
dimenticare gli occhi rosso sangue che brillavano nell’oscurità.
Biscottino era, in breve, l’Alfa di un branco di Segugi infernali7, bestie fatte di
carne ed ombra che avevano fatto degli anfratti più inospitali della terra la
loro tana. Come Nettie li avesse evocati in primo luogo era fondamentalmente un
mistero, Aloisius era semplicemente sceso nei sotterranei e si era ritrovato
davanti la propria bambina – di appena sei anni – circondata da cani abbastanza
grossi da essere scambiati per vitelli, tutti sdraiati intorno a lei come a
difenderla da minacce invisibili. Fra i quattro
segugi, Biscottino era quello più morbosamente attaccato a Nettie, seguendola
dappertutto in casa e rifiutandosi di restare confinato fra le ombre come i
suoi compagni.
Erano state quelle bestiole a fare a pezzi
Greyback, riducendolo ad una poltiglia irriconoscibile. Avevano portato brandelli
di carne a Nettie, quasi come un trofeo.
La prima volta in cui Draco si era ritrovato
faccia a faccia con Biscottino ed i suoi amici – BonBon,
Caramella e Panna – aveva quasi perso i sensi per la paura. Ma loro non gli
erano balzati addosso per smembrarlo, tutt’altro: si erano avvicinati,
l’avevano annusato e poi, senza curarsi di lui, erano tornati al loro pranzo a
base di licantropo morto. A dirla tutta, Panna si era anche accoccolata ai suoi
piedi, dopo aver finito di mangiare. Passati quasi due mesi, aveva smesso di
tremare alla vista di occhi rossi nel buio ed al rumore di passi nella notte.
Era un peccato che i segugi non potessero lasciare
la casa o esporsi alla diretta luce solare, avrebbero risolto il problema di
Voldemort in dieci minuti. Ma almeno rendevano le preoccupazioni di Alistair
sulla sicurezza in casa completamente inutili ed assurde.
«Sono contento che Biscottino non mi abbia
utilizzato come spuntino di mezzanotte» constatò, occhieggiando l’enorme bestia
con fare preoccupato. Seduto oltre la fioca luce che entrava dalla finestra,
l’enorme segugio appariva insolitamente tranquillo, gli occhi puntati su Nettie
come in attesa di un suo qualsiasi comando. «Sei sicura di non potermelo
prestare per Hogwarts? Nei sotterranei non prende mai la luce del sole ed io lo
porterei a fare passeggiatine almeno tre volte al giorno» aggiunse, con fare
ironico.
Nettie non sembrò divertita dalle sue
affermazioni, ma, in fondo, lei non sembrava mai divertita da nulla. «Non posso
cederli, lo sai. Non ho questo tipo
di controllo su di loro» gli rispose, allungando la mano per passare le dita
sull’enorme testa del cane. «Non ho alcun tipo di controllo, a dirla tutta. Sono semplicemente fortunata che i loro
interessi siano simili ai miei e che non ci sia mai stato motivo di discordia
fra di noi». Lentamente, risollevò lo sguardo sul cugino, scrutandolo con
attenzione. «Non cercare di sviarmi, però. Sei sicuro di quello che stai
facendo con Hermione Granger? Se Potter e Weasley-piccolo dovessero convincersi
che tu la stia in qualche modo sfruttando-».
«Probabilmente è lei che sta sfruttando me» la
interruppe immediatamente Draco, con uno sbuffo. «Non ho bisogno di una balia,
soprattutto non per questioni… affettive»
continuò, infilandosi le mani in tasca per non farle notare quanto fosse
realmente nervoso. «Credi che io non abbia già pensato a tutto ciò che potrebbe
andare storto? Ci penso da quando avevo quattordici anni8. Secondo
te perché ho continuato a fingermi stronzo per tutto l’anno scorso? È stata la
strategia migliore che ci sia venuta in mente per evitare di diventare ancora
di più un obiettivo».
A dirla tutta, la Granger inizialmente si era
radicalmente opposta a qualunque tipo di sotterfugio. Erano amici e lei era liberissima di andare
contro la volontà di Harry e Ron, soprattutto se questo significava portare dal
lato dei buoni il giovane rampollo di una famiglia di Mangiamorte. Quando,
però, la paranoia di Potter aveva iniziato a dare segni più evidenti e la
Umbridge aveva mostrato quanto sapesse essere spietata, anche lei si era dovuta
ricredere. La realizzazione che nella loro amicizia ci fosse qualcosa in più
era stata il punto di non ritorno: Potter avrebbe dato di matto e Weasley
avrebbe avuto un embolo al solo pensiero, non potevano permettersi di essere
scoperti.
Draco aveva seguito un iter leggermente diverso.
Convinto fin dal principio della necessità di tener segreta la loro amicizia
con Potter e Weasley, se non per il puro gusto di vederli sbattere la testa al
muro e tentare di emulare il fantasma della loro casa, con lo sviluppo dei suoi
sentimenti aveva iniziato a temere che questi potessero portare conseguenze troppo negative per Hermione stessa.
Dapprima il problema era stato il giudizio della Umbridge e dei suoi compagni di
casa, successivamente era stata l’ombra di Voldemort – o peggio, di Bellatrix –
a frenarlo. Se avesse saputo della loro relazione, lei sarebbe stata
immediatamente presa di mira. Non poteva permetterlo.
«Hai intenzione di continuare con questa farsa, quindi?»
domandò Nettie, accigliata. «Ormai sei un paria fra i tuoi ex amici, un
traditore del tuo sangue con un bersaglio proprio sulla testa. Ma sei anche un
membro dell’Ordine della Fenice e la tua lealtà è praticamente certificata»
ragionò, iniziando a camminare verso il suo studio e facendogli cenno di
seguirla. Biscottino sembrò sparire fra le ombre, ma Draco non dubitava che
fosse ancora lì, nascosto da qualche parte. «Che la vostra storia sia o meno
alla luce del sole non cambierà nulla per il mondo e di certo non per la tua
reputazione».
In un modo o
nell’altro, siete entrambi degli obiettivi, lei non lo disse ma Draco non dovette far
ricorso alla Legilimanzia per capirlo.
«Potter e Weasley perderebbero la testa, se
sapessero» le fece presente lui, le sopracciglia inarcate.
Nettie sorrise in modo vagamente malvagio. «E non
sarebbe forse uno spettacolo divertente a cui assistere? Mi sto annoiando così
tanto in questo ultimo periodo…» commentò, con tono noncurante, precedendolo
con una tranquillità quasi serafica.
Guardandola come se le fosse spuntata un’altra
testa, Draco si fermò per un solo istante, prima di riprendere a camminare e
recuperare la distanza. «Far venire un esaurimento nervoso al Prescelto ed alla
sua fedele spalla, Nettie? È crudele».
«Una ragazza deve avere i suoi hobby, petit. Adesso vieni, controlliamo che papa non ti abbia fuso parte del
cervello».
***
La mia
famiglia sa di noi.
Erano bastate poche parole scritte su di un
Galeone finto per mandare Hermione in totale e completa paranoia. I Malfoy
sapevano che lei e Draco avevano una relazione, eppure le parole di lui non le
erano sembrate preoccupate o particolarmente catastrofiche. Magari non l’avevano
presa così male. Magari non lo
avevano torturato fino alla morte, come lei aveva pronosticato avrebbero fatto
nel momento stesso in cui lui le aveva detto di aver ottenuto il permesso
speciale del Ministero per praticare magia fuori da Hogwarts ed esercitarsi
nella Legilimanzia.
Oppure la loro reazione era stata proprio come lei l’aveva immaginata ed
in quel momento stavano sfruttando il Galeone di Draco per trarla in inganno e
uccidere anche lei subito dopo? Non era una possibilità da escludere a priori.
Cosa sapeva di quella famiglia, in fondo? Lucius e Narcissa erano stati facili
da inquadrare e con loro la necessità di mantenere il segreto era stata palese
quasi quanto lo era stata per Ron ed Harry. O
meglio, lo era stata finché non era saltata fuori un’altra verità su
Narcissa Malfoy e su Lucius, legati alla famiglia fino alla morte e pronti a
tutto pur di mettere in salvo Draco. Oltretutto la sorella minore di Bellatrix
aveva anche ereditato una incredibile capacità da naturale che i Black si tramandavano di generazione in generazione,
era assai difficile che nell’anno in cui Hermione e Draco erano riusciti a
tenere nascosta la loro storia lei non avesse percepito assolutamente nulla.
Però, alla fine, Narcissa era morta, così come il marito. Erano gli altri Malfoy ad essere un suo problema. Non aveva trascorso
abbastanza tempo con loro da potersi fare un’idea del loro carattere e,
considerata la brevità dei loro messaggi, non aveva neppure avuto modo di
chiedere a Draco delle delucidazioni. Le era sembrato sempre piuttosto
tranquillo ma, conoscendolo, si sarebbe fatto tagliare una gamba prima di
ammettere di essere in difficoltà e di non poter gestire la situazione in
totale solitudine.
Maschi, pensò Hermione,
nauseata, senza riuscire a nascondere una smorfia di disgusto.
Un tocco sul braccio la fece sobbalzare, facendole
cadere il galeone di mano. La velocità con cui lo riacchiappò e nascose avrebbe
dato via immediatamente il suo
segreto se le fosse successo davanti ad Harry. «Ti senti bene?» le chiese
invece Fleur, il bel viso preoccupato. Erano sole in cucina, la signora Weasley
aveva trascinato Ginny a fare non si sa cosa in
giardino, e Fleur doveva essere appena arrivata dal piano di sopra, dove
trascorreva una quantità impressionante di tempo.
Anch’io
l’avrei fatto al posto suo.
Cercando di tornare in sé stessa, Hermione accennò
un sorriso. «Sto bene, grazie, ero solo un po’ sovrappensiero» le disse,
schiarendosi la voce e mettendo velocemente in tasca il Galeone. Sentiva un
leggero calore alle orecchie e sperò con tutta sé stessa di non essere
arrossita miseramente.
Fleur la osservò per un lungo momento, prima di
sedersi – non invitata – accanto a lei. «Sei preoccupata per un ragasso, oui? Conosco quello sguardo» le chiese, il
tono bizzarramente gentile. Nel momento che precedette la lunga sequenza di
negazioni agitate, Hermione riuscì a meravigliarsi di quanto il suo tono fosse
stato gentile e non civettuolo come invece lei si sarebbe aspettata. «Ah, stai tronquilla, non
devi parlar per forza» le continuò a dire la bionda, dandole delle pacche sulla
mano, con fare rassicurante. «Capisco cosa significa innamorarsi di qualcuno
che la familia
non approva. E non essere approvata neanche tu».
Come paralizzata, Hermione sollevò lo sguardo
dalle proprie mani e lo puntò sulla ragazza, consapevole di somigliare molto ad
un cerbiatto ad un passo dall’essere investito. «Chiedo scusa?».
Fleur accennò un sorriso. «Maman e Papa non erano
felici che io venivo qui da Bill, perché lui è più grande di me, oui? E perché la sua familia è in pericolo. Loro
avevano paura» le spiegò, abbassando leggermente la voce per paura, forse, di
essere sentita da orecchie non proprio amiche. «E la maman di Bill non è felice che io sono qui, dice che io non lo
merito» aggiunse, in uno sbuffo risentito. «Ma pensi che io mi fascio fermar? No, perché io amo Bill e
lui ama me. Non importa cosa dicono tutti, noi siamo felici insieme. Se lui ha
conquistato Maman e Papa, io posso provare con la sua familia».
Sempre più basita, Hermione si limitò a fissare
Fleur come se le fosse spuntata un’altra testa. Era un discorso molto serio,
decisamente diverso da ciò che lei si sarebbe aspettata da lei. «Io… la signora Weasley è molto testarda, ma sono sicura che
con il tempo capirà» mormorò, non sapendo bene come rispondere alle sue parole.
Il rancore che lei riservava a Fleur era più una conseguenza delle battute di
Ronald che altro, non le aveva mai fatto nulla di male se non sorridere troppo
e sbattere le palpebre in continuazione. Ragionandoci su, Hermione non poteva
neppure accusarla di fare la gatta morta, tutte le sue attenzioni erano sempre dirette a Bill ed a nessun altro.
Fleur accennò un sorriso triste, ma annuì. «Oui, farò del mio melio
per farmi accettar» disse, con un sospiro. «Ma per te è più diffiscil, oui? Malfoy non è un nome ben visto dai…
uhm… sang-de-bourbe9?»
tentò, accigliandosi per un momento alla ricerca della traduzione adatta. «Oh, nato babbano, come te. I tuoi genitori
non sono felici di lui, no?».
Il cervello di Hermione, abbastanza velocemente,
andò in cortocircuito. Un’altra persona avrebbe tentato di arrancare una scusa
dietro l’altra, magari balbettando pure e gesticolando follemente, ma Hermione no. In quel momento non riuscì a far
nulla se non fissare Fleur con la bocca aperta e gli occhi spalancati,
l’attività celebrale ridotta ad una linea piatta ed i grilli in sottofondo per
completare quell’opera di disgustoso sconvolgimento che era diventata la sua
espressione.
«Come?» chiese alla fine, in un sussurro,
accettando di buon grado le leggere pacche che l’altra aveva iniziato a darle
sul braccio.
«Non ti preoccupare» la rassicurò, con un sorriso
che avrebbe fatto piangere d’emozione i suoi genitori dentisti, «si vede che è
un segreto ed io lo posso mantenèr. Io l’ho
visto solo pourquoi
non vi conosco bene ma conosco i segnali». Per un lungo istante, Fleur sembrò
squadrarla con divertimento. «Siete tutti sicuri che io sono stupida. Solo
perché sono bella non significa che non capisco».
Un forte senso di colpa si impadronì di Hermione
che abbassò per un momento lo sguardo, prima di tornare a guardarla ed
accennare un sorriso. «Hai ragione, ti chiedo scusa. Sei sopravvissuta al
Torneo Tremaghi, non sei certo una sciocca» si scusò,
cercando di suonare il più gentile possibile. «Quindi… secondo te gli altri non
sospettano nulla? Neppure Ginny?» chiese un attimo
dopo racimolando tutto il coraggio che sentiva di avere in corpo. «Se qualcuno
di loro dovesse capirlo…».
Fleur scosse il capo, seppur accigliata. «Cosa sci sarebbe di male? Lui è amico adesso,
no? E immagino che era amico da un
bel po’ ma di nascosto» le disse, apparentemente confusa. «Adesso non possono pensar che ti fascia male, quale sarebbe il problema?».
Hermione sospirò, passandosi una mano fra i
capelli e scompigliandoli più di quanto già non fossero. «Draco è comunque un
Malfoy, per anni è stato la nostra nemesi e l’anno scorso sembrava essere
addirittura peggiorato, anche se in realtà era tutta una sceneggiata per non
farci prendere di mira dalla Umbridge» spiegò, con una smorfia. «Harry e Ron mi
ucciderebbero e Ron non farebbe altro che rendermi la vita un inferno».
L’espressione di Fleur si fece stranamente aspra.
«Oui, non
dubito che Ron sa essere spresgevole»
disse, scuotendo il capo con un certo disgusto. «Ma Herrì è un bravo ragazzo, pian piano
capirebbe. Mi sembrava tranquillo quando lui era qui con la sua familia, oui?».
Effettivamente, Harry non aveva detto nulla contro
Draco ed i Malfoy, da quando si erano presentati alla Tana. Certo, Ron
probabilmente aveva parlato per entrambi, lamentandosi del modo spocchioso in
cui lui aveva respirato in sua
presenza, ma Harry era stato bizzarramente silenzioso sulla questione.
«Harry ha visto in Draco la stessa sofferenza che
anche lui sta vivendo» mormorò Hermione, esponendo quella che era la sua teoria
più probabile. «Sapevamo tutti quanto era legato ai suoi genitori e Sirius,
perderli tutti per mano di Voldemort è un dolore che lui può capire piuttosto
bene… questo non significa che sarà felice all’idea che io gli abbia nascosto
il nostro rapporto per quasi due anni, non credi? Merlino, se fossi stata al suo posto non gli avrei più rivolto la
parola».
«Ma alla fine lo avresti perdonato, no?» le chiese
Fleur, con un sorriso incoraggiante. «Siete amisci, vi volete bene e questa
cosa non vi distruggerà. Abbi fiduscia in lui e dagli il tempo di… capire. Ron lo seguirà
presto, non temere».
Minimamente rincuorata, Hermione annuì. Tuttavia,
una parte di lei aveva già messo in conto quelle stesse parole e si sbrigò a
ricordarle quale fosse il vero motivo dell’attacco d’ansia che l’aveva appena
colpita.
«La sua famiglia sa» disse, in un sussurro preoccupato.
«Non mi ha detto altro, io non so… e se gli hanno fatto del male? Se non sono
contenti e… se cercheranno di separarci?».
Fleur scosse il capo, dandole altri buffetti sul
braccio. «Non ti preoccupar» le
disse, apparentemente tranquilla. «Monsieur Tremaine…
volio dire,
Malfoy, è stato il mio insegnante a Beauxbatons, è
sempre stato corretto e gentil.
Madame Maxime non avrebbe mai accettato un Mangiamorte nella scuola per tanti anni» le
spiegò. «A scuola ho incontrato spesso sua filia, una volta ha rotto il naso
ad un ragazzo perché aveva fatto uno scherzo crudele ad una sua compagna nata babbana. Non volio mentire, lei è un po’… strana, un po’ cattiva, ma non…» si accigliò, arrancando alla
ricerca delle parole giuste. «Non è cattiva come Mangiamorte, lei ha… metodi strani?» tentò, stringendo le
labbra. «Se vede una persona che colpisce un gattino, lei uccide la persona».
Hermione restò in silenzio. Non sapeva bene come
interpretare quelle informazioni, perciò preferì restare in silenzio.
«Alistair, invece…» senza ritegno, Fleur sospirò.
«Lui era leggenda a scuola. Quando
ero al primo anno lui era all’ultimo, eravamo tutte innamorate di lui. È sempre
stato tanto gentil con tutte noi,
soprattutto noi più picoline.
Un vero chevalier.
Eravamo tutte distrutte quando si è saputo che preferiva la compagnia degli
uomini» sospirò, come sei il pensiero fosse ancora una sofferenza per lei. «Lui
non è sicuramente un problema».
Quello era un pensiero confortante. Hermione
sorrise con un po’ più di sincerità. «Grazie Fleur, mi sento meglio adesso» le
disse, con gentilezza. «E scusami ancora per averti creduta una sciocca.
Bisognerebbe sempre conoscere l’altra campana, prima di fare giudizi
affrettati».
La giovane francese sorrise. «Non avere paura di
vivere la tua storia d’amour,
Hermione. In tempi come questi, rischi di perdere tempo che nessuno ti darà
più. Litigare con i tuoi amici o… con la familia di lui è un male
momentaneo» la incoraggiò, prima di alzarsi in piedi. Hermione la osservò
mentre un’espressione accigliata le si formava in viso, seguita da un’altra maliziosa.
«Forse dovremmo chiedere a Charlì di tornare per la prossima riunione dell’Ordine»
mormorò. «Soprattutto se Alistair sarà qui» aggiunse, maliziosa, iniziando ad
incamminarsi verso le scale.
«Uhm?».
Fleur rise. «Se io non ho mai avuto speranza con
lui, magari posso accasare il mio futuro cognato, oui?10».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di
tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri
aggiornamenti!
Pure questo è
venuto lunghissimo. Io boh. Scusate.
Tranquilli,
non ho usato Romeo e Giulietta per farvi venire l’ansia, non ho intenzione di
far fare a Draco ed Hermione la fine di quei due imbecilli.
Forse.
Punti
importanti:
» 1 – Non
abbiamo una locazione precisa di
Hogwarts, ma sappiamo che si trova nella zona “più alta” della Scozia,
denominata appunto “Highlands”. Sono stupende ed è lì
che si può davvero respirare lo spirito scozzese. Spero davvero di poterci
andare un giorno!
» 2 – Non
dimentichiamoci che Draco e gli altri Malfoy stanno facendo tutto nel rispetto
dell’assoluta legalità. Draco non si sta “nascondendo” e tutti sanno cos’è
successo a Narcissa e Lucius.
» 3 – Francese per “fratello mio”.
» 4 – Creatura
magica: è simile ad un topo, ma sulla schiena ha un'appendice simile ad un
anemone di mare. Una bella bestiola velenosa che, come accaduto nel caso di Jacob
Kowalski (Animali Fantastici e dove trovarli),
possono causare confusione mentale.
» 5- Draco
aveva quattordici anni quando ha stretto amicizia con Hermione. E le è sempre
stato fedele. Se venite a dirmi che Draco Malfoy non è vergine vi mangio vivi.
» 6 – Chiariamo
una cosa su Nettie: lei non è razzista per il sangue, neppure un po’. Anche se
parla di Hermione come Sanguesporco lo fa più che
altro perché è cresciuta in Francia e quella è stata la traduzione più “semplice”.
Lei è una razzista di “classe”, diciamo. Lei è un po’ una principessina e i
Weasley abitano in un posto chiamato TANA.
» 7 – Lo
sentite questo suono? È il momento di “inventa
con Marne!”.
I segugi
infernali sono presenti in tantissime tradizioni grazie alla “Caccia selvaggia”
o “Caccia Infernale”. La caccia selvaggia è un tema mitologico e folcloristico
originario dell'Europa settentrionale, centrale e occidentale. La struttura
narrativa di tutte le versioni del mito si fonda su questa premessa: un corteo
notturno di esseri sovrannaturali attraversa il cielo, mentre è intento in una
furiosa battuta di caccia, con tanto di cavalli, segugi e battitori al seguito
[wikipedia].
I segugi sono
presenti in tantissimi libri fantasy [ad esempio in Percy
Jackson] e videogiochi [ad esempio in The Elder Scrolls V: Skyrim]. Nella mia
personale interpretazione sono bestie-demoni che vivono come guardie “dell’Aldilà”
e che solitamente vengono evocati con rituali particolari quando c’è in gioco un
via vai tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti. Non sono “buoni” o “cattivi”
ma sono estremamente feroci.
Come Nettie abbia
fatto ad averli sotto il suo controllo è un mistero per tutti, soprattutto
perché aveva sei anni quando li ha
trovati. Ovviamente, prima che qualcuno possa urlare al power playing, queste bestie mostruose
hanno due limiti specifici: non possono esporsi alla luce e non possono
lasciare il luogo che Nettie considera “casa” (quindi che sia in Francia o in
Scozia è irrilevante).
Quindi sì,
sono demoni, non sono cagnolini,
motivo per cui capiscono perfettamente cosa succede intorno a loro e quello che
viene loro raccontato. Il loro legame con Nettie è non solo fisico ma anche spirituale. Si comprendono fra loro e sono sempre uniti in qualche modo, sempre se lei è in casa.
» 8 – Ricordiamo:
Draco ha smesso di chiamare Hermione sanguesporco
dopo l’episodio dello schiaffo. Draco lì aveva già quattordici anni. Sono stati
solo amici per un annetto.
» 9 – Nati
babbani nella traduzione francese. Ho fatto i miei compiti.
» 10 – Eheh, Fleur ha capito molte più cose di tutti i Weasley
messi insieme. Fleur vede e provvede. Fleur sa.
Volevo dare a
Fleur una dignità, visto che per tutto il sesto libro è passata per la gallina
di turno (almeno fino alla scena finale con Bill mezzo mangiato). Però scrivere
“francesizzato” è stato terribile.
Vi aspetto
domenica prossima!
Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto
su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie