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Autore: Marne    11/11/2018    5 recensioni
[INCOMPLETA]
Narcissa Malfoy era una donna più saggia di quanto il bel visino e l'espressione disgustata lasciassero credere. Narcissa era una madre ed in quanto tale era pronta a sacrificare qualunque cosa per amore di suo figlio.
Anche il proprio credo ed un segreto di famiglia tenuto da oltre vent'anni.
Draco, cresciuto credendo di essere differente, di essere speciale, si ritroverà invece catapultato in una realtà di cui aveva, per tutta la sua vita, ignorato l'esistenza. Improvvisamente più solo di quanto avesse mai creduto d'essere, si ritroverà a combattere contro quello che gli era sempre sembrato il suo Paradiso personale.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Il paradiso perduto.

 

Capitolo 5.

Un amore di purvincolo.

 

 

 

Two households, both alike in dignity,
In fair Verona, where we lay our scene,
From ancient grudge break to new mutiny,
Where civil blood makes civil hands unclean.
From forth the fatal loins of these two foes
A pair of star-cross'd lovers take their life.

[William Shakespeare – Romeo and Juliet (Prologo)]

 

 

 

Ambientarsi nella sua nuova casa era stato relativamente facile, per Draco. Era già abituato al clima più rigido delle Highlands scozzesi1 grazie ad Hogwarts, ritrovarsi a vivere fra quei monti piuttosto che nel Wiltshire non l’aveva traumatizzato particolarmente. Oltretutto la vecchia villa di suo zio – Chateaux Josephine in onore della defunta zia – ricordava molto il Manor, fatta eccezione per il gran numero di Mangiamorte che nell’ultimo periodo avevano iniziato a pattugliarla con intenti tutt’altro che buoni.

Si erano trasferiti il trentuno di luglio, subito dopo aver lasciato la casa – che Draco scoprì chiamarsi Tana, un nome decisamente appropriato – dei Weasley, avendo fortunatamente mandato gli elfi parigini a dare una sistemata in attesa del loro prossimo arrivo. La mattina dopo, due membri del Ministero della Magia accompagnati da tre Auror avevano fatto loro visita, volendo richiedere una deposizione di Draco riguardo la sua scomparsa e la morte di sua madre.

Naturalmente, Draco aveva detto tutta la verità. Sua madre era stata uccisa dai Mangiamorte e lui si era salvato solo grazie all’intervento miracoloso dei suoi cugini, un rispettabilissimo Auror francese ed un dottore.

La Gazzetta del Profeta si era affrettata a ripetere tutto per filo e per segno2, compreso il rifiuto dei “Malfoy sopravvissuti” di affidarsi alla protezione del Ministero, non volendo costringere “il povero e tormentato ragazzo ad una collaborazione così vicino all’omicidio della madre”.  Naturalmente c’erano state reazioni di vario tipo e di varia intensità. Alcuni si erano finti scandalizzati all’idea che il Ministero avesse davvero deciso di non collaborare alla sua protezione, altri si chiedevano da dove fossero saltati fuori questi altri Malfoy. Tanti altri ritenevano che Draco fosse responsabile per la morte dei genitori e fosse in combutta con Voldemort, ma nessuno osò mai rendere pubblici i propri timori.

Draco aveva anche ricevuto notizie dal nuovo Ministro della Magia, che aveva fatto l’impossibile per convincerlo a rivelargli qualunque cosa sapesse sulle attività dei suoi genitori, salvo poi dileguarsi velocemente una volta compreso quanto poco, effettivamente, Draco sapesse.

Era trascorsa più di una settimana da allora, il vecchio Aloisius era finalmente giunto in Scozia ed aveva ripreso molti dei contatti che per anni aveva abbandonato, ma mantenendo l’assoluto riserbo nei confronti dell’alta società purosangue. Non che detta alta società si fosse affaccendata ad entrare in contatto con lui.

Ad arrivare era stata una montagna di lettere di dipendenti ministeriali pronti a tutto pur di ottenere briciole della conoscenza che il vecchio aveva guadagnato negli anni. Draco non sapeva cosa Aloisius avesse fatto con tutte le sue lettere, ma non si era mai preoccupato particolarmente. Quelle erano innocue, le lezioni che era costretto a prendere non tanto.

«Basta così, ragazzo» lo liquidò quel giorno, forse notando il rivolo di sangue che aveva iniziato a colare dal naso del nipote. «Stai migliorando, ma la tua Legilimanzia è ancora molto debole, soprattutto rispetto alla Occlumanzia» constatò, riponendo la bacchetta nella cintura e rilassando le spalle contro la poltrona su cui si era accomodato. Lui non sembrava provato dalle tre ore di abusi mentali, almeno non più di quanto già non fosse di suo.

Draco non aveva la più pallida idea di quale potesse essere la malattia che affliggeva quell’uomo e non era neppure certo di volerlo sapere. C’erano tante cose che Aloisius teneva per sé e Draco, a quel punto, era sicuro che fosse per il bene comune.

Portando la mano al naso per cercare di arginare il sanguinamento, annuì. «Farò meglio, zio» lo rassicurò, raddrizzandosi e tentando di non dar a vedere quanto si sentisse effettivamente debole. «Credi che io possa difendermi decentemente ad Hogwarts? Dubito ci siano persone pronte a toccarmi, ma-».

Aloisius alzò la mano, zittendolo. Poi, come raramente era capitato facesse, ghignò. «Ragazzo, sei riuscito a mettere in difficoltà me, che ho passato anni ed anni a perfezionare le Arti della Mente. Sei un naturale, prima che inizi la scuola sarai probabilmente capace di resistere agli attacchi di Voldemort in persona, seppur per un breve tempo. E certamente potrai difenderti da pivellini che potrebbero mandarti alle calcagna. Quasi nessuno sa dei talenti dei Black, sono sempre stati molto gelosi dei loro segreti, anche con Voldemort stesso».

Vagamente risollevato, Draco annuì. Il naso sembrava aver smesso di sanguinare, ma la sua camicia era irrimediabilmente rovinata. Peccato, era una delle sue preferite. «Hai preso una decisione riguardo Diagon Alley? Mi farebbe piacere andare di persona e non lasciare tutto in mano a Nettie. Sarebbe capace di comprarmi i vestiti di una taglia più piccoli solo per farmi un dispetto» buttò lì, fingendosi preoccupato solo dei suoi acquisti e non di altre possibili motivazioni personali.

Aloiusius gli dedicò un’occhiata al di sopra dei suoi occhiali, senza nascondere un sorrisino. «Sono sicuro che mia figlia non farebbe nulla del genere, non sopporterebbe che tu facessi brutta figura» lo rassicurò, incrociando le braccia al petto. «Ma immagino che qualcuno sarebbe piuttosto deluso al pensiero di non trovarti, quindi puoi andare, con le dovute precauzioni» concesse, ridacchiando e facendo venire i brividi al nipote. «Potresti anche invitare la signorina qui da noi, di certo non la butteremmo fuori a calci».

Sentendo le orecchie pungere per l’improvviso calore, Draco si schiarì la voce. «Dubito sia possibile, zio, ma grazie dell’offerta» rispose, con una calma che non gli apparteneva, iniziando ad arretrare verso l’uscita dello studio. «Parlerò con Nettie per Diagon Alley, cercheremo di organizzarci per domani mattina, se a te va bene».

Dopo qualche istante di silenzio, Aloisius scosse il capo. «Pomeriggio. La mattina può sembrare più tranquilla, ma non lo è. Nel primo pomeriggio incontrerete meno rischi, è preferibile».

Ringraziando che non fosse stato direttamente un secco no, Draco annuì e si allontanò velocemente. Avrebbe fatto bene a rintracciare immediatamente Nettie e prendere accordi con lei per il giorno dopo. Fortunatamente lei aveva dovuto lasciare il lavoro prima di trasferirsi in Scozia, tutto il tempo libero l’aveva resa pronta a qualunque tipo di uscita. A passo svelto, quindi, si mosse lungo i corridoi della villa alla ricerca dei toni soavi dell’unica donna di casa, fermandosi solo quando sentì calore all’altezza della tasca dei pantaloni.

Grazie per il libro, ancora niente su Horcrux.

Sorridendo come un idiota, Draco scosse il capo e ripose il Galeone finto. Le aveva detto che non avrebbe trovato nulla nei libri che le aveva spedito, considerando che lui stesso non avesse precedentemente avuto fortuna. Lei, però, era una piccola Sanguesporco cozzale e non si sarebbe arresa finché non avesse eliminato anche il minimo dubbio. Qualche anno fa quell’atteggiamento l’avrebbe irritato a morte, adesso lo faceva sospirare. Se non fosse stata così testarda e orgogliosa, in quel momento loro-

«Draco».

Con un balzo, mancò poco che Draco cadesse con il fondoschiena al suolo a causa del richiamo improvviso di suo cugino. Davanti a lui, Alistair lo fissava con un’espressione divisa fra il divertito e l’esasperato, le braccia incrociate all’enorme petto. Doveva averlo chiamato più di una volta.

«Posso fare qualcosa per te?».

«Magari prestare attenzione quando cammini» rispose suo cugino, sospirando. «Capisco che in casa siamo protetti, ma non devi mai abbassare la guardia così, soprattutto non quando vai in giro da solo. È un buon addestramento per quando sarai ad Hogwarts» gli disse, scuotendo il capo ed indicando la finestra. «Lì sarai abbandonato a te stesso, Silente non può prendere misure drastiche per tenerti lontano dagli altri ragazzini, soprattutto quelli della tua stessa Casa».

Draco gli lanciò uno sguardo esasperato. «Al, siamo letteralmente in una bolla infrangibile» gli fece notare. «Se anche dovessero mandare qualcuno, saremmo avvisati per tempo. Ed ora non siamo ad Hogwarts, fammi rilassare finché posso».

«La sicurezza non è mai troppa» gli rammentò tuttavia lui, scuotendo il capo. «Potremmo trovarci in una situazione di crisi e tu-».

«Immagino tu non abbia abbassato la guardia neppure stanotte, mon frère3» si intromise Nettie, sbucando dalla porta che conduceva ai sotterranei. Trascorreva fin troppo tempo in quel posto, secondo Draco, ed il suo colorito sembrava risentirne sempre di più. Non li raggiunse, preferendo fermarsi a distanza di sicurezza. Con un cenno, indicò Alistair. Più precisamente, il collo di Alistair su cui svettava, Draco lo realizzò con un certo divertimento, un segno rosso inconfondibile. «Quello è un morso di purvincolo4? Devo darti un po’ d’unguento? E quelli non sono forse gli stessi vestiti con cui sei uscito ieri sera?».

La velocità con cui Alistair arrossì avrebbe dovuto essere umanamente impossibile. Strano che non fosse svenuto, in realtà. Draco non riuscì a non ridacchiare a sue spese, soprattutto non dopo lo sguardo da cerbiatto spaurito che lui dedicò alla sorella minore.

«Io-».

«Questo purvincolo doveva essere bello grosso» continuò lei, sbattendo le ciglia con aria innocente. «Ti vedo anche piuttosto confuso… dovresti davvero passare nel mio studio e farti dare un’occhiata».

Stringendo le labbra, Alistair scosse il capo, forse cercando di racimolare un po’ di dignità perduta. «Non ce ne sarà bisogno, grazie. Sto benissimo» esalò, tentando di raddrizzare le spalle. «Quello che io faccio non è di tuo interesse, Crevette».

«Potresti metterti in pericolo» si intromise Draco, riuscendo a non sorridere malamente alle spese del cugino. «Fino ad ora mi hai detto di stare sempre in guardia, non puoi biasimarci se ci preoccupiamo per te».

«Esatto» lo spalleggiò Nettie, annuendo con aria saggia. «Dimmi, stai prendendo precauzioni? Questo purvincolo ti sta trattando con tutto il rispetto che meriti?».

Alistair chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie con aria stanca. «Vi assicuro che nessun purvincolo mi sta mancando di rispetto» sbottò, evidentemente vicino a una crisi di nervi. «Mi rendo conto che in questo momento siate entrambi frustrati dalla situazione, ma non potete certo sfogarvi su di me». Li guardò entrambi, poi sorrise. «Non se avete intenzione di andare a Diagon Alley in un prossimo futuro. Senza di me non andrete da nessuna parte, lo sapete entrambi».

Contrariamente alle aspettative di Draco, Nettie rise. Il suono gli fece venire i brividi. «Chi avrebbe mai detto che per dare un po’ di fegato a mio fratello sarebbe stato necessario stuzzicare il suo purvincolo preferito» commentò, iniziando ad avvicinarsi. Alle sue spalle, un paio di occhi rossi sembrarono puntarsi su Draco e Alistair con fare calcolatore. «Non preoccuparti, signor Auror, faremo i bravi. Ma farai bene ad andare a cambiarti prima che nostro padre ti veda» lo avvisò, indicando con un cenno del capo la vaga direzione in cui si trovava la sua stanza.

Alistair le sorrise, l’imbarazzo e l’irritazione completamente spariti dal suo viso. Era una cosa a cui Draco non si sarebbe mai abituato: lo scontro fra fratelli. Quei due passavano buona parte del loro tempo a darsi fastidio, eppure nonostante tutto bastava un battito di ciglia affinché tornassero come prima, affezionati l’uno all’altra ai limiti dello stucchevole. Aveva notato che avessero iniziato a tenere quel comportamento anche con lui, bizzarramente. Un giorno sarebbe riuscito a ricambiare il sentimento?

«Fatemi sapere l’orario» disse l’Auror, allegro, iniziando ad allontanarsi. «Devo assolutamente passare da Accessori di prima qualità per il Quidditch».

Ah, Draco avrebbe voluto fare un giro in quel negozio a sua volta. Magari avrebbe trovato dei nuovi guanti per la nuova stagione di Quidditch.

Sempre che l’avessero fatto giocare.

«Alistair» chiamò di nuovo Nettie, il tono stranamente serio. Attese che il fratello si girasse a guardarla, prima di continuare. «Stai attento. E prendi tutte le precauzioni del caso».

Con un sospiro, Alistair annuì. «Sta’ tranquilla, sono grande e grosso, non ho bisogno che un medico mi aliti sul collo» la tranquillizzò, ridendo ed allontanandosi, lasciandoli soli nel corridoio ombroso.

Soli, fatta eccezione per gli occhi rossi poco lontani.

Nettie scosse il capo. «Quell’idiota vive in un mondo fatto di Mangiamorte e zucchero filato» sbottò. «Spero di non dover di nuovo raccogliere i cocci della sua idiozia» aggiunse, facendosi avanti per fronteggiare Draco, al quale lanciò un’occhiata vuota. «Lo stesso vale per te, ragazzino» gli fece notare, inarcando le sopracciglia. «Prendi tutte le precauzioni?».

Per la prima volta dopo anni, il viso di Draco prese fuoco. «Io- cosa ti fa credere che io… Io non ho mai5… tu… cosa?».

Nettie scosse il capo. «Nel tuo caso, non mi riferisco al sesso» gli fece notare, con un leggerissimo ghigno. «Soprattutto perché, nel caso ci fosse stato quel pericolo, avrei già fatto in modo di toglierti tutte le possibilità di far danni» spiegò, bizzarramente allegra. «Mi riferisco al fatto che stai intrattenendo una storiella con l’amica Sanguesporco di Harry Potter senza che nessuno dei suoi amici ne abbia la minima idea. Potrebbero esserci conseguenze tutt’altro che positive nel caso in cui dovessero scoprirlo per caso, Draco, mi auguro tu ne sia cosciente».

Sentendosi improvvisamente scoperto, Draco arretrò leggermente. «Come l’hai capito? Tu non mi hai ravanato il cervello come tuo padre e neanche lui ha mai capito chi fosse» chiese, socchiudendo gli occhi. «Come mi sono tradito?».

Nettie scosse il capo. «Ti prego, quando sei arrivato da noi eri tutto un “ah, i sanguesporco fanno schifo!” e “noi purosangue siamo migliori”, ma si vedeva lontano un miglio che lo stessi dicendo solo per far scena» lo rimproverò, alzando gli occhi al cielo. «Quando siamo stati in quel… buco dei Weasley non hai fatto che lanciarle occhiate. Potter e il suo rosso amichetto possono anche essere ciechi, ma questo non significa che lo sia anche io» aggiunse, senza nascondere una smorfia nauseata al pensiero della Tana6. «Oltretutto, le hai palesemente passato libri di Magia oscura della nostra biblioteca da quando sei arrivato. Non che io non approvi» si affrettò a chiarire, «ma avrei gradito un avviso. Ho fermato Biscottino appena in tempo, ti aveva scambiato per un ladro».

Dalle sue spalle, Biscottino emise un lieve gorgoglio, avvicinandosi lentamente.

Che il nome scelto da sua cugina fosse altamente inadeguato, Draco l’aveva deciso il giorno stesso in cui lei l’aveva portato a conoscere l’adorabile animale di casa. Biscottino, infatti, non era certo un delicato levriero come quelli che suo padre aveva acquistato per il Manor e neppure un barboncino come quello che Blaise aveva regalato a sua madre l’ultimo Natale. Si trattava piuttosto di una bestia apparentemente di almeno centodieci chili, nera come il buio, con delle orecchie a punta capaci di percepire passi due piani più su e dei denti che avrebbero fatto invidia ad un drago. Senza dimenticare gli occhi rosso sangue che brillavano nell’oscurità.

Biscottino era, in breve, l’Alfa di un branco di Segugi infernali7, bestie fatte di carne ed ombra che avevano fatto degli anfratti più inospitali della terra la loro tana. Come Nettie li avesse evocati in primo luogo era fondamentalmente un mistero, Aloisius era semplicemente sceso nei sotterranei e si era ritrovato davanti la propria bambina – di appena sei anni – circondata da cani abbastanza grossi da essere scambiati per vitelli, tutti sdraiati intorno a lei come a difenderla da minacce invisibili. Fra i quattro segugi, Biscottino era quello più morbosamente attaccato a Nettie, seguendola dappertutto in casa e rifiutandosi di restare confinato fra le ombre come i suoi compagni.

Erano state quelle bestiole a fare a pezzi Greyback, riducendolo ad una poltiglia irriconoscibile. Avevano portato brandelli di carne a Nettie, quasi come un trofeo.

La prima volta in cui Draco si era ritrovato faccia a faccia con Biscottino ed i suoi amici – BonBon, Caramella e Panna – aveva quasi perso i sensi per la paura. Ma loro non gli erano balzati addosso per smembrarlo, tutt’altro: si erano avvicinati, l’avevano annusato e poi, senza curarsi di lui, erano tornati al loro pranzo a base di licantropo morto. A dirla tutta, Panna si era anche accoccolata ai suoi piedi, dopo aver finito di mangiare. Passati quasi due mesi, aveva smesso di tremare alla vista di occhi rossi nel buio ed al rumore di passi nella notte.

Era un peccato che i segugi non potessero lasciare la casa o esporsi alla diretta luce solare, avrebbero risolto il problema di Voldemort in dieci minuti. Ma almeno rendevano le preoccupazioni di Alistair sulla sicurezza in casa completamente inutili ed assurde.

«Sono contento che Biscottino non mi abbia utilizzato come spuntino di mezzanotte» constatò, occhieggiando l’enorme bestia con fare preoccupato. Seduto oltre la fioca luce che entrava dalla finestra, l’enorme segugio appariva insolitamente tranquillo, gli occhi puntati su Nettie come in attesa di un suo qualsiasi comando. «Sei sicura di non potermelo prestare per Hogwarts? Nei sotterranei non prende mai la luce del sole ed io lo porterei a fare passeggiatine almeno tre volte al giorno» aggiunse, con fare ironico.

Nettie non sembrò divertita dalle sue affermazioni, ma, in fondo, lei non sembrava mai divertita da nulla. «Non posso cederli, lo sai. Non ho questo tipo di controllo su di loro» gli rispose, allungando la mano per passare le dita sull’enorme testa del cane. «Non ho alcun tipo di controllo, a dirla tutta. Sono semplicemente fortunata che i loro interessi siano simili ai miei e che non ci sia mai stato motivo di discordia fra di noi». Lentamente, risollevò lo sguardo sul cugino, scrutandolo con attenzione. «Non cercare di sviarmi, però. Sei sicuro di quello che stai facendo con Hermione Granger? Se Potter e Weasley-piccolo dovessero convincersi che tu la stia in qualche modo sfruttando-».

«Probabilmente è lei che sta sfruttando me» la interruppe immediatamente Draco, con uno sbuffo. «Non ho bisogno di una balia, soprattutto non per questioni… affettive» continuò, infilandosi le mani in tasca per non farle notare quanto fosse realmente nervoso. «Credi che io non abbia già pensato a tutto ciò che potrebbe andare storto? Ci penso da quando avevo quattordici anni8. Secondo te perché ho continuato a fingermi stronzo per tutto l’anno scorso? È stata la strategia migliore che ci sia venuta in mente per evitare di diventare ancora di più un obiettivo».

A dirla tutta, la Granger inizialmente si era radicalmente opposta a qualunque tipo di sotterfugio. Erano amici e lei era liberissima di andare contro la volontà di Harry e Ron, soprattutto se questo significava portare dal lato dei buoni il giovane rampollo di una famiglia di Mangiamorte. Quando, però, la paranoia di Potter aveva iniziato a dare segni più evidenti e la Umbridge aveva mostrato quanto sapesse essere spietata, anche lei si era dovuta ricredere. La realizzazione che nella loro amicizia ci fosse qualcosa in più era stata il punto di non ritorno: Potter avrebbe dato di matto e Weasley avrebbe avuto un embolo al solo pensiero, non potevano permettersi di essere scoperti.

Draco aveva seguito un iter leggermente diverso. Convinto fin dal principio della necessità di tener segreta la loro amicizia con Potter e Weasley, se non per il puro gusto di vederli sbattere la testa al muro e tentare di emulare il fantasma della loro casa, con lo sviluppo dei suoi sentimenti aveva iniziato a temere che questi potessero portare conseguenze troppo negative per Hermione stessa. Dapprima il problema era stato il giudizio della Umbridge e dei suoi compagni di casa, successivamente era stata l’ombra di Voldemort – o peggio, di Bellatrix – a frenarlo. Se avesse saputo della loro relazione, lei sarebbe stata immediatamente presa di mira. Non poteva permetterlo.

«Hai intenzione di continuare con questa farsa, quindi?» domandò Nettie, accigliata. «Ormai sei un paria fra i tuoi ex amici, un traditore del tuo sangue con un bersaglio proprio sulla testa. Ma sei anche un membro dell’Ordine della Fenice e la tua lealtà è praticamente certificata» ragionò, iniziando a camminare verso il suo studio e facendogli cenno di seguirla. Biscottino sembrò sparire fra le ombre, ma Draco non dubitava che fosse ancora lì, nascosto da qualche parte. «Che la vostra storia sia o meno alla luce del sole non cambierà nulla per il mondo e di certo non per la tua reputazione».

In un modo o nell’altro, siete entrambi degli obiettivi, lei non lo disse ma Draco non dovette far ricorso alla Legilimanzia per capirlo.

«Potter e Weasley perderebbero la testa, se sapessero» le fece presente lui, le sopracciglia inarcate.

Nettie sorrise in modo vagamente malvagio. «E non sarebbe forse uno spettacolo divertente a cui assistere? Mi sto annoiando così tanto in questo ultimo periodo…» commentò, con tono noncurante, precedendolo con una tranquillità quasi serafica.

Guardandola come se le fosse spuntata un’altra testa, Draco si fermò per un solo istante, prima di riprendere a camminare e recuperare la distanza. «Far venire un esaurimento nervoso al Prescelto ed alla sua fedele spalla, Nettie? È crudele».

«Una ragazza deve avere i suoi hobby, petit. Adesso vieni, controlliamo che papa non ti abbia fuso parte del cervello».

 

***

 

La mia famiglia sa di noi.

Erano bastate poche parole scritte su di un Galeone finto per mandare Hermione in totale e completa paranoia. I Malfoy sapevano che lei e Draco avevano una relazione, eppure le parole di lui non le erano sembrate preoccupate o particolarmente catastrofiche. Magari non l’avevano presa così male. Magari non lo avevano torturato fino alla morte, come lei aveva pronosticato avrebbero fatto nel momento stesso in cui lui le aveva detto di aver ottenuto il permesso speciale del Ministero per praticare magia fuori da Hogwarts ed esercitarsi nella Legilimanzia.

Oppure la loro reazione era stata proprio come lei l’aveva immaginata ed in quel momento stavano sfruttando il Galeone di Draco per trarla in inganno e uccidere anche lei subito dopo? Non era una possibilità da escludere a priori. Cosa sapeva di quella famiglia, in fondo? Lucius e Narcissa erano stati facili da inquadrare e con loro la necessità di mantenere il segreto era stata palese quasi quanto lo era stata per Ron ed Harry. O meglio, lo era stata finché non era saltata fuori un’altra verità su Narcissa Malfoy e su Lucius, legati alla famiglia fino alla morte e pronti a tutto pur di mettere in salvo Draco. Oltretutto la sorella minore di Bellatrix aveva anche ereditato una incredibile capacità da naturale che i Black si tramandavano di generazione in generazione, era assai difficile che nell’anno in cui Hermione e Draco erano riusciti a tenere nascosta la loro storia lei non avesse percepito assolutamente nulla.

Però, alla fine, Narcissa era morta, così come il marito. Erano gli altri Malfoy ad essere un suo problema. Non aveva trascorso abbastanza tempo con loro da potersi fare un’idea del loro carattere e, considerata la brevità dei loro messaggi, non aveva neppure avuto modo di chiedere a Draco delle delucidazioni. Le era sembrato sempre piuttosto tranquillo ma, conoscendolo, si sarebbe fatto tagliare una gamba prima di ammettere di essere in difficoltà e di non poter gestire la situazione in totale solitudine.

Maschi, pensò Hermione, nauseata, senza riuscire a nascondere una smorfia di disgusto.

Un tocco sul braccio la fece sobbalzare, facendole cadere il galeone di mano. La velocità con cui lo riacchiappò e nascose avrebbe dato via immediatamente il suo segreto se le fosse successo davanti ad Harry. «Ti senti bene?» le chiese invece Fleur, il bel viso preoccupato. Erano sole in cucina, la signora Weasley aveva trascinato Ginny a fare non si sa cosa in giardino, e Fleur doveva essere appena arrivata dal piano di sopra, dove trascorreva una quantità impressionante di tempo.

Anch’io l’avrei fatto al posto suo.

Cercando di tornare in sé stessa, Hermione accennò un sorriso. «Sto bene, grazie, ero solo un po’ sovrappensiero» le disse, schiarendosi la voce e mettendo velocemente in tasca il Galeone. Sentiva un leggero calore alle orecchie e sperò con tutta sé stessa di non essere arrossita miseramente.

Fleur la osservò per un lungo momento, prima di sedersi – non invitata – accanto a lei. «Sei preoccupata per un ragasso, oui? Conosco quello sguardo» le chiese, il tono bizzarramente gentile. Nel momento che precedette la lunga sequenza di negazioni agitate, Hermione riuscì a meravigliarsi di quanto il suo tono fosse stato gentile e non civettuolo come invece lei si sarebbe aspettata. «Ah, stai tronquilla, non devi parlar per forza» le continuò a dire la bionda, dandole delle pacche sulla mano, con fare rassicurante. «Capisco cosa significa innamorarsi di qualcuno che la familia non approva. E non essere approvata neanche tu».

Come paralizzata, Hermione sollevò lo sguardo dalle proprie mani e lo puntò sulla ragazza, consapevole di somigliare molto ad un cerbiatto ad un passo dall’essere investito. «Chiedo scusa?».

Fleur accennò un sorriso. «Maman e Papa non erano felici che io venivo qui da Bill, perché lui è più grande di me, oui? E perché la sua familia è in pericolo. Loro avevano paura» le spiegò, abbassando leggermente la voce per paura, forse, di essere sentita da orecchie non proprio amiche. «E la maman di Bill non è felice che io sono qui, dice che io non lo merito» aggiunse, in uno sbuffo risentito. «Ma pensi che io mi fascio fermar? No, perché io amo Bill e lui ama me. Non importa cosa dicono tutti, noi siamo felici insieme. Se lui ha conquistato Maman e Papa, io posso provare con la sua familia».

Sempre più basita, Hermione si limitò a fissare Fleur come se le fosse spuntata un’altra testa. Era un discorso molto serio, decisamente diverso da ciò che lei si sarebbe aspettata da lei. «Io… la signora Weasley è molto testarda, ma sono sicura che con il tempo capirà» mormorò, non sapendo bene come rispondere alle sue parole. Il rancore che lei riservava a Fleur era più una conseguenza delle battute di Ronald che altro, non le aveva mai fatto nulla di male se non sorridere troppo e sbattere le palpebre in continuazione. Ragionandoci su, Hermione non poteva neppure accusarla di fare la gatta morta, tutte le sue attenzioni erano sempre dirette a Bill ed a nessun altro.

Fleur accennò un sorriso triste, ma annuì. «Oui, farò del mio melio per farmi accettar» disse, con un sospiro. «Ma per te è più diffiscil, oui? Malfoy non è un nome ben visto dai… uhm… sang-de-bourbe9?» tentò, accigliandosi per un momento alla ricerca della traduzione adatta. «Oh, nato babbano, come te. I tuoi genitori non sono felici di lui, no?».

Il cervello di Hermione, abbastanza velocemente, andò in cortocircuito. Un’altra persona avrebbe tentato di arrancare una scusa dietro l’altra, magari balbettando pure e gesticolando follemente, ma Hermione no. In quel momento non riuscì a far nulla se non fissare Fleur con la bocca aperta e gli occhi spalancati, l’attività celebrale ridotta ad una linea piatta ed i grilli in sottofondo per completare quell’opera di disgustoso sconvolgimento che era diventata la sua espressione.

«Come?» chiese alla fine, in un sussurro, accettando di buon grado le leggere pacche che l’altra aveva iniziato a darle sul braccio.

«Non ti preoccupare» la rassicurò, con un sorriso che avrebbe fatto piangere d’emozione i suoi genitori dentisti, «si vede che è un segreto ed io lo posso mantenèr. Io l’ho visto solo pourquoi non vi conosco bene ma conosco i segnali». Per un lungo istante, Fleur sembrò squadrarla con divertimento. «Siete tutti sicuri che io sono stupida. Solo perché sono bella non significa che non capisco».

Un forte senso di colpa si impadronì di Hermione che abbassò per un momento lo sguardo, prima di tornare a guardarla ed accennare un sorriso. «Hai ragione, ti chiedo scusa. Sei sopravvissuta al Torneo Tremaghi, non sei certo una sciocca» si scusò, cercando di suonare il più gentile possibile. «Quindi… secondo te gli altri non sospettano nulla? Neppure Ginny?» chiese un attimo dopo racimolando tutto il coraggio che sentiva di avere in corpo. «Se qualcuno di loro dovesse capirlo…».

Fleur scosse il capo, seppur accigliata. «Cosa sci sarebbe di male? Lui è amico adesso, no? E immagino che era amico da un bel po’ ma di nascosto» le disse, apparentemente confusa. «Adesso non possono pensar che ti fascia male, quale sarebbe il problema?».

Hermione sospirò, passandosi una mano fra i capelli e scompigliandoli più di quanto già non fossero. «Draco è comunque un Malfoy, per anni è stato la nostra nemesi e l’anno scorso sembrava essere addirittura peggiorato, anche se in realtà era tutta una sceneggiata per non farci prendere di mira dalla Umbridge» spiegò, con una smorfia. «Harry e Ron mi ucciderebbero e Ron non farebbe altro che rendermi la vita un inferno».

L’espressione di Fleur si fece stranamente aspra. «Oui, non dubito che Ron sa essere spresgevole» disse, scuotendo il capo con un certo disgusto. «Ma Herrì è un bravo ragazzo, pian piano capirebbe. Mi sembrava tranquillo quando lui era qui con la sua familia, oui?».

Effettivamente, Harry non aveva detto nulla contro Draco ed i Malfoy, da quando si erano presentati alla Tana. Certo, Ron probabilmente aveva parlato per entrambi, lamentandosi del modo spocchioso in cui lui aveva respirato in sua presenza, ma Harry era stato bizzarramente silenzioso sulla questione.

«Harry ha visto in Draco la stessa sofferenza che anche lui sta vivendo» mormorò Hermione, esponendo quella che era la sua teoria più probabile. «Sapevamo tutti quanto era legato ai suoi genitori e Sirius, perderli tutti per mano di Voldemort è un dolore che lui può capire piuttosto bene… questo non significa che sarà felice all’idea che io gli abbia nascosto il nostro rapporto per quasi due anni, non credi? Merlino, se fossi stata al suo posto non gli avrei più rivolto la parola».

«Ma alla fine lo avresti perdonato, no?» le chiese Fleur, con un sorriso incoraggiante. «Siete amisci, vi volete bene e questa cosa non vi distruggerà. Abbi fiduscia in lui e dagli il tempo di… capire. Ron lo seguirà presto, non temere».

Minimamente rincuorata, Hermione annuì. Tuttavia, una parte di lei aveva già messo in conto quelle stesse parole e si sbrigò a ricordarle quale fosse il vero motivo dell’attacco d’ansia che l’aveva appena colpita.

«La sua famiglia sa» disse, in un sussurro preoccupato. «Non mi ha detto altro, io non so… e se gli hanno fatto del male? Se non sono contenti e… se cercheranno di separarci?».

Fleur scosse il capo, dandole altri buffetti sul braccio. «Non ti preoccupar» le disse, apparentemente tranquilla. «Monsieur Tremainevolio dire, Malfoy, è stato il mio insegnante a Beauxbatons, è sempre stato corretto e gentil. Madame Maxime non avrebbe mai accettato un Mangiamorte nella scuola per tanti anni» le spiegò. «A scuola ho incontrato spesso sua filia, una volta ha rotto il naso ad un ragazzo perché aveva fatto uno scherzo crudele ad una sua compagna nata babbana. Non volio mentire, lei è un po’… strana, un po’ cattiva, ma non…» si accigliò, arrancando alla ricerca delle parole giuste. «Non è cattiva come Mangiamorte, lei ha… metodi strani?» tentò, stringendo le labbra. «Se vede una persona che colpisce un gattino, lei uccide la persona».

Hermione restò in silenzio. Non sapeva bene come interpretare quelle informazioni, perciò preferì restare in silenzio.

«Alistair, invece…» senza ritegno, Fleur sospirò. «Lui era leggenda a scuola. Quando ero al primo anno lui era all’ultimo, eravamo tutte innamorate di lui. È sempre stato tanto gentil con tutte noi, soprattutto noi più picoline. Un vero chevalier. Eravamo tutte distrutte quando si è saputo che preferiva la compagnia degli uomini» sospirò, come sei il pensiero fosse ancora una sofferenza per lei. «Lui non è sicuramente un problema».

Quello era un pensiero confortante. Hermione sorrise con un po’ più di sincerità. «Grazie Fleur, mi sento meglio adesso» le disse, con gentilezza. «E scusami ancora per averti creduta una sciocca. Bisognerebbe sempre conoscere l’altra campana, prima di fare giudizi affrettati».

La giovane francese sorrise. «Non avere paura di vivere la tua storia d’amour, Hermione. In tempi come questi, rischi di perdere tempo che nessuno ti darà più. Litigare con i tuoi amici o… con la familia di lui è un male momentaneo» la incoraggiò, prima di alzarsi in piedi. Hermione la osservò mentre un’espressione accigliata le si formava in viso, seguita da un’altra maliziosa. «Forse dovremmo chiedere a Charlì di tornare per la prossima riunione dell’Ordine» mormorò. «Soprattutto se Alistair sarà qui» aggiunse, maliziosa, iniziando ad incamminarsi verso le scale.

«Uhm?».

Fleur rise. «Se io non ho mai avuto speranza con lui, magari posso accasare il mio futuro cognato, oui?10».

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

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Pure questo è venuto lunghissimo. Io boh. Scusate.

 

 

Tranquilli, non ho usato Romeo e Giulietta per farvi venire l’ansia, non ho intenzione di far fare a Draco ed Hermione la fine di quei due imbecilli.

Forse.

 

 

 

 

Punti importanti:

 

 

» 1 – Non abbiamo una locazione precisa di Hogwarts, ma sappiamo che si trova nella zona “più alta” della Scozia, denominata appunto “Highlands”. Sono stupende ed è lì che si può davvero respirare lo spirito scozzese. Spero davvero di poterci andare un giorno!

 

» 2 – Non dimentichiamoci che Draco e gli altri Malfoy stanno facendo tutto nel rispetto dell’assoluta legalità. Draco non si sta “nascondendo” e tutti sanno cos’è successo a Narcissa e Lucius.

 

» 3 – Francese per “fratello mio”. 

 

» 4 – Creatura magica: è simile ad un topo, ma sulla schiena ha un'appendice simile ad un anemone di mare. Una bella bestiola velenosa che, come accaduto nel caso di Jacob Kowalski (Animali Fantastici e dove trovarli), possono causare confusione mentale.

 

» 5- Draco aveva quattordici anni quando ha stretto amicizia con Hermione. E le è sempre stato fedele. Se venite a dirmi che Draco Malfoy non è vergine vi mangio vivi.

 

» 6 – Chiariamo una cosa su Nettie: lei non è razzista per il sangue, neppure un po’. Anche se parla di Hermione come Sanguesporco lo fa più che altro perché è cresciuta in Francia e quella è stata la traduzione più “semplice”. Lei è una razzista di “classe”, diciamo. Lei è un po’ una principessina e i Weasley abitano in un posto chiamato TANA.

 

» 7 – Lo sentite questo suono? È il momento di “inventa con Marne!”.

I segugi infernali sono presenti in tantissime tradizioni grazie alla “Caccia selvaggia” o “Caccia Infernale”. La caccia selvaggia è un tema mitologico e folcloristico originario dell'Europa settentrionale, centrale e occidentale. La struttura narrativa di tutte le versioni del mito si fonda su questa premessa: un corteo notturno di esseri sovrannaturali attraversa il cielo, mentre è intento in una furiosa battuta di caccia, con tanto di cavalli, segugi e battitori al seguito [wikipedia].

I segugi sono presenti in tantissimi libri fantasy [ad esempio in Percy Jackson] e videogiochi [ad esempio in The Elder Scrolls V: Skyrim]. Nella mia personale interpretazione sono bestie-demoni che vivono come guardie “dell’Aldilà” e che solitamente vengono evocati con rituali particolari quando c’è in gioco un via vai tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti. Non sono “buoni” o “cattivi” ma sono estremamente feroci.

Come Nettie abbia fatto ad averli sotto il suo controllo è un mistero per tutti, soprattutto perché aveva sei anni quando li ha trovati. Ovviamente, prima che qualcuno possa urlare al power playing, queste bestie mostruose hanno due limiti specifici: non possono esporsi alla luce e non possono lasciare il luogo che Nettie considera “casa” (quindi che sia in Francia o in Scozia è irrilevante).

Quindi sì, sono demoni, non sono cagnolini, motivo per cui capiscono perfettamente cosa succede intorno a loro e quello che viene loro raccontato. Il loro legame con Nettie è non solo fisico ma anche spirituale. Si comprendono fra loro e sono sempre uniti in qualche modo, sempre se lei è in casa.

 

» 8 – Ricordiamo: Draco ha smesso di chiamare Hermione sanguesporco dopo l’episodio dello schiaffo. Draco lì aveva già quattordici anni. Sono stati solo amici per un annetto.

 

» 9 – Nati babbani nella traduzione francese. Ho fatto i miei compiti.

 

» 10 – Eheh, Fleur ha capito molte più cose di tutti i Weasley messi insieme. Fleur vede e provvede. Fleur sa.

 

Volevo dare a Fleur una dignità, visto che per tutto il sesto libro è passata per la gallina di turno (almeno fino alla scena finale con Bill mezzo mangiato). Però scrivere “francesizzato” è stato terribile.

 

 

Vi aspetto domenica prossima! 

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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