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Autore: AdhoMu    12/11/2018    8 recensioni
SOSPESA
Volenteroso, tenace, determinato.
Nonostante le sue innate qualità da legittimo Tassorosso, Cedric Diggory ha scoperto che qualche volta, nella vita, i buoni propositi non bastano, e che i piani per il futuro possono andarsene (letteralmente) al Creatore da un momento all'altro.
Quello che Cedric proprio non si aspettava è che, nella morte, le cose funzionano esattamente allo stesso modo.
E così può capitare che, per tutta una serie di motivi, un ragazzo ligio e diligente come lui, inevitabilmente destinato ad "andare avanti", si ritrovi "lasciato indietro" e sia costretto a fare i conti con l'indefinizione tipica di qualcuno che "è già stato" ma che, chissà perché, in un certo senso "continua ad essere".
Per fortuna, ad aiutarlo a mettere ordine nella sua nuova "non vita" ci penserà un manipolo di nuovi e fluttuanti amici.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barone Sanguinario, Cedric Diggory, Corvonero, Frate Grasso, Helena Corvonero, Sir Nicholas | Coppie: Cedric/Cho
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Dopo la II guerra magica/Pace
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2. L’Esprit Nouveau.

“Lo Smistamento è una cerimonia molto importante, perché per tutto il tempo che passerete qui a Hogwarts, la vostra Casa sarà un po’ come la vostra famiglia. Frequenterete le lezioni con i vostri compagni di Casa, dormirete nei dormitori della vostra Casa e passerete il tempo libero nella sala di ritrovo della vostra Casa.”(1)

Cedric sbattè nuovamente le palpebre e guardò il suo interlocutore.
Non era dunque alla casa dei suoi genitori che il Frate Grasso si riferiva, ma alla Scuola di Magia che qualsiasi ragazzo, dopo un po’ di frequenza, cominciava inevitabilmente a considerare casa sua. Nonostante avesse perduto completamente la nozione del tempo e, pertanto, non sarebbe stato in grado di dire da quanto tempo si trovava intrappolato in quella nivea copia della stazione di King’s Cross, Hogwarts gli mancava. E ancor più, gli mancava...
...beh, ma in fin dei conti il Frate aveva detto “ti riporto a casa” e, forse, quella locuzione l’aveva usata intenzionalmente, per alludere a quella che Cedric reputava essere la Casa con la C maiuscola: la Sala Comune del Tassorosso. Quello era, fra tutti, il luogo che gli mancava di più: perché lui, in quel comodo locale col soffitto a botte, reso accogliente dal tono rosso dei mattoni a vista, illuminato dalla luce dorata che filtrava dalle grandi finestre e rallegrato dalle belle piante coltivate dalla professoressa Sprite, ci aveva trascorso momenti indimenticabili; vi si era sentito al suo posto, era stato felice.
A questo pensava mentre, stando bene attento a non farsi lasciare indietro, seguiva il Frate Grasso lungo il corridoio principale della sfolgorante stazione. Dopo aver raggiunto l’atrio principale, anch’esso candido come la neve, il monaco si fermò davanti ad un complesso sistema di tubature arzigogolate.
- Che cosa sono?
- Tubi ad aria compressa.
Cedric fece tanto d’occhi.
- Ma tu non ti sai smaterializzare?
- Io sì – rispose il Frate Grasso – anche se, tecnicamente, nel nostro caso sarebbe più corretto dire “evaporare”.
- Ah, ecco.
- Tu sei un fantasma da troppo poco tempo; non ce la faresti. Oggi, in via del tutto eccezionale, usiamo questi – senteziò il Frate, indicandogli un foro ovale che immetteva nelle tubature. - Entra, svelto.
A Cedric parve strano che, anche per fare il fantasma, ci fosse qualcosa di nuovo da imparare; sotto sotto, però, la cosa gli piacque, perché era sempre stato un tipo curioso. Stava giusto per dirlo al Frate quando, con uno sgradevole rumore di lavandino sturato, il tubo lo risucchiò dentro.
In men che non si dica, i due ex Tassorosso affiorarono nei pressi di Hogsmeade.
Da là, un po' camminando e un po’ fluttuando – e facendo attenzione a non farsi travolgere dalle raffiche di vento che frustavano le rive del Lago Nero -, i due si avviarono su per il sentiero che conduceva ad Hogwarts.

Durante la Cerimonia di Smistamento, Cedric si era seduto vicino ai gemelli Weasley, che conosceva piuttosto bene perché la loro famiglia abitava nei pressi del villaggio di Ottery St. Catchpole, a poca distanza dalla casa dei suoi genitori.
Fred e George erano poi finiti a Grifondoro mentre Cedric, proprio come aveva previsto e sperato, era stato smistato in Tassorosso: la Casa cui era appartenuto anche suo padre. Chissà come sarebbe stato orgoglioso Amos Diggory quando lo fosse venuto a sapere! Cedric non stava nella pelle dalla voglia di mandargli subito un gufo per dargli la bella notizia; e si trovava ancora assorto nei suoi pensieri quando, una volta raggiunta la tavolata coperta da una bellissima tovaglia giallo-oro e sulla quale era disposto ogni Ben di Dio, due ragazze sorridenti lo avevano accolto con un gioioso benvenuto.
- Piacere! – lo aveva salutato una delle due, una graziosa studentessa anziana dall’aspetto esuberante, che faceva sfoggio di una curiosa massa di capelli color giallo canarino striati di nero e di una spilletta a forma di “P” appuntata sulla veste. – Io sono Dora, ma puoi chiamarmi Tonks. E questa – aveva proseguito, presentandogli la compagna - è Hestia, la nostra beneamata Caposcuola.
- Accomodati Cedric, e sii il benvenuto nella gloriosa Casa della divina Tosca! – aveva aggiunto Hestia, facendogli posto sulla panca.
Proprio lì accanto era seduto un ragazzino dall’aria mite e sveglia, che era stato smistato poco prima di lui.
- Ross Cadwallader – gli aveva questi, tendendo la mano per stringergliela.
- Cedric Diggory. Molto piacere.
Nel frattempo, lo Smistamento continuava.
- MacAvoy, Heidi.
- TASSOROSSO!
Con un gridolino di gioia, la bimbetta bionda si era avvicinata loro.
- Ce l’ho fatta Ross!... Tassorosso! Evviva!...
Cadwallader le aveva sorriso, allungandole una ruvida pacca sulla spalla che l’aveva quasi fatta volare via; poi, rivolgendosi a Cedric, aveva proceduto alle presentazioni (2).


- Cosa... cosa diavolo è successo al castello?
Cedric osservava attonito il profilo monco del Castello di Hogwarts, reso quasi irriconoscibile dalle ferite infertegli durante i combattimenti. L'antico maniero si presentava più dimesso e diroccato che mai: alcune parti, lo si vedeva, erano state ricostruite, ma all'appello mancavano numerose torri e pinnacoli mentre, sulle superfici murarie, si aprivano falle grosse come voragini.
- Una battaglia.
Il Frate Grasso mise su un'aria di estrema contrizione e, in un gesto di puro controsenso, si lisciò con cura le pieghe del saio logoro e macchiato.
- Beh, forse dovremmmo chiamarla "La Battaglia", se proprio vogliamo essere precisi. Harry Potter alla fine l'ha sconfitto, Lord Voldemort (Cedric fece un balzo all'udire quel nome), ma i segni della lotta si vedono ancora.
- Harry... ha s-sconfitto il Signore Oscuro?... Ce l'ha fatta? Quando è stato?...
- La primavera dell'anno scorso, ai primi di maggio - spiegò il Frate Grasso, per poi affrettarsi a raccontare al ragazzo tutto quello che si era perso.
Cedric era sbalordito.
- Quindi, ora siamo nel...?
- Nel 1999. Luglio 1999, per la precisione.
Cedric chiuse gli occhi, premendosi una mano tremante contro la bocca.
- Vorresti dirmi che... che...
- Sì, Cedric. Dalla tua morte sono già passati quattro anni.
Quattro anni.
Quattro anni spesi in inseguimenti inutili, passati a correre dietro ad un treno irraggiungibile in quotidiana partenza da un opalescente simulacro di stazione ferroviaria. Quattro anni di vuoto, di solitudine, di nulla.
La repentina presa di coscienza di tutta quella perdita di tempo, di quell'assenza di scopo, di quell'assoluta mancanza di un perché lo fece soffrire. Cedric si era sempre considerato una persona pratica, efficiente, concreta: uno cui piaceva agire e che, nella misura del possibile, amava fare le cose per bene. La consapevolezza di avere trascorso la bellezza di quattro anni a ripetere ogni santo giorno il medesimo e inutile gesto gli fece avvertire una fastidiosa stretta allo stomaco.
Inquieto, fece vagare lo sguardo sulle mura in rovina e sulle vecchie pietre che giacevano ai piedi dei bastioni: immobili e silenti, parevano immerse nel riposo dopo una rovinosa caduta.
- E come mai se Harry ha vinto, dopo più di un anno, il castello è ancora semidistrutto? - volle sapere, tanto per cambiare argomento.
- Lo stanno ricostruendo a poco a poco - rispose il Frate Grasso con un sospiro. - Purtroppo, però, le demolizioni da Magia Oscura sono dure a risanarsi perché, sotto sotto, continuano a covare, invalidando il lavoro dei magirestauratori. Lo scorso settembre le lezioni sono ricominciate regolarmente, ma ci si è dovuti accontentare dei ruderi.

Proprio come Cedric aveva sperato, il Frate Grasso lo condusse poi alla Sala Comune di Tassorosso. Data la posizione protetta, il locale si presentava miracolosamente integro.
La luce di fine pomeriggio filtrava attraverso le vetrate e inondava la Sala, facendo brillare le piastrelle di ceramica gialla e nera dei pavimenti e tingendo le pareti di mattoni di toni così caldi e accoglienti da scaldargli il cuore. Sotto i finestroni, proprio come ricordava, c'erano grandi vasche di coccio piene di piante e fiori magici dai colori vivaci. Nonostante l'emozione che lo pervadeva, però, Cedric non ebbe modo di guardarsi intorno con tutto l'agio che aveva desiderato perché, nonostante il periodo di vacanza, la Sala era gremita di gente.
Guardando bene, il ragazzo si accorse che non erano persone vive quelle che affollavano la Sala, ma un nutritissimo gruppo di spettri e fantasmi che fluttuavano e chiacchieravano. Lì per lì aveva creduto che si trattasse di uomini e donne in carne ed ossa; ai suoi occhi infatti, forse per il fatto che ormai apparteneva anche lui al mondo dei morti, quegli spiriti apparivano molto più nitidi e palpabili di quanto non gli fossero sembrati quando era vivo. Aguzzando la vista, il giovane Tassorosso ne riconobbe diversi.
Pix il Poltergeist aleggiava rasente il basso soffitto a volta e molestava i presenti con canzonacce indisponenti.
In un angolo, Cedric vide Sir Nicholas de Mimsy-Porpington, il fantasma ufficiale di Grifondoro, che veniva apostrofato da uno spettro in armatura appena smontato da un cavallo-fantasma bardato a festa.
- Nicholas, vecchio mio! Come vanno le cose? Mi sembri un po' sbiadito, quest'oggi - esordì il cavaliere sollevandosi la testa mozzata dal collo, a mo' di cappello.
- Quello è Sir Patrick Delaunay-Podmore - spiegò il Frate Grasso a Cedric, accorgendosi che il ragazzo aveva assistito alla scena. - Nick lo detesta per quella vecchia storia del Torneo dei Senza Testa. Anyway - continuò il fantasma, preferendo sorvolare su ulteriori dettagli. - Ecco: come vedi, oggi ci sono proprio tutti.
- E come mai?
- Fra poco avrà luogo un'importante riunione - rivelò il Frate, assumendo un'aria misteriosa. - La Signora ha ordinato che tutte le Entità di Hogwarts, o in qualche modo ad essa legate, fossero presenti.
- La Signora?
- Oh, sì. È estremamente puntuale, sai; quando giunge l'ora, lei è sempre...
Ma prima che il Frate potesse proseguire nel racconto, una forma scura in rapido avvicinamento richiamò l'attenzione del ragazzo. Si trattava di una giovane fantasmina in divisa scolastica, bruttina, occhialuta e in assoluto brodo di giuggiole che, senza fare cerimonie, gli si gettò addosso con la grazia di un Bolide, per poi appiccicarglisi al braccio. Quell'inaspetatto contatto lo sorprese molto: in qualità di fantasma, Cedric si sarebbe aspettato che lei gli passasse doppiamente attraverso; la presa della giovane sul suo gomito, invece, era estremamente solida.
- Cedric Diggory! È dai tempi del nostro ultimo bagno insieme che non ti vedo!...
- Insieme?!... Io non ho mai... Ehi! - protestò Cedric, tentando invano di scrollarsela di dosso. - Mi hai... mi hai spiato mentre facevo il bagno?!
- Oh, solo un paio di volte - rise lei, facendo turbinare i codini come se nulla fosse.
- Ma... ma signorina Malcontenta! - il Frate Grasso era indignato - le sembrano questi i modi?
- Cedriiiiic Diggoooooryyyyy!!! - continuava a cinguettare il vivace spiritello, senza mollare la presa - QUI!!!. In spirito e antimateria, per Morgaaaana!...
Cedric era esterrefatto.
Tutto si sarebbe aspettato dalla morte, tranne che la possibilità di imbattersi in un ectoplasma assatanato. Per sua fortuna, una voce morbida e armoniosa dalla dizione un po'antiquata intervenne interrompendo l'indegna tenzone.
- Salute, Messer Frate - disse la Dama Grigia, rivolgendo a Cedric uno sguardo curioso. - Chi ci porti, oggidì?
Il ragazzo le sorrise, impacciato. Helena Corvonero era bella, bella di una bellezza sfolgorante; questo lo pensavano tutti e Cedric aveva avuto modo di accorgersene anche quando era vivo. Questa volta però, forse per il fatto che, essendo lui stesso un fantasma, riusciva a vederla meglio di quanto non gli fosse stato possibile in passato, l'impatto fu tale da travolgerlo come una bordata di spuma di mare e lasciarlo leggermente boccheggiante.
- Questo è uno dei miei studenti migliori - rispose per lui il Frate Grasso, pomposo, mentre Cedric, leggermente imbarazzato dopo essersi divincolato dalla delusissima Mirtilla, si chinava a baciare la mano affusolata della Dama. In vita non gli sarebbe stato possibile; probabilmente, quel contatto gli avrebbe tutt'al più procurato un brivido gelido. Da fantasma, invece, la percezione fu più concreta e reale; il ragazzo sentì il peso leggero della mano della Dama sulla sua e avvertì perfino un lieve tepore sotto le labbra quando queste sfiorarono la sua pelle eterea.
- Cedric Diggory... per, ehm... per servirla, signorina.
- Oh - si compiacque lei, sorridendo soavemente e guardandolo con fare di approvazione. Infilato in quella maglia giallonera un po' retrô, il ragazzo aveva il preciso aspetto di un attraente paggio da torneo medievale. - Un giovine educato, vedo, e distinto assai.
E mentre Cedric, confuso, stava per ribattere qualcosa di probabilmente molto sciocco e inopportuno - qualcosa che, probabilmente, le avrebbe subito fatto cambiare idea su di lui -, un fastidioso clangore di catene lo interruppe, facendogli venire la pelle d'oca.
Il Barone Sanguinario si era avvicinato e lo guardava accigliato. La Dama Grigia, infastidita, mollò la mano di Cedric, diede loro le spalle e fluttuò via.
- Un ragazzo giovane, prestante e di bell'aspetto - commentò lo spettro, girandogli intorno e scrutandolo sospettoso. - Che ci fa qui, costui?
- Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare (3) - rispose il Frate Grasso, con un'alzata di spalle.
- Ossia? - chiese il Barone, arcigno.
Cedric era a disagio; quel fantasma Serpeverde non gli era mai piaciuto, gli faceva venire i brividi. Il sangue argentato che chiazzava il giustacuore aveva un aspetto raccapricciante e oltretutto, ai suoi nuovi occhi di fantasma, appariva insolitamente vivido.
- Sua Eminenza vuole dire - s'intromise quel guerrafondaio di Sir Nicholas, che col Barone non era mai andato troppo d'accordo e che, evidentemente, aveva un diavolo per capello in seguito all'incontro con Sir Patrick - che non-sono-cazzi-tuoi.
Il Barone Sanguinario andò su tutte le furie.
- Ma come ti permetti, razza di fellone dalla gorgiera rinforzata!?...
- Non farci caso, mio caro ragazzo - disse Nick in tono confidenziale a Cedric, che lo guardava sorpreso per il suo linguaggio sì moderno. - È solo geloso di Helena; una vita fa ha perso la testa per lei, sai com'è.
- Beh, io almeno - lo provocò l'altro, soffiando fuori uno sbuffo d'aria gelida - la testa l'ho saputa perdere ben bene; tu, invece...
Prima di avere il tempo di vedere Sir Nicholas avventarsi sul Barone agitando un guanto spelacchiato con il quale aveva intenzione di schiaffeggiarlo, Cedric sentì che qualcuno gli stava tirando timidamente la manica e, incuriosito, si voltò.
In piedi davanti a lui, due ragazzini biondi e semitrasparenti: molto simili fra di loro, erano ancora vestiti con la divisa del Grifondoro e lo guardavano ammirati. Uno dei due teneva in mano una vecchia Polaroid dall'aria di chi ha conosciuto tempi migliori.
- Prefetto Diggory - iniziò quello in possesso della macchina. - Mi chiamo Colin Canon. E questo - aggiunse, mentre l'altro ragazzino annuiva vigorosamente - è mio fratello Dennis.
Cedric li guardò meravigliato, chiedendosi che cosa diavolo ci facessero due ragazzi tanto giovani fra le fila dei defunti. Poi, memore del racconto del Frate Grasso, concluse che i due avevano probabilmente perso la vita durante la Battaglia di Hogwarts, cosa che lo addolorò tantissimo.
- Ti abbiamo visto giocare tante volte: siamo tuoi fan! - affermò Dennis Canon, entusiasta. - La faresti una foto con noi?
- Oh, beh...
- Non si fa mica tutti i giorni una foto con il Cercatore che ha soffiato il boccino ad Harry Potter - chiosò Colin piazzandoglisi a fianco e mettendosi a sua volta in posa. La Polaroid fantasma fece un paio di giravolte nell'aria e poi, profondendosi in un flash che illuminò a giorno l'intera Sala Comune, scattò la foto.
- Io non ho soffiato... - cominciò a dire Cedric, che detestava sentirsi ricordare quell'episodio.
- Oh, ecco che esce! - esclamò allegramente Dennis, afferrando al volo la fotografia che veniva sputata fuori dall'arcaico apparecchio. Qualche secondo dopo, l'immagine cominciò ad affiorare sulla superficie, che aveva l'aspetto di un lucido foglio di carta da forno.
Cedric sbirciò oltre le teste dei due fratelli, che parlottavano in apparente visibilio.
- Ma... ma qui non si vede niente - osservò, visto che sulla carta era rimasta impressa soltanto l'immagine del divanetto giallo senape posizionato alle loro spalle.
- Ma infatti è proprio così che deve uscire - replicò Dennis. - Cosa ti aspettavi? Siamo fantasmi: mica usciamo nelle foto, noi. - E così detto, si affrettò a scribacchiare qualcosa nel rettangolo in bianco riservato alle didascalie. Guardando di nuovo, Cedric vide che il ragazzino aveva scritto: "Il divanetto della Sala dei Tassorosso il giorno in cui abbiamo conosciuto Cedric Diggory".
- Senti, Diggory - gli propose Colin con un sorriso. - Hai da fare stasera? Io e Dennis vogliamo fare un salto al cinema di Fulham, più tardi. Serata horror!...
Cedric non era propriamente dell'umore adatto per andare al cinema, anche se in effetti era una vita che non lo faceva (ma per Tosca! Doveva smetterla di ragionare in quei termini!); tuttavia, capì che Colin Canon voleva solo essere gentile. Oltretutto, gli parve interessante scoprire che tipo di film venisse catalogato come "horror" da parte di un fantasma e così, per pura buona educazione, gli domandò:
- Ah sì? E che film danno?
- Il remake degli Acchiappafantasmi... roba assolutamente da brivido!...
Cedric rimase di stucco; non sapeva se accigliarsi o ridergli in faccia.
Nel frattempo, in sottofondo, Sir Nicholas e il Barone Sanguinario continuavano a litigare, fra urlacci e scrollate di catene, scambiandosi insulti, e forse sarebbero andati avanti ad aeternum (in fin dei conti, il tempo ce l'avevano tutto) quando qualcosa li interruppe.
Di punto in bianco, un silenzio di tomba (e Cedric, ancora una volta, non poté pare a meno di considerarla una definizione azzeccata, per quanto piuttosto macabra) calò sulla Sala. I fantasmi erano improvvisamente ammutoliti ed ora se ne stavano immobili, senza osare fluttuare via dal loro posto o permettersi di dare quantomeno una timida tremolatina. Pix aveva chiuso la bocca e guardava verso il camino con fare deferente; il Barone, contrito, teneva le catene strette fra le lunghe dita, per impedir loro di produrre anche solo un lieve tintinnio.
Cedric si guardò intorno, un po' spiazzato; fissò a sua volta il camino davanti al quale, tante volte, aveva agitato le dita intorpidite dal freddo e, invece di sentirsi pervadere dalla ben nota sensazione di accogliente calore, si sentì raggelare.
Da sotto la cappa decorata di maioliche gialle e nere aveva appena fatto capolino una donna pallida ed elegante, abbigliata con un completo nero che a Cedric ricordò vagamente le divise indossate dai controllori dei treni.
Non ci fu bisogno di particolari presentazioni perché il ragazzo capisse di chi si trattava.
L'aveva riconosciuta subito.
Altera e silenziosa, la Signora era arrivata.

Note a piè di pagina:
1) La citazione in corsivo riportata all’inizio è tratta da Harry Potter e la Pietra Filosofale.
2) Heidi MacAvoy e Ross Cadwallader sono studenti di Tassorosso citati nei libri della Saga. Heidi l’ho scovata in una lista di studenti del Tassorosso (probabilmente priva di grandi fondamenti dato che non sono mai riuscita a capire in che punto è citata); il nome però mi piaceva troppo (aw), e quindi l’ho adottata così com’è. Cadwallader compare nel Principe Mezzosangue nei panni di Cacciatore, durante una partita commentata da Luna, che non ricorda il suo nome e lo chiama Bibble e Buggins prima di venire corretta da Minerva McGranitt. Stando a questo, dovrebbe avere un anno in meno rispetto a Cedric ma, visto che anche il suo nome mi piaceva, mi sono presa una licenza e l’ho leggermente invecchiato.
Più avanti capiremo il perché della loro presenza nelle vicende narrate.
3) La risposta del Frate Grasso riprende le parole pronunciate da Virgilio, accompagnatore di Dante nella Divina Commedia, nell'Inferno e nel Purgatorio. Mi andava troppo di usare questa frase XD. In ogni caso, credo vada precisato che la gelosia del Barone non è qui del tutto ingiustificata dato che, nel mio personalissimo headcanon, Helena Corvonero nutre una spiccata preferenza per i giovani di bell'aspetto - e a questo riguardo Cedric, lo sappiamo, non lascia certo a desiderare.
4) Il titolo di questo capitolo è un omaggio a Le Corbusier, uno dei più geniali architetti di tutti i tempi, che scriveva articoli per una rivista chiamata, per l’appunto, L’Esprit Nouveau (lo Spirito Nuovo).

   
 
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