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Autore: Krestal    12/11/2018    3 recensioni
Ha diciannove anni, sa controllare il tempo, ha la miccia corta e poca voglia di impegnarsi. Quando Valerie Jenkins arriva alla Yuuei per uno scambio scolastico, riesce subito a fare amicizia con Aizawa Shota, complice una comune passione per i gatti. Valerie sa bene che la prima volta che combatterà davanti ai suoi compagni potrebbe stabilire se diventerà la sfigata del corso o qualcuno da ammirare. Sarebbe proprio un peccato se combattesse contro chi può annullarle il quirk, vero?
Storia ambientata durante il terzo anno di Eraserhead/Aizawa Shota e Present Mic/Hizashi Yamada
Eraserhead/Aizawa Shota x OC
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Present Mic, Shōta Aizawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 — Continuo a non vedere il problema

 

“Buongiorno, studenti della 3-A! Siete carichi per un nuovo anno di lezioni?”

Valerie trasalì di colpo, sentendosi il cuore a mille. Chi cazzo aveva urlato in quel modo? Le fischiavano le orecchie. Si guardò intorno in cerca di altoparlanti, ma non sembravano essercene.

Afferrò il cellulare, trovando tre messaggi di Aizawa.

 

AS: A te piacciono le feste, invece?

Ti sei addormentata, mi sa…

Vabbè, buonanotte

 

Valerie si sentì in colpa. Pensò di scrivergli, ma si disse che probabilmente non se l’era presa e avrebbe fatto la figura dell’appiccicosa.

Alla fine la stanchezza si era fatta sentire. Aveva bisogno di un caffè e di qualcosa di dolce.

Quando ebbe indossato la divisa, si guardò allo specchio. La gonna era sufficientemente corta da mostrare le cosce più grosse di quello che avrebbe voluto, la giacca stringeva sul seno ed era larga sulla vita. Era uno schifo. Decise di tenere la giacca aperta, quindi si sistemò la frangia e si fece un trucco leggero.

Le sarebbe piaciuto pensare che l’avrebbero apprezzata a prescindere dal suo aspetto, ma sapeva bene che non sarebbe stato così, e sarebbe stata pure al centro dell’attenzione.

Forse la cosa migliore era darsi malata.

Le venne un’idea stupida, quindi fece una foto allo specchio e aprì la chat con Aizawa.

 

VJ: Scusa per ieri. Sono crollata.

Valerie Jenkins ha inviato una foto

Sto tanto male? Mi sento uno schifo.

 

Valerie si sistemò un’ultima volta la giacca, come se le cose fossero potute cambiare radicalmente tirando giù il bordo di due millimetri.

 

AS: Qual è il problema?

 

VJ: La gonna è troppo corta. I miei fianchi sono probabilmente larghi il doppio di quelli di qualsiasi studentessa giapponese. La giacca mi sta da schifo.

 

AS: Continuo a non vedere il problema.

 

Valerie fece una smorfia. Era sicuramente risultata patetica. Di nuovo, lasciò cadere la conversazione. Non c’era molto da dire, e se l’avesse trovata carina glielo avrebbe detto. Il suo era solo il commento di qualcuno che voleva essere gentile. Si fece coraggio e uscì dalla stanza con lo zaino in spalla.

 

“Continuo a non vedere il problema?” Gli disse Mic con gli occhi sgranati.

“Beh, che ho detto di male?” Rispose Shota con un’alzata di spalle. Aveva finito di prepararsi molto prima di Mic ed era andato in camera sua, ora era seduto alla scrivania dell’amico, aspettando che l’amico finisse di sistemarsi i capelli - e gli sarebbe servito ancora un bel po’ di tempo.

Mic non distolse gli occhi dallo specchio, continuando a lavorare il ciuffo. “Non puoi rispondere così a una ragazza che ti manda una propria foto. Falle dei complimenti, idiota!”

“Non sono sicuro che sarebbe opportuno.” Si erano conosciuti appena la sera prima, non voleva fare la figura del viscido.

“Non ti sta più rispondendo. C’è chiaramente rimasta male. Fai quello che vuoi.” Si voltò verso di lui con entrambe le mani sollevate. “Ma poi non ti lamentare quando mi verrai a dire che lei ti piace ma non le interessi.”

“Lei non mi piace,” si affrettò a precisare Shota. “Voglio solo essere gentile con lei.”

“Forse non hai capito che io so quando una ti piace ancora prima che lo sappia tu. Sono i miei superpoteri da migliore amico.”

“Wow, bel quirk di merda. Puoi aprire un’agenzia di incontri.” Guardò un’ultima volta il cellulare, ma non aveva ricevuto alcuna risposta. “E comunque sul serio, non mi piace.”

“Continua a ripetertelo,” commentò Mic passandosi ancora un po’ di gel. “Però se non le scrivi qualcosa giuro che ti prendo il telefono e le scrivo Volevo solo dirti che sono un coglione e ho il migliore amico più figo del mondo.”

Shota sospirò. “Va bene, va bene, le scrivo qualcosa.”

 

AS: Intendevo dire che stai molto bene.

 

Mic guardò lo schermo, poi sospirò, scosse la testa e iniziò a indossare la giacca. “Sei un caso perso.”

Cinque minuti dopo, mentre camminavano verso l’edificio principale, a Shota suonò il telefono. “Mi ha risposto.”

“Fai leggere,” disse Mic, sporgendosi verso di lui.

 

VJ: Grazie :) Sono curiosa di vedere anche te in divisa, lol

 

“Oh, ha funzionato.” Mic aveva il tono di chi non ci aveva creduto.

“Ora puoi anche smettere di impicciarti,” gli disse Shota, spostando il telefono in modo che non potesse leggere.

“Amico ingrato,” si lamentò Mic.

 

AS: Credo che sarà l’unico completo con giacca, camicia e cravatta che mi vedrai mai indossare.

 

Valerie era online, visualizzò e rispose subito.

 

VJ: A chi lo dici, mi sento come se avessi rubato i vestiti a qualcun altro ogni volta che indosso una divisa ^^’

 

Shota sorrise. Era bello ricevere risposte così in fretta. Nel frattempo erano quasi arrivati in classe, quindi si mise il telefono in tasca.

Quando entrarono, vide un gruppo di persone intorno a un banco — che peraltro era il suo banco.

C’erano Nemuri e altri tre compagni di classe, intenti a parlare con Valerie.

Rispetto alla sera prima, i capelli erano un po’ più vaporosi. Stava ridendo e gesticolando vistosamente, facendo tintinnare i due braccialetti d’argento che aveva al polso.

Valerie parve accorgersi della sua presenza, si voltò, lo guardò e gli sorrise. Solo in quel momento Shota si rese conto di averla fissata come un idiota. Mic gli passò accanto, sospirò e gli mise una mano sulla spalla. Il messaggio era chiaro: Smettila di sparare stronzate, ti piace. Ma non aveva alcuna base razionale per prendersi una cotta per lei. Sapeva solo che le piacevano i gatti. E che era simpatica e socievole. E che se era arrivata fin lì, doveva essere intelligente e capace.

“Quello sarebbe il posto di Aizawa,” disse Mic, appoggiando le mani sul banco di Valerie. “È il suo posto dal primo giorno del primo anno.”

Valerie mi guardò, poi guardò di nuovo Mic. “Oh. Mi sposto.”

“No, tranquilla, non ce n’è bisogno,” si affrettò a tranquillizzarla Shota. “Mi metto nel banco accanto.”

“Comunque ci hai interrotte,” gli disse Kogane in tono di sfida, scuotendo i capelli e mettendosi una mano sul fianco. “È così che mi saluti, Hizashi?” Il sole creava degli strani giochi di luce riflettendosi sui capelli d’acqua di Kogane, raccolti in due codini.

Mic le sorrise, allargando le braccia. “Certo che no, vieni qui.”

Kogane gli si buttò tra le braccia con un urlo. “Mi sei mancato!”

“I capelli!” Urlò Mic, cercando di tenere la testa lontana da quella di Kogane. “Non mi bagnare i capelli!”

In tutta risposta, Kogane si afferrò una ciocca e la sbatté sul naso di Mic.

Nemuri li guardò unendo le mani. “Sono così carini.”

“Stanno insieme?” Domandò Valerie.

“Qualcosa del genere,” le rispose Shota. Mic e Kogane continuavano a prendersi e lasciarsi dalla seconda metà del primo anno.

“Sei sicuro che non ti dia fastidio la questione del posto?” Insistette Valerie, indicando il proprio banco.

“Sicuro,” le rispose Shota, prendendo posto al banco su cui Kogane aveva appena gocciolato. La ragazza parve accorgersene e riattirò le gocce verso la propria mano, chiedendogli scusa e ricominciando a parlare con Hizashi.

“Io mi siedo davanti a te,” disse Nemuri, che aveva già posato la borsa sul banco. “Così se hai bisogno di qualcosa puoi chiedere a me, Valerie.” Fece un cenno verso Shota. “Anche se il secchione è lui.”

Valerie la guardò sollevando entrambe le sopracciglia. “Oh, davvero?”

“Nemuri esagera,” si affrettò a precisare Shota.

“Come no. Ha i voti più alti nella classe.”

“Beh, non proprio. Ho la stessa media di Iida.”

Valerie parve colpita. “Wow, complimenti. Mi sembravi più il tipo di studente che se ne sta in ultima fila a dormire e cazzeggiare.” Sorrise, passandosi una mano dietro alla testa. “Tipo me, insomma.”

Shota non riusciva a capire quanto stesse esagerando, che fosse per poca autostima o per altri motivi. Era comunque arrivata fin lì, non le avrebbero consentito di farlo se fosse stata pessima. Possibile che fosse abituata a contare sul suo quirk a quel punto?

 

Dopo pranzo, avevano lezione in una delle palestre.

Finalmente.

Valerie non vedeva l’ora di mettersi alla prova. Certo, avevano trovato interessanti le sue chiacchiere sull’Europa, ma combattere era il modo più veloce per guadagnarsi il rispetto dei suoi compagni. Una volta passato l’interesse iniziale, sarebbe tornata a essere la nerd un po’ cicciottella molto meno interessante di tante altre persone. Il suo quirk, però, non l’aveva mai tradita.

Il professor Nezu era semplicemente adorabile. Sia nell’aspetto, simile a quello di un topo gigante, sia nei modi. Le aveva ripetuto almeno tre o quattro volte che era un piacere averla lì e dare la possibilità a una studentessa come lei di partecipare al festival sportivo.

Al centro della palestra c’era un semplice ring, un quadrato di quattro metri per quattro, alto circa un metro, privo di ringhiere di alcun tipo.

“Spero che nessuno di voi abbia rivelato alla signorina Jenkins il proprio quirk,” disse Nezu, rivolgendosi alla classe. “Si tratta di un vantaggio importante che dovete sfruttare, non buttare.”

“Di sicuro non indovinerà mai il quirk di Kogane,” urlò Hizashi. La ragazza gli mollò una gomitata.

“Anche un quirk evidente può avere dei lati nascosti, Tokuda” disse Nezu, con il tono di chi aveva ripetuto la stessa cosa un sacco di volte. “Jenkins, hai voglia di farci vedere come combatti?”

Valerie sorrise, cercando di non mostrarsi esageratamente esaltata. “Certo, professore. Sarebbe un piacere!”

Nezu le sorrise e le indicò una scaletta. “Ottimo, sali pure sul ring. Ci sono volontari per combattere contro Jenkins? Vi ricordo ancora una volta che non è permesso dire nulla sul quirk dei vostri compagni.”

Valerie, salita sul ring, vide una mano alzarsi ancora prima che Nezu finisse la frase.

Aizawa Shota disse: “Vorrei offrirmi volontario.”

   
 
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