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Autore: dirkfelpy89    12/11/2018    1 recensioni
Sette allievi Auror ed il loro istruttore Ron Weasley, partecipano ad il "Progetto Owen", una settimana di studio e allenamenti in vista degli esami finali sulla piccola Marlott Island. Misteriosamente però, gli auror iniziano a morire, uno dopo l'altro. Chi sarà il colpevole?
"Questa storia partecipa al contest "Chi ben comincia è a metà del prologo" indetto da BessieB sul forum di EFP".
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Otto Piccoli Maghi


Cap 13, LA LETTERA

Le bare vennero lentamente calate in cinque fosse diverse. Poi, con altrettanta attenzione, un grande quantitativo di terra venne versato nelle varie fosse, riempiendole completamente.
Una grande folla di parenti, funzionari del Ministero della Magia e semplici curiosi si era radunata intorno al piccolo camposanto.

Secondo la prassi tutti i funzionari del Ministero deceduti in azione potevano scegliere di essere sepolti lì, in quel piccolo cimitero in aperta campagna, silenzioso e pacifico, e riposare insieme ai propri grandi predecessori.
In quella occasione, anche se quattro deceduti erano ancora allievi auror, venne loro concesso questo piccolo, grande onore.

Frank Live no, lui venne sepolto nel cimitero vicino all'orfanotrofio dove aveva trascorso gran parte della sua miserabile e derelitta vita.

Rose osservò questa lunga e lenta processione, il dolore dei famigliari, le tante inutili parole di cordoglio, da lontano. Erano passati 12 giorni dal termine di quell’incubo.
Grazie ai suoi sforzi, e quelli di Alec, riuscirono ad avvertire la popolazione ed il giorno successivo una pattuglia di Auror sbarcarono sull’isola, trovando sei cadaveri e due sopravvissuti, tremanti, spaventati ed infreddoliti, ma ancora vivi.

I giorni successivi Rose se li ricordava a malapena. La corsa all’ospedale, dove era rimasta ricoverata per cinque giorni, gli interrogatori, l’inizio del processo, gli incubi e la paura che gravava su di lei, come una nera ombra cupa e dolorosa.
Sapeva che tutto quello che aveva passato non l’avrebbe mai più potuto dimenticare, ma sapeva che, lentamente, giorno dopo giorno, doveva andare avanti.

Per la sua famiglia, per i suoi cari, per quelli che non ce l’avevano fatta.

“Ciao Rose” la ragazza sobbalzò e si girò.
Era Alec. Tutto sommato le ferite che Frank e Rose gli avevano inferto, non erano così gravi come sembrava, anche se una profonda cicatrice solcava la sua guancia destra.

“Ciao Alec. Non...non ti avevo visto”
Alec sorrise debolmente “Sapevo che ti avrei trovato qui. Come va?”
“Va. Tu, invece? Le ferite mi sembrano stiano meglio”
“Oh sì, anche se tu e Frank me ne avete date di santa ragione” rise “Sono venuto qui… sì insomma... sono venuto per salutarti” concluse, distogliendo lo sguardo.

“Salutarmi?”
“Sì. Sai questa… questa nostra… avventura, ha riscosso molta attenzione nella stampa magica. Fino agli Stati Uniti perché un mio lontano cugino mi ha contattato qualche giorno fa, vive a New York, e si è offerto di ospitarmi per un po’ di tempo.”

Rose rimase in silenzio, pensierosa.
“Non… non me la sento di rimanere qui” disse infine Alec “Rivedere le stesse facce, ripensare sempre a quello che è successo. Non ho nessuno qui e, forse è da vigliacchi scappare, ma non ce la faccio”
“Non è da vigliacchi. Lo farei anche io. Ma sento… sento che devo rimanere qui, non so se mi capisci Alec, affrontare quello che è successo ed andare avanti. Non sarà facile… ma voglio provarci”

Alec fece un passo verso la ragazza e si abbracciarono forte. Rimasero così per qualche secondo, poi si staccarono.
“Abbi cura di te, Rose. Se dovessi avere bisogno… la mia porta è sempre aperta” disse Alec, asciugandosi una lacrima e prendendo lo zainetto che aveva lasciato a terra.
“Lo stesso vale per te. Fatti sentire, voglio sapere tutto sulla tua vita in America!”

Ma mentre Alec si allontanava, salutando con la mano, Rose ebbe il presentimento che Alec non l’avrebbe fatto. Ed infatti da quel momento non vide o non ebbe più notizie di Alec Ivy.

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Harry Potter era seduto dietro la sua scrivania, intento a leggere un lungo foglio di pergamena dall’aria ufficiale. Leggeva, ma in realtà i suoi occhi erano fissi alla terza riga.

“Ciao Harry, posso sedermi un minuto?” l’uomo trasalì ed alzò la testa. Il Ministro della Magia, Kingsley Shacklebolt, era appena entrato nel suo ufficio. Aveva un’aria afflitta, lunghe occhiaie ad incorniciare gli occhi che lo stavano osservando.

“Salve Ministro!” esclamò Harry, indicando la sedia più confortevole e mettendo da parte la lunga pergamena.
Kingsley si sedette e i due rimasero in silenzio. Harry si riscosse “Oh… sì... vuole un the, un caffè?”
“No grazie Harry. Non… non ti ho visto stamattina” aggiunse.

Harry chinò il capo e mormorò “Ero in fondo. Non… non me la sentivo” Aprì il cassetto della sua scrivania e ne estrasse una lettera.

“Questa è la mia lettera di dimissioni. Deve darmi giusto un paio di giorni per sistemare delle cose e liberare la scrivania”
Kingsley rimase stupefatto “Dimissioni?”
“Non posso… non posso restare qui dopo tutto quello che è successo. E’ tutta colpa mia, avrei dovuto...”

“Avrei dovuto cosa?” lo interruppe il Ministro, in tono dolce “Nessuno di noi ti ritiene responsabile, Harry. Abbiamo parlato a lungo con Hermione e con i famigliari dei ragazzi, nessuno ti ritiene minimamente responsabile” detto questo riconsegnò la lettera di dimissioni ad Harry.
“Piuttosto io ho una lettera per te. L’abbiamo trovata qualche giorno fa, nella nicchia nella parete di Frank” Kingsley estrasse da una tasca della tunica un lungo foglio di pergamena.

“E’ indirizzato a te… da parte sua. Leggila” Il ministro si alzò e uscì.
Harry osservò la lettera, poi con mano tremante l’aprì ed iniziò a leggere

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“Caro HP,

Se leggerà questa lettera vuol dire che il mio piano è fallito, e molto probabilmente sarò morto. Oppure la mia missione ha avuto successo, ed ho sottovalutato l’arguzia degli auror.

Perché scrivere questa confessione? Bella domanda: da una parte voglio che questo caso rimanga irrisolto, annebbiando la mente della comunità magica per anni e anni, ma dall’altra parte vorrei che il mondo magico venisse a conoscenza del mio piano, di quello che sono riuscito a fare. Della mia grandezza.
Quindi ho scritto questa confessione e l’ho nascosta in un posto molto difficile da trovare.

Il mio nome, lo avrete capito, è Frank Live. Ho appena ucciso Marcus e mi rimane circa mezz’ora prima che Alec Ivy e Rose Greenwood si sveglino. Il tempo di scrivere questa lettera.

Perché, vi chiederete? Perché li ho uccisi tutti?

Ebbene, Alec aveva ragione, tutto è nato dalla morte di Arnold Magentha.
A sette anni entrai in Orfanotrofio, dopo che i miei genitori furono uccisi da un paio di Mangiamorte.
Furono anni terribili, un bambino non dovrebbe mai vivere in quelle condizioni. Ma ad 11 anni, tutto cambiò: ricevetti la mia lettera ed andai ad Hogwarts.
Là trovai persone fantastiche, uno fra tutti, Arnold.

Io ed Arnold in pochissimo tempo diventammo amici per la pelle, e già dal secondo anno ero ospite fisso da George, il padre di Arnold (sua madre era morta anni prima).
Diventai un secondo figlio per George, ed un fratello per Arnold. Il nostro era un rapporto bellissimo, mai una litigata, mai gelosia od invidia.
Lo amavo, un sentimento che per molto tempo ho celato, un amore platonico, un amore ingenuo e segreto.

Dopo Hogwarts entrambi ci iscrivemmo all’Accademia Auror. Una vita insieme, fino a quella maledetta sera.
Io quella sera avrei seguito Arnold fino alla morte, ma non mi fu possibile. Quella sciocca, inutile Rose fu schiantata ed i miei compagni se la squagliarono come dei codardi. Io sarei rimasto, sarei morto insieme ad Arnold, ma Alec mi strattonò e si smaterializzò insieme a me.
Pensava di avermi salvato la vita, invece me l’ha solo rovinata.

Poco tempo dopo inizia a covare piani di vendetta per i miei “amici”. A loro non interessava niente di Arnold, sembrava che niente fosse accaduto.
Forse non avrei fatto niente, ma tre mesi fa ho scoperto di aver contratto una brutta forma di Vaiolo di Drago. Una cura esiste, ma mi avrebbe lasciato per sempre orrendamente butterato e forse non avrebbe nemmeno avuto successo.
Questa è stata la spinta che mi ha convinto ad agire.

Ma non potevo fare niente da solo, perciò contattai l’unica persona che poteva aiutarmi: George Magentha, il padre di Arnold.
Volevo farla pagare a tutti i bastardi che avevano ucciso Arnold, e George, disperato per la morte dell’unico adorato figlio, era d’accordo con me e mi aiutò: era un mago molto influente, fu facile per lii.

In breve organizzammo il nostro piano nei minimi dettagli. E due giorni prima di partire lo uccisi.
Non avevo bisogno di scomodi testimoni, ma necessitavo una bacchetta in più e dovevo capire se avevo il sangue freddo per uccidere una persona.
No, non piangetelo o non incolpatelo. Un padre disperato può fare qualsiasi cosa per vendicare un figlio. Ma ora è con lui e sono sicuro sarà felice

E così partimmo per Marlott Island. Appena arrivati misi il disco, che George aveva inciso, sul divano. lo ascoltammo e mi divertii come un pazzo a guardare la reazione dei miei compagni.
Poi la mattina dopo, poco prima di iniziare le esercitazioni, uscii dalla finestra della mia camera e velocemente manomisi il manichino che Ron avrebbe utilizzato. E funzionò.
Poi dopo aver usato il Prior Incantatio, rubai la bacchetta di Ron e la misi nello scompartimento in camera mia.

Durante, la ricerca del fantomatico Mr Owen, mentre Jack stava setacciando un magazzino degli attrezzi, corsi verso Louise e la uccisi. Tutto molto facile, sapevo che non avrebbe opposto resistenza.
Così scoprimmo che l’assassino era uno di noi, ed inizia la seconda fase del mio piano: trovare un alleato. Puntai su Rose e credo di aver fatto la scelta giusta.

La mattina successiva drogai la bottiglia di whiskey di Jack e, mentre era in bagno, la infilai nella sua valigia. La bevve e morì.
A quel punto setacciamo ancora una volta tutte le stanze, ma sapevo che non avrebbero mai trovato i vari scompartimenti segreti presenti in ogni camera.

Più tardi quel pomeriggio, feci la mia mossa e chiesi a Rose di passare insieme la serata, avevo bisogno di un alibi. Lei accettò e, quando mi presentai alla sua porta con due calici di vino elfico, non pensò minimamente che si potesse trattare di un inganno. Bevve e cadde profondamente addormentata.
Verso le due di notte uscii di camera, bussai a quella di Sillus e mi nascosi nell’ombra.

Sapevo che Sillus era il più fragile di tutti, mentalmente parlando, ed infatti il poverino uscì da camera sua, si avvicinò alle scale e lo spinsi verso il suo destino.
Ed infine questa mattina ho convinto Marcus ad andare a spaccare la legna, ho drogato i the ed ho fatto finta di addormentarmi per poi uscire di casa ed uccidere Marcus.

Ed ora cosa succederà? Non appena scopriranno che Marcus è morto, chiederò ad Alec di spaccare la legna, mentre io e Rose porteremmo il cadavere di Marcus a casa. Poi farò la mia rivelazione, andrò nella camera di Alec e aprirò lo scompartimento segreto.
Non visto, metterò la bacchetta di Ron nella piccola conca, per poi mostrarla a Rose.

Affronteremo Alec e lo uccideremo. Poi ucciderò Rose ed infine mi getterò dalla scogliera più alta.
Così morirò senza soffrire, felice di averla fatta pagare ai colpevoli, felice di poter morire qui, così eroicamente, invece di dover affrontare mesi e mesi di dolore, felice di tornare per sempre dal mio Arnold.
E Questa volta nessuno ci dividerà.

Quando gli Auror sbarcheranno si troveranno di fronte otto cadaveri ed un mistero irrisolvibile qui, a Marlott Island.

Frank Live

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Eccoci qua, alla conclusione di questa mia fic.
Capitolo insolitamente lungo per i miei standard, ma spero possa esservi piaciuto. Mi scuso ancora per il ritardo nel pubblicare questi due capitoli.

Ringrazio dieci,cento, mille volte paige che ha recensito ogni capitolo, chi lo ha messo fra le preferite/seguite.
Ora vorrei mettermi al lavoro su qualche altra long, quindi ci leggiamo presto!

Grazie ancora a tutti
...dirk...

  
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