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Autore: Martocchia    14/11/2018    1 recensioni
Sequel di "Ojos de Cielo"
Sono passati pochi mesi dalla scomparsa di Clara, ma tutto sembra essere cambiato nel mondo di Luca: tutto è nero, niente ha più valore per lui, neanche ciò che lo legava così strettamente a "lei". Sì, perché quel nome è impronunciabile per chiunque.
Le persone intorno a lui stentano a riconoscere in quel ragazzo cupo, sarcastico e menefreghista, Luca. Ma delle promesse sono state fatte e delle persone faranno di tutto per mantenerle e per farle mantenere.
Riuscirà Luca a trovare la forza per andare avanti? Riuscirà a cantare. suonare, amare ancora, come lei gli ha chiesto? E se sì. come?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5 – If I die young


È venerdì sera, una settimana esatta dopo il colloquio con il don, e Luca si trova davanti ad una piccola chiesa sul lungolago di Luino, indeciso se entrare o meno, continuando a guardare il proprio cellulare con nervosismo. All’improvviso una mano si posa sulla sua spalla:

- Ehi, cosa ci fai qui fuori al freddo? Perché non sei ancora entrato? – gli chiede Marco.
Effettivamente fa davvero molto freddo, il fiato si trasforma in nuvolette bianche, le mani si fanno di ghiaccio, mentre guance e naso si colorano di un rosso acceso. L’inverno si fa sempre più vicino, eppure Luca non vi fa caso, forse perché per lui è già arrivato da diverso tempo, è oramai l’unica stagione che abita il suo cuore.

- Io… - balbetta il ragazzo a disagio – Io non li conosco. Non sono ancora sicuro che sia stata una buona idea venire… -.

- Luca… - sospira l’amico, alzando gli occhi al cielo – Non ti mangiano, sai?! Anzi, non vedono l’ora di conoscerti. -.
È stato proprio Marco a convincerlo ad andare in chiesa quella sera. Non avrebbe mai immaginato che il suo migliore amico avesse cominciato a frequentare il gruppo giovani… E, invece, lo aveva stupito ancora una volta, senza però spiegargli come ciò fosse accaduto.
Ora, osservandolo alla luce calda proveniente dall’interno della chiesa, Luca fa fatica a riconoscere pienamente il ragazzo che ha di fronte: il suo sguardo brilla di una determinazione e di una pace che non erano mai stati suoi prima di allora. Non che fosse una persona insicura, proprio no, anzi, forse anche eccessivamente. Lei, quando parlava di lui, di come era cambiato nel corso degli anni, diceva che era diventato egocentrico e narcisista, troppo distante dal ragazzo che era stato il suo primo amore. Eppure non aveva mai smesso di volergli bene e preoccuparsi per lui.
Sicuramente, vedendo questa nuova versione di Marco, ne sarebbe stata fiera.
 Luca sorride malinconicamente, mentre l’amico gli lancia uno sguardo preoccupato.

- È tutto a posto? – chiede.

- Sì, tranquillo. Ma non sono ancora convinto di questa faccenda. Insomma, non sono mai stato il tipo da preghiera o cose del genere. Non so cosa dovrei fare… -.

- Anch’io all’inizio non ero affatto sicuro di cosa stessi facendo, ma non me ne sono mai pentito. Credimi, ti sarà utile e gli altri ti accoglieranno a braccia aperte. Non devi fare grandi cose: basta che rimani in silenzio e il resto verrà da sé. Ti dò solo un ultimo avvertimento: la prima volta… beh… Può essere dura. Io ho pianto parecchio. – confessa Marco con grande imbarazzo – Allora, entriamo? – si riscuote immediatamente.

- Va bene. – sospira Luca con rassegnazione.

L’interno della chiesa li accoglie con un gradito calore ed un ovattato silenzio, riempito dal lieve sussurrare dei giovai. Sono una decina, sparsi sulle prime panche, che non appena vedono entrare i due ragazzi, salutano calorosamente Marco e sorridono con la stessa familiarità anche a Luca, il quale davvero non ha idea di come comportarsi. Fra i vari volti riconosce le sue amiche, che lei gli aveva presentato alla festa di Capodanno e che saluta timidamente; e il fratello maggiore, nel cui sguardo nota una punta di sorpresa nell’incontrarlo lì. Lui era molto geloso e protettivo nei confronti della sorella, che aveva sempre mascherato con una certa indifferenza verso i suoi ragazzi e così era stato anche per lui, ma ora il giovane gli si avvicina e, con un sorriso tirato, gli dà una leggera pacca su una spalla, senza dire una parola, per poi tornare immediatamente alla sua chitarra. Alla vista dello strumento Luca sente l’insostenibile desiderio di toccarne le corde con le dita, ma stringe i pugni, conficcandosi le unghie nei palmi - la terribile abitudine di tenerle leggermente lunghe per suonare non era ancora scomparsa -, e volge gli occhi dalla parte opposta. Il don è sull’altare ad accendere le candele e, appena si accorge della sua presenza, il suo sguardo si illumina di gioia.
I due ragazzi si siedono su una panca vuota.
Poco dopo l’adorazione ha inizio.

L’arpeggio della chitarra riempie la chiesa, mentre un coro di giovani voci si leva limpido e il prete sale sull’altare, ponendo il Santissimo sulla mensa.
Ancora una volta Luca deve stringere i pugni e mordersi la lingua per resistere al richiamo della musica.
Tutti si inginocchiano, il ragazzo li imita, alza lo sguardo su quella semplice e, apparentemente, insignificante ostia rotonda posta nell’ostensorio dorato, senza ben comprendere cosa vi sia di così sconvolgente nel restare lì imbambolati davanti a quella “cosa”. Guarda l’amico al suo fianco, sperando in una qualche indicazione o spiegazione, ma lui, con il capo chino, gli occhi chiusi e le mani giunte, è immerso in una silenziosa preghiera.
“Starà parlando con lei?” si chiede Luca e per un attimo si sente impossessare da un’insensata gelosia, rimproverandosi immediatamente per le stupidaggini che gli riempiono il cervello.
Rivolgendo nuovamente gli occhi all’altare, la sua mente ritorna indietro nei mesi al ricordo di una conversazione avuta con lei poco dopo prima di Natale…
Gli aveva spiegato come proprio un momento di Adorazione, mentre era in montagna come educatrice dei preadolescenti, avesse totalmente stravolto la sua vita, o meglio, devastato, per usare le sue esatte parole.
- Può sembrare negativo come termine, ma non ne trovo un altro abbastanza esplicativo. – aveva cercato di spiegare, davanti alla sua espressione confusa – Tutto ciò che pensavo di me stessa, tutte le mie convinzioni, i miei pensieri, sono crollati come un castello di carte. L’immagine che avevo di me si è rivelata essere solo un patetico cartonato, una maschera indossata per così tanto tempo da convincermi che fosse vera, da dimenticarmi cosa, o meglio, chi ci fosse sotto. -.
Era bastata mezz’ora nel silenzio per ribaltarla completamente e farle decidere di dare una svolta alla propria vita. Il tempo del vittimismo era finito: era ora di rialzarsi in piedi e volare alto, senza più alcuna paura di mostrare se stessa al mondo.
- C’è stato un momento in cui l’ho sentita… La Sua voce nella mia testa che mi diceva che, nonostante mi sforzassi di ignorarla, la mia più grande paura, che il mio cuore nascondeva, non era altro che io stessa. – gli aveva confessato, con gli occhi ancora luccicanti di lacrime al ricordo – Lo so che posso sembrare una pazza. Cavolo, sto dicendo di aver sentito le voci! Ma non me ne vergogno assolutamente. La mia Fede è qualcosa che, soprattutto negli ultimi anni, è diventato sempre più parte di me, in modo assolutamente inscindibile. Se non ne parlassi, se non comunicassi la gioia che Essa mi dà, farei un torto a me stessa, non sarei onesta con gli altri e nasconderei ancora una volta una parte di me. -.
Il suo sguardo, parlando di ciò, brillava di una felicità e di una commozione così vere…
“Ed io di cosa ho più paura?” si chiede Luca, senza smettere di fissare l’altare, come in trans. La risposta giunge fulminea alla sua mente, per un attimo il ragazzo ha la sensazione che qualcuno gliel’abbia sussurrata all’orecchio. Si guarda intorno, ma tutti sono seduti sulle panche, immersi nel silenzio dei propri pensieri. L’unico ancora in ginocchio è proprio lui. Lentamente si risiede e tira fuori dalla tasca della giacca il proprio cellulare. Appena tornato a casa dalla chiacchierata con il don aveva scaricato sul cellulare la famosa registrazione, senza avere il coraggio di ascoltarla. Ora però gli sembra il giusto momento per farlo: attacca gli auricolari al telefono, per poi infilarseli nelle orecchie. Infine, con mani tremanti, preme il tasto di avvio e immediatamente la sua dolce voce si riversa dentro di lui, come sorgente di calore.


If I die young bury me in satin
Lay me down on a bed of roses
Sink me in the river at dawn
Send me away with the words of a love song
Uh oh uh oh

Lord make me a rainbow, I'll shine down on my mother
She'll know I'm safe with you when
She stands under my colours, oh and
Life ain't always what you think it ought a be, no
Ain't even grey, but she buries her baby
The sharp knife of a short life,
Well, I've had just enough time

If I die young bury me in satin.
Lay me down on a bed of roses
Sink me in the river at dawn
Send me away with the words of a love song

The sharp knife of a short life,
Well I've had just enough time

And I'll be wearing white when I come into your kingdom
I'm as green as the ring on my little cold finger
I've never known the lovin' of a man
But it sure felt nice when he was holding my hand
There's a boy here in town says he'll love me forever
Who would have thought forever could be severed by

The sharp knife of a short life,
Well I've had just enough time

So put on your best boys and I'll wear my pearls
What I never did is done

A penny for my thoughts, oh no I'll sell them for a dollar
They're worth so much more after I'm a goner
And maybe then you'll hear the words I been singin'
Funny when you're dead how people start listenin'

If I die young bury me in satin
Lay me down on a bed of roses
Sink me in the river at dawn
Send me away with the words of a love song
Uh oh (uh oh)

The ballad of a dove
Go with peace and love
Gather up your tears, keep 'em in your pocket
Save 'em for a time when your really gonna need 'em oh

The sharp knife of a short life,
Well I've had just enough time
So put on your best boys, and I'll wear my pearls

È identica a come se la ricordava… Nelle parti più basse la sua voce è calda e morbida, mentre nelle note alte è così limpida e cristallina da portarti con lei su cime inesplorate. E le emozioni di cui è pregna risuonano nella mente di Luca come chiare parole. Il canto era sempre stato il suo linguaggio, un modo diretto per comunicare con il cuore delle persone e fino alla fine non si è voluta smentire.
Può addirittura immaginarsela mentre seduta sul suo letto registra la canzone, ad occhi chiusi, levando il volto verso l’alto, mentre una lacrima scende piano, fino ad accarezzare le sue labbra, piegate in un sorriso.
Di riflesso sorride anche lui quando l’ultima nota si spegne, ma il sorriso si tramuta in stupore dopo pochi secondi, nel momento in cui risente la sua voce rivolgersi proprio a lui:

“Luca, se tu ora stai sentendo questa registrazione è perché io non ci sono più. Spero di essere riuscita a rivelarti delle mie condizioni, di aver potuto parlare con te e di averti avuto accanto mentre me ne andavo. È un desiderio egoista, lo so. Non augurerei mai a nessuno di trovarsi accanto ad una persona in quel momento, ma la mia paura è troppo grande per affrontarla da sola. Probabilmente questo non te lo avrò detto: avrò sorriso, avrò cercato di sembrare forte per te. Spero di averti detto di non smettere assolutamente di cantare… - il respiro di Luca si blocca – Se non l’ho fatto, te lo dico adesso: canta, studia, ama, vivi! Fallo, ti scongiuro! Non buttare in un cestino la possibilità che ti è data! Probabilmente tu ora mi odierai, sarai arrabbiato… Ne hai tutto il diritto, ma non usare questo come una scusa per mollare tutto.
Lo sai, quando ti ho raccontato della mia prima Adorazione, non ti ho detto una cosa fondamentale: per tanto, troppo tempo, ho visto in me solo difetti e imperfezioni e per questo mi condannavo continuamente, mi sentivo totalmente inadeguata alla vita che mi era stata donata. Quella sera ho compreso che la mia definizione di perfezione era totalmente sbagliata! La mia bellezza era costituita proprio da quelle mie cicatrici, dalla mia storia, dalla mia sofferenza, trasformatasi in una luce così luminosa da illuminare tutti i miei angoli più oscuri, rendendoli splendidi capolavori.
Dalla prima volta in cui ti ho visto, in cui ho posato il mio sguardo sui tuoi occhi, ho capito che tu avevi già in te quella bellezza in una forma così pura da rendere inevitabile che fossi attratta da te. Eppure tu non l’hai ancora scoperta, nonostante la gioia che emani costantemente, non te ne rendi conto. Ora quella bellezza ha subito delle ferite profondissime, l’emorragia sembra ancora incontenibile, ma, credimi, si rimargineranno. Tu trasformale in feritoie da cui far entrare la luce, falla penetrare fino al cuore del tuo dolore, vivilo fino in fondo, conosci, accetta ed ama le tue cicatrici e i miei amatissimi Occhi di Cielo ritorneranno a brillare. Non sarai solo, mai. Ti sarò sempre accanto, non dubitare di ciò. Sarò dentro di te ed ogni volta che mi cercherai, mi troverai lì. Non ti abbandono, Luca.
Penso di aver parlato anche troppo… - la sua lieve risata fa stringere il cuore del ragazzo, il quale vorrebbe continuare ad ascoltare la sua voce all’infinito – Ma prima di chiudere la registrazione voglio cantarti un’altra canzone. Esprime ciò che ho provato in queste settimane, in cui, da testarda quale sono, ho tenuto per me tutto questo dolore, la nuvola scura della morte, che non volevo macchiasse il tuo cuore puro… Penso che ora questo brano riassuma bene anche ciò che provi tu. -.

Ed ancora una volta Luca si lascia avvolgere dalla sua voce, che lo riporta a quelle terribili settimane… L’incidente, il coma, la gioia per il suo risveglio, subito sostituita dalla rabbia, la tristezza e la confusione per la sua decisione di lasciarlo; le giornate a scuola trascorse a guardarla da lontano, cercando di tirarle fuori delle spiegazioni, ma venendo continuamente respinto; le prove del musical, le parole di quelle canzoni che sembravano raccontare perfettamente i loro pensieri e sentimenti; infine, lo spettacolo, la rivelazione delle sue condizioni disperate e l’atroce dolore di vederla morire davanti ai suoi occhi.
Luca conficca sempre più a fondo le unghie nei palmi delle mani, serra le palpebre, lottando contro quei sentimenti contrastanti che spingono per uscire tutti in una volta, per potersi finalmente manifestare, ma il ragazzo non vuole, non è ancora pronto, e li sotterra nell’angolo più nascosto della sua anima.
La sua voce, quelle parole, cercano di metterlo con le spalle al muro, scavano dentro di lui. Più lui sotterra, più loro cercano di tirare fuori. Al termine del brano, il giovane sente una goccia di sudore scendergli giù per il collo, ha il respiro corto, come se avesse corso i 100 metri.
Tira un sospiro di sollievo, ma le emozioni non sono ancora finite…

“Ah, mi sono dimenticata una cosa importante: amore mio…” Luca sgrana gli occhi, mentre la registrazione termina ed il silenzio ripiomba su di lui come un macigno.
Non ha neanche il tempo materiale per permettere alla propria mente di registrare le sue ultime parole, che il don sale nuovamente sull’altare per la benedizione finale e la reposizione del Santissimo. Un nuovo canto riempie la chiesa, rompendo definitivamente il silenzio, ma il ragazzo non lo sente. Non sente assolutamente nulla. Guarda fisso davanti sé, gli occhi come nubi burrascose, che riflettono perfettamente il turbine di pensieri che lo stanno assalendo. Un altro punto si è aggiunto alla promessa, un altro punto che non è ancora in grado di mantenere.

Angolo dell'Autrice
Buonasera a tutti!
Questo capitolo, oltre a rappresentare un'altra bella mazzata per Luca, è anche un po' particolare per me...
Quando scrivo non posso mai fare a meno di metterci qualcosa di mio e questa volta lo ritroviamo sia nei flashback di Luca, sia nelle stesse parole di Clara, e rappresenta un po' quella che si potrebbe definire la mia "epifania" o "moment of being" (tanto per citare Virginia Woolf...).
Chissà da adesso in poi come si evolverà la situazione... Manca ancora un "piccolo" ostacolo...
Buona lettura!
Marta
 

   
 
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