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Autore: Gargo e Pozza    16/11/2018    0 recensioni
Non appena iniziate le vacanze di Natale, le famiglie dei Digiprescelti decidono di incontrarsi per una rimpatriata. Tutto sembra perfetto come sempre, fino a quando però i loro digimon cadono improvvisamente ed inspiegabilmente in uno stato di freeze che poi li porta a svanire. 
Grazie alla sua abilità con il computer, Izzy riesce a salvare i partner dei loro figli, così i bambini decidono di andare nel mondo digitale per capire cosa è successo e portare nuovamente sulla Terra tutti i Data e i Vaccini. Sfortunatamente scopriranno che le forze oscure a Digiworld sono più forti che mai e che questa volta restare uniti sarà la parte più difficile del combattimento ed al contempo la più importante.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Koushirou Izumi/Izzy, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Un po' tutti, Yamato Ishida/Matt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Doppio problema

 
 

«Non sentite la mancanza degli altri?» domandò Connie, seduta su un sasso ad attendere, insieme ad Ariel, che i maschietti tornassero dalla pausa "bagno".
«Di Isie» rispose Teddy. «Con lei posso chiacchierare quando Troy è in silenzio assoluto».

«Perché, ci sono momenti in cui non lo è?» chiese la più grande mentre strizzava il cappello zuppo. «Ah, giusto, gli origami» si rispose da sola.
«Non solo. Ok, resta poco loquace, però capita di fare quattro chiacchiere. Qualche volta, di notte, parliamo a bassa voce tutti e quattro insieme» precisò, riferendosi anche a Luke e Gray. «La sera prima di partire abbiamo inventato una favola, raccontando un pezzo a turno. Troy è molto creativo».
«Più cose scopro di questo bambino più lo ado-» confessò Connie, interrompendosi non appena vide digimon e partner tornare.
«Tirati su la lampo» si raccomandò Agumon X mentre le ragazze si alzavano per riprendere il cammino.
«L'ho già fatto» protestò Luke, prima di accorgersi che l'aveva richiusa solo per metà. «Ops» si imbarazzò, divenendo talmente rosso da far scoppiare a ridere il resto del gruppo. Fu così che finalmente un accenno di sorriso tornò anche sul volto di Moto, ma non era dovuto esclusivamente alla buffa reazione del bambino, bensì al proprio stato d'animo. Si sentiva infatti molto meglio ora che, inspiegabilmente, la tristezza che prima l'aveva appesantito stava svanendo. Quella malinconia, fusa alla sua rabbia, l'aveva portato a pensieri molto diversi da quelli che faceva di solito, molto più simili a quelli di sua sorella... Probabilmente se ora gli era passato il nervoso era perché l'aveva sentita vicino, provando quel che provava lei. Mentre adesso che si sentiva meglio era sicuramente perché anche Yoko, chissà come, era riuscita ad allontanare le emozioni seguite al loro litigio.
Luke si accorse del cambiamento in Moto e gli sorrise mentre gli camminava accanto. Quello però voltò lo sguardo e così facendo non notò che l'inizio della prossima discesa era terribilmente scivoloso. Poggiò dunque il piede tranquillamente e subito questo slittò sul fango facendo cadere il bambino, che ruzzolò contro un mucchio di pietre.
«Ahio» si lamentò il bambino portandosi entrambe le mani sulla gamba destra.
«Non voglio vedere il sangue» disse Maddie nascondendosi dietro le gambe della partner. Teddy invece si avvicinò a Moto e gli leccò la sbucciatura.
«Ferma, brucia!» la sgridò dandole una pacca sul muso.
«Non farle male» disse Troy con un filo di voce mentre si stringeva ad una zampa di Bearmon.
«Infatti, non è che adesso solo perché hai litigato con tua sorella ti è permesso tutto. Le femmine non si toccano» puntualizzò Sam.
«A loro sempre tutti i favoritismi, ovvio» borbottò Luke.
«Buoni...» li pregò Connie. «Ma riesci ad alzarti?» si preoccupò, accovacciandosi vicino a Moto.
«No, altrimenti lo facevo. Cavoli che dolore».
«Posso portarti?» chiese Teddy, visto che prima il suo prendere l'iniziativa era stato poco apprezzato. Moto però annuì e si attaccò con le braccia al collo della digimon, venendo poi sistemato da Bearmon sulla groppa.


Nel frattempo il gruppo di Yoko stava soffrendo i primi segni di stanchezza. Il sole infatti picchiava deciso sopra le loro teste, portando soprattutto i capelli più scuri a risultare incandescenti.
«Mi gira tutto» sussurrò JJ, portandosi una mano sulla fronte mentre Kam gliene posava una sul capo.
«Sei bollente» osservò il più grande, che allora tirò fuori una bottiglietta d'acqua e gliela offrì per rinfrescare un panno con cui ripararsi dai raggi luminosi.
«Dobbiamo ripararci da qualche parte» disse Kyle. «So che siamo partiti tardi e che non vuoi far aspettare gli altri, però siamo davvero a pezzi. Guarda» intimò con un cenno del capo. In effetti Isie camminava senza più energie – con Bibo che tentava di farle vento con le ali – mentre Max stava praticamente proseguendo a quattro zampe con Wally accasciato pancia all'aria sulla sua spalla – similmente a Sally, che però stava acciambellata su quella del partner. Qualche passo più indietro invece c'era Yoko, persino bloccata in terra. Troppo prossimi allo svenimento per accorgersi della sua mancanza, però, i ragazzi del gruppo la notarono solo in quel momento e tutti quanti, assieme ai rispettivi partner, raggiunsero lei e Ten.
«Potevi avvertirci» rimproverò Isie dando una leggera spinta a Tentomon, ma quello non aveva più neanche le forze per risponderle. «Stai male?» chiese poi alla bambina. Quella scosse il capo.
«Ho sentito un improvviso dolore alla gamba ma non mi sono fatta niente. Moto dev'essersi fatto male» aggiunse con un leggero sorriso, dato sia dalla voglia di nascondere la preoccupazione che dalla gioia d'essere ancora in sintonia col gemello, nonostante l'accaduto.
«Allora non perdiamo altro tempo» ordinò Kam mentre la prendeva in braccio. La bambina, stremata come tutti, non protestò e si abbandonò con la testa sul petto del ragazzo mentre le braccia erano a penzoloni.
«Anche io voglio essere preso in braccio!» esclamò allora Max. Isie lo fulminò con uno sguardo.
«La porto io, Kam» propose JJ, decisamente più in forze dopo l'intervento del castano. Poi chiese a Pun di frugare nello zaino alla ricerca di un antidolorifico e con questa scusa liberò la schiena, dove caricò invece Yoko.
I più piccoli così finirono come aprifila insieme ai digimon, mentre Kyle ed il suo amico d'infanzia rimasero in fondo al gruppo come guardie del corpo. Il biondo sembrava contrariato dal fatto che Kam non gli avesse dato retta, mettendo come priorità il raggiungere Moto piuttosto che il bisogno di riposo che aveva lui come il resto del gruppo. Rendersi conto di ciò non fu altro che la ciliegina sulla torta in cima alla piramide di preoccupazioni che imperiava su Kam. Il ragazzo infatti sentiva il peso della responsabilità di quei bambini in modo particolare ora che si trovava da solo a controllarli, senza contare l'aggravante delle condizioni climatiche, fisiche ed emotive. Inoltre lui non era proprio in grado di fare da capo, in quel momento. Continuava a domandarsi cosa avesse costretto Koushirou ad allontanarsi dal pc e sapendo quanto fosse legato a suo zio non poteva fare a meno di temere che fosse successo qualcosa a Taichi o peggio ancora ai suoi genitori. In quel momento più che mai aveva bisogno di sapere che Kyle c'era per lui, che lo capiva. Invece lo vedeva distante, chiuso nelle sue preoccupazioni per tutti che si concretizzavano su nessuno.
Afferrò allora il ragazzo per le spalle e, stringendo la stoffa della sua maglietta tra i pugni, posò la fronte contro le sue scapole. Restò in silenzio, conscio che quella posizione tattica avrebbe impedito agli altri di vederlo quanto avrebbe permesso all'amico di sentirlo. Quello infatti s'immobilizzò d'un tratto e sentì il cuore allargarsi mentre lo stomaco si contorceva: come aveva fatto ad essere tanto cieco?!
Si voltò verso Kam, pronto a scusarsi e a trovare le parole giuste per confortarlo, ma prima che potesse aprire bocca quello lo strinse a sé afferrandolo per il collo con le braccia e nascondendo il volto sulla sua spalla. Adesso che riusciva a leggere nella sua testa Kyle avrebbe saputo persino contare i secondi che mancavano alla fuga delle lacrime dal controllo dell'amico. E difatti queste, poco dopo, cominciarono a bagnare la sua clavicola, mentre la schiena di Kam si sollevava in silenziosi singhiozzi. Lo strinse con un braccio attorno alle spalle mentre poggiava la mano opposta sulla sua testa, per avvicinarsi poi con le labbra al suo orecchio in modo da sussurrargli una melodia che utilizzavano sempre da piccoli per darsi coraggio.
Le lacrime di Kam scesero così più grandi e calde, ma poi, con un sospiro vivo grazie all'appoggio che sentiva, il ragazzo riuscì a smettere di piangere.
Senza che restasse più nessuna forza negativa a schiacciarlo, si staccò dall'amico con gli occhi ormai asciutti e gli sorrise, dando un piccolo cenno di ringraziamento col capo e riprendendo a camminare, felice del fatto che i più piccoli non si fossero accorti di nulla. Normalmente si sarebbe scusato della reazione che aveva avuto in quel momento, ma con Kyle non c'era bisogno. Anzi, aveva potuto sfogarsi proprio perché lì accanto a lui c'era il biondo e non qualcun altro.
Con loro grande sorpresa furono i primi ad arrivare al campo di grano, nonostante fossero convinti di aver lasciato passare troppo tempo prima di mettersi in moto. Si guardarono intorno più volte, giusto per essere sicuri che effettivamente non ci fosse nessuno dei loro compagni, ma ebbero la conferma di essere lì da soli. Yoko, dopo essersi semi addormentata sulla spalla di JJ, riaprì gli occhi in quel momento, constatando che erano già a destinazione.
«Scusami! Mi hai portata tutto il tempo!» si preoccupò, facendo per scendere, ma il ragazzino stette ben attento a tenerla ancora sulle spalle, ricordandole che si era fatta male alla gamba. «Quello è mio fratello! Io è vero, sento dolore, ma... Sto bene in realtà!» tentò, provando a mettere un piede a terra. La verità era che, nonostante il male, voleva distrarsi un po' e ci sarebbe riuscita bene vista la sua naturale curiosità: lì intorno era ancora tutto da scoprire ed analizzare, c'erano così tante cose che voleva andare a studiare e vedere da vicino!
«Ma non puoi... Io ne capisco di queste cose e la gamba deve comunque stare a riposo, per ogni evenienza!» le disse, serio. «Come minimo tu ti metteresti a gironzolare raggiungendo qualsiasi cosa attiri la tua attenzione» la rimproverò, anche se non alzò minimamente il tono di voce. Non avrebbe mai inveito contro qualcuno, non l'aveva mai fatto, ma sulle questioni di salute non transigeva. Yoko provò ancora a convincerlo che non si sarebbe mossa, ma JJ non le concesse minimamente il beneficio del dubbio, portandola a continuare ad insistere. La rossa si zittì solo quando si sentì circondare la vita da due braccia che la tirarono via dalla schiena del ragazzino.
«Isie, che fai?!» chiese la bambina spaventata dall'improvviso contatto, ma la bionda non rispose, limitandosi a sollevarla: il suo intento era quello di farla stare buona seduta da una parte, ma non aveva considerato il fatto che le sue braccia erano più "deboli" di quel che pensasse e Yoko più "grande" di quel che credesse – non aveva valutato che fosse alta quanto lei, ad esempio. Quando infatti non ebbe più l'appoggio su JJ, Isie riuscì a sistemare per terra l'amichetta, ma cadde anche lei sotto il suo peso.
«Stai ferma e non muoverti» le ordinò, per poi andare a giocare con Bibo. Con un sospiro, la rossa osservò lo spazio circostante, annoiata dal fatto che per una ferita non sua dovesse star male uguale e soprattutto ferma; quando però vide Kam e Kyle ridacchiare della scena appena vista, decise che forse per una volta poteva anche stare senza far nulla, godendosi il paesaggio e sperando che suo fratello e gli altri arrivassero presto.


Quelli, infatti, erano sì e no a cinquecento metri dal campo e lo capirono quando Ariel iniziò a gioire del fatto che poteva nuovamente mollare il controllo di Sam a Kam, facendo sbuffare l'americano che decise di non darle corda, una volta tanto. Tra gli schiamazzi della giovane e dei digimon che continuavano a cantare, uniti al chiacchiericcio di Connie che tentava di far sciogliere un po' Toriko, gli unici due a rimanere in silenzio erano Luke e Moto – il quale teneva il viso affondato nella pelliccia di Teddy.
«Tu da che parte stai?» bofonchiò il gemello senza staccare il viso dal digimon, guardando fisso davanti a sé.
«Mh? Non ho capito, se parli con la bocca coperta non ti sento...» gli disse piano il castano, allontanando Gray quando gli disse che parlare in quel modo era da maleducati.
«Ti ho chiesto se credi che abbia ragione Yoko o se credi che abbia ragione io!» sbottò staccando la testa da Bearmon, ritrovando parte del nervosismo perso. Rendendosene conto si riattaccò a lei, distogliendo lo sguardo.
«Ah... oddio» Luke si passò una mano sulle labbra, puntando lo sguardo sui propri piedi per riflettere meglio. «Io non sto da nessuna parte. Yoko ha sbagliato a non dirti nulla, ma da un lato posso capire che volesse evitare che tu soffrissi. Tu poi, come lei, hai torto sicuro, perché le hai urlato contro dicendole cose cattive e sei passato alle mani... ma a metà hai anche ragione. Nel senso, capisco anche te» ammise grattandosi la testa. «Scusami, immagino tu volessi conforto, ma... Non posso dire di essere completamente dalla tua parte» gli sorrise imbarazzato, sperando che quell'affermazione non lo facesse arrabbiare di più. Il più piccolo l'ascoltò attento, limitandosi a mugugnare qualcosa mentre annuiva.
«Piuttosto, non è detto che debbano essere i gemelli a preoccuparsi, Luke. Per il rapporto fraterno che ha con Izzy, potrebbe anche essere successo qualcosa a Tai che l'abbia spinto a lasciare il pc» ponderò Gray, facendo sobbalzare il compagno dalla paura.
«Come puoi dire questo?!».
«Aaahh, ma che pizza!» s'intromise Samuel, separando i due partner visto che Luke, indispettito dalla frase appena detta, aveva iniziato a dare dei piccoli pugni ad Agumon X. «Yoko cos'ha detto che ha scritto, nella mail? Che si assentava per "cose da grandi", no? Non significa per forza che qualcuno abbia avuto un incidente o stia male... Qualcosa di burocratico? Questioni d'amore diverse dalle cotte adolescenziali? Può essere qualsiasi cosa che noi ancora non capiamo, non dobbiamo pensare solo al peggio, su» sbuffò, per poi guardare Troy e sorridergli visto che il bambino, quando aveva sentito le parole di Gray, aveva singhiozzato un paio di volte.
«...sono colpita!» sorrise Connie, accarezzando la testa del più piccolo al quale l'intervento dell'americano era riuscito a bloccare sul nascere le lacrime. «Bravissimo, Sam!».
«Non stai parlando con un cretino, eh...» le disse vagamente piccato. Connie stava per rispondergli, ma la voce di Ariel che gridava "arrivatiiii" la sovrastò.
Samuel allora distolse gli occhi dalla mora con cui stava parlando e li puntò davanti a sé: avrebbe riconosciuto il taglio da “figlio di papà” di Kam anche a metri di distanza, figuriamoci a pochi passi. Gli corse istintivamente incontro, per poi inchiodare non appena si rese conto dell'azione insensata che stava compiendo. Con una risatina nervosa fissò l'amico e agitò la mano mentre pronunciava un "ciao" imbarazzato.
«Sei zuppo» constatò semplicemente il ragazzo, come se non avesse notato altro.
«Damn, lo so... ha diluviato. Te perché sei asciutto?!» s'indispettì; possibile che riuscisse ad averla vinta anche con cavolate del genere?
«Da noi non ha piovuto» rispose Kam lasciandosi sfuggire una risatina dato che era stato lui a spedire Sam dall'altra parte. «Moto come sta?» chiese poi, ricordandosi del dolore alla gamba di Yoko e notato che il bambino, rimasto seduto in disparte, era coperto di fango.
«Si è ferito scivolando» disse Luke, raggiungendo i due insieme con Ariel, Connie e Troy.
«Isie» chiamò il più piccolo per attirare l'attenzione della sorella, troppo presa a cercare di convincere Yoko a parlare col gemello. Sentendo la voce del fratellino però la bambina si girò di scatto e gli rivolse un sorriso dolce mentre lo sollevava da terra come Yamato faceva con lei quando tornava pimpante da scuola. Quella scena d'affetto intristì ulteriormente la rossa che li guardava, che posò allora gli occhi su Moto. Anche quello la stava fissando e con decisione resse lo sguardo della sorella, senza però far trapelare alcun tipo d'emozione.
«Uff» sbuffò Luke. «Se lo capisco persino io che non aspettate altro che fare la pace, perché non vi muovete?» disse senza guardare Yoko. Voleva infatti aiutare lei ed il migliore amico, ma sapeva che non sarebbe mai riuscito a terminare la frase se avesse incrociato gli occhi della bambina.
«Non puoi capire» tagliò corto quella, senza staccare le pupille da quelle del fratello. Cedette solamente quando un movimento improvviso portò i suoi occhi a seguirlo istintivamente: un Virus.
Aprì velocemente il PiBook mentre leggeva ad alta voce, così da far notare la presenza del digimon anche agli altri. La descrizione, però, (Dracmon, livello rookie) non sembrò spaventare minimamente il gruppo che, anzi, cominciò istintivamente a provare simpatia per quel "buffo esserino".
«State attenti, può ipnotizzarvi con gli occhi che ha sui palmi delle mani ed inoltre ha un morso potentissimo» si allarmò Yoko, vedendo che Luke, Kam, Max, Kyle, Ten e Boss si stavano divertendo a passarsi il digimon con spinte giocose, quasi fosse una palla.
«Dai, è tranquillissimo» rispose Kyle mentre gli faceva il solletico, portando il Virus a contorcersi tra delle risate che sperava di reprimere. «Mi ricorda un pupazzo che avevamo vinto al bowling» disse riferendosi ad una partita fatta con Kam anni prima. Quello annuì divertito.
«Ma prevenire è meglio che curare» osservò Kam, sfilando i guanti di Max e fissandoli stretti alle mani di Dracmon.
«Che carino, è proprio un bambolotto» rise Ariel mentre gli tirava una guancia. Il Virus a quel contatto scattò in avanti, tentando di morderla. Fortunatamente i ragazzi erano tutti abbastanza vicini da trattenerlo, ma non abbastanza forti da impedirgli di scappare via poco dopo, lanciando per terra gli indumenti appena "prestati".
«Mi avete preso per un giocattolo, eh? Adesso vedrete» protestò quello mentre si allontanava con passo pesante in mezzo al grano, così alto da nasconderlo.

Moto intanto aveva seguito tutta la scena da lontano, per controllare che quel nanerottolo non provasse a toccare sua sorella. Vedendolo che si allontanava tirò un sospiro di sollievo e si stese in terra per ascoltare la musica.
«È ancora arrabbiato?» si stupì JJ, notando quel comportamento. Gli altri si limitarono a sospirare e poi Connie propose di dare a lei e Luke le scarpe sporche, a cui – quando si fosse degnato di raggiungerli – avrebbero unito i vestiti del bambino.
I ragazzi che quindi avevano camminato nel fango si sbrigarono a togliersi gli indumenti richiesti controllando che non vi fossero macchie anche sull'orlo dei pantaloni e, chissà per quale miracolo, sembrava non ce ne fossero. In silenzio, questi attesero il ritorno dei due “lavatori” stendendosi al sole, così da asciugarsi e – nel caso di Sam – aggiustarsi i capelli più arruffati del dovuto.
Quando Connie e Luke tornarono, la mora sbuffò vedendo che Moto era ancora dalla parte opposta del campo di grano rispetto al gruppo.
«Passi Yoko, ma che nessuno vada da lui è inaccettabile» scosse la testa, tirando le scarpe ai proprietari ed andando a sedersi vicino al piccolo isolato, togliendogli via una cuffia dall'orecchio. Il bambino non parve contento, ma Connie fu più svelta: «Loro sbagliano a non fare nulla, ma anche tu non puoi fare i capricci così. Torniamo dagli altri, dai» gli disse, ma quello scosse la testa. «Forza, anche Yoko vuole fare pace!».
«Io non ci parlo con quella! Se è, viene lei!» borbottò, facendosi rimproverare dalla ragazza e sentendosi dare del ragazzino. «Hai tre anni più di me, non fare tanto l'adulta! Ma soprattutto, fatti i fatti tuoi!» soffiò, strappandole di mano la cuffia che gli aveva levato e rimettendosela, sdraiandosi supino.
Con uno schiocco di lingua, la fanciulla si alzò e si diresse a passo svelto verso il resto dei ragazzi, decisa, per una volta, a farsi gli affari suoi. Prima che potesse giungere a metà del campo, però, sentì la sua Maddie gridarle di stare attenta facendo subito seguire un "Upamon digievolve". Quando allora l'umana alzò lo sguardo sulla sua compagna, la vide andarle incontro saltando non appena le fu possibile arrivare a spingerla, facendola cadere in terra. La mora non ebbe nemmeno il tempo di chiederle spiegazioni per quel gesto irruento, che vide passare sopra di sé un digimon dall'aspetto di lupo con tremende lame al posto delle dita delle zampe. Kyle fece per correrle incontro, ma un grande e fluente mantello rosa bloccò la sua strada impedendogli di muoversi e vedere al di là di esso. Quando il panno venne mosso in modo da finire dietro alla schiena di chi lo manovrava, un digimon rosso dall’aspetto quasi antropomorfo si rivelò ai bambini.
JJ si voltò a guardare Yoko, conscio del fatto che la ragazzina stesse per fornirgli le informazioni necessarie: il primo digimon apparso era di livello Champion, Sangloupmon, mentre il secondo, Matadormon, era di livello Ultimate.
«Sono due digimon succhiasangue!» urlò la rossa, spaventata da ciò che stava scoprendo. «Se Sangloupmon beve quello di un digimon, questo perde dati, cessano le sue funzioni vitali e muore!» tremò, leggendo l'ultima parte. «L'altro, invece-» riprese, venendo però interrotta da Matadormon stesso, che continuava ad agitare magistralmente la sua cappa rosa.
«Non interessatevi di quel che faccio io. Bevo il sangue solo di digimon davvero forti e... qui non ne vedo, a qualsiasi stadio possiate arrivare». Appena gli fu spavaldamente chiesto da Vince cosa volesse da loro – a cui Max rispose ovvio un "uccidere noi bambini prescelti" – il nemico indicò il digimon lupo.
«Sapete che me ne importa di chi siete, non voglio farvi fuori per quello. Prima è passato di qui un Dracmon che si stava facendo solo gli affari suoi. Voi però che avete fatto? Lo avete trattato come un pupazzo. È stato dannatamente umiliante» ringhiò.
«E-era un tuo amico?!» chiese Max spaventato, ma il digimon scosse il capo.
«Ero io, sono digievoluto grazie al mio amico Matadormon... E adesso mi vendico» rise Sangloupmon. Tutti i digimon che erano in grado di farlo raggiunsero il livello successivo, facendo per attaccare in gruppo i due digimon, ma il matador si frappose tra l'amico e quelli che stavano per raggiungerlo. «Il mio senpai qui presente si occuperà di bloccarvi finché non finisco di divertirmi io con voi, perché non interferiate. E visto che prima avete approfittato del fatto che ero piccolo... Inizio dai più piccoli» informò, voltandosi verso Yoko, rimasta poco distante dal resto del gruppo, alla quale si affiancò Ten, semplice Rookie. Presto vennero raggiunti da Luke e Gray, mentre Connie e Maddie tornarono da Moto e Boss.
Erano divisi in tre gruppi, di cui due composti da solo una coppia di digimon di livello intermedio: Maddie e Boss, più Gray e Ten. Iniziarono gli scontri: i Champion tentavano in ogni modo di raggiungere quelli di grado più basso, venendo costantemente intercettati dal mantello di Matadormon; le due coppie di Rookie, invece, rimanevano troppo distanti per darsi man forte, ma Ten e Gray – i due più vicini al nemico – si fecero coraggio ed attaccarono sprezzanti del pericolo: non avrebbero mai permesso che Yoko e Luke venissero feriti finché c'erano loro. Vedendo che però il lupo non aveva problemi a schivare ogni loro colpo, Boss e Maddie decisero d'intervenire, anche se questo significava allontanarsi dai propri partner. Sangloupmon se ne accorse e, con un gesto rapido, colpì in pieno Maddie, facendola finire addosso ad un albero e svenire. Connie volle correrle incontro, ma Moto la bloccò per la mano, dicendole che se si fosse avvicinata avrebbe rischiato troppo.
«Boss, vai a difendere Moto e Connie!» gli ordinò Luke, ma Floramon non sembrava voler prendere ordini da nessuno eccetto il suo partner. Quando però lanciò un'occhiata alla compagna digimon svenuta e a Moto che tentava di trattenere vicino a sé la mora, decise di seguire quel comando. Al lupo non importò affatto: si stava concentrando sui due con cui aveva cominciato e in un battibaleno aveva atterrato Agumon X. Il dinosauro venne liberato grazie ad un fulmine lanciato dal digimon coccinella che finora era riuscito a non farsi colpire grazie al fatto che potesse volare. Quell'intervento però non piacque al Virus, che gli si avventò contro a fauci spalancate.
«Ten! Per carità!» urlò Yoko, sentendo gli occhi diventare lucidi al pensiero di perderlo per sempre. In quel momento le venne in mente di quando il Tentomon del padre le raccontava della sua prima digievoluzione e di come le dicesse, fiero del suo partner, che attraverso il computer l'aveva fatto diventare Kabuterimon. Con il cuore in gola e le mani tremanti iniziò allora a fare come sapeva avesse fatto lui tanti anni prima, implorando qualsiasi entità divina possibile di riuscire dov'era riuscito lui. «Ti prego, non può colpirti, devi digievolvere!» pianse, ma non ottenne risultati.
Quando alzò lo sguardo temette di vedere per l'ultima volta il suo amico, ma una “baby meteora” insieme ad un sasso abbastanza grande fecero spostare il muso del lupo giusto in tempo. La rossa seguì con lo sguardo la direzione da cui era venuto il masso, non capendo da dove fosse arrivato, e notò Boss – che si era fatto forza per colpire e salvare Ten. Sangloupmon allora attaccò Agumon X, finendo con il mettere ko anche lui ed avvicinargli i denti che si stava leccando, pensando al pasto prelibato che aveva di fronte.

Tra le urla di Luke e dei ragazzi contro Matadormon, il quale aveva colpito più volte con le sue lame affilate i loro digimon, tra gli attacchi vani del suo Ten che non facevano che esporlo al rischio e Moto rimasto solo dopo che Connie, liberatasi dalla sua presa, era corsa da Maddie, Yoko sentì la testa scoppiare, così com'era certa il suo petto avrebbe fatto a breve.
Yoko... sono stanco, abbiamo mangiato poco oggi...» le si affiancò Ten, dopo essere riuscito a mettere in salvo Agumon X, insieme a Luke, dalle grinfie dell'avversario. La bambina però non gli diede ascolto, vedendo che il lupo stava fissando intensamente il fratello che lei sapeva non potersi muovere.
«Devo difenderlo... Se decidesse di attaccarlo potrei fare poco... E Ten...» iniziò a parlare tra sé e sé sforzandosi di mantenere la calma. Placò il respiro ed iniziò a digitare ancora qualcosa, scuotendo la testa. «Boss ha mangiato, suppongo. Forse riesco a forzare lui... Come si farà? Il segnale..? Serve? Gli arriva?» continuò, digitando più veloce che potesse. La bestia, dopo aver deciso che avrebbe lasciato per ultimo quel digimon pianta che l'aveva deriso, si girò a guardare la ragazzina, troppo presa dal computer per badargli. Indispettito dal fatto che lo stesse ignorando, iniziò ad avvicinarlesi a passo lento, sbuffando dal naso e stringendo gli occhi.
«Boss, ti prego, devi essere in grado di difendere Moto, digievolvi...» piagnucolò cercando di capire cosa sbagliasse nel procedimento. Temeva per suo fratello, per il fatto che non camminasse, per il fatto che fosse solo, per il fatto che Boss era semplicemente un Rookie.
«Yoko, lascia quel computer e scappa! Sta venendo qui!» la scosse Ten, nuovamente senza ottenere risultati. Preoccupato, allora, si alzò in volo e riprese a sparare rapidamente saette, sperando di fare a Sangloupmon più male di quanto non sembrasse. Era inutile: anche se sentiva il peso degli attacchi, quelli non arrestavano il suo avanzare e Yoko era un bersaglio fin troppo facile. Il Virus fece infatti per colpirla con i suoi artigli, ma presto una nuvola di polline avvolse il lupo, disorientandolo, e la bambina si sentì afferrare e coprire da qualcuno. Tornata con i piedi per terra, notò che Floramon stava distraendo il nemico con il suo attacco, dando manforte a Tentomon, mentre Moto la stava stringendo a sé facendole da scudo con il proprio corpo.
«E se ti avesse colpita?! Ho un problema alla gamba, se non fossi arrivato in tempo?!» sbraitò il gemello, stringendola più forte cercando di non farle sentire il tremore delle mani. La bambina boccheggiò appena.
«L-lo so che ti fa male... Hai corso da una parte all'altra del campo di grano?! Ma così peggiorerai!» affermò preoccupata, ma quello le disse di essere un'idiota poiché non era scappata via. «Io... non sono forte, Moto. Avevo paura per te e... volevo proteggerti, quindi ho provato a far digievolvere Boss, ma non ci sono riuscita, e...».
«Sono io quello che ti deve proteggere! Tu mi aiuti quando ne ho bisogno, ma io faccio lo stesso! Tu sei la mente, io il braccio. Fisicamente, sono io a doverti difendere, non il contrario!» le ricordò. Era vero. Loro da sempre avevano quel rapporto per cui si aiutavano costantemente in maniera complementare, lei sul piano psicologico e lui su quello fisico. «E... prima, quando ho detto che ti odio...» iniziò a dire, ma si bloccò quando sentì la sorella abbracciarlo.
«Non dirmi più bugie, ti prego» sussurrò e il fratello borbottò qualcosa, posandole una guancia sulla testa.

Non ebbero il tempo di dirsi reciprocamente scusa, che sentirono Boss e Ten urlare dopo aver ricevuto una zampata a testa che li fece ruzzolare fino ai due bambini. Il lupo allora si avvicinò minaccioso e furibondo per il tempo che gli avevano fatto perdere, annunciando che prima avrebbe sbranato quei due ragazzini, per poi bere tutto il sangue dei due digimon. Non sapendo più cosa fare, i gemelli si strinsero più forte che poterono e serrarono gil occhi, spaventati.
Proprio in quel momento, mentre gridavano entrambi i loro nomi, Ten e Boss iniziarono a brillare intensamente. I bambini sentirono solo il fiato del digimon fin troppo vicino a loro e poi un tremendo e violento suono. Quando, titubanti, aprirono gli occhi, videro davanti a loro un Kiwimon e un Kabuterimon che avevano mandato l'avversario in mezzo alle spighe con un colpo. Chiesero ai piccoli se stavano bene e, quando quelli annuirono, partirono all'attacco: Kiwimon iniziò con una "raffica di volatili", di cui il lupo schivò alcuni e mangiò altri, trattandoli come fossero veri digimon. Schivò anche il disco esplosivo lanciato dal digimon insetto e sibilò che era ora di fare sul serio.
Si smaterializzò in pixel e svanì nel nulla, per poi spuntare alle spalle di Kabuterimon ed addentarlo alla testa. Yoko gridò il suo nome, ma fu impossibilitata da Moto a raggiungere il partner, che affondò gli artigli nel collo dell'avversario così da trattenerlo a sé.
«Scusa, pare che la mia testa sia troppo dura per i tuoi denti» gli disse e quello, preso alla sprovvista, fece per dissolversi ancora, ma Kiwimon gli spuntò alle spalle colpendolo al collo con un potentissimo calcio preceduto da un altissimo salto. Questa mossa fece perdere i sensi a Sangluopmon, così che non potesse fuggire. «Non prendertela, io devo essere forte perché ho due bambini da proteggere. Ho Moto, oltre che Yoko» gli sussurrò l'insetto prima di terminarlo con una mega saetta. Kiwimon annuì concorde. Ovviamente di vero partner ne avevano uno, ma sentivano di dover proteggere tutti e due i bambini allo stesso modo, come lo fossero entrambi.
«Ma la purificazione non funziona!» gridò Luke, rimasto in disparte con Agumon X tra le braccia. In effetti il digimon "sconfitto" la mattina non era stato purificato ed era ancora in circolazione... Nonostante i timori del bambino fossero fondati, però, la bestia battuta si dissolse nei soliti pixel bianchi. I tre bambini tirarono un sospiro di sollievo e solo allora si ricordarono che era in corso un'altra battaglia a pochi passi da loro: Matadormon stava dando parecchio filo da torcere ai loro amici – anche se per fortuna non era intenzionato a succhiare il loro sangue – ma al contempo appariva stremato lui stesso. Bastarono quindi due attacchi congiunti da parte dei digimon appena evoluti perché anche l'Ultimate, colpito alle spalle, facesse la fine del Champion.
«Yoko, controlla il pc. Forse papà è tornato» disse speranzoso Moto, anche se non ci credeva molto dato che suo padre, se avesse voluto sentirli, avrebbe potuto usare i digivice. Difatti non c'era nessuna mail.
«Stanno tutti bene, non preoccupatevi» intervenne Isie, certa delle sue parole.
«Sono d'accordo. Se fosse successo qualcosa mi viene impossibile credere che tutti i genitori abbiano accettato di tenercela nascosta. Ok che è solo Izzy a poter entrare in contatto con noi, ma tutti quanti possono cercare di convincerlo a metterci in comunicazione con loro» disse Ariel, ed il gruppo sembrò realmente rassicurato da quelle parole.
«Oggi però ce la siamo davvero vista brutta. Ecco cosa succede a comportarsi come Samuel» ironizzò Kam riferendosi all'approccio che il ragazzo aveva avuto con il primo virus da lui sconfitto.
«Già, ogni giorno è peggio» fece eco Sam, ignorando la frecciatina.
«Siamo ancora certi di voler arrivare alla fortezza? Senza protezioni, fermi a livello Champion...» si preoccupò JJ.
«Siamo tanti, almeno. Io dico che possiamo farcela» intervenne Pun.
«Se solo sapessimo come attivare queste pietre» sussurrò Connie accarezzando la sua col pollice.
«Scommetto che loro sanno dove sono i nostri medaglioni, ecco perché ci attaccano sempre di più: non vogliono che li raggiungiamo. Quindi dobbiamo rischiare e arrivare al palazzo» rispose Max.
«Guarda che non è un gioco, non possiamo provare e ritentare. Se poi moriamo non pensi a come starebbero mamma, papà e Doris?!» lo rimproverò la sorella.
«Non possiamo neanche restare a girarci i pollici. Abbiamo sempre detto che dobbiamo buttarci, no?» ricordò Kyle.
«Sì, però non dimenticate che Moto non può camminare, per favore» li pregò Yoko.
«Che ne dite di accamparci?» propose allora Luke. «I digimon sono esausti, lui infortunato...».

Nessuno obiettò, anche se sapevano bene che quel posto non offriva grande protezione. Kam allora, dopo aver sistemato le tende insieme agli altri ragazzi, chiese se per quella notte fosse possibile fare la guardia a coppie, partendo da quel momento ed includendo quindi anche i più piccoli. Per bilanciare Ariel avrebbe fatto il primo turno con Troy, il secondo sarebbe toccato a Max e Sam, il terzo a Isie e Kam, il quarto a JJ e Luke ed infine ci sarebbero stati Connie e Kyle. Yoko invece sarebbe rimasta sempre vicino al fratello, per fargli compagnia ed aiutarlo in qualunque cosa.
Il primo giro di guardia venne eseguito così durante il tramonto. La più grande ed il più piccolo del gruppo stavano leggermente isolati, insieme ai loro digimon, mentre gli altri accendevano il solito fuoco e preparavano da mangiare. La loro razione venne tenuta da parte, così poterono mangiarla quando Max e Sam diedero loro il cambio. A quel punto, dopo qualche chiacchiera in compagnia, arrivò il momento di andare a dormire: stremati dalla giornata, tutti i digiprescelti caddero in un sonno profondo eccetto Moto, per via del dolore alla gamba, ed Ariel, troppo pensierosa. I rimproveri che aveva ricevuto precedentemente infatti tornarono di colpo a turbarla. Notando che il bambino era ancora sveglio chiamò il suo nome ma quello fece finta di non sentirla, temendo che tornasse ad infastidirlo come aveva fatto lungo il cammino. La ragazza però non si diede per vinta e decise di parlare anche se lui non rispondeva. Le bastava che venisse ascoltata.
«Sono davvero così insopportabile ed egoista? Non lo faccio apposta, so bene che non esisto solo io, però... Non voglio dire che mi sento superiore, perché non è vero, ma percepisco un forte distacco tra me e voi a causa dell'età. Non riesco a capirvi, non mi sento capita e perciò lascio tutte le nostre conversazioni ad un livello superficiale. Non posso farci niente, riesco solo a rimproverare, ordinare, scherzare...».
«Ti basterebbe provare» bofonchiò Moto.
«Come?» domandò Ariel, che l'aveva a malapena sentito. Il bambino si schiarì la voce.
«Dai per scontato di non poterci capire e che noi non ti capiamo. Hai mai provato a vedere se realmente è così? Ok, noi magari siamo piccoli, ma Kam, Sam, Kyle, Connie...».
«Ma i maschi crescono più lentamente, si sa. E Connie... è stata tenuta lontana dal mondo a causa delle premure e della serietà di Cody. Le mie amiche sono molto più spigliate, escono la sera, andiamo insieme a ballare, diamo feste, facciamo compere! Una volta ci hanno persino invitato a casa di Atsushi, il più fico della scuola. Insomma, non che badi solo alle apparenze, però... Sono esperienze formative che nessuno di voi ha fatto. Certe volte mi sento vuota senza di loro. Se non fosse stato per Wormmon ed Hawkmon non sarei mai partita. Però mamma e papà hanno sempre fatto tanto per me e non li ripago mai abbastanza. Non do loro soddisfazione neppure con lo studio... Poi non vi avrebbero mai fatto partire senza di me» concluse, ricordando quanto fosse stata fondamentale la presenza dei più grandi per far partire i più piccoli.
«Perché mi dici tutte queste cose, tanto non hanno senso per me, giusto? Sono solo un bambino».
«Be' ma... queste riflessioni sono nate a causa tua e poi sei un tipo schietto, speravo che potessi aiutarmi».
«Sta tutto nella tua testa, Ariel, ma a noi vai bene così. Cioè... non sarai la persona con cui vogliamo passare ogni giorno della nostra vita e certe volte manchi un po' troppo di tatto, ma nessuno è perfetto. Anche se non capisci cosa pensiamo cerca di rispettare il nostro spazio, tutto qui. Poi non diventeremo amici per la pelle, ma almeno non ci darai fastidio e resterai una su cui si può contare. Come ha detto Connie, sei brillante».
«Mmh» rifletté Ariel, trovando un senso in tutte quelle parole. «Grazie» disse con un po' troppa enfasi. La sua voce infatti fece svegliare Yoko, che aprì intontita gli occhi mentre cercava di mettere a fuoco nel buio. Poi si ricordò tutto e si mise velocemente seduta per controllare che il fratello stesse bene. A quello, vedendo l'agitazione della sorella, sfuggì un sorriso dolce e poi le diede una piccola schicchera tra le sopracciglia. La ragazza si massaggiò la parte lesa senza fiatare, poi si avvicinò all'orecchio di Moto – per non rischiare di svegliare gli altri – e chiese se la gamba gli faceva ancora male. Quello annuì leggermente, anche se cercando di farle capire che non era niente di grave. Yoko però, a quel gesto, arrotolò il pigiama del gemello dalla caviglia fino a metà coscia e poi posò un leggero bacio sul ginocchio sbucciato, come faceva sempre la mamma quando avevano una ferita.
Moto sussultò, dapprima sorpreso ed imbarazzato, poi però si rilassò mentre sentiva la bocca della sorella premere sempre meno forte, fino a staccarsi. Non appena quel contatto cessò, il dolore si affievolì esattamente come accadeva con Mimi. Commosso dalla dolcezza della sorella e sentendo improvvisamente la mancanza della madre ad un livello quasi insopportabile, il bambino si sdraiò finalmente sul sacco a pelo e fece fare lo stesso a Yoko. Si addormentarono quindi sdraiati faccia a faccia, con le dita incrociate e le fronti che si sfioravano, sancendo così quella pace che non avevano ancora fatto in tempo a dirsi.

   
 
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