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Autore: Karyon    16/11/2018    4 recensioni
Sirius Black è un mago distrutto. Continuano a dire che è rimasto incastrato, anima e corpo, all'età di quindici anni - quando poteva ancora sorridere e c'era qualcosa di bello nel mondo. E forse è davvero così.
Hermione Granger è un'adolescente precoce. Continuano a dire che è una strega brillante, che è una donna adulta limitata nel corpo di una quindicenne. E forse è davvero così.
Possono due animi affini incontrarsi, nonostante tutto?
Una profezia da compiere e un'altra ancora da svelare, il mistero di due fratelli, un segreto da mantenere a ogni costo, una ricerca senza fine, antiche sette da conoscere... Su tutto, una guerra da combattere e la Morte - agognata, sfuggita, amata, odiata - che muove i suoi fili. Schiavi, tutti, del suo disegno.
[Più generi: guerra, mistero, romantico, angst, introspettivo, malinconico]
[Più pairing: SiriusxHermione, RemusxTonks, HarryxGinny, DracoxNuovo personaggio, RonxNuovo personaggio]
[Storia corale, molti personaggi]
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Hermione Granger/ Sirius Black, Remus/Ninfadora
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VI libro alternativo, Più contesti
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Age gap
 
22 agosto 1995
Harry ormai aveva deciso di rinunciarci: aveva passato l‟ultima settimana a tentare di tirar su il morale a Sirius, ma ormai sembrava che niente potesse funzionare. Non riusciva a capire cosa gli avesse mutato di nuovo l‟umore, ma era certo che più agosto volgeva al termine più lui s‟incupiva. Facendo il conto, Sirius aveva trascorso con loro solo le ore della cena, mentre il restante delle giornate le passava ai piani superiori a fare chissà cosa.
«Andiamo, smettila con questa storia» sbuffò Ron, uscendo finalmente da quel maledetto armadio ammuffito. Quella casa era assurda, sembrava che le cose da pulire non finissero.  
«Scusami tanto se mi confido!» Sbottò Harry, mentre si avviavano in salotto per il meritato riposo. Fortunatamente mancavano pochi giorni a Hogwarts; ormai sognava persino la stanza  dei ragazzi sulla torre, libera da polvere e muffa.
«No, volevo dire che la devi smettere di sentirti in colpa per tutto. Sirius è adulto e decide da solo cosa fare o no. E se vuole starsene chiuso in camera sono affari suoi» spiegò Ron, un po' irritato: in quella casa erano tutti lunatici, cambiavano umore ogni secondo.
«Di cosa state parlando?» Fece Ginny, che intanto se ne stava già sprofondata sulla nuova e comoda poltrona del salone. In quella settimana erano riusciti a rendere quella stanza quasi irriconoscibile, con tende sgombre di Doxy e nuovi mobili privi di muffa e ragnatele.
«Sirius» commentò solo Ron, con tono di sopportazione.
«Oh» replicò la sorella, tornando alla sua rivista di Quidditch.
«Beh sì, sono preoccupato per il mio padrino! Allora?» Scoppiò Harry, buttandosi accanto a Ginny. La ragazza lanciò un‟occhiata al suo profilo scocciato, poi sospirò «Harry, non è tanto il fatto che tu sia preoccupato… è una bella cosa, per carità. Solo che ha ragione Ron: Sirius è un adulto e può decidere da solo come vuole passare le sue giornate e, guarda un po', può farlo anche senza interpellarti. Inoltre-» stava dicendo, ma si bloccò di colpo.
«Cosa?»
Ginny prese un‟aria tesa e lanciò un'occhiata a Ron, ma lui si limitò a scrollare le spalle. «Beh, diciamo pure che Sirius tende a essere, come dire, un tipo depresso» provò a dire titubante, ma dall'espressione indignata di Harry era ovvio che l‟opinione non fosse condivisa. Il ragazzo si rizzò in piedi fulminandola con gli occhi, ma quando stava aprendo bocca per replicare, Hermione entrò nel salone.
Il sollievo di vederla fu talmente grande che Ginny quasi urlò «Grazie al cielo!»
Hermione si fermò sulla soglia del salotto e osservò Ron, le cui orecchie rosse di solito erano indicativo di argomenti imbarazzanti o difficili, e si accigliò «Ok, che succede?»
Harry le lanciò un‟occhiataccia perché sapeva già qual era la sua opinione in merito, visto che ne avevano parlato solo la sera prima «Sirius».
«Ancora» ribatté lei, che ormai non ne poteva più di pensare e sentir parlare solo di Sirius Black. Quando dormiva sognava tutte le notti il modo di potergli parlare senza scavarsi una fossa per l‟imbarazzo o, ancora peggio, sognava che Kreacher non li avesse interrotti quella sera. Se non dormiva, sentiva parlare solo di lui: i Signori Weasley ne parlavano tra il preoccupato e l‟indignato, Tonks e Remus sussurravano soluzioni, Harry si colpevolizzava a tutto spiano e lei avrebbe voluto andare lassù e prenderlo a schiaffi per il fatto che non le avesse rivolto la parola una sola dannata volta da una settimana.
Harry sospirò come se si fosse aspettato quella reazione «Già, di nuovo. Sentite, se vi sembro così ripetitivo basta smettere di chiedermi che cos‟ho» ironizzò, e nemmeno tanto. Quando non voleva che gli altri gli ripetessero fino alla nausea cose come “ti possiamo capire” s‟indignavano e gli davano dell'‟ingrato, però quando invece era lui a ripetere cosa per Sirius, tra parentesi l‟unica persona più simile a un padre che avesse mai avuto, erano loro a non capire. Hermione scosse la testa con un borbottio, si mosse di gran carriera fino a sprofondare sul divano accanto a Ginny e picchiettò il posto accanto a lei «Siediti» fece perentoria.
«Ma, io-»
«Siediti Harry, per favore» ripeté in tono più mansueto. Harry si accigliò, ma si appollaiò comunque sul bracciolo affianco a lei. «Penso di parlare per tutti se ti dico che siamo sempre interessati alle tue preoccupazioni o ai tuoi dubbi. Siamo tuoi amici, è normale che sia così» cominciò e Ron, a distanza di sicurezza, annuì con veemenza. «Il fatto è che con Sirius è una cosa diversa».
«Lo so, è un adulto, decide lui, eccetera» ribatté frettolosamente Harry, ma Hermione scosse la testa «No, il fatto è che né tu né io né nessuno di noi può capire davvero quello che sta passando lui e non c‟entra solo il fatto che tra poco tornerai a Hogwarts» spiegò, poi si girò a fissarlo con aria severa. «E tu questo lo sai».
Harry si zittì, rimuginando su quelle parole: non credeva che, a parte lui, anche Hermione avesse analizzato tanto Sirius. La verità era che lui bramava sapere quello che provava, quello che pensava, quello che voleva. Sirius non era solo il suo padrino, era anche l‟elemento più vicino ai suoi che esistesse in vita, il simbolo di un passato che voleva conoscere. Anche Remus faceva parte di quel passato ma, in virtù del ruolo nella vita di suo padre, con Sirius aveva sviluppato un legame molto più profondo. Sirius non era solo il ricordo di suo padre, era una figura che poteva farlo rivivere nella realtà. E l‟idea che si nascondesse a tutti come si nascondeva a lui, l‟idea che trattasse lui come tutti gli altri lo uccideva.
«Lo so» mormorò dopo un po'‟, abbassando la testa. «Però vorrei che non fosse così».
Hermione annuì e gli passò una mano per la schiena «Lo so, ma non è così facile… soprattutto non può essere un cambiamento così veloce. Come mi dicevi l‟altro giorno, è un processo graduale, dovete imparare a conoscervi pian piano…»
Harry la fissò con gli occhi leggermente lucidi «Ormai ci siamo ritrovati da almeno due anni, mi aspettavo qualche progresso in più, sai…» commentò a fatica, tirando finalmente fuori quello che teneva dentro da almeno un anno a quella parte. Ginny non si girò a guardarlo per non imbarazzarlo, mentre Ron si mosse a disagio su una gamba, ma nessuno di loro si spostò o se ne andò. Nonostante tutto, Harry non si sentiva a disagio: chissà perché, guardare negli occhi Hermione mentre parlavano di Sirius lo tranquillizzava, un po'come se stessero condividendo qualcosa di speciale solo loro due.
Hermione si guardò un attimo intorno, poi sospirò tristemente «Credo che questa casa, il suo passato, il suo status di ricercato abbiano rallentato il processo. Forse sarebbe stato più facile se non avesse dovuto tornare qui e stare rinchiuso» mormorò, cominciando a capire alcune cose proprio mentre le tirava fuori per Harry. «E questo lo rende forse meno lucido» concluse, sentendo che quella era la pura verità. Anche quello che era successo tra loro poteva far parte di quella visione e non riusciva a capire se il calore che sentiva nel petto fosse dispiacere o sollievo. Alzò gli occhi a incrociare quelli di Harry, che adesso sorridevano «Che strano: credo che tu abbia capito Sirius in pieno. È molto bello».
Hermione sentì il viso prenderle fuoco e le mani tremare leggermente; quasi temette che Ginny potesse capire qualcosa da quella‟uscita e si affrettò ad alzarsi «Però credo che tu non debba demordere. Se lui non si sente pronto per questo, cerca di esserlo tu».
«Dici che dovrei?»
«Certo!» Esclamò con fin troppo entusiasmo. «Non dico di essere invadente, però dovresti comunque stargli vicino e provare ad avvicinarlo».
Harry annuì «Hai ragione, vado da lui!» Fece rianimato, prima di uscire dal salone.
Hermione sorrise, poi notò lo sguardo particolarmente intenso di Ron, le occhiate di Ginny e cominciò a temere di aver esagerato. Ginny, dopo qualche secondo di silenzio, decise di evitare di riaprire argomenti scomodi e lasciare perdere per momenti migliori «Io vado a vedere se è arrivata Tonks…» disse, lanciandole comunque un‟occhiata piuttosto chiara. Hermione sapeva quello che voleva dire: Ron forse non era molto intuitivo, ma di certo non era del tutto cieco o sordo. Infatti, appena Ginny fu sparita, tornò a fissarla come a volerle leggere la mente con la Legilmanzia.
Hermione cercò di calmare la sua agitazione interiore con un sospirò profondo «Cosa?!»
«Bel discorso» notò solo lui, incrociando le braccia.
«Grazie» replicò Hermione, prendendo la rivista lasciata da Ginny solo giusto per fare qualcosa. Ci mancava davvero che Ron si accorgesse di qualcosa e poi tanto valeva rendere di pubblico dominio i suoi pensieri folli.
«Ti sta molto a cuore questo discorso» continuò Ron, in un tono casuale e poco convincente.
Hermione sbuffò «Mi sta a cuore Harry, certo!»
«E Sirius» aggiunse Ron, inarcando le sopracciglia.
«Beh sì, in un certo senso» borbottò Hermione ma, al suo sguardo perplesso, continuò «Andiamo, cosa vuoi dire? Sirius è il padrino di Harry e cercavo di aiutarlo!»
L‟altro scrollò la testa «Dico che sei strana da un po'di tempo, da quando sei arrivata qui in effetti. Insomma, con la storia del CREPA e di Kreacher, poi-»
«Oddio, non ricomincerai di nuovo…» sbottò lei, cominciando ad arrabbiarsi. Non era corretto rivangare quella storia proprio adesso che stava cercando di dimenticarla e, soprattutto, di dimenticare le sue conseguenze. Ron sembrò capire di starsi avventurando in un campo pericoloso e alzò le mani in segno di resa «Ok, la smetto».
«Ecco, meglio. Sai, credo che andrò da Ginny e Tonks» commentò rigidamente lei, prima di uscire dal salone e lasciarlo solo. Ron continuò a fissare la porta, dandosi un po'dell'‟idiota per aver insinuato che… insomma, non poteva essere possibile. Eppure continuava ad avvertire la strana sensazione che ci fosse effettivamente qualcosa che nascondeva. Al piano di sopra, Harry si ritrovò a bussare di nuovo alla porta di Sirius e, come gli era capitato altre volte, di sentirsi quasi un intruso nella sua ricerca di recuperare vecchie memorie. Ora che ci pensava, non aveva neanche mai messo piede in camera sua. Quando la sua voce biascicata rispose, aprì la porta e il buio lo colpì come una mazzata allo stomaco. Dopotutto era primo pomeriggio e l‟idea che lui se ne stesse rinchiuso nella sua vecchia camera ammuffita e immersa nelle tenebre lo faceva stare male.
«Ciao, Harry» lo salutò, sdraiato sul letto. Dalla bottiglia di Firewhisky vuota e il leggero odore di alcool, Harry poteva giurare che avesse bevuto, cosa che non lo rendeva più favorevole di prima alla conversazione.
«Tutto bene?» Provò a dire, guardandosi intorno; non era mai stato nella camera di Sirius e ora poteva notare come tutto fosse rimasto intatto, congelato in un tempo che non sarebbe più tornato. Hermione aveva ragione, stare in quella casa gli doveva fare troppo male, forse solo in quel momento se ne rendeva conto davvero. Le foto di suo padre, di Peter il traditore e di Remus gli sorridevano da ogni angolo della stanza, così come qualsiasi cimelio di Hogwarts sui cui fosse riuscito a mettere le mani. Hogwarts doveva essere stato il posto felice di Sirius come lo era per lui e il fatto che tutto fosse finito così tragicamente doveva essere devastante.
Sirius gli lanciò un‟occhiata sommaria, poi tornò a fissare il soffitto «Certo» commentò, ma Harry non sembrava convinto «Sai, penso che forse dovrei chiederti scusa…»
Sirius sbuffò «Non starai ricominciando con quella storia! Ti ho già detto che-»
«No» lo interruppe Harry. «Cioè, non è per il senso di colpa. L‟ho capito che sei adulto e hai i tuoi pensieri e il tuo carattere e dovrei essere meno egocentrico» aggiunse con una risata un po'stonata. «Però credo di essermi accorto solo adesso di quanto dev‟essere difficile per te stare qui e so che lo fai in parte anche per starmi vicino».
Sirius lo fissò immobile per un po'‟, poi fece un sorrisino «Un‟altra intuizione di Hermione?»
Harry annuì e Sirius ghignò, mettendosi a sedere «Diamine, quella ragazza è fin troppo intuitiva… una dote pericolosa» ironizzò con un sussurro, ma alla faccia di Harry continuò più seriamente. «Hai ragione, lo faccio quasi esclusivamente per te, ma tu sei anche il motivo per cui riesco a essere felice dopo tutto quello che è successo. Forse non riuscirò mai a farti capire fino in fondo quanto tu mi abbia salvato» spiegò, con un sguardo così intenso che Harry sentì il cuore fare una capriola. Tuttavia non era abbastanza sentire delle parole, lui voleva fare qualcosa, cambiare il modo di concepire il loro rapporto.
«Io sono felice di questo Sirius, ma vorrei fare di più… vorrei che facessimo di più».
«Beh, adesso non posso cambiare troppo la nostra condizione. Insomma, c‟è la guerra e-»
«Lo so, ma io non intendo per forza un cambiamento epocale…» Harry si guardò intorno con espressione desolata. «Insomma, non ero neanche mai stato in camera tua! Per dire» buttò lì, ma stranamente fu proprio quella battuta a far capire a Sirius cosa volesse dire.
Da quando era riuscito a fuggire ai Dissennatori due anni prima non aveva altro fatto che rimuginare sulla sua condizione e sulla sua vita; certo, era normale farlo quando era un fuggiasco con tanto tempo da perdere, ma ora… ora era lì, aveva tutto sommato un posto sicuro in cui vivere e ricostruire un posto nel mondo. E poi c‟era Harry.
Sirius guardò in quegli occhi dal verde incredibile e gli ritornarono in mente le parole di Lily, che lo tiravano su ogni volta che si rendeva conto di non sapere cosa fare nella vita. Lily gli aveva sempre detto che aveva dimostrato di essere una brava persona e doveva smetterla di rimpiangere il passato. Che ironia.
Che senso avrebbero avuto i dodici anni passati ad Azkaban, il loro salvataggio e il suo anno passato a zonzo se non riusciva a fare nemmeno a essere presente per Harry?
«Sai, credo che tu abbia ragione!» Esclamò, battendosi le mani sulle ginocchia. «A dirla tutta, mi sa che non sei tu quello egocentrico tra di noi…»
Harry lo guardò con aria stupita, quasi come se fosse ancora indeciso se sorridere o meno.
Lo spettro del Sirius quindicenne sembrò ritornare per un attimo, quando Sirius ghignò «Non ti ho mai parlato troppo di cosa combinavamo a scuola io e James, vero?»
Harry scosse la testa con una certa aspettativa. Sirius si picchiettò un dito sul meno, rendendosi solo in quel momento quanto fosse stato inadempiente col suo figlioccio; lui e Remus erano gli unici da cui poteva conoscere qualcosa sui suoi genitori e lui era stato talmente preso dai suoi problemi da non pensarci nemmeno. «Che ne dici se la rendessimo una specie di abitudine?» Provò a dire e Harry lo abbracciò di slancio «Certo!»
Sirius pensò che quella era forse la prima volta che lo abbracciava in modo così sentito. Forse era ancora in tempo per cambiare le cose e, soprattutto, per cambiare se stesso.
Probabilmente avrebbe dovuto ringraziare Hermione per quello che riusciva a fare per lui, anche se indirettamente.
Hermione girò una pagina del Compendio, arrestandosi al quinto capitolo: gli accordi matrimoniali tra famiglie Purosangue nella Francia e nell'‟Inghilterra del XIV secolo.
«Per l‟amor del cielo Ron, che c’è?» Sbottò, mentre l‟altro sussultava perché preso palesemente in castagna. Hermione si era accoccolata sul divano in salone per continuare a leggere il suo libro, ma aveva notato le occhiate sempre più frequenti dell'‟amico, sprofondato in poltrona a leggersi “Pluffe&Bolidi”.
«Niente…» borbottò lui.
«Allora smettila di fissarmi» grugnì Hermione, tornando alle pagine ingiallite.
«Perché leggi quel libro?» Riuscì finalmente a chiederle, con aria nervosa.
«Scusa?» Probabilmente il suo tono fu molto più aggressivo di quel che avrebbe voluto, ma la verità era che tutte quelle insinuazioni cominciavano a spaventarla e in più era già abbastanza irritata di suo: continuava a guardare verso il soffitto come se potesse ascoltare la conversazione tra Sirius e Harry da lì.
«Sì, cioè… mi sembra il tipico libro che leggerebbe uno come Draco Malfoy…» borbottò Ron e quella volta Hermione si concentrò totalmente su di lui, con tanto di occhi «Cosa?»
Per la prima volta l‟altro non volle demordere e prese un‟aria accigliata «Compendio della magia Purosangue? Andiamo!»
«Beh, è un libro interessante!» Sbottò lei sulla difensiva.
«Sì, ma… insomma, è un libro sui Purosangue! Quel tipo di gente che di solito ti chiama una Tu-Sai-Cosa!» Rimbeccò Ron, innervosendosi.
Hermione non riuscì a non reprimere uno sbuffo di sopportazione: con Ron era sempre la stessa storia, non riusciva a essere neanche minimamente flessibile sulle cose.
«Vorrei farti notare che anche tu sei un Purosangue e non sei esattamente l‟anticristo… e poi anche Sirius l‟ha letto».
«Ah beh, allora questo sistema tutto» terminò lui con un ghignetto di soddisfazione che la irritò ancora di più.
«Scusa?»
«Se l‟ha letto Sirius va tutto bene, no?» Commentò sprezzante, calcando sul suo nome.
Hermione si bloccò per un attimo, poi si costrinse a ridere «Ma cosa stai insinuando?!»
Le orecchie di Ron ormai avevano raggiunto una sfumatura color pulce «Beh, non è colpa mia se ultimamente sei così lunatica… e poi tutti questi commenti su Sirius… passi quasi più tempo con lui che con noi!».
«Allora» cominciò Hermione arrabbiata, alzandosi. «Primo, potresti anche chiedermi come sto come tutte le persone normali, invece di aggredirmi. Secondo, puoi anche essere tu ad avvicinarti per parlarmi se ti va, non aspettare sempre che siano gli altri a farlo. Ma è dall'‟anno scorso che abbiamo capito che non ne sei capace, vero?» Sbottò, mollandolo da solo a chiedersi se non fosse per caso rincitrullito. Era dalla vicenda con Krum che non sapeva più cosa fare con lei e gli sembrava che tutti andassero bene con Hermione a parte lui; anche Harry, persino Sirius.
Harry arrivò in salone con uno spettro di risata ancora sul volto, ma si spense quasi istantaneamente quando notò la sua faccia congestionato «Cosa è successo?»
«Niente» borbottò Ron buttandosi in poltrona. «Cosa hai fatto tu?»
Harry sorrise di nuovo «Ero con Sirius, mi ha raccontato un sacco di cose sul passato! Hermione aveva ragione, dovevo solo farmi avanti e parlargli sinceramente!»
Ron si morse la lingua per non dire niente di quello che stava pensando. L‟espressione del suo migliore amico era troppo felice per guastarla, ma avrebbe davvero voluto andarsene a dormire piuttosto che passare un intero pomeriggio a parlare di Sirius o di quanto fosse intelligente e intuitiva Hermione. Ovviamente avrebbe sopportato comunque, alla fine.
«Dimmi tutto» fece dopo un po'‟, mimando un finto sorriso.
Hermione era uscita dalla stanza col naso per aria, ma fortunatamente era riuscita a fermarsi appena prima di spuntare sul pianerottolo del terzo piano, dove Remus e Tonks stavano parlando davanti alla camera di Remus.
«Lo sai che stato un errore, non dovrà capitare più» stava dicendo Remus a denti stretti. Sapeva che quel piano era vuoto dal momento che avevano appena visto Fred e George confabulare in cucina e i signori Weasley erano assenti; era il momento adatto per parlare con Tonks di quella… quella follia.
«Che cosa non dovrà capitare più, Remus?» Gli rispose Tonks, talmente furiosa che i capelli le erano diventati rosso fiamma. Remus lo sapeva che stava continuando a rovinare tutto, ma doveva correre ai ripari prima di… rendere tutto più difficile.
«Quello che… beh, quello che è successo tra noi» ribatté e Hermione, ferma dietro l‟angolo delle scale, sussultò sentendo il cuore stringersi: ricordava ancora l‟espressione felice di Tonks quando parlavano di sentimenti o quando parlava a Remus; non poteva credere che tutto sarebbe finito così, prima ancora che cominciare.
Tonks sospirò «Non ti ho costretto con la forza mi pare, non ti ho lanciato un Imperio per farmi la proposta quella notte, mi pare» ribatté, abbassando la voce di un tono.
Remus arrossì leggermente «Lo so, sono stato io. Ma-»
«Ma è stato un errore» lo interruppe lei, ogni parola dura come l‟acciaio. Vedere lei, che era sempre allegra e goffa, così rigida e scostante gli faceva male. Tuttavia, nel momento stesso in cui la mattina dopo si era risvegliato con lei al suo fianco, aveva sentito un freddo glaciale scendergli giù per la gola e una paura sorda martellargli le tempie. Non poteva farle questo, non poteva distruggere il suo futuro piazzandoglisi davanti.
«Quante volte te lo devo dire che tu mi piaci? Che non mi interessa né che tu sia un Licantropo né che tu sia povero? Credo di aver dimostrato abbastanza quanto mi interessi dei soldi, rinnegando quella pazza di mia zia e i Black. Così come credo di aver dimostrato abbastanza della mia paura della guerra, facendo il lavoro che faccio o entrando nell'‟Ordine» spiegò con una certa ragionevolezza. In cuor suo, Hermione era totalmente d‟accordo con lei; si sentiva talmente presa dal discorso che sentiva il cuore battere forte e i piedi incollati alle assi del pavimento. Perché certa gente aveva così paura di essere felice?
«Tu adesso magari non puoi capire, ma…» cominciò Remus, con un incipit che sapeva essere odioso. Infatti Tonks colpì violentemente la porta con uno schiaffo e i capelli le divennero di un nero cupo «Smettila di fare così! Non sono una ragazzina, non ho dodici anni! Se vuoi affrontare il discorso, affrontalo da uomo, come io lo affronterò da donna!»
Remus si girò a fissarla con un cipiglio battagliero e Tonks capì di aver fallito ancora una volta; anche se molti non lo sapevano, Remus non era meno orgoglioso e cocciuto di Sirius; doveva essere una qualità che accomunava tutti i Marauders, a parte Peter.
«Bene. Allora te lo dico chiaramente: non voglio stare con te. Ora scusami…» replicò duro, prima di entrare nella camera, salutarla e chiudersi dentro.
A Hermione sembrò di smettere di respirare nel momento stesso in cui Remus chiuse la porta; immaginava Tonks, piantata di fronte alla camera, cercando le parole giuste senza trovarle. Dio, doveva essere così difficile.
«Certa gente non vuole essere felice» commentò una voce dietro di lei, talmente vicina che fece un balzo. Sirius era sceso un po'dopo di lei e si era appoggiato alla parete con una spalla, braccia incrociate ed espressione amara.
Hermione aspettò che il cuore si riprendesse dallo spavento, poi annuì «Ma perché?» Sbottò, con tono quasi tormentato. Sirius le fece segno di seguirla e si avviarono al piano di sopra, l‟unico sgombro da persone.
«Perché Remus ha così paura?» Chiese di nuovo, quando furono sul pianerottolo; si sedette a terra, nella stessa posizione in cui Sirius l‟aveva trovata qualche tempo prima, e cominciò a mordersi un pollice, sovrappensiero.
Sirius si sedette accanto a lei e sospirò «Credo sia comprensibile, dopotutto. Remus ha già paura tutti i giorni di non uscire vivo dalla guerra visto la missione che ha da compiere, non è facile pensare di doversi preoccupare di qualcun altro».
Hermione si accigliò «Tonks sa cavarsela da sola direi!»
«Aha sicuramente!» Esclamò Sirius con una risata. «Ma qui non si tratta di capacità, piuttosto di diritti…»
«Diritti?»
«Se Remus accetta questa storia avrebbe poi il diritto, e in qualche modo il dovere, di preoccuparsi per lei, di pensarci, si sentirebbe il diritto di proteggerla…»
Hermione pensò molto a quel punto di vista, ma c‟era qualcosa che non la convinceva «L‟ho sentito il loro discorso, Remus prova già qualcosa per Tonks… anche così si preoccuperà per lei e ci penserà, no?»
Sirius scosse la testa e si allungò sul pavimento «È qualcosa di molto diverso, credimi. Quando ti impegni con una persona, magicamente tutto quello che prima consideravi solo superficialmente ti sembrerà importante; eventi, argomenti, opinioni che prima sarebbero stati superflui o anche frivoli… e comincerai a interessarti a tutto quello che riguarda quella persona. Con una guerra in corso è ancora più vero, impegnativo e pericoloso» spiegò lui e Hermione si chiese per un istante se lui avesse mai provato quella sensazione, magari con la ragazza Tassorosso della foto in camera sua.
«Però… potrebbe valerne la pena, no? Se quella persona ti piace, anche se dovessi impegnarti di più per pensarci o per preoccuparti, ne varrebbe la pena…»
Sirius sorrise «Sai, io credo di sì. Ma Remus… lui ha altre complicazioni».
«La Licantropia?» Sussurrò lei e Sirius annuì «Già, non puoi capire quanto possa segnare psicologicamente una persona. Remus è stato morso quando era molto piccolo, ha trascorso tutta la sua vita a preoccuparsene e lo ha sempre fatto… far entrare una persona in una sfera così intima è difficile».
«Ma si può affrontare, lui lo fa ogni giorno! E i nuovi rimedi rendono la vita molto più facile!» Esclamò Hermione, quasi arrabbiata che Remus non ci pensasse.
Sirius sorrise con indulgenza a tanto fervore e, senza pensarci, le mise una mano sulla testa «Sei molto dolce, ma non è davvero così: tu leggi e ne sai molto, sai quanto la Licantropia sia ancora mal vista. Secondo te, se non fosse stato per l‟Ordine, Remus avrebbe mai trovato un lavoro?» Chiese retoricamente e, per una volta, Hermione non seppe rispondere. La voce di Sirius divenne aspra, quando ricominciò «Prima che Silente pensasse a lui come vostro professore al terzo anno, Remus era disoccupato. E, a dirla tutta, credo che abbia provato altre vie prima di lavorare per l‟Ordine: stare tutto il tempo con i Lupi Mannari non era certo un suo desiderio».
Il silenzio li avvolse per un po'‟, poi Sirius le lanciò un‟occhiata prima di dire «E poi c‟è la questione dell'‟età, sicuramente ci ha pensato razionale com'‟è».
Hermione sussultò e si girò a guardarlo «Età?»
«Remus e Tonks hanno tredici anni di differenza, non lo sapevi?»
In realtà Ginny glielo aveva già detto, ma sentirlo da Sirius dava quasi un nuovo significato alla cosa: non solo per quello che sembrava stesse accadendo tra loro, ma anche per il tono a metà tra l‟arrabbiato e l‟ironico che stava dimostrando adesso.
«E poi gente come me o Remus è più vecchia di quello che sembra, dentro» commentò ancora Sirius, sovrappensiero. «Tonks è molto più brava a restare leggera, non so come spiegarmi».
Tuttavia Hermione annuì perché aveva capito dove volesse arrivare, anche se l‟intero discorso la rendeva molto triste «Quindi non c‟è proprio nessuna soluzione?» Soffiò dopo un po'‟, mentre quell'idea la colpiva direttamente allo stomaco; nessuno dei due avrebbe saputo dire se si riferisse a Remus e Tonks o addirittura a se stessi.
«Sai che ti dico? Io credo ci possa essere sempre una soluzione!» Esclamò decisamente Sirius. «Dopotutto io avrei dovuto marcire a Azkaban e poi essere baciato dai Dissennatori, se non fosse stato per il tuo utilizzo improprio quanto provvidenziale del tempo…»
Hermione arrossì, ma di piacere: era stata una delle poche volte che aveva infranto la legge e non avrebbe potuto esserne più felice.
«Quindi… tu credi che-» cominciò lentamente e Sirius annuì, girandosi a guardarla «Sì».
Si fissarono per un po'ed entrambi sembrarono rendersi conto in quell'istante che non si parlavano davvero da quando si erano quasi baciati. Hermione sentiva che quel discorso non era solo per Remus e l‟ultima risposta le era entrata dentro come una promessa.
Sirius si staccò dalla parete e si mise in ginocchio, allungandosi verso di lei «Io vorrei fare una cosa molto molto sbagliata» confesso, mentre Hermione era talmente concentrata sui suoi occhi da scordarsi di respirare. «E so che me ne pentirei per il resto della vita».
Hermione sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, o magari urlare un “no” come stava facendo la voce nel suo cervello, ma non poteva: era come congelata sul posto e, nonostante le gambe intorpidite dalla posizione, non osava neanche battere le palpebre per paura di spezzare il momento. Tuttavia sembrò che Sirius avesse visto qualcosa nei suoi occhi o nella sua espressione o nella sua rigidità da roccia informe, perché sospirò e le si avvicinò quel tanto per baciarle la fronte. Hermione si rese conto di quello che stava succedendo e aveva l‟impressione di avere tutto il tempo del mondo per cambiare il corso di quel momento. E comunque continuava a non muoversi, a non respirare, a non fare niente; riusciva solo a sentire il profumo della sua pelle, il solletico dei suoi lunghi capelli sulla faccia e un bruciore dove le sue labbra la stavano baciando. Sirius stette in quella posizione più del dovuto, ma la verità è che aveva bisogno di tempo per metabolizzare che il suo cuore aveva accelerato i battiti e che avvertiva il buon profumo dei suoi capelli anche così. Maledizione.
Si staccò a fatica e si fissarono a distanza ravvicinata per quella che doveva essere un‟eternità, tanto da poter indovinare la sfumatura dorata negli occhi castani di Hermione o il taglio lievemente allungato degli occhi di Sirius.
«Buon pomeriggio, Hermione» disse stupidamente lui, più per la necessità di trovare una formula di chiusura che gli permettesse di interrompere quella tortura.
«Sirius…» cominciò Hermione, ma lui si alzò e la salutò con un sorriso quasi triste, scendendo le scale con una calma che non gli apparteneva.
Hermione rimase lì per un‟altra mezz'‟ora, il tempo necessario per rendersi conto che era stata tutta colpa sua, che la sua paura e la sua rigidità dovevano avergli fatto cambiare idea. Sicuramente non era stata coraggiosa come Tonks, che difendeva il suo sentimento con le unghie e con i denti. Per la prima volta Hermione si sentì profondamente invidiosa.
Forse fu proprio per quello che durante la cena continuò a osservare sia lei che Remus, impegnati in una guerra senza parole: Tonks fissava ostentatamente il suo piatto, con cipiglio bellicoso e chioma arruffata come i suoi sentimenti, mentre Remus continuava a discutere con Arthur d‟ipotesi, dandole la schiena. Era più o meno quello che facevano anche lei e Ron, visto che lui non le parlava dalla discussione del pomeriggio; continuava a ridere esageratamente alle battute di Fred e George, scoccandole ogni tanto qualche occhiata. Fortunatamente tra di loro c‟era Harry che non solo era così impegnato ad ascoltare le storie di Sirius di fronte a lui da ignorare i loro battibecchi, ma le dava anche la possibilità di non dover affrontare direttamente il problema con lui. Ginny, seduta al suo fianco dall'‟altra parte, si allungò su di lei «Che cos‟ha mio fratello?»
«Mh?»
«Sembra essere in preda a un Rictusempra, o a una Pastoia al collo verso la tua direzione» aggiunse con uno sguardo carico di sottintesi.
Hermione sbuffò «Abbiamo discusso oggi e non mi parla da allora» replicò, disinteressata.
«Come? E perché?!»
Hermione lanciò un‟occhiatina nervosa sia a Sirius che a Harry, poi abbassò il tono «Perché leggevo il libro di Sirius, sai quello sui Purosangue…»
Ginny batté le palpebre, senza capire «E quindi?»
«Lo sai com'‟è Ron: dice che è un libro per razzisti, che non dovrei leggerlo… e che praticamente mi sto trasformando in Draco Malfoy» ironizzò caustica, artigliando il suo bicchiere. Ginny sbuffò così forte che Sirius si girò un attimo a guardarle, poi annegò una risata nel suo succo di zucca; Ron doveva capire cos‟erano le sfumature e come si trattavano le donne prima di poter avere davvero una chance con Hermione.
Dopo qualche altro secondo in cui continuò a rimuginare su quello che non era accaduto tra lei e Sirius, Hermione decise di concentrarsi su qualche altro discorso. Peccato che gli unici a ululare più di tutti erano proprio quei due, al centro della tavola.
«Davvero ha detto così?» Stava esclamando Harry, mentre Ron sghignazzava.
«Te lo assicuro! E quel bastardo di Crabbe non ha mai più potuto guardare le cimici allo stesso modo» concluse Sirius con un ampio ghigno sul viso.
«Ehm-ehm» la Signora Weasley tossì in maniera così eloquente che la sentirono anche a cinque posti di distanza. Sirius sbiancò un attimo «Ehm, volevo dire… quel “figlio di madre ignota” di Crabbe…»
«Sirius!» Esclamò scandalizzata Molly, mentre Remus e Arthur sbuffavano in sincrono.
Dopo cena tutti i ragazzi aiutarono la Signora Wesley a sparecchiare e lavare i piatti, a parte i gemelli messi in punizione perché avevano quasi accecato Harry con la bacchetta, mentre Sirius e Tonks erano immersi in una discussione quanto mai inedita sulla famiglia.
«Andiamo, mamma ne sarebbe felice lo sai!» Stava dicendo lei, allungandosi sulla tavola verso di lui. Fortunatamente era immune alle smancerie Black da tutta la vita.
«Non esiste, la nostra ultima cena è stata disastrosa!» Sbottò lui e Tonks inarcò un sopracciglio «Me l‟ha detto: cos‟è che erano, ah sì, salamandre salterine…»
Sirius ghignò «James le aveva liberate per sbaglio, c‟erano salamandre per tutto il salotto».
Harry e Ron risero, mentre Molly fingeva di non sentire.
«Vuoi dire che c‟era anche mio padre alla vostra cena?»
Sirius annuì «E tua madre. Dromeda è sempre stata la mia cugina preferita e un giorno ha invitato tutti a casa sua, Remus non venne perché aveva… un certo problema» borbottò, girandosi verso Remus che se ne stava seduto all‟estremità del tavolo con aria fintamente pacifica «Sì, un certo problema peloso come diceva James» sbuffò, roteando gli occhi al cielo.
«E quindi cosa ha fatto con le salamandre?» Incalzò Ron, che voleva sentire tutta la storia.
«James era molto più maturo da quando stava con Lily, solo che le salamandre…»
«… le aveva comprate da Jimmy Fellon a prezzo stracciato, in ricordo dei bei tempi di Hogwarts» concluse Remus.
Harry si accigliò «Ma se era subito dopo Hogwarts, io allora non ero ancora nato?»
Sirius ci pensò su «Lily era incinta da pochi mesi, forse due. Credo che non avesse poi tutta la voglia del mondo di contrastare James per queste sciocchezze e lui aveva bisogno di svagarsi un po'‟, sai…» la voce cadde nel vuoto perché Harry avrebbe voluto chiedere tante, troppe cose su quel periodo. Ma non era il momento, non ora che erano tutti rilassati e pronti per andare a letto. «E non so perché le avesse con lui, probabilmente non aveva avuto il tempo di nasconderle a Lily. Così quando arrivammo da Andromeda e Ted si liberarono e fu un vero disastro» continuò Sirius, la cui espressione felice smentiva le sue parole.
Tonks sbuffò «Beh, sono sicura che ormai se ne sarà dimenticata…»
«Aha, allora non conosci tua madre! Si ricordava ancora uno scherzo fatto a lei e Narcissa durante il secondo anno di Hogwarts! Una memoria di ferro e un pugno altrettanto forte».
Era davvero strano sentire Sirius parlare così serenamente della sua famiglia, persino di membri negativi come Narcissa Malfoy, moglie di Lucius e madre di Draco. Ormai erano tutti curiosi, probabilmente perché stare lì li faceva sentire tutti un po'partecipi.
Tonks scosse la testa «Beh, mio padre sicuramente non ha problemi».
«Ah, il vecchio Ted… sicuramente no, giocava con le salamandre più di noi. Dromeda voleva ucciderlo. Comunque avrei paura di offenderlo con la mia pessima conoscenza del mondo babbano, mi è già successo» commentò Sirius con una smorfia.
Remus sbuffò «Certo, perché nonostante due dei tuoi migliori amici fossero babbani, tu non ti sei mai preso la briga di capirci qualcosa!»
«Senti, non è colpa mia se fate tutto così complicato!»
Remus e Hermione inarcarono un sopracciglio con la stessa espressione scettica.
«Certo, i maghi hanno incantesimi semi-impronunciabili e poi sarebbero i babbani quelli complicati» cominciò lei, mentre Harry sorrideva e Ron si rabbuiava.
«Ti dirò una sola parola: sciarada» fece Remus, ritornando al suo giornale.
Sirius sembrò vagamente in imbarazzo, ma Ron era decisamente confuso «Cos‟è?»
«Un rompicapo babbano, è un po'complesso ma-» cominciò Hermione, poi si interruppe a osservare l‟espressione nervosa di Sirius. «Tu non ci sai giocare!» Esclamò, quasi accusatoria, per poi arrossire vagamente allo sguardo di Harry.
Sirius sbuffò, minimizzando la cosa con un gesto della mano «Diciamo che non è mai stato il mio forte… e poi ce l‟hanno insegnato a quelle noiosissime lezioni di Babbanologia…»
«Tu facevi Babbanologia?!» Ulularono all‟unisono Ron e Harry.
«Io ero stato costretto a fare Babbanologia da tuo padre, perché fosse mai che non seguisse una lezione con Lily… però dai, ho imparato un sacco di cose! Tipo come usare il telefono, che il postino è praticamente la variante babbana di un gufo e, soprattutto, mai dire a una ragazza che è un Grinch. Potrebbe offendersi» Hermione e Harry risero alle facce perplesse di Ginny e Ron.
«Almeno ti sei sforzato di capire qualcosa dei tuoi amici, rispetto a qualcun altro…» fece Hermione con tono neutro, ma Ron si sentì colpito in pieno «Non ricominciamo…»
«Ehi, io sono cresciuto tra i babbani!» S‟indignò Harry e Hermione scrollò le spalle.
«Allora vuol dire che posso farli venire qui, saranno felici di vedere il Quartier Generale dell'‟Ordine!» Tornò all‟attacco Tonks, mentre il cugino sbuffava «Come vuoi, se proprio ci tieni che incontrino me…» alluse e Hermione notò perfettamente il rapido scambio di sguardi tra lui, Tonks e Remus; quest'ultimo si tuffò velocemente dietro il giornale, mentre Tonks spediva un calcio a Sirius da sotto al tavolo.
Sirius rise, poi si alzò e si stiracchiò «Sono davvero stanco… ci sarà una riunione stasera?»
Arthur guardò l‟orologio da muro «Kingsley sarà qui tra qualche istante, deve aggiornarci sul suo lavoro; poi dovrebbero venire anche Mundungus, Alastor e Bill, se ha finito di lavorare…» spiegò, mentre Molly sbuffava all‟idea che ci fosse anche Mondungus; poi guardò severamente i ragazzi «Voi cercate di starvene tranquilli di sopra, d‟accordo?»
Fred e George si riprodussero in un identico ghigno «Ma certo!»
Harry si trattenne dal non ridere: era certo che avrebbero cercato di ascoltare il più possibile con le loro Orecchie Oblunghe. Lui invece intendeva rilassarsi, così salutò tutti con uno sbadiglio e si avviò verso il salone, con la testa già persa i complicati schemi di “Quidditch attraverso i secoli”; fortunatamente Hermione gli aveva regalato un nuovo volume dopo la perdita del suo a causa di Piton al primo anno. Ron lo seguì di sopra, lamentandosi del quantitativo di lavoro che avevano dovuto fare quel pomeriggio «Insomma, ci sfruttano fino all‟ultimo secondo! Tra l‟altro tra una settimana dovremmo partire e non si parla ancora né di lettera da Hogwarts né di Diagon Alley, hai notato?»
Harry annuì «Forse quest'anno le cose sono un po'rallentate, sai… però abbiamo ancora un po'di tempo, ci preoccuperemo se non ci saranno cambiamenti nei prossimi giorni».
Hermione, dal canto suo, ciondolò ancora per un po'nei pressi della cucina ma l‟unica cosa che ottenne fu qualche occhiata furtiva di Sirius e quella severa della Signora Weasley. Un po'avvilita si avviò al piano di sopra, ma non aveva voglia di battibeccare di nuovo con Ron, così se ne andò in camera. Qui Ginny se ne stava a pancia in giù su letto, ad accarezzare Grattastinchi che faceva le fusa.
«Ciao…»
«Ciao, non vuoi stare in salone con Ron giusto?» La apostrofò lei, piuttosto intuitiva, mentre sfogliava una rivista di rock babbano. «Questa rivista è una forza, dev‟essere appartenuta a Sirius da giovane…»
Hermione annuì distrattamente, mentre s‟infilava una tuta per stare più comoda.
«E a proposito di cose appartenute a qualcuno» fece la rossa, battendosi una mano sulla fronte. «Oggi, mentre io e Fred pulivamo il seminterrato, abbiamo trovato questa. Forse Kreacher l‟aveva nascosta, chissà…» spiegò, tirando fuori una scatola di scarpe che un tempo doveva essere stata bianca. Hermione saltò sul letto di Ginny e l‟aprì, rivelando un enorme fascio di lettere e biglietti, alcune risalenti addirittura ai tempi di Hogwarts.
«Ginny, hai capito cosa sono queste?» Sussurrò, quasi come se avesse paura che qualcuno le scoprisse. Si sentiva una specie di guardona nel ficcanasare tra la vecchia corrispondenza della famiglia Black. «Queste cose dovrebbero ritornare a Sirius» osservò, con tono più severo. Se c‟erano delle lettere tra lui e gli altri Marauders erano sicuramente cose che avrebbe voluto conservare, ricordi belli del passato. E se c‟erano lettere di James Potter o Lily Evans… Harry ne sarebbe stato così felice!
Ginny annuì «Ovviamente, però volevo fartele vedere per… insomma, decidere cosa fare».
Hermione si accigliò «Perché?»
Ginny scrollò le spalle «Conosci Sirius meglio di me e sicuramente hai più confidenza con Harry… tu sai come parlargli, troverai le parole giuste».
Hermione non sembrava così convinta, tuttavia annuì mentre le mani si muovevano distrattamente per le lettere. Ginny lo notò e sorrise «Vuoi leggerle?»
«No!» Protestò Hermione scandalizzata. «Sono cose private!»
L‟altra scrollò le spalle, perdendo interesse nella questione «Come vuoi…» commentò solo, tornando alla sua rivista. Hermione scese dal suo letto e uscì dalla stanza, portando con sé la scatola; Ginny la notò, tuttavia fu abbastanza saggia da evitare di sottolinearlo.
Hermione si avviò nell'‟unico posto dove sapeva che non c‟era mai nessuno, l‟angolo che ormai poteva considerare suo: quarto piano in fondo, davanti alla camera di Sirius.
Si sedette a gambe incrociate e aprì la scatola, osservandola per molto tempo: lo sapeva che non era giusto ficcanasare così negli affari di Sirius e della sua famiglia, lo sapeva che Harry ne avrebbe avuto più diritto di lei. Tuttavia, quando notò un fascio di lettere legato da un spago consunto, non seppe resistere: sulla prima lettera c‟era scritto Sirius e Violet (1976- 1978). Quella doveva essere la corrispondenza tra un giovane Sirius e una ragazza, probabilmente quella della foto in camera sua. Guardando l‟anno, Hermione poté notare che si trattava del suo quinto anno, quando Sirius aveva la sua stessa età.
Lo sapeva che poteva essere ancora più sbagliato leggere le sue lettere d‟amore, sicuramente poteva essere anche amaro per lei, eppure le sue mani avevano già deciso, sfilando lo spago che le legava. Erano molte buste, circa una trentina, e Hermione aprì tremante la prima in ordine temporale. La scrittura di Sirius, sebbene sregolata e frettolosa, aveva dei bei caratteri corsivi e Hermione cominciò a fantasticare sull'‟idea che avesse preso lezioni di calligrafia come i nobili di cui si parlava nel Compendio.
La lettera era datata 31 agosto 1976, il giorno prima della partenza per Hogwarts.
Hermione si rese conto di essersi concentrata tanto che quando le voci dei vari membri dell'‟Ordine ritornarono a sentirsi per tutta la casa, segno che la riunione era evidentemente terminata, era solo a metà lettera. Con un sussulto, scattò in piedi prima che Sirius o Tonks arrivassero al piano e corse al primo bagno libero; lì pensò a cosa fare, ma alla fine decise che era più giusto che Sirius riavesse i suoi ricordi.
Tuttavia, quando un‟oretta dopo Sirius mostrò a un eccitato Harry la sua vecchia scatola dei ricordi, si rese conto che mancava uno dei fascicoli in cui aveva suddiviso le sue corrispondenze; per esattezza quello che riguardava lui e Violet, la sua ragazza ai tempi di Hogwarts.
«Tutto bene?» Chiese Harry quando lo vide esitante.
«Sì…» mormorò Sirius dopo un po'‟, scrollando la testa con un sorriso. Immaginava di sapere perfettamente dove fossero finite.

Angolo autore
Prima di tutto, volevo ringraziare tutti coloro che stanno aggiungendo (o ri-aggiungendo) questa storia tra preferiti/seguiti/ricordate. Ovviamente ringrazio anche i vari commentatori, spero continuerete a farmi sapere come la trovate. Mi diverto molto a leggervi!
Volevo segnalare che pubblicherò un capitolo ogni settimana/10 giorni, così riuscite a seguire il filo perché ultimamente stavo andando un po' a caso. Bon, questo è tutto. Buona lettura.  
   
 
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