Seconda parte
Le
riflessioni di Stark vennero interrotte da Visione e Wanda che, mano nella
mano, entrarono nella stanza per parlare con lui.
“Tony,
Wanda desidera scusarsi con te” disse Visione, stringendo la mano della ragazza
per incoraggiarla.
Wanda,
in realtà, non sembrava troppo convinta, teneva lo sguardo basso ed era a
disagio.
“Beh,
sì… insomma…” cominciò a dire, “è vero, mi dispiace, non avrei dovuto parlare
in quel modo, soprattutto non in presenza di Fury e Coulson.”
“Sì,
i panni sporchi si lavano in famiglia, così si dice” commentò Tony, che
comunque non sembrava irritato con lei. In effetti era come se non la
ascoltasse nemmeno, i suoi pensieri erano altrove.
“Voglio
dire, è vero che non sei stato gentile con Peter e che non sei molto bravo a trattare
i ragazzi, però con me hai fatto un buon lavoro, alla fine” ammise la ragazza.
“Io ero instabile, sarei potuta diventare pericolosa e, soprattutto, la gente
avrebbe potuto considerarmi una minaccia. Il mio potere non è come quello di
Pietro, fa paura alle persone…”
“Ma
tu ora hai imparato a controllarlo nel modo giusto” disse Visione, orgoglioso
di lei.
“Sì,
e… e devo ringraziare te, Tony” buttò fuori Wanda, controvoglia. “Tu hai dato
una casa a me e a Pietro, ci hai tenuti al sicuro e hai permesso a lui di
scegliere la sua strada e a me di diventare un’Avenger. Forse non sarai l’uomo
più simpatico del mondo, ma ti devo ringraziare, anche a nome di mio fratello.”*
“Beh,
prego, non c’è di che” rispose Stark, ancora piuttosto distratto.
Visione
lo fissò con uno sguardo profondo, indovinando forse cosa stesse tormentando
l’uomo, ma non volle metterlo a disagio e cambiò argomento.
“Io
e Wanda avevamo pensato di andare con il Dottor Strange allo S.H.I.E.L.D. per
collaborare con lui e con gli scienziati di Phil Coulson” disse. “Il potere di
Wanda e le mie conoscenze potrebbero essere utili sia per ritrovare le persone
scomparse che per aiutare gli scienziati a costruire il portale. Cosa ne
pensi?”
“Non
avete bisogno del mio permesso, comunque penso che sia un’ottima idea. Allo
S.H.I.E.L.D. saranno sicuramente molto felici di avervi” replicò l’uomo,
sforzandosi di abbozzare un sorriso.
Quello
che desiderava più di ogni altra cosa, in quel momento, era che i due se ne
andassero, allo S.H.I.E.L.D., a letto, in qualunque posto purché fuori di lì.
Perché
lui sentiva sempre più impellente il bisogno di chiarirsi con Peter e temeva
che fosse già tardi. Le parole di Wanda lo avevano motivato ancora di più e
Tony non vedeva l’ora di potersi riconciliare con il ragazzino.
“Allora
grazie, Tony, e buonanotte” disse Visione, mentre Wanda lo salutò con un
sorriso. I due uscirono dalla stanza tenendosi per mano, così come vi erano
entrati, e Stark si affrettò a lasciare anche lui la sala riunioni per recarsi
il prima possibile in camera di Peter.
Quando
vi arrivò, la porta della stanza del ragazzino era accostata, ma lui preferì
ugualmente bussare prima di entrarvi.
Non
ci fu risposta.
“Peter?
Ascoltami, sto entrando, la porta non è chiusa, volevo solo dirtelo. Dobbiamo
parlare, ragazzo, e…”
Stark
aprì la porta ed entrò nella stanza, ma si bloccò: Peter era seduto alla sua
scrivania, con la testa appoggiata sul libro aperto che stava leggendo,
profondamente addormentato. Del resto erano già le undici di sera, era stata
una giornata molto pesante per il ragazzo e la delusione provata lo aveva
distrutto completamente.
Tony
rimase per qualche istante a guardarlo, indeciso. Gli spiaceva non poter
parlare con lui, spiegare le sue ragioni… ma Peter era così tenero e indifeso,
addormentato come un bambino, e non se la sentiva di disturbarlo.
Però
non poteva nemmeno lasciarlo dormire in quella posizione scomoda. Con
delicatezza, Tony si avvicinò al ragazzino e lo prese in braccio, lentamente,
badando a non svegliarlo. Lo sollevò e per qualche attimo ancora si concesse la
gioia di sentire il corpo caldo di Peter contro il suo, la testa abbandonata
sulla sua spalla, i capelli morbidi che gli solleticavano il collo… come aveva
potuto essere così freddo con lui e farlo rimanere male? Com’era possibile che
il suo dannato orgoglio gli facesse dimenticare che tutto ciò che veramente
contava, nella sua vita, era quel tenero ragazzo addormentato tra le sue
braccia?
Lo
depose con attenzione sul letto, gli tolse le scarpe e lo coprì con il lenzuolo.
Poi si chinò su di lui, accarezzandogli con dolcezza i capelli.
“Mi
dispiace, Peter, non volevo che ti sentissi escluso” sussurrò appena, in un
lieve soffio. “Mi sono comportato da bastardo egoista come al solito, ma saprò
farmi perdonare. Buonanotte, ragazzino…”
Gli
sfiorò la guancia con un bacio leggero, lo guardò dormire ancora qualche
momento e poi uscì dalla stanza, cercando di fare meno rumore possibile.
La
porta della camera si era appena richiusa alle spalle dell’uomo quando gli
occhi di Peter si aprirono: Tony aveva sottovalutato ancora una volta i sensi
acutissimi del ragno…
Il
ragazzo sorrise appena, senza nemmeno muoversi dalla posizione in cui Stark lo
aveva sistemato.
“E’
tutto passato” mormorò tra sé. “Buonanotte, signor Stark.”
Poi
richiuse gli occhi e si lasciò andare ad un sonno questa volta veramente
profondo e tranquillo.
La
mattina successiva Peter si stupì quando Tony lo fece alzare un po’ in
anticipo, ma tutto fu chiaro quando, prima di accompagnarlo a scuola, lo portò
a fare colazione in una delle migliori pasticcerie di New York.
Al
tavolino di fronte a lui Peter gustò soddisfatto cornetto e cappuccino
guardando Tony con un’espressione che rasentava l’estasi mistica.
“Signor
Stark, io… la ringrazio tanto, non mi aspettavo una colazione così e…” mormorò,
felice e imbarazzato.
“Lascia
stare, ragazzo” rispose l’uomo, sorseggiando il suo caffè. “Mi sembra il minimo
dopo il modo in cui ti ho trattato ieri. Ero nervoso per via di Coulson e Fury
e della faccenda delle persone scomparse, ma non ce l’avevo con te, questo lo
sai, vero Peter? Non potrei mai avercela con te.”
“Lo
so, signor Stark, non si preoccupi, in fondo anch’io sono stato sgarbato, non
ho nemmeno salutato il signor Fury e il signor Coulson, sono scappato via e
basta. Abbiamo sbagliato entrambi, tutto qui. Non ci pensiamo più.”
Ancora
una volta la dolcezza e il sorriso di Peter disarmarono Tony. Non c’era stato
bisogno di scusarsi con lui, erano bastate poche parole e una colazione in
pasticceria e il ragazzino lo aveva già perdonato. Era proprio un tesoro e
Stark si chiese per l’ennesima volta cosa avesse fatto per meritarselo, lui che
invece era così egoista e faceva sempre del male a quelli che lo amavano.
Dopo
la colazione al bar, Tony accompagnò Peter a scuola e, prima di lasciarlo
andare, lo strinse forte a sé baciandolo con intensità e dolcezza, come se con
quel bacio gli chiedesse scusa nell’unico modo in cui sapeva farlo, con i fatti
e non con le parole. Peter ricambiò il bacio aggrappandosi alla schiena dell’uomo:
per lui era già tutto perdonato e dimenticato e voleva solo perdersi tra le sue
braccia come se non fosse accaduto niente.
Per
Tony, però, non era così. Lui si sentiva ancora più colpevole proprio perché
Peter non aveva più parlato dello spiacevole episodio del giorno prima. Sentiva
di non aver fatto abbastanza per ripagarlo di tutta la gioia che gli donava, di
tutta la generosità e l’affetto con cui gli illuminava e riscaldava il cuore.
Anche in ufficio, quella mattina, non riuscì a concentrarsi su niente,
continuava a pensare a Peter, sentiva la sua mancanza, avrebbe voluto averlo
accanto e organizzare qualcosa di speciale per lui.
Ad
un certo punto non ce la fece più e, d’impulso, uscì dall’edificio, in testa e
nel cuore solo Peter.
A
scuola era suonata la campanella per il pranzo, ma Peter non aveva voglia di
rinchiudersi in mensa, in mezzo a tanta confusione. Prese due tramezzini e uscì
dalla grande sala comune per andare a mangiarli all’aria aperta, seduto sulle
gradinate del campo di football. Anche se erano i primi giorni di ottobre il
sole era tiepido e la temperatura gradevole e il ragazzo si sentì subito più
rilassato. A quell’ora il campo era deserto perché tutti erano a mangiare e lui
era felice di godersi almeno una mezz’ora di riposo all’aperto. Anche i
tramezzini della mensa sembravano più buoni…
Aveva
appena finito di mangiare quando, sulle gradinate, atterrò inaspettatamente
Tony Stark in armatura. Peter sobbalzò, temendo che fosse successo qualcosa,
forse un attacco improvviso di Thanos?
“Signor
Stark! Cosa ci fa qui? Thanos è…”
“No,
ragazzo, non preoccuparti” rispose l’uomo, facendo smaterializzare l’armatura e
avvicinandosi al ragazzino. “Avevo soltanto… beh, è tutta la mattina che penso
a te, non riesco a perdonarmi per come ti ho trattato ieri e…”
E avevo una
dannata voglia di vederti, ragazzino, pensò Stark, senza riuscire a dirlo. Ma
Peter comprese anche quello che l’uomo non diceva e gli rivolse un grande e
luminoso sorriso.
“Anch’io
avevo voglia di vederla, signor Stark” mormorò, arrossendo.
“I
sensi di ragno comprendono anche una specie di telepatia, adesso?” scherzò
Tony, ma non attese la risposta. Attirò Peter a sé e, stringendolo teneramente
al petto, lo baciò con intensità, con tutta la tenerezza e l’amore che riusciva
a dimostrargli, perdendosi nel suo profumo e nel suo sapore, rubandogli il
respiro e fondendosi totalmente in lui. Rimasero così allacciati per lunghi,
dolcissimi istanti e solo con molta fatica Stark riuscì a staccarsi dalla bocca
del ragazzo.
“A
che ora esci da scuola oggi?” gli chiese, sempre tenendolo abbracciato.
“Alle
due e quarantacinque, signor Stark.”
“Bene,
allora aspettami davanti al portone, vengo a prenderti con la macchina” disse
Tony, accarezzando il viso e i capelli di Peter. “Andiamo a fare una
passeggiata a Central Park, ci prendiamo un gelato e poi ti porto al cinema.
Che ne dici? Non hai troppo da studiare, vero?”
“No,
oggi non ho da studiare, ho fatto tutto… ieri sera” rispose il ragazzino.
Ecco
perché era tanto stanco da addormentarsi sui libri! Il senso di colpa morse
ancora una volta il cuore di Stark, ma l’uomo si consolò pensando che, quel
giorno, si sarebbe dedicato completamente al suo ragazzino per ricompensarlo
della delusione patita il giorno precedente.
“Allora
ci vediamo più tardi e passeremo una giornata speciale, d’accordo, ragazzo?”
“Certo,
signor Stark, e… grazie” mormorò Peter.
Tony
lo baciò di nuovo, chiudendolo nel cerchio protettivo delle sue braccia.
Avrebbe voluto restare lì con lui per l’eternità e anche oltre.
Grazie a te di
esistere, di riempirmi la vita, di essere così meraviglioso. Tu sei la mia luce
e la mia stella…
Sapeva
di non essere una brava persona, sapeva che faceva soffrire chi gli stava
vicino, che aveva tanti difetti… ma forse per quel ragazzino, per lui e per lui
solo, avrebbe potuto provare a cambiare almeno un po’.
Peter
era l’unico che avrebbe potuto operare un miracolo del genere in lui.
FINE
* Non sono
impazzita, non più del solito. Nella mia versione dei fatti Pietro Maximoff non
è morto, è rimasto ferito ma è stato salvato da Banner e, dopo i fatti di Civil
War, ha deciso di tornare in Sokovia per rendersi utile alla sua gente.