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Autore: Crystal Rose    18/11/2018    1 recensioni
La storia è ambientata dopo 20 anni da quella che tutti conosciamo. Ci saranno personaggi nuovi e personaggi che conosciamo bene e amiamo, con ovviamente 20 anni in più. Tutto si basa su di un semplice "e se": e se esistesse qualcuno che conoscesse l'ubicazione di tutti i frutti del diavolo esistenti?
"Ciao, mi chiamo William, ma voi potete chiamarmi Will, sono un ricercatore ed uno scrittore, uno tra i più brillanti della mia generazione e forse anche della mia intera epoca e volevo raccontarvi la mia storia... in realtà non è neanche la mia storia, è la storia di una ragazza che un giorno è piombata nella mia vita facendomela a pezzi. Ma cominciamo dall’inizio.
Sono nato durante la guerra dei vertici, un pessimo momento storico per venire al mondo! Nascere in un simile contesto non può non avere delle ripercussioni sulla tua vita, credetemi! Era ovvio che avessi dovuto fare della mia vita qualcosa di grandioso, il problema è che non ero proprio tagliato per la pirateria e per quanto riguarda la Marina, bhè non ero tagliato neanche per quello."
Genere: Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino seguente provai ad alzarmi ad un orario decente e riuscì a raggiungere gli altri per colazione. C’era una gran confusione ed il solito disordinato buonumore. C’erano tutti tranne lei, anche Tom era in cucina e sbadigliava non vedendo l’ora di andarsene a letto a riposare. Keiley chiacchierava spensierata con Ace, il capitano sembrava di buonumore, forse la chiacchierata con Kora della sera prima era andata a buon fine tranquillizzandolo quanto bastava.
 
- Stanotte hai fatto le ore piccole capitano. – disse Tom tra gli sbadigli attirando la mia attenzione.
 
Il capitano gli restituì un sorriso. – Ogni tanto mi prendo anche io le mie responsabilità. –
 
- Kora è l’unica in grado di farti tardare un appuntamento con il letto. – lo punzecchiò sua sorella.
 
Iniziavo ad infastidirmi per la piega che stava prendendo la conversazione.
 
- Allora capitano… – iniziò Lena.
 
- … Credi che incontreremo problemi al Baratie? – completò Tom.
 
- Non credo. Abbiamo passato buona parte della notte a spulciare le carte nautiche e a discuterne. Dovremmo essere al sicuro, ma è meglio non abbassare la guardia. –
 
- Ace ha ragione. – il medico di bordo aveva fatto il suo ingresso in sala, indossava un jeans aderente ed una maglia a maniche lunghe blu piuttosto larga. Che questa osservazione resti tra noi ragazzi, ma credo spiccasse in modo particolare anche perché era estremamente coperta, per lo meno rispetto alle altre ragazze sulla nave. – Il fatto che chi ci sta alle calcagna non rappresenti un pericolo al Baratie non ci pone al sicuro. Non sappiamo chi ci possa essere lì, non dimenticate che è un posto molto frequentato. –
 
Prese posto a tavola e recuperò una tazza fumante che a dire il vero non ho idea di cosa contenesse.
 
- Ecco perché tu resterai a bordo. – disse rivolta a me con il solito sguardo di ghiaccio.
 
- Mi dispiace amico – mi disse Ace comprensivo, anche se io non avevo nessunissima voglia di rischiare la pelle.
 
- Questo vale anche per chi di noi ha una taglia sulla testa. – e stavolta ce l’aveva con il capitano.
 
- Cosa? Non puoi dire sul serio! – il quale non sembrava affatto d’accordo con la decisione del medico.
 
- Ti risulta che io sia una che scherza? – in effetti no, non lo avrebbe pensato mai nessuno, questo era poco ma sicuro.
 
- Non ho nessuna intenzione di restare a bordo anche questa volta e lasciare che vi divertiate solo voi e poi sono il capitano, voglio avere voce in capitolo su chi sarà il cuoco di bordo. –
 
- Ed hai intenzione di averla da Enies Lobbie o da un patibolo? –
 
- Ne abbiamo già discusso ieri. Se devo passare la vita a nascondermi dalla Marina tanto valeva non fare il pirata, dovunque andremo potrebbero riconoscerci ed io non ho intenzione di passare il resto della mia esistenza nell’ombra! –
 
- Tu sei uno sconsiderato. Ci attirerai addosso l’attenzione di tutti. – lo aveva detto con un tono fin troppo tranquillo.
 
- Prima o poi il mondo deve pur prendere atto dell’esistenza dei pirati Hell. Andiamo Kora, ci divertiremo. – le fece l’occhiolino e le sorrise ricevendo in cambio uno sguardo tagliente.
 
- Sarà meglio che tu vada con lui, in modo da tenerlo d’occhio. – le suggerì Belle sottovoce.
 
- Non ho bisogno della babysitter ma se vuole venire sa bene che non mi dispiace averla al mio fianco in battaglia. – le sorrise.
 
- Battaglia? Credete che ci sarà da combattere? – ero immediatamente tornato con la mente a quella sera a casa mia e in effetti la presenza di Kora era piuttosto rassicurante e per tale motivo avrei preferito averla nei paraggi piuttosto che lontana.
 
- Non credo. – mi rispose Ace. – Ma meglio essere pronti a tutto, o sbaglio? – mi strizzò l’occhio, ma non mi fece sentire affatto più sicuro.
 
Finimmo di fare colazione e non ci fu verso di dissuadere il capitano, era intenzionato ad andare e non ammetteva repliche. Era estremamente contrario a nascondersi dietro i propri uomini e non era per niente spaventato all’idea dei pericoli, in pratica un incosciente, l’esatto mio opposto. Mi dissero di restarmene a bordo, al sicuro e ne fui fin troppo felice, ad essere onesto. Non ero attratto dal pericolo e non mi interessavano le questioni da pirata. Anche Kora scelse di rimanere a bordo e questo mi fece sentire molto meglio, se le cose si fossero messe male ci sarebbe stata lei a portarci in salvo.
 
Arrivammo nei pressi del Baratie, una grossa nave di forma ovale con la polena a forma di pesce. Attraccammo ed Ace saltò letteralmente sulla nave ristorante. Si voltò verso di noi, loro si trovavano leggermente più in basso, con un enorme sorriso dipinto sul volto.
 
- Sicura di non voler venire? – la biondina era affacciata al parapetto, le braccia incrociate.
 
- Se ci metti nei guai ti darò una lezione. – il suo meraviglioso sorriso sarcastico, a quanto sembrava si era convinta che non avrebbero incontrato grossi guai.
 
- Signorsì, Signora. – il capitano si portò due dita alla fronte per salutarla. Di nuovo quella punta di fastidio. Non so se ve l’ho detto ragazzi ma io ero un uomo decisamente affascinante… il fatto è che anche il moro non scherzava per niente.
 
- Non preoccuparti Kora, lo terrò d’occhio io. – Belle le poggiò una mano sulla spalla prima di eseguire lo stesso balzo del fratello e seguirlo.
 
- Aspettatemi! Vengo non voi! – il piccolo ragnetto stava scendendo sulla nave ristorante calandosi da una fune.
 
- Ma non è troppo piccola per andare con loro? – chiesi all’affascinante medico. Dall’occhiata che mi rivolse credo mi stesse considerando un idiota.
 
- Chi decide di salire su di una nave pirata deve essere pronto a tutto e sapersi difendere, non è pensabile vivere all’ombra dei propri compagni. – stava sottolineando il fatto che non fossi tagliato per quel genere di vita, cosa che sapevo perfettamente anche da solo.
 
- Senti dolcezza, non ho mai chiesto di fare questa vita e me ne andrò quanto prima. So bene che questo non è il mio posto. – mi guardò stupita. – Cosa c’è? Cosa ho detto? –
 
- È la prima cosa sensata che ti sento dire. Ciò nonostante non andrai da nessuna parte, non sopravvivresti 5 minuti lì fuori da solo. – mi diede le spalle per tornarsene al suo studio.
 
- Non sono adatto a restare su questa nave e non posso cavarmela se scendo. Cosa dovrei fare secondo te? – il tono era più alterato di quanto avessi voluto e quando si voltò a guardarmi pensai che avrebbe fatto uno scatto verso di me ma non si mosse.
 
- Cerca di trovare il tuo posto in questo mondo e smettila di nasconderti dietro agli altri. – io non mi nascondevo dietro nessuno! È vero, in casa mia mi aveva aiutato, ma ero stato colto alla sprovvista e poi non poteva certo pretendere che fossi in grado di fare chissà cosa, non sono un superuomo come Ace.
 
Quando mi lasciò solo sul ponte ammetto di aver provato un po’ di risentimento nei suoi confronti, mi giudicava così duramente senza neanche conoscermi, pretendeva che fossi quello che non ero, ma ora che ho davanti tutta la storia ho capito perché quella volta mi parlò in quel modo. Belle me lo aveva detto tante volte, ma io non le avevo creduto, non le ho creduto per molto tempo ad essere onesto. Kora cercava solo di proteggermi, di evitare che mi uccidessero, voleva spingermi a diventare più forte, a non lasciarmi distrarre dalle mie scuse e dal mio sentirmi inadeguato per la situazione. Voleva che il mio non essere come Ace non fosse una scusa dietro cui nascondermi, perché quella scusa non poteva proteggermi dalle spade, dai pugni e dai cannoni.
 
Dovevo trovare la mia strada, dovevo capire chi ero e prendere atto delle mie potenzialità per trovare un modo per sopravvivere. Sapeva che non ero un superuomo e non me ne faceva una colpa, anzi, credeva che, proprio perché non lo fossi, fosse di ancora più vitale importanza che io capissi chi fossi davvero, insomma che prendessi atto dei miei punti di forza oltre che delle mie debolezze. Ci ho messo tanto tempo per capirlo, a volte penso che forse ho impiegato troppo tempo. Ma andando avanti, quando avrete davanti il quadro completo come l’ho io adesso, capirete di cosa sto parlando.
 
Mi rintanai in biblioteca, volevo leggere per passare il tempo ma ero arrabbiato e non riuscivo a concentrarmi. Non pensavo di meritarmi quell’atteggiamento da parte sua, in fondo ero sempre stato gentile con lei. Dovevo trovare un modo per cambiare la sua considerazione nei miei confronti. Ci stavo rimuginando su da un bel po’ quando sentì un forte rumore ed uno scossone alla nave. Il mio lato realista mi suggerì subito che eravamo nei guai ed il mio lato codardo mi consigliò di restarmene lì rintanato ad evitare i problemi. Poi sentì correre sul ponte e pensai a Kora e a Belle e Keiley che si trovavano sul Baratie e mi decisi ad uscire per capire cosa fosse successo.
 
Dal Baratie veniva fuori del fumo, non era un buon segno ma non sembrava grave. Kora era appoggiata con le mani al parapetto, stringendolo fino a farsi sbiancare le nocche, la mascella serrata. Appena sentito il botto era corsa fuori dal suo studio.
 
- Ace, maledizione! – senza pensarci ulteriormente saltò sulla nave ristorante facendo tintinnare le armi che portava legate in vita. Corse verso l’interno ed io mi ritrovai sul ponte dell’Adventure con i due gemelli.
 
- Tira aria di guai lì dentro. –
 
- Meglio preparare la nave Tom. –
 
- Non potrei essere più d’accordo Lena. –
 
- Tu hai intenzione di restartene imbambolato sul ponte? – mi chiese la ragazza dai capelli azzurri.
 
Guardai entrambi per qualche attimo e poi chiusi gli occhi ed espirai. Stavo per fare una follia, lo sapevo bene, mi sarei fatto uccidere di sicuro, ma non potevo restarmene lì ad aspettare di sapere cosa ne sarebbe stato di me… e di loro. Scavalcai il ponte ed iniziai a scendere in modo piuttosto goffo a scala di corda senza badare a quello che i gemelli mi stavano dicendo. Non avevo la più pallida idea di cosa avrei fatto, mi pentivo solo di non essere ubriaco, cosa a cui avrei rimediato di sicuro appena tornato a bordo.
 
Il ponte era abbastanza tranquillo. Corsi nella direzione verso cui avevo visto sparire Kora chiedendomi di che entità fosse la minaccia. Chi avrei trovato una volta entrato in sala? Marina? Pirati? Il famigerato uomo che ci dava la caccia? Non vi nascondo che avevo il cuore in gola, non ero certo un impavido, ma non volevo che la biondina lo sapesse. Sperai solo di non peggiorare le cose. Quando voltai l’angolo, la scena che mi trovai di fronte era al di là di ogni mia immaginazione. Kora si teneva una mano sul viso per la frustrazione, Belle urlava contro Ace, era in piena ramanzina, il capitano sorrideva con una mano dietro la testa e Keiley saltellava loro intorno tentando di mettere pace.
 
Alle spalle di Ace c’era un grosso buco nel muro e quelle che sembravano le gambe di un uomo. Me ne andai per un’idea ma da quello che potevo vedere, il capitano aveva scaraventato un tipo contro il muro sfondandolo. Mi bloccai all’ingresso della sala ad osservare confuso la scena. La biondina non ci mise molto ad accorgersi della mia presenza. Sgranò gli occhi e si voltò di scatto verso di me con un’espressione allarmata. Mi incantai a guardarla mentre si avvicinava a me a passo di carica e mi afferrava per il colletto.
 
- Che diavolo ci fai tu qui? – mi ringhiò contro. – Ti avevo detto di restartene nascosto sulla nave. Perché sei venuto qui? – sbarrò gli occhi per un attimo. – Cosa è successo alla nave? – credeva che fossi lì perché fosse successo qualcosa alla nave.
 
- N-Niente… la nave sta benissimo. – mi guardò confusa.
 
- Allora cosa diavolo ci fai qui? –
 
- Pensavo foste nei guai… -
 
- Cosa sta succedendo nel mio ristorante? – Un uomo anziano vestito da cuoco, con un altissimo cappello e lunghissimi baffi grigi intrecciati, avanzava pesantemente sulla sua gamba di legno. Incuteva timore e rispetto. Osservò il buco nella parete e poi il nostro capitano che si avvicinava sorridente.
 
- Chiedo scusa per il muro. –
 
- Sei stato tu moccioso? –
 
Belle corse a frapporsi tra i due.
 
- È stato solo un incidente Signore, non volevamo creare problemi, glielo assicuro. Non è vero Ace?  –
 
- Ace… - ripetè squadrando il ragazzo che ancora gli sorrideva. – Un pirata. –
 
- Indovinato! – Belle sbiancò e Kora sgranò gli occhi, non era difficile immaginare che stessero pensando a quanto fosse stupido e incosciente a dirlo tranquillamente in una sala piena di gente.
 
- Chissà perché la cosa non mi stupisce. Voi novellini sapete combinare solo guai. –
 
- Se lo era meritato. – rettifico, fu questo il momento in cui Belle sbiancò fissando il fratello ad occhi spalancati.
 
- Ma cosa prende a Belle? – sussurrai a Kora a pochissima distanza da me.
 
- Quell’uomo è Zeff Piede Rosso. –
 
- Piede Rosso? –
 
- Per via del sangue dei nemici che gli sporcava le scarpe dopo averli presi a calci. Non è un uomo da provocare. – era pronta ad entrare in azione da un momento all’altro, lo vedevo da quanto le sue spalle fossero tese.
 
- Le questioni tra pirati non mi interessano. Nel mio locale chi rompe paga moccioso! –
 
- Certo. Le ripagheremo il muro. – Belle continuava a provare a mediare.
 
- Sto cercando una persona. – il capitano invece non sembrava aver capito chi avesse di fronte.
 
- Ace sa chi è quell’uomo? – chiesi alla biondina.
 
- Si. Lo sa. – il suo viso non mostrava niente ma credo fosse preoccupata.
 
- Non mi interessa chi stai cercando ragazzino. Ripagami il muro e poi vattene. –
 
- Sto cercando un tuo apprendista. Un ragazzo sui 19 anni, con i capelli biondi. – Il capocuoco sbarrò gli occhi per qualche istante prima di riacquistare la sua espressione dura.
 
- Prendi i tuoi uomini e vattene prima che vi faccia sbattere fuori dai miei cuochi. –
 
- Non me ne andrò fino a quando non gli avrò parlato. –
 
- Cosa vuoi da lui? –
 
- Chiedergli se vuole unirsi alla mia ciurma. – l’espressione di Piede Rosso cambiò. Non sapevo per quale motivo, ma il capitano lo aveva fatto inferocire.
 
- Te lo ripeto per l’ultima volta ragazzino: vattene finché sei in grado di farlo con le tue gambe. –
 
- Non ci penso nemmeno. – Ace continuava a sorridere. Kora aveva messo la mano sull’elsa della katana senza dare nell’occhio. Spostava lo sguardo nella sala, a quanto pare la rissa era inevitabile.
 
- Torna alla nave. – un sussurro.
 
- Non ci penso nemmeno. Non vi lascio soli. – era la mia voglia di far colpo su di lei e non il mio coraggio a parlare.
 
- Sei completamente inutile qui. –
 
- Ehi ragazzo non hai sentito quello che ha detto Zeff? Gira i tacchi e vattene. – a parlare era stato un uomo molto grosso dalle braccia molto pelose, indossava un’uniforme nera e impugnava due coltellacci.
 
Ace non si mosse, continuava a sorridere, come se avesse tutto sotto controllo. Certo, lì c’era Kora a guardargli le spalle ma ciò nonostante io al suo posto non sarei stato così tranquillo.
 
- Ace per l’amor del cielo! – Belle si era parata davanti a suo fratello. – Non vorrai iniziare una rissa?! – inchiodò due occhioni supplichevoli sul viso del ragazzo che la ignorò continuando a fissare il vecchio capocuoco.
 
- Perché non vuoi che parli con lui? –
 
- Il ragazzo resta qua! – si guardavano in cagnesco.
 
Dopo qualche attimo Ace si mise le mani sui fianchi e sbuffò.
 
- E va bene. Se non vuoi chiamarmelo fa niente, aspetterò sulla mia nave, ma non andrò via senza parlargli. –
 
- Forse non mi sono spiegato moccioso: il ragazzo non andrà da nessuna parte e adesso andatevene! –
 
- Ehi voi! – un uomo seduto a tavola. – Non ce li vogliamo i pirati in questo posto! –
 
- Non ci senti ragazzino? Ti ha detto di andartene! –
 
- Non fai più il prepotente adesso! –
 
- Siete solo dei ragazzini! – la clientela stava approfittando dei cuochi per sbatterci fuori.
 
- Un momento… - un tipo guardava insistentemente verso me e Kora. – Ma io li conosco questi tipi, li ho già visti… Tu non sei forse… - la biondina non gli lasciò completare la frase.
 
- Un’altra parola e sei un uomo morto! – lo sguardo più affilato della sua lama.
 
- Non tollero che nel mio ristorante si minaccino i miei clienti. – Zeff era contrariato davvero. Ecco, avevamo fatto la frittata!
 
- Kora ti prego abbassa la spada… - Belle non sapeva a chi rivolgersi più per calmare le acque. Il medico non si muoveva di un millimetro.
 
- Kora… lo sapevo di avervi già visto. – nonostante la spada alla gola quel tipo le ghignava in faccia, era tutto suonato, non aveva idea di che belva si trovasse davanti.
 
Fu solo un attimo, un lampo ma intravidi nei suoi occhi la furia omicida. Un uomo seduto ad uno dei tavoli, che fino a quel punto aveva continuato a mangiare senza degnarci di attenzione intervenne senza smettere di fare ciò che stava facendo.
 
- Direi che possa bastare così, non credete? – un uomo dai capelli rosa, barba e pizzetto ben curati, sfiorava a malapena la quarantina, un paio di occhiali tondi blu sulla testa ed un foulard della stessa tinta al collo. Continuava a mangiare senza voltarsi.
 
I miei compagni si voltarono nella sua direzione e lo osservarono posare le posate e pulirsi le labbra con il tovagliolo prima di alzarsi. Il medico strinse gli occhi ad una fessura mentre il capitano lo guardava perplesso.
 
- E tu chi saresti? – chiese curioso Ace.
 
- Per oggi solo un avventore che si stava godendo il pranzo nel miglior ristorante del mondo. – sorrise ai ragazzi. – A proposito, complimenti davvero Signor Zeff, era tutto delizioso. – sorrise al cuoco prima di tornare sui ragazzi. – Tornando a noi, che ne direste di portare la conversazione su toni più civili? – guardava Kora, credo volesse dire “abbassa la spada”.
 
La biondina esitò qualche attimo poi si decise ad abbassare la katana.
 
- Molto bene, si discute molto meglio quando l’atmosfera è meno tesa, non trovate? Ora perché non esponiamo con calma tutte le richieste? Inizio io: gradirei un’altra porzione di quel delizioso budino. Provate voi adesso. – Quel tipo era proprio bizzarro eppure emanava un certo fascino, sentivi il bisogno di assecondare le sue gentili richieste.
 
- Sono qui per parlare con un suo apprendista affinché si unisca alla mia ciurma. –
 
- Il ragazzo non si muove di qui e voglio che ve ne andiate immediatamente dal mio ristorante! –
 
- Se posso darti un consiglio ragazzo, io non sbandiererei in giro il fatto di essere un pirata, sai è una cosa piuttosto illegale e se qui ci fossero orecchie della legge potresti finire nei guai, sai. –
 
- Orecchie della legge? – Ace sembrava confuso.
 
- È della Marina. – affermò Kora. In realtà lo stavo pensando anche io ma sentirlo dire ad alta voce mi causò un brivido lungo la schiena. Accidenti che pasticcio!
 
- Siete fortunati, oggi è il mio giorno di libera uscita e quindi non sono in servizio. – sorrise tranquillo. – E se vi arrestassi non potrei godermi la seconda porzione di budino. –
 
- Allora cosa ha intenzione di fare? – chiese la navigatrice.
 
- Godermi il resto della mia giornata di permesso, certo sempre che voi andiate via senza creare ulteriori problemi. –
 
- Non ha intenzione di arrestarli? – chiese l’uomo a cui Kora aveva puntato una spada alla gola solo poco prima.
 
- Io? – si indicò. – Certo che no. Suvvia, sono solo ragazzi, non c’è bisogno di essere così severi. –
 
- Sta scherzando? Quelli sono … - l’espressione dell’uomo dai capelli rosa divenne molto seria ed il tipo che stava denunciando la biondina e il moro perse conoscenza.
 
- Ecco cosa accade ad esagerare troppo con il vino. – sorrise e tornò a noi. Non sapevo bene cosa fosse successo ma avevo una vaga idea… quel tipo non era ubriaco per niente, io di sbronze me ne intendevo e quello non lo era affatto. Era stato lui. Lo avevo letto e ne avevo sentito parlare ma non avevo mai avuto la possibilità di vederlo da vicino… Quello non era solo uno della Marina, doveva essere un pezzo grosso. – Il budino lo preferirei alla vaniglia questa volta. –
 
- Ace ti prego andiamo via. – gli bisbigliò Belle.
 
- Non finchè non avrò parlato con il ragazzo. –
 
- Ci scusi per il disturbo. – era stata Kora a parlare. – Ce ne andiamo. – il suo sguardo non ammetteva repliche. Si voltò verso l’uscita incamminandosi verso la nave.
 
- Ehi! Un momento! – Ace non voleva rinunciare al suo obiettivo.
 
- Non è qui! Andiamo! – Non so se fossero state le sue parole o il suo sguardo ma fatto sta che il capitano sospirò rassegnato e poi si decise a seguirla.
 
- Voi tre. – mi si ghiacciò il sangue nelle vene. – Oggi non sono in servizio, quindi finisce così, ma vi do un consiglio: lasciate perdere questa strada o la prossima volta che ci incontreremo sarò costretto a non ignorare le taglie che ci sono sulle vostre teste. –
 
- Mi allenerò e la prossima volta che ci incontreremo sarò molto più forte di adesso e potremmo affrontarci e sono certo che sarà un bell’incontro. – Ace gli sorrise lasciandolo spiazzato, non si aspettava questa risposta. Sorrise di rimando e con le mani in tasca, mantenendo intatto quel sorriso, tornò al suo tavolo.
 
- Però… davvero interessante questo ragazzo… mi ricorda tanto qualcuno. –
 
Uscimmo dalla sala, ci stavamo dirigendo verso la nave. La biondina ci precedeva, non potevo vederla ma ero sicuro fosse incavolata nera, non osavo immaginare il momento in cui saremmo risaliti a bordo e avessimo preso il largo. Forse Ace poteva sopravvivere alla sua furia ma io non mi sentivo così fortunato. Dopo qualche attimo il capitano si bloccò, sembrava fosse in ascolto di qualcosa.
 
- E adesso cosa ti prende? – chiese sua sorella, anche lei sembrava arrabbiata.
 
– Avviatevi, devo fare una cosa. –
 
- Che cosa hai in mente? – il capitano girò a destra e percorse il ponte della nave per raggiungere l’altro lato. – ACEEEEE!!!!! – anche sgolandosi lui la stava ignorando.
 
Kora che si era fermata a guardarlo gli voltò le spalle e si rimise in marcia verso la nave senza nessuna intenzione di aspettarlo o seguirlo. Ragazzi ero curioso da morire. Forse per l’adrenalina che avevo addosso per quello che era successo, anche perché alla fine non era successo niente di pericoloso, però volevo sapere dove stesse andando il moro. Non diedi neanche un passo che mi sentì tirare per la maglietta, era Keiley.
 
- Credo che il capitano abbia bisogno di un po’ di intimità, abbiamo creato già abbastanza confusione qui. – Così piccola e così saggia.
 
- Dove sta andando? –
 
- Non è ovvio? – mi sorrise complice. – A parlare con il nuovo cuoco. –
 
- Ma credevo avessimo rinunciato. –
 
Keiley scosse la testa riccioluta. – Ma no! Non era a bordo. –
 
- E tu come lo sai? –
 
Gonfiò le guance, come se fosse ovvio. – I cuochi erano tutti in sala per via della confusione che stava facendo Ace e non c’era nessun ragazzo biondo tra loro. –
 
- E come lo sai che fossero tutti? –
 
- Ma bisogna spiegarti proprio tutto? – si mise le mani sui fianchi. – Non abbiamo percepito nessun altro a bordo. –
 
- Percepito? –
 
Alzò gli occhi al cielo. – Haki. – mi disse lei. – Tonalità della percezione. –
 
Haki! Quella gente sapeva usare l’haki!
 
- Vuoi dirmi che tu sei in grado di usare l’haki? – ero sconvolto.
 
- Certo! Ma solo quello della percezione. Ace e Kora sanno usare anche gli altri. –
 
Confermo, non ci potevo credere! Cioè ragazzi, l’haki è una di quelle cose leggendarie di cui si parla ma che nessuno ha mai visto ed ora questa ragazzina mi stava dicendo di saperlo usare. Io ero sconvolto, sul serio. Ed anche Kora ed Ace lo padroneggiavano. Ecco come facevano quei due a leggermi il pensiero e ad anticipare cosa stavo per dire o fare, facevano ricorso all’haki. Fico ed inquietante al tempo stesso.
 
- Prendiamo la nave e andiamogli incontro, se i cuochi dovessero accorgersene sarà meglio essere pronti a levare l’ancora. – la navigatrice era tornata in sé, ma si vedeva fosse ancora nervosa. Chissà se anche lei era in grado di usare questo fantomatico haki.
 
Salimmo sulla nave e dopo una rapida spiegazione ai gemelli ci mettemmo in moto per aggirare il Baratie.
 
- Perché Ace ci tiene tanto che questo tipo si unisca a noi? – Belle era sul ponte ed era sempre un piacere stare in sua compagnia, era davvero adorabile oltre che molto bella.
 
- Non sai chi è vero? – era pensierosa, ma quando mi avvicinai si riscosse e mi sorrise.
 
- Confesso la mia ignoranza. –
 
- Per essere uno studioso ed un autore leggi davvero poco i giornali. –
 
- Tendo ad ignorare i non fruttati. – rise, era ancora più bella quando rideva.
 
- Il cognome Vinsmoke ti dice niente? –
 
Altroché se mi diceva qualcosa, persino per uno poco aggiornato come me quel nome era popolare. Apparteneva ad una famiglia regnante nel North Blue e poi era il cognome di uno degli uomini di Cappello di Paglia, la sua ciurma era leggenda, non si poteva non conoscerla.
 
- Vuoi dirmi che il ragazzo che sta cercando Ace ha a che fare con Sanji Gamba Nera? –
 
- È suo figlio. – Mi disse lei sghignazzando, dovevo avere un’espressione davvero sconcertata.
 
- Ace sta prendendo un po’ troppo alla lettera la storia di voler essere il nuovo Cappello di Paglia. –
 
- In effetti mio fratello a volte si fa prendere un po’ la mano, ma tu cosa avresti fatto al suo posto? –
 
Non potevo darle torto. Se il figlio di quell’uomo era mitico anche solo la metà del padre valeva la pena di tentare.
 
- Come mai si trova qui? –
 
- Allora è vero che non leggi i giornali. – almeno le stavo facendo riacquistare il buonumore. – Ci fu un grande scandalo parecchi anni fa. Come puoi immaginare, essendo figlio di un pezzo grosso, suo padre ce l’ha messa tutta per tenerlo nascosto. Lui e sua madre si nascondevano su un’isoletta sperduta chissà dove. Poi suo nonno venne a sapere di avere un nipote ed è stata una vera manna dal cielo per il regno di Germa. –
 
La ascoltavo attentamente, alcune notizie erano giunte anche alle mie orecchie, ma molto frammentate e a volte poco credibili.
 
- Vedi, il re di Germa ha sottoposto i propri figli ad una modifica genetica per renderli più forti… però li ha resi anche sterili… il ragazzo che sta cercando Ace è l’unico erede dei Vinsmoke. Quando suo nonno seppe di lui lo fece cercare in tutto il mondo e alla fine lo trovò. Portò lui e sua madre su Germa. Quando Sanji lo venne a sapere quasi si sfiorò la guerra tra la ciurma di Cappello di Paglia ed il regno di Germa. I giornali erano pieni all’epoca, erano in prima pagina. –
 
- E come ci è finito l’erede dei Vinsmoke in un ristorante? –
 
- Scesero a patti. Il nonno ha avuto la custodia del ragazzo per 10 anni a patto che alla fine di questo periodo gli lasciasse vivere altri 10 anni lontano dal regno. Alla fine avrebbe scelto liberamente per sé stesso. –
 
- Ed Ace lo conosce? –
 
- Non di persona, no. Ma quando ha saputo che lavorava qua gli ha messo gli occhi addosso. Non andrà via di qui senza di lui. –
 
- E se lui non volesse venire? – infatti mi chiedevo perché l’erede dei Vinsmoke avrebbe dovuto seguire quel pazzo di Ace per mare. Certo per uno come lui non doveva essere facile vivere come apprendista cuoco ma era davvero sufficiente essere figlio di un pirata per poterlo essere? È una domanda che tutt’oggi mi faccio ragazzi… quanto conta il nostro sangue per stabilire chi siamo?
 
Arrivammo con la nave abbastanza vicino al capitano, se ne stava appollaiato come suo solito su di una trave e parlava con un ragazzo biondo appoggiato alla parete a braccia incrociate. Non potevo crederci, era proprio lui, un Vinsmoke in carne e ossa. Avevo incontrato suo padre durante l’intervista a Cappello di Paglia e per la miseria se gli somigliava, erano quasi due gocce d’acqua e poi quelle sopracciglia a ricciolo, caratteristiche della famiglia Vinsmoke, erano inconfondibili.
 
- Allora amico, che ne dici di unirti alla mia ciurma? – gli stava chiedendo il capitano.
 
- Mi dispiace, ma non ho nessuna intenzione di partire con voi e fare il cuoco. Certo, ho talento in cucina e non mi dispiace affatto cucinare, ma non è questo il mio destino. –
 
- Ace! – Belle si sbracciava dal ponte. – Siamo qui! –
 
- Arriviamo subito! –
 
Il biondo voltò la testa verso di noi e quasi gli uscirono gli occhi dalle orbite quando vide Belle.
 
- Quel buono a nulla è ancora lì! – anche Kora si era affacciata e al cuoco si erano dilatate le narici.
 
- E così quello è un vero Vinsmoke –
 
- Così sembra. – Anche i due gemelli erano corsi a vedere insieme a Keiley. Il biondo ebbe un’epistassi.
 
- Ehi amico. Ti senti bene? – Ace era sceso dalla sua posizione sopraelevata e si era abbassato a vedere in che condizioni fosse il cuoco.
 
Il ragazzo si mise a sedere di scatto e afferrò il capitano per il bavero della maglietta.
 
- Quelle ragazze sono tutte sulla tua nave? –
 
- Certo. – il moro gli sorrise. – Sono la navigatrice, il medico di bordo, la carpentiera e la cecchina. –
 
- E non potevi dirlo subito invece di blaterare a proposito di sogni e avventure in mare? –
 
- Ti ho detto che avevo una ciurma. – il capitano non capiva a cosa si riferisse.
 
Il biondino si tirò su di colpo e in un attimo salì a bordo, subito seguito dal capitano.
 
- Ragazze è un vero piacere fare la vostra conoscenza. – le gambe gli ondeggiavano e passava dall’una all’altra piroettando. Che scena patetica! – Mi chiamo Kilian, mie bellissime e delicate fanciulle e da questo momento sono il vostro cuoco di bordo, mi prenderò cura di voi e preparerò per voi ogni genere di leccornia. –
 
- Ma non aveva detto che non sarebbe venuto con noi? – Non mi era simpatico, affatto.
 
- E tu chi saresti? – l’antipatia era reciproca.
 
- Lui è lo studioso. – mi presentò fiero Ace.
 
- Lo studioso? A cosa serve uno studioso su di una nave pirata? –
 
- A condurci verso i frutti del diavolo ma ti spiegherò strada facendo. –
 
- Fantastico! Non ne bastava uno, adesso ne abbiamo due. – La biondina era sarcastica e guardava me.
 
- Cosa vorresti dire? – ero nervoso e risposi male anche a lei.
 
- Dove credi di andare ragazzo? – la voce del capocuoco, era uscito dalla sala ed ora ci guardava male dal ponte del Baratie.
 
- Via di qui vecchio, non è evidente? –
 
- Tuo padre lo ha proibito! –
 
- Mio padre ha detto di vivere 10 anni come voglio io e non come vuole lui ed io ho deciso di partire. –
 
- Ti ha affidato a me ed io non ti permetterò di fare come ti pare. Gli ho promesso che ti avrei raddrizzato e per Giove è quello che farò! Gli ho promesso che ti avrei trasformato in un vero uomo. –
 
- Eccoli finalmente! – dei brutti ceffi erano venuti fuori dal locale. – Sono quei mocciosi che hanno steso il capitano. –
 
- Diamogli una bella lezione! –
 
- Hanno delle taglie sulla testa, prendiamo quei ragazzini e consegniamoli alla Marina! – avanzavano verso di noi, erano armati, ma noi eravamo su di una nave, se fossimo partiti subito non avrebbero potuto prenderci, ma credo che abbiate capito che tipo fosse Ace, no? Ovviamente non si sarebbe schiodato di lì, o almeno non dopo le minacce di quei manigoldi ai cuochi.
 
- Andatevene immediatamente dalla mia nave! Qui gli attaccabrighe non sono ben accetti! –
 
- Sta zitto vecchio! Noi non prendiamo ordini da te! –
 
- Forse dovremmo dare una lezione anche a lui! –
 
Quei tipi si lanciarono contro il vecchio ed i suoi cuochi e devo dire che, nonostante l’età combattevano davvero bene.
 
- Senti amico… - disse il biondino a braccia incrociate al capitano. – Non posso partire lasciando quel vecchio in mezzo ai guai. –
 
Ace gli sorrise. – Allora perché non andiamo a sistemare le cose? – il cuoco ricambiò il sorriso e poi entrambi saltarono giù dalla nave. Quella è stata la prima volta in assoluto che ho visto il capitano in azione, oltre che quell’antipatico di cuoco, e sebbene quei nemici fossero delle mezze calzette, ora lo so, fu incredibile.
 
Che Ace fosse molto forte lo avevo già capito, ma ragazzi, sembrava che avesse i pugni fatti di agalmatolite ed il cuoco poi… sapeva padroneggiare la stessa tecnica che aveva reso famoso suo padre. Accidenti a lui! Mi dispiace ammetterlo ma era davvero straordinario ed anche le ragazze lo pensavano, tutte tranne ovviamente Kora, lei non si capiva mai cosa pensasse. Se ne stava con le spalle appoggiate al muro e le braccia incrociate sul petto ad osservare la scena impassibile. In quel momento capì chi mi ricordasse, un grosso, pericoloso ed aggraziato felino, di quelli terribilmente belli e pericolosi. Non mi spiegavo come, io che repellevo il pericolo, mi sentissi tanto attratto da lei e da quei suoi modi freddi e scontrosi… doveva essere il gelido magnetismo dei suoi occhi… ma torniamo allo scontro: quel cuoco antipatico si era frapposto tra il vecchio ed i piratucoli e li stava riempiendo di calci ed Ace stava scaraventando in acqua a suon di pugni tutti quelli che gli si avvicinavano. Non ci misero molto a fare piazza pulita.
 
- Ragazzo. – il vecchio cuoco afferrò il biondino per una spalla. – Credevo saresti partito. –
 
- Andiamo vecchio! Non ti avrei mai lasciato da solo in mezzo ai pasticci, lo sai. – gli sorrise e l’espressione arcigna del capocuoco si rilassò.
 
- Non sei tanto male ragazzo. Nonostante il pessimo lavoro che abbiano fatto i Germa con te, sei ancora piuttosto simile a tuo padre, prometti bene anche se c’è ancora tanto da lavorare con te per correggere le cattive abitudini che ti ha inculcato tuo nonno. – Spostò lo sguardo su Ace. – Spero che a te dia più retta di quanto ne dia a me ragazzino e che tu riesca a fare con lui quello che Cappello di Paglia ha fatto con suo padre. – tornò sul biondo. – Ma ricordati moccioso, se verrò a sapere che anche una sola volta non ti sarai comportato da vero uomo ti verrò a cercare e ti taglierò le palle. Mi ha capito? –
 
- Certo nonno, me lo dici sempre. – gli sorrise. Quei due in fondo si volevano bene. Secondo i patti quel bellimbusto dalle sopracciglia a ricciolo sarebbe dovuto rimanere al Baratie per altri 6 anni ma Zeff lo lasciò andare. Vedete, il padre gli aveva chiesto di cancellare da lui gli insegnamenti Germa e trasformarlo in un brav’uomo in modo che alla fine del suo addestramento fosse libero di scegliere cosa farne della propria vita, e credo che nel vedere questa ciurma eclettica e sgangherata approdare al suo ristorante in cerca di un giovane cuoco gli avesse riportato alla mente il momento in cui Cappello di Paglia venne a prendere Sanji. Suo figlio gli somigliava molto, era sicuro che ripercorrendo le sue orme avrebbe trovato più facilmente la strada per diventare un brav’uomo, sperava che con quel capitano sconsiderato e carismatico che parlava di sogni e avventure il giovane Kilian avrebbe potuto trovare davvero la retta via.
 
Zeff non era uno sprovveduto, si era accorto che il ragazzo avesse fatto ritorno e che Ace non fosse partito e li aveva intercettati sul retro della nave mentre chiacchieravano. Aveva ascoltato i discorsi del capitano e gli era tornato in mente un ragazzino magrolino con il cappello di paglia che 22 anni prima aveva portato il caos nel suo ristorante. E poi aveva ascoltato il punto di vista di suo nipote, sapete come funziona no, alle volte è più semplice confidarsi con un proprio coetaneo che con una figura genitoriale burbera. Il biondo si era rifiutato di partire, non voleva deludere suo padre e Zeff che si stava prendendo cura di lui e in cui suo padre riponeva tanta stima e fiducia. Gli piaceva fare il cuoco ma era anche un principe di Germa e la sua vita, pertanto, era abbastanza incasinata. Aveva ricevuto una certa educazione per 10 anni ed ora gliela stavano demolendo insegnandogli esattamente l’opposto.
 
La verità è che non si sentiva a casa in nessuno dei due posti, era troppo gentile per Germa e troppo poco per il Baratie, doveva trovare una sua dimensione in cui unire il meglio delle sue due famiglie e capire chi fosse davvero ed Ace gli stava offrendo questa possibilità. Il capitano vendeva sogni, inseguendo il suo trascinava con sé quelli che ne avevano uno. Non mi è mai stato simpatico il cuoco, lo confesso, ma credo che il moro avesse puntato sul cavallo giusto, quel biondino tutto sommato è un tipo a posto, uno di cui ci si può fidare, anche se insopportabilmente melenso con le donne!
Salirono a bordo e ci preparammo a partire. In quell’occasione riflettei sul fatto che ogni volta che una nave parte da un luogo al contempo c’è la fine di qualcosa e l’inizio di qualcos’altro. Un nonno e un nipote si stavano separando ma per quel ragazzo iniziava una nuova vita, iniziava finalmente a percorrere la propria strada.
 
- Ciao Kilian! – i cuochi si sbracciavano a salutarlo.
 
- Comportati bene ragazzo! –
 
- Mi raccomando sta attento. – sembravano tante madri, buffa come scena e commovente al tempo stesso.
 
- Statemi bene ragazzi! – il biondo si sbracciava a salutare. – Ciao nonno! –
 
- Prenditi cura di te Kilian! – avrebbero sentito uno la mancanza dell’altro, questo era poco ma sicuro.
 
Quando ci fummo allontanati abbastanza dal ristorante però iniziarono i veri problemi, poiché mentre Belle faceva gli onori di casa mostrando la nave al nuovo arrivato la belva feroce si staccò dal muro ed avanzò verso me e il capitano. Forse sarebbe stato più semplice affrontare i malviventi al Baratie che lei, aveva uno sguardo che inceneriva. Afferrò Ace per la maglietta e gli mise un pugnale alla gola senza dire una parola.
 
- Si, lo so, sei arrabbiata. – Ace rimaneva tranquillo, io avrei già alzato le mani ed iniziato a sudare.
 
- Dici? Ti rendi conto di quello che hai fatto? Ci hanno riconosciuti! –
 
- Non è successo niente però e alla fine abbiamo prelevato il cuoco, no? –
 
- C’era un ufficiale della Marina lì dentro e adesso sa chi siamo! – pensavo sul serio gli avrebbe tagliato la gola anche se lui non si scomponeva. All’epoca non lo sapevo ma il capitano era uno dei pochi a sapere come gestire quella belva. Pensai di dover intervenire in sua difesa.
 
- Ci ha lasciati andare, Ace ha ragione, tutto sommato è andata bene. –
 
- Con te faccio i conti dopo! – era una minaccia, dovevo star zitto. Lei non staccò gli occhi dal capitano neanche un attimo.
 
- Ci farai uccidere tutti! Adesso abbiamo anche un ufficiale a darci la caccia oltre a quello che da la caccia alo scrittore e con il casino che hai messo su ci hanno riconosciuti, presto i nostri manifesti torneranno in circolazione e cosa peggiore lui ci troverà! –
 
- Non ci prenderà Kora, sta tranquilla e fidati di me. –
 
- Fidarmi di te? – trovava la cosa divertente ma aveva ancora uno sguardo omicida negli occhi.
 
- Perché non ne parliamo in ufficio con calma, non vorrei far impressionare il nuovo cuoco, lì potrai farmi tutto quello che vuoi e urlarmi contro quanto ti pare. – ci pensò un attimo e a quanto sembrava l’idea di poterlo strapazzare a piacimento senza interruzioni le andava a genio perché abbasso il pugnale e si avviò verso il suo studio. Lui alzò le mani come a dirmi “che vuoi farci” e poi la seguì. Data la calma che aveva mantenuto non era la prima volta che una scena simile si ripeteva. Non riuscì a fare a meno di chiedermi da quanto si conoscessero e cosa fosse successo per guadagnarsi una taglia. Erano così diversi eppure tra loro c’era qualcosa… sembravano conoscersi da molto tempo e la cosa un po’ mi infastidiva.
 
Restai solo sul ponte aspettando il mio turno per essere sgridato dal medico di bordo e dovevo avere un’espressione molto sconsolata perché la piccola Keiley mi si avvicinò.
 
- Non avere paura, Kora urla tanto ma non ti farà del male. –
 
- Non ho paura di lei. – il suo sguardo mi fece capire chiaramente che non mi credeva affatto.
 
- Stasera ci sarà una festa per dare il benvenuto a Kilian, vedrai che tutti gli animi si calmeranno, anche perché in genere le ramanzine peggiori le fa ad Ace. –
 
- Perché proprio a lui? –
 
- Perché è il capitano, è una sua responsabilità tenerci al sicuro. O almeno questo è quello he dice Kora. –
 
Possibile che fosse davvero questa la motivazione, che cercasse di renderlo più responsabile? In tal caso non invidiavo affatto la sua posizione, rendere responsabile quella ciurma di scombinati era davvero un’impresa impossibile.
 
- Dove andiamo adesso? –
 
- A prendere lo spadaccino. –
 
- Fammi indovinare, il figlio di Zoro? –
 
Il ragnetto scosse la testa riccioluta.
 
- Zoro non ha avuto figli. Però c’è una palestra molto rinomata, lui studiò lì da giovane e si dice che sforni i migliori spadaccini del mondo. Ace crede di poter parlare con la Capo palestra per arruolare il suo miglior allievo. –
 
- Come fate a sapere tutte queste cose? –
 
- Le sanno Ace, Kora e Belle. Non so da chi le abbiano sapute. Io vengo da una piccola isoletta, so solo quello che sentivo dire a mia madre e ai miei fratelli. –
 
Quando la piccola decise di avermi consolato abbastanza mi lasciò per andare a fare la vedetta ed io rimasi lì in attesa di essere sgridato dal medico di bordo.
   
 
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