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Autore: Le due zie    19/11/2018    9 recensioni
A volte ciò che è sotto gli occhi di tutti, passa inosservato; altre volte, basta un dettaglio a scatenare una bufera. Si tratta sempre di dettagli, grandi o piccoli che siano, ma ciò che fa la differenza è lo sguardo dell’osservatore. E’ semplicemente una questione di punti di vista.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Meriggio
 
Cavalca da diversi minuti, ormai, completamente immerso nella natura striata dall'oro dell'autunno, palazzo Jarjayes ormai del tutto sparito alle sue spalle. Le istruzioni di Madamigella Oscar sono state così precise, su come raggiungere la radura che generalmente lei ed André utilizzano per allenarsi all'arte del duello, che non ha alcun timore di smarrirsi ma procede ugualmente mantenendo il cavallo al passo, determinato a godersi appieno la serenità che la squisita ospitalità di Madamigella gli sta regalando a piene mani. Di tanto in tanto gli viene istintivo scrutare l'orizzonte alla ricerca del fumo che avrebbe potuto rivelare la presenza di un accampamento nemico, o guardarsi furtivo le spalle, per essere certo di non essere inseguito, salvo poi rimproverarsi bonariamente tra sé e sé: nessun pericolo di incappare in un'imboscata, nessuna imminente battaglia da affrontare, nessuno spettro ululante di paura da mascherare dietro ad un coraggio sempre più difficile da dimostrare. Solo le distese color burro delle stoppie inframmezzate dal verde dei prati a cui doveva ancora essere strappato l'ultimo raccolto di fieno profumato. Solo il mormorio quieto del canale che scorre poco lontano e un cinguettante sottofondo di passeri e colombi a far da contraltare ad un ritmico cozzare di ferro su ferro, a confermargli che sta per raggiungere la sua ospite e sta per osservarla impegnata in un confronto molto serrato, a giudicare dalla velocità del susseguirsi di colpi che percepisce in modo sempre più definito.
Determinato a non disturbare in alcun modo l'allenamento di Madamigella, distraendola col suo arrivo a cavallo, smonta dalla sella e conduce la sua cavalcatura ad un albero per potervi legare le briglie. Fatto questo si dirige di buon passo verso la radura circondata da alberi di fronte a lui, guidato dal rumore delle spade, pronto a cimentarsi a sua volta con i suoi amici. Pur continuando a camminare indugia un istante su quel pensiero che lo ha colto istintivo: ha pensato anche ad André come ad un amico, accomunando la sua presenza a quella di Madamigella con una naturalezza che un poco lo sorprende. Benché sia abituato alla presenza silenziosa ma preziosissima di André al fianco di Oscar, sia nelle occasioni ufficiali che in quelle decisamente più informali, sin da quando ha avuto modo di conoscerli anni prima, non può fare a meno di pensare alla confidenza che ha visto tra loro in quei giorni, a quel linguaggio privato che ha scorto tra loro, fatto di battiti impercettibili di ciglia ed accenni di sorrisi, di sfiorarsi tanto rapidi e lievi da dubitare che fossero reali, come quelle mani che ha creduto di vedere allacciate. E non può che scoprire in sé stesso un sentimento di comprensione, di accettazione, verso quell'unione così strana ma così salda. Ed è proprio quella considerazione che lo spinge a fermarsi al riparo fluente delle fronde di un salice, quando li raggiunge, senza rivelarsi subito, consapevole che la foga del combattimento impedirà loro di prendere coscienza del suo arrivo.
Non visto li osserva con estrema attenzione: subito lo colpisce la profonda fiducia che dimostrano di avere uno dell'altra. Non potrebbero duellare in quel modo se non si conoscessero a fondo, se non fossero assolutamente certi delle vicendevoli capacità, se non sapessero di poter confidare in quell'affinità senza alcuna riserva. Ben presto si rende conto di essere quasi rapito dalla velocità e dalla leggerezza di quei movimenti, tanto leggiadri ed armoniosi da sembrare una danza ma, ne è certo, assolutamente micidiali e per questo ancor più affascinanti. I rumori della campagna circostante svaniscono, sostituiti dal suono delle lame e dalle grida aspre con cui i due giovani sottolineano la potenza dei loro colpi, i respiri affaticati che gravano le gole quanto il mulinare delle lame impegna muscoli e riflessi. Ogni cosa intorno a lui sembra sbiadire ed affievolirsi, tanto sono ipnotici i fendenti e le parate dei due contendenti che ora hanno intrecciato le lame in un colpo che porta i loro corpi ed i loro visi vicinissimi, gli occhi negli occhi per lunghi interminabili istanti.
La percezione di ciò che sta osservando muta di colpo ed al Conte si spezza il fiato mentre compie istintivamente un passo indietro, cercando ulteriore protezione nel verde ombroso del salice, travolto dalla sensualità che trasuda da ogni singolo, impercettibile movimento che quei corpi compiono, nel respirarsi. - Buon Dio... - si ritrova suo malgrado a mormorare, la gola improvvisamente asciutta e gli occhi sgranati per la sorpresa. 
Desiderio. Ecco cosa sta osservando.
Ecco cosa dicono quegli occhi allacciati, quelle bocche ansanti, quei respiri che si mescolano.
Quei due giovani si desiderano, si vogliono, ne è certo. Riconosce la voglia di annullarsi ed annullare che colma il corpo e svuota la mente. L'ha conosciuta, quella brama, ed ora quella vibrazione potente la percepisce, chiarissima nella radura inondata di sole, tra quell'uomo alto e bruno e quella meravigliosa creatura bionda che lo fronteggia e lo invita al tempo stesso, gli occhi sfavillanti di un brillio adamantino e la bocca atteggiata ad un piccolo sorriso provocatorio che sfiora appena la guancia del compagno per depositargli all'orecchio un tesoro di sussurri.
Di certo, quali che siano le parole mormorate da Oscar, hanno su André un effetto dirompente perché libera fulmineo la spada ed incalza, quasi feroce la sua compagna che accoglie grata i suoi colpi, i riccioli una nuvola d'oro soffuso mentre arretra e para, agile e velocissima, la bocca che ora ha abbandonato il sorriso per mordersi l'angolo inferiore del labbro.
C'è un grosso albero alle spalle di Oscar e Hans ha la sensazione che è lì che lei si stia facendo condurre, malgrado sappia che contro quel tronco resterà di certo imprigionata...e infatti nel tempo che ci ha impiegato per formulare il pensiero è proprio contro la corteccia ruvida che il duello vive i suoi ultimi attimi. In un estremo tentativo di parare gli affondi incalzanti di André, Oscar alza la spada per porla in trasversale ma lui è lesto a cogliere un altro tipo di vittoria: abbandona la sua arma e con un solo gesto si sbarazza di quella di lei e le imprigiona entrambi i polsi, per poi alzarglieli alti sopra la testa e scendere a catturarle avido le labbra.
Sono così belli, perduti in quel bacio affamato che Hans non può fare a meno di continuare a guardarli, benché sappia che deve decidersi ad andarsene, che non può continuare ad osservare quell'attimo intimo e rubato. Deve forzare le sue gambe e arretrare piano, attento a non fare rumore, fino a quando ritrova il cavallo intento a pascolare quietamente.
È solo quando è in sella e percorre piano la via del ritorno che si rende conto della portata di ciò che ha visto …
 
E’ ancora immobile, in piedi, accosto alla grande finestra e con lo sguardo rivolto al giardino. Non riesce a distogliere gli occhi dal vialetto di accesso alla corte antistante l’ingresso di Palazzo Jarjayes, poco più che un passaggio secondario, un nastro di pietrisco chiaro, sul quale i raggi obliqui del sole basso sull’orizzonte disegnano le ombre lunghe dei fusti che accompagnano tutto il percorso che conduce dalle scuderie al palazzo; osserva i riflessi di fuoco e di oro nei quali si insinuano lingue scure, quasi fossero dita forti di una mano segreta che affonda in una chioma dorata e l’accarezza, lenta e delicata, muovendosi d’un soffio, seguendo lieve il passo del tramonto …
Si stupisce, quasi, dei propri pensieri e di come, in modo del tutto inatteso, da alcune ore la sua mente non faccia che rincorrere immagini quasi nascoste, proibite. Ritagli di un mondo che ha scorto appena e che a fatica riesce ancora a definire; che torna come un’onda sulla riva, travolgendo gli scogli per infrangersi su di essi, fino a scivolare ancora verso il mare, riducendosi ad un rivolo che sfuma in un timido gocciolare tra le pieghe consumate della roccia. Un’onda di ricordi, di dettagli, sguardi e gesti che pur evanescenti, sembrano ora perseguitarlo, riallacciandosi senza sosta a frammenti della sua memoria segreta.
Si dà dello stupido, perché finché non li ha visti, insieme a duellare in quella radura, non ha compreso; si chiede come sia stato possibile che non si sia mai accorto di nulla e, considerato da quanto tempo li conosce e quante volte li ha visti insieme, come possano essere stai così bravi a fingere, o anche solo a nascondere. La mente corre alle numerose occasioni in cui li ha incontrati alla reggia, intenti a discutere tra loro in un momento di pausa, o spediti nel percorrere i corridoi tra gli appartamenti, lei sempre un passo avanti a lui, il portamento perfetto e lo sguardo fiero; e alle sue visite a Palazzo Jarjayes, quando era sovente trovarli a esercitarsi con la spada, in una dimensione tutta loro, eppure niente gli aveva impedito di insinuarsi in quei momenti, diventando parte integrante di quelle occasioni di sfida.
Solleva lo sguardo al cielo che a oriente si sta velando della prima pace della sera e rapito dallo spettacolo che si svolge davanti ai suoi occhi porta una mano alla maniglia per aprire la finestra e poter meglio ammirare quel gioco di colori affascinanti. E’ fresca la brezza che investe il suo viso e lo induce a socchiudere lo sguardo e trattenere il respiro per qualche istante, prima di abituarsi a quella carezza e tornare a scrutare oltre l’orizzonte, quasi cercasse, in quel lembo di terra oltre il quale sa essere la città, una risposta alle sue innumerevoli domande. Lo sguardo corre lungo il profilo frastagliato della macchia scura, là dove il terreno pianeggiante si fonde con la boscaglia in un unico verde cupo; nella stessa selva in cui si era addentrato seguendo le indicazioni di Madamigella Oscar, alla ricerca della radura, salvo poi rimanere nell’ombra per decidere che non fosse il caso di arrecare disturbo …
Di nuovo quello stesso pensiero torna a martellare nella sua mente, fino a che nel brusio sommesso di fronde mosse dalla brezza che gli giunge da poca distanza, non coglie un rumore di passi e l’eco di voci note.
Seguendo l’istinto, li cerca con lo sguardo e li trova a percorrere il vialetto, sfilando tra luci ed ombre, uno accanto all’altra.
Non riesce a distogliere lo sguardo da loro e un sorriso gli increspa le labbra quando si accorge di quanto riesca a vederli nuovi, ora. Coglie nei loro passi affiancati un ritmo nuovo, che è sempre stato condiviso, ma ora può sentire unisono, e quel che più lo colpisce è ciò che accompagna quell’avanzare: un rimando di due voci che sono melodia insieme e che si fondono in una risata, sommessa, quanto innegabilmente serena.
E’ in questo momento che gli sembra di comprendere quello che ancora non era riuscito a spiegarsi, dopo lo stupore del pomeriggio e gli innumerevoli quesiti giunti poi: è la naturalezza di quella voce gioiosa che senza parole esprime una serenità che mai aveva colto nell’amica; è la postura che non è semplicemente fiera e composta, come un tempo, ma che ora oserebbe definire naturalmente regale. Loro procedono affiancati e lui sembra che non debba più restare impercettibilmente indietro rispetto a lei e se le distanze in passato parevano minime, tra loro, ora sembrano essere semplicemente inutili. Tuttavia, ciò che più lo colpisce, in ciò che vede, è lei; lei che un tempo, se pur accompagnata da lui, avanzava sempre guardando davanti a sé, mentre ora, se ne rende conto e lo ha visto nei giorni passati, allaccia sempre più spesso il suo sguardo con quello di lui, e indugia in quegli occhi sempre più a lungo, intrecciando un dialogo muto e intenso oltre ogni dire.
Li accompagna quasi, mentre giungono all’ingresso del palazzo, e allora si decide ad arretrare di un passo, per richiudere la finestra, mentre dentro di sé si fa strada il desiderio di incontrarli e di riuscire a dir loro quanto il suo animo abbia preso a vibrare, nel riconoscere quel che di nuovo anima i loro giorni.

Angolo delle zie
Buongiorno a tutte! Siamo tornate e a questo punto il conte ha proprio visto bene!
Noi vi lasciamo ai vostri pensieri... e ci mettiamo a inseguire il conte (magari con un mattarello) così lo teniamo occupato e lascia stare Oscar e André!
Grazie a tutte e a presto!
Monica e Maddy
   
 
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