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Autore: Sparrowhawk    20/11/2018    1 recensioni
Cosa sarebbe successo, se...?
In un mondo divorato da una guerra lunga cento anni in cui la figura dell'Avatar è diventata mistica, una sola città rimane in piedi per offrire un opponente alla Nazione del Fuoco: da una parte abbiamo Zuko, il giovane ed intraprendente Signore del Fuoco che da solo ha conquistato quasi ogni terra libera; dall'altra abbiamo Toph, Regina della città stato di Ba Sing-Se e temeraria condottiera del proprio esercito. Dopo mesi di stallo, finalmente i due avranno modo di incontrarsi e dal loro confronto si svilupperà la nostra storia.
N.B.: I personaggi e le ambientazioni riportate in questa storia non appartengono a me, ma ai creatori di Avatar - The Last Airbender. Ringrazio la creatrice del fumetto che mi ha ispirato a scrivere questa storia e che mi ha permesso di reinventare il tutto: (deviantart) Minari-hanul
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aang, Katara, Sokka, Toph, Zuko
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Book Four: Air

Chapter nine: Confusion



Non c'era stata alcuna gloria, per lui, nello sconfiggere la Morte dell'Est. A sentire Zuko avrebbe dovuto provare qualcosa di molto simile all'orgoglio, avrebbe come minimo dovuto sentirsi entusiasta per ciò che era stato capace di fare quando molti altri, prima di lui, avevano miseramente fallito. Aang però, che a dispetto di tutto ancora credeva fermamente negli insegnamenti che gli erano stati impartiti fin da bambino, non riusciva a trovare nemmeno una parte che potesse essere considerata “buona” nell'incarico che aveva portato a termine. Mentre caricava Toph su Appa e saliva a sua volta, intenzionato a sparire dalla scena, il ragazzo aveva incrociato lo sguardo con alcuni soldati accorsi in aiuto della propria Regina e, in un attimo, aveva percepito il peso di una colpa disumana a gravargli sulle spalle. Senza l'utilizzo di una parola, quegli occhi gli avevano comunicato orrore, paura, rabbia e perfino un filo di vergogna: quei soldati, senza aprire bocca, gli avevano fatto capire che portandosi via la Regina di Ba Sing-Se lui si stava portando via qualcosa di più di una semplice persona.

Si stava portando via tutta la loro speranza.

Fu insomma con quella consapevolezza che, il viaggio di ritorno al Regno del Fuoco, era continuato. Aang non aveva fatto altro che continuare a rimuginare su ciò che era appena accaduto, sulle cose che aveva fatto e su quelle cose che invece avrebbe potuto fare. Già da solo, senza l'aiuto di nessuno, il ragazzino ebbe modo di mettere in discussione le proprie azioni e gli ideali che il Signore del Fuoco aveva cercato di inculcargli in quegli ultimi due mesi, a seguito del suo risveglio.

Ancora non riusciva a capire come il mondo fosse giunto ad un simile impasse. Trovava che fosse insieme straordinario e terrorizzante che l'intera umanità avesse ritenuto che fosse più naturale farsi la guerra, anziché accettare di buon grado ognuno le proprie differenze.

- Davvero non ci arrivo, amico mio.

La sua voce, la quale di norma era allegra e dal tono acuto, gli uscì dalla gola di molto più simile ad un rantolo. Gli mancava la forza addirittura di deglutire, tanto era rimasto sconvolto da ciò che aveva visto, fatto e detto.

- Zuko mi ha spiegato tutto. Non dovrei più avere dubbi su ciò che sta succedendo in questo secolo e su quello che è meglio fare per riportare l'equilibrio... - Continuò, rivolgendosi al bisonte volante come se questo avesse potuto rispondergli a parole. Ma in fondo, in quel momento, gli bastava anche solo che qualcuno lo stesse a sentire: Appa forse non era un essere umano, tuttavia rimaneva il suo migliore amico e come tale non mancava mai di sostenerlo anche nei giorni più difficili. - Dovrei essere sicuro su tutto, ma non lo sono. Perché?

- Magari non lo sei perché il musone ti ha rifilato una lunga lista di bugie, che dici...?

L'improvviso intervento di una seconda voce lo fece sobbalzare dalla sorpresa. Per un secondo fu quasi convito che fosse stato proprio il silenzioso Appa ad aprire bocca, lasciandosi sfuggire quelle parole dette con molta acidità. Gli ci volle poco per intuire che era impossibile che stessero così le cose. Andando ad esclusione, solo un'altra persona avrebbe potuto rispondergli.

Dalla sua postazione seduto sul collo del suo bisonte volante, Aang girò appena la testa cercando di incrociare lo sguardo con Toph.

- Sei sveglia. - Disse, facendo del suo meglio per apparire il più imperturbabile possibile.

Lei abbozzò un sorriso ironico e, dopo essersi sistemata come meglio poteva sulla sella ove era stata lasciata, cercò di raccogliere più informazioni possibili circa la situazione in cui si trovava. Decise di partire da ciò che sapeva per certo, ossia dalla sua bruciante sconfitta subita contro a quel ragazzino. Dal momento in cui gli aveva sentito sprigionare quella strana quanto sconvolgente energia, aveva saputo di non avere alcuna speranza di vittoria contro di lui: si era lanciata nella mischia senza timore, come era stata abituata a fare nel corso di quell'ultimo anno, ma quando Aang l'aveva colpita mettendola K.O. senza nemmeno fare il minimo sforzo, il suo animo non si era abbattuto più di tanto. Come già detto, aveva messo in conto di perdere.

- Posso chiedere dove accidenti siamo? - Domandò. - O su che cosa siamo. Sì. Questa è la domanda migliore, cancella quella di prima.

- Sei a bordo del mio Bisonte Volante. Appa.

Di nuovo, Toph sorrise. - Su che cosa...?

Aang fece del suo meglio per mantenere gli occhi davanti a sé, però nel sentirsi porre di nuovo la stessa domanda gli venne impossibile non voltarsi di nuovo – e stavolta del tutto – verso la sua prigioniera. Si mostrò sinceramente perplesso, anche se la sua interlocutrice difficilmente avrebbe potuto notare la sua espressione data la cecità di cui soffriva.

- Sei... - Non sapeva bene se lo stava prendendo in giro (cosa assai probabile visto come anche durante il loro scontro gli si era rivolta) o se era seria. Doveva ripetere anche lui la risposta che le aveva dato? - Sei a bordo del mio Bisonte Volante. Appa. Si chiama così.

Poi, fatta una seconda pausa...

- Cosa c'è di difficile da capire?

Non ricevette alcun responso da parte di Toph. Improvvisamente la vide sbiancare e, come se avesse appena avvistato un serpente a sonagli e temesse d'essere morsa, la giovane si aggrappò con tutte le forze che aveva ai bordi della sella posizionata sulla schiena dell'animale.

- St-Stiamo volando?! - Chiese, con voce stridula.

Fu la prima volta in assoluto in cui la Morte dell'Est - a dispetto degli abiti indossati – gli parve in qualche modo più in contatto con la sua parte femminile. In fondo sola una ragazza avrebbe potuto reagire in una maniera vagamente carina, scoprendo di trovarsi ad almeno tremila piedi dal suolo.

- Beh, sì. È volando che sono arrivato sul campo di battaglia, ed è sempre volando che tornerò indietro. A piedi ci avrei messo decisamente troppo.

Anche questo gli parve puro buon senso, ma a giudicare dallo sguardo esterrefatto dell'altra, gli venne il dubbio di aver detto una qualche idiozia.

- E lo dici con così tanta naturalezza? - Sbottò subito dopo lei, percependo la sua esitazione. - Noi esseri umani non siamo fatti per volare. Ti sei mai chiesto come mai non abbiamo le ali? Perfino i polli - che tra parentesi le hanno - si rifiutano di librarsi in aria, e grazie ad anni ed anni di evoluzione finalmente si sono tolti di mezzo l'orribile abitudine di svolazzare in giro col rischio di schiantarsi a terra!

Ecco, quello sì che era un discorso assolutamente privo di senso.

Gli venne da ridere e, tornato a guardare davanti a sé, provò a riflettere nuovamente sulle motivazioni che avevano spinto Zuko e Toph a farsi la guerra. A sentire Zuko, la sua unica intenzione era quella di unificare le diverse Nazioni sotto al vessillo dei Dominatori del Fuoco, portando così un'era di pace nel mondo... Ma cos'era che spingeva Toph ad andargli contro con così tanta determinazione? Perché si ostinava a combatterlo quando, ad onor del vero, non gli dava l'impressione di essere un tipo amante del caos?

- Ci vorrà un po' prima di arrivare al Palazzo Reale. Ti dispiace se ti faccio qualche domanda?

Non proprio dimentica delle preoccupazioni che quel viaggio le stava provocando, Toph ritenne che fosse più salutare per lei chiacchierare anziché fissarsi troppo su ciò che le stava dando pensiero. Annuì e, dopo essersi resa conto che Aang aspettava una risposta affermativa mediante l'utilizzo della voce, aprì la bocca e disse che no, non le dispiaceva.

- Bene.

Anche col suo consenso a rispondere, Aang non sapeva da dove cominciare il proprio interrogatorio. Sebbene fosse sempre stato un ragazzino vivace, capace di continuare a parlare per ore senza mai stancarsi, dare il via a quella conversazione gli appariva estremamente difficile. Un po' perché in cuor suo temeva ciò che lei gli avrebbe potuto dire, un po' perché non era certo di essere pronto a conoscere tutti i retroscena di quell'oscuro futuro in cui si era ritrovato.

- ...hai intenzione di procedere o...?

- Un attimo! Non è facile decidere da che parte cominciare.

Toph sbuffò. - Ok, visto che ci metti sei anni faccio io gli onori di casa.

Non gli diede nemmeno il tempo di opporsi. Capì subito che quando la Regina di Ba Sing-Se si metteva in testa qualcosa, distoglierla dal suo obbiettivo era pressoché impossibile.

- Tu sei l'Avatar...non è vero?

Che fosse così facile intuire la sua vera identità, fu un vero shock per lui. Se solo fosse stato più bravo a dissimulare la sorpresa, forse avrebbe impiegato poco tempo a rispondere negativamente a quella domanda, fornendo poi un qualche spunto per portare altrove il discorso. Aang però non era un uomo adulto col dono di saper facilmente intortare una persona: era un ragazzino di appena dodici anni che era stato prima insignito del titolo di Avatar dal giorno alla notte e che, con altrettanta fretta, era stato catapultato in un tempo futuro dove tutte le cose che aveva conosciuto ed amato parevano essere sparite nel nulla.

Sospirò solamente, stringendosi nelle spalle. - ...è così evidente?

- Per chi sa cosa sta guardando, sì.

- Capisco.

- Se sei lui... Se sei l'Avatar... - La voce di Toph si fece via via più flebile. Più insicura. - Dove sei stato fino ad adesso? Hai la più pallida idea di quanto tutti noi ti abbiamo aspettato?

Come già detto, se solo Aang avesse avuto più esperienza probabilmente domande di quel tipo avrebbe potuto prevederle con facilità, impedendosi quindi di sentirsi attaccato nel sentirsele porre. Cercò di non dare a vedere quanto simili quesiti gli dessero pensiero. Cercò di comportarsi come un vero duro anche se chiunque, standolo a guardare, sarebbe stato capace di riconoscere il suo bluff.

Di fronte al suo silenzio, però, Toph decise di non cogliere con rassegnazione l'evidente disagio di quel ragazzino. Pronta a tutto pur di scoprire la verità, non si sarebbe fatta scrupoli nel mandare in frantumi la sua povera psiche. Forse era proprio quello ciò che gli serviva: l'Avatar aveva bisogno di venire a patti con la realtà.

- Gradirei una risposta.

Aang sospirò. - ...lo so, ma non ho idea di come risponderti.

- E credi che questo mi basti? Non sai come rispondermi? Tch. - Voltò lo sguardo altrove, improvvisamente vinta da una forte sensazione di sconforto. Aveva sentito dire che l'Avatar fra tutti era il solo essere al mondo ad avere se non tutte, almeno la maggior parte delle risposte. Fin da piccola le avevano detto che era lui – o lei – il solo a sapere come andava il mondo e a capire cosa era più giusto fare per mantenere costantemente un equilibrio.

Per anni aveva convissuto con quelle idee e ora si ritrovava davanti un marmocchio all'apparenza addirittura più piccolo di lei che non solo non aveva idea di che cosa stava facendo, ma che per di più stava dalla parte sbagliata della scacchiera.

Credeva davvero che fosse Zuko il Sovrano giusto da sostenere per mettere le cose a posto? O la sua era pura e semplice stupidità?

- ...io mi sono risvegliato solamente due mesi fa dopo... Dopo circa cento anni.

Finalmente dalla bocca di Aang uscì qualche suono. Gli ci era voluto un poco per sbloccarsi, e scavando a fondo era stato capace di ritrovare il proprio coraggio nascosto nei meandri della sua anima. Toph aveva diritto di sapere cosa gli fosse successo e perché non fosse stato presente in quel lungo, lunghissimo periodo. Era vero che non si era scelto da solo quell'incarico, tuttavia era pur sempre lui l'Avatar e come tale... Beh, era giusto fornire delle spiegazioni.

In fondo era anche colpa sua se le cose erano andate a rotoli a quella maniera, durante la sua prolungata assenza.

- Un attimo prima il mondo era in pace e io conducevo una vita serena nel Tempio dell'Aria del Sud. Quello dopo mi risveglio da un lungo sonno e tutto ciò che conoscevo è sparito nel nulla.

Non era facile per lui pensare a ciò che aveva perso. Dubitava che qualcuno al posto suo avrebbe potuto gestire quella situazione in modo diverso, migliore. Sia che uno fosse un dodicenne od un uomo sulla quarantina, ritrovarsi catapultato nel futuro in un universo che non ha praticamente nulla di familiare per te era comunque difficile. Da quando si era risvegliato, non aveva fatto altro che chiedersi come avrebbero potuto andare le cose se solo quel giorno non fosse salito in groppa ad Appa, scappando via da Gyatso e gli altri monaci: magari parlando col suo vecchio amico della situazione, avrebbe trovato un modo differente per aggiustare le cose e non sarebbe dovuto scappare dal tempio come un ladro con la coda fra le gambe. Magari, se solo fosse rimasto dove era la sua casa, non ci sarebbe stata nessuna guerra e ora, nel presente in cui era stato costretto a vivere, Zuko e Toph non avrebbero dovuto scontrarsi per decidere chi avesse ragione in quella disputa centenaria.

- Non ho deciso io di finire imprigionato per cent'anni in un pezzo di ghiaccio. - Disse ancora. - Fosse dipeso da me non avrei nemmeno chiesto di diventare l'Avatar, però è successo comunque. A dispetto di quello che noi esseri umani desideriamo, la vita alle volte ti spinge a vivere scenari che non avevi nemmeno previsto nei tuoi più reconditi sogni... E tu ti devi adeguare.

Strano ma vero, gli era uscita una frase di senso compiuto pregna di vaga saggezza.

- Mi sono ritrovato al castello di Zuko e ho semplicemente accettato ciò che mi è stato detto. Mi dispiace se credi che sia colpa mia se tutto questo è capitato, ma non ho avuto molta scelta. Tutto ciò che posso fare adesso, è sistemare con le mie mani ciò che si è rotto.

- Portando me al cospetto del Signore del Fuoco...?

Un'altra domanda che, a suo avviso, aveva tutte le intenzioni di pungolarlo laddove più si sentiva in dubbio.

Aang rimase in silenzio per qualche secondo, chiedendosi se la sua prigioniera non stesse tenendo per sé alcune informazioni utili. Informazioni che forse avrebbero avuto la facoltà di rendere le sue decisioni un minimo più facili da prendere.

- È ben vero che ne so poco sul mio ruolo, ma non sono così sciocco da non capire che tocca all'Avatar fermare chi attenta alla pace e all'equilibrio.

Il ragazzo si voltò verso di lei, guardandola come se potesse leggerle e dentro e come se ciò che vedesse non gli andasse per nulla a genio. Toph si sentì quasi offesa. Le parole del suo interlocutore stavano a sottolineare qualcosa che proprio non le andava a genio.

- Zuko mi ha detto cosa hai intenzione di fare e io...io te lo impedirò. Per questo ti ho catturata.

- E cosa ti ha detto esattamente, il musone? - Chiese d'un tratto lei, dimenticandosi di incalzare twinkle toes con ulteriori domande circa il suo passato. Ora era più pressante capire quale fosse il gioco messo in piedi dal Signore del Fuoco. - Sempre ammesso che mi sia concesso domandare, ovviamente. Non sia mai che una come me abbia l'occasione di sapere di che cosa è stata accusata.

L'altro si strinse nelle spalle. - Mi ha spiegato che sei la sola a frapporsi fra lui e la riuscita della sua causa.

Di nuovo, Toph dovette spingere fuori le parole dalla sua bocca, chiedendogli di spiegarsi ulteriormente.

- Lui ha intenzione di creare la pace portando tutte le Nazioni sotto al suo comando e tu, senza alcun motivo, ti stai opponendo portando avanti questa guerra logorante.

A questo punto non riuscì più a trattenersi e, scoppiando a ridere piegata in due e con ben poca eleganza, Toph si ritrovò col viso praticamente schiacciato contro alla spaziosa sella su cui era seduta. Non poteva crederci, era assurdo che nel tentativo di portare dalla propria parte un ingenuo come quel mammalucco dell'Avatar, Zuko si fosse addirittura spinto a dipingere lei come la cattiva di turno. Certo, ammetteva di non aver mai avuto un carattere facile e di non essere mai stata circondata d'amici visto come si poneva con gli altri, ma da qui a credere che proprio lei avrebbe mai potuto diventare una tiranna...

Si asciugò le lacrime con l'indice sinistro, provando a fare del proprio meglio per ricacciare indietro l'attacco ilare che l'aveva appena sopraffatta.

- Oh, con questa uscita mi hai sicuramente rallegrato la giornata. Rimango sempre tua prigioniera, ma per lo meno mi sono fatta quattro risate lungo il tragitto.

Che trovasse la cosa divertente fu alquanto insolito per Aang. Più parlava con la Morte dell'Est, meno si sentiva sicuro circa tutte le cose che Zuko gli aveva detto sul suo conto: una persona tanto prona alla dominazione del mondo ed incapace di fermarsi nonostante il dolore che stava causando, dubitava fosse in grado di ridere così di una cosa tanto seria. Specialmente se vera. Insomma, che motivo avrebbe mai avuto per fingere di non essere assolutamente come il nemico la dipingeva? Dubitava che lei fosse convinta di potergli scappare, visto il genere di capacità combattive che – pur senza volerlo – le aveva dimostrato in battaglia. Prenderlo in giro fingendo di essere buona non poteva sortire alcun effetto, quindi che senso aveva ridere di ciò che aveva detto come se fosse tutto uno scherzo?

- Ti ha dato solo questa spiegazione quando ti ha sguinzagliato contro di me?

Aang arricciò il naso, risentito per quell'infelice scelta di termini. Non era mica un cane!

- Sì.

- E non ti pare strano che non abbia arricchito la sua favoletta con più dettagli? Anzi, anzi! - Toph sembrava eccitata. Con la coda dell'occhio la vide rizzarsi tutta, le mani a gesticolare a raffica. - Anche ammesso che io sia la cattiva della storia, non ti domandi come mai non sono d'accordo col suo grande piano...?

Ecco, quella sì che era una domanda intelligente. Una domanda che peraltro si era posto almeno mille volte sia prima di incontrarla, che in seguito.

- Dovresti riflettere attentamente sulle cose, prima di lanciarti così a vuoto. Dopo cento anni passati a dormire in un cubetto di ghiaccio, come hai detto tu sono cambiate tante cose e non hai la più pallida idea di ciò che abbiamo passato. Tu non sai niente.

E chi non sapeva niente era facilmente vittima di incomprensioni. Questo avrebbe voluto aggiungere, se solo in lontananza non avesse udito il suono distinto di un corno.

Erano arrivati a destinazione e, il tempo delle chiacchiere, era terminato. Non aveva più modo di dire la verità all'Avatar, così come non poteva più sperare che i suoi – magicamente – riuscissero ad intercettare quel bisonte volante traendola in salvo.

Era troppo tardi.

Quando le guardie reali afferrarono Toph per le braccia, trascinandola chissà dove, Aang rimase in groppa ad Appa con lo sguardo confuso di chi non sapeva davvero più dove andare a battere la testa.

- ...se ho fatto la cosa giusta, allora come mai mi sento così in colpa amico mio?

  
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