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Autore: MonicaX1974    23/11/2018    0 recensioni
Attenzione! SPOILER! Si consiglia la lettura solo dopo aver letto "The beginning".
Approfondimenti, momenti inediti, restroscena e spin-off, in questo libro troverete tutto quello che ancora non sapete su Harry, Chloe e tutti gli altri protagonisti dai quali proprio non riesco a separarmi.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Guarda tutto scivolare giú
Mi guardo e mi chiedo quale sia l'obbiettivo
Si dimmi qual'è il tuo obbiettivo
Sono solo così perso nelle emozioni, non me ne accorgo neanche
Sto solo scivolando in un posto e non penso chiaramente

 

"Face it"

NF

~~~~~~~~~~~~~~

Chloe's POV

Faccio scorrere lentamente le dita tra i suoi capelli, lo faccio da parecchi minuti. Sono quasi asciutti ormai, i miei un po' meno, ma non importa. Non avevo intenzione di lavarli, né di bagnarli, ma la sua incursione sotto la doccia mi ha fatto dimenticare qualunque cosa.

Al momento, Harry sembra un bambino bisognoso di coccole e so quanto gli piacciano le carezze tra i capelli. Non sono più lunghi come quando l'ho conosciuto, ma lo sono abbastanza per farci sparire in mezzo le dita. Ed è questo che continuo ad osservare: mentre lui tiene la testa appoggiata sulle mie gambe, io resto con gli occhi sulle mie dita che compaiono e scompaiono tra i suoi capelli, incantata da quel movimento, l'unico che c'è tra noi da diversi minuti a questa parte.

Sono seduta sul letto con la schiena appoggiata all'indietro contro la testiera imbottita, indosso la maglietta che mi ha dato lui poco fa quando è tornato dal bagno, dopodiché si è sdraiato in obliquo sul letto, per poi appoggiarsi sulle mie gambe, che tiene strette con il suo braccio sinistro, quello quasi completamente tatuato.

È chiuso nel suo silenzio e io mi sto sforzando di lasciargli il suo tempo. Sono quasi le cinque del mattino, sono passate alcune ore dalla scoperta di Grace, e non abbiamo nemmeno cenato. Non ho comunque fame a dire la verità, anzi ho lo stomaco chiuso e non riesco a pensare ad altro che a quello che sta passando nella testa di Harry.

«Mi dispiace di averti urlato contro... non avrei dovuto...» La sua voce bassa, quasi spezzata, rompe il silenzio della stanza e il frastuono dei miei pensieri.

«Non ha importanza Harry, nemmeno me lo ricordavo più.» Me lo ricordo invece, perché non posso dimenticare l'espressione del suo volto in quel momento, ma so che non era arrabbiato con me, quindi se gli sono servita da valvola di sfogo va bene.

«Sei sempre una pessima bugiarda Stewart» dice voltando il viso verso di me.

Ha un sorriso triste e la mia mano adesso è sulla sua guancia, la sua si posa sulla mia che poi porta alle labbra per lasciarvi un dolcissimo bacio ad occhi chiusi. Quando li riapre sembrano ancora più tristi e non posso più rimandare.

«Harry parlami.» Non c'è bisogno che gli dica cosa voglio sapere.

«Ho chiamato Kurt quando... quando ho lasciato l'ospedale...» Resto decisamente stupita dalle sue parole. Non mi aspettavo niente del genere. Pensavo che l'unico con cui avrebbe potuto parlare, quello la cui situazione è più affine alla sua, fosse Dylan, e invece lui mi ha sorpreso. Lo guardo in silenzio, con gli occhi spalancati, quasi senza fiatare, in attesa che lui continui. «Gli ho chiesto cos'ha provato nello stare accanto a Dylan quando è stato a Montreal...»

«Perché Harry?» Ho provato a capire il motivo della sua telefonata, ma proprio non ci arrivo.

«Perché non voglio tirarti a fondo con me.» Lo guardo aggrottando le sopracciglia e sento una strana sensazione alla bocca dello stomaco, qualcosa che non mi piace per niente.

«Cosa... cosa stai dicendo? Che significa? Mi stai tagliando fuori?» Si mette seduto senza lasciare la mia mano. Il suo sguardo è dispiaciuto, e non c'è più ombra di un sorriso sulle sue labbra, nemmeno quello triste di poco fa.

«Chloe...»

«No Harry, non puoi farlo! Non esiste!» Mi alzo dal letto come se il materasso avesse iniziato a bruciarmi la pelle, ed inizio a camminare per la stanza come in preda ad una crisi isterica.

«Chloe...»

«Avevi detto insieme, ed è quello che faremo. Non m'importa di quello che dirai...» Alzo lo sguardo su di lui che è rimasto seduto a gambe incrociate sul letto e ora sta sorridendo. «... io non mi faccio tagliare fuori da te, Styles... Che hai da ridere adesso!?» gli domando mentre mi rendo conto che sto alzando la voce.

«Kurt mi aveva detto che non avresti voluto sentire ragioni, ma io dovevo provarci...» Resto ferma in piedi al fondo del letto e lo guardo sentendomi confusa. Si solleva, si mette in ginocchio e mi si avvicina, poi mi prende per un braccio, mi tira verso il letto e mi fa cadere sul materasso, rimanendo sopra di me. Si sostiene con una mano e con l'altra gioca con i miei capelli. «Ci sei già passata e non voglio essere io a...»

«Piantala Harry, stai dicendo una marea di cazzate!» Lo interrompo perché non voglio ascoltare altro. Possibile che anche in un momento del genere stia pensando prima a me che a sé stesso? «Io sono qui, e qui rimango. Non ti lascio Harry, non vado da nessuna parte senza di te...» Il suo sguardo si illumina, adesso sono i suoi occhi a sorridere, poi le sue labbra fanno lo stesso fino a far comparire la fossetta sulla guancia sinistra. «Non ho modo di lasciarti andare Harry...»

«Era più facile contraddirti quando eri una stronza acida del cazzo...» Le sue dita si infilano tra i miei capelli, le mie si posano sulle sue guance e lo tiro verso di me.

«Se ti viene più facile posso esserlo di nuovo, basta che fai un altro ragionamento come quello di poco fa e vedi come divento stronza.» Sorride di più, sento scavarsi le fossette sotto le mie dita. Sposta la sua mano sul materasso, al lato della mia testa e si abbassa un po' di più.

«Potrebbe essere un'idea dato che nelle prossime ore diventerò intrattabile, perché appena il tutto si metterà in moto potrei essere io a diventare lo stronzo, e... non voglio farti del male in alcun modo Chloe...» Allora non mi sbagliavo. È questo il motivo per cui ha chiamato Kurt e non Dylan, perché continua a preoccuparsi per me.

«Adesso puoi dirmi come stai?» Lo interrompo di nuovo perché qui non si tratta di me. Ho monopolizzato la sua vita in passato, sono stata egoista, ma ho smesso da tempo di esserlo. Harry mi ha fatto tornare me stessa, e lo amo così tanto che non potrei mai abbandonarlo, nemmeno se me lo chiedesse. Adesso è lui la priorità. Voglio sentire dalla sua voce quello che prova.

«Sopra di te decisamente bene.» Ruoto gli occhi per la sua battuta, poi decido di stare al gioco, forse distrarsi gli farà bene.

«Mi sembra che anche sotto di me tu stia decisamente bene.» Sorride di più, ma so che è solo la calma prima della tempesta.

«Decisamente Stewart... Sotto di te sto decisamente meglio...» È ancora nella stessa posizione, con le mani ai lati della mia testa, un ginocchio tra le mie gambe e le mie mani sul suo viso.

E restiamo così per qualche secondo, mentre gli do il tempo per trovare le parole giuste che sono sicura stia cercando nella sua mente.

«Sto da schifo Chloe...» I nostri sorrisi scompaiono, e presto la massima attenzione alle sue parole. «Il solo fatto che mia madre fosse tornata a farsi sentire è stato destabilizzante, ma il fatto che l'abbia fatto per dirmi che sta per abbandonarmi di nuovo è ancora più devastante. Se ci aggiungi che mi ha detto di avere una figlia che ha cresciuto finora, beh... il quadro è completo.» La sua voce è un misto tra rassegnazione e amarezza, la sua espressione è il ritratto della tristezza.

«Dovresti parlare con Grace.» Potrei anche sbagliarmi, ma il secondo abbandono - stavolta annunciato - da parte di sua madre, sembra indirizzarlo verso la decisione definitiva di troncare ogni tipo di rapporto, però sono convinta che possa costruire qualcosa con sua sorella.

«Me l'ha detto anche Kurt.» Si sposta, e si mette seduto al mio fianco aiutandomi ad alzarmi.

«E che altro ti ha detto Kurty?» Prende le mie gambe e le posa sulle sue. Le sue mani aperte si appoggiano sulle mie cosce.

«Mi ha detto di lasciarmi aiutare...» Sorrido con lui nel sentire le parole di Kurt attraverso Harry. «... e che dovrei parlare con Dylan...» Sospira dopo aver pronunciato il nome del suo amico d'infanzia, mentre io penso a quanto sia sempre eccezionale il mio migliore amico. Non lo sento da qualche giorno, devo chiamarlo.

«Kurty dà sempre ottimi consigli.» Mi manca, e mi manca anche Hazel. Spero che almeno Kurt si decida a trasferirsi presto a Boston. Lui e Dylan sono diventati inseparabili e Kurt pensa che tra i due sia più facile per lui cambiare città.

«Su questo siamo d'accordo.» Ci è capitato più volte di parlare di lui e ogni volta Harry mi ricorda di quante volte il mio migliore amico abbia insistito con me al fine di dare una possibilità al nostro rapporto. Effettivamente Kurt ha sempre fatto il tifo per Harry e ha anche avuto ragione sul fatto che fosse perfetto per me.

«Che intendi fare adesso?» gli domando mentre fa forza sulle mie gambe per avvicinarmi di più a lui.

«Vuoi la verità?» Annuisco e resto in silenzio, aspettando che continui. «In questo momento vorrei solo riuscire a dormire almeno un paio d'ore.» Abbiamo passato la notte in bianco, un po' a coccolarci, un po' ad amarci, e per il resto siamo rimasti nel totale silenzio di questa stanza, con i pensieri a riempirci la testa.

«Un massaggio rilassante potrebbe aiutarti?» Ha davvero bisogno di dormire, ma immagino che non sia per niente facile per lui prendere sonno.

«No, ma sarebbe piacevole.» Sorride, ma è un sorriso appena accennato, stanco, e di nuovo ho voglia di accarezzarlo, così porto di nuovo le mani sul suo viso.

«Quello che sto per dirti non ti piacerà, ma devi parlare anche con tua madre.» Resto in attesa di qualche sua reazione aggressiva che però non arriva, anzi mi sorprende di nuovo.

«Sì, lo so. Lo farò. Voglio dirle quanto tutto questo faccia schifo.»

«L'hai già detto a Jordan?» gli domando preoccupandomi di suo fratello.

«Non ci sono riuscito. Ho tentato di chiamarlo un paio di volte mentre ti aspettavo, ma quando stavo per far partire la chiamata mi è mancato il coraggio. Se lo sapesse lascerebbe tutto per correre da me. Jordan mi ha detto chiaramente che non vuole avere niente a che fare con nostra madre e... Cazzo, questa cosa di una sorella non l'avevamo affatto immaginata...» È stato uno shock per tutti, ma Harry ne è rimasto comprensibilmente sconvolto.

«Prima di lasciare l'ospedale mi ha chiesto di poter parlare con te... Grace intendo...» mi fermo, abbasso le mani sui suoi fianchi e non smetto di guardarlo negli occhi.

«Ho una sorella...» dice come a volerlo confermare a sé stesso.

«Sì Harry, hai una sorella minore.» Sto cercando di capire dai suoi occhi cosa provi al riguardo, ma non è facile interpretare quello che vedo, o forse nemmeno lui sa come sentirsi.

«Lei ha avuto una madre...» La sua voce trema appena. «Mia madre... Grace l'ha avuta e io no...» Sento nella voce di Harry tutta la sua delusione mentre rimarca con forza la parola mia.

«Harry... Lei non ha colpe...» Non so quanto conoscesse Grace di tutta la storia, ma voglio credere che fosse all'oscuro di tutto, proprio come lo era Harry, o per lui sarebbe un colpo durissimo.

«Questo non lo so Chloe, e vorrei davvero poter parlare con lei senza detestarla, ma... ma è già troppo tardi per questo...» È arrabbiato, ed è anche giusto che lo sia.

«Dalle una possibilità, dalla a te stesso, e se parlassi con Dylan ti darebbe le giuste motivazioni per provarci perché...»

«Lo farò» afferma interrompendomi bruscamente.

«Davvero?» esclamo sorpresa.

«Davvero» dice quando sulle sue labbra si apre l'accenno di un sorriso. «Ma adesso voglio quel massaggio che mi hai proposto prima.» Sposta le mie gambe dalle sue, si volta e si sdraia a pancia in giù, infilando le braccia sotto al cuscino. Mi metto a cavalcioni su di lui, sedendomi alla base della sua schiena, poso le mani sulle spalle, poi sulle scapole, i dorsali, e sorrido mentre sento dei versetti soddisfatti lasciare le sue labbra.

Sarà una lunga giornata, spero almeno di riuscire a farlo rilassare.

*********

Mi bruciano gli occhi, li tengo aperti a fatica, ma mi piace guardare il suo viso che finalmente ha i lineamenti più rilassati. Il massaggio alla schiena si è poi tramutato in una sessione di sano sesso in cui lui non si è risparmiato, anzi, credo sia riuscito a sfogare un po' di rabbia. È stato adorabile assistere al netto contrasto di un Harry prepotente, quasi aggressivo, mentre mi teneva stretti i polsi quando ero sotto di lui, a un Harry dolce e adorabile mentre baciava centimetro dopo centimetro gli stessi polsi che aveva maltrattato poco prima.

Adesso sta dormendo, e io ho rimandato più a lungo possibile il momento in cui avrei dovuto svegliarlo, ma la sveglia che ho impostato sul cellulare sta per suonare. Gli passo le dita sulla fronte per scostare una ciocca di capelli, poi passo dietro all'orecchio per arrivare sul collo e tornare indietro per ripetere tutti i movimenti daccapo.

I suoi occhi restano chiusi, ma la sua mano si sposta lentamente fino a posarsi sul mio fianco, poi emette dei versi indistinti che mi fanno ridere.

«Buongiorno tesoro...» Uso lo stesso nomignolo che usa lui quando vuole prendermi in giro.

«Ciao a te tesoro...» ridacchio per la sua risposta, ma la sua voce roca appena sveglio è così sexy da provocarmi un brivido lungo la schiena.

«Hai fame?» La mia mano scorre di nuovo tra i suoi capelli arruffati.

«Di cibo, Stewart... Ho fame di cibo...» Lo dice sorridendo mentre si volta su un fianco.

«Beh, lo credo! Dopo la notte passata quasi interamente in bianco e la sessione intensiva di un paio d'ore fa, devi essere distrutto...» Pronuncio con un pizzico di sarcasmo, cosa che gli fa aprire subito gli occhi.

«Non mettermi alla prova piccola Stewart, non ti conviene...» Mi afferra per la maglietta e mi tira a sé.

«Smettila di fare il super macho e vai a farti una doccia finché io chiamo il servizio in camera.»

«Prima questo...» Mi tira un po' più giù, mi lascia un bacio veloce sulle labbra, poi mi allontano per mettermi seduta sul bordo del letto e prendere il telefono, intanto che lui sbuffa e borbotta parole incomprensibili camminando verso il bagno.

Vorrei poter affrontare io tutto questo per lui, e spero di essere in grado di poterlo sostenere, di essere abbastanza.

***

Dopo la doccia, la colazione, e averlo osservato in silenzio mentre indossava i suoi jeans, adesso ci stiamo recando in ospedale. Non abbiamo più toccato argomenti scomodi, e mi sono sforzata di non chiedergli ancora cosa avesse intenzione di fare. La pressione psicologica è l'ultima delle cose di cui ha bisogno.

A parte qualche frase di nessuna importanza il silenzio è continuato per tutto il tragitto, ed è con lo stesso silenzio che stiamo per entrare nella stanza di sua madre.

Ci fermiamo davanti alla porta, Harry trattiene il fiato, poi solleva una mano e bussa. È suo padre ad aprire.

«Ciao Harry» lo saluta con un sorriso affettuoso, ma lui fa solo un piccolo cenno con la testa. Saluta anche me ed entriamo nella camera avvolta nel silenzio. Gli unici rumori che si sentono sono i bip dei macchinari, rumori che mi riportano alla memoria momenti molto dolorosi, ma non è questo il momento di pensarci.

La signora Mary ha gli occhi chiusi. Il padre di Harry ci ha detto entrando che stava dormendo, e che Grace sarebbe tornata da lì a poco perché si è allontanata per prendere un caffè. Osservo Harry: ha lo sguardo fisso sul corpo inerme di sua madre, e mi rendo conto che sul suo viso è tornata quella maschera che non mi permette di capire cosa gli stia passando per la testa. Spero solo di essere all'altezza della situazione.

*****

Harry's POV

Dovrei provare compassione, quanto meno pietà, ma non ci riesco. Probabilmente se vedessi un animale randagio morto per strada sarei più dispiaciuto, ma guardare la donna che dice di essere mia madre stesa su un letto, alla fine della sua vita, non mi provoca altro che rabbia.

Non sarebbe mai tornata a Boston se non avesse saputo che stava per morire, e forse non avrei mai saputo di avere una sorella se non si fosse ammalata. È stata egoista per l'ennesima volta, ha privato me e Jordan della possibilità di crescere con Grace che adesso è una perfetta sconosciuta. Ha sempre deciso lei per tutti, ma ero disposto a darle l'occasione di scusarsi, almeno fino a quando non mi ha dimostrato ancora una volta, quanto possa essere egocentrica.

Un rumore alle mie spalle attira la mia attenzione, mi volto e il mio sguardo cade sul sorriso timido di Grace che è appena entrata tenendo in mano un grosso bicchiere di caffè.

«Ciao.» Saluta me, poi Chloe, porge quel bicchiere a mio padre, ed infine torna a guardarmi. «Ti va di fare un giro?» mi domanda cauta.

La osservo con attenzione prima di rispondere, poi guardo Chloe chiedendole con lo sguardo di unirsi a noi, ma scuote leggermente la testa dicendomi di no. Forse ha ragione, devo farlo da solo. «Ok» rispondo, per poi seguirla fuori dalla stanza fino a raggiungere l'uscita.

La seguo in silenzio fino ad arrivare nei pressi di un piccolo parco poco distante dall'ospedale. C'è un bel sole oggi stranamente caldo per Londra in questo periodo. Camminiamo lungo il sentiero incrociando un paio di persone che fanno jogging, poi sono io a rompere il silenzio.

«Quando l'hai saputo?» le domando senza specificare a cosa mi riferisco, non credo ce ne sia bisogno.

«Due giorni fa. Mamma me l'ha detto il giorno prima che tu arrivassi...» Lei la chiama mamma, ma quale mamma si comporta in questo modo? Nemmeno con lei ha avuto il coraggio di dire che ha due fratelli dall'altra parte dell'oceano, e l'ha fatto solo quando si è trovata costretta dalla situazione.

«Jordan ancora non lo sa.» Non so perché glielo sto dicendo, lei non lo conosce nemmeno.

«Jordan è il fratello maggiore?» mi domanda guardandomi di sfuggita con un timido sorriso sulle labbra.

«Sì, è la parte migliore della famiglia. Se ci fosse stato lui qui, al mio posto, avrebbe saputo cosa fare.» Mio fratello è sempre stato in grado di risolvere ogni situazione, sono certo che se la sarebbe cavata alla grande anche in questa.

«Posso vedere una sua foto?» mi chiede fermandosi.

«Certo.» Prendo il cellulare dalla tasca e le mostro una sua foto. Lei sorride, poi mi restituisce il telefono.

«Ti assomiglia» dice scrutando con attenzione il mio viso, cosa che anche io faccio con lei.

Grace ha i miei stessi occhi verdi, i capelli scuri e anche una piccolissima fossetta sulla guancia sinistra, non profonda come la mia, ma si nota quando sorride.

«Quanti anni hai?» È una domanda stupida, mi basterebbe fare un paio di calcoli, ma la mia mente è troppo sotto pressione per reggere anche un semplice calcolo matematico.

«Ne ho compiuti diciassette a febbraio» dice facendomi inarcare le sopracciglia per la sorpresa.

«Febbraio? Quando?» domando di getto, senza nemmeno pensarci.

«Il quattro, perché?» È carina la sua espressione confusa.

«Ne ho compiuti venticinque il primo...» E sento tornare quell'amaro alla bocca dello stomaco, che risale fino alla gola. Ne sento il gusto attraverso la saliva, il gusto di tutto questo schifo. Mia sorella compie gli anni a distanza di tre giorni da me... «La signora Thompson non te l'ha mai detto però...»

«Non chiamarla così» dice con tono dispiaciuto.

«Per me può essere solo quello Grace, di certo non posso considerarla mia madre dato che l'ultima volta che l'ho vista avevo sei anni e il resto della mia vita l'ho passato ad aspettarla.» Le parole mi escono tutte d'un fiato e resto quasi senza respirare quando finisco, tanto che mi sento persino gli occhi gonfi e le vene pulsare nel collo. Provo tanta di quella rabbia in questo momento...

«Già... lo so... mi dispiace Harry...» Poi, mi coglie di sorpresa. Mi si avvicina e mi abbraccia. Per un attimo resto immobile, ma quando riprende a parlare non posso fare altro che portare le mie braccia sulla sua schiena e stringerla. «Non avrei mai permesso che succedesse se l'avessi saputo. Ho desiderato da sempre un fratello, o una sorella, e adesso ne ho due...» Credevo di detestarla, credevo che l'avrei guardata negli occhi e sarebbe venuto fuori tutto l'astio che provo nei suoi confronti, invece non è successo. Grace mi sta conquistando senza che io glielo abbia permesso.

Mi sento strano a tenere stretta questa ragazza: fino a poche ore fa non sapevo nemmeno della sua esistenza, adesso so che il sangue che scorre nelle sue vene è per metà uguale al mio. Non so praticamente nulla di lei, eppure il mio istinto mi porta a volerla proteggere, e non può essere solo un condizionamento mentale il mio, perché se fossi facilmente influenzabile a quest'ora starei al capezzale di mia madre a piangere con lei, per lei, a riprenderla nella mia vita, e invece non sento assolutamente nulla per quella donna.

Negli occhi di Grace, invece, c'è qualcosa, una luce familiare, uguale a quella che vedevo negli occhi di mio fratello quando mi abbracciava. C'è affetto fraterno, e in questo assomiglia molto di più a Jordan.

«Che cosa farai con la mamma?» mi domanda sciogliendo l'abbraccio, che – devo ammettere – mi ha fatto decisamente bene.

«Adesso sei tu a non doverla chiamare così...» Sospira pesantemente, ma non aggiunge altro. «Non farò niente, come lei non ha mai fatto niente per me, e non è una vendetta, non le do tutta questa importanza, semplicemente non m'importa... Mi dispiace parlarti in questo modo, ma voglio che tu sappia come la penso e come stanno le cose. Di bugie ne abbiamo vissute anche troppe...»

Per un attimo resta in silenzio, come persa tra i suoi pensieri. Di sicuro non le hanno fatto piacere le mie parole, immagino che lei le sia sinceramente affezionata, ma non voglio e non posso mentire, l'ha già fatto quella donna per troppi anni.

«Mi parli un po' di te Harry?» Il sorriso le torna sulle labbra, quella piccola fossetta fa capolino sulla sua guancia, e non posso evitare di sorridere con lei.

Continuiamo a camminare, a parlare a raccontarci la nostra vita. Lei è piena di energia, così vitale e spontanea. Ho cercato di evitare di pensare al fatto che sua madre fosse anche la mia, ho provato ad immaginarla come una persona estranea, mi sono concentrato sulle sue difficoltà – perché anche lei ne ha vissute tante – e mi sono immedesimato nel suo punto di vista. In alcuni punti quel racconto è stato doloroso a livello fisico per me – ad esempio quando mi ha raccontato di lei e sua madre sempre insieme – ma ho fatto finta di niente perché ho capito che Grace mi piace, meritiamo una possibilità come famiglia, e non sarà certo il rancore che provo nei confronti della donna che ci ha messo al modo ad impedirmelo.

Non so da quanto tempo siamo in questo parco, ma da quando ci siamo seduti su questa panchina sento lo stomaco borbottare, quindi presumo sia parecchio, e d'un tratto ho un'idea, forse azzardata, ma non riesco più a tenere per me tutto questo. «Che ne dici se chiamiamo Jordan?» Il suo viso s'illumina, i suoi occhi brillano, chissà se ha avuto la stessa reazione quando ha saputo che stava per conoscermi. Io di certo non ero così felice quando ho saputo di lei.

«Credi sia una buona idea?» mi domanda speranzosa.

«Ovviamente no, io sono il campione delle idee di merda, ma voglio essere io a dirlo a Jordan.» Grace sorride felice, io mi sento ancora sottosopra, vorrei avere Chloe qui con me, e vorrei che tutto questo fosse molto diverso, ma non ho poteri magici e provo semplicemente a fare la cosa giusta. Spero soltanto che Jordan non la prenda troppo male.      

«A quest'ora si sta preparando per andare in ufficio, gli facciamo una video chiamata?» Mio fratello mi ammazzerà, è una pessima, pessima idea, ma lo sguardo che ha in questo momento Grace mi porta a premere il pulsante virtuale per far partire la chiamata su Face Time, e dopo qualche squillo vedo il suo viso assonnato comparire sul display.

«Harry... ti sembra il momento per una video chiamata del cazzo? Cosa diavolo hai di così urgente da dirmi a quest'ora del mattino?» Si passa una mano tra i capelli e spero che sia vestito, perché gli vedo solo mezzo busto, e non indossa nessuna maglia.

«Ciao anche a te Jordan... devo presentarti una persona...» Lui aggrotta le sopracciglia, e io sposto l'inquadratura verso sinistra in modo da far entrare anche lei nella piccola videocamera. «Lei è Grace ed è nostra sorella...» 

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SPAZIO ME

Buonsalve belle persone!

Vediamo come Harry sia combattuto, come stia cercando di reagire alla novità, e il suo gran cuore lo porta a voler dare una possibilità a Grace e a sé stesso. Per quanto riguarda la madre, invece, sembra proprio che non ci sia alcuna speranza.

Spero che vi sia piaciuto.

Eeeee niente, buona lettura 😍

 
   
 
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