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Autore: Karyon    24/11/2018    3 recensioni
Sirius Black è un mago distrutto. Continuano a dire che è rimasto incastrato, anima e corpo, all'età di quindici anni - quando poteva ancora sorridere e c'era qualcosa di bello nel mondo. E forse è davvero così.
Hermione Granger è un'adolescente precoce. Continuano a dire che è una strega brillante, che è una donna adulta limitata nel corpo di una quindicenne. E forse è davvero così.
Possono due animi affini incontrarsi, nonostante tutto?
Una profezia da compiere e un'altra ancora da svelare, il mistero di due fratelli, un segreto da mantenere a ogni costo, una ricerca senza fine, antiche sette da conoscere... Su tutto, una guerra da combattere e la Morte - agognata, sfuggita, amata, odiata - che muove i suoi fili. Schiavi, tutti, del suo disegno.
[Più generi: guerra, mistero, romantico, angst, introspettivo, malinconico]
[Più pairing: SiriusxHermione, RemusxTonks, HarryxGinny, DracoxNuovo personaggio, RonxNuovo personaggio]
[Storia corale, molti personaggi]
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Hermione Granger/ Sirius Black, Remus/Ninfadora
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VI libro alternativo, Più contesti
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La spilla da Prefetto

29 agosto 1995

*I giorni che li separavano dal ritorno a Hogwarts trascorsero decisamente lenti per tutti.
Harry si scoprì a fantasticare su Hogwarts sempre più spesso via via che si avvicinava la fine delle vacanze; non vedeva l'ora di ritrovare Hagrid, di giocare a Quidditch, perfino di passeggiare tra i rettangoli dell'orto verso le serre di Erbologia; sarebbe stata una festa solo lasciare quella casa polverosa e muffita, dove metà degli armadi erano ancora sprangati e nell'ombra Kreacher sibilava insulti, anche se Harry stava bene attento a non lasciar indovinare questi suoi sentimenti a Sirius*.
Questo ultimo cercava con tutte le sue forze di mantenere l’umore allegro dei giorni precedenti, divertendo i ragazzi con le storie dei suoi anni a Hogwarts, delle loro punizioni e delle loro malandrinate in giro per la scuola.
Ormai i membri dell’Ordine passavano da lì molto meno regolarmente, segno che le vacanze stavano per volgere al termine per tutti. Molly approfittava della situazione per coinvolgerli nelle ultime grandi pulizie pre-partenza e Sirius sembrava essere l’unico rimedio a giornate lunghe ed estremamente monotone.
Tuttavia cominciava a sentire anche lui il peso di quel giorno che si stagliava minaccioso nel suo futuro: il primo settembre rappresentava per lui il brusco risveglio, il ritorno a una casa desolata e in sola compagnia di un vecchio elfo domestico pazzo.
Alla mancanza di un minimo di movimento e di Harry, si aggiungevano le strane sensazioni che si mescolavano in lui quando, per caso, incrociava Hermione Granger. Molly li impegnava tanto che non avevano mai più parlato da soli e sospettava che la ragazza ne approfittasse anche per evitarlo più del normale.
Nelle sue notti insonni, l’insonnia era il regalo più gradito che gli avesse lasciato Azkaban a parte l’aria da cadavere ambulante perenne, aveva mandato e rimandato più volte quel filmato e si era reso conto di quanto fosse stato spregevole: non solo per aver anche solo provato a baciarla di nuovo, ma anche perché una parte di sé doveva ammettere di essersi aspettato un comportamento diverso da occhi sgranati e membra congelate.
Dio, credeva davvero che una ragazza di quindici anni avrebbe reagito in modo diverso da quello, che magari avrebbe ricambiato il suo gesto? Soprattutto se a fare quella mossa era stato un adulto fatto e finito?
Più passavano le notti, più Sirius si convinceva del fatto che avesse approfittato non solo della sua età, ma in qualche modo anche della sua condizione di padrone di casa e della posizione che lo teneva al corrente dei sentimenti di Hermione per lui. Quello lo rendeva non solo un adulto con evidenti incapacità mentali, ma anche un manipolatore ignobile e vigliacco.
Quella visione della situazione non faceva altro che rimpolpare la già desolante visione che aveva di se stesso, così aveva deciso di prendere al volo l’occasione che Hermione gli porgeva e di evitarla allo stesso modo, sperando che tutto scemasse in un ricordo imbarazzante e nient’altro. Tuttavia erano le sensazioni che gli trasmetteva lei che, pur se in imbarazzo, non sembrava particolarmente oltraggiata per il suo comportamento e la cosa lo confondeva ancora di più.
Fortunatamente, anche se non credeva l’avrebbe mai pensato, quella storia sarebbe finita e l’indomani sarebbero tutti partiti per Hogwarts, lasciando quei ritagli di qualcosa a un futuro che non sarebbe mai esistito.
Hermione, dal canto suo, sentiva che il tempo aveva praticamente mangiato tutte le sue possibilità di capire fino in fondo cosa fosse davvero successo con Sirius, cosa lui pensasse davvero e cosa dopotutto davvero provasse lei. Pur restando spesso sveglia di notte a pensarci, non aveva trovato nessuna soluzione che potesse essere davvero risolutoria, a parte una confessione totale e onesta che era fuori qualunque discussione.
Dopotutto lui non aveva fatto nulla di davvero esplicito nei suoi confronti, se ignorava le sensazioni dei suoi sguardi o delle pause tra loro. Il bacio che le aveva dato poteva quasi essere scambiato per un gesto fraterno e la prima volta ancora le aveva solo sfiorato le mani; cose che, forse, se fosse stata più lucida avrebbe forse categorizzato come “sciocchezze da nulla”.
Viveva nel terrore di essersi immaginata tutto e, nonostante avvertisse i ticchettii del tempo fin dentro il suo cuore, non aveva mai avuto il coraggio di andare oltre. Nessuna di quelle notti aveva lasciato stare la sua insonnia per andare a parlargli, nessuna delle mille volte che si erano sfiorati mentre pulivano aveva provato a parlargli… si limitava a guardarlo quando nessuno la notava e, per quanto poteva, a stare nella stessa stanza con lui.
«Sirius, questa roba dove va?» Gridò a un certo punto Harry, arrivando nel seminterrato con uno scatolone stracolmo.
Sirius, che stava cercando di capire cosa c’era di salvabile nella carta da parati di quella stanza, vorticò paurosamente dalla cima di una scala altissima «Mh, non so. Che roba è?»
«Non fare così, mi fai venire le vertigini solo a guardarti!» S’indignò Harry, appoggiando lo scatolone a terra. D’accordo, lui voleva e anche piuttosto bene, giocava a Quidditch e tutto, ma non riusciva a non sentire uno strappo allo stomaco quando Sirius ballava incoscientemente su quella scala sbilenca.
«Ti annuncio che questo l’hai preso da tua madre. La prima volta che ho provato a farle uno scherzo sulla torre di Astronomia ha urlato come un’aquila e mi ha quasi buttato di sotto» raccontò lui, tornando alla sua analisi: quella carta da parati non era solo rovinata, era anche orrenda, giudicò con uno sbuffo; ricordava ancora che la scelta era stata fatta dal suo elettrizzato padre, contento di aver potuto contribuire a una piccola parte dell’arredamento di casa Black.
«D’accordo… tu vai sicuramente via» mormorò, sicuro che sua madre non si fosse preoccupata di applicare incantesimi di permanenza a una carta da parati orrenda. «Qualcuno ha visto la mia bacchetta?» Urlò a caso, mentre Hermione entrava nella stanza.
«Intendi questa bacchetta di legno chiaro con cui stava giocando Grattastinchi?» Fece sarcastica, con tono severo. Sirius scese per qualche scalino e prese la bacchetta che gli porgeva con aria indifferente «Ci gioca sempre, prima o poi si brucerà la coda».
«Non rischi di romperla?» Provò a dire Harry, mentre Hermione ci provava davvero a evitare di fare la saccente e starsene zitta, ma continuava a osservare il pelo arruffato del suo gatto con aria rigida.
Sirius scosse la testa, mentre strappava la carta da parati tenendo la bacchetta stretta tra i denti «Nah, il tasso è un legno forte» bofonchiò tra i denti, mentre il parato si staccava a grossi pezzi dal muro.
«Oh, la tua è legno di tasso?» Fece curioso Ron, spostandosi di lato per evitare i pezzi di carta colorata che cadevano dall’alto.
«Per Merlino, questa parete è totalmente da ristrutturare» sbottò Sirius, pulendosi le mani sporche sui pantaloni e scendendo dalla scala, incredibilmente senza essere caduto neanche una volta. «Sapessi come era felice mio padre, quando Ollivander mi ha dato questa bacchetta!» Continuò in tono acido, lasciando la bacchetta a Harry e prendendosi dell’acqua.
Harry inarcò un sopracciglio e fissò la bacchetta tra le sue mani «E perché?»
«Perché “il tasso è l’albero dei grandi maghi, figliolo, non ha mai generato bacchette per mediocri e, soprattutto, non per mollaccioni figli di babbani o mezzosangue!”» recitò, usando il tono greve che si supponeva fosse quello di suo padre.
«Ah sì?» Borbottò Harry e Ron scrollò le spalle «Ma è una cosa falsa, no? Come faceva a saperlo, era un esperto di bacchette o-»
«Per le storie che circolavano» lo interruppe Hermione, mentre tutti e tre la fissavano.
«Cioè?» Chiese ancora il rosso, scambiandosi un’occhiata perplessa con Harry.
Hermione sospirò «Sono stati fatti degli studi sui legni usati per le bacchette e anche delle ricerche storiche… il legno di tasso ha una fama sinistra, almeno per la maggior parte della gente» concluse guardando Sirius, il quale stemperò il nervosismo di tutti con una risata latrante.
«Già, ovviamente per i Black erano tutti motivi di vanto… E quel vecchiaccio di Ollivander non migliorava la situazione, visto che cianciava ai quattro venti delle grandi capacità delle bacchette di tasso nei duelli e, soprattutto, nelle maledizioni».
Ron si grattò la fronte «Quindi tu saresti più bravo nelle maledizioni di altri?»
Sirius scrollò le spalle «Quando dicono così è perché il legno è capace di assorbire determinate magie e renderle più potenti. Le bacchette fungono solo da catalizzatore. Tuo padre, per esempio aveva una bacchetta portentosa per la Trasfigurazione. Minerva ancora si commuove».
Harry si stupì «Davvero? Di che legno era?»
Sirius si passò un dito sul mento «Se non sbaglio era Mogano, con corde del cuore di drago o una cosa del genere… Era decisamente potente, gli ho visto fare dei diavolo di incantesimi con quella bacchetta. Però è vero che effettivamente nei duelli vincevo io».
«Voi avete duellato?!» Esclamò Harry, immaginandosi un giovane Sirius e un giovane James che duellavano nel parco di Hogwarts.
Sirius prese un’espressione circospetta «È capitato sì... ovviamente è illegale» aggiunse, osservando l’espressione dura di Hermione. «E, ricordandomi le facce di Silente e della McGranitt, io vi suggerei di non provarci mai. Abbiamo lucidato coppe e pulito il Castello per un mese buono» borbottò, mentre Harry e Ron ridacchiavano.
«Ragazzi, c’è da sistemare la vostra camera!» Cantilenò la Signora Weasley dalla porta.
Ron sospirò «Non pensavo l’avrei mai detto, ma non vedo l’ora che le vacanze finiscano!» Sbottò, correndo di sopra seguito da un avvilito Harry.
Hermione aspettò qualche secondo poi si girò verso Sirius, o meglio verso la sua schiena «Mi dispiace, forse non dovevo aprire quel discorso stupido sulle bacchette…» cominciò, ma Sirius si girò verso di lei e scosse la testa, minimizzando.
«Almeno hai evitato di dire che era il legno che si usava per le bacchette dei maghi oscuri o che anche la bacchetta di Voldemort è fatta con lo stesso legno» ironizzò, ricordandosi vecchie lezioni imposte.
Hermione scosse la testa «Non credo avrebbero retto».
«Già» replicò distratto Sirius. Stettero in silenzio per un po’ poi, quando Hermione aprì bocca per provare a dire qualcosa, lui l’anticipò «Credo andrò di sopra, stavo pensando di riempire finalmente la libreria» fece, giusto per riempire il silenzio.
Hermione sgranò gli occhi «Davvero? Finalmente, se lo meritava!»
«Sì, lo credo anch’io… ci vediamo a cena, Hermione» si congedò, lasciandola da sola a pensare che il suo nome pronunciato da lui facesse tutto un altro effetto.
Lo sapeva che doveva smetterla con pensieri del genere, soprattutto quando il tempo di partire si avvicinava così velocemente. Entrò in camera sua che aveva una grande voglia di urlare, ma si bloccò quando notò la lettera di Hogwarts appoggiata sul suo letto ben rifatto.
Quella lettera non solo indicava la fine delle vacanze, ma ancora una volta la portava di nuovo a rendersi conto di quanto fosse vicina la fine per quel bel sogno che aveva imbastito. Tuttavia tutti i pensieri cupi del mondo furono diradati per un momento dalla visione rosso-dorata che arrivò insieme alla solita lettera di inizio anno: a guardare meglio, era una piccola spilla con impressa una grande „P’ sul leone di Grifondoro. Prefetto. Lei era diventata Prefetto.
In realtà aveva sempre detenuto grandi aspettative sulla sua carriera scolastica e ci aveva pensato per tutto l’anno precedente, ma tra gli eventi di giugno e quell’estate lo aveva totalmente dimenticato. Chissà se anche Harry… Hermione corse a perdifiato fino al secondo piano e spalancò la porta con violenza.*«Hai... ti è arrivata...?»
Vide la spilla in mano a Harry ed emise uno strilletto «Lo sapevo!» Esclamò eccitata, brandendo la sua lettera. «Anch'io, Harry, anch'io!»
«No» rispose Harry in fretta, premendo di nuovo la spilla nella mano di Ron. «È Ron, non sono io».
«È... che cosa?» Borbottò Hermione, girando la testa di scatto verso Ron.
«Ron è prefetto, non io» ripeté Harry.
«Ron?» Hermione spalancò la bocca. «Ma... sei sicuro? Voglio dire...» diventò rossa, mentre Ron la guardava con aria di sfida «C'è il mio nome sulla lettera» disse.
«Io...» mormorò lei, sconcertata. «Io... beh... wow! Bravo, Ron! È davvero...» cominciò, non sapendo in realtà come finire la frase.
«Inaspettato» concluse George per lei, annuendo.
«No» disse Hermione, più rossa che mai. «No, non lo è... Ron ha fatto un sacco di... è veramente...» cominciò ad arrancare, ma fortunatamente la signora Weasley le risparmiò altre figuracce, entrando di spalle nella stanza con una pila di abiti appena lavati e stirati fra le braccia «Ginny mi ha detto che finalmente sono arrivate le liste dei libri» disse, guardando le buste mentre raggiungeva il letto e cominciava a dividere i vestiti in due pile. «Se le date a me, le porto a Diagon Alley oggi pomeriggio e vi prendo i libri mentre voi fate i bagagli. Ron, dovrò comprarti altri pigiami, questi sono troppo corti di almeno quindici centimetri, è incredibile come stai crescendo in fretta... che colore ti piacerebbe?»
«Prendiglieli rossi e oro, così s'intonano alla spilla» suggerì George con un sorrisetto maligno.
«S'intonano a cosa?» chiese la signora Weasley distrattamente, arrotolando un paio di calzini marroni e sistemandoli sulla pila di Ron.
«Alla sua spilla» disse Fred, con il tono di chi vuole che il peggio passi in fretta. «La sua deliziosa splendente nuova spilla da prefetto».
Ci volle un momento perché le parole di Fred facessero breccia nella mente della signora Weasley, concentrata sui pigiami «La sua... ma... Ron, non sei...?»
Ron mostrò la spilla. La signora Weasley emise uno strillo identico a quello di Hermione.
«Non ci credo! Non ci credo! Oh, Ron, è meraviglioso! Prefetto! Come tutti in famiglia!»
«Io e Fred chi siamo, i vicini della porta accanto?» disse George indignato, ma sua madre lo spinse da parte e gettò le braccia attorno al più piccolo dei suoi maschi.
«Aspetta che lo sappia tuo padre! Ron, sono così fiera di te, che notizia meravigliosa, potresti diventare Caposcuola come Bill e Percy, è il primo passo! Oh, che bella cosa, tra tutti questi pensieri, sono emozionata, oh, Ronnie...»
Fred e George facevano finta di vomitare, e forte, alle sue spalle, ma la signora Weasley non se ne accorse; con le braccia strette attorno al collo di Ron, gli baciava tutta la faccia, che era diventata più rossa della spilla.
«Mamma... non... mamma, controllati...» balbettò lui, cercando di allontanarla.
Hermione intanto continuava a fissare Harry che, nel frattempo, evitava il suo sguardo. Lo conosceva abbastanza bene da capire che la notizia non lo entusiasmava.
La signora Weasley lasciò andare Ron e disse, senza fiato «Beh, che cosa vuoi? A Percy avevamo regalato un gufo, ma tu ce l'hai già».
«C-che cosa vuoi dire?» chiese Ron, come se non osasse credere alle proprie orecchie.
«Ti meriti un premio!» disse la signora Weasley in tono affettuoso. «Che cosa ne dici di un bel po' di vestiti nuovi?»
«Glieli abbiamo già comprati noi» intervenne Fred in tono acido, quasi rimpiangendo quell'atto di generosità.
«O un calderone nuovo, quello vecchio di Charlie è tutto arrugginito, o un topo nuovo, ti piaceva Crosta...»
«Mamma» disse Ron speranzoso, «posso avere una scopa nuova?»
L'espressione gioiosa della signora Weasley si attenuò lievemente.
«Non una bella!» si affrettò ad aggiungere Ron. «Solo...solo una nuova, per una volta...»
La signora Weasley esitò, poi sorrise «Ma certo... beh, è meglio che mi muova se devo comprare anche una scopa. Ci vediamo più tardi... il piccolo Ronnie prefetto! E non dimenticate di fare i bauli... prefetto... oh, sono tutta un tremito!»
Diede a Ron un altro bacio sulla guancia, tirò su forte col naso e uscì agitata.
Fred e George si scambiarono uno sguardo.
«Non ti dispiace se non ti baciamo, Ron?» chiese Fred con voce falsamente preoccupata.
«Possiamo inchinarci, se vuoi» aggiunse George.
«Oh, piantatela» rispose Ron, guardandoli torvo.
«Se no?» disse Fred, con un ghigno perfido che si allargava sul suo viso. «Ci vuoi mettere in castigo?»
«Vorrei proprio vedere» ridacchiò George.
«Può anche farlo, se non state attenti!» intervenne Hermione, giusto per farli stare zitti. Non li sopportava quando esageravano nel prenderlo in giro.
Fred e George scoppiarono a ridere, e Ron borbottò: «Lascia perdere, Hermione».
«Dovremo stare attenti, George» disse Fred, fingendo di tremare, «con questi due alle costole...»
«Sì, sembra proprio che i nostri giorni da fuorilegge siano giunti all'epilogo» commentò George, scuotendo il capo. E con un altro sonoro crac i gemelli si Smaterializzarono.
«Quei due!» esclamò Hermione furibonda, fissando il soffitto, attraverso il quale si sentivano Fred e George in preda alle risate nella stanza di sopra. «Non badarci, Ron, sono solo invidiosi!» Sbottò, dimentica che lei e Ron avevano teoricamente litigato
«Non credo» disse lui dubbioso, guardando a sua volta il soffitto. «Hanno sempre detto che solo gli stupidi diventano prefetti. Però…» aggiunse in tono più allegro. «Loro non hanno mai avuto delle scope nuove! Vorrei poter andare con la mamma a sceglierla, non potrà mai permettersi una Nimbus, ma è uscita la nuova Tornado, sarebbe magnifico... sì, credo che andrò a dirle che mi piace la Tornado, così, perché lo sappia...» E schizzò via, lasciando Harry e Hermione soli.
Per qualche motivo, Harry scoprì di non aver voglia di guardare Hermione. Si voltò verso il suo letto, raccolse la pila di abiti puliti che la signora Weasley vi aveva posato e attraversò la stanza diretto al suo baule.
«Harry» fece Hermione incerta, facendo qualche passo verso di lui.
«Complimenti, Hermione» disse Harry, con una voce così affabile che non suonò affatto come la sua, e aggiunse, sempre senza guardarla: «Brava. Prefetto. Grandioso».
«Grazie» disse Hermione, con un sospiro. Lo sapeva che quello non era il solito tono di Harry e che non era davvero felice per lei, ma non sapeva cosa farci. «Ehm... Harry... mi presti Edvige, così lo dico alla mamma e a papà? Saranno contenti... insomma, prefetto è una cosa che possono capire» fece, scoprendo che voleva uscire il più presto possibile dalla stanza perché non aveva ancora idea di come affrontare quella cosa.
«Sì, non c'è problema» disse Harry, sempre con lo stesso orrendo tono cordiale che non gli apparteneva. «Prendila pure!» Si chinò sul baule e posò i vestiti sul fondo, mentre Hermione andava all'armadio e chiamava Edvige.*
Solo quando fu fuori dalla stanza si permise finalmente di respirare. Ora che era da sola poteva ammettere, ameno con se stessa, che era stupida quanto Harry del fatto che fosse Ron il Prefetto e non lui; dopotutto, a parte tutti i pericoli che aveva dovuto affrontare, Harry aveva dimostrato molta più tempra di Ron.
Hermione capiva bene il senso di ingiustizia che Harry Poteva avvertire da quando era stato lasciato solo e ignorato a Privet Drive per metà dell’estate; sapeva che una parte di lui sentiva la cocente ingiustizia di non essere stato “premiato” per quanto aveva fatto, anche se ovviamente l’avrebbe fatto comunque perché la sua natura era tutto sommato quella del bravo ragazzo.
Si avviò verso la sua camera, accarezzando distrattamente il nuovo distintivo ma con l’aria meno felice di prima; entrò in camera e scrisse una veloce lettera per i suoi.
Mentre osservava Edvige sparire nel cielo, una certa idea si fece strada nella sua testa: lei e Ron avevano appena ricevuto le spille, non potevano risollevare il morale di Harry, ma c’era qualcuno che poteva… qualcuno che poteva raccontargli com’era stato per lui e i suoi amici ai loro tempi.
Pensando in cuor suo che fosse l’idea migliore per aiutarlo, Hermione corse fino al quarto piano, dove la porta della camera di Sirius era spalancata e poté finalmente vedere la stanza alla luce del sol.
«Sirius?» Provò a chiamare, facendo un timido passo verso l’interno.
«Sì?» La voce arrivò dall’esterno, seguita da una serie di rumori piuttosto preoccupanti. «Accidenti!» Sbottò ancora, con voce soffocata.
«Ehm, tutto bene?» Fece ancora Hermione, uscendo sul pianerottolo e guardando in alto; la voce proveniva dalla botola e capì che era ancora nell’attico a occuparsi della libreria. Rimase ai piedi della scalinata a chiocciola, indecisa se salire o meno.
«Hermione, sei lì?» Sbottò Sirius e lei sussultò «Eh? Sì!»
«Potresti salire un attimo?»
«Ok…» mormorò, per poi battere le palpebre alla scena che le si presentava davanti agli occhi: a quanto pareva, Sirius aveva avuto un diverbio con una vecchia toeletta e questa doveva aver provato a inglobarlo per ripicca. «Avete litigato?» Ironizzò senza riuscire a fermarsi, osservandolo a braccia incrociate e testa inclinata su un lato.
Sirius le lanciò un’occhiataccia «Molto divertente» frecciò e lei si rese conto di aver esagerato come suo solito. Sirius non riusciva solo a tirarle fuori confessioni imbarazzanti, ma anche lati comici di cui non era consapevole.
«Scusa… come posso aiutarti?» Provò a dire con un sorriso premuroso, giusto per recuperare in extremis.
Sirius sbuffò e provò a girarsi di lato; neanche tra mille anni avrebbe potuto spiegare come diavolo aveva fatto a infilarsi là dentro, a metà tra lo specchio e il mobile.
«Non ne ho idea, sto provando a disincastrarmi da dieci minuti ma lo l’impressione che stia vincendo lei al momento» ironizzò, appoggiando le mani sul ripiano e cercando di fare leva per sfilarsi dall’alto.
«Se sei riuscito ad entrare, dovresti riuscire anche ad uscire» ribatté Hermione, logicamente.
Sirius soffocò una risata sarcastica in uno sbuffo «Ma davvero? Comunque credo che il problema sia che il mio piede ha deciso di infilarsi dentro un qualcosa, laggiù» replicò, indicando una parte nascosta tra un armadio e quello che sembrava un pianoforte.
Hermione annuì e provò a fare il percorso ad ostacoli che la divideva da quel lato della stanza «Possibile che nessuno abbia mai pensato a sistemare questo posto?» Si lamentò, all’ennesima botta che prendeva contro una suppellettile.
Sirius, che si godeva la scena a braccia incrociate sul mobile come se fosse in una specie di strano baracchino di strada, scrollò le spalle «Abbiamo provato a mandare qui qualche elfo domestico, ma rischiavano sempre di rimanere schiacciati sotto qualche cosa» fece e Hermione si girò così di scatto e che inciampò su un attaccapanni messo in orizzontale sul pavimento.
«Stai scherzando?» Sbottò e Sirius fece un ampio e pigro sorriso «Sì».
Hermione rimase un attimo a fissare gli occhi illuminati dal divertimento, poi si rese conto che avrebbe dovuto essere arrabbiata «Non è divertente» borbottò, costringendosi a dargli le spalle per arrampicarsi sul pianoforte.
Sirius si diede dell’idiota «Hai ragione… non per noi, almeno. Mia madre, invece, pensava fosse estremamente buffo».
Lei sbuffò al “noi”, sicura che non fosse il sentimento condiviso anche dal giovane Sirius, poi riuscì a arrivare nel punto preciso dov’era affondata la sua gamba.
«A quanto pare il tuo piede è finito in… una borsa da medico?» Grugnì, accovacciata sotto il pianoforte.
«Quanto è grave?»
«Aspetta, forse posso provare a…» cominciò lei, afferrando i lati della borsa.
Quella situazione era talmente paradossale che non sapeva se ridere o meno. «Io tengo la borsa e tu tira fuori la gamba» propose e Sirius annuì, puntellandosi con le braccia e riuscendo a tirarsi su da quella dannata toeletta. Hermione ne approfittò per godersi la scena di un Sirius atletico che si arrampicava, salvo poi essere beccata in flagrante quando lui riuscì a girarsi per vedere dove fosse finita.
«Ci sei?» Le fece, allungandole la mano senza pensare Hermione annuì e, dopo qualche secondo di dubbio, la prese, facendosi guidare da lui per uscire dall’ingorgo. «Grazie» soffiò, quando praticamente gli finì addosso.
Sirius si allontanò velocemente, ma ostentando nonchalance «Grazie a te» mormorò, dandole le spalle per spostarsi verso la libreria.
Hermione cercò di spazzolarsi la tuta dalla polvere, cercando di riprendersi dal momento, poi tossì «Quindi… di chi è il pianoforte?»
Sirius roteò lo sguardo «Giusto. Sia io che Regulus ci siamo allenati per molti anni» spiegò, stupendola non poco.
«E sai suonarlo, davvero?» Esclamò, pensando a quante cose doveva ancora ignorare di Sirius e della sua gioventù. In realtà non avrebbe dovuto essere così stupita visto quel che aveva letto sull’educazione dei giovani maghi Purosangue, ma con lui si sentiva sempre così incompetente.
Sirius le lanciò un’occhiata divertita «Ma ovviamente! L’educazione dei maghi di famiglia nobile Purosangue prevede un sacco di cose: è buona formazione saper suonare uno strumento, conoscere a menadito le regole del bon ton a tavola, avere una calligrafia elegante e leggibile…» spiegò e Hermione si ricordò di aver pensato la stessa cosa quando aveva letto le sue lettere.
«Aha, lo sapevo» sussurrò tra sé, ma Sirius la sentì comunque; per un attimo penso di farle notare in qualche modo quella storia delle lettere rubate, poi decise fosse meglio fare finta di nulla.
Dopotutto lui non voleva rileggerle e gli faceva piacere, in fondo, che Hermione avesse qualcosa lo ricordasse.
«E non ti ho ancora parlato delle istruzioni sui balli di società!» Grugnì, quella volta in tono meno spensierato; se ripensava alle mille ore a ballare il valzer abbracciato a Regulus o a Bellatrix, gli veniva da vomitare.
Hermione sbuffò «Dovevi esserci al Ballo del Ceppo, allora» fece, sedendosi sulla poltrona davanti alla libreria.
Sirius raccolse qualche libro da terra e cominciò a posizionarli a caso sulla libreria «È stato così terribile?»
Hermione rise «Sicuramente Harry e Ron non ne avranno mai un bel ricordo, erano tremendi. Io tutto sommato me la sono cavata, almeno Victor sapeva cosa fare».
Sirius si distrasse un attimo per capire dove mettere i vari libri che gli aveva regalato Remus nel corso degli anni, poi si girò a guardarla «Victor?»
Hermione si morse la lingua, pentendosi all’istante di aver aperto l’argomento; era una cosa stupida, ma l’idea di parlare di Victor davanti a Sirius la agitava per qualche motivo. In un secondo di analisi, si rese conto che non voleva scoprire dai suoi gesti se gli interessava o meno. Non voleva ancora svegliarsi, era troppo presto.
«Sì… Victor Krum, il-»
«Il giocatore di Quidditch? Davvero?» Si stupì lui, inarcando le sopracciglia.
«Lo conosci?» Chissà perché, Hermione non credeva che Sirius avesse avuto tempo o voglia di seguire una cosa così normale come il Quidditch. Si rese conto che le veniva ancora facile associarlo a una vita fuori dal comune, come quella che aveva vissuto fino ad allora.
Sirius scosse le spalle «In realtà mi ricordo le lettere di Harry, non ho mai seguito il Quidditch. A Hogwarts andavo alle partite solo sotto costrizione di James» confessò lui, tornando a darle le spalle.
Hermione arrossì, penando al fatto che fosse possibile che Harry avesse raccontato cose a Sirius, cose che riguardavano anche lei, Victor o la litigata con Ron durante quell’infausto anno.
Solo in quel momento si chiese di che natura fossero le loro corrispondenze.
«Oh… quindi Harry ti ha raccontato qualcosa del Ballo?» Provò a chiedere, con noncuranza.
Sirius, che le dava ancora le spalle, ghignò «Qualcosa» alluse, rendendola sospettosa.
Si girò di nuovo a fissarla e mise le mani sui fianchi «Ho un’immagine vivida del vestito di Ron, questo è certo» ironizzò e Hermione rise «È stato molto imbarazzante, povero Ron».
Sirius annuì, poi rise «Solo perché voi non avete avuto modo di apprezzare quello di Remus, un malaugurato anno in cui decisero di organizzare un ballo tra Case. Silente doveva essere particolarmente ubriaco quell’anno…»
«Questo dove va? È un libro babbano, no?» Le fece poi, allungandole un libro.
Hermione si alzò e si avvicinò, con un cipiglio quasi duro «Quello è “Il Conte di Montecristo” di Dumas! Chi te lo ha regalato?»
«Mh, dal tuo tono leggermente protettivo, immagino sia un bel libro» fece sarcastico, ma Hermione non sembrava in vena di scherzare «Immagini? Non l’hai ancora letto?!» Sbottò lei, con troppa enfasi.
Sirius batté le palpebre, poi prese un’aria leggermente offesa «Ehi, ho avuto un po’ da fare in questi ultimi anni!»
Hermione arrossì «Oddio, scusa!» Urlò quasi e lui si senti istintivamente in colpa, anche perché non intendeva certo nel senso che aveva capito lei.
«In realtà l’ho ricevuto al terzo anno di Hogwarts» precisò, giusto per allontanare la gaffe, e lei si accigliò di nuovo, mordendosi la lingua per non ribattere. «Immagino di non avere scusanti» incoraggiò ancora Sirius, guardandola di sottecchi.
«Diciamo di no» replicò allora Hermione, sorridendo. «Comunque andrebbe lì, in alto, con gli altri classici».
«Mh, ok. Se lo dici tu… praticamente è la sezione “libri di Remus”. Ce n’è anche uno regalatomi da James, ma sono sicuro che gliel’abbia consigliato comunque lui. James faceva regali orrendi, poveraccio» scherzò, facendo qualche passo indietro per ammirare la libreria.
Hermione lo seguì e osservò il tutto con soddisfazione «È ancora più bella così. E poi hai molti bei libri».
«Grazie» replicò Sirius, battendo le mani tra loro per eliminare la polvere. «A parte la parentesi “inglobato nella toeletta”, cosa volevi?» Fece poi, sedendosi su uno scatolone ancora chiuso.
«Cosa?» Replicò Hermione, non capendo di cosa parlasse.
«Sì, eri sul pianerottolo davanti camera mia e mi chiamavi… volevi qualcosa?»
Hermione considerò l’idea di non dirgli nulla ma, quando Sirius alzò la testa a guardarla, capì al volo «Lo noto solo adesso… quello è il distintivo da Prefetto?» fece, indicando la „P’ argentata sul suo petto.
Hermione annuì, sedendosi sulla poltrona di fronte a lui «Sono arrivate le lettere da Hogwarts…» cominciò titubante e Sirius la scrutò meglio «E se Harry non è qui a stressarmi, vuol dire che…»
«Già» commentò solo, felice che fosse così intuitivo.
Sirius sospirò «Questo è un problema per Harry, vero?»
Hermione scrollo le spalle «Non so, ma anche Ron ha preso il distintivo…» alluse, senza in realtà rispondere. Sirius le lanciò un’occhiata attenta «Tu cosa pensi?»
«Io penso che sia un problema per lui, sì. Ma non riesco a capire fino a che punto…»
«Voi siete migliori amici e avete vissuto tante avventure e pericoli, insieme» analizzò lui. «E ora voi due avete la spilla, che è una specie di premio, mentre lui no. Nonostante tutto» continuò, sviscerando perfettamente i pensieri di Hermione che annuì veemente.
«Esatto! Io penso che questo possa farlo sentire un po’… messo da parte. E Silente non gli parla nemmeno. Io mi sento quasi in colpa di averla presa, la mia spilla…» borbottò, mentre cominciava a sentire le lacrime agli occhi.
«Ehi!» Esclamò Sirius, arrivando in ginocchio davanti a lei. «Hermione, tu sei una strega brillante e ormai dovresti averlo capito visto che tutti te lo ripetono ogni tre secondi» le fece ironico e lei alzò la testa a fissarlo. «A prescindere da Voldemort e da Harry, avresti comunque meritato la spilla e questo Silente lo sa».
Hermione annuì, incantata dalle sue parole e dal fatto che la sua mano fosse appoggiata sulla sua gamba: sembrava che, come per magia, irradiasse energia e vitalità su per tutti i suoi muscoli; se non fosse stato per la sua forza di volontà, sarebbe scattata in aria come un petardo.
«Grazie mormorò, senza abbassare lo sguardo.
Sirius sorrise «Di niente…» sussurrò, poi si alzò. «E Harry non deve temere nulla: è vero che la spilla si da a studenti brillanti, ma anche a studenti che in genere seguono le regole. E non mi risulta che lui sia un loro assiduo frequentatore».
Hermione si accigliò «Ma Ron… anche lui infrange sempre le regole con Harry».
«Ma loro le infrangono soprattutto in circostanze non ufficiali, tipo quando si tratta di affrontare Voldemort, e poi Harry è parecchio più in vista di Ron» ribatté saggiamente Sirius. «Neanche io e James siamo stati Prefetti, in effetti. Troppi guai e troppe punizioni» rifletté con una risata.
Hermione s’illuminò «Credo che a Harry farà piacere saperlo!»
Sirius s’incantò per un attimo sulla sua espressione, poi si riscosse «Tu dici?»
Hermione scattò in piedi e annuì «Certo!»
«D’accordo, allora. Vorrà dire che prenderò l’argomento con lui, stasera».
«Grazie Sirius, ci speravo!» Esclamò ancora, battendo entusiasticamente le mani.
Sirius fece una risatina, poi tornò a fissarla «Non c’è di che… Hermione» mormorò, con un tono che le faceva venire voglia di scappare via.
E nonostante tutto rimase piantata lì, a sorridergli come un’allocca, fino a quando Sirius non le allungò un libro «Vuoi aiutarmi a decidere come sistemare gli ultimi tomi?»
Digli di no. La mente di Hermione praticamente urlava in tutti i modi e in tutte le lingue di allontanarsi da lui, dal suo profumo un po’ selvatico, dalla sua bellezza tormentata e dai suoi modi a metà tra il suadente e il sarcastico, ma non poteva farci niente. Era in trappola e lo sapeva.
Tuttavia la consapevolezza che il giorno dopo sarebbe andata via era fin troppo presente, non voleva privarsi di quegli ultimi momenti «D’accordo».
Scesero dall’attico dopo un’oretta, con le braccia piene di oggetti strani e ridendo di altri oggetti, altrettanto strani, che avevano avuto la fortuna di trovare.
«Sul serio, ti dico che quella lampada era pericolosa. Da dove l’avrà tirata fuori?»
Sirius rise «Te l’ho detto che mio zio era un po’ matto. Passava il tempo a cercare di creare una nuova specie, incrociando oggetti trasfigurati… un’assurdità».
«Ehm-ehm» qualcuno fece un colpo di tosse ed entrambi si congelarono sul posto, come colti in flagrante.
Tonks, lunghi capelli rosso pomodoro e sopracciglia inarcate fino al limite fisico possibile, li osservava dalla camera di Regulus, a braccia incrociate «Salve».
Hermione sentì la paura che si agitava dentro di lei e un brivido freddo su per la schiena, ma Sirius si riprese velocemente e le diede un colpetto invisibile per convincerla a scendere gli ultimi scalini «Ciao, Tonks. Ce l’hai fatta a venire dal lavoro?»
«Abbiamo inventato un’emergenza in famiglia, Arthur ci ha avvisato della festicciola. Cosa ci facevate lassù?»
Sirius scosse lo scatolone che aveva in mano «Altri oggetti a cui fare il funerale. Che festicciola?»
Tonks si sciolse un po’, sciogliendo le braccia incrociate «Ma come? Per i due neo-Prefetti, no? Complimenti Hermione» fece un grosso sorriso rivolto alla ragazza.
Hermione sorrise di rimando, ma quasi timidamente, poi rimase ferma davanti alla camera di Sirius con la scatola in mano, indecisa sul da farsi.
Sirius roteò lo sguardo «Felice di essere messo al corrente di cosa succede in casa mia» ironizzò, poi tornò a guardare Hermione. «Entra pure. Metterò tutto in camera per decidere cosa è abbastanza pericoloso e cosa no».
La ragazza annuì e Tonks le aprì la porta, sempre con uno sguardo perplesso per Sirius.
Lei sicuramente aveva molti difetti, primi tra tutti la sbadataggine e la goffaggine, però era intuitiva e aveva capito al volo che lì stava succedendo qualcosa.
Hermione e Sirius posarono a turno le scatole a terra, poi Hermione guardò Sirius «Io vado a vedere cosa c’è da fare per la festa» annunciò e lui annuì meccanicamente.
La guardarono sparire per le scale, poi Sirius si girò verso Tonks «No» fece solo e lei sorrise «No, cosa?»
«Ti conosco da quando sei nata e riconosco quell’espressione. La risposta è no» grugnì lui, facendo dietrofront in camera sua.
Lei lo seguì, inciampando automaticamente sul primo oggetto abbandonato sul pavimento «Andiamo! Non mi dire fandonie!» Esclamò.
«In questa casa nessuno si fa gli affaracci suoi» notò leggermente Sirius, ghignando.
Tonks inarcò un sopracciglio «E senti chi parla! Comunque la ragazza ha la stessa espressione che avevo io con Remus, ammettiamolo…» commentò, buttandosi sul suo letto. Il ghigno di Sirius si allargò «Ecco, parliamo di questo piuttosto!»
Tonks si rabbuiò un attimo, mentre il sorriso spariva «Io pensavo sapessi…»
«Diciamo che io e Remus evitiamo di parlare di argomenti scomodi, ultimamente» frecciò sarcasticamente Sirius e Tonks si rialzò con un sospiro «Già… è quale potrà mai essere il tuo argomento scomodo?» Alluse, ritornando alla porta a grandi passi.
Per la prima volta Sirius lasciò cadere l’aria strafottente, ma finse di spostare una scatola per girarsi di spalle e non farsi vedere «E se pure fosse?» Sussurrò, ma nonostante tutto Tonks lo sentì. 
Si fermò sulla soglia e si girò a fissargli la schiena «Tu conosci la mia situazione, sarei ipocrita a farti la ramanzina. Però ti dico anche di stare attento e andarci con i piedi di piombo, è una situazione molto delicata».
«Lo so…» borbottò Sirius e si girò a guardarla.
Con sua sorpresa, Tonks non aveva nessuna espressione schifata sul viso, anche se sembrava preoccupata «E voglio anche dirti che io non sono Remus. Con me puoi parlare anche di questo, se vuoi».
Sirius sorrise «Grazie… Ninfadora» aggiunse con un ghigno.
«‘fanculo, Black» ringhiò lei, sbattendosi la porta alle spalle. Sirius rise e, per la prima volta da quando era iniziata tutta quella storia, si sentì molto più leggero.
Hermione corse velocemente fino al primo piano, sperando di non incrociare nessuno dei due mentre scendeva e dove quasi si scontrò con Ron.
«Scusa» borbottarono all’unisono, poi Ron si schiarì la gola e cominciò «Senti, io volevo chiederti scusa…»
«Cosa?» Chiese lei distratta, mentre tornava a guardare le scale.
Ron si schiarì di nuovo la gola, cercando di farla concentrare su di sé.
Aveva parlato con Ginny e lei gli aveva consigliato un approccio diverso nei confronti di Hermione; per la precisione, gli aveva detto di essere meno camionista e un po’ più elastico. La verità era che non era mai stato troppo bravo con le parole, in nessun caso, ma visto con Hermione erano decisamente davvero troppo importanti, voleva provarci. Insomma, se uno come Victor Krum, che non parlava neanche un inglese decente, c’era riuscito, perché non poteva farcela lui?
«Io, ehm, sono stato forse un po’ troppo… brusco con quella storia del libro» cominciò e Hermione dimenticò le scale per dedicarsi totalmente a lui.
«Oh, “forse” dici?» Replicò con voce flautata, tanto per metterlo in difficoltà; il comportamento di Ron era decisamente fuori personaggio e qualcosa le diceva che tutta quella sensibilità non era opera del suo sacco.
«No, ehm. Sono stato sicuramente troppo brusco, ero solo… solo stupito, ecco» continuò lui, con lodevole coraggio. Certo, balbettava ancora come un babbuino, ma almeno aveva provato a scusarsi con parole sua e non imparando un discorso a memoria.
Hermione si sciolse e sorrise, scuotendo la testa «D’accordo Ron, non fa niente. La prossima volta potresti provare a essere più… non so, flessibile sulle situazioni?» Propose, facendolo accigliare.
«Ehi, non sono proprio così rigido!» Sbottò e si rese conto troppo tardi che forse stava vanificando l’apprezzabile sforzo di poco prima. Hermione sospirò «Beh, io direi di sì. Ma se proprio non riesci…»
«No! Cioè, voglio dire, posso… tentare?» Provò a dire e Hermione si rese conto che, come per Sirius, non poteva pretendere un cambiamento epocale in mezza giornata. Supponeva dovesse considerarla già una mezza vittoria.
«Ehi, cosa c’è una festa sul pianerottolo?» Scherzò Sirius, arrivando dietro di loro e osservandoli con curiosità. Hermione scattò e quella volta Ron credé di notare chiaramente il rossore sulle sue guance.
«Parlavamo soltanto…» borbottò, pronta a buttarsi di sotto se Sirius non la smetteva di guardarla con aria canzonatoria o Ron di fissarla con l’espressione tipica di un pesce palla.
«Ma certo!» Esclamò solo Sirius, continuando a scendere per andare a vedere come andavano i preparativi.
A Hermione sembrò sottolineasse il “certo” con un tono piuttosto ironico, ma non poteva esserne sicura. Era sicura, invece, che Ron avrebbe detto una frase delle sue se Ginny non fosse piombata tra loro con un ghigno. «Ehi, i miei due Prefetti Perfetti!» Cantilenò, abbracciandoli entrambi. «Ron, la mamma ti cerca. Forse è arrivato il tuo regalo… vai su» fece sbrigativamente.
L’espressione rabbuiata del fratello sparì, sostituita da un sorriso entusiasta «Uh, vado!» Esclamò, scendendo le scale a due per la contentezza.
Ginny sospirò «Appena in tempo…»
«Appena in tempo cosa?» Sbottò Hermione, con un’occhiata di sbieco.
Ginny roteò gli occhi al cielo «Stai scherzando? Il tuo disagio davanti a Sirius era così evidente che tra un po’ se ne accorgevano anche le pareti!» Ironizzò e Hermione arrossì.
«N-non dire sciocchezze!» Balbettò, ma ormai pareva che Ginny non fosse così pronta a ingoiare tutte le sue fandonie. Poteva pure chiudere gli occhi sull’innocente cotta di Hermione per Sirius, ma non se quello rischiava di rovinare le possibilità che lei e quel tonto di suo fratello si mettessero finalmente insieme.
«Senti, io posso pure fingere che non provi nulla per Sirius…»
«Ma, io-»
«… però Ron ci sta provando sul serio e ti sarei grata se privassi a dargli almeno una chance» continuò, con sguardo severo e voce più alta.
Hermione sospirò e annuì, sapendo però di mentire. In quelle ultime settimane aveva capito che il problema non era tanto Sirius, quanto il fatto che tutti quei limiti che aveva riscontrato in Ron e che un tempo considerava superabili e accettabili, adesso non riusciva più a metterli da parte. Ron probabilmente non era fatto per lei e quella verità sarebbe stata sempre così, cotta per Sirius o meno.
«Quindi tu dici che è visibile…» ricominciò a dire, mentre scendevano le scale.
Ginny sbuffò «Oh, ti prego! E posso capirlo, davvero, ma è meglio che Harry e Ron non ci arrivino mai. Dopotutto sono ragazzi e Harry è… beh, Harry» fece lei con semplicità e Hermione non poteva essere più d’accordo e, al contempo, più sollevata. L’idea che qualcun altro sapesse e non la considerasse una pazza la faceva stare meglio, un po’ come se potesse giustificare il suo sentimento. 
Così, quando entrò in cucina e incrociò lo sguardo di Sirius, lo fece con animo più leggero.
«Ho mandato dei gufi e ci saranno un po’ di persone… portate giù questi!» Stava dicendo la signora Weasley.
Era felice come non lo era da tempo e nessuno osò contraddirla, mentre cucinava e faceva girare i piatti fischiettando. Persino George e Fred, seppur pieni di battutine contro Ron, evitarono di farle davanti a lei.
Harry diede una mano come tutti, ma a Hermione parve piuttosto chiaro che li stesse evitando. Si ripromise di parlare con lui prima della fine della serata e si scoprì a sperare che Sirius mantenesse la sua promessa di parlargli a sua volta.
Ogni tanto beccava Ron a fissarla e si chiese quanto davvero di quello che era successo l’anno prima avesse colpito nel segno. Poi guardava Sirius e si chiedeva come fosse possibile anche solo immaginare di stare con Ron quando c’era lui.
Più il tempo che la separava da Hogwarts scorreva e più si sentiva al contempo confusa, triste ed eccitata.
Ginny notò la sua espressione pensierosa e si accigliò «Tutto bene?»
Hermione si riscosse e annuì «Sì».
«Posso darti una mano, Hermione?» Chiese gentilmente Ron, aiutandola a portare i piatti.
Lei batté un attimo le palpebre, poi annuì «Certo».
Sirius, poco distante da loro, li guardò andare verso il seminterrato con un miscuglio di sentimenti strani; si sentiva a metà tra un maniaco e un deficiente, soprattutto quando i suoi sentimenti viravano verso il fastidio. Santo cielo, poteva davvero essere seccato da Ron, un ragazzo di quindici anni che faceva la corte a una sua coetanea? Il problema vero era che la vocina maligna dentro di sé scavava in terreni fertili, ricordandogli quanto fosse vecchio sia per età anagrafica che per animo, quanto fosse vecchio per lei e per competere con chiunque altro non avesse la sua età e i suoi trascorsi.
Forse poteva farcela giusto con Remus, se proprio ci si metteva di impegno.
Remus che doveva aver migliorato le sue capacità di Legilmens, perché arrivò dietro di lui come per evocazione «Ciao, Sirius» gli fece, con lo stesso tono che aveva usato Tonks.
«Ti ho evocato per magia? Ormai sono vicino a Silente, per capacità. Posso batterlo» ironizzò, facendolo sbuffare.
«Io e te dobbiamo parlare dopo la festa» gli fece duramente, mentre lo superava e scendeva di sotto con gli altri. Sirius sospirò: quella sarebbe stata una lunghissima serata.
 
Note:
Per chi non lo sapesse ed è nuovo a questa storia, essa segue abbastanza pedissequamente l’originale quinto libro della saga, tanto che ci sono dei pezzi ricavati direttamente dal libro segnalati con gli asterischi. L’idea era di creare una storia missing moment che s’inserisse perfettamente nella storia originale. Ovviamente la cosa andrà scemando man mano che le cose cambieranno.
Per quanto riguarda il capitolo, spero vi piaccia!
   
 
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