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Autore: Crystal Rose    24/11/2018    1 recensioni
La storia è ambientata dopo 20 anni da quella che tutti conosciamo. Ci saranno personaggi nuovi e personaggi che conosciamo bene e amiamo, con ovviamente 20 anni in più. Tutto si basa su di un semplice "e se": e se esistesse qualcuno che conoscesse l'ubicazione di tutti i frutti del diavolo esistenti?
"Ciao, mi chiamo William, ma voi potete chiamarmi Will, sono un ricercatore ed uno scrittore, uno tra i più brillanti della mia generazione e forse anche della mia intera epoca e volevo raccontarvi la mia storia... in realtà non è neanche la mia storia, è la storia di una ragazza che un giorno è piombata nella mia vita facendomela a pezzi. Ma cominciamo dall’inizio.
Sono nato durante la guerra dei vertici, un pessimo momento storico per venire al mondo! Nascere in un simile contesto non può non avere delle ripercussioni sulla tua vita, credetemi! Era ovvio che avessi dovuto fare della mia vita qualcosa di grandioso, il problema è che non ero proprio tagliato per la pirateria e per quanto riguarda la Marina, bhè non ero tagliato neanche per quello."
Genere: Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Iniziavo ad essere insofferente, non ne potevo più di starmene lì sul ponte tutto solo in attesa della ramanzina mentre il cuoco si beava in mezzo alle ragazze, non era affatto giusto. Decisi quindi di andarmene nella mia biblioteca con aria risentita, se qualcuno avesse avuto qualcosa da dirmi si sarebbe dovuto scomodare a venirmi a cercare. Questa storia di essere il capro espiatorio della nave doveva finire! Insomma io ero la chiave di tutta la storia, senza di me e la mia conoscenza potevano scordarsi di trovare quello che stavano cercando, pertanto meritavo il giusto rispetto e la giusta considerazione e la prima a doversene fare una ragione doveva essere proprio riccioli d’oro! In fondo se mi trovavo a bordo di quella nave era solo per fare un favore a lei.
 
Per tornare alla mia libreria dovevo necessariamente passare davanti allo studio della biondina. La porta era socchiusa e loro parlavano a voce davvero alta, quindi, almeno per stavolta non lo considererei origliare, sono stato praticamente obbligato ad ascoltare.
 
- Il problema è che tu non ti rendi proprio conto di quanto tutto questo sia pericoloso! Pensi sia tutto un gioco. Non siamo più bambini Ace! Cresci una buona volta! –
 
- Andiamo Kora! Non è possibile che dobbiamo fare sempre la stessa discussione ogni volta. –
 
- Infatti non è possibile! Non dovrei doverti dire ogni volta quanto sia pericolosa questa vita. Tu non sei tagliato per fare il pirata! –
 
- E tu dovresti smetterla di preoccuparti così tanto, ti preoccupi decisamente troppo. –
 
- Mi preoccupo troppo perché tu non ti preoccupi abbastanza! La Marina! Ti rendi conto di chi ha assistito a quella scenetta? Adesso potevamo essere tutti a Impel Down! –
 
- Ma non ci siamo finiti, o sbaglio? –
 
- Solo perché abbiamo avuto fortuna. – Fino a questo momento aveva mantenuto un tono di voce piuttosto alterato, ma a questo punto cambiò completamente tranquillizzandosi. – Ace… non possiamo avere sempre fortuna. Prima o poi potrebbe succedere qualcosa di veramente brutto. Questa ciurma che hai messo in piedi, questi ragazzi che ti seguono, sono una tua responsabilità, se a loro succederà qualcosa resteranno sulla tua coscienza. –
 
Il capitano si avvicinò a lei. Si lo so, non dovevo, ma la porta era socchiusa e così ho buttato un occhio.
 
- Ehi… - le sollevò il mento. – Non succederà di nuovo. Non lo permetterò. – la biondina scostò bruscamente la sua mano e gli diede le spalle.
 
- Non puoi impedirlo… nessuno può… neanche lui ci è riuscito… - le mise le mani sulle spalle ed ecco che quella punta di fastidio tornava a tormentarmi.
 
- È stato un incidente… ma non possiamo smettere di vivere e rintanarci in un fosso aspettando la fine. – lei si voltò per inchiodare quei magnifici occhi grigi in quelli scuri di lui, il tono era tornato ad essere tagliente.
 
- Quindi la tua idea è di lanciarci incontro alla morte, urlando in mezzo al mare chi siamo e cosa vogliamo? –
 
- Non puoi cambiarmi lo sai, sono fatto così. Ho un sogno da realizzare e lotterò per realizzarlo. Non voglio nascondermi Kora.  È una vita pericolosa, ne prendo atto, ma è anche questo che la rende affascinante, no? Non possiamo farci niente, siamo pirati, siamo attratti dal pericolo. –
 
Devo essere sincero, quest’ultima frase mi colpì, anche perché ebbi la sensazione che non si stesse parlando più di Marina e pericolosi pirati. “Siamo pirati… siamo attratti dal pericolo…” allora perché mi sentivo così attratto da lei? So già che penserete “perché sei un pirata anche tu” e vi sbagliate, io non sono un pirata, sono un povero scrittore sfortunato finito per caso su di una nave pirata. Lungi da me voler essere come loro. Decisi di aver origlia… scusate, volevo dire ascoltato accidentalmente abbastanza, così tirai dritto verso la biblioteca. Forse, la verità è che non volevo sapere altro. Avevo capito che il capitano e Kora si conoscessero già e che quindi con lui aveva instaurato un legame diverso rispetto al resto della ciurma e a me, ma non ero ancora pronto a sapere di che natura fosse quel legame. Però ero intenzionato a scoprire come si fossero guadagnati la loro taglia.
 
Fu in quel momento che mi venne in mente una cosa. Nel ristorante, quell’ufficiale aveva detto “voi tre”, ma mi avevano detto che sulla nave i soli ad avere una taglia erano Ace e Kora e allora chi era il terzo di cui stava parlando? Sentì una scossa attraversarmi tutta la colonna vertebrale. Sapevo a chi si stesse riferendo ma non ero pronto a prenderne atto. Ero ufficialmente fottuto e non nel senso migliore del termine. Mi stropicciai il viso per la frustrazione, adesso davvero non potevo tornare più indietro, se fossi sceso da quella nave sarei stato in un mare di guai fino al collo.
 
- Va tutto bene? – una voce gentile alle mie spalle, il solo raggio di sole su quella nave, Belle.
 
- Cosa? Si, certo. –
 
- Hai parlato con Kora? –
 
- No, è ancora occupata con Ace. Ma tu non eri col cuoco a mostrargli la nave? –
 
- La nave è piccola, non ci vuole molto a visitarla. – mi sorrise. – L’ho lasciato con i gemelli e Keiley, lo stanno aiutando a sistemarsi. –
 
- Belle mi dispiace. –
 
- Ti dispiace per cosa? – sembrava non capire.
 
- Al Baratie, non volevo creare problemi. –
 
- Ti assicuro che sei stato l’unico a non crearne, o almeno non quanto Ace e Kora, mi hanno fatto perdere 10 anni di vita lì dentro. – e questo era solo l’inizio.
 
- Quell’ufficiale… ce l’aveva con me vero? Mi hanno messo una taglia sulla testa? –
 
- Credo di si, ma dovremmo aspettare il giornale di domani per saperlo con certezza. Mi dispiace Will, so che volevi andare via di qui. –
 
- Inizio a pensare che forse non è destino. –
 
- Credi nel destino? –
 
- Perché tu no? –
 
- A dire il vero non lo so. Non posso negare che in più di un’occasione siamo stati davvero fortunati. Si, credo che potrei anche chiamarlo destino. – mi sorrise e mi poggiò una mano sul braccio. – Prima o poi questa bufera passerà Will e potrai tornare alla tua vita, devi solo avere pazienza. –
 
- E sopravvivere, che non è un dettaglio da poco. –
 
- Già. –
 
- Si dice che la parola ferisca più della spada ma non credo che le mie doti di scrittore possano aiutarmi in battaglia. – guardai in direzione dello studio di Kora.
 
- Non sono tutti superuomini Will, i gemelli usano la tecnologia, il cuoco i calci, Ace i pugni, Kora le lame, Keiley frecce e proiettili, trova la tua dimensione e riuscirai a sentirti meglio. – stava andandosene al timone.
 
- E tu? Non mi hai detto che talenti hai. –
 
Si fermò a guardarmi per un attimo.
 
- Io sono la navigatrice. – mi strizzò un occhio e andò via.
 
Proprio in quel momento la porta dell’ambulatorio si aprì e venne fuori un felicissimo Ace.
 
- Promettimi che penserai alla mia proposta. –
 
- Sei un idiota! – la sentì rispondere da dentro la stanza. Il capitano scoppiò a ridere.
 
- Probabile, ma guarda che ci conto. –
 
Si avvicinò a me e mi diede una pacca dietro le spalle che quasi mi gettò a terra.
 
- Vuole vederti amico. Si è calmata un po’ ma cerca di non farla infuriare di nuovo. – se ne andò continuando a sghignazzare, forse dirigendosi dal cuoco.
 
Espirai e mi decisi ad entrare nello studio. Mi guardai intorno, come a cercare tracce rivelatrici della discussione, ma sembrava tutto in ordine.
 
- Allora, cosa ti ha proposto Ace? – buttai lì fingendo disinteresse, ma confesso che la risposta mi interessava molto. Lei si voltò a guardarmi malissimo. – Ho capito, non sono affari miei. –
 
- Ti avevo detto di restare sulla nave. –
 
- Lo so, ti avevo sentita. –
 
- Hai ignorato i miei ordini. –
 
- Credevo che il capitano fosse Ace. – si lo so, ero nervoso e parecchio infastidito. Quella ragazza mi mandava in crisi, mannaggia a lei!
 
- Cosa credevi di fare? –
 
- Credevo foste in pericolo. –
 
- Ed anche se fosse stato? Cosa avresti potuto fare tu oltre che complicare la situazione? –
 
- Non lo so, mi sarei inventato qualcosa. –
 
- Ti saresti inventato qualcosa… non bastava Ace come incosciente, ci mancavi solo tu. –
 
- Senti si può sapere cos’hai contro di me? È vero non so combattere come te ed Ace e probabilmente sono stato un idiota a scrivere un libro che mi ha fatto mettere una taglia sulla testa, ma non credo di meritarmi questo trattamento solo perché non sono come Ace! – si, lo so, ho nominato il capitano un sacco di volte, a quanto pare la loro intimità mi aveva dato più fastidio di quanto immaginassi e il non sapere come fosse andata a finire la conversazione non aiutava. Mi resi conto che anche lei lo aveva capito da come mi guardava. Sospirai. – Senti bambolina, forse ho sbagliato a scendere dalla nave, e dico forse, ma non me la sono sentita di restarmene lì ad aspettare. Volente o nolente adesso siamo sulla stessa barca e restarmene a bordo, per mia sfortuna, non mi terrà fuori dai guai. –
 
- Voleva che vi facessi un tatuaggio, a te e lui. – questa non me l’aspettavo, sul serio.
 
- Cosa? –
 
- Ace… mi ha proposto di farvi un tatuaggio. – aveva lo sguardo impassibile. Non ho mai capito se dicesse sul serio o se fosse solo un test, né tantomeno se lo avessi passato o meno, le donne hanno la mania per i test, non le capirò mai, se vogliono sapere qualcosa perché non chiedono e basta? Che bisogno c’è di fare questi giochetti? Fatto sta che me ne restai in silenzio a guardarla come se fossi indeciso sul se mi stesse prendendo in giro o meno.
 
- Puoi venire con noi la prossima volta, ma non posso guardarti sempre le spalle, né possono farlo gli altri, dovrai imparare a difenderti e a capire da solo quando la situazione non è alla tua portata ed è ora di ritirarsi. – Mi sembrava un bel passo in avanti, non so cosa le avesse detto il capitano ma sembrava aver funzionato, dovevo farmi dire che tattica usava con lei.
 
- Quindi niente ramanzina? –
 
- Ti hanno messo una taglia sulla testa e mi sembri meno incosciente di Ace, dovresti aver capito cosa significa e questo penso possa essere sufficiente per questa volta, ma la prossima volta che spierai fuori dalla mia porta ti taglierò la gola. – Cavolo! Se ne era accorta allora. Che figuraccia!
 
- Mi dispiace, non volevo spiarti. – vero a metà. – Pensavo non volessi vedermi. – mi osservò per qualche attimo.
 
- Pensavi male. – mi spiazzò, davvero. Ancora oggi non so come interpretare quella frase, cosa avesse voluto dirmi, ma in quell’occasione mi fece sperare, forse non era detta l’ultima parola, forse potevo avvicinarmi a quella ragazza. Si, lo avevo capito, fino a quando mi fossi sentito inferiore ad Ace non avrei avuto possibilità. Da quel momento avrei fatto di tutto per meritarmi la sua considerazione e la sua stima e fosse stata anche l’ultima cosa che facevo al mondo, avrei trovato un modo per conquistarla prima di scendere da quella maledetta nave.
 
- Che tatuaggio voleva che mi facessi? – le chiesi cambiando il tono, non me la sentivo più di essere indisponente nei suoi riguardi.
 
- Non lo so. Dovresti chiederlo a lui. – mi aprì la porta, un chiaro segno che la conversazione era finita. Andai via carico di ottimismo per la prima volta da quando questo viaggio era cominciato.
 
Passai il resto del giorno nella biblioteca con carta e penna alla ricerca dei miei talenti, dovevo trovare qualcosa che mi permettesse di far colpo su di lei e restare in vita ma non mi venne in mente niente. Stavo battendo la fronte contro il tavolo già da una mezz’oretta quando il ragnetto di bordo mi venne a chiamare, erano pronti per iniziare la festa in onore di quell’odioso cuoco. Mi resi conto solo in quel momento di quanto fosse scarno il mio armadio, per non dire vuoto. Normalmente avrei indossato una bella camicia immacolata, pronto a far strage di donne e invece avevo praticamente solo gli abiti che indossavo. Urgeva porre rimedio a questa spiacevole situazione, dovevo parlarne con Belle o con Ace al più presto.
 
Era una bella notte e c’era un’atmosfera davvero allegra, destinata a diventarlo ancora di più vista la mole di cibo e di alcol che si stava ammucchiando sul ponte. Nessuno di loro aveva abiti particolari, erano tutti vestiti come li avevo visti l’ultima volta nel pomeriggio. Mi sa che non avrebbero capito il mio bisogno di un guardaroba nuovo.
 
Mi dispiace ammetterlo ma quel dannato cuoco sapeva il fatto suo in cucina, non avevo mai assaggiato piatti così buoni in vita mia, anche se non ero disposto ad ammetterlo con un cascamorto come lui. Anche il medico di bordo aveva deciso di unirsi alla festicciola, anche se, se ne stava seduta in disparte su di una cassa, le gambe accavallate e la spada poggiata alla cassa. Ace aveva ragione, non riusciva proprio a rilassarsi e a smettere di preoccuparsi. Si raccontarono storie e si rise un sacco, man mano che l’alcol scendeva l’ilarità saliva e qualcuno si lanciò anche in qualche canto e qualche ballo.
 
- Ho capito cosa ci manca ancora. – Ace aveva decisamente alzato il gomito.
 
- Cosa? – anche io non ero proprio lucidissimo.
 
- Un musicista! –
 
- Un musicista? Tu non sei normale. – ma che ciurma male assortita voleva metter su? Passi lo spadaccino, la navigatrice, il carpentiere, il medico di bordo, il cuoco ed il cecchino, ma cosa diavolo c’entravano lo scrittore e il musicista?
 
- Pensaci! – Si sedette vicino a me e mi mise un braccio intorno alle spalle mentre con la mano mi mostrava un panorama immaginario che mi ritrovai a fissare insieme a lui. – Quando sei giù di morale, una musica di sottofondo ti restituisce il buon umore, le nostre feste non sarebbero più le stesse. E poi noi siamo pirati ed ogni ciurma che si rispetti canta canzoni pirata. –
 
- Che razza di sciocchezza! – ci voltammo entrambi a guardare Kora.
 
- Lo sai anche tu che su di una nave su cui si canta c’è più buonumore. Sei stata su entrambe le navi, non puoi negare che io abbia ragione. –
 
- Tu vuoi trasformare la nave in un parco divertimenti. –
 
- Io voglio rendere questa avventura fantastica. – discutevano sempre.
 
La biondina sbuffò. Avevo ascoltato la loro conversazione nel pomeriggio, ero abbastanza sicuro che stesse pensando al capitano come ad un idiota incosciente.
 
- Sei stata su due navi? – cercai di spostare l’attenzione dal capitano al medico che mi interessava decisamente di più.
 
- Certo che si. Questa è la sua terza nave e spero vivamente che sia la definitiva. –
 
- Sei ubriaco! – puntualizzò lei.
 
- Si, penso proprio di esserlo. – le allargò un enorme sorriso. – ma te lo direi anche da sobrio che farò di tutto per convincerti a restare. –
 
- Sprechi il tuo tempo. – Kora aveva la capacità di farti sentire ignorato anche quando parlavi con lei.
 
- Will andiamo vieni! – la piccola Keiley mi trascinò a ballare con la forza e non riuscì ad ascoltare il resto della conversazione tra capitano e medico. Quel minuscolo ragnetto aveva davvero un sacco di energie, ma mi fece davvero bene, mi aiutò a scaricare tutto quello che avevo accumulato in questi pochi giorni. Visto il mio tasso alcolico, tutto quel movimento era riuscito a farmi fare una sudata pazzesca, così mi accasciai a terra per riprendere fiato e per far smettere alla nave di girare. Neanche mi resi conto di essermi seduto vicino a Belle.
 
- Ti stai divertendo? –
 
- Direi proprio di si. – confermai. – Ci voleva proprio un po’ di relax. –
 
- Menomale. – mi sorrise. – Ace ed io siamo abituati a festeggiare i successi della ciurma e a dare a ciascuno una calorosa accoglienza. –
 
- Allora dovrei offendermi per non aver ricevuto una festa di benvenuto? – la stavo prendendo un po’ in giro. – Come fai ad essere ancora così sobria? –
 
- Ho preso da mia madre, reggo bene l’alcol e so quando fermarmi. È meglio se non abbassiamo tutti la guardia, non si sa mai quando e da che direzione potrebbe arrivare il pericolo. – Belle e Kora erano senza ombra di dubbio le più prudenti. Spostai lo sguardo da quell’inetto di cuoco che faceva il cascamorto con Lena alla cassa su cui era seduta la biondina, ma lei non c’era più.
 
- Dov’è finita Kora? –
 
- A lei non piacciono molto le feste. – chissà perché me lo immaginavo. Bhè addio proposito di invitarla a ballare, non che avessi molte speranze che accettasse.
 
- Cosa c’è tra lei ed Ace? – non volevo conoscere la risposta, non so neanche perché feci quella domanda, forse fu l’alcol a parlare per me.
 
- Si conoscono da molto tempo, te l’ho detto. Ace ha una grande considerazione di lei e delle sue opinioni e credo che lei gli sia affezionata e si preoccupi per lui, anche se è difficile capire quello che sente Kora, avrai notato anche tu che non è una persona molto espansiva. – mi rispose guardando il centro della nave dove Tom e Kilian bevevano e ridevano mentre Keiley li osservava con le guance gonfie. – Se siamo qui è merito suo. Un giorno si è presentata da noi ed ha convinto Ace a partire per questa avventura. –
 
- Promettendogli un frutto del diavolo e l’occasione di diventare re dei pirati. –
 
- Si. Ma lui l’avrebbe seguita comunque, non avrebbe lasciato che andasse da sola. –
 
- Cosa sta cercando? –
 
- Un frutto del diavolo in particolare. –
 
- Quale? –
 
- Te lo dirà lei quando si sentirà pronta. –
 
- Non vi fidate ancora di me. –
 
- Non importa quello che penso io Will. Credo che ognuno abbia il diritto di rivelarsi agli altri con i propri tempi. –
 
- Tu lo sai? –
 
- Non me lo ha detto, lo sa solo Ace, ma immagino di cosa si tratti. -
 
- E cosa ne pensi? Credi che Ace abbia fatto bene a seguirla? –
 
- Credo di si. – mi fermai qualche attimo a riflettere su ciò che mi aveva detto, poi mi decisi a buttar giù un altro boccale ed invitarla a ballare.
 
- Milady, mi concede questo ballo? – mi inchinai provando ad imitare un vero gentiluomo anche se odoravo terribilmente di rhum. Lei mi sorrise e accettò il mio invito. Dopo un po’ di tempo e un po’ di bibite sentì l’impellente bisogno di andare a svuotare la vescica, così con una scusa mi allontanai dalla festa e me ne andai sul retro della nave. Ero troppo alticcio per raggiungere il bagno così decisi di farla direttamente in mare. L’aria fresca e la liberazione che sentivo in quel momento erano impagabili. Finito il malaffare tentai di tornare alla festa. Al diavolo Kora! Ci avrei provato con la navigatrice. Quella biondina si sarebbe mangiata i gomiti non appena si fosse resa conto di cosa si stava perdendo.
 
- Lo sapevo che non saresti durata molto alla festa. – il capitano.
 
- Non mi piacciono quanto piacciono a te. – erano lì anche loro ma non si erano accorti di me.
 
- Una volta le apprezzavi di più. –
 
- Una volta le cose erano diverse. –
 
- Dovresti sforzarti di essere un po’ meno cupa e distaccata… “Angelo della morte”. -
 
- Non voglio che mi chiami così! Non uso più quel nome. –
 
- È un peccato, ti si addiceva. – si avvicinò a lei sorridendo e si appoggiò al parapetto con i gomiti. Tanto lei era scontrosa quanto lui allegro. – Chissà come chiameranno me. – aveva un’aria interrogativa e curiosa.
 
- Non credo vorresti sentirlo. – il capitano rise.
 
– Sei molto spiritosa stasera. –
 
- E tu molto ubriaco. –
 
- È vero, non posso negarlo. –
 
- Sei il solito incosciente! – non lo guardava, tutta la sua attenzione era rivolta al mare.
 
- È un bel po’ che non ci facciamo una nuotata. –
 
- Quando avremmo trovato ciò che stiamo cercando non saremo più capaci. –
 
- È una delle cose che mi mancherà. – non gli rispose, allora non ero l’unico a cui non rispondeva. – Però guadagnerò molto più di quanto perderò. – la stava osservando e lei lo stava ignorando. – Domani recluteremo uno spadaccino e finalmente questo viaggio potrà cominciare. –
 
- A questo punto avrà capito dove sono diretta. –
 
- Non oso immaginare come abbia reagito quando ha scoperto che sei scappata, mi chiedo cosa resti di nave ed equipaggio. – sghignazzava, doveva essere l’alcol perché la reazione era decisamente poco appropriata al genere di conversazione. – Hai fatto bene ad andartene Kora. Non potevi essere sua prigioniera per il resto della tua vita. Sei una ragazza straordinaria, hai il diritto di trovare il tuo posto nel mondo e scrivere la tua storia. –
 
- Smettila. Finito questo viaggio le nostre strade si separeranno, come abbiamo concordato all’inizio. –
 
- Ho ancora tempo per convincerti a restare con me. Era il nostro sogno Kora, sono sicuro che nonostante tutto lo sia ancora. –
 
- Ti sbagli. Adesso è solo il tuo, io sono cambiata. – fece per andarsene ma il capitano la afferrò per il polso e la trascinò verso di sé senza spostarsi dal parapetto.
 
- Puoi darla a bere a chi vuoi su questa nave, ma io ti conosco bene ed anche se non sembri più la stessa io so che lo sei. –
 
- Tu sei un sognatore, vedi solo quello che vuoi vedere. –
 
- Questo mondo è dei sognatori dopotutto ed hai ragione, vedo il mondo come vorrei che fosse, in modo da poter lottare per renderlo tale. Cosa c’è di male? –
 
- I sogni non ti proteggono dalla realtà, te la nascondono solo e quando ci sbatterai contro e ti sveglierai, perché alla fine ti sveglierai, ti renderai conto che quello che resta sono solo macerie. Svegliati finché sei in tempo Ace. – provò ad allontanarsi ma lui la strinse di più.
 
- Sono sveglio Kora, diciamo che sono un sognatore ad occhi aperti e lo vedo chiaramente, intorno non ho macerie ma amici e fintanto che avrò un motivo per combattere non sarà finita. Resta e combatti al mio fianco. – la guardava negli occhi, era molto vicino.
 
- Sei ubriaco. Vai a letto Ace. – lui la lasciò e rovesciò la testa all’indietro per la frustrazione, ma durò pochi secondi, poi riacquistò il solito buonumore.
 
- E va bene dottore, ascolterò il tuo consiglio e me ne andrò a dormire, dopotutto domani è un grande giorno. – che novità, per lui era sempre un grande giorno. – Kora. Non mi arrenderò con te, meglio che tu lo sappia. – le sorrise e lei fece altrettanto.
 
- Non ne avevo dubbi. – se ne andò lasciandolo solo a smaltire la sbornia fino a quando non si decise ad andarsene veramente a letto grattandosi la testa.
 
Dopo questa ennesima dimostrazione che tra quei due c’erano dei trascorsi ero abbastanza scoraggiato e demotivato per tornare alla festa. Lo so che tra loro non era successo niente però ero geloso del loro rapporto, del modo in cui lei lo lasciasse avvicinare. Ero certo che se l’avessi afferrata io per avvicinarla a me mi sarei ritrovato un pugnale alla gola. Forse sarebbe stato meglio rinunciare, ma non ero il tipo che rinunciava così in fretta. D’altro canto ero piuttosto ubriaco in quel momento, non certo l’ideale per andare da lei. Forse era meglio seguire l’esempio del capitano e andarmene a letto, l’indomani avrei visto sicuramente le cose da un’altra prospettiva.
 
In effetti il giorno successivo vidi tutto da un’altra prospettiva, durante la notte ero caduto dal letto per cui la stanza era letteralmente al contrario. Mi misi in piedi e presi contatto con i già ben noti sintomi da doposbronza decisamente amplificati dal movimento della nave. Mi sa che l’errore era stato smettere di bere. Raggiunsi gli altri in cucina e notai che fossi l’unico ridotto uno straccio.
 
- Will ti senti bene? – mi chiese la ragazza dai capelli azzurri.
 
- Hai una pessima cera amico. – ovviamente terminò il commento suo fratello.
 
- Forse l’autore non regge l’alcol. – quell’odioso cuoco dei miei stivali!
 
- Non direi proprio. Ieri ha quasi dato fondo alle nostre scorte, credo abbia bevuto quanto tutti noi messi insieme. – Belle era affascinante come sempre.
 
- Se non ti senti bene potresti farti visitare da Kora. – mi affrettai a tappare la bocca al ragnetto visto che in quell’esatto momento stavano arrivando capitano e medico di bordo e l’ultima cosa che volevo era sembrare un rammollito che non regge l’alcol ai suoi occhi. La ragazzina si dibatteva e la biondina mi fissò per qualche attimo tra l’ilarità generale prima di entrare in silenzio e sedersi a tavola. Non so se lo avesse fatto per il casino che la riccioluta stava facendo o perché aveva percepito la mia presenza la sera prima. Fatto sta che quello sguardo glaciale mi diede i brividi. Brividi che mi passarono non appena il capitano mi assestò una pacca dietro alle spalle. Tuttora mi chiedo come non le avesse spezzato il braccio la sera prima data la potenza che a stento teneva a bada quel ragazzo.
 
- Che te ne è sembrato della festa? – mi chiese sorridente.
 
- Niente da lamentarmi. –
 
- È stata strepitosa Ace! – disse l’esuberante Keiley riuscitasi a liberare dalla mia stretta grazie alla pacca del capitano. – Dobbiamo farne un’altra! –
 
Il moro sfoggiava un enorme sorriso.
 
- Certo che ne faremo un’altra. – le scompiglio i riccioli neri con la mano. – Ma mi sa che sarà meglio organizzarla più in là se non vogliamo affrontare le ire di Kora. – ricevendo un’occhiataccia dalla suddetta.
 
- Mia bellissima Kora cosa può prepararti per colazione questo umile cuoco al tuo servizio? – Dio quanto odiavo quel tipo!
 
- Quello che ti pare. - che soddisfazione vederlo liquidato in quel modo!
 
- Kora non mangia né pane né pasta. – spiegò la navigatrice. – A parte questo credo le vada bene tutto. –
 
Stamattina era ancora più bella del solito, indossava un jeans aderente ed una maglietta nera piuttosto larga. Sono certo che anche avvolta in uno straccio sarebbe stata bellissima.
 
- Che ne pensi se io e Will venissimo oggi a farci fare il tatuaggio? – la biondina sollevò un sopracciglio in direzione del capitano.
 
- Fai sul serio? –
 
- Certo che si! –
 
- Aspettate, di che tatuaggio stai parlando? – cioè si, la biondina me lo aveva detto il giorno prima ma non credevo dicesse sul serio e poi cosa c’entravo io?
 
- Ho pensato che io e te potremmo farci un tatuaggio per rendere ufficiale l’inizio di questa avventura. –
 
- Perché io? – infatti! Perché non lo faceva fare a Tom o a quell’odioso cuoco, che cavolo c’entravo io?
 
- Perché così ti sentirai anche tu un vero pirata. – non volevo affatto sentirmi un vero pirata! Io ero solo uno scrittore e volevo restare solo uno scrittore!
 
- Ace non dovresti obbligarlo se non se la sente. – Dio sia lodato per la presenza di Belle su quella dannata nave!
 
La biondina mi stava fissando. Alle solite era impossibile capire cosa stesse pensando, sperai solo che non mi credesse un vigliacco.
 
- Oggi non ho tempo. – rispose senza staccarmi gli occhi di dosso. Bene, la tortura era rimandata.
 
- Allora domani, così Will avrà il tempo di pensare a cosa farsi tatuare. – Ahahahahah, convinto lui!
 
In effetti il resto della giornata fummo tutti più o meno impegnati nelle nostre faccende. Personalmente passai il giorno in biblioteca a cercare di capire quale fosse il mio talento, era il secondo giorno che scrivevo e appallottolavo fogli ma più ci riflettevo più mi sembrava di non essere capace di far niente di utile.
 
Nel tardo pomeriggio arrivammo nei pressi di un’isola. Eravamo in primavera quindi a quell’ora c’era ancora un po’ di luce. Non ero mai stato lì, durante la mia vita avevo viaggiato solo per dar la caccia ai fruttati, c’erano ancora tantissimi posti per me inesplorati. Belle mi spiegò che quella era l’isola degli spadaccini, tutti i migliori degli ultimi 20 anni si erano addestrati lì. Non era un posto molto frequentato da pirati e Marina per cui mi fu accordato il permesso di sbarcare insieme a capitano, navigatrice, cuoco e medico. Il resto rimase a far da guardia alla nave.
 
La palestra si trovava nel cuore dell’isola e inglobava un monte con una cascata di acqua gelida che venivano usati per addestrare i giovani spadaccini. Dalle informazioni che Belle era riuscita a raccogliere, il dojo era gestito da una donna, una tra le migliori spadaccine al mondo dopo Zoro e Mihawk. Il piano era parlare con lei per farci indicare gli allievi migliori. Bussammo all’enorme portone in legno e ci venne ad aprire un uomo anziano con un paio di occhialini rotondi.
 
- Salve ragazzi. Come posso aiutarvi? –
 
- Cercavamo la capopalestra. – Belle era la più rassicurante.
 
- A dire il vero oggi non l’ho ancora vista, ma sarà sicuramente in giro da qualche parte. Entrate pure. Di cosa volevate parlarle? –
 
- Vede, sappiamo che qui si addestrano i migliori spadaccini al mondo, ci piacerebbe conoscerne alcuni. –
 
- Si, allora siete decisamente nel posto giusto. – era un vecchietto davvero simpatico e molto gentile, ci accompagnò in una tipica sala giapponese e ci fece servire il thè mentre andava a cercare la padrona di casa. Eravamo lì già da un pezzo quando entrò nella sala una ragazza, nostra coetanea, con lunghissimi capelli verde-blu legati in una coda alta, indossava un pantalone aderente, lungo al ginocchio, ed una maglietta bianca a mezze maniche. Al fianco portava legate tre spade, la cosa non mi stupiva affatto, dopo la grande guerra furono in molti a volersi specializzare nella tecnica delle tre spade, per seguire le orme del cacciatore di pirati Zoro, il fatto è che in pochissimi sono riusciti a padroneggiarla. Non mi stupiva che in quel dojo fosse materia di studio.
 
- Ehi ciao, tu devi essere la maestra di spada. – Ace si alzò sorridente per stringerle la mano ricevendo in cambio un’occhiata fredda.
 
- Ti sembra che possa essere io? – in effetti era troppo giovane. – La capopalestra oggi non c’è. Cosa volete? –
 
Il cuoco, che fino a quel momento era rimasto paralizzato per lo shock di vedere un tale splendore si riscosse a sufficienza da correrle incontro e afferrarle le mani.
 
- Oh angelica visione del dojo! Solo ora capisco di non aver mai amato prima in vita mia. – la ragazza storse il naso e gli diede un pugno, disgustata, spiaccicandolo a terra, accidenti se era forte!
 
- Che schifo! –
 
- Kilian! – Bell si precipitò dal cuoco a vedere in che condizioni si trovasse. Devo dire che in quel momento quella ragazza si era decisamente conquistata la mia stima.
 
- Raccogliete il vostro amico dal pavimento e andate via. –
 
- Aspetta! Forse puoi aiutarci tu. – Figurati se Ace mollava la presa. - Stiamo cercando lo spadaccino più forte della palestra, puoi indicarcelo. –
 
- Ce l’hai davanti. – la ragazza incrociò le braccia sul petto.
 
- Ma è fantastico! Allora devi venire con noi. – Ace aveva un sorriso spaventosamente grande, non stava più nella pelle.
 
- Te lo puoi scordare bell’imbusto! –
 
- Scusa perché no? –
 
- Sono l’erede di questo dojo, il capopalestra è mia madre, non ci penso nemmeno a seguire un branco di sconosciuti che si presentano all’improvviso alla mia porta. –
 
- Noi siamo pirati. – puntualizzò il capitano. Vi assicuro che mi aspetto ancora che prima o poi qualcuno gli risponda “E chi se ne frega!” anche se, in quell’occasione, l’espressione della spadaccina ci andò parecchio vicino, ve lo assicuro. – Io sono il capitano, mi chiamo Ace ed ho bisogno di una spadaccina nella mia ciurma. – quell’idiota continuava a sorridere. In effetti capivo fin troppo bene la posizione della ragazza, sapevo perfettamente cosa volesse dire trovarsi davanti gente che compare alla tua porta per portarti via da tutto ciò che conosci e ami per trascinarti in mezzo ai guai.
 
- Sei matto se pensi che verrò con te. –
 
- Te lo avevo detto che era meglio rivolgersi alla figlia di Mihawk, è lei la spadaccina migliore del mondo. – la biondina che fino a quel momento era rimasta in silenzio aveva detto la cosa sbagliata al momento sbagliato.
 
- Cosa hai detto? –
 
- Che non ci servono a bordo spadaccini di serie B che vogliono farsi pregare per credere di valere qualcosa. – c’era aria di rissa tra ragazze, davvero interessante ed anche piuttosto sexy ad essere sincero.
 
- Spadaccini di serie B? Hai idea di chi hai davanti? –
 
- Una ragazzina piagnucolosa con tre spade. Mina sarebbe una scelta migliore di sicuro. – la ragazza aveva portato la mano alle spade.
 
- Suvvia ragazze, non litigate. – il cuoco si era rimesso in piedi e cercava di mettere pace.
 
- Se credi di essere migliore di lei allora perché non vieni con noi e lo dimostri, magari potresti incontrarla lungo il tragitto e sfidarla, così da stabilire chi è la migliore tra voi. – l’espressione della ragazza cambiò. Kora aveva toccato il nervo giusto, l’offerta le interessava. Mina Mihawk, una ragazza di 20 anni rinomata per la sua bellezza e per il talento con la spada. Primogenita di Dracul Mihawk e di Perona, la principessa dei fantasmi, avevo avuto il piacere di vederla da vicino quando intervistai sua madre e le voci sul suo conto non sono affatto esagerate. Capelli neri come la notte e gli stessi occhi del padre, aveva ereditato le sue capacità e si dice sia la miglior spadaccina al mondo di nuova generazione. Sua sorella Lucy invece è la fotocopia di sua madre e la sua missione sembra aiutarla a mandare il padre al manicomio. Quando visitai il suo palazzo quel pover’uomo mi fece una gran pena, vi assicuro che ci vuole una pazienza non indifferente per sopportare quelle tre.
 
- Chi siete voi? – chiese la ragazza dubbiosa.
 
- Te l’ho detto siamo pirati. Sto mettendo su una ciurma di sognatori per dare a ciascuno la possibilità di far avverare i propri sogni e portare a compimento i propri obiettivi. Se anche tu hai un desiderio che ti tiene sveglia la notte allora parti con me, dammi una mano a diventare re dei pirati ed io ti aiuterò a far avverare i tuoi sogni. -
 
- Voglio essere la migliore spadaccina del mondo, battere Mina e Mihawk ed anche mio padre e mia madre, diventare una leggenda con la tecnica delle tre spade. –
 
- Con noi girerai il mondo prendendo parte a mille avventure. Avrai la possibilità di confrontarti con molta gente e realizzare il tuo sogno. –
 
- Se lascerai quest’isola sarai in pericolo, sappilo. – la biondina la stava mettendo in guardia. – Ti metteranno una taglia sulla testa e la Marina ti darà la caccia. –
 
- Che ci provino. – le sorrise. La ragazza era una tosta.
 
- Allora, sei una dei nostri? – chiese il capitano.
 
- Prometto… che non perderò mai più! Fino al giorno in cui la sconfiggerò in duello… e diventerò la più forte spadaccina del mondo! Qualcosa in contrario, re dei pirati? –
 
- La spadaccina migliore del mondo? Bene! Non mi accontenterò di nulla di meno da un membro della ciurma del re dei pirati. – Ace allungò la mano sorridente e lei gliela strinse. – Benvenuta nei pirati Hell… -
 
- Kendra! Il mio nome è Roronoa Kendra. –
 
- Aspetta! Hai detto Roronoa? – la navigatrice era davvero stupita. – Non è possibile! Non puoi essere imparentata con il cacciatore di pirati! –
 
- Mio padre è un tipo riservato, non gli piace far sapere agli altri i fatti suoi. Si è assicurato che non ci fosse anima viva che sapesse di me e mia madre. –
 
- Se questa non è fortuna allora non so cosa sia. – il capitano era davvero al settimo cielo – Benissimo! Ora siamo pronti ad iniziare quest’avventura! –
 
- Bellissima Kendra, amore della mia vita, ora capisco che la vera ragione per cui il destino mi ha spinto su questa nave sei tu. – il cuoco le ronzava maledettamente intorno. Era sempre agitato quando si trovava davanti una bella donna ma non lo avevo mai visto così. La ragazza rifece l’espressione di disgusto.
 
- Credo di avertelo già detto: che schifo! – lo colpì di nuovo. – Ti avverto, sta lontano da me o ti faccio a fette! –
 
- Questo è lo spirito giusto. – Il capitano rideva di cuore. – Ed ora torniamo alla nave, non vedo l’ora di partire. –
 
A questo punto, recuperato anche lo spadaccino, il vero viaggio poteva iniziare.
   
 
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