Serie TV > Elisa di Rivombrosa
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Autore: wolfymozart    25/11/2018    2 recensioni
La luce obliqua di un tramonto di settembre nasconde un sentimento mai sopito, il buio della notte lo protegge, ma la luce del giorno illumina senza pietà la realtà.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Le sue parole, la sua voce, i suoi occhi, tutto le era ben impresso nella mente mentre rievocava quei momenti, fissando i cespugli scossi dal vento. Dalla finestra aperta la investivano folate d’aria fresca, ma era piacevole respirare a pieni polmoni, finalmente, dopo tanto tempo, sentirsi di nuovo libera, viva. La notte volgeva al termine, nuvole scure lasciavano di tanto in tanto filtrare gli ultimi raggi della luna al tramonto. Si avvolse nello scialle, indosso soltanto la veste da camera, i piedi nudi sul pavimento. Ogni tanto rabbrividiva, ma il freddo non era altro che una gradita sensazione di vitalità: come se ritornasse finalmente a vedere i colori del mondo, a provare sensazioni dimenticate, a sentire suoni, rumori, ad assaporare i profumi della natura notturna. La vita si dischiudeva davanti a lei, una nuova vita.
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-D’ora in poi non smettere più di cercarmi. – lo pregò, baciandolo sulle labbra.
- Te lo prometto. – rispose prendendole il viso fra le mani.
L’aria notturna li nascondeva, li proteggeva, ma la notte sarebbe dovuta finire, prima o poi, il sole sarebbe sorto e avrebbe rimesso ogni cosa al suo posto, cancellando le tracce di quella breve fuga dalla realtà. Nuvole scure si avvicendavano coprendo a turno la luna già alta, lasciandoli a tratti nella più profonda oscurità. Anna ad un tratto si sciolse dall’abbraccio, si guardò attorno, scorgendo soltanto sagome nell’ombra. Si accorse così del tempo che aveva continuato a fluire senza che se ne accorgessero, e il passare del tempo le riportò alla mente obblighi, convenzioni, vincoli di cui si era dimenticata. Alla tenuta sarebbero stati tutti in pensiero, l’avrebbero cercata, credeva, ma non si risolveva ad andarsene di lì, a staccarsi da quel luogo che ora aveva assunto ai suoi occhi una nuova importanza, ma, più di ogni altra cosa, le costava immane fatica lasciare Antonio. Perciò indugiò ancora per un po’ rituffandosi fra le sue braccia; Antonio la accolse, benevolo, paziente, per nulla impensierito dall’ora tarda, dall’arrivo della notte. Ma ad un tratto riemersero da quell’incantesimo:
-Si è fatto molto tardi. Forse Fabrizio ti starà cercando, Emilia sarà in pensiero per te. – le disse Antonio, con un sorriso rassicurante, accarezzandole i capelli.
- Hai ragione, sono stata una stupida. Chissà che cosa penseranno di me, che sono una figlia ingrata a sparire così nel giorno del funerale di mia madre…ed Emilia, non vorrei che si mettesse in agitazione non vedendomi. – rispose Anna, affliggendosi per la situazione che probabilmente aveva creato alla tenuta.
- Ti accompagno. – si offrì Antonio, prendendole la mano.
Anna si lasciò prendere per mano, si incamminarono sul sentiero che conduceva alla residenza, quando ad un tratto lei si fermò di colpo.
-Non me la sento, non ora. Non ho il coraggio di affrontare quel luogo, le premure di mio fratello, le chiacchiere della servitù, Emilia, il ricordo di mia madre…- esclamò passandosi una mano sul viso. Antonio restò immobile a guardarla, incerto.
- Ti prego, per questa notte, portami via da tutto questo. Tienimi con te, come se potessimo cancellare tutti gli errori e le sofferenze di questi anni. – lo supplicò prendendo le mani di lui fra le sue.
Antonio non esitò nemmeno un istante e accondiscese a quell’accorata richiesta che, del resto, rappresentava il suo desiderio: quello di non separarsi da lei. In un altro momento sarebbe parso a entrambi sconveniente, irragionevole, inammissibile violare le regole non scritte del decoro, sovvertire quell’ordine che avevano preso le loro vite, mettere in discussione vincoli, gerarchie, rapporti formali. Ma alla luce della luna di settembre, mentre il vento stormiva tra gli alberi e le civette facevano risuonare il loro richiamo, in quel luogo dove nessuno li avrebbe cercati, ritornare indietro nel tempo e trasformarsi nei giovani innamorati di quindici anni prima era la cosa più naturale che potesse accadere. 
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-Anna. – si sentì chiamare alle spalle. Una folata di vento più forte delle altre l’aveva fatto svegliare. – Che fai lì? – domandò alzandosi dal letto e afferrando la coperta. Le si avvicinò nella luce azzurra dell’alba, la camicia aperta, la voce assonnata. - Prenderai freddo. – spiegò avvolgendole le spalle con la coperta. Poi prese a baciarle il collo, scostandole i capelli sciolti. Anna lo lasciò fare e gli prese le mani che le lambivano i fianchi.
Non avendo ricevuto alcuna risposta, Antonio interruppe la sequenza di baci e domandò con una certa apprensione:
- Qualcosa non va? –
- No, non c’è nulla che non vada. – fu la risposta, elusiva, in tono trasognato. Anna seguitava a fissare noncurante gli alberi mossi dal vento alla fioca luce che da oriente incominciava a rischiarare la notte.
- Anna, se è per quello che diranno a Rivombrosa, non ti devi preoccupare. Mi assumerò io la responsabilità…-
Anna si girò di scatto, gli pose un dito sulle labbra per zittirlo, ritrovandosi così fra le braccia di Antonio. -Non mi importa nulla di quel che diranno a Rivombrosa, né di quel che potrebbe rinfacciarmi mio marito. Domani ci penserò. Questa notte è solo per noi due. – concluse baciandogli dolcemente le labbra. Un lungo e appassionato bacio che non bastò a placare l’apprensione di Antonio.
-E domani? Domani che accadrà? – le domandò staccandosi per un attimo dalle sue labbra, con gli occhi celesti che scrutavano quelli di lei, nella luce sospesa dell’alba. Domani tutto sarebbe tornato come prima, Anna avrebbe raggiunto il marito in città, nel borgo la vita sarebbe ripresa monotona e tranquilla, alla tenuta avrebbero salutato la marchesa e la figlia sulla carrozza fatta preparare per loro e poi sarebbero ritornati tutti quanti al loro lavoro, sollevati, forse, dalla sua partenza. E lui che avrebbe fatto? Sarebbe riuscito a riprendere la sua attività, a girare per la campagna per le visite i suoi pazienti, a rispondere alle chiamate dalla tenuta dei Ristori, dimenticandosi di quello che era accaduto quella notte? Impossibile.
- Che ci importa di domani, Antonio? Che ci importa di ieri? Viviamo adesso, non sprechiamo nemmeno un attimo di questa notte. – gli rispose, accarezzandogli i capelli, lo sguardo perso nel suo, un tono carezzevole nella voce. Un altro bacio, per non sciupare alcun istante, per dimenticare il domani. Si guardarono, infine, inquieti e speranzosi insieme. Un abbraccio per fermare quel momento fuggevole.
- Ma la notte finirà tra poco ed io non voglio perderti di nuovo. – le sussurrò Antonio all’orecchio, tenendola stretta.
E il primo raggio di sole del nuovo giorno, insinuandosi dalla finestra aperta, lo ferì negli occhi.
 
 
 
 
   
 
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