Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    28/11/2018    1 recensioni
Seguito di "High School Holmes".
Anna, Kristoff, Judy, Nick, Elsa, Jack e amici hanno ognuno la propria vita. Lavoro, amicizia, famiglia, felicità ma anche tante difficoltà quotidiane. Ora, come protagonisti, ci sono i loro figli immersi nella scuola e in tutte le sue avventure. La ribelle Emma, la dolce Ariel, la calma Aurora, il musicista Michele e tanti altri vivranno dei momenti significativi per ogni adolescente. Anna, Kristoff e company riusciranno ad affrontare la missione più difficile di tutte, ovvero essere dei buoni genitori?
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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CAPITOLO II

APPARENZA

 
“Emma, sono le 19.30, è ora di cena e tu rientri adesso?!” la voce di Kristoff è forte e aggressiva. La famiglia attendeva la figlia maggiore attorno al tavolo da circa mezz’ora.
Ariel, dopo lo scontro con la sorella nel pomeriggio, aveva preferito starsene zitta, mandare giù e non pensarci. Non voleva dirlo ai suoi genitori perché loro avrebbero sgridato Emma facendola allontanare sempre di più, ed Ariel non desiderava questo.

“Ero da un’amica a studiare” sbuffò lei senza guardare i presenti.

“Emma! Vieni qui!” continuò il capo famiglia brusco. La maggiore si tolse la giacca e, facendo roteare gli occhi, si avvicinò ai genitori.

“Perché non vuoi mai stare con noi? Ora siediti e mangiamo tutti insieme!” disse ancora Kristoff.

“Vado a cambiarmi e arrivo va bene?!” aggiunse lei scocciata facendo per andarsene.

“Emma” la interruppe Anna afferrandole il braccio. “Puzzi di fumo, tu con le amiche studi fumando?”

“Smettila mamma! Lo sai benissimo meglio tu di me! Al giorno d’oggi la gente fuma e fare una passeggiata vicino ai fumatori ti impregna i vestiti. Ora, se volete scusarmi, vado a sistemarmi” rispose Emma togliendosi dalla presa della madre e correndo in camera sua.

I tre rimasero in silenzio. Kristoff ed Anna si guardarono preoccupati e si fecero un cenno col capo, segno di riaprire l’argomento una volta da soli senza Ariel ed Emma nei paraggi.

La cena proseguì tranquillamente ed Emma si mostrò più cordiale del solito. Rideva, scherzava, raccontava aneddoti divertenti ma la sua era tutta una strategia: mostrarsi cordiale per potersi alzare prima dal tavolo.
Non vedeva l’ora di allontanarsi da quella situazione da bambina per mettersi sotto le coperte e messaggiare a Biff.

Dopo aver salutato le figlie, i coniugi si ritirarono nella propria stanza. Anna indossò una canottiera di seta e si lavò i denti per poi restare ad osservarsi di fronte allo specchio.

“Cavolo, due parti, 35 anni, una marea di bimbi da tenere la mattina e un fisico impeccabile… più invecchi e più mi innamoro.” Disse Kristoff cingendo i fianchi della moglie cercando di farla rilassare.

“Sì come no, poi intanto abbiamo una figlia che ci nasconde qualcosa” rispose lei prendendo per mano il marito e dirigendosi verso il letto.

Kristoff, nel sentire quell’affermazione, si bloccò di colpo ed osservò la stanza circostante.
La loro camera matrimoniale raccoglieva tanti ricordi.

Kristoff ricordava la prima notte di nozze, Emma di circa due anni che piangeva e non li faceva dormire, il ciuccio e la lettera sul letto che gli annunciavano la seconda gravidanza della moglie, le lotte con i cuscini, le chiacchierate e litigate con Anna, le nottate in cui avrebbero voluto avere un po’ di intimità e che, invece, venivano interrotte dall’arrivo delle bambine spaventate per gli incubi, le sveglie alle 5 del mattino per dare le medicine per le prime malattie e i semplici momenti in cui, al posto di dormire, mamma e papà preferivano alzarsi ed osservare le piccole addormentate nelle loro stanze. Ora tutto quello sembrava svanito.

Kristoff non sopportava l’idea di avere davanti un’altra Emma. La sua dolce piccolina dai codini biondi si era trasformata in una ragazzetta infelice, arrabbiata, con lo smalto nero sulle unghie e tre chili di matita e quegli altri aggeggi che usano le donne per apparire più belle attorno agli occhi.

“Cosa facciamo?” chiese il marito sdraiandosi accanto alla moglie.

“Siamo stati giovani anche noi Kris, anche se io non ho mai avuto delle fasi così strane come le sta avendo lei. E’ chiaro che ci stia tenendo nascosto qualcosa. La storia del fumo, dei pomeriggi sempre fuori, del non raccontarci mai niente… non è normale!” disse Anna mostrando le sue preoccupazioni.

“Sicuramente si sta cacciando in qualche cavolata e prima o poi ci sbatterà la testa!” puntualizzò il marito.

“Non possiamo permetterle di sbattere la testa! Se la sbattesse nel posto sbagliato? Io vorrei solo riavere un rapporto con lei” continuò Anna triste mettendosi una mano sulla fronte.

“Lo so amore, lo vogliamo tutti.” Aggiunse Kristoff confuso e rammaricato non sapendo come risolvere la situazione.

“Domani andrò a parlare con i suoi professori. Emma è da tenere d’occhio. Solo così potremo capire che cosa fare” concluse Anna girandosi verso Kristoff e, una volta ricevuta la sua approvazione, si addormentò tra le sue braccia dimenticando, almeno per qualche ora, i suoi problemi.

Il giorno seguente…


“Emma, sei già sveglia oppure dormi?” chiamò Ariel bussando alla porta della sorella senza ricevere risposta come sempre.

“Per favore, andiamo a scuola insieme?”

Nessuna risposta.

Ariel, allora, tirò un calcio alla porta della stanza della maggiore e fece per allontanarsi quando fu proprio Emma a bloccarla.

“Hai tredici anni per l’amor del cielo! Non sai camminare con le tue gambe?! Hai bisogno ancora della mamma per entrare sana e salva a scuola?!” offese la maggiore spintonando la più piccola.

“Sei un mostro!” urlò Ariel con gli occhi gonfi di lacrime e, senza più dire nulla, corse fuori dall’abitazione.

“Ti senti forte comportandoti così?!” si intromise Anna uscendo dalla propria camera da letto pronta per andare al lavoro.

“Non deve starmi tra i piedi” rispose la più grande allontanandosi.

“Tu non mi stai piacendo signorina, prima o poi faremo i conti sia chiaro! E vedi di toglierti quest’aria di superiorità! Fila!” ringhiò Anna inarcando le sopracciglia e guardando la figlia allontanarsi.

Quel giorno avrebbe parlato con i professori: aveva bisogno di aiuto e supporto nell’affrontare una ragazza particolarmente ribelle.

Per strada…


Ariel camminava spedita per raggiungere la scuola. Aveva gli occhi rossi e le lacrime scorrevano silenziose sulle sue guance. Quella giornata era iniziata particolarmente male, come tutte le giornate d'altronde…

“Ariel!” urlò una voce alle sue spalle. La ragazza si girò e, velocemente, cercò di asciugarsi le lacrime con le maniche della giacca.

“Non devi nasconderti, noi ti troveremo sempre” risero dei ragazzi di tredici anni avvicinandosi a lei.

“Sentite non è giornata” rispose lei accelerando il passo tenendo lo sguardo fisso per terra.

“Ah perché decidi tu quando è giornata?!” la accusò una ragazza alta, magrissima con una sigaretta tra le dita.

“Ma quella giacca da dove arriva? E’ di tua sorella maggiore? Sei diventata miss riciclo?” la criticò un altro giovane facendo ridere l’intero gruppo.

“In realtà quella giacca l’ha comprata con noi, ed ora andatevene” si intromise un ragazzo alle loro spalle seguito da una giovane dai capelli biondi e gli occhi celesti. 

“Oh è arrivato il ragazzo comprato con la sua amichetta! Va bene Ariel, resta pure con i tuoi cuginetti ma sappi che, tanto, ci rivedremo in classe” ringhiò ancora la spilungona capobranco facendo segno agli altri di seguirla. Il gruppetto dei bulli di seconda media, infatti, aveva paura dei ragazzi di terza, motivo per cui si allontanò velocemente.

“Grazie” sussurrò Ariel ricevendo l’abbraccio dei suoi soccorritori.

“Ariel, devi parlare di questa situazione ai tuoi genitori! Noi non possiamo esserci sempre!” disse il giovane dai capelli di un biondo scuro e gli occhi verdi.

“No, Pietro non posso. I miei hanno già abbastanza problemi con Emma, manca solo che si preoccupino per me” rispose la rossa prendendo le difese della sorella maggiore.

“Emma sta esagerando e tu la biasimi? Va beh, scelta tua! A me non piace vederti così cuginetta! L’importante è non lasciarti condizionare da quello che dicono quei rincoglioniti!” aggiunse la bionda.

“Lo so Aurora, grazie. Voi promettetemi di non dire niente ai vostri genitori. Zia Elsa e Rapunzel potrebbero confidarsi con mia mamma” concluse Ariel avviandosi verso la scuola con il cuore più leggero.

Aurora e Pietro erano i suoi cugini.
Entrambi avevano un anno in più di Ariel e frequentavano la terza media. Aurora era una ragazza molto studiosa, intelligente ed era la fotocopia di sua madre Elsa. Pietro, invece, aveva una storia particolare. Era figlio adottivo di Rapunzel e Flynn. Era un ragazzo docile e mansueto anche se, durante le elementari, aveva vissuto un vero e proprio momento di crisi in cui rifiutava i genitori perché non capiva il motivo dell’abbandono.

La sua storia, però, ci interesserà in seguito. In quel momento era chiara una situazione: Emma e Kristoff non doveva preoccuparsi solo di Emma ma anche di Ariel che, ogni giorno, era vittima delle cattiverie e delle offese di un gruppo di bulli.
  
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