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Autore: DhakiraHijikatasouji    28/11/2018    1 recensioni
*DALLA STORIA*
~ Bill si sedette sulle sue ginocchia. - Io posso essere anche quella rosa dalla quale un giorno tornerai- Gli sussurrò guardandolo dritto negli occhi. - E tu sei quel piccolo principe che ha viaggiato in lungo e in largo per salvarmi dai Baobab che crescevano sempre di più sul nostro asteroide e che avrebbero finito per uccidermi...ma alla fine, anche se non ce la farai, è l'amore che proviamo che conta davvero- Tom gli accarezzò la guancia.
- Ciao, mia bella rosa- Bill sorrise poggiando a sua volta la mano sul suo di viso.
- Ciao, mio piccolo principe- ~
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Questa storia affronta la tematica di una malattia, pertanto è abbastanza tosto come racconto. È bello, ci ho messo davvero tutta me stessa. Spero che vi piaccia e che arriviate fino alla fine.
Hijikatasouji🖤👽
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
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Definizione di "Limite"

Anche la campanella di fine scuola non ci mise molto ad arrivare quel giorno. C'era da dire anche che erano all'inizio e le ore erano meno, andando avanti sarebbero aumentate fino a giungere all'orario completo. Nonostante la cosa non desse fastidio, Tom non capiva il senso di questa cosa. Cioè...perché mettere meno ore all'inizio? Per abituarsi nuovamente al ritmo? Aaaww, e i professori erano così gentili da pensare al bene psicologico dei loro scolari? Ma fatemi il piacere!
Questo era più o meno il pensiero di un Tom che stava tornando a casa senza guardarsi intorno, perché se lo avesse fatto, avrebbe visto che non era solo.

- Ehi, Tom! Oggi a ricreazione non c'eri- Gli disse Georg distraendolo dai suoi pensieri ormai inutili.

- Sì...beh, non avevo voglia di uscire- Gustav li raggiunse e Georg gli si avvicinò lasciando che Tom si immergesse nuovamente nella sua mente non notando le loro presenze.

- Tom che non ha voglia di uscire a ricreazione? Ti sembra normale?-

- Davvero?- Chiese il biondo sistemandosi gli occhiali sul viso. Georg fece spallucce ed insieme posarono lo sguardo sul rasta che sembrava barcollare davanti a loro. Era troppo preso da qualcosa...ma cosa esattamente? - Ehi, amico...tutto bene?- Chiese quindi sperando che Tom rispondesse senza fare finta di niente.

- Sì-

- Sei sicuro? Oggi sei un po' strano...è successo qualcosa in classe?-

- Nulla di particolare- Rispose con un tono monocorde che solitamente lo contraddistingueva quando pensava attentamente. Nemmeno il rumore delle macchine che passavano riuscivano a distrarlo, solo un qualcosa che mai avrebbe potuto vedere ce la fece. Doveva aver attuato l'occhio di falco per riuscire a scorgere tra le vetture una figura mingherlina e incappucciata che camminava sola dall'altra parte della strada. A Georg e Gustav bastò seguire la linea dei suoi occhi per capire, ma non si azzardarono a dire nulla, almeno finché Tom non si decise a volgere lo sguardo altrove, come se quella persona fosse stata solo un miraggio, ma i due amici avevano capito che dentro il cuore del ragazzo non era così.

- Chi è?- Disse Georg con noncuranza, come se della risposta di Tom gliene importasse il giusto. Sapeva benissimo che in realtà non era così.

- Un mio nuovo compagno di classe- Beh, almeno avevano ottenuto qualcosa. Molto vago, ma era pur sempre qualcosa.

- E come si chiama?-

- Bill-

- E perché non vai a salutarlo?- Sinceramente Tom non credeva che Gustav e Georg potessero porgli quella domanda, o forse era lui in prima persona che credeva di non potersi avvicinare a quella specie di fanstasma. Rispostò la sua attenzione su Bill che stava continuando ad avanzare a testa bassa e lentamente. Facendo in quel modo, gli stava anche dando il tempo di riflettere. - Non vai d'accordo con lui? Ci hai parlato?- Era l'unico ad averlo fatto e poteva dire di trovarsi bene, ma c'era qualcosa che gli diceva di stare alla larga, ma anche quella vocina che lo spingeva a correre nella sua direzione...ed ebbe la meglio.

- Va bene, ma venite con me, almeno lo conoscete anche voi- Usò come scusa. La verità era che non avrebbe saputo che argomento prendere e i suoi amici in quel momento capitavano a fagiolo. Attraversarono la strada quasi rischiando di essere messi sotto da quanto era trafficata.
Bill fermò il suo passo come se avesse percepito qualcosa. Si voltò verso il ciglio vedendo tre figure camminare verso di lui. Due completamente sconosciute, una che avrebbe ricordato per sempre. - Ciao Britney!- Lo salutò e lui alzò la mano con uno dei suoi piccoli sorrisi.

- Ciao fan di Samy- Pronunciò in un sussurro solo per sé. Non gli importava se non lo aveva sentito, andava bene così.

- Ciao...Bill, giusto?- Si intromise Georg. Lui aveva un temperamento molto amichevole e socievole. Era gentile e faceva sentire le persone a proprio agio. Per gli amici era capace di fare di tutto, anche tirare un pugno e spaccarti il naso volendo, e Tom questo lo sapeva bene...
Bill annuì e Georg gli porse la mano. - Piacere-

- Il piacere è tutto mio- Rispose con quel velo di voce che Tom aveva imparato ad udire.

- Io mi chiamo Gustav- Bill annuì semplicemente. Adesso stava nuovamente a Tom prendere in mano il discorso.

- Beh, Bill...noi andiamo a mangiare qualcosa qui in città, vieni con noi?- Chiese con tutta la semplicità del mondo. Il moro allargò il suo sorriso e sembrava in procinto di accettare, ma all'ultimo la sua espressione mutò in una più cupa e dispiaciuta.

- Non credo di potere, devo correre a casa- Li congendò in questa maniera prima di scappare lasciandoli lì con un palmo di naso. Tom lo vide svoltare l'angolo. Quella volta era stato Bill a lasciarlo sconcertato e non poco.
Intanto il moro si era fermato proprio davanti a casa. Il respiro sembrava quasi venire a mancare. Chiamava mentalmente sua madre che sperava uscisse per aiutarlo con la cartella. La donna infatti si fece viva correndogli accanto.

- Hai corso!? Hai corso, vero!? Sai benissimo che non devi sforzarti troppo!- Lo rimproverò prendendogli il malloppo e caricandoselo sulla propria di spalla. Sua madre era una donna severa, però solo per il fatto che si preoccupava per lui. Una mamma era capace di riconoscere i limiti del proprio figlio.
Lo aiutò a mettersi in posizione eretta lasciando che si appoggiasse a lei per arrivare almeno al salotto e cadere sul comodo divano. - Fra poco è pronto il pranzo, lì hai le medicine- Cercava di mantenere un controllo, ma aveva la stessa espressione del figlio mentre osservava tutte quelle pasticche in fila: occhi illegibili. Poi andò in cucina e Bill ne prese una dietro l'altra serrando gli occhi. Non che facessero male o altro, ma per lui dover convivere ogni giorno così era una sfida alla quale non poteva sottrarsi. Poi pensò a Tom e ai suoi amici. Non gli era piaciuto scappare in quella maniera, domani avrebbe dovuto scusarsi, si disse.

Già...

***

Anche Tom tornò velocemente a casa subito dopo il pranzo. Doveva mettersi a studiare subito per il compito di matematica (stile test di ingresso) che si sarebbe effettuato a breve (la prof bastarda c'è per tutti). Odiava matematica, per lui era proprio una croce! L'algebra poi! Ditemi che senso aveva unire i numeri con le lettere!? Nella vita ti sarebbero mai capitati calcoli simili!? Veramente assurdo, ma era il suo dovere e doveva farlo, ma non prima che Simone lo salutasse vedendolo sfrecciare sulle scale come un forsennato e fermando così la sua corsa.

- Ciao, tesoro. Tutto bene a scuola?-

- Certo, mamma-

- Ti ho preparato qualcosa da mangiare comunque-

- Ma ti avevo detto che sarei andato fuori con Georg e Gustav- Disse con un lamento. Sua madre a volte non capiva proprio un tubo, si ritrovò a pensare. La donna lo fissò un attimino perplessa, come se cercasse di ricordare quando il figlio gli avesse detto una cosa simile.

- Vabbè, te lo metto in frigo, lo mangi a cena. Io esco con Gordon stasera- Gordon era il patrigno di Tom, il quale lo aveva invogliato a conoscere il mondo della musica. Suonava la chitarra ed era membro di una band chiamata Fatun. Adesso non era in casa, sarebbe venuto quella sera a prendere Simone per portarla fuori. - A proposito, te hai qualcosa da fare? Qualcuno con cui uscire?- Il ragazzo fece spallucce ancora fermo sulle scale.

- Credo che mi eserciterò con la chitarra e poi andrò a fare un giro, magari in compagnia- La mamma sorrise, decidendo di congedarlo siccome lo vedeva di fretta.

- Ok, ma stai attento eh-

- Mamma, ho 18 anni!- Simone rise. Infondo Tom era pur sempre il suo bambino.

- Lo so- E se ne tornò in cucina. Il ragazzo si precipitò nella propria stanza e si rese conto...di non avere per niente voglia di fare matematica. Cioè...perché tutta quella fretta? Non se la spiegava. Tuttavia aveva dei compiti e se non superava il test, quell'anno avrebbe bocciato e l'esame di maturità si sarebbe allontanato, così come l'università di musica. Doveva mettersi sotto e riuscire. Non doveva pensare solamente a quell'angelo nero che in un attimo gli aveva fatto venire voglia di anche solo provare a capire cosa fosse la "Definizione di limite".

Matematica o no, a tutto c'era un limite, ma il punto era che voleva superarlo...adesso sentiva di avere la forza di cambiare le cose.
   
 
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