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Autore: _Lightning_    01/12/2018    5 recensioni
L’unica reazione di Tony è un respiro leggermente più sonoro del normale, ma i suoi occhi sembrano solidificarsi in due lastre scure e opache.
Contemporaneamente Thor si avvicina ancora, passando da osservatore esterno a potenziale partecipante, e Rhodey scatta a sua volta in piedi con fare allarmato. Nataša scruta i presenti con sguardo attento, come un felino in agguato, e Bruce non abbandona il suo atteggiamento ostile e incupito.
Steve sente la situazione precipitare.
La percepisce quasi sfuggirgli tra le dita come sabbia mentre cerca freneticamente un modo, una frase, un’azione che possa arrestarne la caduta inesorabile.

Dopo lo schiocco, Steve si trova alle prese con una squadra distrutta dalle perdite, spezzata dall'interno e incapace di far fronte unito. Toccherà a lui radunare i pezzi, suoi e degli altri, per prepararsi allo scontro finale. E molti di quei pezzi sono rimasti in Siberia, in un bunker gelido.
[post-Infinity War // Introspettivo // PoV Steve // Civil War fix-it // scritto prima di Endgame]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Schegge'
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2. Cenere e ghiaccio

 

 

Look over your hills and be still
The sky above us shoots to kill
Rain down, rain down on me

 

 

I corridoi sono deserti.

Li percorre a passi lenti, cadenzati, seguendo le orme sbiadite di quelli con cui un tempo attraversava le caserme in giro per l'Europa, calcando sugli stivali lucidi, con la divisa verde scuro ben tirata sul petto su cui spiccavano le spigolose aquile d'argento.

È un'ombra lontana, quella. Le sue spalle sono ancora diritte, ma contratte dalla tensione che non le abbandona da giorni. I capelli un tempo impeccabili sono ora troppo lunghi e schermano gli occhi meno limpidi, mentre la barba incolta cela in parte il volto pulito dell'America. L'uniforme ha lasciato il posto a una delle sue camicie a quadri e a un paio di jeans sbiaditi; lo stridio sommesso delle sue scarpe da ginnastica ha ben poco di marziale.

Normalmente non si dovrebbe sorprendere di non incontrare nessuno a quell'ora del mattino, col sole che ha appena lanciato i suoi primi raggi oltre l'orizzonte piatto; ma gli ultimi giorni sono stati tutt'altro che normali. Si sorprende quindi di non incrociare Thor seduto sul pianerottolo del terzo piano con lo sguardo perso nel vuoto, o Bruce che ciondola davanti alla porta del laboratorio con fare indeciso, o Rhodey che passeggia irrequieto da una parte all'altra del palazzo. Non si sorprende invece dell'assenza di Nataša e Tony, rispettivamente rinchiusi in palestra e in laboratorio dal giorno delle esequie per T'Challa e i caduti in Wakanda1. Lui sta elaborando il suo piano2 – Steve lo spera, lo spera con tutto se stesso – lei sta probabilmente scaricando sui manichini tutta la frustrazione che stavolta le è impossibile nascondere dietro le sue facciate. Forse gli farebbe bene raggiungerla e seguire il suo esempio, ma non riesce a credere di poter provare soddisfazione nel colpire una sagoma inanimata, così manda giù la rabbia e la lascia a macerare dentro di sé, in una massa torbida e acre che gli avvelena il respiro.

Scende fiaccamente le scale, diretto alla sala comune che ormai non rispecchia più il suo nome, visto che vi ha visto al massimo due persone contemporaneamente, e per lo più in silenzio. È passata una settimana dallo schiocco, e ancora non si sono trovati tutti assieme nella stessa stanza. Si aggirano come fantasmi senza meta nella reggia di T'Challa, in attesa. Di cosa, Steve non saprebbe dirlo, ed è sicuro che anche chiedendolo non otterrebbe risposta. Non è esatto dire che si stiano evitando attivamente; piuttosto, seguono i propri ritmi senza badare a quelli degli altri. Ognuno tace e se ne sta nel proprio spazio, che solo sporadicamente si interseca con quello di qualcun altro. E anche in quel caso, tutto ciò che colma le distanze sono silenzi tesi e occhiate sfuggenti, di chi ha molto da dire ma non sa come farlo, né vuole davvero arrischiarsi a lanciare nel vuoto le prime parole.

Non credeva fosse possibile, ma persino Nataša si è fatta più distante del solito. Lei sì che sembra evitare volutamente ogni contatto, in particolare con lui; qualunque sia il motivo, Steve non ha davvero interesse a scoprirlo. Così la lascia a spaccarsi le nocche in palestra, da sola.

Forse lui e Tony sono stati gli unici a cercare un vero dialogo2, per quanto spigoloso, e sofferto, e con un esito più simile a una tregua che a una pace. Un cessate il fuoco momentaneo, perché hanno entrambi troppe ferite fresche per avere la forza di infliggerne o subirne altre, ma anche troppe vecchie cicatrici per poter sventolare una definitiva bandiera bianca. Percepisce ancora delle schegge ben palpabili tra di loro, nascoste in un perdono negato e in un cellulare rimasto spento per due anni, smussate solo dalla consapevolezza che non è questo il momento giusto per rimuoverle del tutto. Non con la cenere che avvolge i loro ricordi e nessuna strada sicura da imboccare dinanzi a loro.

Ma devono fare fronte unito. È l'unica certezza che Steve ha in questo momento, l'unica nozione che è sopravvissuta a settant'anni di gelo e a un decennio in un mondo altrettanto freddo, l'unica che continua a guidare i suoi passi a ritmo di marcia nonostante non ci sia più nessuno ad affiancarlo. Ha perso entrambi i suoi fratelli d'armi, poco importa se nella cenere o nel ghiaccio; se per scelta o per caso.

E tutti loro hanno ormai dimenticato come essere uniti, o magari non sono mai stati davvero una squadra. Si chiede da due anni quando e perché, esattamente, i Vendicatori abbiano smesso di essere uniti. Ormai sa che la risposta che cerca non è in Siberia, e non è più così certo di poter puntare il dito contro qualcun altro senza puntarlo anche contro se stesso. 

Sono dubbi ricorrenti che continuano a rodergli dentro, scalfendo la fierezza con la quale si è sempre fatto carico dell'onere di rappresentarli e guidarli, di comportarsi come dovrebbe fare un bravo comandante. Un bravo comandante che avrebbe dovuto accorgersi delle crepe che si ramificavano tra tutti loro sin dal principio, non fingere di non vederle pur di tenere insieme l'illusione di una squadra alle sue spalle. Quella consapevolezza risveglia una vecchia paura sopita e accantonata in un vicolo buio e fetido di Brooklyn, tra gli stracci striminziti di un ragazzino troppo gracile: la paura che forse, in fondo, è sempre stato troppo debole per farcela da solo contro i bulli.

Varca la soglia della sala comune con quel pensiero che gratta alla sua porta in un raschiare insistente. Il mal di testa sembra amplificarsi non appena si rende conto degli occhi di Nataša e Tony appuntati su di lui. Sopprime un sospiro quando una stilettata di dolore gli trafigge la tempia, ed esita sul posto. Si dimentica per un attimo di essere un supersoldato di un metro e novanta e ed esita ancora, come avrebbe fatto quel ragazzino smilzo all'imbocco dell'ennesimo vicolo cieco.

Si chiede se non sia davvero troppo stanco, adesso, ma entra comunque nella stanza con passo sicuro, evitando i loro sguardi.


 



 

Note:
1I funerali di Stato in Wakanda sono menzionati nella one-shot Interferenze.
2Riferimenti alla one-shot Speaking Terms, in cui Tony e Steve si confrontano per la prima volta dopo Civil War.


Note Dell'Autrice:

Aggiornamento a tempo record: presente!
Innanzitutto, sono rimasta piacevolmente sorpresa dal numero di persone che hanno letto e commentato questa storia, quindi parto subito col ringraziare T612, shilyss, serica, _Atlas_ e ninfetta che hanno lasciato una recensione allo scorso capitolo e coloro che hanno aggiunto la storia tra le seguite e ricordate <3 (Vi risponderò il prima possibile, scusate ma ci tenevo ad aggiornare in tempi brevi <3)

E insomma, ecco voi un altro trip d'angst! Non sarà l'ultimo, ma dal prossimo capitolo le cose inizieranno a farsi movimentate. Questi due scorci servivano soprattutto a "fissare" per bene il PoV Steve, oltre che a dare una panoramica della situazione. La storia coinvolgerà tutti i Vendicatori, nonostante rimarrà rigidamente PoV Steve, quindi tutti avranno il loro momento di gloria, anche se il focus centrale è comunque su Tony e Steve.

Ancora grazie a chi ha letto e recensito, e a mercoledì col prossimo capitolo:)

-Light-

 

   
 
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