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Autore: Ghost Writer TNCS    01/12/2018    3 recensioni
Da quando la sua famiglia è stata uccisa, Tenko ha combattuto ogni giorno, decisa a sopravvivere solo per compiere la sua vendetta. Ma il suo nemico è il Clero, la più potente istituzione del mondo, fondata dagli dei per garantire pace e prosperità a tutti i popoli.
Vessata dal destino, Tenko dovrà affrontare i suoi sbagli, le sue paure così come i suoi nemici, per scoprire che – forse – un modo esiste per distruggere il Clero: svelare le vere origini del loro mondo, Raémia.
Ma dimostrare le menzogne degli dei non sarà facile. Il Clero è pronto a schierare tutte le sue forze per difendere la dottrina, e gli dei stessi non si faranno scrupoli a distruggere chiunque metta in dubbio la loro verità.
La sua è una guerra persa, un suicidio, o peggio. Ma che importa? Quando ti tolgono tutto, non hai più nulla da perdere.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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15. Una nuova prospettiva

Nell’accampamento si respirava un clima teso. Due guardie erano impegnate a piantonare l’ingresso della miniera, i loro colleghi invece erano in attesa, del tutto ignari di quello che sarebbe stato il loro compito.

Quasi tutti i militari di stanza in città erano stati uccisi durante la rivolta dei minatori, così il Clero aveva dovuto mandare tre inquisitori. Grazie ai loro immensi poteri, i tre avevano sbaragliato facilmente gli eretici, dopodiché se n’erano andati, lasciando a un manipolo di guardie appena arrivate il compito di ristabilire l’ordine. L’impresa non sembrava particolarmente ardua: il popolo li aveva accolti come liberatori e sembravano tutti intenzionati a collaborare, ma purtroppo alcuni minatori erano riusciti a scampare alla morte e si erano rifugiati nelle miniere.

Diverse guardie avevano suggerito di far crollare tutto e di seppellirli vivi, ma il capitano si era opposto fermamente: dalla miniera venivano estratti i rari e preziosi materiali necessari per produrre le bacchette magiche, quindi era necessario preservarla. Anzi, dovevano sbrigarsi a intervenire, prima che i minatori decidessero di distruggere tutto in un’ultima, disperata rappresaglia.

D’un tratto una figura minuta si presentò all’ingresso del campo, catturando le attenzioni delle guardie e dissolvendo il loro rassegnato vociare. Subito gli uomini si alzarono e si inchinarono alla nuova arrivata. La donna, una minuta faunomorfa, rispose con un leggero cenno del capo e continuò a camminare. I suoi capelli azzurri erano raccolti in uno chignon e somigliavano più a piume che ai peli dei mammiferi, il che suggeriva fosse una metarpia[10]. La sua uniforme di cuoio e metallo sembrava fatta su misura, era robusta come quella delle guardie di rango più alto, ma aveva anche un mantello giallo ocra come quello dei grandi sacerdoti di Horus. Le pregevoli finiture non lasciavano dubbi: era un’inquisitrice.

Il capo delle guardie le andò incontro e si inchinò a sua volta. «Mia signora, sono il capitano Coridan Callas. È un onore avervi qui.»

«Persephone Sialia» si presentò lei. Aveva una voce leggera e il suo tono era freddo ma garbato. «Qual è la situazione?»

«Alcuni minatori si sono barricati nella miniera insieme alle loro famiglie. Molto probabilmente hanno anche delle bacchette magiche, ma non so dire se le sanno usare. Ieri ho mandato dieci dei miei uomini, ma nessuno di loro ha fatto ritorno.»

«Sapete quanti sono i minatori?»

«Con ogni probabilità sono tre, forse quattro. Gli altri dovrebbero essere donne e bambini.»

«Avete una mappa della miniera?»

«Sì, ma è vecchia e probabilmente ci sono stati dei cambiamenti. Prego, ve la mostro.»

I due raggiunsero un semplice tavolino da campo su cui era stata stesa una mappa. Era più semplice di quanto Persephone si aspettasse: c’era un unico passaggio che scendeva fino a quella che sembrava una grotta sotterranea. Dalla grotta si diramavano vari corridoi, ma tutti quanti erano stati scarabocchiati, come se si trattasse di errori.

«C’è qualcun altro che conosce la miniera?»

«Sono spiacente, ma tutti gli altri minatori sono morti.»

Persephone rimase un attimo in silenzio, gli occhi gialli fissi sulla mappa. «D’accordo, me ne occupo io.»

«Volete che i miei uomini vi accompagnino?»

«No, non serve» affermò l’inquisitrice. «Quando avrò finito farò lampeggiare una luce, a quel punto potrete andare a prendere i ribelli.»

«Molto bene, darò subito istruzioni.»

La metarpia annuì e raggiunse l’ingresso della miniera. Nei primi metri il passaggio era rischiarato da una fiamma, ma poi tutto veniva inghiottito dalle tenebre.

«Mia signora, può prendere una di queste torce» le disse una delle due guardie con tono riverente.

«Grazie, non ne ho bisogno» rispose lei prima di evocare un globo luminoso. Essendo votata a Horus, poteva utilizzare un gran numero di incantesimi collegati alla luce.

Impugnò la sua spada e con passo deciso si addentrò nel sottosuolo, attenta a eventuali imboscate. Quasi subito la pendenza divenne molto pronunciata, al punto che dovette aggrapparsi a una corda piantata nella parete per non perdere l’equilibrio.

L’ambiente era angusto e l’aria pesante: non si stupiva che nessun altro inquisitore avesse accettato quell’incarico. Uomini potenti come loro si sarebbero sentiti umiliati a svolgere un simile compito, così alla fine la seccatura era toccata a lei. Del resto il Clero teneva moltissimo alla miniera e alle ricchezze che custodiva: non potevano permettersi di perderla a causa di un manipolo di rivoltosi.

Persephone continuò a scendere con cautela, attenta a eventuali trappole. Il passaggio era talmente stretto che sarebbe stato difficile tendere un’imboscata, poi però qualcosa catturò la sua attenzione. Dissolse il globo luminoso e i suoi sospetti trovarono conferma: c’era una luce più in basso. Brillava di vari colori tra l’azzurro, il verde chiaro e il viola: quale fuoco poteva produrre una simile fiamma?

Si avvicinò e la luce divenne man mano più nitida. Era prodotta da strane gemme incastonate nelle pareti, il cui numero aumentava man mano che scendeva. Provò a osservarne una più da vicino: la superficie era solida come quella del cristallo, ma la conformazione generale faceva pensare a una specie di muschio. Non aveva mai visto nulla di simile.

Continuò ad avanzare con cautela e ben presto avvistò il passaggio per la grotta indicata sulla mappa. Anch’essa era illuminata dai cristalli-muschio, al punto da rendere superfluo l’uso del globo luminoso.

Era a pochi metri dall’ingresso della grotta quando vide qualcosa di strano a terra. Si chinò e dopo qualche secondo riconobbe la forma di un osso. Ne individuò un altro, e poi un altro ancora. La parte finale del passaggio era cosparsa di ossa annerite appartenenti a numerosi scheletri scomposti, almeno una decina. Riuscì anche a individuare alcuni resti di uniforme, e questo dissolse ogni dubbio: erano le guardie disperse.

Udì un rumore e sollevò lo sguardo. Alcuni uomini balzarono allo scoperto, tutti con delle bacchette in mano: erano sicuramente i minatori.

I quattro aggressori non persero tempo e scatenarono una raffica di incantesimi, incuranti di capire chi avessero di fronte: per loro era di sicuro un nemico, un nemico da uccidere ad ogni costo.

«Abbiamo passato anni a prendere materiale per le vostre cazzo di bacchette!» gridò uno al termine dell’attacco. «Questo è ciò che meritate!»

Per tutta risposta un rumore di passi echeggiò nel silenzio della grotta. Persephone emerse dal cunicolo, del tutto incolume, lo sguardo gelido.

I minatori scatenarono di nuovo le loro bacchette, travolgendo l’inquisitrice con tutta la potenza che avevano a disposizione. Lei non si mosse: una barriera la avvolse, impenetrabile, talmente robusta da deviare o annullare qualsiasi incantesimo.

Incurante degli attacchi, la metarpia si guardò intorno per verificare la presenza di altri minatori. Vide un gruppo di persone, ma erano tutte donne o bambini disarmati: i familiari dei rivoltosi.

«Arrendetevi e non vi ucciderò» affermò.

Gli uomini si prepararono al terzo attacco, ma questa volta Persephone li anticipò: evocò una nuova barriera e la indirizzò verso i ribelli, gettandoli tutti a terra.

Raggiunse il più vicino e lo colpì alla tempia con il pomo della sua spada, abbastanza forte da stordirlo. Allontanò la bacchetta e fece altrettanto con il secondo. Il terzo minatore provò a contrattaccare, ma lei lo colpì a distanza con un fascio di luce condensata.

Udì delle grida provenire dai familiari, ma non ci fece caso.

«Non mi farò uccidere da te, troia!» gridò l’ultimo ribelle.

Si puntò la bacchetta alla gola e attivò l’incantesimo. Le lame di vento non gli lasciarono scampo e il cadavere decapitato cadde a terra. Altre grida, ancora più strazianti, inondarono la grotta, ma di nuovo Persephone rimase impassibile.

Prese tutte le bacchette, quindi imprigionò i minatori rimasti all’interno di una cupola di energia. Un paio di donne provarono ad aggredirla, così imprigionò anche loro all’interno di una barriera.

Evocò un incantesimo di luce lampeggiante e, come da accordi, le guardie non si fecero attendere. I militari cominciarono a portare via i ribelli, e solo allora Persephone si concesse qualche momento per guardarsi intorno. Le pareti della grotta erano tempestate di cristalli-muschio, di cui quelli più grandi nella parte superiore; erano talmente grandi e luminosi da rischiarare l’ambiente quasi a giorno.

Guardandosi intorno notò diversi passaggi che si aprivano in varie direzioni, ma non aveva idea di dove conducessero, né per quanto si estendessero. Di sicuro non era opera dei minatori, ma allora chi – o cosa – poteva averla creati? Una cosa era certa: non avrebbe mai immaginato che sotto i suoi piedi ci fosse un ambiente del genere.

Un rumore in lontananza echeggiò nella grotta, rimbombando tra i vari passaggi. Non era un rumore naturale, sembrava quasi il verso di un animale.

«Cos’è stato?» gemette una delle guardie.

«Sono i mostri» esalò una delle donne. «Hanno divorato due dei miei fratelli e anche uno dei miei figli.» Un sorriso folle le incrinò il viso. «E la colpa è vostra. Volete essere i prossimi?»

La guardia che aveva parlato si voltò verso Persephone, l’espressione intimorita. «Inquisitrice, cosa facciamo?»

La metarpia continuò a fissare la donna che aveva parlato, cercando di capire se fosse sincera. Non trovò menzogna nel suo sguardo afflitto, e questo la preoccupò.

«Abbiamo fatto il nostro dovere» dichiarò. «Andiamocene.»

Le guardie, che non aspettavano altro, si affrettarono a trascinare di sopra gli ultimi rivoltosi, impazienti di rivedere la luce del sole.

Persephone lanciò un ultimo sguardo ai tunnel, a quel mondo sotterraneo di cui quasi tutti ignoravano l’esistenza, dopodiché si incamminò verso la superficie. Aveva portato a termine il suo compito, il resto non era un suo problema.

Raggiunta l’uscita della miniera, Persephone venne raggiunta dal capitano delle guardie. «Mia signora, desiderate fermarvi qui per la notte?»

Il sole stava già tramontando, quindi l’inquisitrice annuì. «Sì, grazie.»

«Molto bene, vi faccio preparare subito una stanza. Preferite dormire nella caserma o nella canonica? O preferite una locanda?»

«La caserma andrà bene» rispose lei, sbrigativa. Non voleva sembrare sgarbata, ma tutte quelle attenzioni la infastidivano.

Consumò la cena nella mensa, incurante degli sguardi ammirati delle guardie, dopodiché andò nella stanza assegnatale. Era ampia, con un letto di piume e una latrina privata. In tutte le caserme c’erano sempre almeno un paio di camere libere appositamente pensate per gli ufficiali di alto rango di passaggio. Lo stesso valeva per la canonica, i cui letti liberi erano però pensati per i sacerdoti in visita. Di fatto gli inquisitori avevano il diritto di scegliere dove riposare, erano infatti sia autorità militari che religiose. In generale non potevano amministrare cerimonie, ma la loro presenza consentiva comunque l’intercessione con il dio che rappresentavano.

Persephone si liberò della sua prestigiosa uniforme e si stese sul letto. Aveva in programma di recarsi al tempio all’indomani per ricevere nuove istruzioni, ma durante il sonno una voce solenne la raggiunse: «Mia leale servitrice, ho un nuovo compito per te.»

L’inquisitrice riusciva a distinguere solo una grande luce, ma capì subito di chi si trattava. «Mio signore, come posso servirvi?»

«Recati al tempio di Denimahos» le ordinò Horus. «Allora ti darò nuove istruzioni.»

«Come desiderate.»

Il dio lasciò fluire un formale senso di soddisfazione nella mente della sua discepola, dopodiché svanì insieme alla sua luce calda e benevola.

Persephone aprì gli occhi. Era notte fonda e la città era tranquilla. Sarebbe partita alle prime luci dell’alba.

Ancora non sapeva quale sarebbe stata la sua missione, ma di una cosa era certa: l’avrebbe portata a termine senza esitare, come sempre.


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Come anticipato la scorsa volta, questo capitolo è stato incentrato su un nuovo personaggio: Persephone, che alcuni di voi già conoscevano da I Gendarmi dei Re. La gelida metarpia è una potente inquisitrice, ma non la più influente a giudicare dalla missione che le hanno affibbiato.

Mi sembra chiaro anche per chi non la conoscesse già che si tratta di una persona seria e inflessibile. La sua specialità sono le barriere difensive, ma in quanto devota a Horus ha dalla sua anche numerosi altri incantesimi. Come prevedibile non ha avuto problemi a completare il suo incarico, ma già deve prepararsi a partire: per un’inquisitrice non c’è tempo per riposare.

Dato che ci sono, aggiungo il disegno di Persephone che avevo fatto per I Gendarmi dei Re (la cui saga, vi ricordo, fa da sequel a Age of Epic):

Persephone Sialia (AoD-1).svg


Oltre a introdurre la metarpia, in questo capitolo sono riuscito anche ad aprire un piccolo scorcio sui dungeon sotterranei: un elemento abbastanza importante per Raémia (soprattutto per un’altra saga).

Nel prossimo capitolo torneremo da Tenko e Zabar, in particolare alla missione di infiltrazione del chierico.

A presto! ^.^


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[10] Sottospecie originale di Project Crossover. Il termine richiama le arpie.
Per maggiori informazioni: tncs.altervista.org/bestiario.

   
 
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