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Autore: Colpadellestelle_394    01/12/2018    0 recensioni
Come sarebbe la tua vita se fossi allergico alle persone?
Min Yoongi, genio informatico e ricco, a causa di una singolare forma di allergia vive isolato e lontano da ogni tipo di contatto con gli umani
Finché un giorno la sua esistenza viene incontro a quella di Park Jimin, o meglio dire AG-3.
AG-3 è un robot di sembianze umane, ideato dal Team Santa Maria guidato dallo scienziato Kim Taehyung. Il caso farà che il robot abbia esattamente le sembianze di Park Jimin.
Come si intrecceranno le esistenze dei due protagonisti?
"E' possibile amare un robot? "
ATTENZIONE:
Questa storia è ideata sulla base del drama Sudcoreano "Non sono un Robot", scritto da Kim Sun-mi.
Genere: Comico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: Lemon, Lime, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Alter Ego
(Un altro io)

*

*

*

"TU..." Jimin puntò un dito verso Taehyung, infuriato come non mai "COSA CAZZO HAI FATTO BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA" il moro abbassò la testa.

"Hey hey hey, non insultiamo le madri eh" Namjoon aveva alzato le mani avvicinandosi ai due, ma dopo un'occhiataccia infuocata da parte di Jimin, il giovane decise di voler vivere ancora per alcuni anni e di non voler bruciare per l'eternità nelle fiamme ardenti e implacabili che gli occhi del biondo emanavano.

"Come hai potuto... creare questo..." Jimin indicò AG-3, che li fissava con i suoi occhi assenti mentre Jin e Jungkook cercavano di cambiare alcuni cavi "... robot... USANDO IL MIO ASPETTO E LA MIA FIGURA???"

Il professor Kim Taehyung deglutì, trattenendo a stento le lacrime "Senti Jiminie..." e fu a quel nomignolo che Jimin scoppiò definitivamente.

"Come puoi usare questo nomignolo... mi fai schifo Taehyung. Mi fai schifo. Vergognati per ciò che hai fatto." 
Detto ciò guardò con ribrezzo colui che una volta era stato l'amore della sua vita e si voltò, pronto ad uscire da quella casa che ormai lo soffocava.

Jimin non era mai stato un tipo che sopportava, se una cosa non gli andava bene, doveva scomparire subito.
Jimin non era neanche mai stato un tipo a cui si potevano tagliare le ali. Tanti ci avevano provato; suo fratello, e anche Taehyung. Questo era stato il più grande sbaglio della vita di Taehyung, commesso anche involontariamente. Taehyung si pentiva amaramente di essersene accorto solamente molto tempo dopo, quando ormai nulla poteva cambiare.

"Aspetta Jimin..." Il moro lo prese per un polso, ormai le lacrime striavano le sue guance.

"Staccati, non voglio avere niente a che fare con te." Jimin pronunciò quelle parole con una tale durezza che anche lui fu sorpreso del suo tono.

Tolse in maniera aggressiva la mano che gli stringeva il polso e uscì definitivamente dall' abitazione, sbattendo la porta d'ingresso.

A quel suono Taehyung crollò, si ritrovò in ginocchio a singhiozzare in maniera ininterrotta.

Subito gli altri gli corsero incontro ma solo Jungkook ebbe il coraggio di avvicinarsi al moro e a cingergli le spalle con le braccia, facendo appoggiare la testa del professore al suo petto.

Poggiò il mento sul capo dell'altro, e strofinò le mani sulle sue spalle in un gesto di conforto.

"Che cosa è successo Taehyung?"
La voce di Jungkook parve un sussurro, che però Taehyung udì e conservò nel suo cuore. Nessuno si preoccupava per lui, dopotutto lui era il creatore di androidi, robot umanizzati a cui venivano impiantate e imposte emozioni artificiali. La gente però dimenticava che lui non era come le sue creazioni, lui non era un androide senza emozioni. Lui era umano. 
L'unica persona che aveva ricordato la sua umanità era Jimin. E ora anche Jungkook.

E le novità facevano paura a Kim Taehyung.

"Lui non capisce..." l'ennesimo singhiozzo scosse le spalle di Taehyung "Io..." il moro seppellì la testa nel petto dell'altro, come a volersi nascondere da tutto "ho creato AG-3 a sua immagine per poter rimediare agli errori che avevo fatto con lui..." Ormai le lacrime di Taehyung avevano bagnato la maglietta di Jungkook "Per poter vedere ogni singolo giorno il suo meraviglioso viso, per poter riempire il vuoto che mi attanaglia il petto da quando lui non è più con me. Mi capisci... Jungkook?"
Quando Taehyung alzò il viso aspettando una risposta, Jungkook fissava il vuoto.

*

*

*

Una volta uscito da quella maledetta casa, Jimin si era subito catapultato sul suo motorino, accendendolo, e sfrecciando a massima velocità tra le strade di Seoul; era sicuro di essersi preso una cosa come cinque multe, ma in quel momento non gli importava.

Mentre le mille luci di una Seoul immersa nella sera gli comparivano davanti, ricordi felici riemersero nella sua mente. Jimin non voleva, non voleva ricordare.
Però ogni cosa gli ricordava lui.
Quel bar, quel negozio, quel semaforo e si, persino quella signora con due borse della spesa in mano che camminava nel marciapiede

Presto gli occhi di Jimin s'appannarono di lacrime e fu costretto a fermarsi. Cominciò a singhiozzare, mentre i rumori di Seoul coprivano il rumore del suo pianto. 
Era così da sempre. Quella città era così bella, ma anche così distruttiva. 
Non potevi fare a meno di amarla, e Jimin la amava, ma nel profondo del suo cuore sapeva anche di odiarla.
I passanti gli rivolgevano un'occhiata indifferente, alcuni anche triste, per poi continuare la loro frenetica vita. A chi sarebbe mai importato del ragazzino che piangeva disperato sulla sua moto? Chi avrebbe osato interrompere la propria vita indaffarata per poter soccorrere ed aiutare quel povero ragazzino? Alcuni probabilmente avrebbero pensavo che fosse un debole, altri forse l'avrebbero compatito. Ma nessuno aveva mai espresso i suoi pensieri o rivolto la parola a quel ragazzo in lacrime.

Così, come ogni volta, Jimin si era ritrovato ad asciugare le proprie lacrime con le maniche della sua felpa e ad alzarsi sulle gambe tremanti, per poi ritornare a casa, invisibile agli occhi di tutti.

Purtroppo per lui, la vita non era affatto facile.

Jimin abitava con la famiglia di suo fratello. E suo fratello, non era affatto contento di lui.

Jimin fin da piccolo aveva un sogno, costruire una cosa di cui tutti avrebbero avuto bisogno. Fu anche questo il motivo per cui, anni prima, si era avvicinato a Taehyung.

Jimin non era altro che uno studente universitario pieno di aspirazioni e aspettative con gli occhi pieni di speranza e Taehyung il suo professore. 
Si erano avvicinati, per poi innamorarsi, e nonostante avessero il mondo contro avevano deciso di fidanzarsi.

Taehyung aiutava Jimin a realizzare il suo sogno. La loro prima creazione fu un ombrello. Ma non un ombrello qualunque. Quando Jimin aveva descritto il suo progetto, ci aveva messo così tanta passione che Taehyung da quel momento in poi non aveva avuto occhi che per lui.

"In apparenza è un ombrello normale. 
Però può trasformarsi in un rifugio per due amanti quando la pioggia cade dal cielo. Basta cliccare il piccolo pulsante sul manico e si potrà ammirare il cielo stellato. L'ombrello diventerà trasparente e un bacio sotto un cielo stellato disseminato di pioggia sarà il panorama perfetto per coronare l'amore reciproco che i due provano l'uno per l'altro."

Taehyung aveva perso la testa per Jimin, e Jimin era completamente innamorato di Taehyung.

Però Jimin non aveva fatto i conti con la superbia di Taehyung.

Quando si lasciarono, Jimin non aveva intenzione però di abbandonare il suo sogno. Mai avrebbe potuto.

Si fece forza, e contando sulle sue sole abilità cominciò a realizzare un altro dei suoi romantici progetti.

Suo fratello però non avrebbe mai approvato.

Dopo essere entrato a casa, Jimin si rinchiuse nella sua stanza prendendo la sua creazione ancora da perfezionare.

Erano le Lampade a Cuore Wi-Fi, una coppia di lampade a cuore collegate tramite Wi-Fi. Ovunque fosse la gemella, se una lampada veniva accesa anche l'altra si accendeva.

Un pensiero così romantico... ma proprio da Jimin.

Proprio mentre Jimin accendeva una lampada, suo fratello entrò in camera ma Jimin non fu così veloce a nascondere le lampade.

"COSA SONO QUELLE, JIMIN?"  Il tono di suo fratello era così arrabbiato che Jimin fece fatica a trattenere le lacrime.

"N-niente..." Jimin aveva già sofferto abbastanza quel giorno, non voleva soffrire ancora.

"NON MI DIRE CHE..." In un movimento fulmineo prese una lampada dopo averla guardata scosse la testa, disperato

"Jimin... scansafatiche... ANCORA A GIOCARE A CREARE COSE?? QUANDO TROVERAI UN LAVORO???"

"I-io..."

"Va bene, visto che non vuoi capire con le buone..." alzò il braccio con la lampada, pronto a buttarla in terra

"N-NO CHANYEOL!" Jimin tese una mano verso di lui, aveva gli occhi sbarrati e ripieni di lacrime che si costrinse a non far uscire.

Ma ormai era troppo tardi. Un rumore di vetri spezzati rimbombò nella stanza, e con quel rumore anche il cuore di Jimin si spezzò definitivamente.

"E domani vai a trovarti un lavoro, sciocco."

Detto questo, Chanyeol attraversò la stanza, calpestando volutamente il vetro vicino ai suoi piedi con le suole delle sue scarpe eleganti e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

Jimin si ritrovò per la seconda volta in lacrime, e dopo essersi buttato a peso morto sul letto, seppellì il viso nel piumone, bagnandolo con le proprie lacrime.

Il suono di una notifica lo riscosse dai suoi singhiozzi. Accese il telefono.
Era Kai. 
"Ehy Chim Chim, quanto ti ha proposto quel disgraziato? Spero tanto *^*"

E un'idea gli balneò in mente. 
Guardò i vetri spezzati a terra.

Doveva calpestare la sua dignità pur di realizzare il suo sogno? 

 

Intanto, a molti kilometri da Jimin, un ragazzo avvolto tra le coperte sognava l'indomani, il giorno in cui finalmente avrebbe potuto guardare ed ammirare da vicino i tratti angelici del ragazzo che tanto l'aveva colpito.

   
 
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