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Autore: ValeriaLupin    02/12/2018    0 recensioni
"Il primo bacio di Teddy era avvenuto quando aveva quattro anni ed era stato uno scoccare di labbra goffo e innocente: un gioco fra lui e Victoire, accompagnato dalle risate scroscianti di genitori e amici.
Era uno di quei giochi che, crescendo, possono diventare pericolosi. Così, crescendo, smisero di giocarci, finendo per evitare persino di parlarsi: divennero due semplici estranei."
Ted e Victoire, immersi nella fragilità e nell'incertezza dell'adolescenza, si scoprono diversi e simili, come fossero sempre stati solo due estranei.
Dal quarto capitolo:
"«E così, eccoci qui» mormorò Ted, spezzando il silenzioso cantare dei grilli «due Prefetti fuori dai Dormitori oltre l'orario consentito»."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Harry Potter, James Sirius Potter, Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Harry/Ginny, James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo dodici

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Hogsmeade





Avevano corso sui prati del castello, Ted l'aveva presa per mano ed avevano attraversato in punta di piedi una casa che parlava in scricchiolii e deboli sussurri, loro le avevano risposto con respiri affannati e occhi curiosi. Avevano corso ancora, cogliendo la luce nuova di un sole gentile, corso fino al primo locale che avessero visto, poggiando i piedi su pavimenti ocra e cremisi di foglie umide. Victoire era scivolata e lui l'aveva sorretta, ridendo senza fiato. 
Erano arrivati sudati e con respiri corti, le mani ancora unite.

Il vento aveva soffiato sui loro volti sorrisi fanciulleschi. Nel petto la sensazione che, al posto del cuore, volteggiasse una foglia caduca.

Si erano persi per un po' a ridere di quella follia, prima che la razionalità, come un'ariete, sfondasse le loro porte, entrando violenta in un momento privo di tempo. Ne spezzò la magia, schiacciandoli un poco.

Victoire se ne stava seduta al margine della sedia col fiato corto e gli occhi apprensivi. Batteva un piede sul pavimento. 
«Non avremmo dovuto farlo» asserì convinta, scuotendo il capo mentre al tavolo cui si erano accomodati si avvicinava una cameriera dai capelli corvini.
«Posso prendere le ordinazioni?» chiese cordialmente mentre il ragazzo dai capelli turchesi lanciava uno sguardo preoccupato a Victoire.
«Per me una Burrobirra» le sorrise il ragazzo e Victoire si limitò a chiedere lo stesso.
Una volta che la donna si fu allontanata, Ted tirò un sospiro.
«Non capisco» affermò «Ti agiti inutilmente»
«Ted, siamo appena scappati da scuola!» gli fece notare, cercando di tenere un tono basso.
«Nessuno se ne accorgerà» sorrise lui, rilassato.
«Certo, per te non è un problema tanto» fece lei, intrecciando le braccia al petto e facendo riferimento al fatto che lui di autorizzazione non aveva bisogno. Ted fece per rispondere, ma l'arrivo delle ordinazioni lo interruppe. 
La cameriera posò i due boccali e i due ragazzi gettarono sul tavolo delle monete.
«Pago io» insistette Ted, cacciando i soldi in mano alla cameriera e ignorando le lamentele di Victoire.
La donna si allontanò sorridente e la ragazza di fronte a lui lo fissò, contrariata.
«Per 'sta volta, dai» quasi si scusò di quella sua piccola gentilezza «Dato che ti ho costretta a venire» si giustificò, accennando una risata leggera.
Victoire sorrise appena.
«Non mi hai costretta» rispose «È questo il punto: avrei dovuto fermarti»
«Ma non volevi» ribatté Ted, allargando il sorriso e sorseggiando la sua bevanda.
Vic alzò gli occhi al cielo.

«Come sapevi di quel posto?»
«Lo usava mio padre nelle notti di luna piena, me ne aveva parlato Harry» si limitò a dire.
La ragazza di fronte a lui bevve dal boccale e cercò di sistemarsi i capelli ormai del tutto indomabili. La corsa in cui si erano gettati aveva permesso al vento di passarvi dita vitree e scuoterli. Quel vetro le aveva scottato le guance: un lieve rossore nascondeva le sue lentiggini.

«Se ci beccano, io darò la colpa a te, ti avverto» fece, ridendo.
«E come? Diresti che ti ho rapita?» ribatté lui, sogghignando.
«Sì, con la forza» rispose con un ghigno divertito.
«Ah!» esclamò Ted, ridendo apertamente «Come se non sapessi difenderti!»
Immaginava che se una qualunque persona si fosse messa sul cammino di Victoire, lei sarebbe stata in grado di incenerirla solo con uno sguardo. 
Questo pensiero lo fece sorridere.
«In effetti contro di me non avresti speranze» acconsentì lei, sorridendo.

Ted alzò un sopracciglio, non del tutto convinto.
«Potrei atterrarti da seduta, se volessi» lo ammonì lei, seria.

Ted rise, un po' perché l'immagine di lei che lo atterrava era ridicola, un po' perché  era quasi piacevole. «Da dove viene tutta questa sicurezza?» rise ancora lui.  

Lo sguardo di sfida di Victoire parlò più di quanto avrebbe potuto fare affrontarlo davvero. 
«Perchè faccio pugilato da dieci anni» rispose, sorridente, attendendo la sorpresa sul volto di Ted che, difatti, non tardò a raggiungere il suo sguardo.
«Davvero?» gli occhi gli brillavano e il sorriso gli si allargò. Victoire annuì, felice.
«Sì, a livello agonistico» aggiunse lei, fiera «o meglio, avrei potuto» si corresse e quel suo sorriso appassionato morì di colpo.
«Cos'è successo?»
«Niente, al solito: mia madre» tagliò corto lei «Quando sono qui non posso allenarmi e questa cosa mi fa impazzire» rise. Una risata nervosa e vibrante.
«Lo vedo» si unì lui, cercando di smorzare un po' la tensione. Sentì che la sua risata si faceva più leggera, autentica e ne fu felice. 

Delle volte, ci sono quelle giornate che passano come in un frame giallognolo e muto, i colori s'infuocano e ogni gesto sembra ripetersi lentamente. Mille giornate si concentrano in una e ogni pensiero diventa intenso quanto l'odore dei dolciumi di Mielandia. 
Il rumore dei treni che sfrecciavano sulle rotaie si mescolava alle risate, li aspettavano seduti su di una panchina scarlatta, sfiorandosi più del dovuto e scommettendo su quante carrozze avrebbe avuto il prossimo treno di passaggio.
Chi ci andava più vicino si aggiudicava una manciata di caramelle. Il gioco andava avanti finché la busta di Mielandia si svuotava e allora anche la giornata si spogliava del suo incanto, rivestendosi della consapevolezza che momenti come quelli non appartengono a tutti i giorni.

Hanno qualcosa di magico, molto più di un qualsiasi incantesimo.



 

Note: Eccomi ragazzi!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e non sia stato troppo fluff, dovete sapere che non amo le mezze misure quindi per me si va dal fluff all'angst più puri 😂
Grazie per aver messo la storia fra le segite/preferite/da ricordare, per le recensioni e la pazienza di aspettare ogni volta i miei capitoli♥
Bacioni e al prossimo!♥✨

   
 
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