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Autore: Kano_chan    02/12/2018    2 recensioni
Dal quinto capitolo:
- Grazie per il passaggio Hank e perdonami se ti ho fatto preoccupare – gli avevo detto apprestandomi a scendere.
- Provi qualcosa per Connor? Intendo… - il poliziotto aveva lasciato la frase in sospeso.
- Credi sia possibile innamorarsi di un androide ed essere ricambiati? - avevo ribattuto io con un sorriso mesto, prima di aprire la portiera e scivolare via.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor/RK800, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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8.

8. Verità

9 novembre 2038

Come immaginato, arrivai a casa ben prima di loro; il che mi diede il tempo di mettere su del caffè e di iniziare a berlo appoggiata al bancone della cucina.
Fuori la neve continuava a scendere, seppellendo ed imbiancando, minuto per minuto, il caos di Detroit.
Per me, quel periodo dell'anno, era il più magico. Mentre per la gran parte della gente risultava un fastidio, il fatto che nevicasse per me era invece fonte di tranquillità. Il silenzio che si veniva a creare era confortante; un giorno ti svegliavi, e ti sembrava di essere in un mondo parallelo, lontano dalla frenesia di tutti i giorni.
Fu proprio grazie a quel silenzio ovattato che potei udire subito l’arrivo di Connor.
Sentii il rumore di un motore, poi quello della musica assordante di Hank, un secondo prima che una portiera fosse sbattuta. Mi sembrò quasi di percepire anche i passi scricchiolanti dell’androide mentre percorreva il vialetto innevato...
Un secondo dopo la porta si aprì e lui fece il suo ingresso individuandomi subito, anche perchè non mi ero mossa dalla cucina.

All’inizio nessuno dei due proferì parola, poi, preso un bel respiro, cominciai.

- Prima di iniziare c'è una cosa che devi vedere – esordii, sempre senza abbandonare il bancone al quale ero appoggiata.

Avevo bisogno di sentire qualcosa di solido, perché 
in quel preciso istante avevo una gran voglia di fuggire...

- Apri il cassetto di quel mobile, dentro dovresti trovarci una fotografia – gli feci cenno.

Connor non mi pose domande, ma fece come gli avevo indicato. Ne estrasse una vecchia foto ancora stampata su cellulosa e nel momento in cui i suoi occhi vi si posarono sopra, il suo led divenne rosso.
Lo vidi alzare gli occhi su di me, incredulo, per poi riabbassarli altrettanto velocemente di nuovo sull’immagine. Sapevo cosa stava vedendo e ne capivo il turbamento….

- E’ il giorno della laurea… - spiegai – Quelli siamo io, Elijah e Nick...-

Connor tornò a guardarmi con espressione smarrita.
Sapevo perché...
Nick era identico a lui.


- Non capisco.. - riuscì a mormorare, il led sempre rosso.
- Connor, ho bisogno che mi ascolti fino alla fine.. ma devo essere sicura che non supererai la soglia di stress – dissi afferrando più saldamente la tazza di caffè per frenare il tremore alle mani – mi devi dire se devo fermarmi… se dovessi mai auto distruggerti io… - non riuscii a terminare la frase.
- Sì – si limitò a rispondermi lui.

Un po' rassicurata dal fatto che il led fosse tornato giallo, presi un bel respiro e iniziai a raccontare.

- Io, Elijah e Nick ci siamo incontrati i primi anni di università, e da subito siamo diventati un trio affiatato. Avevamo tre caratteri completamente diversi, ma era un alchimia che funzionava – cominciai, mentre Connor mi osservava in silenzio – Già dal primo anno abbiamo iniziato a sviluppare l’idea di un androide che potesse superare il test di Touring, e continuammo a lavorarci fino alla laurea. Elijah si occupò di tutto ciò che riguardava il software e la programmazione, io della parte bio meccanica e Nick, che era chimico, creò il Thyrium.  - dissi – Questa è la vera origine della Cyrberlife -

- Se siete stati voi tre a crearla, perché l’unico fondatore risulta essere Kamski? - domandò Connor aggrottando le sopracciglia castane.
- Quando assumemmo il direttivo e i legali per mettere in piedi la società, ci dissero che sarebbe stato più semplice se avessimo avuto un front man per così dire, e la scelta ricadde su Elijah, che era il più avvezzo a quel genere di posizione – risposi – anche se, alla luce di quello che successe, alla fine non fu più necessario... – 

Lo sguardo mi scivolò sul fondo della tazza ormai vuota, che presi a rigirare facendo ruotare quel poco caffè rimasto.

- L’inverno di otto anni fummo coinvolti in un incidente d’auto… - dissi sentendo la gola stringersi - Elijah se la cavò con un braccio rotto, Nick morì nel tragitto verso l'ospedale e io rimasi in come per quattro settimane. Il nostro mondo fu distrutto in una manciata di secondi... –
- La tua fobia per i mezzi… - mormorò Connor facendo il collegamento.
- Già… e non è tutto -

Il passo che stavo per fare mi costava un enorme fatica…

- Dio… - mormorai – Faccio prima a fartelo vedere – conclusi.

Appoggiai la tazza sul bancone dietro di me e sollevai la manica del braccio destro.
La pelle scomparve lentamente lasciando scoperta una superficie bianca e lucida, la stessa che faceva da scheletro a tutti gli androidi.

- Nell’incidente ho perso un braccio – spiegai.

Il led di Connor saettò di rosso.

- Quella protesi... Non ci sono casi di innesto di parti bioniche negli esseri umani, non di quel livello almeno – disse scosso.
- A quanto pare Elijah aveva portato avanti un progetto tutto suo e durante il mio coma ha convinto i medici ad operarmi in via sperimentale.. a suo favore posso dire che lo fece in buona fede.. aveva appena perso il suo migliore amico e io ero in condizioni critiche – spiegai.
- Non ha funzionato come sperava? - chiese Connor.
- Sì e no… ho riacquistato la mobilità degli arti, il che mi ha concesso di continuare a vivere normalmente, ma ho patito dolori inimmaginabili per molto tempo, vivendo sotto farmaci fin quando il mio corpo non ha accettato il cambiamento. Sono state diverse le volte in cui ho pregato i medici di uccidermi per far smettere quella tortura – risposi corrugando la fronte al ricordo di quelle giornate tormentate.
- Kamski non ha mai portato avanti il progetto? - la domanda di Connor era più che lecita.
- In realtà il suo progetto era un altro.. e fu la prima cosa che volle mostrarmi una volta dimessa dall'ospedale - dissi – Mi disse di raggiungerlo a casa sua e quando arrivai c’era una sorpresa ad aspettarmi… mi ricordo ancora tutto come se fosse ieri – raccontai con occhi spenti - Quando varcai la soglia del salotto e trovai Nick ad accogliermi -
- Nick? Ma non era… -

Connor sollevò di scattò gli occhi su di me, colpito dalla verità.

- Aveva creato un androide del tutto identico a lui.. – dissi – Mi venne incontro, con quel sorriso che conoscevo da una vita, per abbracciarmi, ma io mi ritrassi inorridita.. Elijah cercò di convincermi che quello sarebbe stato il futuro… ma quella che lui vedeva come l’idea del secolo, io la vedevo come un abominio, un rimpiazzo – aggiunsi con tono grave – Connor… io non mi sono mai pentita di quello che abbiamo creato, ma quando vidi quel tentativo di emulazione del mio migliore amico, per la lucidità – affermai sentendo di nuovo la gola stringersi – Cominciai a dire le cose più aberranti nei confronti di quell’androide... al punto che il suo livello di stress raggiunse il picco massimo e si autodistrusse sparandosi alla testa con la pistola di Elijah – raccontai con le lacrime agli occhi.

Connor mi fissava, turbato e allibito da ciò che gli stavo dicendo.

- Dissi a Elijah che volevo tirarmene fuori.. e così i legali si occuparono di tutto, facendomi scomparire dalla società e io chiusi ogni rapporto con la Cyberlife – raccontai – Iniziai a lavorare al conservatorio e cercai di dimenticare il mio passato con gli androidi...- conclusi.
- Fino a quando non sono comparso io – commentò Connor.
- Quel giorno devo dire che riapristi una ferita che credevo sanata da tempo – ammisi – Ero furiosa e spaventata – raccontai – Chiamai subito Elijah, il quale mi disse che però non era stata una sua decisione -
- Amanda? - suggerì Connor.
- Amanda – confermai – Dopotutto è un’intelligenza artificiale creata da lui per gestire la compagnia. Il suo algoritmo deve aver ripescato il modello di Nick per qualche strano motivo, onestamente non so.. – spiegai.
- Come ci siamo incontrati? -

Quella domanda mi fece sorridere.

- Suono al Chandler park ogni domenica.. a luglio scorso ti ho intravisto tra gli uditori, eri venuto a farmi delle domande sui devianti, probabilmente la Cyberlife pensava che potessi centrare qualcosa spinta da vecchi rancori – risposi – Ovviamente non ero per nulla ben disposta, come ti ho detto, ma tu continuasti a presentarti lì e alla fine fui io ad avvicinarmi – gli dissi.
- Cosa ti fece cambiare idea? -

Connor mi guardò con una limpidezza così disarmante, che barcollai mentalmente.

- Non lo so… il fatto che mi ascoltassi durante le mie esecuzioni, o vederti sotto la pioggia senza ombrello – affermai con un sorriso.
- E’ per questo che la tua canzone mi sembra famigliare? -
- No… me lo chiedesti anche la prima volta, già allora ti pareva di averla già sentita – dissi scuotendo la testa – è probabile che per qualche strana ragione abbiano inserito quella melodia nella tua memoria fissa – ragionai – Ho fatto mille congetture, ma non ho ancora capito che intenti abbiano alla Cyberlife. -

Connor rimase in silenzio e tornò a guardare la foto che ancora stringeva in mano; i dubbi gli si potevano leggere chiaramente in faccia, così mi avvicinai.
Gli tolsi la foto e gli presi il viso tra le mani.

- Connor, non devi pensare neppure per un momento che io mi sia avvicinata a te per la somiglianza con Nick, perché onestamente, a parte la fisionomia e il viso, voi due non potreste essere più diversi – affermai con sicurezza.
- In che senso? - domandò lui confuso.
- Nick era avventato, una testa calda! Leale con i suoi amici quanto implacabile con chi gli metteva i bastoni tra le ruote – dissi – Era la persona più trasandata che conoscessi e cambiava ragazza con la stessa facilità con cui si stufava degli snack che mangiava! Tu non sei niente di tutto ciò… -
- Sono un imitazione – replicò Connor.
- No! Tu sei tu!! - esclamai io – Con la tua personalità, i tuoi pregi e i tuoi difetti! Non ho mai provato per Nick quello che provo per te -

Quella mia ultima frase ebbe l’effetto di far illuminare il led di Connor di rosso.

- Non sei solo una macchina Connor… e lo sai – aggiunsi.

Non ebbi tempo di sapere la sua risposta, perché ricevette una chiamata.

- Arrivo subito – disse al suo interlocutore.
- Tutto bene? - domandai apprensiva.
- Era il tenente Anderson, ci hanno convocato d’urgenza alla centrale – mi rispose avviandosi verso la porta.

Quando la aprì si fermò un secondo sulla soglia, voltandosi verso di me. La sua espressione era combattuta e la sua bocca si aprì un paio di volte prima di parlare.

- Ren io...-
- Vai – gli dissi io interrompendolo – pensa a quello che ti ho raccontato, io non vado da nessuna parte – lo rassicurai.

Connor mi fissò ancora per un secondo e poi, fattomi un cenno di assenso, si diresse in strada.



Jericho's place:

No, non mi sono dimenticata di voi ^^"
Seppure con grande fatica posso presentarvi l'ottavo capitolo!
Anche perchè credo che aspettaste queste spiegazioni da un pò di tempo XD
Qualcuno di voi ci era arrivato molto vicino! Connor non è altro che la replica di Nick, amico di Selenis e Elijah e co fondatore della Cyberlife assieme a loro. Credo di aver fatto un bell'azzardo nell'inventarmi questa storia e spero che la cosa non mi si ritorca contro..
L'unica incognita è come mai Amanda abbia proprio deciso di usare la sua immagine per la serie Rk800... ma soprattutto... Connor deve aver capito i sentimenti di Selenis, quindi come finirà la storia? Soprattutto adesso che siamo in procinto di raggiungere Jericho?
A queste e a tutte le altre domande risponderò (spero) nei prossimi capitoli! So Stay tuned!
Grazie mille a tutti i Lettori e alle mie immancabili recensiste!

A presto,
Marta
  
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