Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Karyon    03/12/2018    3 recensioni
Sirius Black è un mago distrutto. Continuano a dire che è rimasto incastrato, anima e corpo, all'età di quindici anni - quando poteva ancora sorridere e c'era qualcosa di bello nel mondo. E forse è davvero così.
Hermione Granger è un'adolescente precoce. Continuano a dire che è una strega brillante, che è una donna adulta limitata nel corpo di una quindicenne. E forse è davvero così.
Possono due animi affini incontrarsi, nonostante tutto?
Una profezia da compiere e un'altra ancora da svelare, il mistero di due fratelli, un segreto da mantenere a ogni costo, una ricerca senza fine, antiche sette da conoscere... Su tutto, una guerra da combattere e la Morte - agognata, sfuggita, amata, odiata - che muove i suoi fili. Schiavi, tutti, del suo disegno.
[Più generi: guerra, mistero, romantico, angst, introspettivo, malinconico]
[Più pairing: SiriusxHermione, RemusxTonks, HarryxGinny, DracoxNuovo personaggio, RonxNuovo personaggio]
[Storia corale, molti personaggi]
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Hermione Granger/ Sirius Black, Remus/Ninfadora
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VI libro alternativo, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L'ultima notte a Grimmauld Place

*Giù nel seminterrato, sopra la tavola ingombra di piatti, la signora Weasley aveva appeso uno striscione scarlatto:

CONGRATULAZIONI
RON E HERMIONE
NUOVI PREFETTI
 
C‟erano già la maggior parte degli ospiti, con Kingsley, Tonks, Moody e persino Mundungus. Quando tutti ebbero da bere, il Signor Weasley si alzò.
«Beh, credo che un brindisi sia d'obbligo. A Ron e Hermione, i nuovi Prefetti di Grifondoro!»
Ron e Hermione sorrisero e tutti bevvero alla loro salute e applaudirono.
«Io non sono mai diventata prefetto» disse Tonks allegramente alle spalle di Harry, quando tutti si spostarono verso il tavolo per servirsi. «Il Direttore della mia Casa diceva che mi mancavano alcune qualità necessarie».
«Tipo?» chiese Ginny, che stava scegliendo una patata al forno.
«Tipo comportarmi bene» rispose Tonks.
Ginny rise; Hermione non sapeva se sorridere o no e scese a un compromesso bevendo un sorso troppo lungo di Burrobirra e soffocandosi.
«E tu, Sirius?» Ginny diede grandi pacche a Hermione sulla schiena. Sirius, che era accanto a Harry, si sforzo di fare la sua solita risata e lanciò un‟occhiata in tralice al figlioccio, prima di dire «Nessuno mi avrebbe voluto come Prefetto, passavo troppo tempo in punizione con James. Il bravo ragazzo era Lupin, lui sì che ha portato la spilla».
«Silente sperava che sarei riuscito a esercitare un po' di controllo sui miei migliori amici» aggiunse Lupin. «Inutile dire che ho fallito clamorosamente»*.
Hermione notò il cambio di espressione di Harry e sorrise nel suo bicchiere di Burrobirra, mentre Sirius le lanciava un‟occhiata trionfante. Doveva ammettere che lanciare la frase su James in quel modo così naturale era stato un colpo di puro genio.
Quando Harry si spostò per prendersi altro cibo, con umore più affettuoso e allegro con tutti, Hermione si avvicinò a Sirius «So che non devo dirtelo, ma grazie».
Sirius sorrise «No c'è di che! Devo ammettere che sarei stato molto deluso se il mio figlioccio avesse preso la spilla… che ne sarebbe stato delle tradizioni?» Ironizzò, beccandosi un'occhiataccia. «Sto scherzando, vado a prendermi da bere» fece, lasciandola a sospirare di sopportazione. A volte sembrava una fotocopia più grande dei gemelli.
«Non ho mai visto Sirius tanto allegro» le fece una voce alle spalle, facendola sussultare.
«Oh, ciao Tonks…» borbottò.
«Ti va se ci prendiamo da mangiare insieme e chiacchieriamo un po'?»
Hermione annuì, mentre i suoi sensi urlavano “pericolo” da ogni poro. Tonks era una persona amica, si diceva, dopotutto sta vivendo quasi quello che stai vivendo tu, potrebbe persino capire. Allora perché aveva così paura?
Si presero da mangiare, poi Tonks la dirottò in un angolo della stanza e si sedette su un tavolino ammucchiato con gli altri lungo la parete per fare spazio al centro.
«Allora, come ti senti dopo questa piacevole nomina?» Le fece, appoggiando il piattino di plastica sulle gambe.
Hermione tenne il suo in bilico in una mano. «Ah, aspetta…» fece Tonks, spostando un tavolino accanto a lei con un incantesimo.
Hermione ringraziò, vi posò il piatto e la fissò, cercando ancora di calmarsi. Eppure Tonks aveva un'espressione così rilassata e un sorriso così ampio che non poteva non ispirare fiducia. «Bene. Insomma, un po' me lo aspettavo» confessò.
Il sorriso di Tonks si allargò «Ma certo! Remus mi ha detto che sei una studentessa brillante! Ha già pensato alla tua carriera futura?»
Hermione si accigliò, perplessa dal fatto che Tonks volesse davvero parlarle di quello; comunque provò a sorridere e scosse le spalle «Non so… forse qualcosa nel campo medico o nella legge… non sono proprio portata alla Difesa Contro le Arti oscure come Harry».
Tonks annuì «In ogni caso ci sarà da fare nei prossimi anni» commentò e, quando si girò a fissare tutti gli altri, l'espressione mutò. «Io sono sempre una persona molto positiva e ottimista, tuttavia mi rendo conto di pensare alla guerra più di quanto vorrei…» le confessò. Hermione si accigliò «Posso capire».
«Davvero?» Le sfuggì, mentre tornava a fissarla.
«Credo di sì» ribatté Hermione, inarcando un sopracciglio.
Tonks la fissò per un bel po', come a voler tirare fuori i pensieri dalle sue espressioni, poi sospirò «Io non voglio essere come Molly o, peggio, come Remus» le disse, con una risata. «Però voglio essere sincera con te, perché non credo che l'età faccia la maturità di una persona. Posso?» Domandò e il suo sguardo era così intenso che Hermione la prese molto seriamente. «Certo».
«Io ho visto come guardi Sirius» Fece Tonks, direttamente e senza fronzoli com'era da lei. Hermione sentì il cuore fermarsi, forse perché era la prima volta che qualcuno glielo sbatteva in faccia così. Certo, ne aveva parlato con Ginny ma lei immaginava fosse una cotta, mentre l‟espressione di Tonks… era così seria da farla tremare e così sincera che non provò nemmeno a mentire; stette in silenzio ad aspettare che continuasse.
Tonks sospirò, ma la voce non tremò nemmeno quando disse «È lo stesso sguardo con cui io guardo Remus» confessò.
Tonks aveva ricominciato a rivalutare la situazione tra i due non solo perché aveva cominciato a rivedersi in Hermione, ma anche perché aveva visto Sirius: le sue espressioni, la sua risata, il modo in cui le parlava... aveva pensato di Remus che meritasse la felicità dopo tutto quello che aveva passato, non la meritava forse anche Sirius? Chi era lei per decidere se Hermione fosse giusta o meno, considerando quanto la guerra rendesse labili le categorizzazioni?
Il mondo come lo avevano conosciuto stava crollando, così crollava anche ogni certezza. E lei, per natura, avrebbe sempre scelto la felicità sopra ogni cosa.
Hermione si stava chiedendo come aveva fatto a capire, ma dopotutto Tonks era diventata un Auror a soli ventuno anni: dietro l'apparenza dovevano esserci capacità sensazionali.
«Sì, lo so» fece solo, rendendosi conto che era meglio dirle la pura verità.
«Proprio per questo ho voluto parlare con te. Non c'è nessuno meglio di me che può capirti, ma anche per questo voglio che ti siano ben chiari i sacrifici e gli aspetti negativi».
Hermione sussultò e si affrettò a scuotere la testa «No, non ce n'è bisogno!»
Tonks le lanciò un'occhiata in tralice «Se ho capito un poco come sei fatta, io credo di sì. Tu non sei esattamente il tipo di persona che si innamora per caso».
Hermione si zittì, non trovando di meglio da fare che bere di nuovo un lungo sorso di Burrobirra. Lei era davvero così? Non lo sapeva. A conti fatti non poteva nemmeno dire se si fosse davvero mai innamorata di qualcuno.
«Il periodo che stiamo vivendo è complicato… e sarà sempre più difficile analizzare e vivere i propri sentimenti» continuò e Hermione si chiese se stesse parlando a lei o a se stessa.
Tonks sorrise amaramente «La paura della guerra può portare le persone a prendere le decisioni più assurde o più lontane da sé. La parte difficile e capire fino a che punto quelle emozioni siano autentiche, valga la pena viverle e lottare per esse… mi capisci?»
Hermione annuì e posò il bicchiere «Io credo che… che sia troppo presto» fece solo, sperando capisse quello che voleva dire. Non aveva ancora davvero incorporato l'idea che Voldemort fosse vivo, ancora doveva davvero scontrarsi con il pensiero di quello che doveva accadere. Era ancora troppo presto, era ancora troppo.
Hermione si girò un attimo a guardare sia Harry che Sirius, pensando che non voleva ancora affrontare quell'argomento, non voleva ancora fare quel passo. E poi Sirius… pur provando qualcosa di diverso da quello che aveva provato per Ron o Viktor, non poteva ancora sapere se quel sentimento sarebbe cresciuto o meno.
Tonks seguì il suo sguardo «La cosa peggiore nell'amare qualcuno è sentirsi morire un poco alla volta anche per le loro scelte» sussurrò, poi le poggiò una mano sulla spalla.
«Scusami Hermione, non volevo esagerare. Visto il poco tempo che abbiamo ancora insieme, volevo anticiparti qualcuno dei dubbi che ti verranno poi. Sappi che, semmai vorrai scrivermi, potrai sempre farlo».
Hermione annuì e le sorrise, poi però tornò ad oscurarsi: erano almeno quattro anni che tutto i suoi pensieri, tutta la sua anima e tutto il suo corpo erano impegnati a pensare ad Harry e a quello che lo aspettava; stare accanto a lui, vivere quello che avevano vissuto, l'aveva temprata e resa più forte, ma anche più desiderosa di serenità e di pace. Tonks doveva essere spaventata per tutto il tempo quando Remus partiva per le sue missioni con i lupimannari… poteva immaginarselo: passare notti insonni a pensare cosa poteva accadere, a sentirsi quasi dilaniati dalla necessità di preoccuparsi anche di un'altra persona… era proprio quello di cui le aveva parlato anche Sirius, un giorno. Lei si sarebbe mai sentita così coraggiosa per qualcuno?
Remus aveva notato le due ragazze parlare in un angolo della sala, così come aveva notato Sirius dardeggiare verso di loro con espressione tesa. Quando Tonks si allontanò da Hermione per prendersi il dolce provò ad avvicinarla, ma ottenne solo un'occhiata gelida.
«Tonks…»
«No».
«Cosa?»
«No, non voglio parlare con te» precisò. «Ho bisogno di tempo, non forzarmi la mano…»
Remus sospirò «Lavoriamo insieme e ci toccherà vederci spesso, non potremmo…?»
Tonks inarcò un sopracciglio «Mi dispiace che il mio sentimentalismo rovini i tuoi piani» sibilò, dandogli le spalle di scatto e avvicinandosi a Kingsley e Arthur che conversavano di sport. Remus sospirò di nuovo, mentre si rendeva conto di quanto quella situazione gli stesse sfuggendo di mano. Avrebbe voluto parlarne con Sirius, ma prima doveva togliersi dalla testa il tarlo che scavava grossi e inquietanti dubbi; lo vide che chiacchierava con Harry e sospirò, rivolgendosi verso Hermione.
«Ciao Hermione, come stai?»
Hermione, che stava tutta assorta a bere un altro po' di Burrobirra, tossì.
«Oh, ciao Remus! Io… bene! Sono felice dell'incarico...»
Remus annuì «Sì, fa sempre un bell'effetto ricevere quella spilla».
«Ricordo che hai detto di averla presa anche tu…» provò a dire Hermione, per evitare silenzi imbarazzanti. Per la prima volta notò un ghignò simile a quello di Sirius sul suo viso.
«Già, peccato che non ha fatto altro che aumentare la mia fama di secchione tra gli amici» rispose e Hermione notò l'occhiataccia che lanciò alla schiena di Sirius.
«Immagino che accadrà lo stesso anche a me» sospirò Hermione. «Già non mi lasciano in pace con la storia del CREPA» mormorò, imitando senza volerlo il tono di Ron.
Remus tornò a fissarla, battendo le palpebre «Il cosa?»
«Il Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti» fece lei tutto ad un fiato e Remus inarcò un sopracciglio «C.R.E.P.A? Ah, capisco…»
Hermione sorrise e si lanciò in uno dei suoi soliti sermoni sul progetto, mentre a pochi passi sia Ron che Harry sbuffavano. Quest'ultimo non si era ancora ripreso dalle parole che purtroppo aveva sentito pronunciare a Kingsley pochi minuti prima mentre parlava con Remus del perché non fosse stato eletto Prefetto e se ne stava in un angolo con aria imbronciata.
*«Tutto bene, Potter?» Abbaiò Moody, raggiungendolo con la solita camminata claudicante.
«Sì, bene» mentì Harry.
Moody bevve una sorsata dalla sua fiaschetta, l'occhio blu elettrico che guardava Harry in tralice «Vieni qui, ho una cosa che potrebbe interessarti» disse. Da una tasca interna dell'abito estrasse una vecchia foto magica molto consunta.
«L'Ordine della Fenice originario» ringhiò. «L'ho trovata ieri sera mentre cercavo il mio Mantello dell'Invisibilità di riserva, visto che Podmore non ha avuto il garbo di restituirmi quello buono... ho pensato che alla gente qui sarebbe piaciuto vederla».
«Sì» disse Harry dopo aver guardato per un po' la foto, cercando di nuovo di sorridere. «Ehm... senta, mi sono appena ricordato che non ho messo via il mio...» la fatica di inventare un oggetto che non aveva riposto gli fu risparmiata; Sirius si era appena girato verso di loro. «Che cos'hai lì, Malocchio?»*
«Oh Sirius, è una vecchia foto dell'Ordine… ricordi?» Ringhiò Moody e Sirius si spostò accanto a lui per guardare meglio, mentre anche Remus e Hermione si avvicinavano.
«Oddio non ci posso credere, come eravamo giovani…» mormorò Remus, ma Hermione osservava l'espressione di Sirius: più Moody pigiava sulla foto per mostrarne gli occupanti, più Sirius si rabbuiava. Quando infine la foto mostrò James e Lily Potter, in piedi accanto a Peter Minus, la sua espressione ormai ricordava quella dell'evaso pronto a uccidere.
Fortunatamente Moody fu richiamato da una discussione sulla difesa tra Bill, Arthur e Kingsley, così abbandonò il discorso mentre la foto rimaneva nella mano inerte di Sirius.
«Guarda…» mormorò commosso, porgendo la foto a Remus. «C‟è anche quel bastardo» sibilò, mentre Remus sembrava pietrificato alla visione di un sorridente Peter che salutava.
«Calmati» fece solo, ma a fatica. «Prima o poi tutto avrà un termine, anche questa storia».
Sirius emise una specie di ringhio soffocato, ma Remus gli riconsegnò la foto come se non volesse averla troppo tra le mani. «Vedrai» ripeté, per poi andarsene.
Hermione sette a guardare il profilo rigido di Sirius, gli occhi fissi e incollati su James e Lily che gli sorridevano, poi provò a fare qualche passo verso di lui; tuttavia non ebbe il tempo di dire nulla, che l'urlo di Harry - sparito al piano di sopra - li allarmò tutti.
«Harry!» Urlò Remus, correndo di sopra seguito da Sirius e da Moody.
Quando tornarono di sotto, un quarto d‟ora dopo, Harry non era con loro e sembravano tutti e tre piuttosto scossi.
«Il Molliccio si è rivelato un po' più duro del previsto» fece solo Remus, in risposta agli sguardi perplessi.
«Sciocchezze! Non bisogna farsi prendere dalla paura!» Grugnì Malocchio, zoppicando verso il tavolo e prendendo un‟altra coscia di pollo.
«Ma ho sentito Harry urlare qualcosa a proposito di nostra madre!» Continuò ancora Bill, mentre tutti gli altri Weasley annuivano tesi.
Remus fece un gesto di noncuranza «Niente, era un falso allarme. Ora cercate di finire, che tra poco si va tutti a letto. Domani avete la partenza».
Ron scattò in piedi «Oh cavolo, devo finire di impacchettare delle cose!» Esclamò, mentre il padre lo guardava severamente. «Vado subito...» mormorò correndo via, anche se Hermione era sicura volesse solo sapere da Harry cosa fosse successo.
Intercettò lo sguardo e il sorriso di Ginny, che sicuramente stava pensando la stessa cosa, poi notò Sirius uscire dalla stanza in silenzio, cercando di non attirare l‟attenzione. Si girò un attimo intorno per assicurarsi che tutti fossero impegnati e lo seguì in cucina.
«Sirius…?» Chiamò, entrando con un po' di esitazione.
«Entra pure» fece lui, alzandosi per prendere da bere e risedendosi con uno schianto al tavolo; rimase un attimo così, con la mano chiusa sulla bottiglia di Firewhisky e lo sguardo perso nel vuoto. «Sono un idiota» disse poi, versandosi da bere.
Hermione dimenticò il disagio e si sedette di fronte a lui, scuotendo la testa con veemenza. «Cosa? E perché?»
Sirius scrollò le spalle e svuotò il bicchiere tutto d'un fiato «Sono più volubile e capriccioso di un bambino» grugnì, con un ghigno vuoto. «E che non mi aspettavo di vedermeli spiattellati davanti così, capisci?»
Hermione annuì, comprensiva «A nessuno sarebbe piaciuto» convenne, sentendo un moto di stizza per Moody e i suoi modi bruschi.
«E pensare che ne ho mille di foto di James e Lily, foto che evito accuratamente da almeno quindici anni e poi, a una festa… ah, Malocchio, Malocchio…» borbottò Sirius, scuotendo la testa e riempiendosi di nuovo il bicchiere.
Hermione stette a guardarlo senza parlare, sentendosi impotente. Tuttavia, al terzo bicchiere svuotato, sentì di dovere intervenire: erano giorni che lui riusciva a trovare sempre le parole adatte per farla sentire meglio, voleva cercare di essergli utile almeno la metà di quanto lui lo era stato per lei. Quasi trattenendo il respiro, allungò la mano e la posò sulla sua, fermandolo dal riempirsi il quarto bicchiere di whisky.
«Sirius… è normale stare così per una cosa del genere, Moody è stato troppo brusco» cominciò, mentre lui si bloccava a fissarla. «Nessuno può fartene una colpa, nemmeno le persone che sono alla festa, nemmeno io. L'importante, però, è riuscire ad andare avanti» fece, senza riuscire a non pensare a quanto suonassero banali le sue parole.
Tuttavia Sirius strinse la sua mano e sorrise «Grazie, Hermione. Sei un angelo».
Hermione sorrise di rimando poi adocchiò la foto in bianco e nero, dove James e Lily continuavano a sorridere e a salutare.
«Hai voglia di parlarmi di loro?» Provò a chiedere, pensando potesse aiutarlo.
Sirius guardò la foto poi sbuffò «Non voglio annoiarti facendoti ascoltare storie da vecchio bacucco malinconico» ironizzò, cercando di scostare la mano dalla sua per alzarsi.
Hermione la strinse, più forte non permettendogli di allontanarsi «Invece mi interessa, davvero» replicò con sicurezza.
«Quando fai così mi ricordi Lily» mormorò Sirius, tornando a guardare la foto.
«Era gentile, premurosa e una buona ascoltatrice?» Chiese Hermione, tra il serio e il faceto.
Sirius scosse la testa, guardandola con l'ombra di un ghigno sulla faccia «Assolutamente no! Una maniaca dell'ordine di prima categoria! Se non aveva tutto sotto controllo non riusciva a starsene serena» rimbeccò e Hermione rise.
«E James, invece, com'era? Uguale a Harry?» Chiese, curiosa.
Sirius ci pensò un attimo «Sai che no? Harry è molto più simile a Lily di quanto possa sembrare in un primo momento… è molto più gentile e sensibile di quel rompiboccini di James!» Esclamò, rendendosi conto solo in quel momento con chi stava parlando. «Chiedo scusa, a volte dimentico che dovrei mantenere un certo linguaggio...» ironizzò.
Hermione scosse la testa «Va bene, sempre che tu non lo dica alla signora Weasley. Non approverebbe» si fece sfuggire, con un sorrisino che sarebbe stato più appropriato su Fred o George che su Hermione Granger.
Sirius la fissò per un lungo attimo, incantato, poi si salvò in extremis col solito ghigno.
«Sarà il nostro piccolo segreto» le fece con un occhiolino.
Remus, intanto, sempre più intuitivo della media aveva notato la loro assenza ed era partito alla carica, intenzionato a interrompere qualsiasi cosa stesse accadendo tra loro. Si era reso conto dal discorso di Malocchio e dell'espressione di Sirius che era entrato nella fase depressiva e, quando si trovava in quella fase, tendeva a essere più imprudente e indisciplinato del solito.
Tuttavia doveva anche ammettere che non lo sentiva ridere in quel modo da tempo, forse a quando aveva scoperto di avere un figlioccio due anni prima.
Remus si addossò alla porta e sospirò: qualsiasi cosa facesse o dicesse Hermione, sembrava fargli bene; forse poteva lasciarlo sereno per un po', prima di farlo ripiombare nella dura realtà.
 
Probabilmente stettero a parlare per un'altra ora, senza che nessuno li disturbasse. Hermione lanciò un'occhiata all'orologio babbano - lo stesso che aveva visto in casa Weasley e che forse la signora Weasley aveva portato con sé lì - e sbadigliò.
«È molto tardi, dovrei andare a dormire…» fece.
Sirius annuì «Mi dispiace, devi ancora impacchettare qualcosa?» Provò a chiedere e, di nuovo, apparve quel ghignetto sarcastico che trovava interessante.
«Non sono Harry, ho già fatto tutto da una settimana!» Esclamò.
«Ai miei tempi quelle come te le chiamavo secchione» frecciò lui, ironico. Rendendosi conto un secondo troppo tardi quanto sembrasse vecchia quella frase, detta da lui.
Hermione scrollò le spalle, mentre si alzava «È la mia natura, ci convivrò!» Scherzò.
Sirius si alzò dopo di lei e Hermione, di colpo, si sentì molto più consapevole del fatto che fosse l'una di notte, che non si sentissero voci da nessuna parte - segno che erano andati tutti a dormire - e che lei e Sirius fossero completamente da soli.
«Quindi domani si parte per Hogwarts…» cominciò lui casualmente, aggirando il tavolo.
«Già» mormorò Hermione, senza riuscire a staccare lo sguardo da lui.
«Sai, dovrei ringraziarvi: senza di voi quest'estate sarei stato ancora più inutile» fece Sirius.
Hermione si accigliò «Tu sei fondamentale per l'Ordine».
Sirius scosse la testa «Non è vero, la mia casa è fondamentale per l'Ordine. Ma mi basta sapere di essere utile a qualcuno, di tanto in tanto. Ho Harry, è già qualcosa» commentò.
«Sappi che sei stato molto utile a me, quest'estate» ebbe il coraggio di dire Hermione, abbassando la testa sui suoi piedi.
Sirius si stupì e la guardò, o meglio guardò la sua testa, a occhi sgranati «Davvero?»
Hermione annuì, sentendo le guance andarle in fiamme. Se avesse dovuto restare lì ancora per molto non avrebbe mai osato parlarne, ma ora che era in partenza e non avrebbe visto Sirius per almeno un anno, aveva speranza la che lui dimenticasse tutto.
«Hermione» mormorò lui, avvicinandosi. Le posò entrambe le mani sulle spalle ed era così vicino che la costrinse ad alzare gli occhi per guardarlo.
«Stasera mi sei stata preziosa come nessun altro... Tutti sanno che non sono un tipo facile, ma tu hai saputo risollevarmi il morale con poche semplici parole».
«Oh, ma non era niente… io, cioè, non sono stata banale?» Arrancò, con sguardo un po' perso.
Sirius sorrise, pensando a quanto fosse tenera con tutto quell'imbarazzo. Eppure, come per il sorriso di poco prima, lo vedeva dai suoi occhi che c'era qualcosa che andava oltre.
Qualcosa che avrebbe voluto scoprire.
«Sei stata perfetta» sussurrò e lei arrossì di nuovo. Per Morgana, da quando arrossiva tanto?
Sirius continuò a fissarla con il suo sguardo serio «Devo confessare che ti ho sottovalutata».
«S-sottovalutata?»
Sirius annuì «Sì, sei giovane ma hai una maturità e una sensibilità particolari e oggi credo che tu mi abbia dimostrato qualcosa. Ti chiedo scusa».
Hermione batté le palpebre, confusa: Sirius si stava scusando con lei?
Perché il suo cervello la abbandonava proprio quando le serviva per dire qualcosa di intelligente, maturo e tutte quelle belle cose su cui lui l'aveva appena lodata?
«Non penso tu debba scusarti, è normale pensarlo… io sono, beh, piccola» balbettò, dandosi della stupida non appena le parole presero forma in quella frase.
Anche se doveva ammettere che la mano di Sirius che sfiorava i suoi capelli era una cosa abbastanza… abbastanza da giustificare la sua temporanea infermità mentale.
Sirius sorrise «Potremmo dire che sei… giovane?» Propose e Hermione sbuffò con veemenza. «Ecco qual era la parola, “giovane”! Come diavolo ho fatto a non pensarci!»
L‟ultima cosa che sentì fu la sua risatina, prima che il cervello si scollegasse definitivamente, proclamando la fuga generale dei suoi neuroni. Quando Sirius appoggiò le labbra sulle sue, Hermione avvertì il sapore dell'alcool ma non era fastidioso come ci si poteva aspettare.
Le sue mani strinsero leggermente le spalle come se temessero potesse scappare via, ma lei non aveva intenzione di andare da nessuna parte.
Sirius Black la stava baciando e non c'era niente di più bello nel mondo.
Hermione chiuse gli occhi e la sua mente cominciò a lavorare per ricordarsi ogni millesimo di fotogramma, per imprimere quell'istante a fuoco nel cervello.
Osò aprire furtivamente un occhio per due secondi e sussultò quando vide che Sirius la stava fissando, i suoi occhi erano ben aperti a non perdersi neanche un istante. Solo in quell'istante, Hermione capì cosa s'intendeva per occhi cangianti: era senza fiato per la quantità di sfumature che era possibile notare nelle sue iridi.
Hermione avvertì panico quando lo sentì allontanarsi, così si sbilanciò d'istinto in avanti, tornando a posare le labbra sulle sue e strappandogli un verso di sorpresa.
Sirius sorrise nel bacio e infilò una mano nei lunghi capelli crespi, sulla nuca, per avvicinarla ancora di più. Si baciarono per un lungo momento, entrambi non del tutto certi su cosa fare: Hermione si era quasi ritratta quando la sua lingua aveva incontrato quella di Sirius, ma una passione che non credeva di possedere la spingeva comunque verso di lui.
Sirius, dal canto suo, stava facendo una certa violenza su se stesso per evitare di andare oltre. Non poteva nascondersi dietro l'ipocrisia del perbenismo, gli anni in mancanza di contatto umano si sentivano tutti, però cercava di ricordarsi chi stava baciando: Hermione Granger non era solo una ragazza di diciannove anni più giovane, era anche la migliore amica del suo figlioccio, era anche una di famiglia.
Nonostante si fosse più o meno preparato psicologicamente a una cosa del genere, fu quasi sorpreso nel sentire le sue mani sulla faccia, i suoi movimenti farsi più sicuri; Hermione si stava abituando e la cosa lo spaventò: quello era di certo andare oltre.
Sirius si scostò delicatamente e si rizzò, tenendola in bilico sulle punte dei piedi; rimasero così, a fissarsi in silenzio da distanza ravvicinata, mentre Hermione ascoltava il cuore batterle all'impazzata nel petto e avvertiva la mano di Sirius ancora incastrata nei suoi capelli.
Sirius la guardava così intensamente negli occhi che sembrava volesse tirale fuori l'anima, senza osare fare nessun tipo di movimento né parlare, limitandosi a godere dello spettacolo dei suoi occhi brillanti.
L'avrebbe baciata altre mille volte ma non poteva: quello che aveva fatto era anche troppo. Dopo un lungo sospiro, sfilò la mano dai suoi capelli e le sfiorò una guancia.
«Buonanotte, Hermione» mormorò, non sapendo bene cos'altro dire.
Hermione batté le palpebre come se fosse stata bruscamente risvegliata da un sogno, un sogno dove Sirius non era il padrino trentacinquenne di Harry, e sospirò con lui.
«Buonanotte, Sirius» riuscì a dire, allontanandosi verso la porta.
Si guardarono per un altro istante, entrambi sperando che uno dei due dicesse qualcosa di importante o risolutorio, ma nessuno dei due aprì bocca.
Hermione si costrinse a sorridere, poi uscì velocemente dalla cucina senza più guardarlo. Era una ragazzina stupida così non riuscì a impedirsi di salire le scale molto lentamente, nella speranza che lui cambiasse idea e la richiamasse indietro. Contò tutti i centoventicinque passi che separavano la cucina dalla sua camera, ma Sirius non la richiamò mai e si mise a letto ridendo di se stessa.
Sirius continuò a fissare la porta a lungo, poi tornò a sedersi con una calma che non provava. Avrebbe voluto dire qualcosa di più, qualcosa che le facesse capire che per lui non era stato solo un passatempo a caso, ma a che pro se poi niente di tutto quello avrebbe avuto una continuazione? Che senso aveva illuderla?
Se ne stette al buio ad ascoltare i rintocchi dell'orologio e, quando Remus aprì la porta un'ora dopo, lo trovò nella stessa posizione; non aveva più bevuto un goccio di alcool, stupidamente aveva avuto paura di cancellare quel sapore dalle sue labbra.
«Allora» fece Remus, con l'aria di chi la sapeva lunga. «Cicchetto della staffa?» Propose e Sirius ghignò, roteando la bacchetta a evocare un altro bicchiere.
Remus si sedette di fronte a lui, alzando il bicchiere di Firewhisky «Alla gioventù…»
«… e ai giovani decrepiti» aggiunse Sirius, battendo il bicchiere contro il suo. Esitò solo un istante, poi buttò giù tutto d'un soffio.
Remus bevve un sorso, poi continuò a ruotare il bicchiere semipieno «Sono andato a letto con Tonks» rivelò con un sussurro.
Sirius si bloccò un attimo col bicchiere a mezz'aria, poi torno a riempirselo senza una parola. Remus alzò lo sguardo su di lui «Poi le ho detto che non voglio continuare».
«Lo so» replicò Sirius. «Io e Hermione vi abbiamo ascoltato per sbaglio» rivelò.
«A proposito, l'ho baciata» aggiunse, tornando a bere un altro bicchiere.
Remus gli lanciò un‟occhiata accusatoria mentre Sirius non guardava, ma giudicò fosse meglio non fare commenti in quel momento. Si girò a fissare la foto accanto al gomito di Sirius, dove Lily e James sorridevano e salutavano. Improvvisamente scoppiò a ridere.
Sirius abbassò il bicchiere e lo guardò a occhi sgranati «Sei già ubriaco? Un tempo reggevi» fece, ma Remus scosse la testa, con le spalle scosse da singulti.
«Quei due ci prendono in giro» fece, indicando James e Lily.
Sirius si girò a fissare la foto e rise.
«Ah, ragazzi. Se ci foste voi ci avreste già preso a calci» fece, riempiendo il bicchiere e alzandolo nella direzione della foto, come per brindare alla loro salute.
Remus si riempì il bicchiere e lo alzò a sua volta «Ben detto» borbottò e fecero cozzare di nuovo i bicchieri.
Quella volta Remus lo bevve tutto d'un fiato, poi si alzò un po' barcollante «Vado a dormire, domani i ragazzi si svegliano presto per andare a King's Cross, devo fare la scorta».
Sirius sbuffò «Lo so, col casino che farete sveglierete tutto il mondo. Buonanotte, Moony».
«Buonanotte Pad, andrà tutto bene» gli fece, battendogli un braccio e uscendo dalla cucina.
Sirius guardò per un altro secondo la foto «Buonanotte ragazzi» mormorò, per poi infilarsela in tasca e alzandosi. Forse aveva esagerato con l'alcool quella sera, eppure si sentiva troppo sveglio di testa per essere così intorpidito di membra.  Non avvertiva quell'adrenalina da molti anni, ma tutto sommato erano almeno quindici anni che non baciava nessuno.
Quindici anni, patetico.
Hermione si rigirò per l'ennesima volta, senza riuscire a convincere il suo cervello a spegnersi. Sentiva il suo corpo pieno di un'energia inespressa che girava senza requie e s'infilava nei suoi muscoli e nei suoi pensieri. Avrebbe voluto alzarsi e correre a perdifiato, o magari urlare e scuotere Ginny fino a svegliarla o lanciare cuscini o lanciare incantesimi fino al mattino seguente. Come avrebbe potuto andare a Hogwarts e dimenticarsi di quello che era successo? Dimenticarsi di quel profumo che le s'infilava nei sensi, delle sensazioni scaturite dal suo tocco, la debolezza che la prendeva quando certe immagini le arrivavano alla mente o quando immaginava quel ghigno a metà tra l'irritante e il sornione?
«Per l'amor di Dio, Hermione, dormi» si sussurrò, allungandosi le lenzuola sulla testa.
Quasi urlò quando qualcosa apparve per magia sulla sua faccia, poi capì essere una lettera.
«Lumos» sussurrò, col cuore in gola.
Prima ancora di leggere il nome capì dalla calligrafia raffinata e corsiva che la lettera era di Sirius e il cuore cominciò a battere di nuovo di aspettativa.
 
Hermione,
non sono sicuro che sia giusto scriverti, soprattutto dopo quello che è successo. Forse sarebbe giusto chiederti scusa per quello che ho fatto, ma non sono nella posizione di decidere cosa sia giusto e cosa no.
Una parte molto egoista e, lo ammetto, molto vanesia di me spera che conserverai questa lettera come ricordo di una cosa che credo sia stata meravigliosa.
Un’altra parte molto più umile, e probabilmente più saggia, ti consiglierebbe di fare qualunque cosa possa farti stare meglio, anche (e lo scrivo a malincuore) eliminare questo frammento di ricordo per sempre.
Temo che nulla in questa lettera ti sembrerà coerente, ma ho voluto farlo prima che l’energia che mi scorre nel corpo adesso mi lasci. Sono una persona istintiva, capricciosa, egoista (e dopo stasera nessuno esiterebbe nel dire anche “immorale”), ma sicuramente né vile né bugiarda.  
Quindi è con notevole coraggio e onestà (uniti a buone dosi di Firewhisky e istinto e egoismo) che ti confesso: rifarei tutto quello che ho fatto. Forse la parte più piccola di me, quella morale che capirai essere piuttosto denigrata all’interno del ricco mosaico della mia personalità, se ne dispiacerà sempre.
Tuttavia ti considero troppo intelligente per mentirti con una finta moralità e ti considero anche troppo importante per perderti a causa di un superficiale egoismo.
Spero che quanto sia accaduto non ti abbia spaventato e spero che userai questa lettera per ricordarti che avrai sempre qualcuno, fuori da Hogwarts, che tiene a te e a cui puoi rivolgerti.
Sempre tuo (qualsiasi cosa significhi),
Sirius
 
Hermione lesse la lettera tutta ad un fiato, poi si calmò e la rilesse di nuovo, un‟altra volta ancora e altre dieci. Ogni volta con più passione o con più divertimento per i toni a metà tra il contegno stilistico e il sarcasmo spinto, ogni volta con il cuore che batteva più forte e la mente che volava più in alto.
Se fosse stata appena più grande, più adulta, più intelligente o forse più furba, più razionale o forse meno, sarebbe corsa da lui e avrebbe passato quell'ultima notte a Grimmauld Place con lui, qualsiasi cosa avrebbe potuto significare. Invece si limitò a prepararsi a una notte insonne.
 
La mattina seguente fu un vero delirio e tra gente che doveva partire, bagagli, scorta, la signora Black e la signora Weasley che urlavano all'unisono e a pieni polmoni non si capiva niente. Hermione beneficiò di qualche secondo di pace solo perché Tonks ebbe l'accortezza di svegliarla prima di tutti gli altri, cosa di cui le sarebbe stata grata a vita.
Purtroppo, appena dopo aver fatto colazione immerse nel silenzio della cucina, la signora Weasley svegliò i ragazzi, qualcuno suonò il campanello e il caos cominciò.
«Oh per l'amor del cielo, sta zitta brutta megera!» Urlò Sirius passando davanti alle scale.
«Sirius, chiudi le tende!» Urlò a sua volta Molly, ma Sirius fece un gesto noncurante.
«Con tutti il casino che fate sarebbe inutile, ricomincerebbe due secondi dopo» grugnì, entrando di gran carriera in cucina.
«Beh, buongiorno» ironizzò Tonks, appoggiata al lavello con il caffè in una mano.
«Parla per te» ringhiò lui, buttandosi sul tavolo con la testa tra le mani. «Mi scoppia il cranio e sono appena le sette» ironizzò, mentre la cugina gli porgeva il caffè e una pacca di consolazione.
Hermione lo guardò in tralice per tre millisecondi, poi scattò in piedi «Per Morgana, devo controllare se è tornata Edvige!» Esclamò, schizzando fuori dalla cucina.
Sirius riuscì giusto a notare la sua chioma che ballonzolava fuori dalla stanza, poi tornò a grugnire sul suo caffè.
*«Potevate farle male sul serio, idioti!» Stava urlando la Signora Weasley verso i gemelli, mentre Ginny si rialzava dolorante dal fondo delle scale.
Hermione agguantò Edvige dalle mani della Signora Weasley e corse su per le scale proprio quando la signora Black ricominciò con la solita litania.
«Oh, stia zitta» brontolò con stanchezza, afferrando al volo un pigro Grattastinchi e scaraventandosi nella stanza di Harry e Ron.
*«Mamma e papà hanno appena rimandato Edvige» fece distrattamente, mentre la civetta sbatté piano le ali e si appollaiò in cima alla propria gabbia. «Sei pronto?»
«Quasi. Ginny sta bene?» chiese Harry, infilandosi gli occhiali.
«La signora Weasley l'ha risistemata» disse Hermione. «Ma ora Malocchio brontola che non possiamo uscire se non arriva Sturgis Podmore, altrimenti mancherà una persona alla scorta».
«La scorta?» disse Harry. «Dobbiamo andare a King's Cross con la scorta?»
«Tu devi andare a King's Cross con la scorta» lo corresse Hermione.
«Perché?» chiese Harry seccato. «Credevo che Voldemort fosse nascosto, o mi stai dicendo che salterà fuori da dietro un cestino dell'immondizia per farmi fuori?»
«Non so, è Malocchio che lo dice» rispose Hermione, guardando l'orologio. «Ma se non usciamo in fretta perderemo il treno di sicuro...» fece, a metà tra l'agitazione e la voglia di mollare tutto e restare lì. Lei e Sirius si erano a malapena incrociati e lui non le aveva mai rivolto la parola; dopo il bacio e la lettera non c'era altro da dire, ma Hermione si ritrovò a pensare che avrebbe volentieri barattato il primo mese di Hogwarts per stare da lui e parlarne.  
«Volete scendere tutti quanti, per favore?» Urlò furiosa la signora Weasley di sotto e Hermione fece un balzo come se si fosse scottata e corse fuori dalla stanza.
Tonks, in cucina, posò la tazza di caffè e sospirò «Esco anch'io o mi uccide» ironizzò, uscendo dalla cucina per unirsi alla scorta fuori, e Sirius fece qualche mugugno distratto.
Era deciso ad accompagnarli a King's Cross trasformato in Animagus e sapeva che a Molly non sarebbe andato a genio, quindi si stava preparando psicologicamente. Se ne infischiava di quello che diceva Malfoy, non voleva perdere quell'unica occasione di salutare Harry, e sì anche Hermione, prima di mesi di reclusione forzata.
*Nel frattempo Harry afferrò Edvige, la ficcò senza tante cerimonie nella gabbia e scese dietro a Hermione, trascinando il baule giù per le scale. Il ritratto della signora Black continuava a ululare dalla rabbia, ma nessuno si diede la pena di chiuderle le tende in faccia; come diceva Sirius, tutto il fracasso nell'ingresso l'avrebbe risvegliata comunque.
«Harry, tu devi venire con me e Tonks» Urlò la signora Weasley sovrastando gli strilli ripetuti della signora Black. «Lascia qui baule e civetta, ai bagagli ci pensa Alastor... oh, per l'amor del cielo, Sirius, Silente ha detto di no
Sirius si era trasformato nell'enorme cane nero ed era comparso al fianco di Harry, che stava scavalcando i vari bauli stipati nell'ingresso per raggiungere la signora  Weasley.
 «Oh, insomma...» sbottò lei, esasperata. «Be', la responsabilità è solo tua!» Sbottò, aprendo con forza la porta d'ingresso e uscendo nel debole sole settembrino.
Harry e il cane la seguirono. La porta si richiuse con un tonfo alle loro spalle e gli strilli della signora Black s'interruppero all'istante, lasciandoli finalmente nel silenzio.
«Dov'è Tonks?» chiese Harry, guardandosi intorno mentre scendevano i gradini di pietra del numero dodici, che sparirono non appena raggiunsero il marciapiede.
«Ci sta aspettando laggiù» rispose la signora Weasley in tono severo, distogliendo lo sguardo dal cane nero che avanzava a balzi al fianco di Harry.
Una vecchia signora li salutò all'angolo. Aveva i capelli grigi a riccioli fitti e portava un cappello viola a forma di pasticcio di maiale in crosta.
«Ciao, Harry» disse, con una strizzatina d'occhio. «Meglio muoversi, no, Molly?» aggiunse.
«Lo so, lo so» gemette la signora Weasley allungando il passo. «Malocchio voleva aspettare Sturgis... se solo Arthur fosse riuscito a mandarci un'altra volta delle macchine dal Ministero... ma di questi tempi Caramell non gli lascia prendere in prestito nemmeno una boccetta vuota d'inchiostro. Come fanno i Babbani a viaggiare senza magia!»
Sirius diede in un latrato di gioia e saltò attorno a loro, cercando di mordere i piccioni e inseguendo la propria coda. Harry rise: Sirius era rimasto rinchiuso per troppo tempo. La signora Weasley strinse le labbra in un modo che ricordava tanto zia Petunia*.
Hermione, invece, era andata avanti con Ron e il signor Weasley e quasi si dispiacque di non aver potuto passare più tempo con Sirius, anche se in forma di cane.
«Hermione, tutto apposto?» Provò a chiedere Ron, rallentando per affiancarsi a lei.
Hermione annuì distrattamente, ma poi pensò che avrebbe dovuto cominciare a essere più affabile visto che stavano per passare molte ore insieme a Hogwarts.
Lo guardò e si costrinse a sorridere «Sono solo un po' tesa per questa cosa della scorta…»
Ron sbuffò «Hai ragione, ma ci vogliono solo venti minuti per arrivare a King‟s Cross. E poi finalmente torneremo a Hogwarts!» Esclamò il suo entusiasmo, suo malgrado, la coinvolse. Arrivarono a King's Cross dopo pochi minuti, si appoggiarono con noncuranza alla parete tra i binari 9 e 10 e arrivarono sulla piattaforma del treno scarlatto, dove c'erano già tutti.
Sirius latrò felice e saltellò attorno a tutti. Hermione approfittò delle distrazioni del gruppo per osservarlo con espressione triste mentre lui le leccava la mano per farla ridere.
I momenti dei saluti arrivarono con una stretta al cuore e quando tutti cominciarono a salutarsi, Hermione abbassò istintivamente la testa verso il cane.
«Ciao. Ti scriverò» sussurrò senza riuscire a frenarsi e, anche se sembrò che la sua voce si perdesse tra gli schiamazzi e gli ululati del treno, Sirius le leccò la mano di nuovo, come per farle capire che aveva sentito.
Dopodiché fu Tonks ad avvicinarsi «È stato magnifico conoscerti» le fece, abbracciandola. «Mi raccomando, scrivimi se hai bisogno. Io mi occuperò di Sirius» le sussurrò e Hermione le sorrise come gesto d'intesa.
Remus le guardò con un'espressione strana, poi su avvicinò e prese la sua mano tra le sue.
«Mi raccomando, Hermione» le fece, con un tono che lei non riuscì ad afferrare. Comunque gli sorrise, ma non riuscì a dire nulla perché il treno emise un fischio di avvertimento.
*«Svelti, svelti!» esclamò la signora Weasley concitata, abbracciandoli a caso.  «Scrivete e fate i bravi... se avete dimenticato qualcosa ve la spediremo. Ora salite sul treno, presto...»
Per un breve istante, l'enorme cane nero si rizzò sulle zampe di dietro e posò quelle davanti sulle spalle di Harry, ma la signora Weasley spinse via Harry verso lo sportello del treno, soffiando «Per l'amor del cielo, comportati in modo più canino, Sirius!»
«Ci vediamo!» Gridò Harry dal finestrino aperto, mentre il treno cominciava a muoversi; Ron, Hermione e Ginny salutavano con la mano accanto a lui.vLe sagome di Tonks, Lupin, Moody e dei signori Weasley rimpicciolirono in fretta, ma il cane nero corse accanto al finestrino, scodinzolando; le persone sfocate sul marciapiede risero nel vederlo inseguire il treno, poi questo fece una curva, e Sirius sparì *.
Hermione fece un ultimo gesto di saluto, poi richiuse il finestrino con un insieme di emozioni indefinibili: la consueta eccitazione per il ritorno a Hogwarts, a casa, si mescolava alla paura per quell'anno così insolito e per i nascenti sentimenti che prima non c'erano.
Sempre con l‟ultima immagine di Sirius Animagus che correva sulla banchina per salutarli, sospirò e si avviò per il corridoio con Harry e Ron. Pronta ad andare incontro al suo futuro, qualunque esso fosse.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Karyon