016.
FOURTEEN MINUTES
DATA: 7 NOVEMBRE 2038
ORA: 04:13
NORTH END, ELMHURST STREET
Nova
interrompe il contatto per prima, sottraendo la mano alla presa di
Connor. Aggancia i pollici alle tasche del trench. «Si
trovano in
un multisala
abbandonato
su Winder Street» spiega senza giri di parole.
«Il deviante che mi ha aggredita
è un modello femminile. L’ho colpita, per
scappare.»
Un crampo strizza gli intestini: la sente ancora lì, contro
lo
stomaco, la semiautomatica carica. «Era già
danneggiata.
Non credo di averle provocato altri guasti.»
«Quando è successo?» indaga Connor,
assottigliando lo sguardo.
«Poco dopo la mezzanotte.»
Le labbra dell’androide si tendono rapide verso
l’alto,
mostrando
i denti serrati. Il movimento è fin troppo simile a
un
tic nervoso, tanto che Nova viene sfiorata dal mezzo sospetto che
l’RK800 si sia appena sforzato di trattenere
un’imprecazione.
Un attimo dopo, lei sta fissando una porta chiusa. Connor
è
entrato in casa, lanciandola lì sul portico, in preda a un
muto senso di disorientamento;
ma nemmeno il tempo di raccapezzarsi che la porta viene di nuovo aperta.
Nova si aspetta la celestiale apparizione di un tenente Anderson in
egual misura insonnolito e incazzato. Invece, è di nuovo
Connor.
Di nuovo solo.
L’androide chiude la porta, supera Nova e scende sul
vialetto.
Punta dritto all’automobile parcheggiata sul prato.
Nova gli corre dietro.
«Dove stai andando?» esclama, in un sibilo.
Connor si ferma davanti alla portiera dell'automobile, dal lato del
guidatore. Un intonso dito di neve copre la carrozzeria scura.
«Winder Street.»
«Non dovresti avvertire qualcuno? O almeno svegliare il
tenente?»
«Non c’è tempo.»
«Oh... ehi, fermo!» Nova si piazza tra Connor e la
portiera. «Va dove ti pare, ma io e te abbiamo un patto.
Adesso
devi dirmi—»
«Parleremo, quando avrò concluso questo
caso.»
Connor afferra Nova per le braccia, se la toglie da davanti,
spingendola di lato, ed entra in macchina. Per tutta risposta, lei
aggira il muso dell’automobile e si getta sulla maniglia
della
portiera. Sguscia dentro, tirandosi dietro lo sportello. Fa freddo
nell'abitacolo e la pelle del sedile scricchiola legnosa; il deodorante
per automobili scelto dal tenente
Anderson par essere una fragranza di birra con una nota di take-away
cinese.
Connor fissa Nova, sul sedile del passeggero, e il LED lampeggia due
volte. Di giallo.
«Scenda dalla macchina.»
«Sei un miracolo della tecnologia. Sono sicura che sai
guidare e
parlare allo stesso tempo» espone Nova, cercando
la cintura di sicurezza sopra la spalla.
«Per favore—»
«In più, durante il viaggio, posso darti altre
informazioni sul deviante.»
Un altro flash giallo.
Nova vede lo sguardo di Connor passare dal suo
viso
alle proprie mani, serrate sul volante. Lei aggancia la cintura di
sicurezza alla fibbia e, un attimo dopo, sente la chiave
girare nel blocchetto di
accensione.
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DATA7 NOVEMBRE 2038
ORA: 04:28
MIDTOWN
Ha ripreso a
nevicare. Fiocchi
grossi come falene corrono in contro al parabrezza, mentre
l’automobile rallenta a un incrocio per poi svoltare a
sinistra.
Due bottiglie di birra vuote rotolano sotto i sedili e Nova, in
distratta contemplazione della bambolina che balla la hula sul
cruscotto, tenta di fare il punto.
«Quindi rA9 è una specie di figura salvifica, ma
non
sapete da dove abbia avuto origine e nemmeno come l'idea si diffonda
tra i devianti.»
«Non ancora» puntualizza Connor. Tiene entrambe le
mani sul
volante, in posizione nove e quindici, e non distoglie mai lo sguardo
dalla strada. Sotto la sua guida la Brougham marcia veloce e
costante, mai una frenata brusca, un acceleramento improvviso o una
curve affrontata male. Non fosse per l'insolito brontolio del motore
antiquato, sarebbe
esattamente come viaggiare a bordo di un’automobile
automatizzata.
Nova aveva quindici anni l’ultima volta
che ha
viaggiato a bordo di un’automobile senza pilota automatico:
il
minivan di famiglia era una quota del rimborso emotivo preteso da Susan
Roberts per un matrimonio mandato a picco dagli
impegni di lavoro del signor Barton. Impegni che si svolgevano
puntualmente in una stanza di motel, in compagnia di un'istruttrice di
yoga di nome Savannah Russo.
Nova getta un'occhiata al profilo sottile e proporzionato di Connor.
Lui, coinciso e distaccato, come ci si aspetta da una macchina,
le ha descritto quattro casi finiti sulla scrivania del tenente
Anderson
nelle ultime quarantotto ore. Prima c'è stato l'omicidio a
North
Corktown, poi il caso di Kara; poi, ancora, un androide delle
fattorie urbane, che è riuscito a scappare dopo essersi
rifugiato in un appartamento abbandonato; infine, un omicidio in un sex
club, dove una Traci ha strangolato uno dei clienti ed è
fuggita
con l'aiuto di un secondo deviante. Fin ad ora riferimenti a rA9 sono
strati
trovati soltanto nell'abitazione di Ortiz e nel rifugio del WB200, ma
Connor si è detto convinto che il collegamento debba essere
più ampio. In quanto alle cause delle devianza lui, e i
suoi
programmatori, sostengono sempre l’ipotesi di una mutazione
nel
software di alcuni androidi. «Istruzioni irrazionali
che
sembrano
generarsi in una situazione di stress» ha detto.
Dal canto suo, Nova è scesa nei dettagli del Gold Theater:
la
cassa di munizioni vuota, la semiautomatica, l'aspetto del deviante, le
minacce, un accenno delirante a un luogo nel quale nessuno sarebbe in
grado di trovarla. Ma non ha fatto parola della mail. Si fida più di sé stessa che degli sbirri
perché, se Connor ha detto la
verità,
la polizia di Detroit sta
brancolando nel buio.
«Confidare nell'aiuto di un essere superiore»
sospira Nova, «è un comportamento molto
umano.»
«Si tratta di semplice imitazione di un comportamento
umano» chiosa l'androide.
«Imitazioni straordinariamente convincenti...»
Nova guarda fuori dal finestrino. L'alba è lontana ma
Detroit,
sotto la neve, si sta già svegliando. Anche se sarebbe
più esatto dire che non si
è
mai davvero addormentata. Centinaia di vite si agitano
instancabili nel sottobosco di quella sconfinata foresta di acciaio e
asfalto, di vetro e di neon, di indifferenza e di freddezza.
Nova
pensa
a Kara e alla sua disperata risolutezza nel difendere Alice, pensa ad
Alice e alla spaventata tristezza nei suoi occhi di bambina meccanica, e ha di nuovo la sensazione di non riuscire a respirare bene.
Scuote la testa e prende a trafficare con la borsa.
Cerca il datapad ma le dita sfiorano
la canna
della Glock: altro particolare sul quale ha deliberatamente sorvolato.
Sfila il datapad dalla borsa. «Quando sono tornata nel mio
appartamento, ho fatto qualche ricerca.» Il display si
illumina.
«Considerata la stazza dell'androide e il fatto che fosse
ancora
funzionante, nonostante un braccio in meno...» Nova scorre la
cronologia delle ultime ricerche, «ho pensato che potesse
trattarsi di un androide militare.»
Gira il datapad verso Connor.
Ma Connor non si volta.
Sul display una serie di fotografie mostrano, da diverse angolazioni,
il volto e il busto di un fiero soldato in tuta mimetica: è
la
versione intatta e tirata a lucido del deviante del Gold Theater.
Nova appoggia il datapad sulle ginocchia. «Il che credo
che
spieghi anche l'attrezzatura militare» conclude.
«Dio solo sa come ha fatto
l'esercito a farsi scappare uno dei suoi androidi, ma secondo me quel
deviante soffre di stress post traumatico.»
«Lo so.»
«Sai cosa?»
«Che il deviante appartiene alla serie SR700. Il suo
resoconto conteneva sufficienti elementi per giungere a questa
conclusione.»
«Oh. Potevi interrompermi prima.»
«Sarebbe stato maleducato.»
«Che altro hai dedotto?»
«I danni ai biocomponenti devono essere gravi. La resistenza
fisica degli SR700 è superiore a quella degli
androidi
destinati
all'uso civile ciò non toglie che, per evitare una
disattivazione definitiva, debbano essere riparati entro un determinato
periodo di tempo. Sospetto che il deviante sia prossimo alla
disattivazione. In caso contrario qualcuno come lei, signorina Barton,
non sarebbe riuscito ad avere la meglio su di un androide
militare.»
«Dovresti fare il motivatore.»
«Non intendevo offenderla.»
Nova scuote la testa, disimulando un sorriso. Guarda l'adesivo a forma di
balloon, appiccicato sullo sportello del vano portaoggetti: remember when sex was safe and
driving was risky.
«Sei sicuro di
aver
fatto bene a non svegliare il tenente? Non mi
ha dato l'impressione di essere un campione di pazienza.»
«Non gradirà» ammette candidamente
Connor.
«Oh, perfetto. Mi farà sbattere dentro per
coercizione di androide» borbotta Nova.
«Un reato simile non esiste.»
«Come il tuo senso dell'umorismo.»
«Cercavo soltanto di rassicurarla. La decisione di
raggiungere Winder Street è stata
mia.
Non permetterò che i comportamenti del tenente rallentino
costantemente la missione.»
«Che tipo è Anderson?»
«Un uomo... dalla personalità complessa.
Ha un
carattere problematico. Ma stando al suo fascicolo, in passato
è stato un ottimo agente.»
«In passato? E poi che è successo?»
Connor tace.
Il borboglio del vecchio motore a combustione interna riempie
l'abitacolo.
«Ha perso il figlio.»
Nova non commenta. L'ha punta il senso di colpa, forse per la
prima volta dopo troppo tempo, nei confronti di sua madre.
Sarà pure una donnetta infantile e dal carattere debole ma
l'egoismo di sua madre non può, non deve, giustificare il
proprio. Promette a sé stessa che farà presto quella
telefonata. Magari si scuserà anche per aver ignorato le
chiamate. Se le ultime ventiquattro ore fossero andate diversamente,
una telefonata alla fine sua madre l'avrebbe ricevuta, sì.
Da un obitorio.
Nova guarda Connor. Mordicchia la labbra. «Senti, ecco... so che l'hai fatto per il bene
delle
indagini, però ieri pomeriggio tu mi hai salvato la
vita. Ti sono
riconoscente. Anche se
probabilmente
non mi sono comportata da persona riconoscente, fino ad ora.»
Connor continua a guardare la strada.
E il motore continua a borbottare.
I tergicristalli spazzano il parabrezza.
«Devo confessare che» principia Connor, e se gli
androidi
fossero in grado di tentennare, Nova potrebbe persino credere che
quello al suo fianco stia avendo problemi a scegliere le parole,
«a prescindere dalle indagini, sono convinto che aiutarla
fosse
l'unica
scelta possibile.»
Nova abbozza un sorriso che Connor non
può vedere.
Poi, la Brougham imbocca John Street e il sorriso svanisce.
L’automobile
accosta il marciapiede, fermandosi a un garage di
distanza dal Gold Theater. Winder Street è ancora deserta.
Mentre Connor spegne il motore e solleva il freno a mano, Nova scruta
il vecchio cinema attraverso il finestrino. La neve, che ha completamento imbiancato
l'asfalto e riempito le pozzanghere, si è ammucchiata sulla
pensilina e tra le lettere dell'insegna.
«Una volante della polizia sarà qui tra
quattordici minuti» annuncia Connor.
Nova si gira di scatto.
«E quando li hai avvertiti?»
«Adesso.»
La donna sospira. Fa per sganciare la cintura di sicurezza.
Ma Connor mette una mano sulla sua.
«Lei resti in macchina.»
Nova non protesta: per questa notte, un giro di
giostra nel cinema degli orrori può bastare; in
più,
è
sicura che un'avanzata intelligenza artificiale in un corpo addestrato
al combattimento non abbia un gran bisogno della sua assistenza per svolgere il
proprio lavoro.
Sgancia la cintura e torna a guardare il multisala, attraverso il vetro leggermente appannato.
«Credi che il deviante sia ancora là
dentro?»
«Sono trascorse quattro ore. Se la SR700 era nelle
condizioni
di allontanarsi, potrebbe averlo fatto. Se così
fosse,
io devo raccogliere ogni possibile indizio prima che la pista si
raffreddi.»
«Mmh, okay. Ma cerca di―»
Il tonfo della portiera cade sulla frase.
Connor è uscito dalla macchina.
«Di stare attento» mormora Nova.
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