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Autore: Krestal    05/12/2018    4 recensioni
Ha diciannove anni, sa controllare il tempo, ha la miccia corta e poca voglia di impegnarsi. Quando Valerie Jenkins arriva alla Yuuei per uno scambio scolastico, riesce subito a fare amicizia con Aizawa Shota, complice una comune passione per i gatti. Valerie sa bene che la prima volta che combatterà davanti ai suoi compagni potrebbe stabilire se diventerà la sfigata del corso o qualcuno da ammirare. Sarebbe proprio un peccato se combattesse contro chi può annullarle il quirk, vero?
Storia ambientata durante il terzo anno di Eraserhead/Aizawa Shota e Present Mic/Hizashi Yamada
Eraserhead/Aizawa Shota x OC
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Present Mic, Shōta Aizawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8 - Oltrepassare limiti

 

Quando Shota si svegliò sentendo dei colpi sulla porta, ci mise qualche istante a ricordarsi il motivo per cui aveva dormito in un sacco a pelo, anche perché il suo letto era vuoto.

“Avanti,” biascicò.

Ancora prima di aver pronunciato le prime due lettere, Mic era già entrato.

“Buong—perché dormi sul pavimento?” Disse, appena si fu accorto della situazione, chiudendosi la porta alle spalle.

Shota si tirò su e sbadigliò per prendere tempo. “Mi si è rovesciata della Coca-Cola nel letto.”

Mic lo guardò con aria perplessa. “Okay…?”

“Che c’è?” Domandò Shota tirandosi su. Il pavimento non era così scomodo, dopotutto.

“Niente, lascia stare.” Mic sospirò e prese posto sulla solita sedia. “Sto pensando di rompere con Kogane.”

Shota si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. Quante volte aveva sentito dire quella frase? “Cos’è questa, la sesta volta? La settima?”

“Sul serio, stavolta. Ha oltrepassato il limite.”

Shota osservò Mic. Notò che aveva già la divisa addosso, ma i capelli erano mosci e spettinati. Se il suo ciuffo non era perfetto come al solito, allora era davvero sconvolto. “Che ha fatto?”

Mic sospirò. “Ieri non ha preso esattamente bene la sconfitta da parte vostra. Ha passato buona parte del tempo a…” Fece una pausa, guardando fuori dalla finestra. “A parlare male di te e di Valerie.”

Che parlasse male di lui, non lo stupiva. Kogane non aveva mai fatto segreto dell’antipatia per Shota. Valerie, però, non c’entrava un cazzo. “Che cosa ha detto su Valerie, quella stronza?”

“Non mi chiedere di riportare, per favore. Già così è abbastanza dura.” Mic lo guardò e gli disse: “Sei il mio migliore amico, secondo te cosa dovrei fare?”

Shota ci pensò su, passandosi una mano dietro al collo in un gesto nervoso. Avrebbe potuto dirgli che doveva lasciarla, ma non era sicuro che fosse il consiglio giusto. “Non credo che Kogane sia una bella persona. Non ho mai capito perché sei stato con lei per tutto questo tempo, ma è una tua decisione.”

“Credo che tu la veda peggio di quello che è.”

“E credo che tu la veda meglio di quello che è,” ribatté Shota.

Mic restò in silenzio per qualche secondo, poi guardò l’orologio alla parete e sospirò con una certa teatralità. “Devo svegliare tutti. Possiamo continuare la conversazione a pranzo?”

“Certo.”

Mic si alzò e gli sorrise. “Grazie.”

Shota prese il telefono in mano, mentre Mic se ne andava. Due nuovi messaggi.

 

VJ: Me ne sono andata mentre dormivi. Grazie di tutto, ieri hai fatto davvero tanto per me. Ma mi fai morire in quel sacco a pelo.

Valerie Jenkins ha inviato una foto

 

Shota sorrise. Gli aveva scattato una foto mentre dormiva sdraiato su un fianco. Dal sacco a pelo si vedevano solo la sua faccia e qualche ciuffo di capelli.

 

AS: Grazie a te, sono stato bene. Ma non osare mai più farmi una foto del genere, lol

 

Valerie era online, gli rispose subito.

 

VJ: In realtà ne ho fatte altre. Quella era la più carina.

Valerie Jenkins ha inviato una foto

Valerie Jenkins ha inviato una foto

Valerie Jenkins ha inviato una foto

 

AS: Cancellale subito, sono orribili. Sei una persona malvagia.

 

VJ: Senti… che ne dici se stasera vengo di nuovo da te? Posso portare il bollitore e ci facciamo un tè con i biscotti. So già che finirò per dormire nel pomeriggio e avrò sonno tardissimo. E in qualche modo devo ripagarti per il cibo!

 

Shota non si sarebbe mai aspettato un invito del genere, ma non ebbe il benché minimo dubbio sulla risposta da dare.

 

“Stai scherzando?”

Shota diede una gomitata a Mic. “Abbassa la voce, idiota.” Si erano seduti al tavolo più defilato della mensa, per parlare di Kogane, ma erano comunque in una sala piena di gente.

Mic si portò una mano agli occhi, fingendo di asciugarsi delle lacrime. “Scusa, mi lascio prendere dalle emozioni. Il mio supereroe preferito sta per fare sess—“

Shota si sporse sul tavolo, piazzandogli una mano sulla bocca. “Smettila, coglione!”

Mic sollevò entrambe le mani. “Va bene, va bene. Ma non puoi negare che sia una situazione interessante. Non la facevo così sfacciata.”

“Non significa niente. Mica le piaccio.”

“Certo, come no. Nel dubbio…” Mic tirò fuori il portafoglio dalla tasca e tirò fuori un incarto argentato, che mise in mezzo a un tovagliolo di carta e passò a Shota. “Non si sa mai.”

Shota alzò gli occhi al cielo. Il solito idiota. “Primo, ti meriti solo un sacco di insulti. Secondo, non si rovinano un sacco nel portafoglio?”

“Sei rimasto a dieci anni fa. Ora sono indistruttibili. Vai tranquillo, non rischi di trovarti un piccolo signore del tempo cancellatore di quirk tra nove mesi.” Spinse il tovagliolo verso di lui.

“Non vedo cosa dovrei farci.” Shota abbassò il capo, guardandosi intorno, ma per fortuna erano troppo lontani per essere visti o sentiti da chiunque.

Mic glielo spinse ancora più vicino. “Tu prendilo, non si sa mai.”

Shota conosceva Hizashi a sufficienza per sapere che non avrebbe mollato facilmente. Sbuffando, lo prese e se lo mise nel portafoglio. “Come vuoi.”

“Bravissimo. E comunque, stavo pensando, se aveste dei figli che quirk potrebbero avere? Stop del tempo con uno sguardo? Cancellazione dei quirk con uno schiocco di dita?”

Shota, ai tempi, si era già dovuto sorbire un sacco di sproloqui sulle possibili combinazioni di quirk che avrebbero avuto degli eventuali figli di Mic e Kogane. Non era pronto — e forse non lo sarebbe mai stato — ad affrontare un’altra discussione di quel tipo. “Piuttosto, non dovevi parlarmi di Kogane?”

Mic si rabbuiò all’improvviso. “La sto evitando. Le parlerò stasera.”

“Cambierai idea per l’ennesima volta?”

“No,” disse Mic con fermezza. “Ha oltrepassato il limite. Non avrebbe dovuto dire quello che ha detto.”

Shota annuì. Se Mic riteneva che non fosse il caso di farglielo sapere, si sarebbe fidato di lui. “Ce la farai. E se avrai bisogno di parlarne con qualcuno, puoi venire da me.”

Mic lo guardò con un mezzo sorriso dall’aria allusiva. “Non oserei mai disturbarti stanotte.” Il suo sorriso si smorzò un po’, pur restando lì. Non era più un sorriso sfacciato, ma l’espressione di chi era felice per un amico. “Non importa se non succederà niente in quel senso. Ti vedo felice, e spero che sarà una bella serata.”

“Quindi devo ridarti il preservativo?”

“Assolutamente no. Non si sa mai.”

 

Erano le 22.54. Avevano appuntamento alle 23.00. Mai come quel giorno, il tempo era passato lento come non mai.

Valerie, davanti allo specchio, si era acconciata i capelli in due codini e si era piastrata la frangia. Quella sera più che mai le sembrava che il suo viso fosse pieno di imperfezioni, per non parlare del suo corpo.

Ormai era palese, doveva accettarlo: aveva una cotta per quel ragazzo.

Eppure, trovava altrettanto palese che da parte sua non ci fosse nulla in più di amicizia, in quel momento di sconforto. Erano troppo diversi, e in più lei sarebbe dovuta tornare in Inghilterra.

Era impossibile che lei gli interessasse. Giusto?

Quando erano insieme, non era più così sicura di non piacergli. Non avrebbe saputo spiegarlo razionalmente, erano solo sensazioni. Quando si ritrovava da sola, però, i dubbi la assalivano.

Prese il cellulare e riguardò la foto di lui che dormiva, senza trattenere un sorriso. Adorava i suoi capelli perennemente spettinati.

Aveva un nuovo messaggio, era stata così intenta a guardare la foto da non averlo notato.

 

AS: Quando vuoi vieni pure.

 

Era stato inviato alle 22.49. Forse era impaziente come lei, pensò sorridendo.

Prese un respiro profondo, sperando che il cuore smettesse di batterle all’impazzata, prese la borsa con bollitore, due tazze, biscotti e bustine di tè, il cellulare, e mise la mano sulla maniglia della porta.

“Stop.”

Corse più veloce che poteva, ma il borsone la rallentava un po’. Riuscì a entrare in camera sua giusto in tempo, quando sentiva che il suo potere era al limite. Aizawa era seduto sul futon, indossava dei jeans e una felpa. Si pentì di aver messo lo stesso pigiama con i gattini della sera prima.

“Play.”

Aizawa trasalì. “Non so se mi abituerò mai a vederti comparire all’improvviso in camera mia.”

Valerie sorrise, nervosa. “Me lo dice sempre anche mio padre!” Posò il borsone a terra, cominciando a frugarci dentro. Mise bollitore, biscotti e bustine di tè sulla scrivania. “Hai preferenze sul tè?” Lui le rispose con un’alzata di spalle. “Spero che ti piacciano i biscotti, avevo in mente di farli io, ma non ho avuto il tempo, quindi ho preso questi, non li ho mai mangiati, ma spero che siano buoni, e—“

“Sei agitata?” Le domandò, vagamente divertito.

Valerie andò a riempire il bollitore in bagno. “Chi non lo è? Manca poco al festival sportivo, e credo che se dovessi fare una figuraccia sarebbe davvero uno schifo, inoltre non sto studiando a sufficienza, e poi…” Si guardò allo specchio, dandosi mentalmente dell’idiota. Doveva restare calma. “Sì, un pochino.”

Tornò in camera da lui, si era alzato e avvicinato alla scrivania. Aveva messo una bustina in ogni tazza.

“Stai comodo, ci penso io. È il mio modo per ringraziarti.”

“Non penso di dover essere ringraziato per delle patatine e qualche quadretto di cioccolato, quindi mi sembra normale darti una mano.”

Valerie accese il bollitore. “Invece hai fatto molto.” Continuava a sentirsi il cuore in gola e le sembrava di non dire niente di sensato o interessante. Uno schifo.

L’acqua iniziò a bollire, Valerie la versò nelle tazze e ne porse una ad Aizawa. “Attento, è bollente. Se vuoi ci sono anche delle bustine di zucchero, nella borsa.”

“Va bene così. Grazie.”

Con tazze e un pacco di biscotti aperto, si sedettero l’uno accanto all’altra sul letto di Aizawa.

“Aspetta un attimo,” gli disse Valerie, soffiando sulla propria tazza. La posò, aprì il pacco di biscotti e ne morse uno. C’era poco cioccolato, ma erano sicuramente più buoni di quelli che avrebbe fatto lei. “Allora, come è andata oggi?” Gli chiese, solo per non restare in silenzio. “Ho visto che tu e Mic avevate qualcosa di cui parlare.” E aveva notato che Kogane e Hizashi avevano interagito meno del solito. Non che lo trovasse un argomento così interessante, ma era meglio del silenzio.

“Oh, beh, le solite stronzate di Mic.” Aizawa si fermò lì, portandosi poi la tazza alle labbra e facendo una smorfia perché era troppo caldo.

“Te l’avevo detto,” gli disse Valerie. Aveva ricevuto una risposta vaga, quindi era probabile che non ne volesse parlare. Le sembrava giusto. “E comunque, ieri siamo stati fantastici.”

“Certo, se non avessi completamente mandato a monte la prima prova, magari…”

Valerie si irrigidì, poi capì che lo stava dicendo con leggerezza e si rilassò. “Hai ragione. Avrei dovuto portare molti più biscotti per farmi perdonare per quello.”

“E più video di gattini.”

“Giusto.” Valerie prese il cellulare e cominciò a scorrere le foto nella galleria. “Sei rimasto indietro con le foto di Shad.”

Aizawa si sporse verso di lei per vedere. Una ciocca dei capelli di lui le solleticò la guancia. “La tua gatta è bellissima,” le disse.

Valerie si trattenne dal rispondere che avrebbe preferito sentirlo parlare in quei termini di lei, non della sua gatta, perché tanto a Shadow non fregava niente di sentirsi definire bellissima da un tizio sconosciuto. “Lo so,” disse invece. “Ora c’è un video che devo farti vedere.

 

Quasi senza che se ne rendessero conto, si fece l’una di notte. Tra un’altra tazza di tè, altri biscotti, video di gatti e chiacchiere, a Valerie sembrava che il tempo stesse volando. Il timore di non piacere ad Aizawa si faceva sempre più lontano, di fronte a tutto il resto.

“Comunque, posso dire una cosa?” Gli chiese, posando il telefono, interrompendo il video che stavano guardando.

Lui si tirò su e la guardò con aria incerta. “Dimmi.”

“Forse è un po’ stronzo da dire, ma non sono sicura che Kogane mi piaccia, come persona. Non mi piacciono i commenti che fa sugli altri.”

“Non mi dire,” rispose lui, con il tono di chi aveva pensato la stessa cosa per decine di volte.

“Alla festa mi ha detto che è meglio se ti sto lontana e che forse sei gay.” Valerie gli vide roteare gli occhi all’indietro talmente tanto che diventarono bianchi per qualche istante. “Cioè, pure fosse stato, che stronza a dirmelo. No?”

“Certo, perché se a diciott’anni non hai mai fatto sesso allora sei sicurament—“ si bloccò a metà frase e sgranò gli occhi. “Oh, cazzo.”

“Cosa?” Domandò Valerie, senza capire. Il tè era ora a una temperatura bevibile.

“L’ho detto senza pensarci. Dimenticalo.”

A Valerie sembrò che stesse arrossendo. Dio, quanto era tenero. “È perché hai detto che sei vergine? Che c’è di male?”

“Che c’è di male?” Ripeté lui, alzando la voce più del dovuto per un attimo. “Che l’ho detto solo al mio migliore amico, lui deve averlo detto a lei. E lei deve averlo detto a tutti. A te compresa.”

“Capisco che sia una stronza a riferire cose private, ma…” A Valerie venne spontaneo mettergli una mano sul braccio. “Non c’è niente di male. Conosco un sacco di gente che non ha mai fatto sesso alla nostra età. Io l’ho fatto a sedici anni, ma questo non mi rende una persona migliore di te in nessun modo. Anche perché lui era uno stronzo.”

Aizawa fissava il vuoto davanti a sé. Bevve un po’ di tè, buttandolo giù rapidamente. “Che testa di cazzo che è Kogane. Spero che Hizashi la molli.”

“Fai bene a ritenerla una testa di cazzo, ma davvero, non farti problemi che non esistono. Se mi piacesse un ragazzo e scoprissi che è vergine, l’unica cosa che penserei sarebbe che magari merita una prima volta migliore di quella che ho avuto io.” Improvvisamente, le parve di aver detto troppo. “In via del tutto ipotetica.”

Aizawa, però, non parve tranquillizzato. “E quel ragazzo ti dicesse che non ha mai baciato nessuno?”

Valerie deglutì. Posò la tazza a terra e si tirò su, in ginocchio, guardandolo. “Beh.” Lui si voltò e la guardò, ancora imbarazzato per la conversazione. “Gli direi che forse è il momento di rimediare.” Gli posò una mano sul volto e, prima che le potesse passare quella botta di coraggio, lo baciò.

 

L’angolo dell’autrice

Eeeeeed eccoci qui. Dopo casini vari, litigi e incomprensioni, finalmente c’è stato un bacio u.u

Ho scelto di rendere Aizawa abbastanza inesperto perché me lo immagino come il tipo di ragazzo (ma pure da adulto…) che tutto sommato ha altre priorità e interessi, quindi non cerca attivamente una ragazza come magari potrebbe fare uno come Mic.

Ho deciso che d’ora in poi se tutto va bene aggiornerò il mercoledì, visto che è un giorno in cui sono particolarmente libera e comoda.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto <3 Un grazie grosso come una casa a tutti coloro che hanno impiegato del tempo per leggermi, recensirmi, inserirmi tra le seguite, tra le preferite e così via. Siete tutti belliffimi. <3

Alla prossima settimana!

Krestal (sì, ho cambiato nick :3)

   
 
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