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Autore: Spoocky    05/12/2018    1 recensioni
La battaglia della nebulosa Mutara dal punto di vista di Khan Noonien Singh.
Sapendo di essersi imbarcato in una missione suicida, accetta serenamente le conseguenze delle sue azioni finché un incontro inaspettato non gli darà la sicurezza di un futuro.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Khan Noonien Singh
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Disclaimer: stesso di prima, anche per le citazioni.

Buona Lettura ^.^

 

Il resto è silenzio.
Buio.
Vuoto.

Non sento più dolore.
Anche l’odore del gas, della mia carne bruciata e il raspare affannoso dei miei polmoni sono spariti per lasciare il posto a...niente, in realtà.
Di quegli interminabili momenti di agonia non è rimasto nulla se non un fuoco inestinguibile che mi arde dentro.
Una fiamma che divampa e cresce sempre di più fino a esplodere e riconosco il mio odio che, indomabile ed inarrestabile, mi ha seguito fino a qui. Il senso di oblio, rischiarato dall’ardore della mia ira, permane tuttavia finché, in questo limbo dai confini incerti in cui non avverto neppure il mio corpo, percepisco la presenza di un altro. Dapprima indistinta, la sensazione si fa sempre più forte.
Fino al punto in cui non posso fare a meno di domandarmi chi sia questo altro da me.

Non ho corpo e non ho voce ma percepisco chiaramente il suono dell’interrogativo nel momento in cui lo pongo: "Chi sei?"
"Khan."
"Khan?"
"Khan Noonien Singh."
"NON E’ POSSIBILE! Chi sei veramente?"
"Forse sarebbe più corretto chiedere... chi sono!"

E lentamente le tenebre si dissolvono, mentre di fronte a me comincia a prendere forma la silhouette dell’altro.
L’altezza è la stessa ma il suo fisico è diverso, più asciutto.
Man mano che i suoi lineamenti prendono forma mi accorgo che è anche notevolmente più giovane ma la differenza più grande sono gli occhi: mentre le mie iridi sono castano scuro, le sue sono di un penetrante azzurro ghiaccio. Lo sguardo è freddo, distaccato ma animato da un fuoco che non riesco a non riconoscere, perché è lo stesso che infiamma i miei.
Lo stesso ardore che pulsa nel mio petto brucia nel focolare del suo cuore.
In quel momento tutto si fa chiaro:lui è me come io sono lui.
Siamo lo stesso uomo che conduce due esistente separate, plasmate da linee temporali diverse. Ma il fuoco nei suoi occhi non mente: cambino pure le circostanze, la nostra natura è la stessa.

Sento la speranza rinascere dentro di me.
Come un bocciolo che sbocci anticipatamente sfidando i rigori dell’inverno, cresce e si diffonde fino a diventare certezza: quest’ uomo, questa diversa versione di me, sarà la torcia che porterà la fiamma della mia vendetta a compimento.
Pare che possa avere la possibilità di passare il testimone a qualcuno anche dopo la morte di mio figlio. Questo giovane dagli occhi cerulei è venuto a raccogliere la mia eredità, prestando ascolto ad un grido che nessun altro avrebbe potuto comprendere. Conosce la mia mente ma non la mia storia e sento di doverlo mettere a conoscenza di quest’ultima prima di congedarci per sempre. In un certo senso, considerarlo il figlio che non ho mai avuto rende più accettabile per la mia mente questo incredibile faccia a faccia.

Una volta che la sua immagine si è stabilizzata di fronte ai miei occhi tendo il braccio destro verso di lui, so che capirà. Infatti fa un passo avanti e mi afferra il gomito con una presa forte, salda e decisa. Mentre ricambio la stretta, sui nostri volti si forma lo stesso sorriso compiaciuto. Senza separare il vincolo, per così dire, fisico che ci lega sediamo uno di fronte all’altro, incrociando le gambe.
In questo luogo non esiste spazio ne confine ma esiste sicuramente una forma di tempo perché sento di non averne molto a disposizione. Avverto una sorta di urgenza, un richiamo irresistibile verso un luogo ed uno spazio diversi da questo e so di dover sfruttare al meglio quanto mi è concesso di trascorrere qui. Ritraendo il braccio poso le mani sulle mie cosce e lo guardo dritto negli occhi, lui poggia le mani sulle proprie ginocchia e fa lo stesso. Non posso non notare la fierezza contenuta con cui ricambia il mio sguardo e la grande dignità del suo portamento suscita in me una forte ammirazione che so essere ricambiata.

Anche lui deve percepire il mio stesso senso d’urgenza perché non perde tempo in futili osservazioni e chiede subito: “Fratello, cosa ha generato in te un odio talmente profondo da riuscire a valicare il tempo e lo spazio per raggiungermi? Trovo curioso il fatto di averlo potuto percepire così chiaramente, nonostante mi trovi in criostasi. Trovo anche molto intrigante il non luogo in cui siamo venuti a trovarci. Prima che tu risponda alla mia domanda, gradirei sentire la tua opinione in merito.”
“La mia opinione è che siamo venuti a trovarci in circostanze molto simili: tu sei intrappolato in un sonno criogenico ed io sto morendo. Tuttavia, noi siamo diversi dai comuni esseri mortali che popolano i nostri mondi. Fratello, noi siamo stati creati per essere come Prometeo: portatori di una fiamma inestinguibile destinata a condurre l’umanità verso il progresso, pionieri di uno stadio evolutivo superiore, guide di un popolo scelto per porre le basi di una nuova società. Siamo stati creati per essere conquistatori e il fuoco che sentiamo nel petto ne è la prova. Tutto questo deve aver reso i nostri animi tanto forti da rompere le leggi che regolano l’Universo e permettere questo incontro irripetibile.”

Vedo il torace dell’altro gonfiarsi di orgoglio alle mie parole e il nodo di angoscia che ha attanagliato gli ultimi attimi della mia esistenza terrena si dissolve completamente, vorrei abbandonarmi a questo dolce sollievo ma so di non potermi concedere altro che un sospiro di sollievo prima di continuare: “Ho tuttavia motivo di ritenere che il tempo a nostra disposizione sia limitato. Pertanto non mi dilungherò sul mio passato, dando per scontato che – fino all’ibernazione – le nostre storie coincidano quasi completamente. Quello che è accaduto in seguito è semplice: nel 2267 il capitano James Tiberius Kirk, al comando dell’astronave USS Enterprise, punta di diamante della Flotta Astrale, al servizio della Federazione dei Pianeti Uniti” pronunciare questi nomi mi fa ritornare addosso il dolore delle ferite e una fitta atroce mi costringe ad interrompermi, ma non permetto ai ricordi di sopraffarmi e proseguo “hanno trovato la Botany Bay abbandonata a se stessa. Il supporto vitale era rimasto danneggiato e solo alcuni dei miei fratelli hanno potuto essere risvegliati con me. Quando quegli scimmioni hanno finalmente capito con chi avevano a che fare e hanno cominciato ad attuare le loro contromisure ho preso il controllo della nave catturando Kirk ma il tenente Marla McGivers, che aveva guadagnato la mia fiducia, lo ha liberato. Ristabilito l’ordine hanno proceduto a condannarmi all’esilio sull’inospitale Ceti Alpha V e Marla decise di seguirmi, diventando poi mia moglie. In un primo momento riuscimmo a cavarcela piuttosto bene ma, solo sei mesi dopo, una catastrofe interplanetaria trasformò l’ambiente da ostile in un deserto inabitabile per qualunque forma di vita. Solo una specie indigena, un artropode parassita, riuscì a prosperare, infettando ed uccidendo venti dei miei fratelli e sorelle tra cui la mia adorata Marla e...il figlio che portava in grembo.”

La voce mi si spezza e sento gli occhi riempirsi di un liquido caldo, chiudere le palpebre non ferma le lacrime che invadono il mio volto, unico segno tangibile del dolore che mi lacera. In ogni altra occasione mi sarei allontanato per nascondere questo sintomo di debolezza ma so di non dover aver paura che lui mi veda.
Sento il suo sguardo carico di contrita compassione che mi avvolge e, per la prima volta dopo aver perso Marla, sento di poter finalmente esprimere i miei sentimenti più reconditi di fronte a qualcuno che possa comprenderli senza giudicare. La presenza confortante di quest’altro è senza dubbio il miglior balsamo per le ferite del mio animo: non parla e non cerca di toccarmi ma attende pazientemente che finisca di versare le mie lacrime perché sa che lasciarle finalmente uscire mi darà la pace di cui ho bisogno.
Il mio pianto silenzioso lascia il posto ad una sensazione di serenità tanto profonda che quasi non mi rendo conto di aver ricominciato a parlare: “Da quel momento tutte le mie azioni sono state condizionate dalla sete di vendetta contro chi aveva causato tutto questo dolore: James T. Kirk ed il suo equipaggio. Dopo anni di attesa sono quasi riuscito a realizzare il mio progetto ma non prima che anche gli altri sopravvissuti rimanessero uccisi in quella battaglia in cui io stesso ho perso la vita.”

Il mio racconto si conclude e ancora il mio compagno di conversazione non accenna a parlare ma quando riapro gli occhi mi rendo conto che è sopraffatto dalle emozioni.
La sua espressione è rimasta invariata ma sul suo volto apparentemente inespressivo riesco a leggere la miriade di sentimenti che devono riempire la sua mente in questo momento. I suoi occhi sono lucidi e mi implorano silenziosamente di continuare a parlare, di fornirgli un’ancora che gli impedisca di annegare in un dolore che solo io e lui possiamo comprendere.
Nessun altro nelle nostre due dimensioni potrà mai capire cosa significhi essere destinati a portare il peso di una civiltà sulle spalle, essere la guida di un popolo avversato da tutti, odiato per l’eternità insieme ai peggiori dittatori.
Nessuno potrà mai capire il profondo affetto che proviamo per gli unici che ci abbiano mai accettato e capito, i nostri fratelli, con cui abbiamo condiviso l’isolamento che la nostra superiorità ha comportato e che sentivamo il dovere di proteggere e difendere.
Nessun altro potrà mai capire il senso di vuoto che comporta il fallimento in quest’ultimo compito né quanto profondamente la perdita di ciascuno dei nostri ci ferisca.

“Ti ho raccontato tutto questo perché tu sei ancora in tempo per impedire che si ripeta nella tua dimensione. So che è molto ma ti chiedo di riuscire dove io ho fallito, forse nel tuo caso le circostanze saranno più favorevoli. Ti prego di proteggere i nostri fratelli a qualsiasi costo. Il grido del loro sangue brucia nelle mie vene come nelle tue. Da questo momento il mio retaggio passa nelle tue mani, Khan Noonien Singh! Da un senso al nostro sacrificio! Vendicaci elevando il genere umano ad uno stadio superiore!”
Dietro all’azzurro gelido delle sue iridi vedo l’ardore del suo giovane spirito ravvivarsi mentre ci risolleviamo in piedi, fissandoci negli occhi e ho la conferma definitiva che farà tutto quanto in suo potere per rendere onore alla mia eredità.
Il senso di urgenza che mi ha accompagnato nel corso del nostro incontro si ripresenta più potente e so che il mio tempo è finito.
Riusciamo appena a scambiarci un ultimo sguardo d’intesa prima che la convergenza tra i nostri due astri - il mio al tramonto il suo sorgente – cessi in eterno.

L’immagine dell’altro si dissolve mentre la mia anima prosegue il suo viaggio verso la misteriosa destinazione che l’attende sapendo di aver finalmente trovato la pace.

The rest is silence


La USS Reliant si dissolve in un’esplosione spettacolare.
In una frazione di secondo del conquistatore Khan Noonien Singh non restano che frammenti di molecole, destinati a vagare in eterno nello spazio insieme a ciò che resta dei suoi fratelli, sotto forma di polvere spaziale.
Ma l’ombra del suo ricordo attanaglierà per sempre l’ammiraglio James Tiberius Kirk, che nella battaglia della Nebulosa Mutara ha perso il più caro degli amici, il comandante Spock, suo fratello in spirito.

Nello stesso istante, in un'altro Universo, in una stanza sterile nei meandri più reconditi del quartier generale della Sezione 31, un uomo dagli occhi azzurro ghiaccio si risveglia improvvisamente da un sonno artificiale durato decenni.
Medici ed infermieri accorrono al suo capezzale ed iniziano dei test per stabilizzare i suoi segni vitali.
Per quanto scrupolosi, tutti loro sono però ciechi, incapaci di riconoscere la fiamma che arde nel suo cuore, il fuoco che accende il suo sguardo.
Dietro quelle iridi cerulee, lo spirito brucia più forte di mille soli.
Queste persone si illudono ancora erroneamente di poterlo controllare e lui li lascerà fare. Lascerà che proseguano i loro esperimenti, lascerà che gli diano ordini e fingerà di obbedire mentre li manovrerà silenziosamente, pedine inconsapevoli del suo gioco.
Perché non esiste nulla, nulla, in qualsiasi dimensione temporale che Khan Noonien Singh non farebbe pur di proteggere la propria famiglia.

 

- The End -

 

Note:

Q'Plà!

La citazione è sempre la stessa.

Come al solito, fatemi sapere se la storia vi è piaciuta, se non vi è piaciuta mandatemi pure tutti gli insulti che preferite!

Prosperità e lunga vita ^.^ 

 

  
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