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Autore: Stephaniee    05/12/2018    1 recensioni
Seguito di Primo ed Ultimo.
"Siamo stati qualcosa.
Siamo stati tante cose, a dire il vero. Siamo stati qualcosa quando non parlavamo ma ci guadavamo e capivamo comunque.
Siamo stati qualcosa quando ancora non sapevamo che stavamo per cambiarci le vite, almeno un po’. Siamo stati qualcosa di misterioso quando noi per primi non sapevamo cosa fossimo, chi fossimo. Siamo stati la sicurezza quando invece eravamo certi che nonostante tutto, come ci brillavano gli occhi quando eravamo insieme, non avrebbero brillato con nessun’altra.
Siamo stati un amore mancato"
(grazie #caratempesta per la citazione.)
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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- Questa storia fa parte della serie 'Primo ed ultimo la Trilogia'
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Chapter twelve
Forget your past, forgive yourself, and begin again part II

 

Chiusi il portatile, lo sistemai nello zainetto, afferrai il panino che avevo accuratamente preparato, indossai cappotto, scarpe, cuffiette nelle orecchie e mi gettai in strada.
Era passato un mese da quando ero arrivata in quella città, bene o male ormai ero in grado di orientarmi. Stavo andando alla sede della radio per la quale facevo traduzioni, per la solita puntata settimanale del giovedì sera. Durante quel mese ne avevamo combinate di tutti i colori io ed i miei colleghi di stage. Eravamo stati a Maastricht per carnevale ed era stata una giornata che solo il termine allucinante poteva descrivere a pieno.

Ma non avevo mai sentito Luke. Era apparentemente scomparso dalla mia vita, ed io, ci soffrivo. Non sapevo esattamente che cosa si aspettasse il mio cuore da questo viaggio, ma era sofferente a causa del suo menefreghismo. Non mi aveva mai cercata o chiamata.

Ed io lo pensavo, tutti i giorni era nella mia testa, pensavo costantemente a quanto il tempo mi sembrava essere volato da quel remoto 18 ottobre, a quanto in questi anni ho continuato a sperare in un suo ritorno, ad ogni incontro continuavo a sperare e guardandomi da fuori mi facevo pena.

 

Ciao Kat eccoti qua!”
Buonasera!”

 

Ero arrivata sotto alla sede della radio, nel cortile c’era il mio capo che stava fumando una sigaretta con altre due persone. Feci un cenno con la mano mi diressi subito verso l’ingresso. Avevo mezz’ora per sistemare la mia roba, cenare e poi saremmo andati in onda.
Quella era la nostra redazione, gentilmente prestata da un’associazione italiana in Olanda, ma si trattava di una radio “mobile” potevamo mandare in onda la puntata ovunque volessimo, bastava solo una connessione ad internet.

Preparai tutta la mia roba, proprio mentre stavo terminando il panino, il mio capo e altre due figure si palesarono nello studio. Si trattava di due ospiti del giorno, invitati dalla radio a divulgare la propria esperienza di italiani all’estero.
Erano proprio il genere di persone che di solito Robert, il mio capo, invitava con piacere.

 

3,2,1… In onda"

 

Il centro di Utrecht era veramente mozzafiato, più ci passavo, più l'architettura delle case, dei negozi, mi piaceva ed iniziavo ad abituarmi a quel paesaggio.
Uno a casa propria non ci fa mai caso, agli alberi, ai colori delle abitazioni, alle strade e a tutto ciò che c’è attorno. Sarà questione di abitudine, ma alla lunga ci si ritrova a vivere con dei paraocchi.
Avevo iniziato a sentire famigliari certi angoli, punti di riferimento per orientarmi, angoli suggestivi che avevo scoperto per caso girando in bicicletta.

Mi interrogavo sul tempo che mi rimaneva da vivermi nella mia nuova casa, che sentivo mia più di ogni altra cosa al mondo.

Riflettevo, pensavo e scrivevo molto. Avevo comprato un piccolo quaderno dove sfogavo i miei pensieri più privati, quelli che bussavano alla porta del mio cervello solo di notte, ed ovviamente tra questi c’era anche Luke. Si, perché si era iniziato a fare vivo e dopo quell’apparente silenzio. Io lo ritrovavo in tutte le canzoni, ogni volta che vedevo qualcosa di bello il desiderio di condividerlo con lui mi stritolava lo stomaco.

Eppure, ero arrivata ad una conclusione importante: mi stavo rendendo molto infelice da sola. Si, perché nonostante lui ci mettesse del suo, ero io a sperare, io a permettergli di continuare questa cosa, che non aveva nemmeno un nome.

Mi recai in un coffee shop, era il mio preferito. Si trovava su una chiatta galleggiante su uno dei canali del centro. Mi piaceva molto scrivere lì, trovavo sempre la giusta ispirazione e un ottima cioccolata calda. Accantonai i miei pensieri e mi gettai a capofitto sull’articolo del giorno, per fortuna Luke non poteva sovrastare la mia passione più grande.

 

 

Noi siamo tante cose: amanti, complici, amici, compagni etc.”
Sicuramente lo siamo stati. Ma adesso non mi risulta sia così”

Lo so, però ti prometto che se mai un giorno dovesse succedere che… Un viaggio lo facciamo io e te.”
Non fare promesse che non puoi mantenere”

 

Quell’ultimo scambio di messaggi aveva incendiato le mie speranze più di quanto potevo ammettere. Era divertente, mi soffermavo sul suo uso del presente e mi ci aggrappavo con le unghie e con i denti. Un po’ mi trovavo patetica, ed un po’ ci speravo con tutta me stessa che quella fosse la volta buona per noi.

Ma come sempre la mia vocina interiore urlava che lui stava con Val, esattamente come tre anni fa, ed io ero ancora nella stessa situazione.

Ero definitivamente patetica.

Quanto torni effettivamente?”
Il 2 maggio. Ho l’aereo alle 7 del mattino.”

Allora quando torni ci organizziamo per vederci.”
Ok”

 

Ero decisamente senza speranza.

 

 

Pedalavo senza sosta per raggiungere un altro dei miei posti preferiti: un piccolo caffè in centro dove facevano dolci fatti in casa. Mi sedetti al tavolo ed estrassi il mio pc, pronta a sistemare l’articolo prima di recarmi allo Sugar Factory di Amsterdam. Uno dei tanti lati positivi di quel tirocinio era la possibilità di partecipare gratuitamente a concerti, prevalentemente di artisti italiani all’estero.

Era un locale abbastanza piccolo, poteva ospitare al massimo un paio di centinaia di persone, ma aveva il suo fascino. Raggiunsi subito Robert che stava bevendo una birra ed ascoltava l’inizio del concerto.

 

Buonasera! Scusa per il ritardo, ma nel frattempo ho completato l’ultimo articolo. ”
Ciao Kat, ben arrivata e ben fatto. Adesso godiamoci il concerto, lì ci sono i vincitori dei biglietti, dopo verranno a cena con noi”

 

La radio era solita pubblicare le interviste una settimana prima del concerto, chi riusciva ad indovinare l’enigma vinceva due biglietti e passava la serata con noi. Era una bellissima iniziativa, molto interessante e ci permetteva di conoscere un sacco di persone.

Mi recai al guardaroba per lasciare in custodia il mio cappotto, ma lo zaino con il pc, non avrei perso di vista per niente al mondo.

 

Il concerto proseguì bene, i nostri ospiti si stavano divertendo un mondo, e tutto sommato anche io stavo bene. Mi era molto difficile lasciarmi andare a quegli eventi, in generale per pochi artisti perdevo la testa a tal punto da diventare una vera fan. Mancava poco al termine e francamente ne ero sollevata: avevo una fame terribile! Avevo assolutamente bisogno di mettere qualcosa sotto ai denti.

Robert e io, insieme agli ospiti recuperammo i giubbotti per poi incamminarci verso un ristorante portoghese consigliatoci dal mio capo.

Mi ritrovai a pensare alle mie amiche, precisamente all’aperitivo fatto prima della mia partenza. Mi mancavano molto. Tanto quanto mi mancava anche la cucina di mio padre. Sorrisi al pensiero delle sue lasagne al ragù. Sapevo che stavano sentendo molto la mia mancanza, nonostante durante la mia infanzia loro erano stati poco a casa per motivi lavorativi, non era mai successo che uno di noi mancasse da casa per tre mesi. Pensai che ormai era marzo, un mese che sarebbe volato e nella quale avrei dovuto trovare una sistemazione per aprile, in quanto, il proprietario del mio meraviglioso monolocale sarebbe tornato dal suo viaggio.

 

Dunque Kat, parlaci un po’ di te”

 

Gli occhi dei nostri ospiti erano puntati su di me. Sorrisi, e cominciai a presentarmi mentre Robert ci faceva strada verso il tavolo.

Sarebbe stata un’altra piacevole serata.

 

   
 
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