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Autore: _Maeve_    05/12/2018    2 recensioni
La poesia...la poesia va violeggiando nel buio.
Una riflessione sullo stato presente e personale della poesia, sul suo statuto sociale e psichico. Un condensato di contraddizioni, di errori e di orrori che si dipanano nel rapporto distruttivo fra poeta e poesia e poeta e società, in cui nessuno è colpevole e nessuno è innocente.
Per non chiudere il capitolo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ne s'arrete pas  


Ne s'arrête pas




La poesia va violeggiando nel buio
irradia baglioretti lividi e neon
come una palla di natale traslucida
addobba una festa kitch intorno al 2007.
La poesia te la vomitano addosso da ogni angolo
di questa città zingara, la spiumacciano
come una ballerina belle-époque con la tubercolosi,
ce ne sono a profusione! ,  anche se muore.
Se muore…
La poesia è un auriga.
Sferza il suo cavallo, lancia il carro,
gli occhi vitrei color verde-Riace lasciano
i concorrenti con carro a carico a terra
a battere il lastrico, perché non piegarsi al mondo
è vittoria anacoretica come quella di Samotracia:
una vittoria che ha la testa mozzata.









Note
Non sono necessarie se avete letto l'introduzione.

Tra le mille risoluzioni che prendo, due mesi fa c'era anche quella di scrivere una raccolta di poesie moderne sulla scorta della mia ultima. Poi non ci sono riuscita, poi mi sono concentrata sulla narrativa e poi ho riprovato a scrivere una poesia e sembravo un bambino al suo primo tema 'cosa hai fatto durante le vacanze'. Allora ho pensato che scrivere (e pubblicare) poesie non faceva più per me, che non lo aveva mai fatto - tanto vuote e ventennescalmente ampollose mi sono sembrate le mie precedenti - e che non lo avrebbe fatto mai . Tanto a chi importava? A qualcuno che avrebbe voluto vedermi in prima pagina? Non avevo nè la costanza nè il talento per perseguire quella strada, le sue carreggiate mi sembravano infide e la stradale agli autovelox pochissimo o nulla clemente.
Ad oggi non so se le cose siano cambiate. Ma volevo scrivere qualcosa e volevo farlo dove sapevo farlo, e cioè qui. Al di là delle implicazioni future e per il puro piacere della querelle. Tradotto letteralmente del lamentarmi. Forse è questa la mia poetica, disgraziatamente ricaduta negli intorti spiralici della sua roboanza. Ma è ciò che ho saputo fare, in mezzo ad altre cose che ho fatto e che ho guardato sulla pagina nei loro spazi bianchi e lussureggianti e al ritmo di 'sì, brava! e' questo che la società ti richiede'

 

 

   
 
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