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Autore: JeanGenie    06/12/2018    5 recensioni
[Post - TLJ]
"Ci affronteremo là, dove la Luce e l'Oscurità si incontrano"
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Chewbacca, Finn, Kylo Ren, Poe Dameron, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lindòrea'
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Don't fade away
My brown-eyed girl
Come walk with me
I'll fill your heart with joy

And we'll dance through our isolation
Seeking solace in the wisdom we bestow
Turning thoughts to the here and everafter
Consuming fears in our fiery halos

(Don’t fade away, Dead Can Dance)

 

 

Dopo giorni di noia, ozio e frustrazione, impugnare di nuovo il suo bastone per Rey dovrebbe essere un sollievo. Dovrebbe sentirsi di nuovo forte e completa.

Non è così. Il tempo le scorre addosso, ma non può cedere all’immobilità che le è stata imposta.

Da due giorni sgattaiola da quello che era l’alloggio di Ben, inseguita da Lo-La e dai suoi rimproveri. Da due giorni si rende conto che niente sarà più come prima. E che dovrebbe rassegnarsi.

I droidi medici insistono che dovrebbe restare a letto. Con le loro voci metalliche e gelide, le ripetono che non deve fare sforzi inutili ma seguire alla lettera il programma di recupero stabilito. Lei ha provato ad obbedire con tutta la forza di volontà che possiede. Ci ha provato sul serio, scoprendosi più paziente di quanto avesse immaginato. Ha cercato di ingannare il tempo tra un esercizio e una dose di farmaci. Ha provato a venire a capo degli antichi testi con l’aiuto di C-3PO e ne è uscita con le idee ancora più confuse e parole che ha già sentito … Mortis?... che le ronzano nella testa. Ha giocato a sabacc con Chewbacca e, più raramente, con Ben, le poche volte in cui si è degnato di farle visita. Più che altro, in quelle occasioni, ha assistito a infinite partite a sabacc tra Chewbacca e Ben che si ringhiavano addosso. Ha ascoltato le chiacchiere di Han che non l’ha lasciata quasi mai da sola, dividendo con lei anche i pasti. E non ha mai avuto il coraggio di dirgli che avrebbe voluto che se ne andasse per poter pensare in pace.

Fino a quando ha sentito i propri nervi crollare e spezzarsi uno dopo l’altro.

Ben ha recuperato la sua spada a due lame e rivederla è stato un sollievo. Credeva di averla persa per sempre, invece è assicurata alla sua cintura anche in quel momento. Ma tra le mani ora Rey ha il suo vecchio bastone, assemblato tanti anni prima nel deserto di Jakku, usando inutili pezzi di metallo. Si impone di restare concentrata nonostante la voglia di mollare tutto. A parte Lo-La, non c’è nessuno con lei in una delle sale d’addestramento più piccole. Nessuno può vederla fallire. Percepisce la presenza di Ben e Han poche pareti più in là e cerca di non pensare a loro. La Forza, intorno a loro, crepita di energia.

Non distrarti …

Una volta, il bastone era il suo migliore amico, un prolungamento del suo braccio, una parte di sé. Finché poteva brandirlo si sentiva al sicuro. Adesso, le dita della sua mano sinistra non riescono a trattenerlo, dimostrandosi deboli e insensibili. L’asta metallica cade a terra per l’ennesima volta, con un rumore tagliente che le si conficca nella testa.

Ben dice che ci vorrà tempo ma che recupererà perfettamente l’uso del braccio. Lei inizia a dubitarne. Probabilmente lui cerca solo di tirarle su il morale.

Lo-La la guarda, immobile, in un angolo. I suoi occhi di vetro azzurro non la lasciano un istante. Perfino un droide può assumere un atteggiamento di rimprovero, quindi. Ma cosa può saperne, quell’assemblaggio di latta e viti? Lei, a cui basta trovare dei pezzi di ricambio per sostituire qualunque parte del proprio corpo smetta di funzionare? Cosa possono saperne, tutti loro?

Perché è successo a me?

Rey ingoia l’amaro che sente in bocca, raccoglie il bastone con la destra e si fissa le dita della mano traditrice, le chiude e poi le riapre. Inutili appendici fastidiose. Formicolano, poi si fanno di nuovo insensibili, come se non le appartenessero più.

“Signorina Rey, dovrebbe tornare a letto. Non le fa bene comportarsi da incosciente.” La voce di Lo-La è gentile ma ferma, ed estremamente umana. Deve avere scelto dal proprio archivio il tono che considera più idoneo per farle la ramanzina. “E ha dimenticato di prendere le medicine prescritte, stamattina. Dovrebbe rimediare il prima possibile.”

“Sono stanca di farmaci, Lo-La. Non servono a nulla. ” Si sente ancora addosso l’odore del bacta e nelle sue vene brucia ancora l’antidoto che le ha salvato la vita. Non ha intenzione di continuare a riempirsi di roba chimica.

“Capisco la sua reticenza” insiste la droide. “Ma dovrebbe evitare sforzi eccessivi. Potrebbero vanificare il lavoro fatto finora e danneggiarla. Ha un ruolino di marcia ed esercizi specifici per riacquistare l’uso del braccio sinistro, signorina. Sono stati appositamente studiati tenendo d’occhio il suo quadro clinico. Non può proprio fare di testa sua.”

Davvero?

Rey le si accosta e la fissa negli occhi privi di vita. È la situazione più orribile in cui si sia mai trovata e tutti sembrano sapere cosa sia meglio per lei. Non è così. Dovrebbero tacere tutti. E fingere di non vedere.

“Posso e lo faccio. Stai a guardare” le dice quasi sibilando, poi esce dalla palestra e si lascia guidare da due entità pulsanti di vita ed energia. Due corpi sani e forti. Nella sala più grande Ben e Han impugnano spade da allenamento. I loro movimenti sono fluidi e perfetti. Vederli allenarsi le fa male. È un sentimento nocivo e malsano ma non può fare a meno di provarlo. Si sente sbagliata. Di troppo.

Han, al fianco di Ben, ne imita perfettamente la postura, replicando ogni movimento. Una magnifica miniatura di spadaccino. Rey non può fare a meno di osservare la splendida struttura muscolare delle spalle e delle braccia di Ben Solo, i nervi in tensione sotto la pelle, l’apparente mancanza di fatica. Non c’è l’ombra di un difetto o di una mancanza nella sua struttura. Non sta usando la sua spada laser. Per insegnare le basi della Via del Sarlacc non è la più adatta e Han è solo un principiante. Le lame che si muovono nell’aria sono quasi innocue. Non potrebbero procurare più di qualche bruciatura. Sono armi per dilettanti.

Come me.

Tutto quello che sa sulle forme di combattimento lo ha rubato dalla mente di Ben, durante quell’orribile legame mentale che lui le ha imposto quando era sua prigioniera. Ma lei non ha mai avuto un maestro che si occupasse di insegnarle davvero le sette forme della scherma partendo dalle basi. Ha risucchiato la conoscenza da lui ma, quando si sono scontrati, hanno badato più che altro a dimostrare chi dei due picchiasse più duro. Lei non è altro che una sbiadita imitazione.

Ti serve un maestro” le ha detto Ben tanto tempo prima, nel momento più sbagliato. E adesso a lui non serve più un allievo, perché ne ha già uno e la loro sintonia è evidente.

Mentre tornano in posizione di riposo, Rey si rende conto di quanto sia stato inutile dimostrarsi testarda e ostinata. E credersi indispensabile nel cammino intrapreso da Ben.

Convertire Kylo Ren…

Se la situazione non la facesse sentire infelice riuscirebbe a coglierne il lato comico.

Non ne ho fatta una giusta…

La mano di Ben scompiglia i capelli di Han. Un gesto di affetto. Un autentico gesto di affetto. Qualche complimento. E c’è quel sorriso schietto sulla sua faccia… Sembra tutto dannatamente perfetto e pulito. E non ha a che fare con lei.

Nella mia smania di riportarti alla luce, non mi ero accorta che ti eri già incamminato da solo. E mi hai lasciata nell’ombra. E adesso?

Han si volta e la vede. Il suo viso si illumina mentre le corre incontro. “Rey! Come ti senti? Ti alleni con noi?”

No.

Han le ha fatto compagnia. Si è preso cura di lei. Peccato che, esattamente come tutto il resto, non sia servito a niente. Appena uscita dalla capsula medica ha creduto di sentirsi a casa. Quella sensazione sta svanendo man mano che i giorni passano. Non vuole sentirsi di nuovo sola. Lo detesta.

Ma lui resta a distanza ed è meglio così. Stanno perdendo entrambi lucidità. Lui deve averlo capito. Non che non sia gentile. Ma non sono più rimasti da soli neppure per un minuto.

Troppo rischioso…

Insieme ai ricordi è tornata la consapevolezza di essere estremamente vulnerabile in sua presenza. Rey non si è mai pentita tanto di una frase detta a sproposito. Ti ho detto che ti amo. E adesso vorrei tranciarmi la lingua a morsi. Non c’è alcun futuro per me e te. Dobbiamo solo evitare di farci male.

È una strana forma di vigliaccheria a spingerla alla giusta distanza. Vorrebbe scacciarla, ricordare a se stessa che ha promesso di non avere più paura di nulla. Ma è stato prima. Prima che la sua mano sinistra e le sue parole la tradissero.

“Vieni. Voglio farti vedere cosa ho imparato. Ci crederesti? Il maestro Ren mi ha fatto i complimenti” le dice Han con entusiasmo afferrandola per il suo inutile braccio.

Rey si divincola, stizzita. È come se un semplice tocco estraneo potesse rivelare la sua menomazione. “Non toccarmi.”

L’espressione del ragazzino è incredula e anche quella di Ben.

E perché mai? Quando ero all’avamposto di Niima non ero certo socievole e dolce. Forse dovrei piantarla di fingere di essere quella che non sono.

“Lasciami in pace, per favore.” Han non ha colpa. E lei non ha voglia di tornare ad essere la ragazza scontrosa e solitaria di un tempo. Ma si sente di nuovo distante da tutto.

Non sopporta gli occhi di Ben addosso. Lui non ha bisogno dei trucchi da Jedi per capire cosa la sta logorando. Esce dalla palestra lasciandoli ai loro esercizi. Non sarebbe mai dovuta andare a cercarli. È stato inutile. Non ha intenzione di addestrarsi con loro e dichiarare il proprio fallimento. Non vuole che sappiano delle sue condizioni. E poi c’è quel piccolo, spaventoso dettaglio che le brucia dentro e che non può confidare a nessuno.

Detesta quelle ondate di malumore, quando tutto diventa nebuloso e grigio. Deve raggiungere gli hangar e distrarsi per un po’. Da giorni sta lavorando sul Silencer per renderlo di nuovo efficiente. L’ha danneggiato e ha tutta l’intenzione di rimetterlo a posto. Quando avrà finito, non avrà più nemmeno un graffio. È piu facile riparare un caccia che impugnare un bastone e usarlo come arma. Almeno non ne va della sua vita e può prendersi tutto il tempo che le occorre. E qualche vite che cade da una mano troppo debole non è una tragedia.

Rey che reagisce bruscamente è qualcosa di accettabile. È sempre stata una ragazza dai modi spicci e diretti. Ma Rey che maltratta Han non sembra Rey. Ha infilato la porta e ha detto che vuole essere lasciata in pace, anche se è stata lei a venirli a cercare.

Si comporta in modo strano da quando si è risvegliata e se ne frega degli ordini del medico. Il droide che ha messo al suo servizio gli ha riferito che Rey trascura i suoi esercizi e dimentica di prendere i farmaci. In questo modo rischia di fare grossi danni. E qualcosa non va nella sua testa. È questo il problema più serio.

Non sopporta di vederla in quello stato. Ha l’impressione che lei si stia spegnendo. Le ha dato del tempo, ma le cose stanno peggiorando e rischiano di non tornare più come prima.

Conosco quelle nevrosi a cui non può sfuggire. Quegli scatti di rabbia improvvisi. Li conosco fin troppo bene.

Ha convissuto con quel genere di emozione per tutta la vita. Lo reputa assurdo, eppure deve riuscire a trascinarla via da quei sentimenti negativi prima che…

Prima che compia i suoi primi passi verso il Lato Oscuro?

Non importa. Non può cercare una motivazione sensata all’istinto di salvarla da quel destino. Per quanto sia assurdo, è ciò che deve fare. In quello stato, Rey non si rende conto dei rischi che corre. È diventata una preda facile e ancora più appetibile per l’aspetto più cupo e violento della Forza. Deve parlarle, una volta per tutte. E respingere la tentazione di vederla scivolare nel buio. Con lui.

“Aspetta, maestro. Non è il caso che ti preoccupi.” La voce di Han lo raggiunge prima che arrivi alla porta dalla quale lei è appena uscita. “Va tutto bene. Non ha nulla di grave. Tutte le donne impazziscono una volta al mese e diventano squilibrate e malvagie. Bisogna solo lasciarle stare per qualche giorno finché non passa. Fidati, io ho una certa esperienza. Ho una madre e tre sorelle.”

“Non credo che il problema sia quello, Han. Rey non sta bene. Tu vai a farti la doccia e non pensarci.” Non hanno trovato un minuto per stare da soli e parlare da quando lei è uscita dalla capsula medica. Hanno più di una questione in sospeso. Ma, se non ha intorno Chewbacca, allora sono i due droidi di sua madre a non perderla mai di vista. Eppure lui sa di doverle tirare fuori a tutti i costi la verità su quello che è accaduto sul Silencer, quando è stata portata via da Tatooine. Nessuno, neppure il più potente dei Jedi, sarebbe stato in grado di sopravvivere all’avvelenamento. È certo che l’origine del suo problema debba essere fatta risalire al breve spazio di tempo intercorso tra il suo rapimento e l’atterraggio sulla Finalizer.

Al suo ordine, il ragazzino borbotta un “Ancora?” rassegnato. Non è decisamente un patito dell’acqua e del sapone. Ma Kylo Ren non può occuparsi delle sue malsane abitudini igieniche, in quel momento. Rey ha la precedenza. Rey ha la precedenza su tutto. Sa bene dove trovarla. È un’abitudinaria. Quando riesce a schivare il droide medico si precipita all’hangar inferiore, per occuparsi del Silencer. Nonostante il loro legame mentale si sia ulteriormente rafforzato, i pensieri di Rey si sono fatti gelidi e lui tende ad evitarli. A volte lei gli fa venire i brividi e non è ciò che si era aspettato dopo il suo risveglio.

Rey è un fascio di nervi. La sua tensione è evidente mentre, arrampicata sul suo caccia sospeso nel vuoto, lavora al motore cercando altri dettagli fuori posto. Non ha nessuna intenzione di smettere, poco importa che il Silencer sia di nuovo pienamente efficiente.

La prima cosa che Kylo Ren nota è il suo bastone da combattimento abbandonato sulla passerella. Rey non tocca la sua spada laser da giorni. Sembra quasi che ne abbia paura.

“Rey.” Kylo Ren pronuncia il suo nome come se volesse rimproverarla. Sente la mancanza di quella tenerezza che ha dimostrato una volta uscita dalla capsula medica. È un punto debole in piena vista. Sa che non dovrebbe lasciarsi prendere da certi sentimentalismi. Che è pericoloso per entrambi e che non dovrebbero mai perdere di vista il fatto che sono stati scelti…

Da cosa?

… per rappresentare due poli opposti Ma non può fare a meno di provare un trasporto emotivo nei suoi confronti.

Chiamalo con il suo nome. O la definizione esatta ti fa troppa paura?

Per questo avrebbe preferito che Lando Calrissian la portasse con sé. Se restano vicini, rischiano di esplodere. E lei potrebbe farsi del male.

“Che c’è?” Lei non si volta neppure a guardarlo mentre una pioggia di scintille le sfiora i capelli dal motore del Silencer. È testarda. È convinta di cavarsela meglio della schiera di droidi astromeccanici a bordo. E forse ha perfino ragione.

“Si può sapere che ti prende?” Non sopporta il suo silenzio cupo. Gli sembra di avere fatto enormi passi indietro. Ma è dipeso unicamente da lei.

Rey non risponde. Si comporta come se la sua presenza non fosse per lei di alcuna importanza. Non si è neppure voltata a guardarlo. Non ignorarmi… Kylo Ren le fa volare via il cacciavite dalle mani e lo prende al volo. È un trucchetto elementare ma probabilmente basterà a smuoverla. Parlami.

Rey non si scompone e ne prende un altro dalla cassetta degli attrezzi.

È una specie di dispetto, scavarifiuti?

“È incredibile che, in una nave così grande, non riesca a starmene un po’ in pace…”

“Senti…” Dovrebbe sforzarsi di essere calmo e paziente. Ma lo è tato fin troppo, con lei. A volte si stupisce di sé stesso e dell’autocontrollo che lei lo costringe a esercitare. “Io non ho idea di cosa ti passi per la testa, Rey, ma è evidente che qualcosa non va. Ti stai chiudendo e…”

“E quando mai questo ha rappresentato un problema per te?” chiede lei caricando ogni sillaba di veleno.

È un colpo basso. Ma pensa a come ha trattato Han, poco prima. E non è un atteggiamento che si sarebbe aspettato da lei. All’inizio erano solo tracce appena percettibili. I primi giorni è rimasta tranquilla. Poi ha cominciato a comportarsi da pazza, come se fosse infuriata con l’universo. Kylo Ren ha paura di quello che vede quando la osserva.

Rey torna a trafficare col Tie, fingendo che lui non sia lì. Poi si innervosisce per un’operazione che non va come dovrebbe e lancia il cacciavite che precipita nel vuoto fino ad annunciare con un suono metallico di avere raggiunto la pavimentazione dell’hangar, trenta metri più in basso.

Un’altra reazione che non è da lei. Rey solitamente ha una cura maniacale per gli attrezzi da lavoro.

“Lasciami in pace, Ben. Non ho niente. Sto benissimo e voglio solo starmene per conto mio.”

La sua schiena si solleva al ritmo di un respiro affannoso e furente. Per Kylo Ren è come guardarsi in uno specchio. Solo qualche settimana prima avrebbe afferrato quella rabbia e l’avrebbe plasmata a sua immagine. Ma sta scoprendo, suo malgrado, di avere ancora degli scrupoli residui.

“Rey…” Non c’è un modo gentile per dirlo. Deve tornare in sé. E non può trattare male Han. “Sfogati con me, se devi. Va benissimo. Ma solo con me.”

Lei resta zitta, immobile e tesa.

“Sono io la carogna in questa storia, Rey. Sono io il mostro. Tu sei l’eroina. Quindi vedi di fartela passare.”

La lascia lì, ai suoi attrezzi e alle sue riparazioni inutili. Quando entra nell’alloggio che occupa da quando c’è lei, è ancora furioso. La stanza non è attrezzata come gli appartamenti che le ha ceduto, ma si sta abituando. Quando era un padawan riusciva a riposare in qualunque situazione, anche le più scomode.

Ha bisogno di snebbiarsi i pensieri. Deve smettere di pensare a Rey e ai suoi comportamenti assurdi per un po’.

Dove ero rimasto?

Attiva una mappa dell’Orlo Esterno dall’holopad che ha lasciato sull’unico tavolo prima di andare ad allenarsi con Han. È aggiornata a due giorni prima. Attiva i messaggi e le notizie in entrata. Una serie di righe fittissime in basic scorrono davanti ai suoi occhi sovrapponendosi all’immagine di sistemi planetari. Una flotta nomade è stata spazzata via da una tempesta formatasi in pochi istanti. Quell’informazione lo colpisce più delle altre. Ogni giorno succede qualcosa di peggiore e incontrollato. Spegne il proiettore olografico pensando di averne abbastanza. Le notizie dal fronte sono sempre le stesse. La situazione di stallo continua. Devono sistemare definitivamente quella faccenda, ricucire gli strappi nella Forza e concludere la guerra in modo definitivo, facendola finita con la Resistenza e, soprattutto, togliendo il Primo Ordine dalle mani dei capi militari. Ma non può, con Rey in quello stato.

Ed ecco che torna a infilarsi nella mia testa. Devo portarla via. Ho aspettato che stesse un po’ meglio, ma poi lei ha cominciato a comportarsi come... Dobbiamo andare.

“Ben, posso entrare?” Il suo comlink gracchia. Lei è dietro la porta. E, ovviamente, non fa quello che fanno le persone normali usando l’interfono.

Kylo Ren sospira. Finiranno per litigare ed è l’ultima cosa di cui ha voglia. La porta scivola di lato senza un suono. Non credeva che potesse provocargli imbarazzo trovarsela davanti ma lei ha l’aspetto di un albero senza più linfa e osservarla lo mette a disagio.

“Stai un po’ meglio?” le chiede, anche se sa che non è così. Ha semplicemente rimpiazzato la rabbia con una forma di tristezza più profonda.

Rey ha con sé la sua spada. La osserva per un istante, poi gliela porge con la destra. Kylo Ren attende. Non gliela sta offrendo. Sta tentando di dimostrare qualcosa.

La lama dorata emerge con il suono familiare che anticipa l’ingresso di un Jedi sul campo di battaglia. Rey passa l’arma alla mano sinistra.

“Se la uso come una spada non è un problema” afferma lei. Kylo Ren la lascia andare avanti. “Me la cavo bene con entrambe le mani. Da sempre. Ma usare solo la destra non sarà un grosso limite.” Rey emette un lungo sospiro. “Ma…”

Dopo un silenzio che sembra infinito accende anche la seconda lama.

“Il mio braccio sinistro non tornerà piu come prima. Ho una presa debole. Non lo muovo bene. Non importa più di tanto se uso il mio bastone, ma con il laser…” Un’altra pausa. Lui si rende conto di quanto ogni parola le pesi. “È un disastro. Un totale, assoluto disastro.”

Ora è tutto più chiaro. Rey con il bastone è imbattibile. Costruire una versione alimentata da un kyber è stata l’idea migliore che potesse avere e rappresenta il suo vero vantaggio in battaglia. Ma non può usare una spada a doppia lama laser senza l’uso di entrambe le braccia.

“Sapevi che ci sarebbe voluto tempo” prova a spiegarle. “Stai forzando le tappe. Stai facendo di testa tua e rischi di peggiorare la situazione.” Non è da lui inneggiare alla pazienza come dote, ma lei gli lascia poca scelta.

“Io non ho tempo, Ben.” Rey lo fissa negli occhi, spegnendo di nuovo la sua arma. “Io non posso affrontarti in questo stato. E devo batterti. Abbiamo un accordo. Devo batterti e tu devi fermare il Primo Ordine. E così non ho la minima possibilità. E intanto il tempo passa, la guerra non si ferma e io sono qui a fingere che non stia succedendo nulla, solo perché…”

Il suo sguardo gli si pianta addosso. È una pazzia e lo sanno entrambi. Ma è lì, presente, nell’aria che sembra ribollire ogni volta che sono vicini. Ha voglia di toccarla. E vorrebbe che fosse puro e semplice desiderio. Sarebbe più facile per entrambi. Ma Rey è altro e lui non riesce a definirlo.

E poi c’e qualcosa che lei non dice. Un tarlo che tiene per sé. Lo vede chiaramente nei suoi lineamenti contratti, nella voglia di togliersi di dosso quel peso senza avere il coraggio sufficiente.

“Sai che guarirai. Ma non mi stai dicendo tutto.” Deve spronarla ad aprirsi. Per il suo bene.

E il suo bene conta davvero, maledizione.

Lei continua a tacere, ma muove un passo verso di lui, poi un altro, finché lo spazio tra loro si fa quasi inesistente.

“Cosa c’è?” insiste lui. “Rey…” La lascia fare quando gli prende la mano e se la porta al viso.

Se è di questo che hai bisogno...

“Sto mettendo insieme i tasselli.” Lei esita ancora. La sua guancia è rovente. “Quando ero prigioniera sul Silencer non sapevo come ne sarei uscita. Mi sono detta che la Forza è in ogni cosa.” Lo guarda ancora e stavolta la disperazione nei suoi occhi è palese. “Non ho voglia di parlarne. Puoi leggermi la mente? Come hai fatto quella volta. Fino in fondo.”

Kylo Ren si sente mancare il fiato. Non ha avuto esitazioni quando l’ha fatto la prima volta. Le ha violato i pensieri più nascosti e lei gli ha ricambiato il favore, ottenendo in pochi istanti abilità che lui ha acquisito dopo anni di preparazione sotto l’egida di Luke Skywalker e di Snoke. Da quel momento niente è più stato lo stesso.

“Mi fido di te… adesso” insiste Rey chiudendo gli occhi.

Quella frase lo riscalda e, al tempo stesso, gli fa venire i brividi. L’ha aspettata a lungo e adesso lo destabilizza.

Io non voglio perderti. Mai.

“Non ti farò male” le dice, decidendo di assecondarla.

Rey sorride fuggevolmente e lui coglie un pensiero che lei fa svanire subito.

Non è il momento…

Cerca nella sua mente, scosta ogni frammento superfluo come se soffiasse via gentilmente un cumulo di piume bianche. Piano. Più piano. Stavolta deve assomigliare a una carezza. Torna indietro. Osserva. Sente. Riconosce il Silencer. L’odore metallico e freddo della cabina di pilotaggio. E poi il tanfo estraneo dei due predoni che la occupano. Va più a fondo e trova il dolore fisico. Arriva a ondate e non lascia tregua. La gola gonfia soffoca ogni respiro. Nausea, profonda e intensa. Senso di assoluta impotenza. Un pensiero flebile, l’ultimo barlume di lucidità rimasto. La Forza. Rey pensa alla Forza. La Forza è ovunque. Anche nelle particelle di veleno nel suo sangue. Le visualizza, le immagina. Piccoli globi neri muniti di denti aguzzi che corrono nel suo sangue.

Lentamente… lentamente… sempre più piano, è l’ordine che impartisce loro. Rallentare. Congelarsi. Implodere. E la Forza che tutto possiede e tutto compenetra, obbedisce al suo volere. Così è sopravvissuta.

Kylo Ren si costringe a restare aggrappato alla sua mente. Non ha mai sentito parlare di un simile, incredibile potere, nemmeno nei racconti sugli antichi Jedi. E c’è dell’altro. Cerca ancora, scava più a fondo e trova ciò che Rey sta nascondendo. Si è liberata dei due uomini a bordo. Ha spezzato il collo di uno e fatto fermare il cuore dell’altro. Non ha esitato. Sopravvivere è stata la sua priorità. Potente. Inarrestabile. Crudele. Un’ondata rossa e spietata. Pensieri avvolti da foschia oscura. Conosce quella sensazione. La conosce fin troppo bene.

Stacca la mano dal suo viso riappropriandosi dei propri pensieri.

Magnifica. Magnifica. Magnifica. Gli occhi di Rey sono lucidi. Ha bisogno di essere consolata. Ma lui non può. Non in quel momento in cui riesce solo a pensare a quanto fosse splendida, immersa nell’aspetto più cupo della Forza.

“Li ho uccisi. Li ho uccisi usando la Forza.” La disperazione sul suo viso la rende bellissima. “Ben, mi è piaciuto farlo.”

“Lo so.” Non potrebbe essere altrimenti. È pura e semplice euforia.

“È stato… io mi sono sentita…”

“Onnipotente.” Lo sa benissimo. È qualcosa contro cui ha impattato anni prima. La sensazione di essere inarrestabile. Non c’era ostacolo che potesse fermarlo. È l’essenza del Lato Oscuro. E lei se ne è lasciata avvolgere. Il suo cuore batte talmente forte che rischia di fermarsi da un momento all’altro. La donna che ha davanti sta sfiorando la sua idea di perfezione. Un altro istante ancora e perderà il controllo, le strapperà di dosso i suoi vestiti logori e farà di lei e del suo potere un suo possesso.

“Quando ero in mano ai cacciatori di taglie mi sono detta che, se ne fossi uscita viva, non avrei avuto più paura di niente.” Esita come se quella fosse l’unica cosa davvero inconfessabile. “Invece ho paura…”

Certo che ne hai.

Che cosa è stato? È stato fugace e violento ma ora è passato. E c’è qualcos’altro, dentro di lui, che pulsa come non succedeva da anni. Qualcosa che assomiglia alla luce.

“Non voglio lasciarmi prendere.” Rey scuote la testa. È sull’orlo di un attacco isterico. “È la via sbagliata, eppure mi sono sentita così forte… è stato inebriante. E adesso sono terrorizzata.”

Non si è neppure reso conto di averla abbracciata. Non è minuscola e neppure fragile. È un fascio di nervi e forza. Eppure adora stringerla, pensare di poterla proteggere, e ogni volta è come se il tempo si fermasse.

“Hai vinto tu, Ben?” Sta tremando e si sente in trappola. “Sono diventata…”

“… come me? Non credo proprio.”

Ne verremo fuori. Hai ceduto una volta. Faremo in modo che non si ripeta. Si sente folle a pensare al Lato Oscuro come a una maledizione da cui salvarla. Una parte di sé vorrebbe vederla precipitare di nuovo.

“Non è quello che volevi?” gli chiede Rey.

Ha ragione. Una volta avrebbe fatto qualunque cosa per convertirla. Adesso brama ancora quella tenebra che si mostra ogni volta che lei si abbandona alla sua vera essenza. Ma sa cosa c’è dopo. Quando il delirio di onnipotenza si spegne e restano macerie, dolore e sangue che sprizza dall’anima. Se possibile, vorrebbe che a lei venisse risparmiato.

Devi brillare anche per me, Rey…

“È per questo che mi stai evitando?” le chiede. “Hai paura anche di me? Di nuovo?”

Lei solleva la testa, con il mento appoggiato sul suo petto. “Sei tu che stai evitando me. Credevo che non volessi parlare di… di quello che è successo “

Ti amo, Ben.”

È assurdo. Continua a ripeterselo. Eppure è la cosa più scontata che potesse succedere.

“Siamo nemici, Ben.” Lei lo dice come se l’avesse ricordato solo in quel momento.

“Ha importanza?” Non qui e non ora. Domani, forse.

“Dovrebbe, ma… non so come farmela passare.” È una confessione limpida e schietta. Rey non è il tipo di persona che gioca con le parole. E non sa fingere. Si accoccola sul suo petto come un animale che ha raggiunto la sua tana. Non è certo che lei rifiuterebbe se le chiedesse di infilarsi in quella cuccetta con lui e dimenticare frustrazioni e paure semplicemente lasciandosi andare e concedendosi qualche ora di sesso. Ma è un lusso che non può permettersi. Lei gli toglie la ragione. Deve uscire di lì. Deve andarsene. Non può stargli addosso e pretendere che non la desideri. Rey a volte si comporta come una bambina incosciente. Si sta offrendo a lui e neppure se ne rende conto.

“Ascolta” la allontana da sé gentilmente. Si concede un attimo per riprendere fiato. Solo qualche giorno di quiete, non chiede altro. Poi torneranno alla loro disastrosa esistenza, trascinata senza criterio dalla Forza. “Hai bisogno di respirare della vera aria. Di rilassarti e concentrarti su te stessa. Ci sto pensando da un po’. Se mi prometti di non fare pazzie, di restartene tranquilla e di non dimenticare mai che c’è una taglia sulla tua testa, allora potremo stare su Naboo, per un po’ di tempo finché non starai meglio.”

Ricordi felici. Quello è lo scopo. Prima che tutto vada in frantumi. Perché non c’è un altro finale possibile. E poi…

Preserva la tua luce, Rey. È preziosa più di quanto immagini.

Gli occhi di Rey si spalancano. Quel sorriso largo e infantile ricompare dopo giorni di latitanza. “Davvero? Verrai su Naboo con me?”

“Non so perché tu ci tenga tanto. Ma sì. Ti accompagnerò su quel piccolo e inutile pianeta.”

È un luogo che non ha mai amato. Ha smesso di trovarlo piacevole quando è stato abbastanza grande da capire di essere diverso dalla schiera di parenti che sua madre si era tanto affannata a rintracciare. Ma ora non conta. Conta il paesaggio fiabesco, contano le cascate e i prati in fiore e tutte le altre sciocchezze che possono farle dimenticare il tocco del buio, almeno per un po’.

“Perfetto” esclama Rey, gettandogli le braccia al collo.

Smettila…

Poi esce senza smettere di sorridere, lasciandolo solo con il proprio sollievo.

Averti vicina è letale. Tu sei letale.

 

 

Naboo, visto dall’alto, le è apparso come una gemma azzurra sospesa nel vuoto. Ora che può respirare l’aria profumata di resina, Rey non si sorprende del fatto che un luogo leggendario come Lindòrea sia stato immaginato lì.

Sa che su quel piccolo pianeta sono avvenute battaglie, è stato versato sangue e hanno avuto luogo intrighi politici. Quello è il pianeta su cui l’Imperatore è nato. Non è puro, innocente e perfetto come la sua apparenza potrebbe far credere.

Ma non ha voglia di pensare a un passato che non ha neppure vissuto. Vuole solo respirare intensamente quell’aria fresca e densa che si intrufola tra il fogliame.

Sono atterrati con il Falcon da tre giorni in una vallata a ovest della capitale, circondata dal fitto manto boschivo, che finora li ha nascosti a occhi indiscreti. Ben ha lasciato lo Star Destroyer ai bordi dell’iperspazio. Una mossa azzardata e rischiosa, ma lasciarlo orbitare intorno a un pianeta non ancora soggiogato dal Primo Ordine avrebbe potuto causare reazioni imprevedibili da parte della popolazione. Intrufolarsi col Falcon bypassando i sistemi di sicurezza, invece , è stato piuttosto semplice.

Rey sta occupando il tempo meditando e cercando di ritrovare un contatto più limpido con la Forza. Non c’è molto altro da fare, fra quegli alberi antichi. Ha provato ad andare a pesca con Han e Chewbacca ma ha scoperto di essere completamente negata. Quanto ai suoi allenamenti, sta tentando di tornare in carreggiata, ma la via da percorrere è ancora lunga.

Ha con sé i testi Jedi. Quella tranquillità la sta aiutando ad analizzarli in modo più fruttuoso, anche se C-3PO continua a lamentarsi perché sembrano arrivati a un punto morto.

Ma, per ora, ha la certezza che il suo umore stia migliorando. Anche se non ha ancora portato a termine il compito che l’ha portata su Naboo.

Pazienza. Devo avere pazienza.

Respira profondamente, seduta su un tronco, con le gambe incrociate e la schiena ben dritta. Ha trascurato la meditazione troppo a lungo. Al suo fianco, Han cerca di imitarla, ma Rey avverte la sua irrequietezza. È solo un ragazzino. Lui brama l’azione e la battaglia. Ma, se riesce a convincerlo a riflettere di più ed agire di meno, Rey è certa che potrà tenerlo sufficientemente lontano dall’attrazione che Kylo Ren e il Lato Oscuro esercitano su di lui.

Ma sarà dura. Percepisce Han agitare la mano e sorridere quando il suo maestro scende dal Falcon.

“Non perdere la concentrazione, Han” lo rimprovera.

La destabilizza vedere Ben sul vecchio mercantile. Se in lui viaggiare sul Falcon susciti qualche genere di emozione, di certo non gliene ha parlato. La cosa sembra lasciarlo indifferente e cerca di passare a bordo il minor tempo possibile.

“Sei noiosa. Lui è un maestro molto più in gamba” protesta il ragazzino.

“Oh, certo. E lui è l’eroe che ha liberato il tuo pianeta, giusto?”

“Ti sembra così strano?” le chiede Han.

Rey si concede una risata sarcastica, assicurandosi che Ben sia arrivato a portata d’orecchio. “Non dubito che la situazione nelle miniere di Garel fosse pessima, prima. Ma se il Primo Ordine vi ha risparmiati è perché aveva bisogno di manodopera. Non sono liberatori. Avete solo cambiato padrone. Se ti sembrano più gentili è solo perché vi reputano talmente poco importanti da non avere bisogno di usare il pugno di ferro. Ma vi useranno per bene e, quando non sarete più di alcuna utilità, vi elimineranno. Non è così, Maestro Ren?”

L’indifferenza con cui Ben si volta verso di loro le fa l’effetto di uno schiaffo. Le porge due bacche che ha appena raccolto e la guarda divertito. “Sì, solitamente è quella la prassi. Massacrare comunità inutili. Riesci a immaginare che sensazione possa dare?”

Quando sarai morto, la galassia sarà un posto migliore.

“Lo stai terrorizzando” protesta prendendo una bacca dalla sua mano.

“Io? Vai a farti un giretto, Han.”

Il ragazzino salta giù dal tronco. “Posso esercitarmi con la spada? Ho bisogno di sgranchirmi.”

Ben gli concede il permesso con un cenno della testa. Rey sospira rassegnata. L’indifferenza con cui Han reagisce la disturba. Forse è davvero una creatura destinata a restarsene lontana dalla luce.

“Quando ero piccolo ne andavo pazzo.”

Solo dopo un attimo Rey si rende conto che Ben sta parlando delle bacche. Sono estremamente dolci. I grugniti di Chewbacca tra le fronde sono una cornice alquanto bizzarra. Il wookiee si è arrampicato di nuovo fra i rami più alti, e Rey non riesce più a scorgerlo. Ma li ha chiaramente definiti “Bambocci”.

Ben le si siede accanto sciogliendo le bende che avvolgono il suo braccio sinistro. È un rituale quotidiano, forse quello che preferisce nelle loro giornate boschive.

Niente di tutto questo ha senso.

Le sue dita sono forti e calde mentre le fa scorrere sulla sua pelle in modo energico ma gentile, stimolando le sue terminazioni nervose.

“Va meglio, vero?” le chiede lui. A volte le fa male, ma Rey sopporta placidamente. Tutto, pur di riavere il suo braccio.

Va meglio. Eppure non va meglio. Mi sembra di avere le vertigini.

“Sì. Non sono ancora al massimo, ma presto potremo riprendere da dove avevamo interrotto.” È inutile pensare ad altro. Totalmente inutile. Inutile provarci. Non quando è a quella distanza e la fissa in quel modo, con quegli occhi infiniti e tristi.

No, grazie. Non mi interessa.”

Una risposta ripetuta un paio di volte, prima che fra i membri della Resistenza iniziasse a girare la voce che l’ultima Jedi, proprio in quanto ultima Jedi, si era data a una vita di castità e meditazione.

E adesso ha una voglia disperata di toccare il suo peggior nemico, di stargli addosso e di scoprire se davvero è così straordinario stare pelle contro pelle. Ma lui non si comporta come gli altri. Con lui è tutto complicato. Forse dovrebbe chiederglielo esplicitamente. “Senti, ci sono un paio di cose che vorrei sperimentare, con te. Sempre se la cosa non ti disturba troppo.” Ma non è certa che sia un buon approccio. Perché lei, di approcci, non ne sa assolutamente nulla.

E forse non ho capito niente. Forse non gli piaccio e ho frainteso tutto.

“Senti…” Rey tira via il braccio. “Può bastare.” Chewie e Han sono nei paraggi e non vuole rendersi ridicola ai loro occhi. E poi… Sono una traditrice? Li ho lasciati con uno scopo. E invece non è cambiato niente.

Deve focalizzarsi sul loro prossimo scontro. È l’unico modo che ha per rimettere a posto le cose.

Da quando l’ho raggiunto non ha più danneggiato nessuno, se non per difendersi. In fondo sono stata utile.

Cerca di assimilare quel pensiero. C’è uno spiraglio di speranza in quella situazione. Per tutti. Anche e soprattutto per lui.

Devi smettere di guardarmi.

Si chiede se quella sorta di incendio che ha dentro abbia un modo diverso per essere placato. Tutto quello che sa della passione tra esseri viventi lo ha appreso da ciò che i suoi occhi hanno colto fra i rottami di Jakku e negli anfratti dei rifugi della Resistenza, quando coppie stabili o occasionali riuscivano a ritagliarsi qualche istante di tregua per sfogare l'istinto, ignorando la discrezione.

Quello che sente potrebbe risolversi contro una parete, in fretta, tra vestiti appena scostati e ansiti animaleschi. E andrebbe benissimo. Se solo lui collaborasse almeno un po’.

Riesce finalmente a distogliere lo sguardo. Non vuole che Ben colga quei pensieri. L’imbarazzo potrebbe ucciderla. Deve solo continuare ad esercitare il controllo.

E devo farlo soprattutto per ripulirmi la mente dai deliri di onnipotenza. Il resto è solo un fastidioso corollario.

“Se per te va bene, potremmo affrontarci domani mattina” propone, anche se non si sente affatto sicura.

“No. Non mi va bene. Non sei ancora guarita.”

E allora?

“Meglio per te, no?” In qualche modo, se la caverà. Sta agendo a fin di bene. La Forza sarà con lei.

“Se ti sconfiggo, la smetterai con le tue idee assurde?” Ben si alza e la guarda in tralice.

“Assurde?” gli chiede. Le sembra di sprofondare. Lui, davvero, non riesce a capire. “Perché ti ho chiesto di fare la cosa giusta? I miei compagni stanno combattendo contro quella orribile e spietata organizzazione composta da assassini e fanatici che sta schiacciando la galassia. Questo è un dato di fatto. Perché non riesci a capirlo? Si sono presi anche te, nel tuo momento peggiore. Perché non puoi fare un passo indietro?”

“Un passo indietro verso dove, Rey?” I pugni di Ben si stringono. È un pessimo segno. “Non mi è mai importato nulla del pensiero politico dietro il Primo Ordine. L’ho usato come cornice, ma è stato solo un mezzo. I tuoi compagni… Dovresti tornare da loro e combattere come l’eroina che credi di essere, invece di…” Respira profondamente e in un attimo sembra di nuovo calmo. “Giusto. Sbagliato. La tua padronanza degli aggettivi è talmente limitata…”

“Scusa. Non ho avuto precettori” sputa fuori Rey provando di nuovo l’impulso di picchiarlo. “Non ho studiato abbastanza. Tutto quello che so l’ho imparato da sola. Ma so distinguere cosa è giusto e cosa non lo è.”

“La Resistenza.” Ben sorride sarcasticamente. Possibile che provi ancora tanto rancore? “Il giocattolo di mia madre quando ha perso la faccia in senato e ha dovuto inventarsi un nuovo modo per rimanere in prima linea.”

“Ti rendi conto di quanto puoi essere crudele?” Finisce sempre per disprezzarlo, per un motivo o per l’altro. Non c’è via d’uscita.

“E tu ti rendi conto di quanto sei ingenua? Che cosa immagini che accadrà, Rey?” Lo sta stancando. Lo percepisce chiaramente. Non possono andare avanti così ancora a lungo. “Arriverai dai tuoi compagni dopo la resa del Primo Ordine trascinandomi in manette? Io non sono il tuo dannato trofeo.”

Quelle parole le fanno l’effetto di un pugno. Pensa davvero che lei potrebbe fare una cosa simile? Tu l’hai fatto. Mi hai portata da Snoke in manette. Ma io non sono come te. E non voglio diventarlo. Devo impedirmi di diventarlo. Si sente di nuovo bloccata. Tra loro è calata di nuovo quell’invisibile barriera.

“Io non voglio tornare da loro. È questo che non capisci. Mi mancano. Ma non voglio tornare da loro.” Si è umiliata abbastanza. Ha voglia di nascondersi. Ma ormai è in ballo e non può più tirarsi indietro. “Non posso neppure pensare di lasciarti da solo.”

“Una volta l’hai fatto senza rimpianti…”

“Senza rimpianti?” Da quando la sua voce è così stridula? Si sforza di controllarsi. Non vuole comportarsi come una bambina isterica. “Tu non hai neppure idea di cosa ho passato. Ma ti sei mai reso conto di come mi sono sentita quando mi hai buttata via per ottenere il tuo impero?”

“Io ti ho offerto tutto. Tutto quanto. Non l’avrei fatto per nessun altro. Ma non era giusto, per te.” Non ha alzato la voce. Continua a sembrare esausto. Qualunque altra parola potranno dirsi, non porterà a nulla. “E continuo a offrirti ogni cosa, anche ora. Possedere il cuore della Forza vuol dire poter scegliere. Definitivamente. Non essere più controllato. Non avere più padroni. E sapere. Sapere finalmente se la mia esistenza ha uno scopo, capirne il senso, capire… perché è toccato a me.”

“Conoscere, capire…” Sarebbe bellissimo, se solo fosse vero. Ma c’è dell’altro. “Distruggere e uccidere. Cancellare, rinnegare. I tuoi pensieri sono contorti! Ti rendono puerile ed egoista. Sei un egoista. Solo questo.”

“Perché con te finisce sempre in una guerra, maledizione?” sibila Ben tra i denti.

Una montagna di pelo e zanne piomba tra di loro. Chewbacca si è lasciato cadere dall’alto dei rami e adesso le fa da scudo. Sta ringhiando verso Ben, deciso a proteggerla.

“Va…” Rey scopre di avere la gola secca. “Va tutto bene, Chewie. Stavamo solo discutendo.”

“Mettila così, Rey.” Ben non è arretrato di un passo. La presenza del wookiee infuriato non lo ha turbato minimamente. “Non alzerò un dito per la Resistenza. Mai. Anche se decidessi di lasciar perdere tutto e di ritirarmi a fare il bibliotecario su Chandrila, non farò mai nulla per loro.”

“Abbiamo un patto…” Deve ricordarglielo. Deve ribadirgli cosa c’è in ballo se lei riuscirà a sconfiggerlo. Si siede di nuovo. È una situazione orribile. È innamorata di.. un pazzo? È davvero innamorata di lui?

Sì, lo sono. Ma lui non è pazzo. È solo un uomo che non riesce davvero a guarire se stesso. Ogni volta che sembra che Ben Solo sia finalmente tornato in sé lui dimostra ancora di essere Kylo Ren.

Lui resta zitto. Poi la guarda di nuovo. Sta per dire qualcosa ma poi tace. E per lei è un sollievo.

“Sono stanca di starmene qui. Non è quello che immaginavo quando hai detto che saremmo venuti su Naboo.” Porterà a termine almeno quel compito. È ancora presto. Può raggiungere la capitale prima di mezzogiorno. “C’è una cosa che devo fare a Theed. Ho una promessa da mantenere.”

“Non puoi andare in città. C’è una taglia sulla nostra testa” le ricorda lui.

“Non ho intenzione di nascondermi come un topolino spaventato.” E poi non ha forse sempre immaginato Naboo come un luogo da sogno? Nei sogni non c’è posto per i cacciatori di taglie.

“Credevo che fossi interessata a questo posto solo perché hai frugato nel mio scrigno dei segreti.” Lui sembra essersi calmato. Forse avranno un po’ di tregua.

“Egocentrico. Ho promesso al generale Organa di portare una ciocca dei suoi capelli sulla tomba di sua madre, alla fine della guerra” gli spiega, tentando di cogliere il minimo cambiamento nella sua espressione.

Aveva promesso a Leia di andarci con Ben. Era certa di riuscire a salvarlo. L’ologramna che ha trovato le ha fatto credere che fosse una buona idea farlo subito.

“Vuoi arrivare a Theed a piedi? Sei sicura di non perderti?” le chiede lui restando impassibile.

“Me la caverò. Il problema è che …” Rey esita. È una tale sciocchezza... “Non ho idea di come trovare la tomba della madre del generale Organa. Non ho idea di chi fosse.”

Ben ride e ascoltarlo è una sensazione bellissima. “Sei incredibile.”

“Non era un complimento, vero?”

“Ti accompagno io.” Lo dice senza esitazione e Rey si sente sollevata.

Lei lo portava qui da bambino. Deve avere ancora dei parenti da queste parti.

Deve salire sul Falcon. Deve prendere la ciocca di capelli di Leia… “Ben. ” Si ferma a metà della passerella. “Lei ha lasciato un messaggio per te. Vuoi…”

“No.”

“Io credo che…”

“Non insistere, Rey.”

Lei annuisce. Non finirà così. Stanno andando a Theed. Insieme. Ha di nuovo vinto lei e lui non se ne rende neppure conto. Si avvia di nuovo tentando di ricordare dove ha messo la sua borsa.

“Avresti odiato Ben Solo, Rey.” La sua voce la blocca prima che entri nel Falcon. “Ti saresti annoiata a morte con lui. Ti sei costruita un’immagine mentale di lui che non è reale.”

“Non credo proprio” gli risponde. “Sei tu che ti sforzi di odiare quello che sei davvero.”

“Quello che pensi che sia non ti piacerebbe…”

Lei si volta e gli sorride. “Dimostramelo.” Poi lo lascia da solo coi i suoi pensieri confusi e con un wookiee di cattivo umore.

 

Gli occhi di Rey vedono solo lo splendore delle costruzioni antiche dalle linee morbide e vivaci, si posano sui canali, le fontane e i corsi d’acqua che sfociano tutti nelle grandi cascate che precipitano a valle. Rey non vede altro che la gloriosa e magnifica Theed e i suoi tesori architettonici e naturali.

Il suo viso incantato è un regalo che Kylo Ren concede a se stesso. Ma lui non subisce il fascino della capitale di Naboo. Conosce troppo bene quel luogo per non notare i dettagli, le tracce della rovina lasciata dietro di sé dall’Operazione Cenere. Il pianeta ha rischiato il definivo annientamento e ancora restano le tracce dello scampato pericolo negli edifici ricostruiti il cui materiale differisce da quello dei palazzi antichi.

È incredibile quante volte l’impero abbia fallito.

Osserva il volto di Rey sotto il cappuccio del mantello; gli occhi sgranati e il sorriso estatico lo fanno quasi pentire di averla accompagnata. È difficile smettere di fissarla quando è in quello stato. Ma non può permettersi di lasciarla sola. Una come lei, a Theed, non passa facilmente inosservata, e non vuole che si cacci in qualche guaio. È ricercata. E anche lui. Non crede che i cacciatori di taglie arriveranno fin là, ma è meglio non correre rischi inutili.

Non finché ogni traccia della mia l'identità sarà sparita da ogni archivio esistente.

Snoke ha voluto estirpare qualunque riferimento esistente a Ben Solo quando lo ha preso al suo fianco. Ma Hux sa, e non deve aver avuto problemi a fornire la sua immagine olografica ai suoi sicari. I suoi droidi ci metteranno ancora qualche giorno a ripulire ogni sistema e ogni archivio da quelle informazioni. Ma, per il momento, deve restare vigile.

Quanto a Rey…

Che stia un po’ sulle spine. Provvederò a far sparire la sua taglia quando lei la smetterà di parlarmi della Resistenza.

“Mi dispiace per prima…” le dice. Detesta litigare con lei, eppure sembra che entrambi non possano farne a meno. Neppure in quel luogo scelto per fare da cornice ad un momento di pace.

Lei si aggrappa al suo braccio. Ogni volta riscopre quanto gli piaccia averla vicino. Ogni volta deve ripetersi che, in un modo o nell’altro, lei scomparirà dalla sua vita. “Non importa” risponde.

Lui sa che non è così. Le importa eccome. Lei spera. Lei ci crede. Illusa. Ben Solo… Perché lo rimpiangi? Non sei più una bambina. E io non sono più quella persona che si illudeva di poterti proteggere. Porge una moneta a un fioraio ambulante e offre a Rey un fiore di Milla, rosso e profumatissimo.

“Dovresti smetterla, Ben.” Rey annusa il fiore con espressione estasiata, poi se lo posiziona fra i capelli intrecciati, dopo essersi tirata giù il cappuccio del mantello. “Perché riesci ad essere così dolce e il momento dopo ti trasformi in una carogna? Mi fai diventare matta.” Rey continua a fissarlo negli occhi, come se non volesse lasciargli via d’uscita. “Ormai credevo di sapere tutto di te. E invece ci sono nodi che non riesco a sciogliere. Tu mi completi e mi terrorizzi. È stato così fin dall’inizio. E devo capire perché.”

È bello avere la conferma che abbiamo in comune solo le cose peggiori.

Kylo Ren ripensa all’aura mistica che si muove sempre con lei e che ha percepito fin dal loro incontro su Takodana, alle sensazioni condivise, a quel magnetismo emanato dalla sconosciuta che aveva solo intravisto in sogno. Sa che per lei è lo stesso. E deve avere un significato.

“Snoke ha mentito, vero? Non è mai stato lui a legarci” afferma Rey come se gli avesse di nuovo letto nella mente. Lui sa che non è così. I loro pensieri si muovono in direzioni opposte ma, quando finiscono per incontrarsi, si fondono in una sola essenza.

Lui annuisce. “Credo che lui sia stato solo…”

“… uno strumento?” chiede Rey.

“Un interruttore” la corregge. Snoke ha attivato qualcosa di latente. Forse lui conosceva il significato del loro legame. Ma non lo avrebbe mai rivelato.

“E gli è stato fatale” afferma Rey con un sorriso che non nasconde una traccia di crudele soddisfazione.

Kylo Ren è sollevato dal fatto che siano arrivati a destinazione. Vedere delle ombre in Rey lo inquieta e riaccende in lui la malsana smania di accentuarle. Non può seguire il proprio istinto. Deve proteggerla dal buio.

E qui è tutto così luminoso…

Il mausoleo della regina Amidala sembra quasi un tempio votato al trionfo della primavera. L’ampio colonnato bianco svetta verso il soffitto dipinto di azzurro e conduce fino alla sala commemorativa dove la memoria della sovrana e senatrice è custodita. Aristocratici in abiti preziosi e persone comuni si confondono nel viavai mentre depongono fiori e omaggi ai piedi delle figure olografiche, delle vetrate variopinte e dei dipinti che immortalano in eterno la bellezza di Padme Naberrie Amidala.

Rey osserva ogni cosa con il viso teso, come se qualcosa l’avesse sconvolta.

“Questo è il mausoleo che stavi cercando. Come puoi vedere, mia nonna è ancora molto amata dalla sua gente. Contrariamente alle tradizioni di Naboo, lei non è stata cremata, né tumulata nel sacrario con gli altri sovrani.”

“Ma, lei…” Rey intreccia le dita alle sue. Nonostante i guanti, Kylo Ren riesce a sentire che la sua mano è gelida. “Lei è la donna che ho sognato.”

Kylo Ren non indaga oltre. Sembra che i suoi parenti amino affollarsi nei sogni e nelle visioni di Rey. Perfino quelli come Padme Amidala, che non erano sensibili alla Forza.

O forse lei lo era, e io non lo so. Forse è un altro tassello mancante. E non importa. Li ho ripudiati. È stata una scelta consapevole. E adesso…

Non può soffermarsi sul fatto che non è mai stato così immerso nei ricordi e nella consapevolezza della propria stirpe come da quando Rey è venuta a cercarlo. Se prima c’era solo rancore e il disperato bisogno di tagliare ogni ponte rimasto in piedi, adesso è subentrata una sensazione diversa, simile alla nostalgia.

La mente inganna. I ricordi ingannano. Se fossero qui, continuerebbero a ferirmi.

Rey toglie dalla borsa una ciocca di lunghissimi capelli grigi intrecciati. Di Leia Organa non resta altro. Kylo Ren distoglie gli occhi. Non ha potuto impedire a se stesso di sentirsi straziato quando ha percepito la morte di sua madre. Ma non è mai stata tangibile come in quel momento. Rey si china per deporre quell’omaggio accanto ai fiori ai piedi di una colonna con la stessa espressione piena di rispetto che aveva sulla tomba di Shmi Skywalker .

“Aspetta.” Kylo Ren la ferma. Così non va affatto bene.

Certo che non va bene.” La voce di Luke si insinua nella sua testa dopo giorni di pace. “Vuoi annientare il passato. E conservi la maschera di tuo nonno come una reliquia. Custodisci le ceneri dei nemici che hai ucciso come un talismano. E adesso… cosa stai per fare adesso? Ben della stirpe dei Naberrie… Come me e come tua madre…”

Sparisci…”

Prende per mano Rey e la conduce in fondo al colonnato, dove un enorme portale ricoperto di chromium lucente custodisce le spoglie di Padme Amidala.

“Era sua figlia. E ti ha chiesto di omaggiare la sua tomba. Andiamo fino in fondo.”

L’ennesima pazzia. L’ennesimo passo indietro. Ma non importa. Si è detto e ripetuto che qualunque cosa avverrà durante quel viaggio, rappresenterà solo una parentesi senza conseguenze. Se Rey vuole Ben Solo, allora la sua presenza, il suo ritorno dal regno dei morti, sarà l’ultimo regalo che potrà concederle. Poi seppellirà entrambi.

Non è solo il chromium a proteggere quel luogo da intrusioni. Kylo Ren si sfila il guanto destro e passa la mano sul lettore della serratura a scansione. La porta si apre senza un suono, come se fosse leggera come una piuma.

“Solo i suoi familiari possono avere accesso alla camera interna” spiega a Rey. “Restami vicina.”

All’improvviso lei sembra aver dimenticato tutto per concentrare la propria attenzione solo sulla serratura. “Fantastico. Ha letto il tuo codice genetico. Non avevo mai visto una cosa simile.”

“Eppure è un sistema di sicurezza diffuso. Vieni.” La incoraggia ad entrare. Non possono restare in quella tomba per tutta la mattina. Il profumo dei fiori e delle essenze che bruciano rischiarando la tomba di una luce bluastra cominciano a fargli venire la nausea.

Paradossalmente, la camera interna è più luminosa dell’intero edificio. Una vetrata colorata amplifica la luce del sole rovesciandosi sul sarcofago al centro della stanza, custodito da due colonne sottili sormontate da fiori di Milla scarlatti. Quel luogo viene visitato spesso. È curato e non c’è traccia di polvere.

Rey si avvicina cautamente, come se temesse di disturbare, poi bacia la ciocca di capelli grigi e la depone delicatamente sul sarcofago.

Il mio angolo felice. Non contano più il profumo eccessivo e i fumi dolciastri e nauseanti. Sarebbe bello potersi fermare lì, sotto quella vetrata dalla quale l’immagine stilizzata di sua nonna li osserva. Ma quello è un frammento rubato alla vita. Non ce ne saranno altri. Il suo sguardo scivola su Rey, osservando e archiviando ogni dettaglio della sua figura, dai capelli legati, al viso da bambina, fino alle scarpe rovinate e pesanti.

Perché dovrei volere qualcosa che non sia lei?

Eppure non può fermarsi. Non più. Non c’è via d’uscita, a meno che non ne crei una.

La porta si apre di nuovo. La mano di Kylo Ren scivola istintivamente alla spada fissata alla cintura, ma si tratta solo di una dama vestita di giallo accompagnata da due ancelle con le braccia cariche di fiori.

“E voi come siete entrati?” chiede la donna. Rughe profonde le solcano il viso incorniciato da ciocche bionde striate di bianco ed intrecciate in modo complesso sotto l’imponente copricapo. Poi i suoi occhi si illuminano. “Ben… Tu sei Ben, vero? Ben Organa.”

“Solo” la corregge Rey. Kylo Ren vorrebbe farle notare che non è proprio il momento per specificare certi dettagli.

Vorrebbe sapere come ha fatto a riconoscerlo. Non si incontrano da quando lui era solo un bambino.

“Come stai, Pooja?” chiede accennando un inchino.

La senatrice Pooja Naberrie. La cugina di primo grado di sua madre. La prima ad accogliere Leia Organa nella famiglia Naberrie. Vederla è come ricevere una pugnalata al petto.

“Quanto sei cresciuto… Fatti guardare.” La donna emette dei versi squillanti pieni di entusiasmo mentre parla, come se fosse estremamente felice.

Succede, dopo quasi vent’anni, vorrebbe risponderle Kylo Ren. Quello è uno dei motivi per cui avrebbe preferito evitare Naboo per il resto dei suoi giorni. Non ha bisogno della cortesia stucchevole dei suoi parenti. E non ha nessuna voglia di fingere che la cosa gli piaccia.

Le ancelle, silenziose e aggraziate, sistemano i fiori intorno al sarcofago, ignorando ciò che accade nella stanza. Quel posto è diventato improvvisamente troppo affollato.

“Questa è una sorpresa.” Pooja sembra non riuscire a fare a meno di fissare la sua faccia. A occhi tanto delicati, la cicatrice che gli deturpa il viso deve apparire mostruosa. “Avremmo voluto raggiungerti quando abbiamo saputo della tua povera mamma. Ma eri irrintracciabile.”

Kylo Ren si chiede come abbia saputo di Leia. La risposta, in realtà, è molto semplice. Quella dama così elegante e compita è in contatto con la Resistenza. La cosa non lo sorprende.

Vedrò di tenerlo a mente, quando verrà il momento di tirare le somme.

“Mia madre sarà così felice di vederti…” continua la donna senza lasciargli neppure un istante per ribattere.

L’idea di incontrare zia Sola gli fa venire i brividi. Pensava fosse morta da un pezzo. Invece la sorella maggiore di Padme Amidala è ancora a capo della famiglia, a quanto sembra.

“Veramente… non possiamo fermarci a lungo. Portale i miei saluti.” Devono andarsene, e in fretta. Non che lo preoccupi l’idea che qualcuno possa porgli domande spinose. Ma, da bambino, Sola Naberrie lo metteva tremendamente in soggezione e non ha alcuna voglia di incontrarla.

“Non se ne parla” protesta Pooja. “Tu e la tua amica siete ufficialmente invitati a pranzo. Non accetto rifiuti. Ci stiamo preparando al suo compleanno. Vi vorrà come ospiti finché i festeggiamenti non saranno finiti.”

Avrei dovuto portare la Finalizer e bombardare il pianeta…

È il sorriso incoraggiante di Rey a spezzare le sue resistenze. “Dai, sarà bello. Ti prego, Ben.”

Ti prego, Ben.” Sta diventando troppo furba. E lui finisce sempre per cascarci. I suoi occhi brillano e non riescono a staccarsi da Pooja. Deve apparirle come una creatura incantata.

“Ha ragione lei.” Pooja le sorride incoraggiante. “Sarà bello. Il tuo nome, cara?”

“Rey.”

La donna resta in attesa, poi capisce che a quella sillaba non seguirà alcun cognome importante e si rivolge di nuovo a lui.

“Non puoi evitarlo, Ben. Domani compirà ottantacinque anni. Come tutti gli anni, dirà che sarà il suo ultimo compleanno…” Pooja si guarda intorno, poi rivolge un cenno alle due ancelle. “Non parliamone qui.” Si accosta al sarcofago e accarezza la pietra, poi solleva lo sguardo verso la vetrata.

Quando si volta, il suo viso è serio. Padme era pur sempre sua zia. Ben si chiede se la ricordi bene. Era solo una bambina quando è morta.

“Usciamo, ragazzi, per favore.” La donna si avvia verso la porta seguita dalle sue accompagnatrici. Kylo Ren stringe di nuovo la mano di Rey. Non lo aveva previsto, ma avrà bisogno del suo supporto.

“Non era il caso di parlare di feste in sua presenza” prosegue Pooja dopo averli condotti in un locale dall’altro lato della strada e averli spronati ad accomodarsi a uno dei tavoli protetti da un gazebo fra i quali si muovono droidi indaffarati. “Ma, come ti stavo spiegando, domani mia madre festeggerà il suo compleanno alla tenuta sul lago. Quali che siano i tuoi impegni, sarebbe bello se ci fossi, Ben. La faresti felice. Inoltre …” La donna esita un istante, mentre un droide arriva con tre bicchieri colmi di un liquido fresco e verde. “Sarebbe una buona cosa per la memoria di tua madre.”

Rey sembra distratta. Sta seguendo con lo sguardo le due ancelle che si allontanano lungo il viale. Meglio così . Non vuole che venga stordita da quelle chiacchiere inutili.

“Abbiamo lottato perché la sua reputazione non venisse infangata, quando tutto è andato in pezzi” continua Pooja. “E nessuno può permettersi di pronunciare il suo nome con disprezzo. Le colpe di Vader non erano le sue.” Kylo Ren si rende conto che vorrebbe dire altro. Sospira, poi trova il coraggio di farlo. “Presentarti pubblicamente sarebbe un atto di fierezza.”

Il nome di Vader sembra aver ridestato l’attenzione di Rey, anche se continua a stare zitta. È chiaramente intimorita dalla presenza di Pooja. Probabilmente pensa che le cose stiano prendendo una piega inaspettata.

Hai visto, Rey? Puoi fingere che non sia così, ma Kylo Ren e la stirpe di Vader riemergono sempre, trasformando i tuoi sogni in incubi.

Rey sorseggia la sua bibita, poi lo guarda, come per dirgli che le frasi che ha appena ascoltato non hanno la minima importanza.

Hai ragione…

Dopo tutto, quello è un momento isolato dal resto. E domani si dissolverà, lasciandogli solo momenti piacevoli imprigionati nella memoria.

“Verremo più tardi, se per te non è un problema.” Ben Solo sapeva essere molto educato e cordiale, se proprio sua madre lo riteneva necessario. Preferiva gli hangar e i ponti di lancio, il linguaggio dei meccanici e dei piloti, ma ricordava benissimo di essere l’erede di Bail Organa e che lui doveva essere il suo modello nelle occasioni appropriate. Quello era il momento di togliere un po’ di muffa alla sua identità precedente. “Abbiamo questioni da sbrigare in giornata.”

“E quelle questioni hanno a che fare con le spade che portate alla cintura?” Pooja ammicca con un sorriso scaltro. Probabilmente crede di aver capito ogni cosa. “Jedi. Da bambina ero innamorata persa del bell’Anakin. Quello è il ricordo che voglio avere di lui.” La dama in giallo rivolge un’occhiata a Rey. “Sei molto silenziosa, cara.”

Lasciala in pace.

“Chiedo scusa.” Rey abbassa gli occhi. Non dovrebbe. Non dovrebbe farlo mai.

“E per cosa? Sei molto graziosa, sai? E sei una Jedi…” Pooja ridacchia in modo lezioso. Sta fingendo. C’è qualcosa di posticcio nel suo comportamento. Siamo sotto esame. “Affascinante. Dovrete raccontarci molte cose. Naboo è un posto fin troppo tranquillo. Perfino il Primo Ordine tende ad ignorarci.”

Illusa.

Naboo non ha alcuna importanza strategica. Eppure era uno dei bersagli possibili per la Starkiller. Hosnian Prime è risultato più conveniente, ma Snoke mormorava che il pianeta d’origine dell’Imperatore sarebbe stato il fiore all’occhiello del Primo Ordine, una volta sterminata la Resistenza e cancellata ogni traccia del Senato. E diceva anche qualcos’altro.

Appenderemo il cadavere di Leia Organa alle mura del palazzo reale…”

Ogni sua parola era uno strumento per metterlo alla prova, per sondare le sue reazioni, per vederlo vacillare.

E io gliel’ho permesso.

“Dobbiamo andare, ora…” Ben Solo si alza. Kylo Ren deve restare in quell’angolo della sua mente in cui l’ha confinato, almeno per un po’.

“Oh, certamente, caro.” Pooja non sembra offesa per quel congedo così brusco. “Non voglio trattenervi. Riuscirai a ritrovare la via di casa, vero? Serviamo il tè alla sei in punto.”

“Non ti preoccupare. Ricordo benissimo dov’è .” Ben bacia la mano che la donna gli porge mentre Rey accenna un inchino.

Chissà dove ha imparato...

“Grazie di tutto, signora.” Così garbata e composta non sembra neppure lei. Ben è certo che si sentirà sollevata quando saranno di nuovo soli.

“È stato un piacere conoscerti, cara” le dice Pooja. “Vi aspetto più tardi.”

Può bastare.

Ben trascina Rey lungo il viale, obbligandola a tenere il suo passo.

“Posso respirare, adesso?” gli chiede.

“Ti ha messa in soggezione, vero? E aspetta di conoscere sua madre.” Forse non avrebbe dovuto dirglielo, ma l’idea di Sola terrorizza anche lui. Il bambino che era si sta risvegliando prepotentemente.

“Non ho ben capito qual è il vostro grado di parentela” chiede Rey.

“È la cugina di mia madre. Sua madre è la sorella maggiore di mia nonna.” Ben trattiene a stento un sospiro. “È complicato ma non scamperai a un’attenta analisi dell’albero genealogico, stai tranquilla.”

Rey esita un istante, poi lo costringe a fermarsi. “E il vero motivo per cui non volevi venire su Naboo erano i tuoi parenti?” Lo dice sorridendo, ma i suoi occhi sono cupi.

“In parte.” Non può mentirle. Ha paura dei ricordi, dei legami, e di tutto quello che ha tentato di lasciarsi alle spalle.

“Temi che scoprano chi sei stato in questi anni.” Lo sguardo di Rey lo inchioda. Eppure non può avere ragione. Kylo Ren non è la somma delle sue colpe né qualcosa di cui vergognarsi. Kylo Ren è l’uomo che era destinato a diventare fin dalla sua nascita.

“Temo la conversazione di zia Sola” decide di mentirle. “Quanto al resto, con una taglia sulla testa, è più che probabile che, prima o poi, qualcuno si chieda perché Kylo Ren e il figlio del generale Organa abbiano la stessa faccia.” Ha analizzato la questione a fondo. È molto più probabile che Hux abbia pagato dei sicari, mandandoli sulle sue tracce con ordini specifici, piuttosto che farlo inserire nell’elenco dei ricercati. Rendere pubblico un conflitto interno al Primo Ordine non porterebbe a nulla di buono.

“A questo si può rimediare violando gli archivi del Primo Ordine. Ma non voglio guastarmi la giornata pensandoci adesso ” asserisce Rey. Ben la fissa perplesso. È esattamente ciò che stanno facendo i suoi droidi sulla Finalizer. Forse lei ha intuito le sue mosse. Ma non sembra importarle.

Certo. Le priorità sono altre, vero Rey?

La sua situazione è diversa. La sua taglia è appannaggio di chiunque porti la sua testa ai capi del Primo Ordine. Lei, ufficialmente, è l’assassina di Snoke. E lui, ora, si sente in colpa per avere deciso di non ripulire anche i suoi file. Deve essere qualcosa nell’aria di Theed…

“Mi sarebbe piaciuto avere una famiglia come la tua. Io…” insiste lei. Il suo punto debole non cambierà mai.

Sei sempre stata sola. Abbandonata a te stessa.

Agisce d’istinto mente si ferma e la abbraccia. Lei resta rigida per un istante, poi accetta il suo gesto. La solitudine ha molte forme. Vorrebbe dirle che un giorno avrà una famiglia tutta sua. Lontano da tutto. Quando la guerra sarà finita e lei sarà una dei tanti sopravvissuti a cercare un angolo di pace. Troverai qualcuno degno di te, Rey. Qualcuno che non abbia ombre nell’anima. E ti dimenticherai di tutto questo. E allora, forse capirai perché le tracce di questo orribile passato che ci pesa addosso da secoli devono scomparire. Sarai felice, Rey.

Invece resta in silenzio. Dirlo ad alta voce equivarrebbe ad iniziare a perderla. Sono in una bolla d’aria. Non importa se è una menzogna. Non vuole lasciar filtrare la realtà in quell’angolo incantato.

“Perché ho l’impressione che questo sia solo un lungo addio?” La voce di Rey sa essere estremamente ferma e adulta, quando i suoi pensieri si fanno inquieti. “Che cosa vuoi fare, Ben?”

“Sono felice che tu ti senta meglio.” Sta guarendo. L’oscurità è lontana. Non conta niente altro.

“Non vuoi rispondermi?”

No.

Duelli, battaglie. Fronti opposti. Per il momento non ha importanza. “Non pensarci. Adesso andiamo in un bel posto. E per un po’ faremo finta che sia tutto vero.”

Le sue labbra le sfiorano in collo. Il fremito che ottiene gli dice che per lei è qualcosa di nuovo. Ma Rey non si ritrae. Appoggia la testa sulla sua spalla come se volesse dormire, lì, su uno dei viali più antichi di Theed.

Come posso evitare di farti del male se sono quello che sono?

 

 

È una recita. Un inganno. Lui sta interpretando Ben Solo per lei, tentando di dimostrarle quanto fosse pateticamente sbagliato. Peccato che lei non riesca a cogliere alcuna differenza rispetto all’uomo che conosce e che amava nascondersi dietro una maschera nera. Lo lascerà fare. Forse sarà lui ad imparare un’importante lezione.

Tu sei Ben. Non hai mai smesso di esserlo.

L’edificio alla fine della strada è elegante e antico e si eleva su sette piani. La tecnologia di Naboo si amalgama perfettamente con le vecchie strutture, fondendosi in un’armonia funzionale ed estetica. Persa nell’ammirazione delle architetture Rey impiega un attimo di troppo a capire di che genere di luogo si tratti. Dalle porte scorrevoli entrano ed escono figure piene di pacchi mentre, dalle immense vetrate, dei magnifici abiti le riempiono gli occhi. Rey si blocca sentendo la gola secca e arida.

“Aspetta un attimo. Che intenzioni hai?” Il sospetto che ha iniziato a morderla sta diventando una certezza e la cosa non le piace affatto.

“Tirarti a lucido” risponde lui con la massima tranquillità. “Grazie a te, siamo invitati a prendere il tè dai Naberrie nonché alla festa di compleanno della matriarca di una delle casate più prestigiose di Naboo. E anch’io ho bisogno di vestiti adeguati.” Ben la fissa con un sorrisetto sarcastico. “Ti faccio presente che, se dipendesse da me, non saremmo qui. E non avevi deciso di non temere più nulla?”

Sì, lo aveva deciso. Ma la realtà è diversa. Ha paura di tutto. Del richiamo del Lato Oscuro. Di essere ormai diventata inutile per i suoi compagni. Dei sentimenti che prova per lui e che non riesce a domare. E anche di quelle stoffe preziose e variopinte. “Io non ho mai messo una gonna in vita mia. Non farmelo fare.”

“Non sei obbligata a fare nulla.” Lui mente. È palese. La sta incastrando per bene in una trappola micidiale. “Entri, dai un’occhiata e, se vedi qualcosa che ti piace, lo provi.”

“Perfetto. Non mi piace niente. Andiamo via” conclude Rey tentando di trascinarlo per un braccio. È stata una pessima idea. Ma la cugina di Leia era così bella e luminosa… Avrebbe voluto vedere Ben Solo in un contesto finalmente positivo, in cui Kylo Ren fosse costretto all’angolo. Non credeva che questo implicasse indossare vestiti.

Ben non si muove di un passo. “Vigliacca.”

“Non ti permettere…” La donna che esce dall’edificio, seguita da due droidi, è un enorme fiore verde e oro che avanza lentamente sotto il peso della torreggiante cupola ricamata che le fa da cappello. Il volto dipinto di bianco e violetto la fa assomigliare ad una bambola. “Non posso vestirmi così. Sarei ridicola ” sussurra Rey all’orecchio di Ben.

“Troveremo qualcosa di più sobrio” la rassicura lui spingendola oltre la porta a scorrimento.

L’edificio, all’interno, si rivela ancora più spaventoso. Sono letteralmente circondati da bellissime fanciulle in velluto rosso dalle elaborate trecce nere, che si occupano di clienti ricoperte di seta e gioielli e che, al loro ingresso, si voltano a guardarli con espressioni perplesse e preoccupate.

Credo che questo sia un buon momento per morire...

Una delle ragazze, una deliziosa bambolina che non le arriva neppure alla spalla, si avvicina a loro, premurandosi di restare alla giusta distanza, come se temesse di sporcarsi. “Posso aiutarvi in qualche modo? Vi siete persi, ragazzi?” Il tono è di chi vuole togliersi dai piedi un problema il più in fretta possibile. Sul suo viso emerge, a tratti, un’espressione di disgusto malcelato. Non c’è nulla che non vada in Ben, nonostante sia vestito di nero dalla testa ai piedi, come suo solito. Ma lei non si era mai resa conto, prima di quel momento, di apparire ad occhi esterni come una specie di mendicante.

“Direi di sì.” Ben sorride in modo estremamente garbato. Per la prima volta, le sembra di veder emergere davvero, dalle sue sovrastrutture emotive, il figlio perduto di Leia Organa. “Sono il principe Ben Solo Organa di Alderaan e lei è la mia assistente. Per uno sfortunato caso, siamo stati depredati dei nostri beni e abbiamo finito per approdare a Theed senza abiti adeguati alle circostanze. Saremo ospiti di mia cugina, Pooja Naberrie, per un paio di giorni. Sono certo che saprete renderci adeguatamente presentabili.”

Assistente?

È delizioso sentirlo mentire con disinvoltura; non sembra neppure lui. Ben Solo recitava davvero così tanto in circostanze simili? Comunque qualcosa di vero c’è. Lui è il principe della perduta Alderaan e nelle sue vene scorre il sangue dei Naberrie, che gli piaccia o meno.

Un principe senza problemi di denaro.

Rey osserva la ragazza prendere il disco crediti che Ben le porge e si chiede di nuovo se le sue finanze abbiano a che fare con la stirpe degli Organa o se, piuttosto, i suoi fondi non abbiano origine nel Primo Ordine. La Resistenza ha continuato a cercare finanziatori anche dopo la disfatta di Crait. Leia ha usato il suo intero patrimonio per rifornirli di armi. E suo figlio ora sta per comprarle dei vestiti. È un punto che, prima o poi, dovrà chiarire, in un modo o nell’altro.

La ragazza si allontana, poi, dopo un paio di minuti, torna sfoggiando un sorriso entusiasta sulle labbra dipinte di rosso. “Principe Organa. Seguitemi pure.”

Rey si chiede come sia riuscita a indagare così in fretta. Probabilmente avrà contattato Pooja Naberrie per dirle che un tizio alto e lugubre in compagnia di una stracciona si stava spacciando per suo cugino. Non che abbia importanza. Non quando intorno a lei ci sono solo abiti meravigliosi indossati da droidi sottili e flessuosi come steli. Quella è una delle esperienze più surreali della sua vita e non smetterà di pentirsi di aver lasciato la Finalizer finché non saranno fuori di lì.

Rey non ha mai visto nulla di simile. Non credeva che potessero esistere stoffe tanto leggere e morbide dai colori tanto brillanti.

La ragazza che li ha accompagnati viene raggiunta da quelle che sembrano le sue gemelle o almeno due cloni molto ben riusciti. Ben confabula con loro. Le sembra di cogliere un paio di frasi inquietanti. Ha chiesto davvero di ripulirla da capo a piedi? Ti farò pagare anche questa, Kylo Ren.

La commessa le si avvicina mantenendo il suo sorriso incoraggiante. “Stai tranquilla, cara. Ti renderemo bellissima.”

Io non sono tranquilla. Sono furiosa. E… incantata, maledizione.

Le sue mani non riescono a smettere di toccare l’impalpabile stoffa rosa dell’abito che ha davanti agli occhi.

“Ti piace?” le chiede Ben.

“Non posso metterlo. ” Solleva gli occhi verso di lui, cercando comprensione. Poi gli si accosta e sussurra “Ho le braccia piene di cicatrici.” Sarebbe uno spettacolo orrendo. È inutile illudersi. Lei è una mercante di rottami di Jakku. Ha richiesto espressamente di poter trascorrere del tempo con il figlio della Principessa Leia Organa. Voleva dimostrare qualcosa a lui. Invece sta imparando fin troppo su se stessa.

“Non preoccuparti” le risponde Ben. Forse ha scrutato nella sua mente o forse non ne ha più bisogno.

Le ragazze si agitano intorno a lei come farfalle. Parlano di trucco, capelli, trattamenti. Le sta venendo la nausea. Ho commesso un errore. Non è una favola. È solo un’enorme mascherata senz’anima. Si aggrappa alla mano di Ben, chiedendo silenziosamente aiuto.

La commessa fa tirare giù dai manichini abiti da giorno e da sera.

“Rey, devi solo rilassarti e fingere che sia un gioco.” Lui esita un istante, come se fosse indeciso se parlare o meno. “Tu non ti rendi conto di essere bella, vero?”

No. O, almeno, non ci ha mai pensato. Non ha importanza. La cosa più vicina a un complimento sul suo aspetto gliel’ha detta Unkar Plutt asserendo che sarebbe stato uno spreco lasciare nel deserto una con la sua faccia, prima di spedirla al bordello. Dopo lo sfortunato tentativo, con omicidio per legittima difesa annesso, neppure Unkar ha più fatto commenti sul suo viso.

E ora Ben mi chiede di rilassarmi. E dice che sono bella.

“Non penserai di abbandonarmi.”

“Loro sapranno consigliarti meglio di me.” Quel sorriso stupido… Vorrebbe strapparglielo via dalla faccia.

Non è quello che intendevo.

La sensazione che qualcosa di definitivo stia per accadere tra di loro si fa più intensa. Ha l’impressione che presto calerà il sipario su quella recita.

Goditi ogni istante con lui, perché presto dovrai dirgli addio. Nel peggiore dei modi.

Non sa come, non sa perché, ma sa che Lindòrea è vicina. E d’improvviso comprende. Salvare la Forza. Salvare tutti loro. Avvolgere il mondo nella luce. Annientando per sempre l’oscurità.

È rimasto poco tempo, Ben. E tu non vuoi tornare dal luogo in cui ti sei smarrito. Ma hai ancora una scelta? Rosa…

Quella stoffa meravigliosa… Chiude gli occhi e si chiede come sia assomigliare a lei, alla splendida regina Amidala. Si chiede come si sentisse lei quando quel tessuto magico ricopriva la sua pelle.

“Ci vediamo fra un po’” si congeda Ben. “Non pensarci, Rey. Va tutto bene. Almeno finché siamo qui.”

Almeno finché siamo qui…

Lei annuisce. Vuole aggrapparsi a quei momenti. Fingere che dureranno per sempre. Allora lo lascia andare e concede a quelle estranee di occuparsi di lei. Si lascia avvolgere da stoffe e profumi. Si lascia truccare e acconciare i capelli. Sorride alle loro chiacchiere. Annuisce quando le spiegano che basterà collegare l’holodisco che le forniranno a qualunque droide da camera perché riesca a replicare ciò che stanno studiando per lei. Conferma quando le dicono quanto sia fortunata a poter partecipare alla festa per il compleanno di Sola Naberrie. La rassicurano dicendole che tutti i suoi acquisti verranno consegnati alla residenza cittadina. La accarezzano, ricoprendo la sua pelle di unguenti, facendola accogliere da vapori speziati, lasciando che lei venga cullata in una dimensione stordente.

Quando lascia l’edificio, le ombre si sono fatte lunghe.

Lui la attende all’ingresso. Non dice nulla ma Rey sente il suo cuore battere. Forse si aspettava qualcosa di diverso, ma per Rey è stato un sollievo scoprire che le donne di Naboo non disdegnano i pantaloni e non tutte vanno in giro vestite come tende colorate. Indossa un lungo capotto rosso estremamente comodo e i suoi capelli sono accuratamente raccolti. Ma il suo volto è truccato e lui non riesce a staccare gli occhi dalle sue labbra scarlatte. Rendersene conto le provoca un rimescolio allo stomaco. Si chiede che effetto potrebbe fare baciarlo con quella roba appiccicosa sulla bocca e si trattiene dal tentare. “Sembra che così io possa prendere il tè senza metterti in imbarazzo” gli dice sfiorando il fiore di Milla che lui le ha regalato appuntato sul bavero.

Lui le porge il braccio. Se ha qualche commento da fare, per il momento se lo tiene per sé.

Ben Solo si sforza di non accenderre di nuovo il comlink per guardare di nuovo il messaggio che Han gli ha inoltrato.

È arrivato al Falcon direttamente dalla Finalizer. Vuoi che te lo inoltri, maestro? O preferisci aspettare?”

Aspettare…

Non ha tempo. Sono alle ultime battute di quella tragedia. L’immagine olografica del Cavaliere gli ha fornito delle nuove coordinate.

Non questa volta.

Deciderà lui il terreno di scontro, stavolta. Non può più comportarsi come se fosse un gioco.

“Han, fra due giorni ripartiremo. Per il momento cerca di startene tranquillo. Io e Rey avremo da fare per un po’. La porto a una festa da ballo. Con un vero vestito da donna.”

Non sa perché glielo stia dicendo. Forse vuole solo alleggerire la tensione che prova. L’ultima sottomissione. Poi sarà pronto per l’ultimo passo.

Rey… cosa devo farne di lei? Assecondarla e combattere di nuovo con lei? Anche se vincessi, lei troverà comunque una scappatoia. Voltarmi le spalle le viene naturale…

Rey con un vero vestito? Che spasso. Ti prego, riprendila, in qualche modo. Devo vederla."

L’idea di Rey in un contesto diverso rispetto a un hangar o a una sala per allenamenti gli è sembrata divertentissima. Se potesse vederla ora, mentre lo raggiunge all’uscita, il moccioso di Garel non riderebbe più.

Rey è fiera. Non riesce a trovare una definizione migliore. Avanza a passo spedito verso di lui con le falde del cappotto che le ondeggiano dietro e la lunga fila di bottoni accuratamente chiusi. Gli occhi bistrati di nero e le labbra scarlatte la rendono affascinante e minacciosa al tempo stesso. Un ricordo fuggevole gli attraversa i pensieri. Una visione o forse solo un desiderio. Lei che avanza al suo fianco sul ponte di uno Star Destroyer di classe Mega fra due ali di truppe d’assalto. Poi lei sorride e la sua aria da ragazzina ribelle riappare sotto il trucco.

Nulla è ancora deciso. Ma non è necessario pensarci ora.

Le porge il braccio e non dice nulla. Se aprisse bocca rischierebbe di ritrovarsi in ginocchio ai suoi piedi supplicandola di portarlo ovunque lei voglia.

Ridicolo.

Lei accetta quel silenzio, come se temesse che ogni parola possa rovinarle il trucco. Si lascia condurre fra i vicoli del quartiere vecchio, dove le case più antiche ospitano le casate fondatrici. Lei non perde la sua espressione stupita osservando i rampicanti fioriti che crescono sulle mura, le merlature e i torrioni in pietra.

La casa dei Naberrie è diversa da come la ricordava. Un’occhiata più attenta gli rivela che la facciata è stata collegata a quella dei due edifici laterali e l’intera struttura è stata ampliata. La scala che dal vicolo conduce all’ingresso è stretta, e decisamente più adatta alla taglia di un bambino.

Si fanno annunciare da un droide in livrea azzurra e Rey ridacchia mentre l’impettito androide si allontana.

“Un droide con la giacca? Dovremmo prenderne una per C-3PO.”

Ben Solo, come ha cominciato a pensare a se stesso da qualche ora a quella parte, vorrebbe risponderle che C-3PO è già sufficientemente pieno di sé, ma viene interrotto dall’arrivo di una Pooja particolarmente entusiasta. “Oh. Finalmente siete qui. Siete in ritardo di tre minuti. Sei incantevole, cara.”

Non lascia loro il tempo di replicare ma li conduce all’interno, fino a un salottino ricolmo di piante esotiche. Anche quella stanza la ricordava più grande. Dal grande lucernario, i raggi diurni illuminano un tavolo centrale al quale è seduta Sola Naberrie.

La sua faccia è un reticolo di rughe ma è composta, solenne e riccamente bardata in un abito di velluto blu mentre ordina a un droide identico a quello che li ha accolti di servire il tè. Poi le labbra rugose si distendono in un sorriso troppo perfetto per essere completamente naturale.

“Ben Organa Naberrie” gli dice usando dei cognomi che, a tutti gli effetti, non sono i suoi. E lui capisce come doveva sentirsi sua madre quando, per prenderla in giro, lui elencava la lunga sequela di stirpi della cui eredità era portatrice. “Vieni a darmi un bacio, ragazzo. Non farmi alzare. Non c’è un solo osso che non mi faccia male.”

Quando le si accosta e si china su di lei per baciarle una guancia sotto l’alta composizione di capelli bianchi, scopre che la donna profuma di zucchero, esattamente come ricordava. Ma sembra diventata ancora più minuta.

“Sei davvero così alto e attraente, ragazzo. Fatti guardare.” Sola Naberrie lo studia passando le dita ossute e fragili sulla sua giacca grigia, nuova di zecca. “Notevole. Si mormorava che ti fossi dato all’ascetismo insieme a quello svitato di tuo zio, mio nipote. Possibile che io non sia ancora riuscita a conoscerlo? Quando verrà a farmi visita? Ne ho sentite talmente tante su di lui. Perfino che sia morto affrontando da solo quei pazzi del Primo Ordine. Figurati. Nemmeno uno Skywalker può essere tanto folle.”

Ben Solo si allontana di un passo. Deve dirle che Luke è morto davvero? In quanti lo sanno? Pooja di sicuro ne è informata. La voce è corsa, ma nessuno ne ha le prove né sa come sia avvenuto. C’è anche chi mormora che, su Crait, Kylo Ren sia stato ingannato da un semplice ologramma.

Fortunatamente zia Sola si è distratta e ha rivolto la sua attenzione a Rey. “E tu, tesoro? Vieni, cara. Voglio conoscerti.”

Rey sorride e Ben avverte di nuovo il proprio autocontrollo vacillare. È bellissima, pacata e spontanea al tempo stesso. Sei perfetta. Sei perfetta in ogni momento. Sola le tende la mano e Rey gliela stringe delicatamente.

“Non dovrebbe passare tutto questo tempo senza avere notizie tra persone della stessa famiglia.” Il modo in cui la matriarca dei Naberrie stringe la mano della ragazza senza un passato è estremamente tenero. “Non vedevo Ben da quando era un bambino. Adesso quasi sfiora il soffitto. Siediti accanto a me, cara. Raccontami di te. Il tuo nome, da dove vieni, e perché solo ora vieni in visita ai Naberrie, col mio nipote incurante.”

Perché solo ora? Perché l’ho abbandonata su Jakku. Perché tutto sarebbe stato diverso, se lei fosse stata con me, se non l’avessi dimenticata.

“Mi chiamo Rey. E sono solo… una ragazza di Jakku” le risponde sedendosi.

“Jakku? Chi avrebbe mai detto che da quel posto potesse nascere qualcosa di tanto grazioso?” riflette la donna, poi torna a guardarlo. “Come vi siete conosciuti, se posso chiederlo?”

Semplice. L’ho fatta prigioniera e l’ho torturata per un po’…

Ben Solo si siede a sua volta. “Abbiamo avuto lo stesso maestro” risponde tagliando corto. In fondo è vero. È stato Luke Skywalker a unirli.

“Jedi…” mormora l’anziana dama annuendo. “Avrei dovuto aspettarmelo. Non è da tutti andarsene in giro con due spade laser alla cintura.” Non lo dice con rancore. Sembra perfino divertita. “Ci togliamo subito il dente che fa male, Ben?”

“Come preferisci, zia Sola.” Sapeva che quel momento sarebbe arrivato e non lo teme. Con la coda dell’occhio, coglie la figura di Pooja che torna accompagnata da sua sorella Ryoo. Ben Solo non ha mai capito chi delle due fosse la maggiore. Si chiede se Ryoo gli porti ancora rancore per… quel piccolo incidente.

“Anakin mi piaceva. Mi piaceva moltissimo ” continua Sola ignorando l’arrivo delle sue figlie. “Quando ho scoperto che dietro la maschera di Vader c’era lui ci ho messo un po’ ad accettare la realtà dei fatti.” Si concede una pausa per sorseggiare il suo tè. “Credo che sia stata questa realtà a uccidere mia sorella. Ma non lo sapremo mai.” Un frutto candito sparisce fra le sue labbra “Ma, così come mi piace ricordare Anakin com’era una volta, allo stesso modo mai, neppure per un istante, ho pensato di colpevolizzare tua madre perché era sua figlia. La mia Padme lo amava e lui amava lei. Qualunque cosa sia accaduta dopo, qualunque cosa l’abbia fatto cambiare, non rende i loro figli meno innocenti. Non dimenticarlo mai, Ben.”

“Non credo che esistano veri innocenti a questo mondo.” Quella è un lezione che non può accettare. Il suo sangue è infetto, ma è una verità che né Sola Naberrie né nessun altro può comprendere.

“Hai ragione” interviene Pooja, mentre Ryoo continua a guardarlo con una vena di sospetto. “Ma Naboo ha preso le parti di Leia. Così come ha sempre difeso la memoria di zia Padme. Le voci contrarie possono solo sussurrare nell’ombra.”

Il silenzio inquieto che segue le sue parole viene di nuovo interrotto da Sola che porge un piattino a Rey. “Prendi una gelatina, cara. Non guastiamo l’appetito di questa ragazza con discorsi tristi.”

“Dubito che qualcosa possa guastare l’appetito di Rey.” La scavarifiuti tirata a lucido non ha praticamente aperto bocca. Ma Ben Solo comprende che non è imbarazzata, né a disagio. Sta studiando tutti loro come se fosse in cerca di una chiave di lettura in particolare.

“Ti piace Theed, cara?” le chiede Sola.

“È bellissima, signora.” Le labbra rosse di Rey si distendono in un sorriso. “Non ho mai visto un luogo così bello.”

Lo sguardo di Sola corre oltre la sua spalla. Nella sala traboccante di piante fanno il loro ingresso tre uomini e due donne seguiti da un nugolo di bambini chiassosi. Ben Solo ne riconosce solo uno. È il figlio maggiore di Ryoo. È un uomo adulto ora, ma la sua faccia è rimasta la stessa e gli provoca la stessa voglia di prenderlo a pugni che aveva allora. E non mi ricordo neppure il suo nome… Tray? Qualcosa di simile.

“Quale onore ” li accoglie Sola e a Ben non sfugge il sarcasmo nella sua voce. “Siete venuti a vedere il nipote perduto?”

Era esattamente ciò che temeva. Ciò che segue è un bombardamento di domande, invadenza e dimostrazioni d’affetto poco genuine. Vorrebbe poter imitare i bambini che sgattaiolano in giardino per dedicarsi ai loro giochi. Il disagio cresce quando i loro occhi si posano su Rey. Dovrebbe imitarla e osservare tutto come uno spettatore esterno. Quindi risponde in modo neutro e lapidario quando gli vengono poste delle domande. Soprattutto quelle che riguardano l’Ordine dei Jedi.

“Ed è tutto sempre tanto segreto?” chiede una delle donne più giovani, la moglie del suo cugino con la faccia destinata a diventare un suo bersaglio il prima possibile. “Credevamo che vi foste estinti.”

“Lo saremo presto.” Detesta parlare di se stesso come di un Jedi. Non lo è mai stato. Luke non ha mai voluto che superasse la prova ultima.

“Oh, l’importante è che sia sparita quella ridicola regola sul celibato” commenta Sola con espressione estremamente seria. “Padme ha dovuto nascondere il suo matrimonio perfino a me. Il che mi fa ancora arrabbiare. Avrei potuto organizzarle una cerimonia magnifica. Invece ha dovuto fare tutto di nascosto. Io adoro organizzare matrimoni.” Poi indica Rey che sta vuotando con entusiasmo l’ennesima tazza di tè. “Quando voi due deciderete di sposarvi, dovrete farlo su Naboo. E mi occuperò io di tutto.”

Rey tossisce nervosamente e i suoi occhi iniziano a lacrimare. Ben trova la situazione spassosa. Ci vuole davvero poco per metterla a tappeto. Respira, Rey. Non hai firmato nessun contratto vincolante.

“Non ti senti bene, cara? Assaggia uno di questi dolcetti, cara” insiste Sola. “A proposito, tesoro, voglio mostrarti la stanza che ho fatto preparare per te. Era la camera in cui dormiva Padme quando era a casa. Sai, è strano. Nessuno l’ha più occupata. Ma quando mia figlia mi ha detto che Ben era in compagnia di una bella ragazza, l’istinto mi ha detto che era il momento di riaprire quella porta.”

Sola sta diventando invadente, come tutti gli altri, del resto. Che tipo di risposta si aspetta da Rey? Per lei Padme Amidala è solo un nome. Le domande continuano a piovere su di loro. I Jedi esistono ancora? Luke è vivo? Deve andarsene prima che chiedano di suo nonno. È stato fin troppo conciliante. Non può tenere a bada l’aspetto più rabbioso di se stesso ancora a lungo.

“Zia, col tuo permesso, vorrei mostrare a Rey il giardino” chiede con garbo ma, al tempo stesso, con la fermezza di chi non ha affatto bisogno del consenso altrui.

“Fai pure, ragazzo” Sola annuisce comprensiva. “Capisco che queste attenzioni possano essere soffocanti per due ascetici Jedi.”

Lo ha detto con sarcasmo ma non importa. Rey sospira di sollievo quando la conduce alla balconata che dà sull’ampio prato curatissimo. I bambini giocano a rincorrersi a piedi nudi sull’erba. La stirpe dei Naberrie. Quel quarto di sangue portatore di saggezza e intelligenza. Cosa ne ha fatto di quel retaggio?

“Sono tutti molto gentili” commenta Rey.

“Sono curiosi e invadenti.” Le ha dato ciò che voleva? È felice, ora? Ha potuto osservare uno scampolo del suo passato. Può ritenersi soddisfatta?

“Ripetimi ancora chi sono.” Rey finge un brivido esagerato.

“Sola è la sorella di mia nonna. Pooja e Ryoo sono le sue figlie. Per quanto riguarda gli altri… credo di aver perso il filo anch’io. Ricordo solo che devo aver giocato con qualcuno di loro, da piccolo.” Deve dirle che si ricorda benissimo di Tray? E che lui è il motivo per cui Ryoo continua a guardarlo storto? Meglio di no. Guasterebbe l’atmosfera.

“Capisco. Posso chiederti un piccolo favore?” Ben annuisce incoraggiandola a parlare. “Potresti far venire C-3PO? E Lo-La, se possibile. Mi hanno dato un disco dati per un droide da camera, perché possa vestirmi e pettinarmi, domani sera. Ma preferirei che lo facesse lei.”

Solo per un attimo lui si chiede chi sia Lo-La, poi capisce che Rey si sta riferendo al vecchio droide modello WA-2V che ha messo al suo servizio. Lo-La. Sarebbe piaciuto moltissimo a mia madre.

“Nessun problema. Sei agitata?” le chiede.

“Sono tutti così perfetti e bellissimi...” Rey si concede un lungo sospiro. “Sei il nipote di una regina. Questo ti rende ancora più irreale.”

“Irreale.” Che strano aggettivo. Gli fa tornare in mente ricordi smarriti. Lo sguardo di suo padre che lo fissava inquieto, come se avesse davanti a sé una creatura sconosciuta e incomprensibile...

“Lascia stare.” Rey scuote la testa con un sorriso. “È che a volte… ti guardo e mi rendo conto che sei la somma di cose impossibili.”

“Forse il problema è questo.” Neppure lui riesce a comprendere se stesso. È un conglomerato caotico di geni che non avrebbero mai dovuto fondersi.

“Perché dovrebbe?” chiede lei, sinceramente sorpresa.

Ben cambia discorso. Non vuole parlare del disagio che per lui ha sempre rappresentato essere dl mondo. “Non ti esaltare troppo” le dice. “Per quanto i Naberrie siano una casata nobiliare, nel periodo in cui mia nonna ha regnato su Naboo, la monarchia era elettiva. Mia madre ammirava Padme Amidala per il suo lavoro come senatrice. Non le importava del suo sangue blu. E nemmeno a me.” Vorrebbe concedersi un momento per chiudere gli occhi e ricordare il viso di sua madre com’era una volta, giovane, bellissima e felice. Ma rappresenterebbe un rischio troppo grande. “Probabilmente si assomigliavano…”

I rami degli alberi si muovono alla brezza leggera. Qualche foglia gialla si stacca e fluttua via.

Non dovrebbero essercene. Non in questa stagione. Dovrà chiedere a Sola se è successo altro, se hanno subito altri fenomeni simili. Anche Naboo sta patendo le conseguenze dello squilibrio.

“Sai, se ci pensi, questo grande caos, cinquant’anni di guerra e conflitti, si sarebbero potuti evitare.” Rey interrompe il corso dei suoi pensieri. “Se solo il loro amore avesse avuto un lieto fine…”

“Come sai tutte queste cose, Rey?” Sono dettagli sconosciuti a tutti. Perfino a lui. Nessuno sa come siano andate davvero le cose tra Padme Amidala e Anakin Skywalker. Eppure quella ragazza sbucata fuori dal nulla ne parla con estrema sicurezza.

“Non lo so.” Lei riflette per un istante. “È come se tutti i tasselli si siano messi a comporre una sola immagine. Il passato, il presente…”

“Non guardare oltre” la ferma. È pericoloso. Profezie e visioni sono sempre un’arma a doppio taglio. Lui ne è la prova. “Fingi…”

“… che finisca qui” conclude Rey. La voce dei bambini si fa più squillante mentre la luce del tramonto disegna sul suo viso ombre e riflessi che sembrano renderla quasi evanescente.

“È perfetto” mormora Ben senza riuscire a distogliere lo sguardo.

“E allora cos’è questa sensazione di tragedia?” chiede Rey con un brivido.

Il canto dei bambini è stonato ma non spiacevole. Si muovono in cerchio ripetendo frasi insensate e giocose.

Lin-Lindòrea ha il sole bianco

tutto tondo in mezzo al cielo,

quando poi diventa stanco

si fa verde come uno stelo.

A Lindòrea vieni anche tu,

proprio quando il sole va giù.

“Ecco la tua fiaba…” sussurra Ben all’orecchio di Rey. Nessun incantesimo. Solo una filastrocca arrivata chissà come a sua madre. Forse l’ha imparata quando ha iniziato a fare ricerche sulle sue origini. E in quel regno dal sole bianco ambientava ogni fiaba che gli narrava quando era bambino. Prima che tutto andasse in pezzi.

Rey sussulta. “Dalle un lieto fine, Ben.”

“Non posso.” Non c’è alcun futuro felice, dietro l’angolo, e lei lo sa. Possono solo fingere per un po’ di tempo. Poi torneranno quelli di prima. E sarà finita.

“Allora non lasciare che finisca.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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