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Autore: MaryFangirl    07/12/2018    6 recensioni
A seguito di un affare difficile che si è concluso bene, una cliente propone alla nostra coppia di sweeper di ringraziarli con un soggiorno con tutte le spese pagate in uno dei suoi numerosi hotel. Tutti i nostri amici vi si ritrovano e Ryo decide finalmente di far avanzare le cose, ma un evento interromperà tutti i suoi progetti insieme alle parole della sua bella che gli daranno da pensare.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Una volta al sicuro, Kaori sospirò di sollievo, ma la tensione che il suo partner emanava non la rassicurò affatto e nemmeno la sua debole aura. Era rimasto in silenzio da quando erano saliti sulla boa. Solo il suo respiro rumoroso dimostrava che era ancora vivo. Kaori volle parlargli più volte, ma per dirgli cosa? Sembrava completamente ermetico, si era volontariamente chiuso rispetto a lei. Tentò comunque.
"Hai intenzione di tenere il broncio a lungo?" voleva essere sicura di sé e decisa, ma come sempre con Ryo si sentiva piccola e non all'altezza. "Nel caso non l'avessi notato, entrambi siamo su questa boa, sarai obbligato a parlare con me prima o poi, Ryo. A parte me, non c'è anima viva nel raggio di chilometri"
Il suo partner rimase silenzioso, non aveva ancora assimilato la notizia, notizia che non poteva incassare, d'altronde. Era come se un veleno gli si stesse insinuando nelle vene, facendolo impazzire di rabbia. Tra i sentimenti umani, si rese conto che non c'era niente di peggio della gelosia, nata a causa del tradimento. Odiava quello che stava vivendo in quel momento. Aveva sperimentato il peggio nella giungla in Colombia, era un uomo fatto per affrontare tutte le situazioni, era stato addestrato, era un soldato completo con le armi e a mani nude. Un uomo disposto a tutto pur di rimanere in vita, ma la vita non lo aveva preparato a vivere quello, per affrontare quel tipo di situazione e soprattutto quel tipo di dolore. Era stato condizionato al fine di uccidere per sopravvivere, eliminando qualsiasi minaccia per rimanere in vita, ma davanti a Kaori, come mettere in pratica ciò che gli era stato insegnato, ciò in cui meglio riusciva, uccidere per sopravvivere. Non aveva ricevuto alcun addestramento per quello e sapeva che non sarebbe uscito illeso da quella faccenda, se per qualche miracolo fosse riuscito a sopravvivere.
Il tempo passava molto lentamente, troppo per Kaori, che cominciava a non sentire più i muscoli delle braccia e delle gambe. Aveva la gola secca proprio come Ryo e stava morendo di fame. Si sentiva così stanca, voleva solo dormire. Avrebbe voluto rannicchiarsi contro Ryo, sentirlo stringere le braccia intorno a lei, ma era inconcepibile ora. Si sentiva davvero sola, nonostante la vicinanza creata dalla boa. Temendo che si sarebbe davvero addormentata e caduta in acqua, tolse dalla tasca del giubbotto il lungo braccialetto che l'aveva collegata a Ryo durante l'immersione. Ce n'era abbastanza per fare ciò di cui aveva bisogno. Sotto l'occhio preoccupato e intrigato di Ryo, si attaccò ben saldamente alle barre di alluminio, se le sue gambe avessero fatalmente ceduto, la corda l'avrebbe tenuta contro la barra, impedendole così di affondare in acqua. Quando ebbe finito, fissò l'oceano e i suoi dintorni, ma non c'era ancora una briciola minuscola di speranza all'orizzonte. Gettò un'occhiata a Ryo, che sembrava stare sempre peggio. L'atteggiamento di Ryo nei suoi confronti era molto freddo, di grande indifferenza perché la ignorava completamente. Era preoccupata per lui, le sue condizioni erano peggiorate nel corso delle ore, gli chiese se soffrisse nella speranza di rinnovare il dialogo, ma lui non si preoccupò di risponderle, ferito nel suo amor proprio e soprattutto nel suo cuore.
Quindi era così che Kaori si sentiva ogni volta che lui tornava al mattino dopo aver trascorso la notte nel letto di una qualsiasi giovane bellezza, credendo di aver ceduto al fascino di qualcun altro. Il suo sguardo aveva perso quel luccichio che brillava solo per Kaori, uccidendo quasi tutti i suoi sentimenti. La gelosia, era quella che dava ritmo ai battiti del suo cuore e non riusciva a liberarsi di quel sentimento umano di cui era sempre stato privato. A quello Kaori lo aveva condotto, lo aveva reso umano ed era una cosa che odiava perché sentiva che tutto il suo corpo, la sua testa e soprattutto il suo cuore stavano subendo il contraccolpo della verità rivelata. Kaori cominciava davvero a perdere la pazienza, il silenzio la faceva impazzire, e il mutismo di Ryo non faceva altro che aumentare la sua angoscia. Doveva farlo parlare con ogni mezzo per tenerlo sveglio e per mettere a tacere l'angoscia che invadeva il suo cuore. Non aveva idea di quanto tempo fosse passato, l'orologio aveva smesso di funzionare e nutriva poche speranze nel loro naufragio. Aveva lottato fino a quel momento, non poteva permettersi di cedere ora, non dopo tutto quello che aveva fatto. Se si fossero arresi, sarebbe stato tutto inutile, le rivelazioni, i litigi, la distanza che Ryo aveva imposto tra loro e che le strappava il cuore, per non parlare della sua indifferenza, più o meno giustificata. Non c'era niente di peggio dell'indifferenza, del sentirsi ignorati in una situazione del genere. Per lei l'indifferenza significava assenza di sentimenti.
"Ryo, vuoi parlarmi, dannazione! Perché deve sempre essere bianco o nero con te, non c'è mai una mezza misura. Non devo sentirmi in colpa né vergognarmi, non hai alcun rimprovero da farmi, sei tu che continui a ripetermi che non siamo una coppia. La tua reazione è esagerata ed eccessiva. Frequento chiunque voglio, non devo affatto renderne conto a te"
Ryo serrò il pugno. Esagerato ed eccessivo, si ripeté mentalmente, sospirando a lungo per frenare la rabbia. Non era possibile, lei voleva davvero farlo fuori, non poteva essere. Era andata a letto col suo migliore amico, suo fratello, e pensava che la sua reazione fosse esagerata ed eccessiva. Non vedeva davvero cosa ci fosse di male.
"E se io fossi andato a letto con Kazue o Miki?" le chiese con voce neutra ma non così tanto come avrebbe desiderato, perché in fondo tremava di rabbia. "Lo troveresti normale? Non sarebbe un tradimento verso quel traditore di Angel" serrò la mascella, disgustato, "o verso Falcon? Come giudicheresti il mio comportamento nei confronti dei miei amici, perché sono i miei amici?" insistette sul finale della frase, in modo che capisse l'importanza della faccenda. Non si trattava di estranei, ma dei loro amici, coloro che avevano scelto come famiglia. "Come giudicheresti il mio comportamento nei tuoi confronti? Non ti toccherebbe, Kaori? Non avresti una reazione esagerata ed eccessiva, sarebbe ancora più sproporzionata, conoscendoti. Perché non hai alcuna mezza misura sulle mie scappatelle di una notte"
Kaori non rispose. Rimase zitta quando le parole di Ryo si fecero strada nel suo cervello. Dal suo punto di vista, certamente non aveva fatto nulla di sbagliato per sentirsi in colpa, ma da un punto di vista esterno, c'era davvero un tradimento e una mancanza di rispetto nei confronti di coloro che la circondavano. Aveva tradito Kazue e particolarmente il suo amore per Ryo. Lei, che continuava a dire a Miki che vedeva e amava solo lui. Un piccolo momento di debolezza aveva ripercussioni catastrofiche sulla vita di tutti. Lo aveva tradito, il suo partner, aveva tradito l'amore che provava per lui da più di sei anni e aveva tradito se stesso. Si rese conto per la prima volta da quando la terribile verità era esplosa alla luce della gravità del suo atto e delle conseguenze che ne sarebbero derivate. Al momento, le era sembrata la soluzione migliore per fargli desiderare di continuare a combattere, a prescindere dai mezzi utilizzati quando il risultato ottenuto era quello sperato. Ora aveva solo rimpianti e un peso immenso sul cuore.
Ryo rimase in silenzio, troppo risentito per parlarle ma soprattutto troppo stanco e indebolito dalle ferite e dalla quantità di sangue che aveva perso. Sapeva che se avesse continuato su quella strada, sarebbe esploso e avrebbe detto cose di cui in seguito si sarebbe pentito.
Kaori attese invano un gesto del suo partner, che non arrivò. Con il cuore pesante e gli occhi gonfi di lacrime e tristezza, finì proprio come il suo partner, addormentandosi allo stremo delle forze dopo aver disteso ciascuna delle sue membra, con una grande ferita alla schiena che continuava a sanguinare e gocciolare nel mare.
 
 
Sulla barca, i quattro amici iniziavano davvero a disperare. Avevano sorvolato tutte le zone di ricerca e niente, nessuna traccia dei loro amici. Frustrato, Mick colpì il volante della barca.
"Non è arrabbiandosi che li troveremo" fece notare Falcon.
"Lo so, ma mi sento così frustrato" replicò Mick, piantando le unghie nella protezione in pelle del volante, con voce arrabbiata.
"Proviamo lì" disse Falcon, puntando il dito verso una direzione.
"È al di fuori delle aree territoriali. Non possono essere andati così lontano" lo sguardo di Mick passò su Falcon e poi davanti a sé, verso l'orizzonte.
"Sei tu che mi hai detto di non voler rimpiangere di non aver cercato in questa o quella zona" notò l'altro senza alzare il tono.
Senza aggiungere altro, Mick si diresse verso l'area dopo aver guardato con gratitudine il suo amico. L'aveva appena rimesso in carreggiata.
"Siamo a posto con la benzina?" chiese Miki.
"Sì, voi concentratevi sull'orizzonte, ragazze"
"Siamo dannatamente lontani dalla riva" disse Kazue, non sentendosi affatto al sicuro. La velocità con cui la barca stava andando la rendeva solo più ansiosa. Temeva che si sarebbe rovesciata. Fu allora che una boa apparve in lontananza annunciando la delimitazione delle acque territoriali del Giappone. All'inizio non vi prestarono molta attenzione, era troppo lontana da loro e annunciava la fine della loro corsa. Tuttavia qualcosa preoccupò entrambe le donne. A differenza dei due uomini, avevano notato l'anormale concentrazione di squali intorno a loro. A quella vista, Kazue strinse ancora di più il braccio di Miki.
"Ehi, tutti questi squali non sono normali!" sottolineò Miki.
"Quali squali?" chiese Mick, rimanendo concentrato sulla guida.
"Quelli" fece notare Miki tendendo il braccio verso un banco di pinne. Le pinne si profondevano a perdita d'occhio. Non ne avevano mai viste così tante in vita loro concentrate nella stessa area.
"Ha ragione lei, c'è un'anormale concentrazione di squali. Di solito vengono attratti dal sangue e non nuotano in gruppo, perlomeno è raro"
Falcon e Mick si guardarono, fissandosi.
"Ryo!" disse Falcon.
"Kaori!" aggiunse Mick. Questi decise di rallentare la velocità della barca per vedere dove si dirigevano.
"Vanno tutti nella stessa direzione" osservò Kazue, alzandosi e indicando la boa.
"Sì, vanno verso quella boa" disse Mick, unendo alle parole il gesto e tendendo il dito.
"Seguili" ordinò Falcon.
Mick cambiò la traiettoria della barca e si diresse verso la boa. Mentre vi si avvicinava, Miki e Kazue lasciarono i loro posti e si aggrapparono al corrimano della barca, ansiose. Potevano vedere qualcosa sopra di essa ma non sapevano dire cosa. Fu allora che, guidata dal suo istinto, Miki prese un binocolo e guardò verso la boa.
"Oh mio dio!" gridò, "sono sulla boa. Sono sulla boa!" pianse, sia felice di averli trovati che terrorizzata dal fatto che un'orda di squali nuotasse proprio sotto di loro. Aggiustò il binocolo per avere una visuale migliore e quello che vide le strappò un grido di terrore. Aveva appena visto direttamente la schiena mutilata e insanguinata di Kaori, che sembrava svenuta.
"Oh no!" emise con voce strangolata. Abbassò il binocolo senza staccare gli occhi dalla boa.
"Che c'è?" Mick si era rivolto verso Miki e lo sguardo di lei gli faceva temere il peggio. "Miki cos'hai visto, insomma?" il suo silenzio era insopportabile. Lei decise finalmente di girare la testa verso di lui per guardarlo mentre lasciava cadere il binocolo a terra.
"Mick, sbrigati, Kaori è ferita, ecco perché ci sono tutti questi squali. Sono stati attaccati dagli squali"
Mick aveva bisogno di assicurarsene. Chiese a Kazue di portargli il binocolo e riuscì a vedere solo un massacro. Kaori sembrava senza vita, aggrappata alla struttura metallica mentre il suo sangue scorreva lentamente nell'oceano. Di Ryo, vide solo una delle gambe. Gettò il binocolo sul sedile e accelerò. Sentiva la rabbia conquistarlo poco a poco. Erano arrivati troppo tardi, avevano perso troppo tempo, ed ecco il risultato. Fermò la barca a circa 100 metri da loro. C'erano troppi squali, non voleva correre il rischio di eccitarli ulteriormente e di portarli ad attaccare la barca.
"Perché ti fermi così lontano?" chiese Kazue sorpresa ma anche presa dal panico al pensiero di essere circondata da quei grandi predatori.
"Ci sono troppi squali. Ora che li abbiamo trovati, non voglio correre il rischio di capovolgere la barca e fare da antipasto a questi enormi pesci"
"Che cosa facciamo, non possiamo restare qui senza far nulla!" chiese Miki con ansia.
"Falcon, fai pulizia!"
"Con piacere" prese una granata dalla tasca, la slegò e si rivolse alle due donne. "Abbassatevi e proteggetevi sotto questo telo, ci sarà un po' di pioggia" prese un piccolo slancio e lanciò la granata a metà strada. "Mick, indietreggia"
Mick eseguì. Dopo aver contato fino a tre, la granata esplose, facendo fuggire gli squali ed uccidendone alcuni nel passaggio circostante la barca, facendo nascere una pozzanghera rossastra.
"Andiamo ora" in quel momento nulla avrebbe potuto fermare Mick.
Mick spostò lentamente la barca mentre Kazue e Miki uscivano da sotto il telone e preparavano l'attrezzatura medica.
Mick fermò la barca a due metri dalla boa, non voleva urtarla. Falcon prese una corda dalla cassa fornita di rampino e la gettò sulla struttura metallica. Una volta che si fu agganciato, con la forza delle braccia tirò la corda per avvicinarsi alla boa. Alla vista dei corpi dei loro amici, Miki rimase pietrificata. Con le braccia penzoloni, osservò Falcon e Mick correre, senza poter reagire. Non riusciva a staccare gli occhi dalla schiena mutilata di Kaori. Poteva solo vedere la sua carne, segno che la ferita doveva essere profonda. Non osava immaginare cosa dovevano aver passato entrambi per arrivare fino a quella boa e salirvi sopra. Inoltre, il fatto di non vederli muoversi non fece che aumentare la sua paura. Da quanto tempo erano lì a pazientare, ad aspettare l'arrivo dei soccorsi? Quando erano stati attaccati? Come erano arrivati fin lì? E se avessero mancato la boa? E se non li avessero trovati? Avrebbe dovuto insistere affinché Kaori andasse con loro, se lo avesse fatto tutto ciò non sarebbe mai successo. Avrebbe dovuto insistere...
Mick, vedendo che Miki era quasi in letargo, la interpellò.
"Miki, non è il momento di sognare a occhi aperti, le domande e i biasimi sono rinviati" le urlò, per farla reagire. Era come se fosse entrato nella testa di Miki, certamente perché anche lui si faceva le stesse domande e si incolpava delle stesse accuse. Miki tornò in sé, si passò una mano sulla guancia per asciugarsi le lacrime e aiutò Kazue a stendere il materassino sul pavimento.
"Mick, pensa a Kaori, io mi preoccupo di Ryo. Non farla cadere in acqua, non tutti gli squali sono fuggiti"
"Nessun rischio che questo accada" il suo sguardo era determinato, brillava di quella luce che rendeva il momento serio e grave. "Ora che li abbiamo trovati, non possiamo fallire"
I due uomini andarono sul lato destro della barca, facendola leggermente inclinare. Ripresero l'equilibrio e si misero al lavoro.
Miki e Kazue rimasero immobili, non volevano distrarli, né disturbarli nelle loro manovre.
"Kaori, mi senti, tesoro?" fece Mick carezzandola la guancia. Non ottenendo risposta, passò la mano sulla sua gola per sentire il battito. Era lento e costante seppur debole. "Respira!" gridò all'attenzione delle due donne per rassicurarle. Le due donne, che trattenevano il respiro, emisero un lungo sospiro di sollievo mentre si tenevano le mani al cuore.
"Puoi staccarla senza toccarle le ferite?" gli chiese Kazue.
"Sì, è fattibile. Data la quantità di sangue che c'è su questa struttura, deve averne perso molto"
Tirò fuori il coltello e tagliò il filo. Come un burattino, un pupazzo slogato, il corpo di Kaori si lasciò cadere. Le forti braccia di Mick la catturarono, la sollevò delicatamente e la prese in braccio con grande cura e la strinse a sé, facendo attenzione a non toccare la ferita. Non voleva aggravarla. La sollevò e tornò al centro della barca. La testa di Kaori andò ad annidarsi direttamente nell'incavo del suo collo. Solo sentendo la sua pelle sulla propria lui si rese conto che era fuori pericolo, ma soprattutto che era gelida nonostante il caldo della giornata.
"Mettila qui" gli ordinò Kazue, mostrandogli dove. "Fai attenzione alle sue ferite. Va stesa sullo stomaco"
Mick lo fece con la massima cura. Immediatamente, Kazue si mise al lavoro.
"Miki, aiutami a toglierle la muta. Devo vedere la ferita" Kazue la sollevò lentamente mentre Miki le toglieva la muta con gesti cauti. La stesero sul materassino e Kazue si mise sopra di lei. Mick, troppo preoccupato, non reagì al corpo nudo della sua dolce Kaori, né fece commenti.
"È grave?" osò chiede Miki che non sopportava più il silenzio.
"Sì e no!"
"Sì o no?" si esasperò Miki, alzando il tono che non sembrava essere soddisfatto dalla risposta di Kazue.
"A prima vista no, ma ha perso molto sangue, quindi può diventarlo"
Pulì la ferita e vi mise un impacco.
"Miki, puoi tenere l'impacco, devo esaminare Ryo"
Erano strette in quello spazio così piccolo da dover costantemente sfiorarsi per spostarsi da un punto all'altro.
Falcon aveva allargato le barre di metallo con le mani per avere accesso diretto a Ryo. Mise un piede sulla boa tenendo l'altro sulla barca, poi si sporse verso la boa e verso Ryo. Lentamente, con gesti cauti, lo sollevò, assicurandosi di tener protetto il ginocchio mezzo strappato. Attorno a loro gli squali cominciavano ad eccitarsi. Doveva sbrigarsi e lasciare quel posto. Lo prese e lo posò accanto a Kaori. Entrambi erano incoscienti e non sembravano voler riacquistare i sensi.
Alla vista del suo ginocchio, Miki si sentì vincere dalla nausea, portandosi la mano alla bocca. Non aveva mai visto un tale disastro. Il ginocchio di Ryo era quasi privo della carne, l'osso sembrava reggersi unicamente attraverso un pezzo di pelle. Il suo cuore iniziò a battere forte. La vista cominciò ad annebbiarsi. Vedendola, Mick la spinse, prendendo il suo posto e comprimendo la ferita di Kaori come Kazue aveva mostrato. Miki si diresse verso la prua della barca, si appoggiò fuori bordo e vomitò. Falcon, preoccupato, andò verso di lei e le accarezzò la schiena.
"Tutto bene?"
"Non proprio" rispose lei, bianca come un asciugamano, asciugandosi la bocca con la manica. "Non riesco nemmeno a immaginare cos'hanno vissuto e cos'hanno passato"
"Siediti e respira con calma. Li abbiamo trovati, andrà tutto bene ora"
Kazue guardò velocemente la gamba di Ryo prima di prendergli il polso, guardando l'orologio.
"Non va bene" disse con tono serio. "Il suo polso è molto debole. Va portato via da qui urgentemente"
"Sulla barca abbiamo velocità massima per un'ora"
"Non esiste trasportarli così nelle loro condizioni. Ryo dev'essere prelevato urgentemente da un elicottero. I tessuti cellulari della sua gamba sono in cattive condizioni, se non viene operato nelle prossime ore, ho paura che perderà il ginocchio. Temo nell'amputazione!"
"Vuoi scherzare!"
"Mick, ho l'aria di voler ridere? Le sue condizioni sono molto serie" gli disse con aria autorevole. "Oltre al ginocchio, ha delle costole rotte, e parlo solo di ciò che è visibile"
"Invio immediatamente un SOS" fece Falcon andando alla radio. "Chiedo soccorsi e un elicottero"
"Falcon, 42 di longitudine e 24 di latitudine!" gridò Mick. Miki era tornata da Kaori e si era inginocchiata accanto a lei.
"Resisti, Kaori...è così pallida" disse Miki, accarezzandole i capelli con mano tremante.
Kazue ne approfittò per mettere degli impacchi di ghiaccio sul ginocchio di Ryo per conservare al massimo il tessuto, avvolgendolo in un grande panno bianco. Proprio come con Kaori, gli mise una flebo e una maschera d'ossigeno per aiutarlo a respirare meglio.
"Miki, metti questi sotto il naso di Kaori"
"Cos'è?" chiese Miki prendendo il flacone che Kazue le porse.
"Sali, voglio che tu glieli faccia respirare per farla svegliare. Lei è meno grave di Ryo, e ho bisogno di spazio"
Miki obbedì ma Kaori non sembrava volersi svegliare. Lei stessa inalò i sali per tenersi sveglia. Il pavimento della barca era coperto di sangue.
"Ho ottenuto i soccorsi, ci mandano un elicottero d'urgenza, arriverà tra 15 minuti"
"Perfetto" rispose Kazue che continuava a esaminare Ryo. "Falcon, Mick, portate Kaori davanti, avremo bisogno di spazio quando arriverà l'elicottero"
Con cautela, Falcon sollevò Kaori tra le braccia e la depose gentilmente a prua. In quel momento Kaori scelse di svegliarsi.
"Falcon!" disse con voce molto debole e cosciente a metà. "Cos'è, un miraggio?" sollevò debolmente la mano che riuscì a posargli contro la guancia, "Sei tu, non è un sogno"
"Sì, sono io, Kaori, non sogni" disse lui piano.
Falcon irradiava un tale calore e una tale dolcezza che Kaori si accoccolò maggiormente a lui.
"Sono contenta" disse allo stremo delle forze mentre la sua mano cadeva pesantemente. Girò la testa e vide il viso di Mick illuminarsi di gioia nel vederla svegliarsi. "Mick" disse in un debole mormorio che raggiunse le orecchie dello sweeper come fosse la musica più dolce e bella, "Ryo aveva ragione...sei venuto a cercarmi" disse con una vocina che sbiadiva.
"Non ti avremmo lasciato con questo pervertito" rispose Mick senza distogliere lo sguardo da lei.
"Falcon" gli disse, rannicchiandosi contro di lui. "Vuoi tenermi tra le tue braccia, per favore" aveva sempre più difficoltà a tenere gli occhi aperti, la stanchezza era più forte. Non aggiunse altro, non ne ebbe il tempo. Senza forze, svenne tra le braccia di Falcon, che rimase immobilizzato, non sapendo cosa fare.
"Falcon" disse Miki sorridendogli.
Kaori non chiedeva molto, solo un po' di calore, quello che le era mancato con Ryo, ma non l'aveva chiesto a uno qualunque, si era rivolta a Falcon, l'uomo più timido di tutto il Giappone. Tutti lo fissavano aspettando un gesto da parte sua, e stranamente, nessun fumo uscì dalle sue orecchie e la sua faccia non mostrò alcuna sfumatura rossastra. Si sedette sull'ampia panca e strinse Kaori a sé, chiudendola tra le braccia. Tutti poterono vedere la lacrima che cadde sulla guancia di Kaori.
A vederla così indifesa e fragile, si fecero molte domande. Cosa fosse successo dal momento in cui si erano resi conto di essere stati dimenticati a quando avevano raggiunto quella boa. Tutti mantennero il silenzio, e ognuno iniziò a lavorare. L'elicottero finalmente arrivò e si posizionò sopra la barca. Una barella scese verso il motoscafo, sopra la quale Kazue e uno dei membri dell'elicottero legarono Ryo, con cautela. Si stavano preparando a salire quando Ryo si svegliò. Mick, vedendolo muovere la mano e portarla alla maschera, si precipitò verso di lui.
"Ryo, va tutto bene, siete al sicuro ora! Ti porteremo in ospedale"
Ryo riconobbe perfettamente il suo amico. Ebbe la forza di togliersi la maschera e di afferrarlo per il bavero della camicia. Lo tirò a sé per avere il suo viso di fronte. Nonostante le sue condizioni, la sua presa era molto ferma.
"Sporco traditore" si limitò a dirgli Ryo, contraendo la mascella.
Lo sguardo scuro che gli rivolse lasciò Mick perplesso. I due uomini si guardarono l'un l'altro in silenzio per lunghi secondi. Mick cercava di capire quella reazione, ma l'intensità del bagliore di quei profondi occhi neri lo lasciò di ghiaccio. Ryo non lo aveva mai guardato così, nemmeno quando si erano scontrati sul tetto del suo edificio quando aveva accettato l'incarico di Kaibara. Tuttavia Mick mantenne la sua compostezza, tutto ciò che contava era la vita dei suoi amici, avrebbero avuto tutto il tempo in seguito per spiegare quel gesto. Ryo strinse la presa con forza tale da mostrargli la gravità delle sue accuse, prima che le sue ultime forze lo abbandonassero. Le dita si allentarono a una a una, liberando Mick dalla stretta affilata dell'amico. Si allontanò dalla barella e lo guardò essere portato sull'elicottero. Anche se li avevano trovati, era preoccupato, a parte le ustioni alle labbra e la disidratazione, le condizioni di Ryo sembravano inquietanti. Kazue aveva desiderato essere rassicurante ma Falcon come Mick avevano visto quelle ferite in passato, e quella di Ryo li preoccupava davvero. Aveva il ginocchio strappato e si poteva vedere l'osso, il che non suggeriva nulla di buono per il loro amico.
Kazue fece la sua parte. Fece riportare il corpo di Ryo a Tokyo, nella clinica del Doc. Dieci minuti dopo, un altro elicottero giunse per Kaori. Fu deciso che Mick sarebbe andato con lei. Falcon e Miki avrebbero riportato la barca all'isola, ma soprattutto avrebbero fatto le valigie dei loro amici e le avrebbero riportate con loro a Shinjuku.
  
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