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Autore: Signorina Granger    08/12/2018    13 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
[Sequel di “Magisterium” e di “Magisterium - 1933”]
Quasi trent’anni dopo sono i figli di Charlotte Selwyn, William Cavendish, Regan Carsen e i loro vecchi compagni di scuola ad essere sul punto di partire per il loro ultimo anno di scuola, anno che non trascorreranno tra le accoglienti e familiari mura di Hogwarts, bensì a Nord, nella gelida Scandinavia, nel quasi sconosciuto Istituto Durmstrang, celebre per aver formato Gellert Grindelwald e per l’ampia conoscenza sulle Arti Oscure che fornisce ai suoi studenti.
Riusciranno a superare questa prova prima di diplomarsi?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Capitolo 22
 
Sabato 12 Maggio


“Non credo di sentirmi molto bene. Potrei rischiare di dare di stomaco sul campo…”
Julie deglutì a fatica mentre, immobile, teneva gli occhi azzurri fissi su un punto indefinito del tavolo mentre faceva colazione – senza in realtà toccare cibo – con i compagni. 
Timothy bloccò la forchetta con cui aveva infilzato delle uova a mezz’aria e rivolse un’occhiata preoccupata all’amica mentre John, invece, sorrise e abbracciò affettuosamente la ragazza, assicurandole che sarebbe andato tutto bene prima di darle un bacio su una guancia.

“Perderemo di sicuro per colpa mia. Non dovevate chiedermelo e io non dovevo accettare, che stupida…”
“Juls, non dire così, nessuno ti incolperà di niente in ogni caso.”

Silvy scosse il capo e Tim scoccò un’occhiata di sbieco alla Corvonero, parlando a mezza voce mentre sia Rose che John tranquillizzavano una Julie tesa come una corda di violino.

“Forse non avreste dovuto farle pressioni…”
“Non gliene abbiamo fatte, abbiamo solo mandato John a chiederglielo e lei non ha saputo rifiutare!”

“E se cado dalla scopa? E se mi colpisce un Bolide?!”
“Ci pensano Rose e Sean, Juls, e se qualcuno osa colpirti lo trovo e gli ficco il Bolide su per…”

“Sì, si, abbiamo capito, stiamo mangiando grazie!”


*


“Ecco la mia dolce Orsetta. Sei pronta, campionessa?” Michael rivolse un sorriso allegro quando scorse Lia raggiungere lui, Ivan, Elvira, Novak e Katja al loro tavolo, guardandola annuire debolmente mentre sedeva nel posto che lui le aveva tenuto.

“Abbastanza, spero vada tutto bene.”
“C’è qualcosa che non va? Sembri un po’ giù di tono.”

“Sto solo pensando che questa sarà la mia ultima partita, tutto qui. Allora, questa volta tifate tutti per me, spero! Specialmente qualcuno…”
La ragazza rivolse un’occhiata torva a Michael, che sorrise angelico mentre gli altri si affrettavano ad assicurare che avrebbero fatto il tifo per gli Orsi.

“Anche se andrò comunque da Graham a fargli gli auguri, mi sembra corretto.”
“Sì, e io da Silvy. Andiamo ora, prima che si alzino?” Ivan si rivolse a Katja, che annuì prima di alzarsi e allontanarsi brevemente insieme all’amico per raggiungere il tavolo degli inglesi.

“Allora Lia, niente vestito da… quella cosa Babbana questa volta?”  Novak parlò trattenendo a fatica un sorriso, ricordando d8 averla vista cercare Michael dopo la partita con addosso una specie di divisa viola succinta. 
“Per carità, mai più. Mi sentivo una perfetta cretina e morivo di freddo!”
“Una perfetta cretina tanto sexy… Ahia!”
“Sta’ zitto tu, è colpa tua e delle tue stupide scommesse sè mezza scuola mi ha vista con quella roba. Se mia madre sapesse morirebbe sul colpo.”


*

“Kat, sei venuta a farmi gli auguri?”
“Certamente! Non posso non tifare per gli Orsi perché gioca Lia e rappresentano Durmstrang, ma buona fortuna comunque. Sei pur sempre il mio più caro e vecchio amico.”
“Grazie. Vedrò di parare tutte le Pluffe, anche se Julie è parecchio nervosa… è la sua prima partita, e per giunta molto importante.”

“Beh, Lia è molto brava, ma non gioca sporco, non cercherà di buttarla giù dalla scopa per prendere il Boccino.”
“Perché, alcuni lo fanno?!”
“Beh…”


“Ciao ragazzi! Sono venuto a farvi gli auguri, anche se ancora non ho capito chi sia il Capitano, qui…”

Ivan spostò lo sguardo, sorridendo, da Sean a Silvy, che parlarono all’unisono un istante dopo e con tono fermo:

“Sono io.”
I due si guardarono e Ivan represse a fatica una risata quando entrambi accusarono l’altro di dire falsità. Dopodiché Silvy disse all’amico che poteva esserci solo un capitano e che il posto spettava a lei in quanto più vecchia, ma Sean replicò che lui aveva più esperienza e che lei era una vecchia befana.

“Ok, scusate, non volevo sollevare discussioni, meglio se vado.. ma in ogni caso in bocca al lupo.”
“Grazie Ivan, anche se temo che la partita verrà annullata per la morte di un giocatore. Vecchia befana lo dici a tua sorella, hai capito?!”
“Oh, bene, riferirò a Camille il messaggio da parte tua!”
“NON INTENDEVO IN SENSO LETTERALE, è un modo di dire! Dillo a… a tua nonna!”
“Una non so chi sia e l’altra… beh, mia madre dice che nonna Cassandra è davvero una Befana in effetti… ma questo non conta, stiamo divagando.”
“Già. Io sono il Capitano!”
“No. Io. Se vinciamo, solleverò io la coppa!”
“Nei tuoi sogni magari! Basta, è il momento di decidere, tiriamo a sorte. Testa o croce?”
“Testa! No… croce. Ok, testa.”

“Deciditi Cavendish, porca Rowena!”


I due avevano attirato l’attenzione di tutti i presenti, tanto che Rose guardò i suoi migliori amici con esasperazione mentre Ivan le si rivolgeva con la fronte aggrottata prima di tornare dai compagni:

“Ma fanno sempre così?”
“Sì, e la madre di Sean dice che è una cosa che va avanti da quando portavano il pannolino e litigavano per i sonaglietti e i ciucci.”


*


“Finalmente non fa più tanto freddo, è un sollievo…” Dave sorrise mentre prendeva posto accanto a Timothy e ad Elvira, che chiacchierava entusiasta con Katja, Ivan e Michael mentre Novak aveva tutta l’aria di chiedersi come l’avessero trascinato un’altra volta a vedere una partita.

“Non siete tristi che questa sia l’ultima partita a cui assisteremo a scuola? È la fine di un’era…” 
Katja sfoggiò un’espressione dispiaciuta e Ivan ed Elvira annuirono convenendo mentre Novak, invece, non battè ciglio e rimase seduto con le mani nelle tasche e lo sguardo fisso davanti a sè, parlando con tono piatto subito dopo:
“Il mio dolore è così forte e opprimente che stanotte annegherò nel mio fiume di lacrime…”

“Non mi riferivo a te! Comunque devi essere soddisfatto Novak, quest’anno hai affrontato considerevolmente la tua paura dell’altezza! Siamo molto fieri di te.”
“Ti prego Kat, non ricordarmi che siamo seduti a 30 m di altezza potrei sentirmi male…”


“Tim, a te mancherà il Quidditch?”
“… A te?”
“No.”
“Bene, neanche a me. E penso neanche a Julie, poverina… se andrà male stasera dovremo consolarla, ho idea. Ma se le succede qualcosa poi chi lo siete Axel, accidenti…” 

Tim pensò al padre della ragazza e accennò una smorfia con le labbra, certo che fosse non poco preoccupato per la sua figlia maggiore – nonché prediletta –, la dolce Julie.
Anche se, doveva ammetterlo, non vedeva l’ora che l’uomo conoscesse John.


*


“Juls?” 
Julie alzò lo sguardo su John mentre teneva il manico della sua scopa stretto in mano, guardandolo sorriderle e metterle le mani sulle spalle prima di parlare dolcemente:

“Devi avere un po’ più di fiducia in te, Juls. È un gioco, quindi la cosa più importante è divertirsi… e te l’ho già detto, nessuno si farà male, Rose ti terrà d’occhio.”
“Prometti che se dovessimo perdere – cosa che accadrà di certo – non te la prenderai con me?”
“Lo prometto. Anzi, grazie per aver accettato di provarci e di farlo, sei stata molto coraggiosa.”

“Solo perché me l’hai chiesto tu. Anche se l’idea di deluderti non mi piace molto…”
“Te lo ripeto, non mi deluderai se non prenderai quello stupido Boccino, sono felice a prescindere che tu lo stia facendo solo per me.”

“Va bene, ma forse ora dovrei smetterla di dirlo, non vorrei gonfiare a dismisura il tuo ego…”
Julie abbozzò un sorriso e John la imito, spostandosi di lato per farla passare e sollevando un braccio verso l’uscita dello spogliatoio:
“Va bene Signorina Farrel, allora prego, andiamo, dopo di lei.”


*


Natalia stringeva il manico della scopa con una mano mentre si guardava intorno con attenzione, sorvolando il vasto campo da Quidditch.
Di uno scintillio dorato neanche l’ombra, nemmeno a circa mezz’ora dall’inizio della partita.

La strega sbuffò debolmente e si spostò verso gli anelli avversari, davanti ai quali Graham Greengrass galleggiava a mezz’aria in sella alla sua scopa.

Il punteggio ammontava a solo 20 a 20, entrambe le squadre sembravano decise a non lasciarsi fare nemmeno un goal e la difesa era a dir poco serrata.

La strega si stava chiedendo per quanto altro tempo ancora avrebbe dovuto giocare a nascondino con quella piccola e luccicante quanto insidiosa pallina quando finalmente scorse un luccichio dietro gli anelli. 
A quel punto Natalia sorrise, soddisfatta, e scattò in avanti per passare alle spalle di Graham e dei tre anelli per seguire il luccichio: ora sì che poteva iniziare a divertirsi.


*


“Per l’amor del cielo, ma quanto ci vuole… Andranno avanti ancora per molto?!”
Novak sbuffò sonoramente, chiedendosi quanto ci avrebbe messo il Boccino a degnarsi di farsi vedere mentre Katja, sbuffando, gli dava una gomitata e lo ammoniva di non fare il guastafeste.

“Scusa Kat, spero solo che Lia lo veda in fretta, così possiamo tornarcene tutti al castello a festeggiare o a chiuderci in un silenzio tombale. Ovviamente parlo per voi, a me non cambia nulla se vinciamo o perdiamo…”

“Beh, prima credo che l’avesse visto, ma pare che sia sparito di nuovo, del resto non è facile stargli dietro.”
“Lia ha giocato non so quante partite, ormai ci è abituata… anzi, dice che più è difficile da individuare e più si diverte, valla a capire la mia Orsetta…”
“Ma lei non detesta essere chiamata così, Dom?”
“Sì, ma quando è arrabbiata il suo faccino è ancora più carino.”


*


“Aspettate, aspettate… credo che ce l’abbia!”
Elvira, gli occhi spalancati, afferrò la ringhiera e si sporse per cercare di vedere meglio mentre Katja e Ivan, accanto a lei, la imitavano. Novak rimase stoicamente seduto, David e Timothy si limitarono a sollevare lo sguardo nella medesima direzione e Michael aggrottò la fronte, cercando di capire a cosa si stesse riferendo la bionda:

“Io non vedo niente…”
“Più su, Dom.” Elvira afferrò il mento del ragazzo e lo costrinse a sollevare lo sguardo appena in tempo per permettergli di scorgere una figura sfrecciare rapidamente verso il basso, proprio verso il suolo.

“Ce l’ha davvero! BRAVA LIA!”
Elvira sfoggiò un larghissimo sorriso allegro, quasi battendo le mani per la gioia mentre guardava la sua migliore amica saltare giù dalla scopa. Poi si rivolse a Michael e gli diede una gomitata, intimandogli di muoversi:

“Che aspetti Dom, vai da lei insomma!”
“Sì, sì, vado, quanta fretta!”

“Bravo. Mi dispiace Tim, ma sembra che i nostri abbiamo battuto i vostri.”
“Poco male, il Quidditch non è il mio più grande oggetto d’interesse, però un po’ mi dispiace comunque da studente di Hogwarts.”
“Penso che la scuola se ne vanterà per anni, non vorrei essere nei panni dei prossimi di voi che verranno qui!”

Timothy sorrise mentre si alzava, scuotendo il capo mentre prendeva le mani della ragazza:

“Beh, se dovessero trovare altre ragazze come te saranno solo fortunati.”

Elvira sorrise e arrossì, ringraziandolo a bassa voce prima che David, sbuffando debolmente, annunciasse che sarebbe andato a consolare gli amici ma che loro potevano restare lì a tubare, se volevano.


*


“Oh, ciao… non festeggi?”
Silvy rivolse un’occhiata di sbieco ad Ivan quando vide il ragazzo avvicinarsi a lei. E ai compagni, ma il ragazzo rispose con un sorriso e una scrollata di spalle mentre teneva le mani sprofondate nelle tasche.
“Beh, mi sono complimentato con i ragazzi, ma è mio dovere venire a consolarti. Giuro che non ti prenderò in giro o te lo rinfaccerò nelle prossime due settimane.”

Ivan, un attimo dopo aver parlato, sembrò ammutolire a causa delle sue stesse parole: due settimane. Solo in quel momento realizzava che mancava così poco tempo prima che gli studenti di Hogwarts tornassero nel Regno Unito. Dopo aver passato insieme quasi tutto l’anno la prospettiva di trascorrere l’ultimo mese di scuola senza di loro in giro era strana.

“Ti conviene, perché basteranno i miei fratelli a ricordarmelo quando sarò tornata a casa.”
“Su con la vita Silvy, è strano vederti immusonita…. Pensa a tutte le coppiette che sei riuscita a creare nel corso dell’anno, hai comunque ottenuto una considerevole vittoria.”
“Sì, forse hai ragione. E chissà, del resto come hai detto tu mancano ancora due settimane.”


*


“Julie, ma non sei triste per aver perso?”
“Beh, mi sento forse un po’ in colpa, ma da una parte sono terribilmente sollevata, era un grosso macigno che mi portavo appresso da parecchio.”

La ragazza sorrise mentre, seduta sul divano nella Camerata dei Draghi, era circondata dagli amici, tutti con espressioni cupe e tese sul volto. Rose era raggomitolata accanto a Graham, godendosi l’abbraccio del fidanzato, mentre Sean e Silvy erano seduti uno accanto all’altra sul divano, le gambe distese sul tavolino e la testa della ragazza sulla spalla del Serpeverde: per una volta sembrava che persino loro non avessero nulla da dire è la Corvonero si limitava a coccolare il suo gatto, Rex. 

David, dal canto suo, quasi si sentiva in colpa per non condividere il rammarico degli amici, ma non poteva proprio farci nulla… E lo stesso valeva per Timothy, seduto accanto a lui e con il gatto dell’amico sulle ginocchia.


“Dite che al nostro ritorno ci prenderanno a sassate?”
“Spero di no…”
“Merlino, immagino le prese in giro di Karlos…”
“E io di Edith…”
“E io di Camille…”


“Oh, andiamo, era solo una partita, se qualcuno dovesse dirvi qualcosa rispondete che avrebbero potuto venirci loro a giocare contro quelli di Durmstrang. E poi gli Orsi hanno vinto non so quante partite, sono oggettivamente molto bravi.”
“Juls, la nostra voce della ragione, che faremmo senza di te?”

“Beh, è un sollievo, stavo prendendo in considerazione l’idea di chiudermi nel mio baule per paura di dover sfuggire alla vostra ira…”

“Julie, ti svelo un segreto: nessuno riesce ad avercela con te.”


*


“Sei stata bravissima Orsetta, sono molto fiero di te!”
“La finisci di chiamarmi così?!”

Natalia sbuffò, seppur divertita, e colpì il ragazzo con un cuscino, facendolo sorridere mentre la guardava con aria adorante:

“Perché, ti si addice, è un soprannome carino e adorabile come te.”
“Io non sono… adorabile!”
“Ma certo che lo sei, specie quando fai l’offesa.”

Michael ridacchiò e si sporse verso di lei per abbracciarla, dandole un bacio sulla tempo per poi appoggiare la testa contro la sua.

“Mich?”
“Mh?”
“Sbaglio o tra circa un mese qualcuno compie gli anni?”
“Non è importante…”
“Sì che lo è, tonto. E ti ho detto che ti avrei fatto due regali visto che tu mi hai fatto un regalo sia per Natale che per il mio compleanno malgrado il mio divieto, quindi devo pensare a qualcosa…”

“Lia, non devi…”
“Inutile, ho già deciso.”
Natalia si strinse nelle spalle mentre sfiorava la mano del ragazzo, e Michael alzò gli occhi al cielo – certo che non avrebbe cambiato idea per nulla al mondo – prima di sfoggiare un sorrisetto:
“Va bene. C’è la possibilità che io ti convinca a mettere la divisa da cheerleader come primo regalo, quel giorno?”

“Assolutamente no Doax, ma bel tentativo.”












………………………………………………………………………………
Angolo Autrice:

Salve a tutte!
Allora, questa volta farvi votare non avrebbe avuto molto senso, così ho deciso di decidere chi avrebbe vinto la partita tirando a sorte, e la moneta ha scelto Durmstrang.
Inoltre, oggi è il compleanno di Bea, quindi… Tanti auguri Bea <3 u.u E auguri in ritardo anche a Fiamma, scusa ma non sono proprio riuscita ad aggiornare lo scorso weekend.
Il prossimo sarà il terzultimo capitolo, perciò chiedo a chi deve ancora mandarmi le informazioni post-Diploma di farlo al più presto. 

Detto ciò, ci sentiamo il prossimo weekend con il seguito, ora devo correre a prepararmi per andare a festeggiare anche dal vivo un’amica.
Signorina Granger 

   
 
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