Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: reggina    09/12/2018    3 recensioni
Una malattia che ha cambiato la vita di Philip.
Adesso è un sopravvissuto: una garanzia che, anche se gli è scampato, la leucemia non se la scorderà più.
Prima di ricevere la medaglia di guarito però dovrà capire che Superman non esiste. Mentre cerca di ricostruirsi dovrà accettare le sue fragilità, le sue insicurezze, il suo essere..."umano".
Sequel de: "Sulla collina rosa"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Jenny era seduta a gambe incrociate sul letto. Osservava Philip mentre piegava maldestramente maglietta e pantaloncini e riponeva parastinchi e scarpette chiodate per comporre il suo borsone da calcio perfetto.

“Sei bravissimo!”

Lo aveva stuzzicato.

“Si vede che sei pratico!”

In realtà in quella stanza c’era di tutto: una montagna di vestiti sul pavimento , alle pareti giacche appese a grucce di filo metallico, il comò invaso da cosmetici, occhiali da sole, accessori vari e perfino un tubetto di caramelle.

In mezzo a quella baraonda quella giovane donna, seduta con la schiena dritta sopra la coperta in stile indiano, sembrava l’unico elemento stabile e armonioso dell’insieme.

Philip si sentiva incredibilmente fortunato ma era stato inevitabile, a quel punto, riandare con la mente a una lontana domenica quando, incerti come due farfalle d’acqua, insieme avevano preparato la valigia per il viaggio più tortuoso.

Anche Jenny aveva percepito i loro pensieri uniti in un’unica ombra e le dita affusolate erano corse, veloci, a toccarsi un occhio.

“Che senso ha la nostra storia? Credi che ci sia una morale?”

Philip aveva inclinato il capo da un lato, colpito da quel ricordo triste ,e soprattutto da quella domanda che non si era mai posto prima.

“Forse…”

Aveva fatto una breve pausa e aveva sorriso a Jenny, suo specchio e sua isola. Poi la sua voce maschile era risuonata decisa.

“La morale è che questo mondo è pieno di lucertole e, anche se non possiamo farci niente, dovremmo sempre cercare di capire quanto sono grosse!”

Le lucertole erano quelle paure che sarebbero state lì ad attenderli, inevitabili, lungo il percorso.

L’aveva guardata stregato e innamorato, come se lei lo avesse reso vittima di qualche incantesimo. Era sempre così bella e attraente anche in situazioni casalinghe.

Quello sguardo, intenso e profondo, mandava in estasi Jenny ogni volta. Sapeva che, per nessuna ragione al mondo, in quegli ultimi anni sarebbe stata in qualsiasi altro posto se non al fianco dell’uomo della sua vita.

“Intanto ho capito che l’amore è una cosa semplice. Al mio fianco ho te che hai reso serene anche le giornate più buie. Con te non devo essere qualcun altro, non devo dimostrare nulla. Non mi sento più fuori posto. Ti amo Taiyō !”

Era la dichiarazione che qualsiasi ragazza avrebbe sognato di sentirsi dire e, di slancio, Jenny lo aveva baciato con una bizzarra delicatezza ricevendo in risposta una carezza leggera come il tocco di una piuma.

Aveva sfoggiato un sorriso dolce e radioso, riempito dalla sua genuina innocenza. Un sorriso da fiaba che riempiva di vita il cuore di Philip.

Aveva spostato il borsone ed era saltato sul letto.

“Hai già avuto il tuo commiato!”

Aveva protestato, poco convinta, la fidanzata. Il suo corpo morbido vibrava sotto il tocco di quelle carezze che, adesso, si facevano sempre più esigenti.

“Ah ma quello era solo l’arrivederci!”

Era stato al gioco Philip. Le sue dita si insinuavano tra le pieghe della camicetta bianca scoprendo la pelle vellutata mentre le labbra si soffermavano sul mento ben definito di Jenny per poi catturare un bacio di un’intensità disarmante, capace di cancellare ogni ricordo.

“Questo, invece, è l’incentivo per tornare a casa!”


Al Sapporo Dome , uno dei più belli al mondo con la sua forma a vongola verace e con il suo colore marino e cangiante, Philip si era sentito a casa.

Gli spalti erano un tripudio di colori ed entusiasmo travolgente: erano in oltre diecimila per sostenere il Giappone in quella decisiva partita di qualificazione ai Mondiali contro l’Arabia Saudita.

Negli spogliatoi c’era una tensione carica di aspettative, di promesse che non si possono tradire.

Philip, da vero condottiero, si era sistemato la fascia al braccio e aveva aperto la fila nella solita passerella che precedeva l’ingresso in campo.

Era così concentrato che non era riuscito nemmeno a scorgere la sua famiglia in mezzo alla folla.

Era stato un primo tempo tiratissimo. Mark Owairain, il principe del deserto , aveva segnato un gol-lampo già al primo minuto di gioco e aveva messo in difficoltà i nipponici per quarantacinque minuti con il suo stile ben strutturato.


Erano rientrati negli spogliatoi feriti, con l’umore sotto i tacchetti. Teste chine e calciatori che fissavano il pavimento.

Freddy Marshall poche volte aveva visto la squadra così sconsolata.

“Oggi non si fa gol nemmeno a pregare in turco!”

Mark aveva serrato il pugno stizzito.

“Se almeno ci fosse Holly…”

La recriminazione di Bruce avevano urtato ancor di più i compagni.

Capitan Callaghan era rimasto impassibile fino a quel momento ma sapeva di essere il primo a non potersi concedere di pensare che fosse finita.

Aveva chiesto a tutti, perfino a Marshall, di lasciare lo spogliatoio: voleva restare da solo con i compagni.

“Un gol al primo minuto non significa che la strada per loro sarà in discesa. Significa soltanto che hanno fatto arrabbiare il cane prima del dovuto!”

Le parole erano venute facilmente. Quel giovane vulcanico, grande motivatore, con la sua grinta e il suo esempio avrebbe potuto trascinare la squadra ogni oltre ostacolo.

“Io non voglio essere un pezzo di storia ridicola negli almanacchi del Giappone. Se mi rispettate, se mi volete bene come capitano, dobbiamo darci una svegliata e tornare in partita!”

Sulla scia dell’entusiasmo Tom era stato il primo ad alzarsi e ad affiancare l’amico di sempre ma era stato Julian, il vero oratore, a chiudere con battute memorabili quel discorso che aveva già colto nel segno.

“Philip ha ragione: non abbiamo niente da perdere! Se ci rilassiamo siamo assolutamente in grado di fare un gol, e se facciamo un gol torniamo in partita. Dobbiamo combattere: lo dobbiamo ai tifosi. Non lasciamo che la nostra testa tremi!”

Alla spicciolata tutti, titolari e riserve, avevano raggiunto il centro della stanza dove stava Philip. L’immagine del disastroso primo tempo già cancellata.

Si erano riuniti in cerchio abbracciandosi l’un l’altro come avevano fatto, altre volte, sul campo. Un modo per sentirsi uniti perché si può essere tecnicamente dotati, si può correre veloci come nessun altro, si possono avere i piedi più educati del mondo ma, nel calcio, senza spirito di squadra non si va da nessuna parte.

“Testa alta ora! Stiamo giocando per il Giappone. Siamo il Giappone!”

Con il piglio del samurai, il Capitano aveva aperto la fila che conduceva verso il tunnel, verso il campo. Verso la storia.


Il gol del pareggio lo aveva segnato Tom. Quello della vittoria era stato un impetuoso eagle shot , un tiro rasoterra dalla grande distanza, frutto della determinazione inflessibile di Philip.

Aveva abbracciato i compagni, gli amici che lo avevano sostenuto per tutta la gara.

Sentiva una grande emozione nel cuore, nella testa tante sensazioni, volti, ricordi.

Ce l’aveva fatta!

Non solo a riprendersi il centro del campo ma soprattutto a ripensarsi come una persona che la passione per il calcio aveva fatto risentire normale.

Forse anche guarito.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: reggina