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Autore: missiswolf03    09/12/2018    0 recensioni
10 Agosto 2022, la mia ultima notte di San Lorenzo in Italia.
L'ultima occasione di stare con i miei amici e con Luca, il mio ragazzo prima di partire per l'Inghilterra, senza sapere quando tornerò.
L'ultima occasione per sistemare tutto.
Non ho nulla da perdere.
Nulla.
Eccetto lui.
L'ultima notte insieme.
Troppe cose da dire.
L'ultimo incontro prima dell'ultimo addio, stavolta per sempre.
L'ultima volta che potrò pronunciare il suo nome.
Kilian.
10 Agosto 2022.
Non c'è un modo diverso per dire le cose.
C'è quella notte.
C'è un prima.
C'è un dopo.
E poi c'è quella cosa, quella cosa strana, che a ripensarci adesso, assomigliava alla felicità.
[Prima]
Una canzone non è solo un insieme di note e parole.
Una canzone è un momento, un frammento di memoria trasformato in melodia.
Una canzone è il ritratto della persona a cui, inconsciamente, la dedichiamo.
E, pensa un po', io te ne ho dedicato un intero elenco.
[Dopo]
Sbagli.
Sbagli.
Ancora sbagli.
Ecco come posso riassumere il nostro rapporto.
Errori su errori.
Non impariamo mai.
C'ho provato, te lo giuro.
Ma no, è più forte di me.
E ora è troppo tardi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Notte prima degli esami – Antonello Venditti

 

17 Giugno 2022

 

- Raga io mi sparo, ve lo giuro.

Elisa schiaffa la testa sul libro di filosofia, urlando contro la carta in maniera isterica.

- Mi aggrego, vado a cercare una pistola. -, sbuffa Lucio, chiudendo con uno scatto il quaderno degli appunti di letteratura.

È il 17 Giugno.

L'ultimo giorno che precede la nostra prima prova.

Siamo chiusi in casa di Asia e Eugenio da, più o meno, sette ore.

SETTE. CAZZO. DI. ORE.

Dire che siamo sull'orlo di una crisi isterica è riduttivo.

Molto riduttivo.

- Amore, ti prego, dimmi che esiste un modo per passare senza studiare. -, mugugna la mia migliore amica, con la sua nuova e appariscente tinta viola, andando a sedersi sulle gambe del fidanzato e strusciando la testa sul suo collo.

- Mmmh, fammi pensare... No. -, sorride lui, dandole un buffetto sulla guancia e un lieve bacio.

Che carini, la coppia più sdolcinata d'Italia.

E vabbè, gli vogliamo bene così.

- Ragazzi, scherzi a parte, se non stacco la testa per un po', esplodo. -, dichiara Kilian, lasciandosi cadere sulla poltrona dell'accogliente open space che collega salottino e cucina.

- Basta che non stacchi la testa dall'esame, altrimenti te la stacco io, letteralmente.

Lo fulmino con lo sguardo e, stranamente, risponde col suo solito sorrisetto e con quel maledetto occhiolino.

Dannato Brjshna, se non passa con almeno 75 lo trucido.

- Va bene, stacchiamo. Che ne dite di un gioco? -, propone Ana, stiracchiandosi sulla sedia.

- Che hai in mente, Rossa? -, la interroga Diego, sbucando solo ora dalle decine di fogli sparsi sul tavolo.

- Boh, qualcosa di infantile, per fare i bambini ancora un'ultima volta, prima di “crescere”...

- Wow, che discorsi maturi e smielati... -, commenta Riccardo, beccandosi una linguaccia dalla sua ragazza e facendo ridacchiare tutti.

- Dai, scemo, hai capito. -, risponde la bella croata, ridendo.

- Facciamo “Obbligo o Verità”! -, esclama con un po' troppa foga Elisa, battendo le mani.

- Siiiiii -, salta su Asia, aggregandosi all'esultanza della morettina, sedendosi sul morbido tappeto bianco e invitandoci a seguire il suo esempio.

Io e gli altri ci guardiamo, un po' incerti; dovremmo studiare, altrimenti domani potremmo essere impreparati...

Ma poi, forse preda di una folle voglia di rimanere bambina, mi alzo e raggiungo le mie amiche, che strillano di felicità come quando avevamo tredici anni e molti meno problemi.

Ana mi segue subito.

Le rivolgo un sorriso d'intesa, e insieme ci voltiamo verso Kilian, Riccardo, Lucio e Diego.

- Come cinque anni fa. -, mormoro, e non è una supplica o un ordine. È un invito, “venite a giocare un'ultima volta, non dimentichiamo”.

E, come prevedevo, nessuno rifiuta.

Eccoci qua, gli stessi ragazzi di terza media, ognuno con nuove storia, nuove paure, nuovi amori.

Nessuno di noi c'avrebbe scommesso un centesimo su questa folle amicizia, e invece eccoci qua.

Asia ha trovato il coraggio di vivere la sua vita, senza influenze da parte dei suoi genitori, ed Eugenio anche.

Riccardo si è iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, come aveva sempre sognato, scegliendo la sua felicità.

Lucio sta cercando di ottenere tutti i permessi per risollevare la panineria dove passavamo i nostri pomeriggi a sette anni.

Diego ha finalmente trovato il coraggio di fare coming out, e adesso ha in progetto di tentare l'ingresso alla Scala.

Ana ha smesso di fingere di essere qualcuno di molto diverso da lei, esorcizzando la sua paura di non essere accettata.

Elisa ha infine compreso che non ha importanza quello che quel bastardo le ha fatto, lei non si nasconderà dietro un muro per una colpa non sua.

Kilian è arrivato alla fine del liceo, e grazie alla scuola paritaria ci è riuscito in tempi normali, trovando anche un posto da apprendista nell'officina locale.

E poi ci sono io. Cos'è successo a Giorgia?

Giorgia non ha più voglia di cercare scuse, Giorgia ha imparato che lei vale, Giorgia ha scelto di provare a sfondare nel mondo della musica, iscrivendosi comunque alla facoltà di Ingegneria Meccanica. Giorgia ha rinunciato al suo vero amore, e ora sta bene. Giorgia è amata. Giorgia è cresciuta.

- Allora, chi comincia? -, esordisce il padrone di casa, sfrergandosi le mani e sfoderando un sorrisetto beffardo.

- Comincio io! -, impone la sua donna, non accettando obiezioni.

- Mmmmh, vediamo... -, esclama poi, stringendo gli occhi e guardandoci uno per uno, in cerca di ispirazione.

- Lucio. -, sceglie poi, - obbligo o verità?

Il ragazzo sbuffa: - Perché proprio io?

Ma lei lo guarda sbattendo angelicamente le ciglia, segno che non cambierà il suo bersaglio.

- Verità. -, decide allora il campano.

Il ghigno che nasce spontaneo sulla faccia della mia bff non promette sconti.

- Hai mai detto una bugia a qualcuno dei presenti? Se si, quale? -, sibila lei.

Un coro di “Ooooh” riempie la stanza, mentre il poveretto sbianca.

- Lucio, vogliamo la verità, forza. -, lo esorta la cugina, mettendolo più o meno nella stessa situazione in cui l'aveva messa lui per farla uscire allo scoperto con Ricky.

- E va bene, lo confesso, ho mentito a tutti... -, svela dunque il giovane.

Silenzio.

Tutti aspettano di sentire su cosa ci ha mentito.

Prende un bel respiro.

- Non è vero che tifo Fiorentina, in realtà sono fedele al mio Napoli. E adoro Gigi D'Alessio. E la pizza di Ana è terribile. -, sputa fuori, tutto d'un fiato.

Un altro attimo di silenzio.

Poi, tutti scoppiano a ridere così forte che il poveretto fa un salto.

- Tesoro mio, mi dispiace ma questo lo sapevamo già, una volta abbiamo frugato tra le tue cose nel portaoggetti dell'auto e ci abbiamo trovato tutti i CD di Gigi e la sciarpa del Napoli. -, rivela quindi Asia, facendogli tirare un sospiro di sollievo.

- Ti è andata bene, Esposito. -, lo informa Eugenio, ma lo sguardo assassino di Ana lo fa ricredere.

- Scusa, la mia pizza farebbe schifo? -, ripete, con voce minacciosa.

- No, amore, scherzava, tranquilla... -, la calma il bel Baldini, ma appena questa si gira, tranquillizata, mima a Lucio un bel “ti capisco, fratello”. Sforzarsi di rimanere seri è un'impresa da titani.

- Bene, ora che ci siamo chiariti, tocca a me.

Lucio distoglie l'attenzione dalla sua confessione, puntando Diego.

- Pronto, Dado?-, lo avvisa lui.

- Obbligo, non voglio domande che potrebbero mettere a rischio la mia reputazione di “signore”. -, scherza il biondo.

- Tranquillo, nessuno crede ancora che tu abbia una reputazione. -, lo rassicura Elisa.

- Ha ragione la dottorina, perciò, io ti obbligo...

La serata vola via, e in un baleno è già ora di cena.

Ordinare pizza d'asporto era la scelta migliore.

Ma noi abbiamo un napoletano in combriccola.

- No, ragazzi, va bene tutto ma non la pizza di quel ristorante. Cucino io! -, si erge a paladino della cucina lui.

Poco convinti, lo lasciamo cominciare ad armeggiare con farina e acqua, riprendendo le nostre posizioni.

- Non voglio studiare ancora, sento che potrei recitare il libro a memoria. -, annuncia Riccardo, dando voce ai pensieri di tutti i presenti.

- Bisca clandestina di rubamazzo? -, suggerisce Diego, ma non siamo molto convinti, l'ultima volta ha stravinto e si è preso tutti i nostri già pochi soldi.

- Gioco della bottiglia? -, rilancia Ana, ma Riccardo le lancia un'occhiataccia e la rossa si affretta a giustificarsi con un bel “scherzavo”.

- Dai raga, non è possibile che in otto non troviamo un'idea, va a finire che Lucio finisce di cucinare prima che noi ci decidiamo. -, sbotta la padrona di casa.

Ha ragione, ma qui nessuno ha uno straccio di suggerimento...

Passano pochi secondi, che durano un'infinità, e in questo enorme lasso di tempo ci limitiamo a scambiarci sguardi privi di vita.

Fino a che, dal nulla, suona il campanello, e ci desta dal nostro intorpidimento.

Asia sembra confusa, Eugenio le fa segno di rimanere lì, e poi scende le scale e va ad aprire.

Nemmeno a dirlo, tutti ci fiondiamo alla ringhiera per sbirciare.

Guarda dallo spioncino, e sembra rilassarsi.

Piano piano apre e vedo una figura familiare prendere forma davanti ai miei occhi.

Non appena l'uscio è spalancato, certe ormai che è chi pensavamo, partono quattro urletti femminili, e si scatena la maratona di “chiscendeprimavince”.

Indovinate un po'? Ho vinto io.

Si può dire che salto in collo alla povera vittima, che intanto ha cominciato ad urlare con noi.

- Miri!!!

Asia si aggiunge all'abbraccio con la forza distruttiva di un carrarmato, seguita dalle due ragazze.

Miriam sembra sull'orlo delle lacrime, di gioia questa volta.

- La mia meccanica preferita! -, tuba Diego alle nostre spalle.

Lasciamo la bionda libera di respirare, e di salutare il suo più caro amico.

- Il mio ballerino adorato!

Si stringono così forte che ho paura si fracassino le costole a vicenda.

- Ehi, Mimi, sai una cosa? -, esclama poi lui, sciogliendo l'intreccio di braccia.

- Cosa, Digo? -, ribatte lei, ed è subito un tuffo nel passato.

- Sei stata la mia unica ragazza. -, rimarca lui.

- E tu il mio unico ragazzo. -, ribatte lei.

Devono dirlo ogni volta che s'incontrano. Ogni volta.

Ma fa sempre ridere.

L'atmosfera è nuovamente colma di risa e affetto, con quella punta di ansia per domani che non ci abbandonerà mai.

A turno, tutti salutano la nuova arrivata. Scende persino Lucio, ma solo un attimo, poi se ne riscappa al pianno di sopra urlando che non può abbandonare il suo bambino, Impastino.

Sempre più certa che in questo paese ci sia qualcosa che rende tutti anormali, invito il resto del gruppo a seguire il pizzaiolo e tornare di sopra.

- Vieni, Miri, ti faccio fare il giro della casa! -, esclama piena di entusiasmo Asia, afferrandola per il polso e portandola nelle varie stanze, come una vera e propria guida turistica.

La guida turistica più svelta della storia.

- E questo è il salotto. -, conclude dopo neanche un minuto, con aria fiera per ciò che è riuscita a costruire insieme ad Eugenio in questo buco di abitazione.

Il merito va loro riconosciuto, con pochi fondi sono riusciti a trasformarla nella loro casa dei sogni, anche se c'è ancora molto da fare.

- Sei davvero fantastica. -, ammette anche la biondina.

Poi ci riaccomodiamo negli stessi posti di prima, ma il ritorno di Miriam ci ha dato una nuova energia.

- Allora, nuovo look a parte, come va? Sei tornata per restare? -, apre la conversazione Ana, alludendo prima ai capelli a spazzola e poi al suo improvviso ritorno.

- Diciamo di si. I miei non mi riprenderanno mai in casa, figuriamoci, una lesbica sotto il loro stesso tetto... -, ironizza lei, anche se la situazione è in realtà molto triste.

- Però qualche giorno fa sono andata dal meccanico, sperando di farmi assumere. Giorgio ha ascoltato il mio curriculum, anche se probabilmente lo sapeva già a memoria, e poi ha detto che sono in prova. Enea mi ha assicurato che mette in prova solo chi ha intenzione di far lavorare, perciò adesso cercherò un monolocale dove appoggiarmi in attesa di potermi permettere una casa. L'intenzione c'è, ecco. -, racconta con una scrollata di spalle.

La cosa bella di Miriam è che non smette mai di sorridere. Per tutto il tempo, ha sempre mantenuto il sorriso con cui si è presentata alla porta. Ammiro la forza di questa donna, non dev'essere facile doversene andare dal proprio paese perché ripudiati dai propri genitori a soli sedici anni, e tutto per un diverso orientamento sessuale. Pensare che sono anche atei, e io che sono cattolica non mi sono mai fatta un problema della cosa.

È proprio vero che il mondo adesso va al contrario.

- Però così non vale, tu non hai l'esame domani! Hai interrotto i nostri buoni propositi di sostenerli tutti insieme! -, sbotta Ricky, fingendosi indignato.

- Eh già, brutta strega che ha abbandonato la scuola a sedici anni.-, gli da corda Diego, facendo il broncio.

- E mi hai battuto sul tempo, hai lasciato prima che potessi farlo io, mi ritengo offeso. -, si aggrega anche Kilian.

Miriam li guarda, e cerca con tutta la sua anima di non scoppiare a ridere come un'ebete, ma è pressoché inutile con quei tre.

- Mi dispiace, la vocazione per la meccanica mi ha strappato dalle braccia del liceo linguistico. -, si giustifica, con il suo solito sarcasmo.

Come abbiamo fatto senza di lei?

- In ogni caso, dato che è la vostra serata pre-esame, cosa stavate facendo prima che arrivassi io?

Scende l'imbarazzo sulle nostre teste, mentre blateriamo qualche “ehm”, cercando qualche cosa di intelligente da dire.

Sgrana gli occhioni verdi.

- Non ditemi che non stavate facendo niente! -, strilla, assordandoci.

Nessuno risponde, Elisa ridacchia nervosamente mentre l'ultima arrivata sospira.

- Meno male che ci sono io... -, osserva a questo punto lei e, sotto otto paia di occhi indagatori, prende il suo zainetto di pelle e lo apre, estraendone una scatola non troppo grande.

- Quello che cosa sarebbe? -, la interpella Kilian, dato che lei non sembra volercelo rivelare.

- Basta che tu non abbia introdotto una bomba in casa mia, poi può essere quello che vuoi...-, commenta Eugenio, scherzando solo fino ad un certo punto.

- Tranquillo, papà, non ti farò saltare in aria.-, afferma in risposta, aprendo la scatoletta.

C'è un disco, e sopra qualcuno ci ha scritto con un pennarello verde “Progetto Vita”.

Siamo più confusi di prima.

- Hai un lettore DVD? -, chiede alla signora della casa.

Questa annuisce, e indica l'apparecchio, il quale si confonde perfettamente con lo scomparto del mobile nero su cui è stato messo.

Miriam si alza, armeggia coi telecomandi, riesce ad accendere la televisione e poi inserisce il disco.

-Ragazzi, è quasi pront-

Lucio arriva ma viene subito zittito, e lo invitiamo a sedersi con noi.

La scritta “Progetto Vita” appare su uno sfondo multicolore, mentre dalle casse si inizia a diffondere una musica fin troppo familiare.

Sono le nostre voci.

La schermata scompare, rivelando dei bambini di tre/quattro anni che cantano “Alouette, gentille alouette”.

Riconosco il filmato.

Eravamo all'asilo.

Eccoci, ci vedo.

Vedo Asia, quando i suoi capelli erano ancora castani e non aveva piercing, mentre balla con me un valzer che, a riguardarlo adesso, dovrebbe essere illegale in tutto il mondo, vedo Riccardo senza barba mentre gioca a lanciare macchinine, vedo Lucio che piange in un angolo perché Miriam gli ha rubato le pentole finte, vedo Elisa che pettina una bambola, anche se forse le stacca più capelli di quelli che raccoglie in una coda tutta storta, vedo Diego che impiastriccia il pongo sul tavolo e Ana che batte le mani senza alcun motivo vero.

Mentre i frame si alternano, una voce comincia a parlare sopra alle immagini.

Il tempo è passato veloce come una macchina di Formula 1 che cerca di accaparrarsi la pole. Sembra ieri che eravamo bambini e giocavamo nella terra al parco, litigando su quale torta di fango fosse la più bella. Nemmeno a farlo apposta, alla fine vinceva sempre Lucio.”

Le foto al parco, tutti pieni di terra e lividi, segni ineluttabili di grandi avventure, fanno riempire gli occhi di lacrime e la testa di ricordi.

E poi c'era Giorgia, che già a sei anni costruiva acquedotti, anche se un po' grezzi, e tutti la chiamavano Trilli perché era una specie di tuttofare, mentre con Elisa era una guerra continua per l'amicizia di Asia. Io stavo sempre nel mezzo, e Ana ci guardava dalla classe accanto, chiedendosi se fosse il caso di approcciare con noi esseri alquanto bizzarri.”

L'inquadratura di Ana, senza tatuaggi e con i capelli a caschetto, è qualcosa di epico. Ha il terrore negli occhi.

Ridiamo tutti, e poi, quando la telecamera fa uno zoom sull'albero dietro di lei e vediamo Riccardo che la spia da lontano, rischiamo quasi di soffocare. Era pazzo di lei già più di dieci anni fa.

Poi, con un cambio repentino di musica, appare la nostra recita di natale delle elementari. Che buffi, tutti vestiti di rosso e con le corna da renna.

Mancano solo Kilian e Eugenio, ancora eravamo troppo piccoli per conoscerli.

Me la ricordo questa cosa, avevano unito tutte e due le sezioni per fare una sorta di coro vero e proprio.

C'è Diego che, invece di cantare, si scaccola, in prima fila, mentre dietro Lucio e Riccardo ridacchiano e si tolgono le corna a vicenda.

Io e Asia ci teniamo per mano, Elisa fa il broncio, Ana, tanto per cambiare, ha il terrore negli occhi, e Miriam che tiene con le mani i leggins rossi un po' troppo grandi per lei.

Stiamo “cantando” una di quelle canzoncine che in teoria dovrebbero essere facili da imparare.

Rivedere tutto questo, rivederlo adesso, e rendersi conto che sono già passati tredici anni... Mi vengono i brividi solo a pensarci, eppure è così.

Sullo schermo si susseguono vecchie immagini dimenticate, brevi video, qualche disegno, lettera o creazione di quegli anni ormai lontani...

Asia mi stringe la mano, ed è come se fossimo di nuovo lì, in piedi davanti alle nostre famiglie.

Vedo i nostri volti cambiare man mano che si prosegue con gli anni, qualcuno diventa più alto, a qualcuno spuntano i primi brufoli, e alle ragazze iniziano a vedersi i primi accenni di femminilità.

Poi appare Kilian.

È la foto di prima media, quella con tutte le sezioni, quando ancora non era in classe nostra, quando ancora eravamo due perfetti sconosciuti.

Mi manca il respiro. Erano “quegli anni”. Ancora adesso fa male.

Appaiono i primi selfie, i primi video col cellulare, le prime coppie...

In una foto rubata vediamo di nuovo Riccardo fissare Ana, sul bus, mentre lei lo ignora bellamente. Non riusciamo a trattenerci e scoppiamo a ridere come farebbero dei bambini, come avrebbero sicuramente fatto quei bambini.

In un attimo rivivo tutte le medie, tutte le avventure, tutte le sventure, tutti quegli attimi... Non sento nemmeno la voce narrante di Miriam tanto sono coinvolta.

Quasi piango quando, comparsa sulla televisione una foto di me e Ki che ci abbracciamo davanti alla scuola, il ragazzo si china e mi lascia un bacio sulla guancia, per poi portare la sua mano sulla mia guancia e cominciare a muovere il pollice in maniera carezzevole. Subito la afferro, delicatamente, e rimaniamo così a contemplare la nostra crescita.

Le medie volano, concluse dalle bellissime foto degli esami, ed ecco le superiori.

...ma eccoci arrivati alle tanto temute scuole superiori... Le difficoltà sono iniziate qui. Qualcuno è sparito per un po', qualcun'altro è arrivato, qualcuno ha trovato il suo posto e qualcuno ha sofferto...”

Adesso non ci sono più foto di Kilian.

Lo sento stringere forte le mie dita, segno che sta ancora male per essersene andato così.

“Sei tornato, però”, cerco di trasmettergli.

A risollevare i nostri animi ci pensa Asia, non appena vede la prima foto di Eugenio, lanciando un urletto isterico.

Il bel moro sta appoggiato al muro della stazione, intento a smanettare col cellulare.

Come dimenticare il giorno in cui l'ho scattata, sotto insistenti pressioni della mia migliore amica... Chi poteva immaginare dove sarebbero finiti.

Anche Luca comincia a farsi vedere nelle foto, ma io non riesco a essere euforica come Asia, anzi, ringrazio l'assenza di luce che non mi costringe a sforzarmi di sorridere.

Le cose sono cambiate fra noi, ormai da tempo.

Forse dovrei lasciarlo.

Forse dovrei decidermi a lasciare il nido dove sono stata rintanata fino ad ora.

Forse, ora che Elena sembra scomparsa nel nulla, dovrei farmi avanti io.

Forse, queste dita sottili e conosciute, potrebbero divenire la mia nuova casa.

Giro piano la testa verso Kilian, e nella penombra della stanza riesco a scorgere uno luccichio nelle sue iridi scure, rivolte verso quella macchina del tempo che ci sta riproponendo tutto il nostro vissuto insieme.

Kilian piange.

Non singhiozza, non tira su col naso, non si asciuga la faccia.

Lascia che le lacrime seguano il loro corso, se le fa scivolare addosso come fossero semplice acqua, non l'espressione di tutto quel dolore che, malgrado tenti di smentire, è ancora presente nel suo cuore, appuntito come mille spilli.

E gli fa male.

E lui piange.

Piange di nascosto come se avesse paura di disturbare.

Come fa ad essere bellissimo anche quando piange?

Deve rendersi conto che lo sto scrutando, dal momento che si gira anche lui.

Mi guarda.

Sorride, fra le lacrime.

Sorrido anch'io, e con una carezza le spazzo via, risoluta a far sparire questo suo malessere per sempre.

Mi tira a sé, e lascia la mia mano solo per passarmi un braccio dietro le spalle, riprendendola poi con l'altra.

Mi accoccolo contro di lui, e giuro che potrei restare così per sempre.

...e tutto questo ci porta qui, in questa stanza, in quella che per molti sarà solo l'ennesima sera di giugno ma che, per noi, rappresenta un nuovo traguardo. Ma non pensate che sia finita qui, oh, no di certo! Abbiamo percorso tanta strada insieme, ma il nostro last lap è ancora molto lontano... E, anche se queste sono solo le semplici parole di una semplice meccanica, io spero vivamente di continuare a correre con voi. Perché, in fondo, questo Progetto chiamato Vita è più bello se affrontato in compagnia.”

Una sequenza veloce di brevi riprese conclude il video, accompagnata da una musica in crescendo, fino a che un'ultima immagine, quell'ultima immagine, compare sullo schermo, mostrando noi, questi noi, quelli che siamo diventati, esattamente sei mesi e diciotto giorni fa, a Capodanno.

La goccia che fa traboccare il Nilo, altro che vaso.

Penso di non aver visto così tante lacrime nemmeno quando al cinema andai a vedere “Io prima di te” con Neri e Gaia.

Le luci ricompaiono per magia, svelando ragazze con gi occhi rossi e il mascara colato, e ragazzi con gli occhi lucidi che cercano di resistere al flusso di sentimenti.

Quello che segue è l'abbraccio di gruppo più bello che io abbia mai dato.

Restiamo stretti così, l'uno all'altra, senza distinzioni di sesso, etnia, età, colore dei capelli, orientamento sessuale e tutte quelle cose che il mondo ha trasformato in capri espiatori per il loro odio represso; siamo solo dieci quasi adulti che si vogliono bene e non vogliono crescere, non vogliono entrare nel mondo dei grandi, anche se già ci sono dentro da un pezzo.

- Vi voglio bene ragazzi.-, mugugna Elisa, spiaccicata contro il corpo di qualcuno, e un coro di affetto si leva da questo intreccio di amore che si stringe ancora di più.

Se dovessi dare una dimostrazione del concetto di equilibrio, non saprei esprimerlo in maniera migliore.

Di sorpresa, poi, Lucio si stacca di colpo, sfregandosi gli occhi e battendo le mani.

- Bene, e ora... Si mangia!

- EEEEEEH!

Andiamo in cucina e troviamo un profumino e una visione meravigliosi ad accoglierci.

Apparecchiamo, ridendo, scherzando e spintonandoci.

Poi ci mettiamo a tavola.

L'allegria ci accompagna per tutta la cena.

 

 

 

   
 
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